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Albenga ai tempi di Nostradamus Il primo lavoro? Coltivazione della canapa Ecco poi le guaritrici, c’era anche mia nonna

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Ai tempi di Nostradamus (1503 – 1566) Albenga godeva di una certa importanza e i ricchi del tempo rinnovavano , in città, le loro case facendole diventare veri palazzi con grande uso di ardesia scolpita, affreschi e dipinti sia all’interno di essi che all’esterno. Certo, come i genovesi non ostentavano la loro opulenza molto al di fuori, lasciando i muri perimetrali molto austeri e grigi.

Dalla centuria VI, quartina 62, TROP TARD DEUX LES FLEURS SERONT PERDUES, CONTRE LA LOY SERPENT NE VOUDRA FAIRE: DES LIGUEURS FORCES PAR GALLOTS CONFRONDUES (CONFONDUES). SAVONE (SAUONE), ALBINGUE PAR MONECH GRAND MARTYRE ( Troppo tardi tutti e due i fiori saranno perduti, troppo tardi ambo i fiori saranno persi, contro la legge il serpente nulla vorrà fare: (il serpente non vorrà agire contro la legge) le Liguri forze da Galli sconfitte, (le forze dei Leghisti confuse dai francesi) Savona, Albenga per monaco grande martirio.(Savona, Albenga attraverso Monaco grande martirio).

Questa quartina sembra riferirsi alla Francia di Francesco I , Enrico II e Francesco II ; alla Spagna di Carlo V e di Filippo II, il desiderio di conquista e di potere sul ponente ligure. La quartina successiva parla di Caterina de’ Medici.

…..Solo l’essenzialità quindi all’esterno con il piacere di mettere massime e scritte , in latino, per dare il loro senso di supremazia sul popolo illetterato e sottomesso. Anche le torri vengono inglobate nelle magioni perdendo il loro primitivo significato. Tempo di grandi guerre ed arrivi in città, certamente i più importanti furono Carlo V, arrivato il 25 ottobre del 1536 e nel settembre del 1560 Emanuele Filiberto duca di Savoia con la sua sposa Margherita di Valois, principessa di Francia, duchessa di Berry, figlia di Francesco I e di Claudia di Francia, sorella di minore del re Enrico II, molto legata alla zia Margherita che fu poi regina di Navarra ed ebbe grande amicizia e legame profondo con la cognata Caterina de’ Medici, sepolta nel 1574 alla Sacra di San Michele, nel 1564 i principi figli del Duca di Boemia Massimiliano II, Anna che poi sposò lo zio Filippo II di Spagna, Rodolfo, in seguito imperatore, Ernesto, che divenne arciduca e governatore dei Paesi Bassi, e forse Elisabetta, futura moglie di Carlo IX di Francia , essi erano nipoti di Ferdinando I d’Asburgo, accompagnati da Cardinale d’Augusta Ottone di Walburge un numeroso seguito di cavalieri.

Lavoravano in città calzolari, muratori (massacani), scalpellini, fabbri ferrai, stallieri, maniscalchi, conciatori(afaitarii), fabbricanti d’olio, costruttori di funi (cannavarii), importantissimo infatti era il lavoro derivante dalla coltivazione della canapa, pescatori, tessitori (draperii), tessitrici, tintori, fabbricanti di candele e tanti altri artigiani oltre a tutti i lavoranti in agricoltura, vessati da gravi affitti e doveri, che dovevano essere onorati il giorno di San Michele (29 settembre)

Le donne del popolo avevano anche altri gravosi compiti, raccolta della legna, delle olive, lavare i panni per gli altri (lavandee), pulire le strade, allevare i bambini e allattare i figli dei ricchi e tanto altro ancora.

In mezzo a loro vi erano donne che erano delle autentiche fatucchiere che, in cambio di denaro, sfruttando l’ignoranza e la credulità della povera gente, facevano sortilegi, divinavano, erano cartomanti, erano creatrici di amuleti, in netto contrasto con la Chiesa che cercava di contrastarle anche aspramente.

Altre invece erano delle autentiche guaritrici, delle curanderos e portavano avanti la tradizionale medicina popolare fatta d’esperienza e grande conoscenza della natura.

Le loro magie buone consistevano nel curare con erbe, metalli e grande manualità. Ecco di cosa si servivano: aria, fuoco ed acqua anche sotto forma di rugiada, come elementi principali, prendendo dal mondo minerale oro , argento e zolfo, da quello vegetale elementi importanti, sicuramente tramandati dalla sacralità delle piante degli antenati Celti come ulivo e olio, ginepro, mirto, lentisco, camomilla, ruta, aglio, marrubio, salvia, rosmarino, malva , papaveri ovvero il frutto o capsula , semi di lino e altri semi caldi, olio di ricino, farina e acqua (impiastri) e tante altre ancora.

Dal mondo animale grasso di gallina, pelle della muta di primavera delle bisce,topi, lumache, rospi, bombi, miele; dal corpo umano oltre le segrezioni mestruali, anche l’urina e il cerume prodotto dalle orecchie.

Alcune pratiche sono arrivate quasi fino a noi e , specialmente sulla costa, praticamente scomparse alla fine del novecento, restano la cura contro i colpi di sole e l’herpes zoster . All’interno della regione, nelle zone montane resistono ancora.

A parte vi erano le ostetriche che non avevano alcun titolo, ma erano donne del popolo che si erano impratichite in questo lavoro e spesso tra di loro si trovavano “le mammane” ovvero coloro che avevano i metodi per far interrompere le gravidanze con metodi a volte assurdi come il costringere le donne a saltare violentemente, usavano diaframmi di cera d’api o pezze di lino, purghe, sale, miele, olio, catrame, piombo, succo di menta, semi di cavolo, segale cornuta, rosmarino, mirto, coriandolo, foglie di salice, mirra, prezzemolo, semi di trifoglio e addirittura urina animale.

La manualità ovvero massaggi e aggiustatura di storte, ossa e muscoli e nervi si dovevano soprattutto all’esperienza di pastori che stagionavano negli inverni. A noi sono giunte ancora delle tipiche figure come Briasco, di origine arenzanese, il pastore Pierin Dolla che era famoso per far passare il mal di schiena con una semplice pressione delle dita, e una donna incredibile di nome Giovanna, figure oramai scomparse.

Una grande importanza ebbe per le guaritrici e per i contadini l’uovo. L’uovo raccolto alle prime ore del giorno nel giorno dell’Ascensione del Signore, era un vero toccasana. Aveva la grande dote di non marcire e quindi il suo potere durava tutto l’anno. Serviva sia a difendere dai mali, ad interrompere la grandine, le forti burrasche, il suo sollievo era tanto anche al solo guardarlo e per questo veniva esposto in cucina, nel luogo dove tutti passavano.

Mia nonna Marinin, anch’essa di origine arenzanese, morta quasi centenaria, è stata una delle ultime buone guaritrici. Le sue specialità erano le guarigioni dal mughetto o candida della bocca, l’erisipola e i vermi intestinali, uso dell’uovo, non mancava mai una piccola canna per massaggiare la parte malata infiammata. Ogni giorno vi era gente che arrivava a bussare alla sua porta, i suoi servigi sempre fatti in amore e con l’aiuto di Dio e senza mai chiedere alcun compenso, se non quello di dire una preghiera per lei ed io , da bambino , aiutandola, ho appreso molte delle sue saggezze, ma, come promesso a lei, non le ho mai messe in pratica.

Imporre il calore delle proprie mani sui corpi malati è privilegio di pochi ( ora si chiama pranoterapia), ma si è sempre praticata questa pratica ed ultimamente è mancata l’ultima delle guaritrici buone che curava con la sua energia e con lo zolfo, si chiamava Meri, anch’essa di origine arenzanese), dono arrivatole dopo la morte di un suo figlio in tenera età.

Molto ci sarebbe ancora da dire ed approfondire, sarà per una prossima volta.

Gerry Delfino

 


Eccellenze in famiglia: Dario scoprì le grotte di Toirano, Maria esperta della Cattedrale di Albenga, Paola chirurga toracica al S. Corona

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Maineri – Paoli eccellenze in famiglia. Dario Maineri, spentosi a 84 anni, nel settembre 2014, passa alla storia per aver scoperto la prima grotta di Toirano. Maria Celeste Paoli, fin da giovanissima collaboratrice dell’Istituto di Studi liguri, divenendone poi il braccio destro di Nino Lamboglia. Ha seguendo tutti gli scavi archeologici del territorio e non solo. E’ la benemerita curatrice dell’opera enciclopedica La cattedrale San Michele, tra i simboli di Albenga. Paola Maineri è un’affermata ed apprezzata chirurga toracica al S. Corona di Pietra Ligure. E un nonno: il prof. Giulio Cesare Paoli insigne scrittore del Novecento. (Fotoservizio Silvio Fasano)

Maria Celeste Paoli, recentemente premiata alla Zonta Club di Alassio (premio Una donna per la sua Citta vedi……) è la memoria dell’archeologia sia romana, medievale e sottomarina del ponente ed esperta della classificazione di reperti e delle tecniche di scavo.

Suoi sono molti articoli sugli scavi e ritrovamenti ed è stata la curatrice della monumentale opera “La cattedrale di Albenga” e di molte altre pubblicazione. Esperta inoltre della famiglia dei Carega, pittori barocchi imperiesi

Dario Maineri fu il primo a scoprire da Grotta della Basura di Toirano

Suo marito era Dario Maineri, lo scopritore delle grotte di Toirano. Sua figlia Paola è medico chirurgo presso l’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure

IL RICORDO DELLA SCOMPARSA DI DARIO MAINERI

E’ scomparso oggi Dario Maineri, il primo ad aver esplorato e scoperto la Grotta della Basura in Val Varatella. Maineri, 84 anni, aveva fatto l’inesorabile scoperta nel 1950 con Adolfo Zunino. Dalla scoperta dalla Grotta della Bàsura nel 1950 e della Grotta Inferiore di Santa Lucia nel 1960, è sorto tutto il complesso turistico delle grotte di Toirano.

In un articolo del 22 aprile 2012 si legge inoltre: Tra il pubblico era presente uno degli scopritori delle Grotte della Basura, il sig. Dario Maineri, e una delle guide storiche, il sig. Giuseppe (Pino) Bruzzone con i quali, l’Amministrazione ha rivolto un pensiero ad un altro storico grottiere, recentemente scomparso, il sig. Nicola Ferro

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La ferrovia è utile se serve i centri abitati La Val Varatella a rischio idrogeologico

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“Il territorio tra Andora e Finale ha un enorme valore naturalistico e paesaggistico: vi sono siti di interesse ambientale riconosciuti dall’Unione Europea”.

Loano – Borghetto, la ferrovia è già a doppio binaripo

“Inaugurato il raddoppio della ferrovia tra San Lorenzo e Andora, e si parla di completarla fino a Finale Ligure. Come associazione ecologista siamo favorevoli al trasporto su rotaia, che ha un impatto ambientale di gran lunga inferiore a quello su gomma. Tuttavia, perché la ferrovia resti ecosostenibile, occorre che venga progettata considerando l’ambiente nel suo complesso, inserendola nel territorio tenendo conto di tutte le sue componenti, che vanno rispettate.

Purtroppo in Italia manca, storicamente, la visione d’insieme del territorio e si tende a progettare opere come se restassero poi su un foglio di carta bianca, e non tra boschi, fiumi, montagne e paesi. Le conseguenze sono: cementificazioni, disboscamenti, frane, perdite di sorgenti d’acqua, aggravamento degli effetti delle piene. ( Gli effetti tremendi dell’alluvione del 1994 in Piemonte furono in gran parte dovuti a ferrovie e autostrade costruite senza tenere in debito conto il territorio circostante)”.

Il territorio tra Andora e Finale  Ligure ha un enorme valore naturalistico e paesaggistico: vi sono siti di interesse ambientale riconosciuti dall’Unione Europea, con grotte, sorgenti carsiche, boschi di pregio. Alle spalle di Borghetto S. Spirito, per esempio, si trovano piccole valli incontaminate, abitate da animali rari e a rischio di estinzione, come micromammiferi, anfibi, coleotteri cerambicidi e fioriture rarissime, come le orchidee selvatiche o la campanula savonese”.

Non vorremmo che qualcuno pensasse di distruggerle, colmandole con detriti per posarci sopra i binari (e magari risparmiare costosi viadotti) cancellando il reticolo idrografico minore della piana del Varatella, fondamentale per l’equilibrio idrogeologico. La ferrovia, poi, ha senso solo se è in stretto rapporto con i centri abitati. Chi sceglie il treno, lo fa perché non ha – o non vuole usare – l’auto, perciò la stazione deve essere raggiungibile comodamente in qualunque momento. Che senso ha progettare stazioni lontane e scarsamente servite dai mezzi pubblici? Come si può pensare che i passeggeri camminino, carichi di valige, per 20-30 minuti?”.

“Infine, solleviamo il problema della piana del Varatella sulla quale verrebbe collocata la stazione comprensoriale Borghetto-Loano. Questa pianura ha subito, negli ultimi anni, una spaventosa cementificazione. Sono già stati realizzati l’area industriale di Toirano, il casello autostradale, il parco commerciale, il depuratore, ecc. La recente alluvione che ha devastato Borghetto palesa come sarebbe stato meglio lasciare liberi quei terreni e usarli come casse d’espansione per far sfogare le piene del Varatella, salvaguardando il paese”.

“La nuova stazione porterà invece altro cemento e ulteriore impermeabilizzazione dei suoli a monte di Borghetto. Possiamo permettercelo? Quante volte i borghettini dovranno ancora prestare il loro territorio per opere a servizio di tutto il comprensorio?”

Laura Onesto  vice presidente di ATA-PC Savona Onlus (da Savonanews).

 

Borghetto alle urne, il sogno della candidata

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Non è la scena di un film del regista Roland Emmerich. Siamo a Borghetto S. Spirito, 5 mila residenti multietnici, affetti da disintegrazione sociale che non meritano di restare sulla graticola. Borghetto che ha l’occasione, irripetibile, di creare una squadra di volenterosi, che abbracci le varie anime della comunità, oltranzisti esclusi perché inguaribili. Un’utopia convincere una maggioranza ? Con buona volontà e coscienza no. C’è chi sogna una lista ‘trasversale’, in gergo politichese. Noi preferiremmo dire: una lista che veda ‘Borghetto finalmente unita’!  Che ne pensa Maria Grazia Oliva, la non politica con esperienza nell’ultima giunta del disarcionato sindaco di centro sinistra Gianni Gandolfo ?

Maria Grazia Oliva era vice sindaco con la giunta Gandolfo, da indipendente vorrebbe trovare consensi per una lista unitaria trasversale a partiti e schieramenti. Un tempo si diceva lista di salute pubblica. Ragioniera, sposata, mamma di tre figli tra 18 e 9 anni. Il compianto papà era contitolare di un avviata attività commerciale ed è stato assessore e consigliere comunale. La figlia è una persona semplice, sa ascoltare, da assessore ha retto la Cultura ed i Servizi Sociali

Abbiamo iniziato questo tour di racconti tra le fila della società civile di Borghetto, tra chi è più impegnato ed interessato alle sorti del futuro governo della città; alla valorizzazione di quel tessuto socio economico che deve pensare al presente, ma seguire l’esempio dei nostri antenati che, nella loro saggezza secolare, ci hanno tramandato un territorio che ha offerto alle nuove generazioni possibilità di crescita, di benessere, di sviluppo. Dove non tutto è perduto, nonostante tutto.  Oggi, più di ieri, Borghetto è chiamata a recuperare ritardi, guasti, miopia, incapacità. Il primo dovere, non più procrastinabile, è lasciare un’eredità da paese  prospero e fiducioso, ai figli, ai nipoti, alle generazioni a venire. La storia sarà testimone per essere ricordati come cittadini con la lettera maiuscola. Da qui il ‘tu per tu’ con Maria Grazia Oliva, borghettina puro sangue, tre figli, tra 18 e 9 anni, un ruolo di vice sindaco, assessore alla Cultura e ai Servizi Sociali.

Maria Grazia Oliva che Silvestro Pampolini con trucioli.it non ha risparmiato da dure critiche.  Come quando ha scritto: “Arrivato a questo punto il signore seduto al bar pensa che sia finita lì. E no! Parla anche l’ex vicesindaca, rag. Maria Grazia OLIVA che afferma spavalda: “Il dissesto finanziario ha preso alla sprovvista noi, ma anche la minoranza: nessuno se ne è accorto, per cui le accuse di incompetenza devono andare in entrambe le direzioni….” Molto probabilmente l’ex vicesindaca dimentica che l’opposizione ha il compito istituzionale di contrastare e stimolare la maggioranza, non di approvare assieme ad essa i bilanci. Basterebbe che si rileggesse qualche verbale dei Consigli Comunali….Dimentica inoltre che i Consiglieri di minoranza, da giugno 2012 a luglio 2017, non hanno mai, ripeto mai, approvato un bilancio presentato dalla ex giunta Gandolfo. Non solo, ma la minoranza ha sempre avvertito e fatto notare alla maggioranza gli errori in essi contenuti. Errori che , alla fine, si sono fatalmente verificati. Se l’ex vicesindaca voleva giocare di anticipo, poteva scegliersi un altro argomento….”. O ancora in merito alla gestione della Azienda speciale della farmacia comunale ha rinfacciato: “Alla faccia della comunità “civile” e del vicesindaco Rag. Maria Grazia OLIVA, in spregio non solo al rispetto delle norme e delle istituzioni, ma anche della più banale buona educazione, pare che il Presidente della SAEL, Rag. Ottavio ROVERARO, continui a convocare il Consiglio di Amministrazione almeno ogni dieci giorni (tre sedute al mese anziché una; e vai con i gettoni di presenza). In parole povere fa quello che vuole, fregandosene del Sindaco, del Vicesindaco, dei Consiglieri e soprattutto dei cittadini…”.

 Per questo la signora Oliva fa ‘fucilata’, condannata all’inferno a vita ? Chi è senza peccato scagli la prima pietra !

Sono ormai tra i vecchi cronisti che contano i giorni che ancora mancano su quel viale del tramonto che ci accomuna tutti. Ho avuto la fortuna, o meglio l’opportunità, di essere tra i testimoni dei tempi che nella vita e soprattutto nella professione ha cercato di raccontare, con limiti umani, ciò che accadeva e accade nella realtà quotidiana. Nel gergo giornalistico viene definita cronaca bianca (politica, finanza, turismo, cultura, sport), cronaca rosa (eventi, spettacoli, cinema, gossip), cronaca nera (giudiziaria, fatti di sangue, furti, rapine, incendi). Era il 1967 quando ho iniziato ad entrare, in punta di piedi, in questo mondo. A conoscere personaggi pubblici e non, frequentare Municipi, Aziende di soggiorno e Pro Loco, Provincia;  luoghi di aggregazione, ospedali, caserme militari, della polizia, carabinieri,  Finanza, Prefettura, Questura, vigili del Fuoco, e soprattutto la cittadella giudiziaria: lo scranno di osservazione più completo di una provincia, di una regione, della società nelle sue articolazioni.

E’ in questo ruolo che ho conosciuto il papà di Maria Grazia Oliva. Un borghettino verace, come lo era la mamma, della famiglia Bellando. Un uomo d’affari, come lo erano altri borghettini che hanno messo a frutto le loro capacità, intraprendenza, oculatezza, orgoglio famigliare. Mettere all’onore del mondo i figli.  Papà Oliva ha perso il primogenito in un tragico incidente stradale a Bardineto, prima che venisse al mondo la secondogenita; è stato un personaggio pubblico, assessore, tra quelli che non si sono arricchiti grazie al ruolo ricoperto, nel gergo popolare si dice con la politica. Forse ci ha rimesso.

Signora Oliva, ha letto che con trucioli.it ci siamo permessi un mini sondaggio (una settantina di telefonate) e 42 hanno risposto di condividere l’obiettivo di una lista unitaria ?

“Si ‘ho letto, ma ad oggi (lunedi 27 marzo, ore 10 ndr) regna grande incertezza. Personalmente ho incontrato persone che stimo, apprezzate per il loro impegno nella vita pubblica e civile, si è parlato di una lista trasversale in cui è necessario far emergere un punto di incontro, un programma condiviso all’insegna della trasparenza, reciproca correttezza, reciproca buona volontà, senza voli pindarici. Ebbene non ho trovato uno in disaccordo”

Scusi, allora siamo sulla strada maestra, la pietra miliare è in vista. Fare dei nomi non c’è nulla di male. Anzi, si fa chiarezza di cui c’è bisogno, quanto competenza, onestà.

Oliva: “Utile una premessa. Io non sono iscritta a partiti, non parlo per questa o quella formazione politica. Non sono l’unica cittadina che guarda alla cosa pubblica. Ho trovato, ad esempio, la disponibilità di Moreno, Angelucci, Villa, Ricotta, Figini, il dr. Maritano.  Concordi che una lista trasversale, lista civica, spoglia di ogni simbolo di partito non per spirito antipartitico, ma per affrontare uniti l’emergenza Borghetto sia una saggia soluzione. Un compromesso non al ribasso, semmai in ossequio allo spirito di servizio ad una causa giusta: il parlamentino di Borghetto è stato teatro di tante lotte, battaglie, contrapposizioni, si sono affrontati chi rappresentava i vincitori e i vinti. Dove siamo arrivati penso non sia il caso di farne altro motivo di scontro. E’ antipatico dire, mettiamoci una pietra sopra e guardiamo oltre. Mi limito a: sforziamoci di darci un obiettivo che unisce piuttosto ciò che divide”.

Stando così le cose ci dovrà essere qualcuno che prende l’iniziativa, fa da catalizzatore. I nomi lei li ha fatti, seppure parzialmente. Non è questo il momento per parlare di candidature, candidati, semmai di ispiratori. Come abbiamo scritto anche a Borghetto S. Spirito non mancano persone valide e meritevoli di governare la città. Senza dimenticare qualche giovane risorsa. 

Oliva: “Non è questo il problema centrale, temo che dall’alto della politica, da Genova ovvero Regione, facciano capolino, soprattutto per il centro destra, gli input, ovvero mettere la bandierina su questa o quella coalizione. Io sommessamente ho preso atto, almeno fino ad ora, che il Pd con il suo rappresentante locale Emanuele Parrinello che era assessore ai Lavori Pubblici, non si è mosso. L’altro assessore Gabriele Cagnino credo si sia estraniato. Ci sono io e con me il dr. Ivano Cambiano (51 anni, borghettino,coniugato, laurea in giurisprudenza, già responsabile dell’Area Lavori Pubblici e Finanziaria del Comune di Ceriale, presidente di seggio elettorale, un’esperienza amministrativa nel consiglio comunale di Balestrino ndr) impegnati nello sforzo di una condivisione programmatica e senza la velleità di imporre, dettare veti a destra e a manca, preclusioni personali.”

Qui non si tratta di lesa maestà, evidentemente in assenza di un cosiddetto ‘uomo forte’ finisce che  prevalgano le divisioni, non diciamo per bande, ma per meri interessi, vuoi di leadership, vuoi di ‘bandierine’ sulla torta e alla fine le persone di buona volontà, di buon senso restano con il cerino in mano.

Oliva: ” Io direi che intanto bisogna rispettare l’identità di ogni gruppo, in particolare chi fa militanza attiva. Detto questo qui si tratta di metterci attorno ad un tavolo non per ritrovarci con un pugno di mosche in mano o aria fritta. Borghetto, non è un luogo Comune, sta vivendo due occasioni eccezionali. Il consiglio comunale è stato sciolto, siamo ad un bivio, mi ripeto. Continuare con la vecchia politica a farci la guerra e non arriveremo da nessuna parte c’è da scommetterci,  oppure facciamo tesoro delle risorse umane e di competenze per un governo del fare, non parlo di strafare. Io personalmente ho grande stima  nelle capacità di persone come Moreno, Villa, Angelucci, ognuno per la sua parte. “

E i conflitti di interesse ? 

Oliva: “Quanto a terreni posseggo un orto di 600 metri. Angelucci fa il costruttore, non direi che ha interessi inconfessabili da proteggere e mi permetto di aggiungere che semmai è persona di capacità e conoscenza non comune del nostro territorio, dei suoi bisogni. Se il Puc non è ancora operativo non è credo sia colpa del costruttori, ad un certo punto in Regione si sono accorti che mancava il Vas. Il Puc credo sia stato ponderato e condiviso, in particolare dagli agricoltori”.

Tutti bravi, tutti capaci….imbarchiamo tutti… 

Oliva: ” In quattro anni di amministrazione anch’io ho avuto la possibilità di conoscere e valutare. Ebbene non devo dire che ho rivalutato Angelucci, persona che dice pane al pane e vino al vino ? Non devo dire che Villa e Moreno sono risorse su cui contare ? Che sarebbe un peccato, un danno per la comunità restare disintegrati soltanto per sbandierare ai quattro venti ha vinto il centro sinistra o il centro destra. Viviamo e operiamo tutti in una cittadina dove non c’è un’associazione che abbia una propria struttura associativa, con un tessuto sociale di fatto disgregato. Penso agli anziani, ma anche ai giovani. Dove vanno ? Dove si ritrovano ? Quali interessi comuni ed aggreganti hanno sul territorio ?  Per tanti cittadini Borghetto non è il loro paese, prevale il disinteresse. Ho apprezzato lo sforzo di Gian Luigi Taboga, anche dall’alto della sua esperienza nella Assoutenti sta cercando di unire e non disperdere quello che chiamiamo il patrimonio dei volenterosi.  Con Cambiano che è cresciuto a Borghetto, che ha vissuto tutte le stagioni più o meno belle del nostro paese, aspettiamo di sapere, posso dirlo, di che morte morire. “

Prima di morire, un po’ di humor non guasta. Possiamo sempre chiedere soccorso e consigli a due personaggi diversi e popolari di Borghetto: Piero Guido, stacanovista del lavoro in campagna, la moglie è ‘piega’ dalla fatica, il laborioso figlio non ha neppure il tempo di sposarsi; Piero la volta scorsa aveva tifato per Picasso e ha sostenuto, si dice, per un certo periodo Gandolfo. Questa volta per chi correrà ? Lui intanto quest’anno ha messo a dimora altre 200 piante di pesche. E’ fiducioso.

Oliva: “Se ho capito bene anche il mitico Batan, benemerito per tenere alta la tradizione della Madonna del 2 luglio, sarebbe felice se si arrivasse a Borghetto unita”. Diciamolo, una lista di salute pubblica, senza inciucio, sarebbe benedetta da un altro mitico ex mattatore,  Gianni Pesce.

Oliva: ” Giannino credo sia diventato il più convinto grillino di Borghetto “.

E’ vero, a Borghetto S. Spirito il movimento M5S è stato il secondo partito più votato. Pesce si è dato da fare contattando i dirigenti di Savona. Invano perchè i responsabili regionali e provinciali si muovono ovunque con i piedi di piombo. Per il resto Giannino ha già fatto conoscere la sua scelta: “Sono contrario alla lista unica e se finirà così io non andrò a votare. Più di uno mi ha chiesto la disponibilità a candidarmi, lo farei solo con il Movimento di Beppe Grillo”. Lui una candidata in pectore l’aveva. Abita a Savona, è stata funzionaria comunale a Borghetto ed ha dimostrato ottime capacità. Gianni Pesce: “Le ho già chiesto se è disposta…, mi ha cordialmente detto che non se la sente. Peccato! A Borghetto tanti la voterebbero e sento tanta gente che vede nello schieramento di Grillo l’unica vera svolta in Italia”. 

Luciano Corrado

Al Rotary di Alassio il ‘progetto Isnardi’: filiera tecnologica produttiva da scarti olivicoli della piana del Centa e imperiese

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Una novità per gli olivicoltori, frantoiani sul fronte dell’energia pulita, dell’innovazione, dello sviluppo. E’ stato presentato al Rotary Club di Alassio dal Presidente del Consorzio Ingauno Energia Pulita, Enrico Isnardi, il progetto per la creazione di combustibile dagli scarti della produzione olivicola.

 

Il presidente del Rotary Filippo Bonfiglietti e Enrico Isnardi

COMUNICATO STAMPA - Nella riunione del Rotary di Alassio, presso l’hotel dei Fiori, su invito del Presidente, ing. Filippo Bonfiglietti, il Presidente del Consorzio Ingauno Energia Pulita, Enrico Isnardi, ha presentato il progetto, cofinanziato dalla Unione Europea, per la creazione di un impianto che crea combustibile (pellet) dagli scarti della produzione olivicola. Questo progetto che può contribuire a ridare energia all’economia della piana albenganese; RIFIUTO=RISORSA l’inequivocabile titolo del progetto.

Alla presenza dei soci del club Rotary di Alassio il presidente del Consorzio ingauno ha illustrato nei dettagli il nuovo progetto del Consorzio, da tempo impegnato nella piana ingauna per la diffusione delle energie rinnovabili, che partirà a breve anche grazie al benestare della Regione Liguria e il co-finanziamento attraverso il bando “ricerca e innovazione” del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.

Vogliamo realizzare una filiera tecnologico-produttiva innovativa per la valorizzazione energetica di quello che oggi è considerato un rifiuto di difficile e costoso smaltimento: gli scarti di ramaglie di ulivo e di lavorazione di frantoio.” Ha spiegato Enrico Isnardi, Presidente del Consorzio. “Otterremo un pellet a chilometro zero, economico e totalmente naturale che potrà essere utilizzato anche per il riscaldamento delle serre nei mesi invernali.”

Nella pianura del fiume Centa e nel suo immediato entroterra, così come in alcune valli dell’Imperiese”, prosegue “è concentrata la quasi totalità della produzione olivicola ligure, il legno di ulivo ha la più alta resa calorica di qualsiasi altro legname ma, finora, i residui delle potature degli ulivi sono stati considerati dalle aziende olivicole inutili e scomodi rifiuti così, come la sansa, il percolato e le acque reflue derivanti dalla frangitura per i frantoi. Il nostro progetto creerà un’economia circolare in grado di ridare vita a questi sottoprodotti, agevolare le aziende e gli agricoltori e creare nuovi posti di lavoro, sia nella filiera di produzione che nell’indotto. Il nostro Consorzio, infatti, non si limiterà alla produzione del pellet ma, con l’ausilio di personale specializzato, recupererà il materiale negli uliveti, si occuperà della potatura degli alberi, recupererà lo scarto derivante dalla frangitura presso i frantoi e, dopo un primo periodo di avviamento, potrà occuparsi anche di smaltire altri tipi di legname che, ad oggi, non trovano altra ricollocazione se non in discariche autorizzate”.

Inutile dire” ha proseguito Isnardiche tutta la filiera è stata ideata per essere a basso impatto ambientale e le fonti rinnovabili garantiranno buona parte dell’energia necessaria al ciclo produttivo.” 

Nella speranza che questo progetto possa anche diventare un virtuoso punto di riferimento, il Consorzio pensa al futuro, sta, infatti, prendendo i primi contatti con l’Istituto Agrario e con l’ITIS di Albenga per coinvolgere gli studenti in laboratori e percorsi formativi.

Il presidente Enrico Isnardi ha anche presentato ai soci del Rotary il piano finanziario per un progetto che è già realtà, e che a breve vedrà I primi risultati con l’avviamento della centrale di produzione.

Al termine della presentazione, dopo la interessante presentazione di questo progetto, al Presidente Isnardi è stato consegnato il caratteristico piatto delle ceramiche albisolesi rappresentante la Cappelletta di Alassio con il logo del Rotary Club di Alassio.

L’Alta Valle Arroscia saluta Maria, l’ultracentenaria maestra di vita

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Con l’incedere del tempo segni sempre più marcati hanno solcato il viso di Maria Cordeglio, evidenziando la determinazione, la forza e la dignità con cui è stata capace di affrontare ogni circostanza della sua lunga vita: 103 anni e 8 mesi.

La comunità di Mendatica, negli anni 50, con don Tassara parroco, promotore della prima Associazione di pastori ed originario di Loano (fai un click per ingrandire la foto dell’archivio di trucioli.it)

Ha vissuto ogni giorno con responsabilità e impegno, cosciente che, come era solita affermare, ” Ogni opportunità mancata è persa”.

Nel paese natio, Montegrosso Pian Latte, viene ricordata per la serietà e la dedizione al lavoro, di cui ha dato prova già da piccola con l’aiutare i genitori, gli anziani, le sorelle più giovani e l’intera comunità. In casa si accollava le incombenze più gravose per sollevare il padre, tanto impegnato nell’attività pastorale da costringere la famiglia a trascorrere interminabili estati lungo i pascoli delle Navette Liguri, per la pastura delle greggi, la caseificazione, la fienagione, la raccolta e la vendita dei frutti di bosco e delle erbe officinali e aromatiche spontanee. In autunno il rientro al paese e, tra la vendemmia e gli ultimi lavori nei campi, l’amata scuola e la fervida formazione cristiana. Di sera era l’approccio con le incombenze domestiche, la preparazione di conserve e marmellate, il ricamo e la maglia a tenere vicine e solidali generazioni diverse di donne laboriose e serene, grate per il calore umano e il senso di appartenenza respirato.

Il rigore dell’inverno trovava Maria e i suoi cari nei verdi campi di Arzeno e di altri insediamenti del retroterra, al pascolo, nella raccolta delle olive e al servizio padronale. La ragazza curiosa e perspicace si appropriava dei segreti relativi alle pratiche e alle coltivazioni collinari, nonché alla conoscenza e all’uso delle proprietà delle essenze di quei declivi.

Conobbe Silvio e si ritrovò giovane sposa in una grande casa patriarcale a Mendatica, dove il marito collaborava con il padre nella conduzione del Martinetto ad acqua, fucina delle parti metalliche degli attrezzi agricoli e di quelle edili, del luogo. Ben presto i due decisero di iniziare un’attività autonoma. Il bosco, l’orto, la vigna, i campi di grano li videro impegnati  non appena liberi dai compiti di allevatori di mucche, in paese e, nei mesi caldi, a Poilarocca, malga alle falde del Fronté, affollata nell’immediato secondo dopoguerra, per l’istallazione ardita di fune metallica capace di trasporto diretto delle merci al capoluogo.

Nacquero Renato e Bruna e si intensificarono gli sforzi di Maria e di Silvio per agevolare un futuro di sicurezza e di benessere agli amati figli.

Intanto molti valligiani sentirono il richiamo della costa, con il paese disertarono anche gli insediamenti alpini e si trasferirono dove la precarietà e la fatica apparivano inferiori. Maria e Silvio resistettero, fedeli all’identità culturale personale, nonostante le velate richieste di Bruna e la vivace ribellione di Renato.

Poilarocca però non risuonò più del vociare dei piccoli, delle chiacchiere degli adulti e delle preghiere degli anziani. A Maria, la donna più a lungo inserita nel posto, toccò il compito di intervenire per alleviare i malesseri dei pochi vicini e qualche volta anche dei capi di bestiame in difficoltà, mettendo a frutto i medicamenti naturali appresi nel suo peregrinare sui pascoli ponentini. Alla sera e nei momenti burrascosi poi le competeva la recita del rosario nella cappella della Madonna della Neve. Alla domenica la preghiera era maggiormente intensa e partecipata e il pranzo aveva un piatto di pasta fresca: tagliatelle di ortica, ravioli di engari, sugeli al brussu.

Renato Grasso, primogenito di Maria, commosso riceve le condoglianze nel camposanto di Mendatica

I figli non resistettero ad una vita tanto isolata e arcaica e ben presto trovarono lavoro in città, dove la ragazza sposò Tommasino e si trasferì a Genova, rimanendo un punto di riferimento per i compaesani, che per studio, salute e lavoro transitavano nella metropoli portuale. Lo spirito libero, creativo e originale di Renato fu indirizzato a fini positivi dalla volitiva moglie Franca, sua accompagnatrice in un percorso di crescita delle naturali doti culinarie, che lo porteranno alla notorietà e al successo riconosciuto e confermato da ambìti premi gastronomici, che superano i confini alpini. Sicuramente in questa via sarà stato sollecitato dalla cura che la madre dimostrava nel ricercare ed armonizzare i profumi e i sapori delle piante spontanee, per offrire piatti irripetibili ai commensali, accolti alla sua tavola dal naturale spirito di ospitalità!

Silvio iniziò a rivelare affaticamento di cuore e la moglie lo sostituì nei compiti più pesanti. Sempre assieme nel lavoro, nelle preoccupazioni e nella gioia delle visite dei figli e dei nipoti, dei parenti e dei tanti amici.

Mariaera parca di sorrisi, misurata nel parlare, controllata nella gestualità, ma generosa e pronta nella vicinanza a chi attraversava momenti difficili. Tutti la ricordiamo al capezzale di malati e moribondi, nella vestizione e nella veglia dei defunti, a far compagnia ai soli. Visse attivamente il concetto di prossimità anche quando rimase vedova e con i figli lontani, sostenuta da una fede profonda, alimentata quotidianamente dal contatto con una natura che la riportava al Creatore, a cui si rivolgeva nei pochi momenti di riposo giornaliero, con giaculatorie, anche dialettali, non

I famigliari di Maria e la figlia Bruna

silenziose ma sussurrate per non perdere concentrazione.

La ricordo pregare a voce percettibile sul gradino di casa, di ritorno dall’orto, con il pranzo sul fuoco, mentre pettinava la lunga treccia corvina che poi arrotolava dietro la nuca, o quando sgranava fagioli, preparava calze, cuciva.

Fino ai novant’anni ha lavorato l’orto per offrire a figli e nipoti prodotti sani e genuini, forte delle collaudate esperienze.

Su sua indicazione metto a dimora con successo le zucche sempre il Venerdì Santo e preparo il semenzaio dei finocchi il giorno della Madonna del Carmelo! Non ho però memorizzato il calcolo delle lunazioni, l’epatta e tanti suggerimenti che ha gratuitamente rivolto a tutti. Mi accompagna però il ricordo della sua semplicità, chiarezza e coerenza, della rassegnata accettazione delle prove e del continuo ringraziamento per i doni.

Emidia Lantrua

Al centro della foto la figlia Bruna Grasso riceve le condoglienze da parenti di Badalucco

Al funerale presente per la prima volta dalla sua ricostituzione anche consorelle e confratelli della Confraternita di Santa Caterina

LE PREGHIERE DEI PASTORI DI MENDATICA E MONTEGROSSO SECONDO I RICORDI DI MARIA CORDEGLIO TRATTE DA UNA TESI DI LAUREA

LA SECONDA PREGHIERA

Alta Val Tanaro offre la ‘Cucina in quota’. Albissola ecco i 20 di Arte Pop. Savona, i romani mangiavano il pesto?

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In Alta Val Tanaro week end di aprile con 5 locali che aderisco all’iniziativa di Slow Food, cucina in alta quota, cena o pranzo con prodotti tipici del Basso Piemonte. Ad Albissola dal 7 aprile al 20 maggio Arte Pop, Milano – Albissola andata e ritorno con 20 artisti. A Savona venerdì 31 maggio conferenza del dr. Curti sul Tema: Ma i Romani mangiavano il pesto ?. A Savona dal 4 aprile al 3 maggio espone per Vetrine di Artista Marco Longone.

SAVONA -  Conferenza del Dr. Umberto Curti: “Ma i Romani mangiavano il pesto?” Venerdì 31 marzo 2017, ore 16, presso la Sala Rossa del Comune di Savona.

La vetrina dello Slowo Food nel centro storico di Ormea

ALTA VAL TANARO - L’associazione Turismo nelle Alpi Liguri, della Valle Tanaro, per il terzo anno consecutivo organizza CUCINA IN QUOTA in Alta Valle. Nei primi 4 weekend di aprile, sabato a cena e domenica a pranzo si potranno degustare piatti tipici della tradizione.

Continua dunque la collaborazione con il Consorzio per la valorizzazione e la tutela dei prodotti tipici dell’Alta Val Tanaro e la condotta Slow Food Monregalese, Cebano, Alta Val Tanaro e Pesio per valorizzare la qualità dei prodotti tipici e della cucina del basso Piemonte.

Aderiscono all’iniziativa la Locanda del Mulino, Locanda d’Upega, Rifugio Chionea, Rifugio Pian dell’Arma e Ristorante Payarin. L’Associazione Turismo nelle Alpi Liguri, oltre a Cucina in Quota organizza altre due importanti rassegne eno-gastronomiche: i Menù delle Erbe nel mese di maggio e i Weekend tipici di Ottobre in autunno.

Marina Caramellino protetta da una statua della Vergine Maria: la vita eremitica a Pian dell’Arma, foriera di iniziative promozionali sulle Alpi Marittime Liguri

Sotto la spinta del nuovo presidente e del nuovo consiglio direttivo, le riunioni dell’associazione per sensibilizzare gli operatori che operano nel settore commercio-ristorazione-alberghiero si susseguono a ritmi serrati, informa Marina Caramellino del rifugio Pian dell’Arma di Capraunaad oggi manca una comunicazione fra le strutture, fra tutti coloro che lavorano in Valle, vogliamo diventare un riferimento importante fra i vari gruppi. Non c’è nessun ente di promozione turistica della zona. Manca la promozione che parte dal basso, tutti noi dobbiamo ragionare con una mentalità turistica aggiornarci e informarci, parlare dei nostri luoghi con consapevolezza di ciò che abbiamo, un territorio magnifico, esistono gli elementi per costruire un’offerta turistica accattivante per italiani e stranieri. Insieme creeremo l’identità del luogo e un distretto turistico all’avanguardia, restando consapevoli che noi dobbiamo trasmettere la biodiversità delle Alpi Liguri, la storia e i molti prodotti da gustare.”

 

 

ALBISSOLA

SAVONA -  Conferenza del Dr. Umberto Curti: “Ma i Romani mangiavano il pesto?” Venerdì 31 marzo 2017, ore 16, presso la Sala Rossa del Comune di Savona.

SAVONA - Vetrine d’artista presso la sede Banca Carige, ex Carisa, corso Italia a Savona. Espone: Marco LONGONE dal 4 aprile 2017 al 3 maggio 2017. Inaugurazione: 4 aprile 2017, ore 10. Curatore: Dr.a Silvia Bottaro, presidente Associazione “Aiolfi” no profit, Savona e critico d’arte.

Marco Longone espone per Vetrine di Artista a Savona

Longone: avventura d’arte e di vita. Voce sostanzialmente nuova nel panorama della creatività pittorica nel solco culturale degli artisti liguri, nativi oppure no, che comunque hanno respirato in Albisola (Marina e/o Superiore) quel lievito che la ceramica qui ha portato , soprattutto, negli anni Sessanta del Novecento (basti dire che Milena Milani definiva Albissola Marina la “Piccola Atene”). Arte e vita s’intrecciano da allora e, seppur oggi si possano trovare diverse lacune in questo Territorio, esso è rimasto vivo come lo dimostra Longone. Dalla sua attività primaria, ben lontana dall’arte, trae, però, la forza e il desiderio di guardare oltre con la stessa visione “serena” della vita, sulle ali dello spirito e sulla ricerca mossa dalla curiosità. Spazia da temi antichi (sui valori della vita ricordando le poesie del Principe Antonio de Curtis, in arte Totò, come ‘A livella), al dialogo con il contemporaneo (scandaglia il mare nei suoi fondali alla ricerca di quella vita, financo primordiale, accesa dai colori del corallo e della poseidonia marina) con curiosità limpida per misteri, riti, realtà (anche negative causate dall’uomo), cercando di evadere da tutte le nostre prigioni, reali e metaforiche, con forme e colori intensi, a volte poetici, altri spiazzanti. Appare evidente, comunque, la sua gioia di vivere e di conversare con l’osservatore attraverso il suo universo espressivo, molto personale dovuto a tutte le emozioni dei colori, perché il colore potenzia passione e tormento, ardore e gelo. (Silvia Bottaro)

 

 

 

Lega Nord Savona, a tutto ponente. E Imperia? Ci chiamavano la potentissima

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Erano gli anni ’80, il Secolo XIX pubblicava l’esposto su massoneria & affari di Renzo Bailini. Si scoperchiava la pentola  ’Teardo story’. La prima vera tangentopoli scoperta in Italia con la presenza di pubblici ufficiali. L’esplosione dello scandalo segnerà il successo della Lega Nord di Bossi e di Berlusconi con Forza Italia. All’epoca: “…  della Loggia A.G. Domenighini facevano parte Umberto Ramella, avvocato e segretario provinciale del Psdi; Giovanni Daga, impiegato del Comune di Savona; Luigi Prefumo, funzionario Inail e Mario Sasso Del Verme, assessore a Laigueglia…”. Nessuno di loro coinvolto nell’inchiesta. Anzi il compianto penalista Ramella era difensore di un paio di imputati eccellenti. Oggi un Sasso Del Verme, figlio, stimato agente immobiliare, sale sul podio di neo segretario provinciale leghista. Ma merita la prima pagina quanto ha dichiarato a Imperia Tv  Giulio Ambrosini al vertice del partito nel ponente ligure: “Vorrei che Imperia tornasse a tempi in cui la chiamavano la potentissima…”. Ambrosini é l’ex cognato di Tano Scullino.

 

Giulio Ambrosini a Imperia TV: Una volta ci chiamavano la potentissima….

Andrea Pomati, capo redattore della  popolare emittente televisiva dell’editore cav. Francesco Zunino, ha preso atto delle simpatiche dichiarazioni di Ambrosini. Nessuna domanda imbarazzante nel rispetto della linea editoriale.  Come si possa sostenere che Imperia, la provincia che occupa da anni le posizione di coda tra le province italiane, un tempo  non proprio remoto fosse definita la ‘potentissima’ rimane difficile spiegarlo alle migliaia di imperiesi residenti o emigrati in altre province, in Italia e all’estero. Se parliamo di classe politica forse è difficile non essere d’accordo con un testimone dei tempi quale è stato ed è il giornalista scrittore Daniele La Corte. Trucioli ha pubblicato un suo intervento sicuramente scomodo ed irriverente nella rubrica L’Angolo in onda ogni sera al telegiornale della stessa Imperia Tv (vedi…..). Non siamo qui a sostenere contrapposizioni tra il giornalista e il neo segretario leghista della provincia di Imperia, succeduto al commissario Stefano Mai, neo assessore regionale, a 14 mila euro al mese, ex sindaco di Zuccarello (il paese che reclama l’indipendenza dall’Italia) e al penultimo segretario, il geometra Mariano Porro, ex sindaco di Mendatica il paese devastata da due frane, una nel capoluogo, l’altra definita addirittura ‘paleofrana’ a Monesi dove si è costruito in lungo e in largo, si è rifatto anche un tratto di provinciale, sopra la quale sono franati tre edifici. E’ semmai corretto ricordare, a completezza di informazione e per verità storica, che Imperia è sempre stata la provincia ‘azzurra’ per eccellenza dopo l’era democristiano ed un breve periodo di ‘governo rosso’. E il secondo partito, se escludiamo le ultime consultazioni con il successo del Movimento di Grillo, vedeva sul podio la Lega Nord. Almeno per la storia ognuno è giusto si assuma le sue responsabilità.

Quali siano stati gli anni a cui allude Giulio Ambrosini francamente non lo sappiamo. Conosciamo nomi e cognomi di imperiesi che hanno fatto fortuna con operazioni immobiliari e la contigua militanza politica. Si conoscono imperiesi big della politica negli anni ruggenti che sono diventati cittadini possidenti e benestanti. Con molte proprietà immobiliari e terriere acquistate negli anni d’oro. Si conoscono imperiesi con eredi di politici importanti che possono vantare un portafogli consistente di attività commerciali, alberghiere, esercizi pubblici, stabilimenti balneari. Qualche tesorino oltre confine, lasciato ai figli e figlie. Di fronte a tanto benessere e manna piovuta dal cielo c’è un’altra parte di imperiesi, in maggioranza, che non sono stati altrettanto fortunati. Baciati dal Sole.  Pensiamo soltanto agli ultimi dati Istat sulla disoccupazione  con un tasso del  13% di senza lavoro, anche di giovani laureati e diplomati che vivono lungo la fascia costiera e nei paesi nell’entroterra. Una provincia che ha il quoziente di 79 mila persone attive (nel lavoro), ma 12 mila disoccupate.

La classifica che trucioli ha pubblicato il 19 dicembre 2016 non è un giochino (vedi…..).  Ed ‘ difficile, ad esempio, dimenticare che a fronte di un’Amministrazione provinciale che, con il presidente eletto dai Comuni, ha mille motivi per gridare ‘siamo al dissesto’, ‘non abbiamo più soldi per le strade, le buche, la manutenzione ordinaria…’, c’è la storia di una Provincia che aveva il record di dirigenti 13 ben pagati contro i 4 della provincia di Savona. E chi ha amministrato per decenni la Provincia ? Chi ha amministrato più a lungo il Comune di Imperia, la stragrande maggioranza dei paesi del nostro entroterra ? Chi non è stato in grado di fare in modo che la ‘piccola Svizzera’ della Liguria, a parole unanimemente riconosciuta, ovvero Monesi di Triora, potesse almeno avere una seggiovia funzionante tutto l’anno, con la lunghezza di quella che era stata mandata al macero e che aveva fatto la fortuna economica di Monesi ? Una seggiovia che non è stata difesa come meritava perchè in Alto Adige è ancora in funzione una gemella, con gli stessi anni. Ma per Monesi hanno decretato la morte perchè obsoleta.

Chi erano i rappresentanti della ‘potentissima’ (parole di Ambrosini a Imperia Tv, ci ripetiamo) quando si sono lasciate molte opere incompiute, irrealizzate dopo il tracollo del ras della politica e del potere Claudio Scajola. Cosa sono stati capaci di fare gli altri, i suoi eredi ? Pensiamo alla strozzatura della incompiuta Acquetico – Cantarana ? Alla Albenga – Predosa di cui avrebbe beneficiato indiscutibilmente il ponente ligure. Pensiamo  alle durissime parole pronunciate, sempre a Imperia Tv (vedi….), da un altro testimone eccellente, questa volta del turismo e della ricettività alberghiera imperiese, Amerigo Pilato, albergatore di Diano Marina, irriverente quanto basta  e ‘astemio’ ai poteri massonici affaristici.

Difficile credere le il primato nella classifica della povertà e di chi ha bisogno dell’aiuto della Caritas diocesana, sempre nella provincia della Riviera dei Fiori, siano nati dall’oggi al domani e non abbia messo le radici negli anni della ‘potentissima’. Comunque saranno in molti ad essere grati a Giulio Ambrosini , 66 anni, taggese, se avrà la bontà di illustrare quel periodo della Magna Imperia.  Si facciano interpreti anche i neo componenti eletti del direttivo provinciale:  Vinicio Tofi, Luigi Basso,  Eliano Brizio, Tomas Arbustini, Rodolfo Brizio, Andrea Spinosi. 

LEGA NORD, SASSO DEL VERME NUOVO SEGRETARIO PROVINCIALE

Papa Mario è stato vice sindaco all’epoca del sindaco dr. Giuseppe Giuliano, massone all’obbedienza di Palazzo Giustiniani; Mario, iscritto all’obbedienza di Piazza del Gesù, è stato assessore, consigliere comunale, agente immobiliare. Il figlio Roberto, diploma da ragioniere, non ha mai esercitato l’attività in proprio, ma collaborato da libero professionista, a Laigueglia, con l’agenzia Albatros.  Ora collabora con il suo  predecessore  Paolo Ripamonti nell’agenzia di Alassio e viene considerato professionista serio ed apprezzato. Da anni Roberto Sasso  del Verme segue il partito, sempre presente a manifestazioni, appuntamenti. Un linea di correttezza e fiducia verso i vertici regionali e nazionali del movimento.

Roberto Sasso del Verme, collaboratore dell’Agenzia Immobiliare Albatros di Alassio, neo segretario provinciale della Lega Nord

COMUNICATO STAMPA DELLA LEGA NORD - Roberto Sasso del Verme è il nuovo Segretario della Lega Nord – Sezione Provincia di Savona. È questo il risultato del Congresso Provinciale svoltosi a Finalborgo, dove i militanti del Carroccio si sono riuniti per votare il nuovo Segretario Provinciale, alla presenza del capogruppo della Lega Nord al Senato Gian Marco Centinaio, del Segretario Ligure Edoardo Rixi, del Presidente della Lega Nord Liguria Francesco Bruzzone, della Vice Presidente della Regione Liguria Sonia Viale e dell’Assessore Regionale Stefano Mai. 

Roberto Sasso del Verme, classe 1972, già Assessore della Provincia di Savona, attualmente Presidente del Consiglio Comunale di Laigueglia (SV) si è imposto contro Paolo Ardenti, e prenderà il testimone da Paolo Ripamonti, che per sei anni è stato alla guida della sezione provinciale del movimento. A comporre il nuovo Consiglio Direttivo, sono stati eletti: Guido Bonino (un veterano già parlamentare Lega Nord dopo un’esperienza nel Psi di Craxi) , Andrea Bronda (ex segretario provinciale), Sara Foscolo, Martina Milani, Alessandro Navone, Cristina Porro.

Leggi anche cosa prevede lo statuto della Lega Nord per i massoni (…….)

Savona incontro e brindisi con Francesco Belsito, all’epoca tesoriere nazionale, nella sede della Lega Nord in via xx Settembre a sx l’onorevole Guido Bonino, a dx Andrea Bronda e Edoardo Rixi, seminascosto  Maurizio Tortarolo, ex consigliere regionale (Foto archivio Il Secolo XIX)


La rivincita a tavola di Ponte di Nava dove la passerella alluvionata sul Tanaro, tra Cuneo – Imperia, fa discutere e sorridere. L’impietosa pagella della Guida Michelin

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Peccato ! I media sono avari con le notizie di questo angolo di terra, tra Liguria e Piemonte, tra Cuneo e Imperia. La bella notizia ? Mentre la confinante turistica Nava (Colle di Nava e Case di Nava) pare precipitata nel tunnel del pessimismo e a rischio ‘sopravvivenza’, a Ponte di Nava la lunga stagione invernale, con i suoi week end da meta culinaria, segna un più. Tempo permettendo – ormai la primavera irrompe – i ristoranti della frazione di Ormea fanno faville. Qui un piatto di pasta casalinga costa 7 € contro i 12-14 € di un piatto di spaghetti in Riviera. E’ verissimo, in settimana si lavora poco, ma i festivi segnano l’esaurito. I prefestivi si salvano con le cene.  Tre i ristoranti in una manciata di metri si fanno onore ed ha aperto anzitempo il ‘San Carlo’ che ha rifatto ex novo l’ingresso e menù sorpresa a Pasqua per i bambini.

La foto è stata ricava da una recensione di Luigino Filippi del 2015

Nava, la regina dell’alta valle,  è precipitata in una sorta di desertificazione da quando ha chiuso lo storico (90 anni di attività ininterrotta) Ristorante hotel Lorenzina. Con una novità rispetto al passato, anticipata da trucioli.it (vedi….), ovvero la famiglia Pasquinelli e soci hanno deciso di ridurre il periodo di apertura ai quattro mesi estivi e al ponte pasquale. Una scelta sofferta, presa a malincuore per chi conosce i Pasquinelli, ma non restava altro sbocco alla luce del bilancio economico e finanziario annuale. Troppe spese. Non solo, la stessa famiglia Pasquinelli in società con Gianfranco Valentini (vedi articolo a fondo pagina del Secolo XIX )ha rilevato due hotel a Imperia – Porto Maurizio e la ‘Spiaggia d’oro’. Non c’è due senza il tre, si suole dire. Non è sfuggita agli osservatori più attenti che per la prima volta la prestigiosa guida Michelin (60 anni) ha ‘depennato’ il Lorenzina.  Sia come albergo, sia ristorante. Una vera e propria doccia fredda per i coniugi Pasquinelli e i più stretti collaboratori.

Del resto chi conosce e frequenta da una vita (citiamo solo Carli senior) non solo può giudicare la cucina che può essere pur sempre un giudizio soggettivo, parziale. La prova del nove l’abbiamo con la clientela fissa del ristorante nei 10 mesi di apertura, comprese le festività Natalizie e Capodanno. E se non bastasse mettiamoci pure i giudizi della più popolare TripAdvisor. Nelle ultime 72 recensioni, molti firmati da abituali frequentatori di ristoranti, troviamo 34 giudizi ‘eccellente’. 29 ‘molto buono’ 7 nella media. Zero giudizi ‘scarso’ o pessimo’. Tra i recensori 18 famiglie, 23 coppie, 3 cliente singolo, 3 cliente d’affari, 13 ‘gruppi di amici’. Italiani in netta maggioranza, francesi, inglesi, tedeschi, svizzeri.

Non è esagerato sostenere che il ‘Lorenzina‘ è sempre stato uno punti di riferimento della vallata. E’ scritto in alcuni dei giudizi. Aggiungiamo che è motivo di attrazione, indotto, lavoro, serietà, scrupolo, sacrificio, professionalità. Gente attira gente. Non è un neppure un caso che depennare un locale dove si può leggere dalla clientela parole come “cibo squisito e garanzia di qualità, servizio impeccabile, gentilezza e professionalità estrema del personale, prezzo giusto, pulizia” possa essere giudicato una cantonata clamorosa da parte dell’ispettore della Michelin.  Comunque un’ingiustizia alla quale non è corretto piegarsi. Far finta di niente. Può capitare che un giorno un pasto non sia all’altezza, che la camera chiusa da tempo possa avere l’odore del chiuso. Da qui a bocciare inesorabilmente un esaminando di vecchia data non pare sia una scelta all’insegna della ragionevolezza e della realtà culinaria che il ristorante Lorenzina offre pedissequamente. Ci soffermiamo su questo aspetto perchè, inutile girarsi attorno, è accaduto qualcosa di grave. Inammissibile. Abbiamo  contattato la Michelin, nella veste di giornalisti, ci hanno cortesemente risposto che era il risultato di un pernottamento e di una cena di un loro ispettore. Ma non è una cena che può ‘distruggere’ la nomea di un locale da parte di una guida che non contrabbanda pubblicità, né l’acquisto di copie checché qualcuno, tra i ristoratori ed albergatori, lascia intendere. Lorenzo Pasquinelli avrebbe tutti i diritti morali, umani per essere tutelato e conoscere dove e come ha sbagliato servendo un dipendente Michelin. 

Basti pensare a cosa scriveva la Michelin nel 2016 del Lorenziana: “Semplice ed accogliente struttura dall’esperta ed attenta gestione  famigliare...”. Ma la Michelin edizione 2017, non ha colpito solo a Nava. Pochi chilometri oltre, in provincia di Cuneo, ha picchiato duro a Ormea dove ha ‘cancellato’ un’altro simbolo dell’ospitalità e della ristorazione della montagna. L’hotel ristorante San Carlo, da sempre della famiglia Cagna già proprietaria della prima centrale idroelettrica dell’alta Valle Tanaro, dell’allevamento di trote e della riserva lungo il fiume, oggi gestito da Renzo (Renzino per gli amici), la moglie Zusanne, le figlie. Come accadeva per Lorenzina, con due spazi: uno per la descrizione dell’albergo, l’altro del ristorante, la Guida ha fatto tabula rosa. Nel 2016 la Michelin onorava il San Carlo con queste parole: “ Non solo ospitalità alberghiera, i clienti si prendono anche . Una lezione che i proprietari,  Renzo e Zusanne,  hanno ormai capito da decenni…la cucina abbraccia le due regioni – Liguria e Piemonte, in una panoplia di piatti gustosi e genuini”. Si tenga conto che fatta salvo per da Beppe di Ponte di Nava di cui scriviamo più avanti, in un raggio di 50 chilometri non si trovano altri esercizi alberghieri e di ristorazione indicati nella guida a carattere internazionale, molto seguita dagli automobilisti e la più datata.

PER FORTUNA PONTE DI NAVA RESISTE E SI FA ONORE –  Una piccola premessa significativa a proposito di questa località e che ci riguarda direttamente sul fronte giornalistico. Ci sono tre articoli con notizie da Ponte di Nava che hanno avuto un numero di visualizzazioni (lettori) davvero straordinario. La morte improvvisa di Enzo Launo che con la moglie gestiva il negozio di alimentari, tabacchi, giornali vecchio di 150 anni (abbiamo raggiunto quota 3467); la scomparsa di un’altra figura di primo piano della frazione, Franco Agaccio, ‘maestro della logistica’, lo definiva l’ex sindaco Gian Benzo (anche in questa circostanza migliaia i lettori). Ancora migliaia, alla stregua di una città, il servizio sulla riapertura del negozio di alimentari – tabacchi dei Launo grazie a Donatella Mander.

Valentina Belli mamma e chef della cucina tipica ligure -piemontese collabora con il fratello Riccardo e papà Enzo

Oggi possiamo parlare, a ragione, di rivincita di Ponte di Nava. Se la confinante Nava ha vissuto una stagione invernale da dimenticare, appena oltre il confine troviamo uno scenario che fa ben sperare. O perlomeno descrive la forza della volontà, la resistenza a non rassegnarsi, anzi a reagire ed affrontare la sfida della pur sempre lunghissima crisi italiana che si protrae da nove anni, colpendo soprattutto l’entroterra e la montagna, con alcune eccezioni. Vedi le Langhe ed alcune aree dello stesso cuneese, pensiamo al boom di locali stellati, ai 5 stelle lusso tra gli hotel, ai Realis & Chateau.

A Ponte di Nava, nonostante non sia sempre festa, resiste con onore sulla ‘Michelin’ il ristorante  ’da Beppe‘, ricco di una storia ultracentenaria e di citazioni su libri e riviste italiane e straniere (come avevamo documentato su trucioli savonesi, ora trucioli), un editore tedesco aveva riservato al ristorante quattro pagine con alcune foto d’altri tempi, la mitica nonna Mariuccia ai fornelli. A fine 2014 la struttura era stata messa in vendita, la notizia letta sul nostro blog, da oltre 4 mila persone. Poi ‘allarme’ rientrato.  (vedi….). Ora l’eredità di tenere alto il nome, la tradizione, spetta ai fratelli  Valentina e Riccardo, seguiti con il consueto scrupolo non solo affettivo dal dr. Vincenzo (Enzo) Belli, l’apprezzatissimo segretario comunale ora in pensione e al quale avevamo dedicato un ritratto (vedi….).   La buona cucina, genuina del territorio, attrae clienti dall’intero bacino del basso cuneese, dalle vallate albenganesi e imperiesi. Dai liguri genovesi, in particolare, che hanno la seconda casa a Carnino, Upega, Viozene. Menu semplici e piatti tipici,  sono tra le caratteristiche e prezzo onesto. I giudizi di TripAdvisor sono eloquenti: 41 voti ‘eccellente’, 44 ‘molto buono’, 4 nella media e due soltanto insufficienti. Il locale è frequentato da coppie, seguono le famiglie, pranzi per affari, italiani soprattutto, seguiti da francesi, tedeschi, inglesi.

Perchè non porsi una domanda: cosa sarebbe l’Alto Tanaro senza un ristorante con le credenziali di da Beppe ? O San Carlo ? Ci lamentiamo quando il turismo, il commercio, si spengono come una candela, crolla il mercato degli affitti stagionali, immobiliare. Se è vero che più locali ci sono, meglio è per tutti, resta il dato di fatto che capita spesso di vedere il ruolo di locomotiva di un ristorante, di un’attività ricettiva. Senza andare lontano accadeva a Bardineto con il Piccolo Ranch. Andate a vedere oggi a che punto si è ridotta l’attrattiva del paese, il suo tessuto turistico e commerciale, se si esclude un  agriturismo e il caseificio Frascheri, anche in questo caso ad opera di una famiglia che si è rafforzata con le nuove leve e si sta espandendo, rafforzando sul mercato latticino e caseario.

Il dr Enzo Belli, una vita da segretario comunale in alta Valle Arroscia e Tanaro, con il figlio Riccardo titolari dello storico albergo ristorante da Beppe a Ponte di Nava

A Ponte di Nava il ristorante da Beppe vede la presenza, seppure solo nei giorni festivi, di Valentina Belli, scuola alberghiera alle spalle, curriculum ricco di esperienza e doti da chef e che si divide dando la priorità alla famiglia, ai figli. Così tocca al fratello fare la parte più impegnativa, sacrificarsi.

Nella frazione di Ormea fanno la loro parte con una clientela affezionata che apprezza, ritorna, fa da passaparola, altri due locali trattorie: da un quarto di secolo La Vecchia Locanda  di Livio Benzo, nato e cresciuto in questa terra e La Curva di Gianluca e Federica Omero, la sorella avvocato è assessore comunale di Ormea. Anche per queste due realtà il sinonimo del giusto rapporto qualità prezzo rappresenta un punto di forza, abbinato alla serietà e all’impegno. Basti pensare che un piatto di taglierini o tagliatelle fatte ‘in casa’ nei ristoranti di Ponte di Nava si paga sette euro, mentre sulla costa dove si lavora con la massa abbiamo raggiunto i 12 – 14 euro. Ad iniziare dalle pizzerie che si trovano sul lungomare e che in qualche caso però propongono menù a 10 euro tutto incluso.  Piccole, grandi contraddizioni del turismo balneare, della fascia costiera trasformata in alveari.

Ponte di Nava pone altre due notizie, riflessioni. La prima riguarda la sorte del negozio di frutta e verdura, alimentari che Franco Agaccio aveva fondato e trasformato nel più apprezzato centro commerciale dell’Alta Valle, una continua ‘processione’ di clienti. Le redini e la bandiera non si è ammainata. Il figlio Gianluigi sta degnamente proseguendo il lavoro dell’indimenticabile papà, con l’aiuto della sorella Sandra, della moglie, delle dipendenti. La famiglia Agaccio rappresenta un insostituibile punto di riferimento e di forza, di trazione.

La passerella sul Tanro al servizio dell’hotel ristorante da Beppe travoltra dall’alluvione del novembre 2016 e al centro di un laboriosa pratica tra Regione Piemonte e Liguria

Cosa significa, a  volte, operare a cavallo di un territorio che fa da confine tra due regioni, due province? E’ curioso quanto sta accadendo ai titolari dell’albergo – ristorante da Beppe. La famiglia Belli è proprietaria di un parcheggio che è stato asfaltato, dotato in parte di copertura, al servizio del locale, che a differenza dello stabile principale, si trova in provincia di Imperia. Unito all’edificio da una passerella pedonale. L’alluvione del novembre scorso ha travolto il ‘ponticello’ sul Tanaro. La pratica per la sua ricostruzione deve essere autorizzata da due enti: Regione Piemonte e Regione Liguria attraverso le rispettive province. Il dr. Vincenzo Belli ha un’indiscussa esperienza sul fronte della burocrazia, si direbbe la persona giusta quanto a competenza non comune ai semplici cittadini. Ebbene mentre l’iter per accedere all’autorizzazione  ed incombenze da parte del Piemonte è già stato approvato nel febbraio scorso, dalla Provincia di Imperia e dalla Regione Liguria i tempi si dilatono. E dire che dovrebbero essere le due regioni impegnate di concerto ad evitare che il cittadino contribuente, operatore turistico in questo caso, debba fare la spola negli uffici, con attese di mesi, spese di viaggi. Non è così. A quanto pare, al di là dell’attivismo mediatico e non, l’amministrazione del centro destra del presidente Toti e della leghista imperiese Sonia Viale non ha ancora fatto molti passi avanti, ovvero scelte che non constano, con la scure e la competenza. Il caso di Ponte di Nava dovrebbe essere di aiuto nella buona amministrazione, a cominciare dai tempi di attesa e dalla sbandierata sburocratizzazione. Un campanello d’allarme per i leghisti da sempre promotori della lotta alla burocrazia romana.

Sul prossimo numero di trucioli.it affronteremo un altro capitolo che riguarda Ormea, ma non solo. Come è andata a finire con la filiera del legno (vedi…..) che coinvolgeva 11 Comuni ? L’unica industria, con il turismo, di queste aree montane che avrebbe creato posti di lavoro, commercio, un indotto non effimero ? Perchè si è bloccato quel progetto e di chi è la maggiore responsabilità ? Cosa dicono le parti in causa ?

Luciano Corrado

IL RICCO MENU’ DI PASQUA 2017 AL RISTORANTE SAN CARLO DI ORMEA

 

 

 

 

 

 

Savona – Celle autostrada della morte, ma addio sicurezza con le ‘deroghe’ su strade. Cercasi competenze vere e non pagliacciate. E a proposito dell’Albenga – Predosa…

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E’ sempre antipatico sentir dire da qualcuno “io l’avevo detto”, ma purtroppo troppo volte questo ha senso ed è terribilmente vero. E dalle pagine web di trucioli.it, l’ingegner Forzano risponde alle osservazioni e alla accuse di Marco Castelli, presidente savonese di Ata-Pc (Associazione Tutela Ambiente Animali e Protezione Civile) a proposito di viabilità nel ponente ligure nell’Anna del Signore 2017. In questi giorni di fine marzo 2017 abbiamo purtroppo assistito ad una sequenza impressionante di incidenti coinvolgenti TIR sul tratto Albisola – Celle Ligure, sempre nello stesso punto.  Ma non solo lì! Vogliamo fare una riflessione? Sarà forse inutile, così come tante altre mie riflessioni passate, ma batti batti c’è la speranza che il messaggio passi!

Tutta l’autostrada ligure è stata mal disegnata, con spesso due sole corsie, senza corsie di emergenza, chicanes tra i ponti e l’ingresso delle gallerie, con gallerie fuori norma UE, che solo adesso si cerca di adattare, almeno per gli aspetti possibili di illuminazione, segnaletica e poco più. Curve tra Celle ed Albisola che hanno creato ecatombe di incidenti.

L’autostrada SV-GE in particolare è stata progettata da incompetenti: curve strette e mal disegnate, corsie strette, gallerie tra SV ed Albisola che erano fuori norma UE ed adesso miracolosamente non più.

Il rifacimento dello svincolo di Cornigliano è stato faraonico e costoso, ma l’ingresso verso SV in curva non è cambiato rispetto a prima = PERICOLOSISSIMO: i genovesi hanno pensato solo al lato verso GE centro!

Quando dall’aereoporto imboccate l’autostrada per Savona vi immettete al centro di in una curva a destra stretta e pericolosa, senza visibilità, un terno al lotto: e come se non bastasse vi trovate davanti una chicane di imbocco della galleria!  Che dire? Tutto si commenta da solo!  Perchè queste curve tra Albisola e Celle sono così micidiali?

L’autostrada dal casello di Savona Vado a Celle Ligure è troppo pericolosa: in primo luogo per difetti di progettazione, troppe curve mal disegnate. E’ evidente che se le gallerie e le curve tra Albisola e Celle fossero state disegnate col principio che non bisogna progettare opere pericolose per la gente non avremmo assistito ad una marea di incidenti quali quelle di questi decenni trascorsi.

Ci sono delle norme di “buona progettazione” che preesistevano alle normative di legge, ma norme o leggi “bisogna applicarle”!

Paolo Forzano, 69 anni, di Albissola Marina, frequenta l’ITIS G.Ferraris di Savona e si diploma perito meccanico, si laurea in ingegneria meccanico nucleare nel 1973 a Genova. Dopo brevi esperienze come insegnante all’ITIS e progettista alla Ferrero Impianti di Vado Ligure, entra in Ansaldo Meccanico Nucleare nel 1973, nella sezione calcolo scientifico. Si occupa di quasi tutte le discipline di calcolo computerizzato, di grafica computerizzata, di human-factors, di documentazione, di qualità, di organizzazione e gestione aziendale, di automazione. Nel “dopo Cernobyl” crea la sezione aziendale di intelligenza artificiale e sistemi esperti, disciplina per cui è professore a contratto presso l’Università di Genova nell’anno accademico 1988-89 col corso “i sistemi esperti per la gestione dei sistemi elettrici di potenza”. 1985-1991 : responsabile dello sviluppo di nuovi prodotti software riguardanti di Ansaldo Industria: sistemi esperti di diagnostica on line, e sistemi di gestione di procedure di emergenza per impianti, sistemi di simulazione e pianificazione di attivita’ per la gestione ottimale di impianti di laminazione, con la gestione integrata di ordini, personale, macchinario e relativa attrezzatura, magazzini, pianificazione strategica dei lotti di produzione. Nel 1992 sviluppa DIAM, metodologia e standard di rappresentazione applicabile ad una vasta tipologia di problemi e procedure. Nel 1996 riceve il premio speciale Ansaldo per l’innovazione per il modulo Autolay, modulo di DIAM che disegna automaticamente i grafi.   Membro: AAAI Associazione americana per l’intelligenza artificiale; IEEE Institute of Electrical and Electronic Engineers; HRP Halden Reactor Project, Norway. Collaborazione con GE General Electric, San Josè, CA Passione e impegno alle problematiche urbanistiche, di viabilità, di trasporto pubblico.

Lo svincolo nuovo di Margonara dell’Aurelia bis tra Albissola e Savona è stato progettato (anno 2015) da Anas in “deroga” alle vigenti leggi. In deroga vuol dire “al di fuori del rispetto delle leggi” e progettisti e politici ( sindaci, presidenti di provincia, presidenti regionali) dovrebbero essere responsabili e perseguiti per questo. Non è successo! La legge è stata “derogata” abbondantemente, ma cito solo i raggi di curvatura dei rami di svincolo della rotatoria di 9 metri quando la legge ne prevede 15 e suggerisce 25!

Anche questo è gravissimo! Ma nessuno se ne fa carico, nè tecnici, ne politici, nè magistratura.

Per i recenti incidenti TIR il Prefetto di Genova propone la soluzione di piazzare telecamere vessatorie, soluzione posticcia che non risolve il problema alla base, ma solo con una toppa. La politica che fa? Si nasconde con la testa sotto la sabbia, in attesa che passi l’onda mediatica e basta! Ma piuttosto a pensare di fare un nuovo tratto di autostrada decente, non ci pensa proprio.  La politica oggi non è più gestione oculata del proprio territorio ma piuttosto un trampolino verso lidi migliori, con attenzione a non lavorare troppo, a non scontrarsi con nessuno. Gli elettori, i cittadini, non contano se non il giorno delle elezioni.

In Liguria troppe opere in incubazione da decenni, senza futuro o quasi. Aurelia bis solo a tratti e senza senso. Autostrada fatiscente e pericolosa. Un incidente = regione spezzata in due. Albenga-Predosa una chimera nel cassetto. Gronda genovese una discussione millenaria. Raddoppio ferrovia a ponente chissà quando. Terzo valico una torta immensa. Nodo ferroviario di Genova un nodo gordiano.

Ricordo che tra Savona e Celle Ligure l’autostrada era inizialmente a doppio senso di marcia: poi, stringendo le carreggiate è stata portato a tre corsie per senso di marcia, abolendo le corsie di emergenza e portando i margini della strada al limite estremo.  Di conseguenza la strada è aumentata in pericolosità, perchè le auto sfiorano i limiti di destra o di sinistra, la visibilità è diminuita, le auto sono strette dai TIR in budelli che generano anche paura. Da evidenziare che le corsie sono 3,75 metri “teoriche” a partire dalla mezzeria delle righe di delimitazione: pertanto togli mezza riga a sinistra, togli mezza riga a destra la corsia effettiva è meno di 3,5 metri!   Poi bisogna ricordare che i mezzi pesanti in curva “occupano” più spazio trasversale che in rettilineo, e questo tanto più quanto le curve sono più strette. Un TIR non è un lombrico flessibile! In curva serve più di 3,75 metri!

L’occupazione di un mezzo in curva, in gergo tecnico, si chiama “fascia di ingombro” e dovrebbe “dovrebbe” essere tenuta in considerazione, ma forse è anche sconosciuta!

Più di una volta ero dietro ad auto che non sorpassavano i TIR, pur potendolo fare, per pura paura. Ma c’è da comprendere. La strada a volte fa paura! Nel 1990, ovvero quasi 30 anni fa, sostenevo che il tratto di autostrada tra Savona-Vado e Celle Ligure era da rifare a monte, con un tratto prevalentemente in galleria, disegnato con tutti i criteri geometrici, di sicurezza e di legge opportuni, 3 corsie vere per senso di marcia.

Il tratto di autostrada tra Savona-Vado e Celle Ligure “corrente” avrebbe dovuto essere dismesso e destinato alla funzione di Aurelia bis, con facili ed innumerevoli contatti col territorio. Così non è stato.

E’ stata progettata una Aurelia bis tra Savona ed Albisola che non è una Aurelia bis, perchè è solo un piccolo tratto, una cattedrale nel deserto. Infatti non c’è nessun progetto per prolungarla nè da Savona verso Savona Vado, nè da Albisola verso Celle Ligure.

Ma è mai possibile che i politici savonesi non sono capaci di chiedere di risolvere seriamente i problemi stradali del loro circondario? Quanti incidenti succedono? Quante volte la Liguria è spezzata in due dal blocco totale che gli incidenti provocano?

In questi giorni c’è stato anche, purtroppo, un grave “corredo” di morti e feriti. Anche le mie figlie anni or sono ebbero un incidente in una galleria tra Celle ed Albissola, fortunatamente senza danni per loro: solo danni all’auto. Da anni ogni tanto qualche politico di turno sollevava l’idea di rifare questo tratto di autostrada. Oggi non più. Va tutto bene. L’Aurelia bis in costruzione sarà una panacea (non ci crede neppure l’Anas!)! Andiamo avanti così?

L’autista del TIR che ha provocato l’incidente ha pianto per i morti: vorrei abbracciarlo! Anche lui vittima di questo tratto di strada maledetto!

Comitato Casello Albamare, il Presidente

Paolo Forzano

LA RIFLESSIONE DELL’INGEGNER FORZANO SULLE PROPOSTE E LE ACCUSE DI MARCO CASTELLI

Ho letto la proposta che arriva da Marco Castelli, presidente savonese di Ata-Pc (Associazione Tutela Ambiente Animali e Protezione Civile), in seguito alla tragedia che domenica è costata la vita a due operai nel tratto tra i caselli di Albisola e Celle Ligure:

1) “Considerato che la A10 non sembra rispondere in pieno ai requisiti di sicurezza. “

2) “proponiamo di declassarla a superstrada, assoggettarla al limite di velocità di 90 km/h e installare velox e tutor affinché vengano rispettati”.

3) “L’autostrada Genova-Ventimiglia da anni palesa la sua inadeguatezza rispetto agli attuali volumi di traffico – fa notare Castelli – Ogni weekend si formano code interminabili che danneggiano il turismo (spingendo molti a scegliere mete alternative) e l’ambiente, con emissione di enormi quantità di gas di scarico”.

4) “A questi problemi si sta aggiungendo un numero sempre crescente di incidenti gravi, con un costo drammatico in vite umane”.

3) “Se è palese che il tracciato autostradale soffra di problemi strutturali (corsie strette, mancanza corsia d’emergenza, curve, ecc), è evidente come tali problemi siano esasperati dalla presenza spropositata di camion – prosegue Castelli – E’ sufficiente percorrere pochi km per trovarsi costretti a sorpassare colonne di 10/15 camion, o dover schivare tir che rallentano improvvisamente, frenati in salita da carichi pesantissimi, o ancora venir pressati da autotreni lanciati a velocità pericolosa, magari per rispettare tempi di consegna assurdi”.

4) “Più volte – ricorda il presidente di Ata-Pc – si è ipotizzato di realizzare nuovi tronchi autostradali, come la Carcare Predosa o la Albenga Ceva. Siamo contrari a questa ipotesi, per molte ragioni. Innanzitutto, non si eliminerebbe il problema ma lo si sposterebbe soltanto, lasciando peraltro congestionato il tratto da Ventimiglia ad Albenga o Savona. Poi si causerebbe la distruzione di aree naturali incontaminate e di grandissimo valore (anche turistico) come l’alta Valle Bormida o le Valli di Albenga, devastandole con cemento e traffico. Infine, la carenza di risorse economiche rende tali ipotesi difficili da realizzare”.

5) “Riteniamo che la soluzione sia convertire il trasporto merci a lunga percorrenza da gomma a nave, sfruttando di più e meglio le ‘autostrade del mare’. La maggior parte dei camion che oggi intasano la A10 proviene da Spagna e Portogallo, e percorre quindi distanze enormi lungo Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e dotati di ottimi porti. Ostinarsi a movimentare queste merci su camion significa perseverare in un atteggiamento ottuso, che provoca enorme spreco di carburante, ingentissime emissioni di gas serra (che invece dobbiamo assolutamente ridurre, se non si vuole oltrepassare il ‘punto di non ritorno’ per il pianeta), inquinamento atmosferico dei centri costieri, congestione del traffico e, come si è visto, morti e feriti”.

6) Ma crediamo che Regione e Governo debbano fare qualcosa di più che limitarsi a esprimere sentite condoglianze quando si verificano incidenti con vittime. Il traffico pesante ormai è insostenibile e fuori controllo.

Sono perfettamente d’accordo su molti punti di Marco Castelli: 1,3,4,6. Su questi punti c’è assoluto accordo.

Sul punto 5) ritengo che la soluzione sia praticabile abbastanza facilmente. Trasferire una buona parte di camion da autostrada a nave potrebbe essere anche abbastanza velocemente attuabile. Resta il punto cruciale dello sbarco a Savona od a Genova con evidente necessità comunque di ritrasferire i TIR su autostrada. La soluzione varrebbe quindi tra Ventimiglia e Savona-Genova.

Sul punto 4) ritengo invece che la necessità di realizzare uno sbocco all’eccessivo traffico tra Albenga e Genova possa avere una soluzione come la Carcare Predosa non invece come la Albenga Ceva che è fuori tiro rispetto ad un traffico che è diretto verso il milanese.

Il progetto dell’Albenga Predosa non è comunque un progetto da prendere così com’è, potrebbe essere rivisto specie nella zona del finalese, dove è poco rispettoso dell’ambiente.

Avere una autostrada invece che una superstrada ci può garantire almeno un po’ di manutenzione, cosa che l’Anas credo non sia in grado di effettuare efficacemente. Ricordo solo che ogni tre pietre cadute il cantiere dura anni! E’ evidente l’enorme costo in termini di pedaggio per i liguri, ma l’autostrada è un’arteria vitale per il ponente e tutta la Liguria, e non possiamo privarcene !

Paolo Forzano

 

Quel Salvatore fotografo e cronistaAlbissola: serata in fornace per ricordare

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L’Associazione ‘La Fornace’ ha organizzato una serata-omaggio dedicata a Salvatore Gallo, giovedì 6 aprile, alle ore 21 alla Fornace Alba Docilia, nel centro storico di Albissola Marina. Con gli interventi del giornalista Luciano Angelini, già a capo della redazione del Secolo XIX di Savona, poi condirettore del giornale fino alla pensione e di Angelo Gallo, cineoperatore per le reti Rai e Mediaset, figlio di Salvatore per anni punto di riferimento della cronaca di Savona e provincia. 

Una serata dedicata al mitico Salvatore Gallo anche per ricordare un grande professionista, ma soprattutto un maestro e amico personale di molti cronisti del Secolo XIX in particolare, ma anche de La Stampa, la Repubblica, il Mercantile, la Gazzetta del Lunedì, Rai, Mediaset. Operatori dell’informazione in Liguria che hanno raggiunto la pensione, altri sono ancora al lavoro.

 

Cumpà, non te preoccupe’. In poche parole un bel minestrone linguistico, ma è la frase che Salvatore Gallo pronunciava spessissimo e, in fondo, lo caratterizzava. Non era solo il modo per tranquillizzare chi, a tarda sera, aspettava il suo servizio fotografico che doveva essere pubblicato solo poche ore dopo sulle pagine del ‘Decimonono’, ma era quasi una sua filosofia di vita. Non è mai uscita una pagina bianca perché mancava una sua fotografia, e quelle parole, condite con un pizzico di Sicilia, sua terra d’origine, erano un modo per dare serenità a se stesso e agli altri. Gallo, al di là del giornale, è stato un personaggio: lo conoscevano veramente tutti non solo ad Albisola, ma era noto ben oltre i confini di questo lembo di Liguria in cui aveva scelto di vivere e di lavorare, con la moglie Luisa e il figlio Angelo.

Sarà proprio quest’ultimo, affermato fotografo e produttore video per le tv nazionali, a raccontare di suo padre, che gli ha insegnato il mestiere quando era poco più che un bambino. Accanto a lui, a tratteggiare la figura di Gallo, professionista della fotografia, sarà Luciano Angelini, giornalista, diventato condirettore de ‘Il Secolo XIX’ dopo la lunga esperienza di capo della redazione savonese. Un lavoro fianco a fianco, come è stato per più generazioni di giornalisti, del Secolo e della Stampa (oggi un’unica cosa, un tempo acerrimi concorrenti): in tanti hanno annunciato la loro presenza a questa serata. L’appuntamento omaggio a Salvatore Gallo è per giovedì 6 aprile, alle ore 21, alla Fornace Alba Docilia, nel centro storico di Albissola Marina.

In aprile, la serata successiva è in programma venerdì 28, protagonista Alberto Mantero, poliedrico personaggio che racconterà non solo le sue esperienze nella ceramica e nella produzione di Macachi, ma anche quella di scrittore e poeta. E, fino al 17 aprile, Pasquetta (apertura straordinaria con orario festivo, chiuso il giorno di Pasqua), in Fornace prosegue la mostra ‘Quando la ceramica è donna’. Fino a quella data, l’orario di apertura pomeridiana resta quello invernale, dalle 16 alle 18; da sabato 22 aprile orario 17-19 (sabato e domenica mattina sempre 10-12).

La gratitudine di Albenga a due ‘figli diletti’Ricordi, elogi e commozione per l’avvocato Cosimo Costa e la moglie Josepha Restagno

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La gratitudine di Albenga, di una comunità che va oltre il comprensorio, a due personaggi straordinari per la dedizione e le doti che hanno profuso nel campo della storia locale, della ricerca storica, della cultura, delle tradizioni, del bon ton con tutto quanto dovrebbe unire, aggregare, fraternizzare. E’ vero quel detto secondo cui ‘signori si nasce’, ma al di là delle origini nobili del casato Costa e ciò che rappresenta per Albenga, l’avvocato Cosimo Costa e la moglie Josepha Restagno sono il fulgido esempio della signorilità umana, messa in pratica nel ruolo che hanno svolto, con dedizione, passione e – perché no – disinteresse venale. 

Alassio, borse di studio a giornalisti in erba

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Alla biblioteca civica di Alassio tradizionale appuntamento per la consegna dei premi e borse di studio a studenti giornalisti in erba in memoria di Alfredo Provenzali e Nello Aicardi. La cerimonia nell’ambito di una giornata con il Gruppo Cronisti Liguri, Comune, Lions, Bagni Marini, Vecchia Alassio e Amici di Borgo Coscia.

VIII Memorial B. Marchiano, medico e due sindaci testimonial di 25 adozioni a distanza

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VIII Memorial B. Marchiano: il medico cooperante Alfonso Fossà e i sindaci  Enzo Canepa (Alassio) e Giorgio Cangiano (Albenga) testimoni per la cena solidale di AVSI. Oltre 100 talenti solidali del “Bruno”, del “Giancardi”, del “Galilei” e dell’ “Aicardi”, coordinati dai loro docenti e dalla preside Simonetta Barile, si sono impegnati per superare le venticinque adozioni a distanza dell’anno scolastico 2015/16.

Il tavolo degli ospiti d’onore della serata con il cav. Angelo Marchiano

Cena delle grandi occasioni all’alberghiero di Alassio per l’edizione del “ Marchiano” dedicata alla solidarietà. Dopo la solidarietà tra generazioni che ha visto l’inizio del concorso dedicato ai talenti dell’hotellerie, l’ottava rassegna acquista un profilo internazionale grazie alla collaborazione con A.V.S.I.

Tanti ospiti ed amici dell’Associazione Volontari Servizi Internazionali, tra i qua li i sindaci Giorgio Cangiano e Enzo Canepa, i dirigenti scolastici Sabrina Poggio, Gian Maria Zavattaro e la padrona di casa Simonetta Barile che da due anni dirige tutte le scuole superiori del ponente savonese.

L’edizione 2017 della manifestazione dedicata al grande chef laiguegliese ha visto per la prima volta collaborare insieme, attorno al progetto del sostegno a distanza dell’AVSI, alunni provenienti dalla provincia di Imperia e Savona che grazie alle tante iniziative, eventi ed attività didattiche che sono state previste dagli organizzatori, hanno potuto offrire il loro tempo e le loro competenze a favore dei loro coetanei nei Paesi in via di sviluppo. Un lavoro che consentirà alla ONLUS di supportare nuove comunità attraverso progetti educativi e sostegni a distanza che garantiranno a nuovi talenti di affermarsi e consolidarsi con ricadute sullo sviluppo sostenibile e sulla crescita dei loro Paesi.

Alfredo Fossà medico cooperante AVSI

Ospite d’onore della serata, Alfonso Fossà, medico e cooperante che, nel suo intervento, ha lodato l’impegno dei ragazzi a favore dei loro coetanei dei Paesi più poveri del mondo, augurandosi che questa esperienza, che ha coinvolto e che coinvolgerà oltre 2000 ragazzi, sia da modello per altre comunità educative affinché l’etica della responsabilità e del bene comune possa trovare maggior spazio nei percorsi scolastici e nella vita quotidiana delle nuove generazioni.

La raccolta fondi a favore di AVSI continuerà durante “Fior d’Albenga” con eventi, coking show, laboratori creativi e momenti di cultura che vedranno impegnati alunni e docenti del “Bruno”, del “Giancardi”, del “Galilei” e dell’ “Aicardi”. La cena didattica, liberamente ispirata al libro “Siamo alla frutta” della docente Elena Accati, con un menu tutto speciale dedicato al testo, firmato a quattro mani dalle chef Rita Baio e Katiuscia Giuria, affiancate in cucina dalle finaliste del concorso Vittoria De Leo, Francesca Careddu, Lara Ghigliazza, Giuliana Pedrini e Angelica Schivo.

La serata, patrocinata dalla delegazione savonese dell’A.I.S., ha visto la consegna del premio somellerie alle alunne del corso di sala Giorgia Imarisio e Sheila Mayra Kirsh . Sempre nel segno dei “talenti solidali” sono state premiate dai sindaci Cangiano e Canepa le alunne della classe IV corso di accoglienza a testimonianza dell’impegno a favore del senso civico con il progetto “Steward dell’ambiente”.

Il dirigente scolastico Simonetta Barile

Il concorso, coordinato dal Centro Studi del “Giancardi”, è realizzato in collaborazione con “RZERO” Group – Albenga, RaveraBio – Lions Club “Baia del Sole” – Alassio e con il supporto dei docenti Marisa Ravera, Laura Ferrari, Giuseppe Rossi, Mariella Gaudenti, Roberto Luciano, Antonella Annitto, Daniela Aicardi, Silvia Rossetto, Marina Bruzzone, Monica Barbera, Rita Baio, Katiuscia Giuria, Michela Calandruccio, Giovanni Marello e Franco Laureri.

 

 

 

 

 

 

Alassio la serata con le brigate al lavoro

La presentazione del libro Siamo alla Frutta

Cangiano, Canepa, insegnanti e Marchiano

Giorgia Imarisio e Sheila Mayra Kirsh

La brigata di sala e sommelier AIS

 

Alassio Marta Deandreis premiata

 

 

Prof Nello Simoncini

 

Prof.ssa Marisa Ravera dell’ AVSI





Quando il calcio diverte. Immagini da album Alassio imbattibile trionfa pure sulla Dianese Il presidente Vincenzi? Lo vogliono sindaco

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Troppo forte, potente, atletica, grande professionista l’Alassio F.C. da iscrivere negli annali di cronaca sportiva.  Promozione già assicurata nella precedente partita giocata a Savona contro lo Speranza. Ma anche con la Dianese & Golfo non c’è stato santo che tenga. Un sonoro 4 a 1, con il presidente avvocato Vincenzi, l’allenatore Di Latte e lo sponsor Coxe al settimo cielo. Al punto che per gioco o per scherzo circola il tam tam che per risollevare Alassio ( ne ha davvero bisogno ?) sarebbe stata offerta la candidatura di sindaco al presidente Fabrizio Vincenzi, in tandem con Coxe. Scrutatore di seggio per Di Latte. Si accettano già le scommesse, ‘giudice di gara’ l’obiettivo implacabile e imbattibile di Silvio Fasano. Battitore libero della partita elettorale Fabio Lucchini, in arte blogger di successo.


Borghetto vota /La parola a Gianatti, 43 anni da medico, due volte assessore, ex sindaco a Ceriale: Perché ricandiderei Malpangotto, ok per la Oliva e la Pogliani. Peccato per Figini

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“Un sindaco per Borghetto Santo Spirito ? Non avrei dubbi, l’ingegner Malpangotto. Non sarebbe una svolta, ma sicuramente la ripresa di cui c’è assoluto bisogno. Dall’alto dei miei 84 anni, dall’esperienza di vita, vicino ai deboli e ai ricchi, ai sani e agli ammalati, con un mandato da sindaco di Ceriale, due volte assessore alla Cultura a Borghetto, due volte imputato e scagionato, credo in un futuro migliore per i nostri figli, i nostri nipoti. La cura è un sindaco campione: con esperienza. Non deve essere un’aquila. Farà sorridere ! ? Malpangotto da sindaco tutti i giorni faceva due passi in paese per rendersi conto del biglietto da visita: ordine, pulizia, decoro. Non servono voli pindarici, annunci grandiosi di chi promette di  tutto e di più. Ci vuole serietà, coerenza, rigore. A partire dalla piccole cose. E saper ascoltare, con umiltà”.

Il dr Aldo Gianatti mostra con orgoglio la Tessera del Tifoso Savona 1907 FBC – Lega Pro

Le giovani generazioni non possono sapere, tanti forse non ricordano. Aldo Gianatti è stato tra i personaggi di primo piano del tessuto sociale, professionale, politico amministrativo della storia savonese. La tessera a cui più tiene è quella del Tifoso Savona  1907  FBC – Lega Pro. “Guai chi me la tocca !” La tiene nel portafogli, la mostra agli amici alla stregua di un cimelio cui andare fieri. In realtà ha giocato nella Veloce all’età di 13 anni. Supertifoso del Milan. “Un mio fratello è interista, era amico di Meazza“.

Aldo Gianatti un migrante prima di tutto, anche se è nato a Chiasso. La mamma era siracusana, anche papà era siciliano e funzionario della Dogana. All’epoca i’ sudisti’ li mandavano in servizio al Nord e viceversa. Nel 1942  per la famiglia Gianatti trasferimento a Savona: padre, madre e figli: Aldo, Giorgio, Alberto. Tutti e tre ancora in vita. “A Savona ho iniziato la quinta elementare, poi le medie, il liceo, l’Università a Genova”.  E oggi ? “Guardo le persone prima di ogni cosa come medico”.

Come osserva la sua Borghetto il dottor Gianatti ? “Preferisco pensarla quando era una cittadina viva, ricca di iniziative, con gente piena di buona volontà, attaccata al proprio paese, qui c’era il ristorante del mitico Ferrer, ma abbiamo pure tele di Giuseppe Valaracco, detto il ‘Sardo’, custodite nella chiesa di San Matteo  e nell’oratorio. E il piccolo borgo con le sue quattro antiche porte.  La storia per fortuna non l’hanno ancora cancellata anche se andrebbe maggiormente valorizzata e fatta conoscere. Non posso credere che Borghetto sia condannata alla deriva, all’abisso, a fanalino di coda in Riviera. Sono arrivato in Riviera nell’aprile del 1960, ho iniziato da medico dell’Elioteti, 400 piccoli ospiti. Gli anni del dottor Antonio Tagliasacchi, grande uomo e grande medico, gli anni del dr. Bartolomeo Merlo, detto Bertin. Si operava attraverso il Consorzio tra i due comuni: Ceriale e Borghetto.  In origine iniziai con il dr. Zanelli, otorino, morto a 34 anni.  Ho lavorato con i pazienti fino a 70 anni. Prima dall’Inam, da ultimo l’ Asl. Mi sono laureato nel 1959 e nel 1967 ho preso la specializzazione in Igiene; nel 1973, a Torino, ha conseguito la seconda specialità, Endocrinologia“.

Sindaco a Ceriale,  dopo Dellfino, anni ottanta. A Borghetto era nel 1997. “Mi convinse a tornare in pista Franco Malpangotto, con lui sono stato consigliere comunale ed assessore, alla Cultura in particolare. Erano gli anni in cui la Biblioteca ha trovato la nuova e idonea sede, in consorzio con Toirano, Boissano e Balestrino.”

Il dr. Gianatti 44 anni da medico di famiglia a Borghetto e Ceriale

Borghetto che tra le tante vicissitudini annovera l’arrivo del commissario prefettizio. Gianatti: “Su questo aspetto vorrei dire due cosette. Intanto la vendita della palazzina Villa Laura poteva risparmiarcela e lasciare ogni decisione al consiglio comunale eletto dai  cittadini. Vendere non è stata una scelta felice per la comunità. Inoltre non capisco perchè abbiano designato un alto funzionario statale che a quanto si è letto era già nel mirino, da un anno, di una delicata indagine sfociata in arresti. Voglio credere sia innocente, ma la tegola non ci voleva in una cittadina debilitata anche da un buco di bilancio. Dovevano mandare proprio lui ? Ho saputo inoltre che ha rilasciato permessi per la durata di 12 anni ad ambulanti autorizzati a piazzare bancarelle in Piazza Libertà. Non credo sia lo strumento migliore per far riviere la città, a parte qualcuno che mi si dice vende pure cose taroccate”.

Ci avviciniamo alle elezioni, lei chi vedrebbe a futuro sindaco ? “Nessuna  incertezza su Malpangotto, c’è bisogno di una persona della sua caratura, esperienza, tenacia, capacità. Non è solo un modo di dire, l’uomo giusto al posto giusto. Mi auguro che non si perda questa occasione. Si torni a scegliere tra il centro destra e il centro sinistra, senza l’avvento di liste civiche anche se sono diventate una moda come  la pizza. Malpangotto ha governato per dieci anni, dal 1997 al 2007, col simbolo della Casa delle Libertà. E per Borghetto sono stati anni positivi”.

Il dr. Gianatti è stato sindaco di Ceriale primi anni ’80 e dal 1997 assessore alla Cultura a Borghetto S. Spirito per due legislature

E’ sicuro che il centro destra, a larga coalizione sulla scia del governo in Regione , anche a Borghetto punterà proprio su Malpangotto ? “Il mio modesto suggerimento, a chi me lo ha richiesto, è stato questo. Poi non c’è da stupirsi di nulla. Non sono riusciti né gli uni, né  gli altri a risolvere  forse il problema numero uno della cittadina, ovvero eliminare lo scandalo dell’ex oleificio Roveraro, ubicato sulla via Aurelia, nel cuore della città, costruito all’inizio del XX secolo.  Con Malpangotto sono sicuro che la soluzione sarebbe quella di realizzare una bella piazza e giardini degni di questo nome, per bambini, anziani, famiglie. Ci rendiamo conto di cosa offre Borghetto oggi in termini di verde pubblico attrezzato ? Con Malpangotto si metterebbe finalmente mano ad un’altra vergogna, ovvero l’affitto di seconde case indegne di essere sul mercato turistico. Ci sono alloggi impresentabili, a cominciare dall’arredamento. Potrebbe essere un risorsa economica, invece la prendiamo a calci nell’indifferenza, nell’insipienza di chi deve decidere, nelle chiacchiere fine a se stesse”.

Complesso edilizio Roveraro, un pugno nello stomaco da qualunque parte lo si osservi. Trucioli.it, anche con Silvestro Pampolini e Giovanni Sanna, ha scritto articoli di fuoco. Chissenefrega ! Scena muta. E’ stato sindaco dal 2007 al 2012 Santiago Vacca per Casa delle Libertà e poi Popolo della Libertà. Un conflitto di interessi alla luce del sole.  Gianatti:Lo ammetto, non frequento internet, anche se il cronista Luciano Corrado, lo ricordo bene, uno che non ha mai fatto sconti a nessuno.  Santiago ? Gli voglio un gran bene, però  come sindaco nel caso ex Oleificio era parte in causa per via della mamma, quindi dell’eredità sua e della sorella. Non sarà un caso se Santiago non gode molte simpatie nel suo paese. Certamente non è stato aiutato da un’altra persone che stimo, Franca Roveraro, e non possiamo dimenticare che ha un marito che il suo mestiere di costruttore lo sa fare. E’ stato lui a tirare la corda, a volere sempre di più e siamo alla paralisi, al danno che la città subisce. Un errore clamoroso non avere preso una decisione, lasciando la desolazione di un complesso edilizio abbandonato. Che tutti criticano  e nessuno ci invidia.  Anche se sarebbe una straordinaria risorsa in un altro contesto urbanistico”.

Il centro storico di Borghetto ha ormai il record in Riviera di locali chiusi e desertificazione

Quando si parla di ripresa economica è necessario trovare le persone e la materia prima, vale a dire il mercato. Da anni scriviamo che l’immagine del centro storico è paragonabile, simbolicamente, alle rovine di una guerra. E’ impensabile far finta di nulla, sorvolare. Sarà pure un problema di caro affitti, di proprietari dei muri forse poco sensibili alla crisi che attanaglia ormai da tempo Borghetto. Chi ci ha provato ed ha rischiato può testimoniare cosa significa rimetterci fiori di quattrini.  Gianatti: ” E’ vero il tema degli affitti non può passare in secondo piano, è vero la desertificazione del centro storico è il secondo pugno nello stomaco. La cartina di tornasole.  Di recente  si è tenuta la cerimonia in onore delle aziende che hanno raggiunto il mezzo secolo di vita. Nel centro città pensiamo alla famiglia Oxilia, in attività dal 1914.  C’è il ristorante pizzeria Ca’ del Manin che si fa onore nei nostri carruggi, con giudizi eccellenti dei commensali. Ci sono i locali del lungomare molto attivi nell’offerta culinaria e fanno bella figura. Per quanto mi riguarda posso dire che con mia moglie non ci siamo tirati indietro. Proprio di fronte alla nostra profumeria di via Colombo, un locale della famiglia è stato dato in affitto per una nuova apertura ad un commerciante di scarpe che ha negozi a Calizzano e Bardineto. “

Un borghettino doc tifoso di Malpangotto, ma soprattutto è fiducioso… Gianatti: “ Credo in una ripresa generale del nostro Paese, con un forte impulso nel momento in cui andremo a votare. Non dimentichiamoci che siamo gli unici in Europa ad essere reduci da quattro governi non scelti dagli elettori.  E Borghetto, con ritorno alle urne, beneficerà della ripresa, non mi accontenterei della ripresina. Borghetto con i lavori in corso al Castello Borelli, con il porticciolo – approdo della famiglia Murialdo, con la pedonale mozzafiato a Capo Santo Spirito con sbocco a Ceriale, con il nuovo lungomare di ponente ha  bisogno di creare le condizioni perchè chi viene a trascorrere le vacanze nella nostra cittadina non vada solo a fare shopping ad Alassio o a Loano.”.

L’emblema della crisi anche nel centro storico: da 11 anni il cartello affittasi: il locale ‘ solo di 2 mq.

L’abbiamo scritto, a Borghetto è attiva la Fondazione Vacca, di cui il dr. Gianatti è tesoriere, che aiuta economicamente gli studenti meritevoli e bisognosi. Un’opportunità unica nel Savonese per la valorizzazione del mondo giovanile. Quelle che alla fine dei conti si ritrova più penalizzato verso il futuro.  Gianatti: ” E’ sacrosanto sostenere che abbiamo toccato il fondo, che lo specchio del centro storico e edificio Roveraro dovrebbero farci arrossire. Hanno aperto attività un paio di famiglie asiatiche, persone degne, ogni tanto mi chiedono consigli…. Siamo però  giunti all’ora x: Borghetto deve ripartire con una sindaco ed un’amministrazione all’altezza dell’emergenza.”

Si parla di un ruolo per Bruno Angelucci, che ne pensa ? Gianatti: “Un bravo imprenditore, è stato mio paziente, è stato vice sindaco, preferisco vederlo nei panni di costruttore”.   In realtà è il segretario locale di Forza Italia. C’è chi sussurra abbia qualche problemino con la giustizia per via di storie edilizie, dunque si sia autoescluso da una candidatura. E Roberto Moreno, Pdl, a sua volta reduce del parlamentino ? Gianatti : ”  Creso sia persona preparata, a modo, però un po’ distaccata dalla gente…”. A quanto si ascolta Moreno si sarebbe lasciato coinvolgere nella ricostruzione di un edificio di fronte all’ex fabbrica Roveraro, a confine con la proprietà Miino, in origine c’era un meccanico. Pare che ci sia stato un valzer di immobiliaristi non al massimo della visibilità.

Che dire di una lista civica con Maria Grazia Oliva candidata sindaco ? Gianatti: “Ribadisco la mia avversione alla liste civiche. Se non sbaglio il ‘licenziato’ Gianni Gondolfo aveva vinto le elezioni nel 2012 con una lista civica di centro sinistra. Avrà avuto persone valide, penso a Parrinello, laureato a pieni voti alla prestigiosa Università di Pisa e compagno iscritto al Pd. Come sia andata a finire lo sappiamo. Io sono per lo stemma del partito nella scheda elettorale. Sono tra chi pensa che Matteo Renzi è un ex Dc, ma un comunista alla mercé di  Napolitano. Sono convinto che un buon sindaco sarebbe il dr. Gianluigi Figini con lo stemma di quello che è stato il suo partito, il Psi di Craxi. Figini ha dimostrato di essere persona ricca di doti, conosce di cosa è fatta Borghetto, credo abbia raggiunto la capacità e la forza di non farsi condizionare. Ha esperienza. Peccato però non sia interessato alla difficile partita che attende Borghetto nei prossimi anni. Ci sono altre due persone che vedrei come sindaco. Maria Grazia Oliva non è soltanto una brava persona che ho apprezzato ed apprezzo, non so però se una mamma con tre figli possa dedicare tutte le sue energie per fare il sindaco a tempo pieno, come Borghetto richiede. Se accettasse io la voterei e sono convinto che non deluderebbe. C’è però un’altra candidata in rosa che vedrei sindaco: una personalità straordinaria quale è  la dottoressa  Marisa Pogliani, ma purtroppo abita a Savona. Non avrei remore, nonostante fosse stata chiamata a Borghetto da un sindaco di sinistra. Ha un bagaglio di capacità e competenza. Come per Malpangotto, la persona giusta al posto giusto.”

Da oltre 20 anni l’edificio fronte spiaggia e sulla passeggiata a mare è desolatamente abbandonato e indecoroso

E la Lega Nord a Borghetto ? Gianatti: ”Per il momento non mi pare abbia un ruolo strategico anche a Borghetto, per il resto che cosa esattamente questo partito voglia non l’ho ancora capito, visto che sa stare al governo come in Liguria ed in altre regioni, ma con un ruolo predominante di partito di lotta e di denunce. Quanto a Grillo meglio faccia il comico, non posso pensare che di essere governato da chi cavalca dal mattino a notte fonda il ruolo di contestatore per poi leggere che dove comandano c’è un capo che decide per tutti. E’ facilissimo cavalcare il malessere sociale…”.

Il  dr. Gianatti esprime il timore di apparire nell’intervista giudice o professore che da i voti. Le sue riflessioni non sono pagelle, né sentenze. Parla col cuore prima di tutto, con la saggezza di chi ha dedicato l’esistenza terrena ad una missione sociale. Testimone dei tempi. Medico a Borghetto, a  Ceriale, ma lo chiamavano anche ad Alassio, ad Albenga, fino al 2003. Un camice bianco alla vecchia maniera, lo diciamo per i giovani che ignorano la storia.

I pazienti mi chiamavano a tutte le ore. A Borghetto avevo il secondo studio.  Uscivo alle 19, alle 20, spesso a mezzanotte. E non era un’eccezione essere chiamato in piena notte, vestirsi e raggiungere il malato al suo capezzale, a casa. Ho fatto parte di una generazione, con Tagliasacchi, Merlo, Mazza. La compianta moglie del collega Merlo, insegnante, era assessore della mia giunta. Sicuramente Borghetto, diciamo pure anche Ceriale, hanno necessità di sindaci che siano allergici alla scrivania, piuttosto camminino per strada, ogni giorno, si rendano conto della situazione. Sappiano garantire un paese pulito, che si presenta ordinato ai residenti e ai turisti, dove non ci siano case e immobili lasciati in abbandono, con facciate che sono un insulto al decoro urbano. Un sindaco che non deve sapere da altri in che condizioni è la sua città e cosa produce la macchina comunale.  Un primo cittadino diligente e presente”.

L’edificio chiuso e in rovina sul lungomare di fronte alle cabine balneari

Una battuta finale. Gianatti: ” Non direi che bisogna imitare il sindaco uscente Ennio Fazio,  brava persona, uscito a testa alta dalla vicenda della T 1, ma non lascia certo un’eredità esaltante. Oggi un sindaco dovrà essere lungimirante, però guai se non sa guardare le piccole cose. Partiamo dalle cicche, a chi sputa per terra, alle bottiglie abbandonate nelle aiuole, ai fracassone, al disordine”. Gianatti legato a Ceriale anche da un’associazione meritevole di pubblici elogi: l’Avis. “Mi chiamò il presidente Bruzzonericorda -  ed assunsi il ruolo di direttore sanitario, un’esperienza umana bellissima, con almeno 200 soci. Continuo a dare il mio piccolo contributo controllando l’esito degli esamini clinici in collaborazione con Pietra Ligure. Un paio d’ore delle mia giornata le trascorro, da volontario in supporto del laboratorio della biologa dottoressa Sara Geloso Domini“. 

Il dr. Aldo Gianatti, con la prima moglie Cesira Bussadori, pediatraha educato tre figli: Paolo, avvocato penalista, coniugato con Claudia Ardoino, a sua volta, con studio legale a Laigueglia; Rita medico chirurgo all’ospedale di Albenga, Umberto biologo alla Casa di Cura San Michele. Paolo ha fatto un’esperienza politica quale candidato del Pli.

E come vorrebbe essere ricordato dai posteri ? “Una persona normale, un medico che vuole bene a Borghetto, a Ceriale. Un pubblico amministratore coinvolto in due inchieste giudiziarie. Una sulle invalidità facili ed avevo l’avvocato Donato Cangiano, comunista perbene, quale difensore.  Ero un membro della commissione e in pratica mi si accusava di voto di scambio. Fui scagionato. Poi fui indiziato di reato per l’edificio delle scuole elementari delle Muragne di Ceriale, oggi inesorabilmente chiude. Assolto perchè il fatto non sussiste”.   In realtà quella vicenda che chiamava in causa anche un borghettino, Ottavio Roveraro, si chiusee  dopo anni  di letargo in una bolla di sapone. Ed aveva visto incarcerati esponenti di primo piano dei camici bianchi ingauni, con almeno un paio di fratelli massoni. Gli ordini di cattura e le prime indagini partirono dall’allora procuratore della repubblica Michele Russo. L’affaire tenne banco nella cronaca regionale e provinciale per parecchi mesi. Il sipario dell’oblio ha fatto il resto. Nulla, ovviamente, rispetto alle rovine causate dalla Rapallizzazione di Borghetto con i ‘grattacieli’ a 10 piani fronte mare, sulla spiaggia: condominio al Sole, al Faro….. Nulla rispetto agli anni della tragedia e del ciclone teardiano & company.

Il desolante spettacolo veduta, dal lungomare di Borghetto, del complesso ex Oleificio Roveraro che da oltre 30 anni attende una decisione dell’amministrazione comunale

Il commiato da Gianatti: “L’unica sventura per Borghetto sarebbe che vincessero le sinistre, verrebbero da fuori a comandare, da Savona. Come accadeva ai tempi di Teardo e del suo compagno  Giovanni Nucera. Mi proposero di fare il sindaco, loro avrebbero pensato a tutto e a tutti.”

Per la storia un piccolo accenno è d’obbligo.  L’inchiesta Teardo iniziò da un esposto di Renzo Bailini, giovanissimo massone pentito, all’epoca viveva con i genitori che gestivano la pensione Milano  a Borghetto ed era collaboratore de Il Lavoro di Genova di cui fu direttore Sandro Pertini. La Teardo story e fu portata alla ribalta, in perfetta solitudine, da chi scrive queste righe, all’epoca redattore di giuridiziaria del Decimonono che con il direttore Tommaso Giglio (1981-1987) affrontò un durissimo processo per diffamazione e rivelazione di segreto istruttorio, con richiesta danni di un miliardo e mezzo.

Teardo era il politico più potente della Liguria, non solo come presidente della Regione e con tessera della P2; aveva l’appoggio degli organi di informazione, dalla Stampa di Torino – redazione di Savona, al Corriere Mercantile – Gazzetta del Lunedì, inevitabilmente della Rai Regione che riprese alcune udienze del processo per direttissima davanti al tribunale di Genova, con un clamore nazionale.

Due anni dopo arrivò il terremoto, con 12 arresti anche per associazione di stampo mafioso (l’accusa non resse in assenza di una legge), associazione a delinquere, decine di reati commessi da pubblici ufficiali (fu il primo caso in Italia). Gli imputati hanno scontato gran parte della pena in carcere e alla fine ai servizi sociali. Uno dei giudici a latere del maxi processo, Caterinà Fiumano, oggi è presidente della sezione penale del tribunale e prossima alla pensione. Il giudice estensore di quella storica e dotta sentenza, Vincenzo Ferro, trascorre la pensione in gran forma, un figlio Giovan Battista è apprezzato sostituto procuratore della Repubblica a Savona.

 

Luciano Corrado

Il complesso ex industriale Oleificio Roveraro fotografato dalla passeggiata a mare di Borghetto S. Spirito

 

 

 

Dove mettiamo i morti? Pietra Ligure shock, il camposanto avanza verso il centro storico

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Il Consiglio Comunale del 29 Marzo scorso ha evidenziato una situazione insostenibile se non incredibile: la maggioranza che, nel rispondere alle osservazioni ed alle domande poste dall’opposizione, ha dichiarato dei dati – numeri non corrispondenti a quello che aveva scritto essa stessa sul bilancio che era in discussione. Ma iniziamo con l’ultimo “botto” della serata consiliare. L’ultima “scempiaggine ” che abbiamo ascoltato, increduli, dalla Giunta Valeriani. Il  nuovo cimitero che poteva essere realizzato in un’area sul versante di Giustenice non s’ha da fare. Meglio ampliarlo ancora vicino alle case del centro storico. La ‘città dei morti‘ dovrebbe essere distinta e distante dalla città dei vivi ? Secondo la moderna esegesi pietrese, invece, devono convivere vivi e morti.

L’allargamento del Cimitero verso il parcheggio di piazza Geddo ed il centro storico - A fronte di un nostro “attacco” sul fatto che non abbiamo trovato traccia circa la realizzazione di nuovi loculi nel cimitero, visto che quelli disponibili stanno esaurendosi (dove metteranno i morti? ..requisiranno le tombe private? Li metteranno nel fiume?), ci è stato risposto che è in avanzata fase la progettazione dell’allargamento dell’attuale cimitero VERSO IL PARCHEGGIONE !!! di piazzale Geddo, l’ex campo sportivo!

Sapevamo che gli spazi a fianco del cimitero, tra il camposanto stesso ed il parcheggione, ove sono i capannoni già sede dell’impresa edile “Orso“, erano oggetto di una trattativa per trasferire altrove quei volumi in cambio al Comune di tutto quel terreno. Durante la passata Amministrazione, avevamo visto ed appoggiato un progetto, molto valido, che prevedeva di realizzare una sessantina di nuovi posti auto (ingrandendo, quindi, il parcheggio) verde pubblico e aiuole, e soprattutto, passando dentro allo stesso parcheggione, il nuovo ingresso del cimitero, con una nuova piazzetta prospiciente allo stesso. Si sarebbe eliminato, conseguentemente, il pericolosissimo ingresso su via Crispi. Quel progetto, per problemi intercorsi tra i privati attuatori, non si poté concretizzare. Peccato! Perché l’avremmo senz’altro realizzato nel modo descritto.

Ora, il progetto medesimo ritorna d’attualità, ma, a quanto pare, con la variante (ideata da qualche premio Nobel ) di fare meno parcheggi ed al loro posto fare tanti loculi (!) INGRANDENDO IL CIMITERO! Una vera MOSTRUOSITÀ! Il cimitero attuale è stato trasferito in questa collocazione intorno al 1840. Fu costruito quando Pietra Ligure era ancora La Pietra; tutta la città era limitata al solo centro storico ed il sito del cimitero era estrema periferia. Ora, invece, con la progressiva espansione del tessuto urbano della città stessa, il cimitero si ritrova nel pieno centro urbano di Pietra Ligure.

Fa impressione, provenendo di sera da Viale della Repubblica, nella zona più urbanizzata della città, vedere la distesa di marmi, loculi, tombe, oltre il fiume; vedere nella notte il muro di tutti i lumini mortuari. La città dei morti nella città dei vivi. Se fosse possibile, ma non lo è, il cimitero dovrebbe essere spostato da dove si trova ora! Invece, si progetta, addirittura, ancora di ingrandirlo! Ed ingrandirlo verso il centro storico! La ‘città dei morti‘ dovrebbe, invece, essere distinta e distante dalla città dei vivi. Non dovrebbero …”mischiarsi”. É una questione di rispetto, di sensibilità e di igiene. Ogni 100/150 anni, una comunità deve farsi carico di realizzare un nuovo cimitero, é quasi una questione fisiologica: lo hanno fatto quasi tutte le città a noi vicine, spostandolo ben lontano dal centro.

Il piano regolatore di Pietra Ligure aveva individuato il nuovo sito in località “PITTA“, l’unica collocazione lontana da case e che non rovinasse, una volta costruito il cimitero, tutto l’ambiente circostante. Il territorio comunale di Pietra Ligure, purtroppo, é quello che è e non sussistevano, né sussistono alternative. Inoltre, quella collocazione “decentrata” consentirebbe la realizzazione di un forno crematorio, che, oltre a non dare problemi per le zone circostanti, prive di urbanizzazione, consentirebbe di non dover portare chi ha deciso di farsi cremare, addirittura in Piemonte: Bra, Alba, Mondovì; cosa che assicurebbe, a sua volta, notevoli risparmi per gli utenti e, contestualmente, consistenti guadagni per il Comune.

L’Amministrazione precedente aveva iniziato i contatti per acquisire le aree. Certo, per i suoi costi, l’opera dovrebbe essere costruita “gradatamente”, spalmandone la spesa in diversi successivi anni; tuttavia, un cimitero nuovo si autofinanzia, in gran parte, da solo, con le concessioni per le tombe e la vendita dei loculi; oltre che per la funzionalità dell’eventuale forno crematorio. Quindi: é un’opera oltre che necessaria, anche possibile, finanziariamente parlando.

Costruire, invece, un ampliamento del cimitero attuale verso il centro storico di Pietra Ligure, innalzando 400 o 500 nuovi loculi o tombe é una vera ABERRAZIONE che non vogliamo neanche pensare che possa essere realizzata davvero e per la quale dovrà essere chiamata la cittadinanza ad una vera mobilitazione di protesta. Questa notizia è l’ultimo “regalo ” che è stato fatto dalla attuale maggioranza, durante il Consiglio Comunale del bilancio 2017, svoltosi pochi giorni or sono.

Il nuovo marciapiede di piazza Canonico Morelli –  Tra i primi elementi di perplessità é balzato all’evidenza il dato sul costo di quel, discutibile, lavoro, cioé il marciapiede fatto in piazzetta Canonico Morelli, tra il ponte dell’Aurelia e quello della ferrovia; qui sono stati tagliati tutti gli alberi sessantennali, senza sostituirli con altri, per posizionare dei pericolosissimi lampioni sul bordo del marciapiede pedonale. Ebbene, il costo dell’opera, indicato in €.80.000, nella pagina successiva è stato scritto essere di circa ben €.160.000, quasi della cifra raddoppiata! Ed il bello è che l’Assessore competente é andato ripetendo che il costo della stessa opera era di soli €.80.000! Senza dare spiegazioni o motivazioni sul fatto che sullo stesso documento di bilancio, che si stava esaminando, fosse stata scritta anche l’altra cifra raddoppiata! 450.000 euro per i soli pavimenti delle scuole medie: non è un pò troppo?

Stessa cosa per i pavimenti delle scuole medieA fronte dell’osservazione che erano stati preventivati tre interventi successivi, negli anni 2016, 2018 e 2019, ciascuno dei quali del costo di €. 150.000, per un totale di €. 450.000 (150.000×3=450.000), veniva risposto sempre dallo stesso Assessore che il costo totale di TUTTA la pavimentazione non era superiore ai 300.000 euro….!

La domanda che sorgeva spontanea, allora, era: ma l’amministrazione Valeriani, sapeva quello che aveva scritto sul bilancio o no? Sapeva che quel documento è l’atto principale della gestione del Comune? Vi ha scritto sopra delle cifre a casaccio, sperando che in quel meandro di numeri e conti, nessuno ci capisse niente? E, inoltre..: ma se tre piani di soli pavimenti costano €.450.000, quanti milioni di euro verrebbe a costare tutta un’intera scuola ? E perché, poi, l’opera più “strombazzata” dalla Giunta Valeriani ed anche più controversa perché non necessaria, prevista in questo stesso anno 2017, cioè il rifacimento di piazza Vittorio Emanuele ll, NON si é riusciti a trovarla in nessuna parte del bilancio? É come se non comparisse! Eppure, è già stata deliberata e programmata per questo stesso anno 2017..?!

E perché é “sparita” dalla programmazione delle opere pubbliche la realizzazione del prolungamento della passeggiata a mare di ponente, fino al confine con Loano?

Perché non si riesce a capire che somma venga prevista per il solo mantenimento dei 4 parchi pubblici di Pietra Ligure? Possibile che per quest’anno 2017 la somma complessiva, che si è potuto riscontrare, sia di soli €.17.000? Cosa si vuole..? Far andare in malora tutti i parchi della città, ora che ben possono rappresentare un valore aggiunto nell’offerta turistica di Pietra Ligure..?

Dopo che tanto era stato fatto per il verde pubblico nei 10 anni precedenti, in questi ultimi tre l’Amministrazione di Avio Valeriani detto Dario, non ha speso un soldo per incrementarne la disponibilità nella città, che specie nel ponente ne è ancora priva! Ora vuole forse distruggere quello che l’amministrazione passata ha realizzato? O meglio: vuole forse che si “autodistrugga”, negando quelle risorse finanziarie necessarie al solo “mantenimento”?

L’estensione delle zone di parcheggio a pagamento: anche la piccola piazzetta Perri, vicino all’Eurospin - Nei 10 anni precedenti sono stati realizzati oltre 1000 nuovi posti auto: 1000!!! Nella programmazione del bilancio 2017, si legge che verranno resi “a pagamento” anche i posteggi di piazzetta Perri, quel parcheggio a fianco dell’Eurospin, in via Rossello; ciò, ostinatamente, dopo il fallimento della bella iniziativa, o, forse sarebbe meglio dire della “bravata” di aver imposto la trasformazione “a pagamento” di piazza Palmarini, presso il passaggio a livello, sulla stessa via Rossello. Un parcheggio che resta desolatamente “VUOTO” anche nei giorni e nelle ore di punta, dimostrandosi che i PIETRESI non hanno gradito questo provvedimento; ora TUTTA VIA ROSSELLO non ha più parcheggi liberi (eccettuati una manciata nella piccola via Bellino). Ma, andando avanti così, dove si potrà parcheggiare liberamente, senza dover pagare balzelli? Sulle montagne..?

Che l’Amministrazione di Avio Valeriani detto Dario ce “l’abbia a morte “, in primis, con i parchi pubblici, con gli alberi (li fa togliere e non li sostituisce, neanche quelli che seccano da soli), col verde pubblico in genere; poi, con i parcheggi per le auto: vuole eliminare, cancellandoli, tutti quelli di piazza Vittorio Emanuele ll e estendere quelli “a pagamento” (oltre a quelli sopraccitati, voleva mettere a pagamento una buona fetta del parcheggione dell’ex campo sportivo, ma poi ha preferito desistere per le proteste), ora viene fuori che ce l’ha proprio con chi ha un’automobile: oltre a rendere “un lusso” parcheggiare, estendendo gradatamente a tutto il paese le zone a pagamento, si scopre dal bilancio 2017 che ha in programma una vera persecuzione sistematica degli automobilisti!

In prospettiva: multe facili per tutti - Infatti, se dal bilancio 2015, aveva indicato in ben €.280.000 i proventi da multe e contravvenzioni, aumentandoli nel bilancio dell’anno successivo a €.300.000 approvato nello scorso Novembre, nel bilancio 2017, approvato l’altra sera (solo 4 mesi dopo), si è passati alla cifra di ben €.420.000 !!! Confermandola sostanzialmente a €.400.000 per gli anni 2018 e 2019 ! Ma cosa contano di fare? Di trasformare i Vigili in una specie di aguzzini spietati? Una specie di Gestapo scatenata contro tutti quei disgraziati che abbiano un’automobile? Anche se è azzardato dirlo, c’é da sperare soltanto che queste cifre siano messe lì a casaccio solo allo scopo di riuscire a far “quadrare” i conti e che, in realtà, siano cifre “fasulle” ! Ma anche così, che bella situazione! Che bel bilancio!

Mario Carrara

Capogruppo consiliare della

Lista Civica dei Pietresi


‘Ha diffamato l’immagine e leso il decoro di Pietra Ligure’. La Giunta al contrattacco denuncia l’agricoltore di Voghera

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Basta subire e venuto il momento di reagire. Forse è la prima volta nella storia politico amministrativa di Pietra Ligure che la giunta comunale delibera di presentare denuncia querela nei confronti di un cittadino da due anni in ‘guerra legale e giudiziaria’. Si tratta di Francesco Galinetto, 83 anni, agricoltore, pensionato e possidente di Voghera, con l’hobby di frequentare le aste giudiziarie immobiliari di un paio di tribunali tra basso Piemonte e Liguria di Ponente. Salito alla ribalta con un escalation di iniziative plateali e dichiarazioni per la verità rimaste con la sordina stampa.

Avio Valeriani sindaco

Sara Foscolo vice sindaco

Trucioli.it si è ripetutamente occupato per dovere di cronaca di una vicenda che già da subito si presentava  paradossale e resta tuttora. Purtroppo tagliata fuori dal sistema informativo che in Liguria esprime nel ruolo di libera informazione solo quando le notizie sono veicolate dal ‘sistema mediatico‘. Che significa: agenzia di stampa Ansa, attraverso il collaboratore del ponente ligure Giò Barbera (collabora con Ivg, il giornale on line principe in provincia di Savona, con l’Avvenire e Riviera 24), Rai 3 Regione, La Stampa in accoppiata con Il Secolo XIX, ed un ruolo più sfumato la Repubblica – edizione Liguria.

La storia in cui si trova ora protagonista, ora vittima, Francesco Galinetto, meriterebbe ben altra eco, è una storisaccia nazionale. Ci troviamo di fronte ad un cittadino il quale sostiene – documenti alla mano – di essere diventato legittimo proprietario di un appezzamento di  895 mq (mappale 653, foglio ) che a catasto risultava a frutteto irriguo ed invece era da anni una strada pubblica, in realtà si tratta di tre arterie senza sbocco, con tanto di parcheggi; di fatto rimasta privata nonostante il Comune nel corso degli anni abbia realizzato sottoservizi delle acque bianche e nere, installato la segnaletica stradale. Il giudice fallimentare nel rispetto dell’iter procedurale, ovvero dopo la perizia giurata dell’architetto Tullio Ghiglione dell’11 marzo 2011, integrata il 18 giugno 2012, ha firmato il decreto di trasferimento della proprietà il 18 giugno 2014, reso esecutivo il 12 novembre 2014 con notifica al Comune di Pietra Ligure. Ordinando a tutti i soggetti istituzionali di far rispettare il provvedimento di proprietà.

Daniela Frumento assessore

Francesco Amandola assessore

Rembado Daniele assessore

La giunta comunale, presieduta dal sindaco Avio Valeriali, con il vice sindaco Sara Foscolo, gli assessori Francesco Amandola, Daniela Frumento e Rembado Daniele, segretario generale, Fiorenza Olio,  ha deliberato sull’oggetto:  Formale denuncia – querela nei confronti di Galinetto Francesco  al fine di tutelare la sicurezza, il decoro e l’immagine del Comune e della  Città di Pietra Ligure.

La motivazione. I ripetuti comportamenti lesivi  di Galinetto  verso il Comune di Pietra Ligure, “sia dal punto di vista della sicurezza, in quanto con un comportamento in violazione delle norme di legge e in violazione  di un’ordinanza legittimamente emessa dal Comune, danneggiava  Via Privata Grotta, strada privata  con servitù ultranovennale di pubblico uso e passaggio, impedendo la regolare circolazione attraverso la predisposizione di aree parcheggio non autorizzate che impedivano la regolare circolazione dei mezzi all’interno della strada stessa”. E ancora : “Imbrattando in numerose occasioni il manto stradale, sia attraverso ripetute affermazioni diffamatorie pubblicate  sui quotidiani (sic ! ndr) lesive dell’immagine  del Comune, sia con ripetute denunce sporte nei confronti dell’amministrazione (tutte archiviate) lesive del buon nome della pubblica amministrazione”.

Interpellato ed informato dell’iniziativa del Comune, Galinetto: “Una querela ? Ci spero proprio, non ho paura e non mi intimoriscono, ho detto e scritto solo la verità di quanto accaduto ed accade e debbo prendere atto che la delibera del 2005 inerente gli interventi in via Privata Grotta porta la firma anche del consigliere di opposizione Mario Carrara, che tanto mi critica e mi irride, ignorando che lui fa parte del mio stesso partito. Tuttavia i miei legali hanno già intrapreso diverse iniziative giudiziarie sia in merito a via Privata Grotta, sia per quanto succede in via San Francesco”.

Scrivo da pensionato: lo Stato non ha mai pagato, i contributi erano solo figurativi

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Lo Stato “amministra” le varie voci di spesa come se “dietro” alla spesa non ci fosse un titolo “reale”. Non sempre è così ma spesso sì: ad esempio la sanità e le pensioni. Due branche che si prestano molto a interpretazioni populistiche. E’ pur vero che molti “pensionati” la pensione l’hanno ricevuta con pochi anni di contributi: insegnanti, militari, porti, ecc., ma è anche vero che molti moltissimi la pensione se la sono pagata a fior di contributi “veri”.

Ed allora una differenza tra chi la pensione se l’è pagata al 100% e chi invece l’ha ricevuta come un regalo, ci dovrebbe essere! Parliamo di pensioni da paperoni? All’Inps pensioni da paperoni non ce ne sono: tutte da poveracci: basta vedere le statistiche. MA ce un MA! Ed anche un MA maiuscolo!

Tito Boeri, Presidente Inps, non fa il suo lavoro di amministratore, ma deborda a fare il politico quando vuole “tagliare” le pensioni più alte. Ma Tito Boeri è altamente scorretto quando non considera che “oggi” tra i pensionati Inps esistono oltre agli Inps “classici” di vecchia data, anche i “regali” che il governo ha fatto all’Inps: Inpdadp ed altre casse fallimentari, non ultima quella dei dirigenti. Ecco forse le pensioni “alte” sono in queste casse: Inpdadp e dirigenti. Alte ma non altissime, probabilmente.

Queste mie riflessioni scaturiscono perchè le pensioni da paperoni od i compensi da paperoni difficilmente albergano nell’area dei lavoratori che spaziano tra i livelli bassi fino ai dirigenti e/o direttori bassi: capouffici, caporeparto o poco più. La musica cambia quando si sale ai dirigenti veri, quelli da diverse centinaia di migliaia di euro: i top manager, quelli che in Italia sono pagati anche molto più che all’estero. Come mai queste cifre in Italia? Ecco quì un risanamento ci vorrebbe, ma anche “prima” della pensione!

Dalle statistiche emerge che la stragrande maggioranza delle pensioni Inps sono bassissime, appena sufficienti, e tantissime anche sotto il livello di povertà. Ed allora la domanda è: ma di che cosa parliamo?  Nel 2013 feci una petizione sulle pensioni che riporto in calce: ottenne pochi consensi! Pensionati “in sonno”? Occorrerebbe una svegliata!

Un discorso analogo si può fare sulla sanità. E’ vero che il 50% degli italiani non paga le tasse? E’ vero che quelli che le pagano pagano “troppo”, molto più che all’estero? Due domande la cui risposta è sì! E’ vero che tra i nullatenenti, i poveri, ci sono anche una gran quantità di evasori? La risposta è sicuramente sì!

Io e mia moglie abbiamo lavorato entrambi, con retribuzioni “normali”, lontano km dagli stipendi da paperoni. Eppure secondo lo Stato eravamo paperoni: con due figlie pagavamo l’addizionale alle tasse universitarie! In Francia con i nostri stipendi non avremmo pagato una lira di tasse, elevando il nostro reddito reali enormemente! In Italia no, invece, munti come vacche!

Pagato sempre anche ticket nella sanità! Una domanda semplice viene: ma perchè lo Stato gli evasori non li vede mai, e munge sempre i soliti? Perchè lo Stato a questi garantisce la stessa sanità di quella garantita a chi ha pagato i contributi? Anzi: li tratta meglio perchè i ticket non glieli fa pagare!  Se aggiungiamo che in questi giorni si pensa al costo del lavoro e si pensa di diminuire i contributi “pensione” mi viene un brivido! Perchè con i contributi pensione che ho versato per decenni sono state pagate le pensioni di “altri”. Oggi è necessario che “altri” versino contributi all’Inps per pagare la “mia pensione”!

Allego due articoli recenti: – uno della Lorenzin, Ministro “Parvenu” della Sanità e delle sue elucubrazioni sui ticket! No Comment!

Il secondo di Mattia Feltri ………….sui “diritti acquisiti”!!!!! Bah! Io spererei che i miei contributi decennali all’Inps continuino ad essere “diritti acquisiti” e non fumo!

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Petizione di Paolo Forzano al Presidente della Repubblica, con l’accorpamento delle pensioni INPDADP nell’INPS, questo istituto è andato in “sofferenza” e si è già “mangiato” buona parte del suo patrimonio in poco tempo. Ne resterà ancora per un paio di anni, e dopo? L’INPS prima di questa operazione era in buona salute, e nonostante le casse integrazioni il suo bilancio in attivo. Lo stato NON HA MAI PAGATO i contributi INPDADP perchè invece di “soldi” pagava “contributi figurativi”, ovvero nulla! Ora questa operazione di incorporazione andrà pur bene per il bilancio dello stato, ma assolutamente no per i pensionati INPS!

Cari ex colleghi vi invito a firmare la petizione che ho lanciato su change.org

RIGUARDA LA VOSTRA FUTURA PENSIONE !

Sanità: addio ai ticket, si pagherà per reddito. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, vuole scardinare il sistema dei ticket sanitari.

Ciclicamente il discorso torna sempre d’attualità. Il meccanismo è stato introdotto negli anni ’80 dal governo De Mita per far quadrare i conti della spesa sanitaria pubblica. Oggi il sistema sta tornando in equilibrio e il ticket sta diventando un ostacolo economico per le fasce più deboli della popolazione che hanno difficoltà ad accedere alle cure.

“I ticket valgono tre miliardi sui 113 del Fondo sanitario nazionale, c’è margine per eliminare la tassa sulla salute”, fanno sapere del ministero. Le Regioni sono d’accordo, a patto che non saltino fuori nuovi balzelli da pagare. Occorre adesso capire come fare. Il metodo migliore sarebbe quello di far pagare di più chi ha più possibilità economiche, concetto semplice che in Italia si fatica sempre a far passare.

Oggi tutti i contribuenti possono detrarre il 19% delle spese, si potrebbe aumentare le aliquote in funzione del reddito personale.

La prima proposta riguarda la riforma delle detrazioni fiscali per le spese mediche. Oggi tutti i contribuenti possono detrarre il 19% delle spese, si potrebbe aumentare le aliquote in funzione del reddito personale, fino ad annullare le detrazioni per i redditi più alti.

Questo meccanismo, però, lascerebbe ancora fuori le fasce più deboli della popolazione, quelle che guadagnano così poco che non riescono a detrarre praticamente alcuna spesa dalla dichiarazione dei redditi.

Altra ipotesi a cui i tecnici del ministero stanno lavorando riguarda le soglie di esenzione che valgono circa 8 miliardi di euro.

Oggi sono esenti dai ticket su pronto soccorso e prestazioni specialistiche gli anziani over 65 e con un reddito non superiore a 35mila euro, che potrebbe essere ridotto.

Oltre ai disoccupati e i loro familiari a carico, con un reddito non superiore a 8mila a 500 euro, che potrebbe essere aumentato.

Secondo i dati diffusi da Eurostat, il 6,5% degli italiani non riesce più a soddisfare i bisogni sanitari a causa dei costi troppi elevati. Oltre ai 3 miliardi di ticket, gli italiani ne spendono altri 40 per curarsi privatamente.

Il Secolo: 2017 03 23-  Mattia Feltri: La paghetta ai figli cinquantenni. Cari genitori, se (come chi scrive) avete un figlio di dieci anni, preparatevi: lo dovrete tenere in…… casa o sul gobbo fino al2058, quando sarà prossimo alla cinquantina e avrà finalmente raggiunto. Lo dice uno studio della Fondazione Bruno Visentini presentato ieri all’università Luiss.

A un ventenne del 2004, e dunque nato nel 1984, servivano dieci anni per diventare autosufficiente; a un ventenne del 2020 ne serviranno diciotto e a uno del 2030 non meno di ventotto. Sono ricerche che soltanto il tempo confermerà o smentirà, ma basate su numeri noti: in Italia gli under trenta che lavorano sono il ventotto per cento, e gli under quaranta appena quattro su dieci. Siamo i peggiori d’Europa, tranne la Grecia. Come al solito. Per la Fondazione Visentini la soluzione sarebbe un patto fiscale, e cioè genitori e nonni, che godono o godranno (forse) delle pensioni più generose, rinunciano a qualcosa per finanziare agevolazioni a chi assume i ragazzi, e le pensioni di domani. Il problema è il solito: ognuno di noi, ognuna delle nostre categorie, delle nostre piccole caste deve mettersi in testa che i diritti acquisiti non esistono.

Esistono finché ci sono i soldi, e quando i soldi finiscono diventano patacche, diventano parassitario privilegio, il nostro personalissimo vitalizio. Quelli dei politici i pochi vitalizi che resistono, rimangono perché la Corte costituzionale (difendendo i propri) li ha definiti così: diritti acquisiti. Ma suona meglio delitti acquisiti.

Paolo Forzano

 

3 lettere / I paracarri di Noli sono pericolosi.25 Aprile a Savona e l’eredità di Speranza.Io automobilista da 300 km al giorno tra autovelox e buche, la peggiore è Alessandria

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Due lettere. La prima al comandante dei vigili di Noli. Segnala la pericolosità per i pedoni dei paracarri sistemati a ridosso della strada che costeggia l’Aurelia. La seconda di un automobilista che ha letto l’articolo sul numero scorso di trucioli, a firma dell’ing. Paolo Forzano. Renato Ciccone percorre ogni giorno 300 – 400 km in auto, tra autovelox, asfalto dissestato, buche, in colonna per i Tir e testimonia che la situazione peggiore si trova in provincia di Alessandria.

Spett. dr. Pastorino  c/o Polizia Municipale di Noli

I paracarri di Noli nei pressi dell’Hotel Miramare sono pericolosi

Volevo farvi presente delle mie considerazioni relativamente ai “paracarri” posizionati recentemente lungo la strada che costeggia l’Aurelia, come da foto allegata.

Vi ho già segnalato che sono molto bassi e non facilmente individuabili dai pedoni distratti e da chi fa manovra con l’auto, specie se a marcia indietro. Uno di questi paracarri, presso il Miramare, è già stato urtato e “incidentato” ed ora completamente rimosso (sarei curioso di conoscere lo stato del veicolo che lo ha urtato!).

Ora all’esterno dei paracarri è stata segnata la zona di transito dei pedoni.

Chi proteggono questi paracarri se i pedoni passano loro esternamente? Le vetrine dei negozi o le persone sedute in panchina?

Scusate le mie osservazioni, ma volevo solo segnalarvi che la nuova soluzione non è di garanzia per la sicurezza dei pedoni. Cordiali saluti

Franco Scaglia 

Caro trucioli.it, ho seguito da lontano le polemiche relative al 25 aprile savonese al quale avrei dovuto partecipare con oratore Nella mia veste di dirigente della FIVL, anche per ricordare Lelio Speranza partigiano savonese e vicepresidente nazionale della FIVL mancato in gennaio.

Ritengo che la festa del 25 aprile debba essere innanzi tutto una grande festa di tutti i democratici. Questa è la lezione storica che viene dalla Resistenza e questa è la lezione a cui sono rimasto sempre fedele negli anni,  quando ho avuto in tante occasioni l’onore di ricordare il 25 aprile.

Ad Alassio lo feci lo scorso anno con il pieno consenso dell’Anpi e ricordai per primi il sen. Scarraoni e l’avv.  Claudio Bottelli.

Mi spiace che a Savona non sia stato riconosciuto da alcuni il ruolo storico della FIVL ,ringrazio il Sindaco Caprioglio per l’invito, ma non sarò oratore quest’anno a Savona perché ritengo che il 25 aprile vada festeggiato in un clima di concordia . Assicuro che cercherò di essere presente a Savona ad ascoltare chiunque venga designato, a qualsivoglia associazione appartenga. Così sento di rispettare l’eredità morale che ci ha lasciato Lelio a cui rivolgerò un pensiero, quando il 25 aprile parteciperò alla manifestazione alassina promossa da Anpi e Fivl in spirito concorde ed amichevole,quello che ci ha indicato Piero Calamandrei.

Pier Franco Quaglieni

IO AUTOMOBILISTA IN AUTOSTRADA PER 300 KM AL GIORNO VI RACCONTO

Autostrade in liguria: faccio riferimento all’articolo di Paolo Forzano apparso sul n. 119 di trucioli (vedi…).

Tante cose scritte sono vere ed evidenti ma vista da chi vive l’autostrada per 300-400 km al giorno, da 40 anni, come il sottoscritto, non posso far altro che ammettere l’incapacità di chi guida. E a tal proposito è necessario fare una precisazione ovvero scindere i prudenti da i paurosi. I primi vanno piano, ma di solito stanno a destra seguendo le regole stradali, ma i secondi, e sono tanti, troppi, sono imprevedibili proprio come quelli descritti nei sorpassi dei Tir: frenano, inchiodano, non usano le frecce durante il sorpasso, hanno le luci spente in galleria e se ne fottono di chi sta dietro di loro.

La sera arrivo a casa stanco non per il lavoro, ma per lo stress creato da questi personaggi, cosi come da coloro che usano il cellulare in auto ma anche a piedi e non guardano mentre attraversano la strada. E non e’ la velocita’ la causa degli incidenti: io loi vedo sul nascere! E’ la distrazione, la causa degliincidenti e la velocita’ e’ una componente a sfavore di azioni errate ed ignoranza.

Per quanto riguarda le strade, invece, è incredibile dover vivere con decine e decine di cantieri aperti in simultanea sulla stessa autostrada: ad ogni cantiere corrispondono kilometri di restringimento di corsie ed è facile poi che, finiti questi, si cerchi di recuperare il tempo perso dietro a Tir che rallentano la velocità e che non possono essere superati. Basta guardare la A7 per verificare lo stato del degrado: un cantiere dopo l’altro, da anni e anni e la risposta alle lamentele e’ “bisogna fare attenzione”. Ma il dissesto vale anche per la viabilità’ ordinaria dove i soldi per autovelox inutili potevano essere spesi per tappare buche e rifare tratti di asfalto ormai ridotti ad un vero pericolo sopratutto per chi transita su due ruote. Nella provincia di Alessandria, penso la peggiore in assoluto per quanto riguarda l’asfalto, esistono omini a bordo di piccoli camion carichi di asfalto: ne gettano un po’ nelle buche e ci battono sopra con la pala e questo anche se piove. I risultati sono i cofani grattuggiati ed i parabrezza rovinati dal pietrisco sollevato da chi precede.

Basta, non voglio annoiarvi, ma se avete bisogno di piu’ informazioni in merito, sono qui grazie,

Renato Ciccone

 

 

 

 

 

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