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Borghetto S. Spirito, l’hotel Majestic ‘risorge’ con 12 seconde case

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L’hotel Majestic, sulla storica Piazza Libertà, dagli anni ’60 era un tre stelle e a Borghetto S. Spirito il più prestigioso tra i 16 esercizi alberghieri ora ridotti a tre, tra cui un agriturismo. Da almeno un ventennio il Majestic è chiuso e l’ultimo proprietario, attraverso una società, risultava Antonio Fameli ex ‘re del mattone’ ed ex agente immobiliare. Fu dato in gestione fino a quando è sopraggiunto il fallimento. Ciò che restava dell’albergo (piano terra, primo e secondo piano) è stato venduto all’asta: aggiudicatario Emmebitre Srl di  Castelli di Caleppio (Bergamo). Hanno ottenuto lo svincolo alberghiero in base alla Legge Regionale e la concessione edilizia per realizzare 12 appartamenti trilocali. Edilizia in crisi, bisogna risollevarla ripete ad ogni piè sospinto l’assessore imperiese e psicologo Marco Scajola,  E’ lo stesso che si fa in quattro (decine di comunicati stampa) per sostenere i ‘poveri’ Bagni Marini minacciati dalla legislazione europea.

Lavori all’ex hotel Majestic, da tre stelle a 12 trilocali, seconde case, nella centralissima Piazza della Libertà e contestualmente manutenzione straordinaria per l’annesso condominio San Pietro

Non è una novità, come abbiamo già ricordato in molte altre occasioni, che le trasformazioni alberghiera passino inosservate, ignorate dai media locali, cartacei e on line, e dal più gettonato e indipendente Ivg.it. E’ probabile si siano resi conto che un albergo in più o in meno non interessa alla stragrande maggioranza dei cittadini ai quali ha fatto da ipnotico il diffuso disinteresse di ciò che resta della classe politica locale e di chi non perde occasione per rincorrere poltrone e poltroncine.  Per non urtare la sensibilità diciamo che c’è una gara a sacrificarsi  e candidarsi per il bene comune, per le future generazioni.

L’albergo è un volano, unico, che ancora garantisce posti di lavoro ? Certo, ma più disoccupati ci sono, più c’è bisogno di ricorrere a raccomandazioni per farsi assumere in un ente pubblico, in banca, in un’attività commerciale. Anche a Borghetto il primo datore di lavoro è il Comune, poi la Servizi Ambientali Spa dove hanno sistemato, in comunione con Loano, dai dirigenti agli operai. E’ la cura pagante dei ‘rinnovatori’ del centro destra e del centro sinistra, di chi pratica con successo l’antirottamazione. Non importa se l’elettorato, alle politiche del 2013 e alle regionali 2015, ha premiato il Movimento a 5 Stelle, diventato il primo ora il secondo partito, sia nel voto giovanile, sia nella popolazione anziana. Il partito di Grillo ha sfiorato i 900 suffragi, seguito dal Popolo delle Libertà / Forza Italia, al terzo posto il Partito Democratico.  Alle comunali del maggio 2012 lo schieramento di centro sinistra  aveva avuto la meglio solo per le divisioni nel centro destra e Lega Nord. Insignificanti (tra il 4 ed il 6 %) Sinistra Unita e Risolleviamo Borghetto con due candidate sindaco: Angela Maccanò e Anna Garofalo.  Forse non conoscevano a fondo la storia socio politica della cittadina. Hanno confidato nel voto femminile ?  Su 1854 uomini hanno votato 1372, su 2191 donne (300 in più dei maschi) hanno votato 1544.

E’ pacifico che siamo già in clima di tenzone elettorale, a caccia di volti ‘vecchi’ e ‘volpi’ col pelo che si ripropongono salvatori di Borghetto. Che importa la sorte segnata di un altra struttura alberghiera peraltro chiusa ed abbandonata ?  Rassegniamoci dunque a ciò che passa ‘la politica del rinnovamento’ capace di accogliere col silenzio perfetto o forse non accorgersi neppure, come è accaduto lunedì sera alle truppe, un tempo si diceva cammellate ed oggi non è più di moda, del ‘popolo’ seguace dei Vacca Santiago e dei Moreno, entrambi uniti quando c’è da soccorrere un ente pubblico di questa bella regione. Chiamati al capezzale degli ammalati, loro non si tirano indietro, altruisti e pragmatici. Al punto che Moreno  avrebbe temuto per un certo periodo di doversi sacrificare nella lista vincente di Loano del sindaco Luigi Pignocca.

In Piazza della Libertà, un tempo cuore e ritrovo principale di Borghetto, non resistono neppure le gelaterie da asporto, per fortuna si moltiplicano le agenzie immobiliari

Chi arriva in soccorso dell’industria edilizia borghettina ? Un tempo c’erano i Miino, i Cappelluto, (muratori che hanno fatto fortuna) i Vacca, i Vaccarezza, i Stella, i Zatterin, i Dutto, i Nocera, i Fameli (manovale e lavascala), tanto per restare nell’ambito  comprensoriale, ora arrivano i ‘benefattori’ bergamaschi. Purtroppo non siamo in grado di sapere quanto è stato pagato il Majestic all’asta fallimentare. Possiamo soltanto scrivere per i pochi lettori interessati che il progetto di trasformazione e ristrutturazione porta la firma  del geometra Lorenzo De Zanet, con studio tecnico in piazza Giardini a Borghetto. Non pare faccia parte del cerchio magico che solitamente nelle città rivierasche si divide la ‘torta’ più consistente dei progetti e delle ristrutturazioni.

Direttore dei lavori figura  il geom.  Denis Valli di Calcinate (Bergamo), il calcolatore dei cementi armati l’ing. Riccardo Cometti di Villongo (Bergamo), responsabile dei lavori Pierluigi Modina di Castelli di Caleppio. Il coordinamento della sicurezza programmata ed esecutiva  il geometra Carlo Novello, con studio a Toirano, figlio del geom. Giovanni Novello, istruttore tecnico direttivo al Servizio Lavori pubblici, dopo essere migrato per alcuni anni alla Servizi Ambientali. C’è un particolare curioso. Borghetto è rimasto l’unico tra i 16 comuni costieri che nello staff tecnico ha solo geometri e l’ultimo super capo è stato il geo. Luigi De Vincenzi, per due legislature sindaco a Pietra Ligure di centro sinistra e votatissimo consigliere regionale del mancato presidente Raffaella Paita che da vice di Burlando era convinta di avere la vittoria in tasca al punto che decine di sindaci di liste civiche dell’entroterra si era posizionati al suo fianco, ma arrivò una cocente delusione. E’ probabile che la ‘intelligente’ frantumazione della sinistra regali lo scettro della vittoria anche a Borghetto al gruppo di potere che fa capo ad Angelo Vaccarezza il quale sta abilmente cercando di fare il timoniere dietro le quinte mandando avanti il fido Santiago Vacca e il valletto Moreno. Non sarà il nuovo che avanza, perlomeno il ‘volto pulito’ e di questi tempi non guasta.

Contemporaneamente al cambio di destinazione d’uso dell’hotel (non sappiamo a quanti ammontino gli oneri di urbanizzazione pagati al Comune, compresa la quota parcheggi ), sono stati approvati lavori di manutenzione straordinaria dell’annesso condominio San Pietro, amministrato dall’Abm Immobiliare Lucchini, con la parte tecnica ed il coordinamento sicurezza affidati al geometra di fiducia Carlo Novello. Appaltatrice Impresa edile B&D Costruzioni Srl. Ponteggi: Horus Snc e TMP Srl. Consorzio tinteggiatori Albino. Edile Stefano Malco Loano, Fratelli Frangelli Borghetto.

E in Piazza della Liberta grande successo di partecipazione e di contenuti culturali e socio economici per ‘risollevare Borghetto’ grazie ai volenterosi Vacca – Moreno boys

Si faceva cenno alla crisi del mercato edilizio. Che dire, in una cittadina con 8 mila seconde case, 100- 200- 300 seconde case in più probabilmente non fanno la differenza. Basta non sciupare altro terreno vergine, non incentivare gli ultimi eroici agricoltori a vendere per fare cassa. “Siamo vicini al mare, in zona centrale – dice uno dei 43 agenti immobiliari della cittadina, sei affacciati sulla piazza un tempo sede del Municipio – , la posizione è ottimale per una seconda casa”. Proprio sul lungomare a un tiro di fucile c’è l’ex colonia Acli, chiusa da quattro anni, con tanto di cartello vendesi. E’ possibile che in questo caso non sia ancora andata a buon fine la pratica del cambio di destinazione d’uso. Andando oltre verso Loano, sul lungomare, c’è un secondo edificio di proprietà di un torinese chiuso ed abbandonato da almeno 20 anni. Forse l’aiuto dell’assessore Scajola potrà fare miracoli anche in questo caso. Insomma, se un psicologo della sua stazza, già persona di fiducia delle cooperative, si batte con tanta passione ed ardore per far risplendere l’edilizia – per ora accade solo lungo la costa che per la verità in quanto a mattoni, cemento, asfalto ha già dato tanto – avrà le sue buone ragioni, strategie vincenti pure elettorali.

Del resto avete più visto in giro, sui giornali cartacei o via web, i talebani anticemento, quelli dei libri sul Partito del cemento, del come è andata a finire ? Si sono, a loro volta, estinti ? Sono rimasti senza inchiostro.

Così come avevamo ‘gioito’ dando in solitaria la bella notizia dell’apertura dell’Hotel Villa Danci nel 2011 (vedi…..) quando ci dedicavamo a trucioli savonesi e da cinque anni solo a trucioli.it. E ancora solitari ci siamo resi conto che Villa Danci resta chiusa parecchi mesi all’anno. Non sappiamo se dipenda da chi la gestisce o dal proprietario (Santiago Vacca) che dovrebbe pur sempre dare il buon esempio, essere di stimolo e non di freno. Con i fatti piuttosto che con la parlantina. Coerenza e credibilità non sono optional, né per un politico, né per un imprenditore.

 

 


Pietra Ligure, il nonno ribelle è proprietario, per il tribunale, della strada ingresso a 2 ville. Costruite da Nucera, una è di Bettino Piro

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Due ville sulle alture della città, con panorama da paradiso, costruite dall’imprenditore architetto più famoso del savonese, Andrea Nucera, già miliardario, libero cittadino a Dubay. Una l’ha acquistata un bancario, in pensione. L’altra un nome di spicco nel mondo imprenditoriale e sportivo del ponente ligure, Bettino Piro, ex presidente del Savona Calcio, con condanne ed assoluzioni del tribunale di Savona e all’epoca di Sanremo. Due dimore nel verde molto particolari almeno dopo che un nonno agricoltore di Voghera si è aggiudicato come unico acquirente due lotti con tanto di decreto esecutivo di trasferimento di proprietà. Trucioli.it ha scorsa settimana ha riportato alla ribalta la scandalosa commedia di via Privata Grotta. Nulla invece era trapelato sulla ‘guerra’ che si sta combattendo in via San Francesco. Un altro spaccato paradossale.

Francesco Galinetto abita a Voghera, 83 anni, agricoltore in pensione, in guerra con il Comune di Pietra Ligure

Francesco Galinetto, 83 anni, diventato imbianchino per rivendicare due proprietà acquisite in tribunale. Quanto accade da due anni nella centrale via Privata Grotta ha avuto testimonianza dai media, con sceneggiature in strada seguite da centinaia di cittadini. Il vecchietto con la bomboletta spray che scrive sull’asfalto “proprietà privata“, gli operai del Comune che cancellano, i vigili urbani che presidiano tra discussioni, spinte e spintoni. In totale, salvo errori, siamo arrivati alla nona tappa di chi scrive, chi cancella e chi riscrive. L’ultima risale solo a 48 ore fa.

Sulla collina che sovrasta e domina il centro città va in scena la battaglia di Galinetto più silenziosa, ma non meno spettacolare e determinata. Incredibile nei retroscena finora noti. Con sequela di denunce, atti di vandalismo e danneggiamento, catene tranciate, cancello forzatamente aperto, azioni da commando e da presidio. Il tutto lontano da occhi indiscreti e dalla cronaca.

Accade a Pietra Ligure, la città del Santa Corona, degli ex cantieri navali, delle colonie estive ed invernali, dello svincolo autostradale, nel più rispettoso silenzio stampa. Malafede ? No, forse orfani del giornalismo d’inchiesta, deciso però dai vertici dei giornali. A parte la presenza di Ivg.it che combatte la sua avanzata editoriale pubblicando numeri da record in quanto a lettori giornalieri, 50 mila, con punte persino oltre i 200 mila. Insomma, una provincia che ha abbandonato la lettura dei due quotidiani più prestigiosi (oggi in fotocopia, La Stampa e Il Secolo XIX) per cliccare dai cellulari e dai computer le notizie notarili del web pietrese più seguito.

Per il vecchio cronista, abituato ad altre epoche,  significherebbe aspettarsi la presenza, l’approfondimento, le capacità di un inviato speciale. Non c’entra il giustiziere, lo scoop mediatico, semmai raccontare, descrivere, ascoltare, fotografare, rendersi conto di dove siamo arrivati e perché. E chi dobbiamo ringraziare. I giornalisti che hanno smesso di fare i cani da guardia? Gli editori, i direttori, la catena di comando che si volta dall’altra parte ? O piuttosto  diffusa indifferenza all’illegalità ? Parole tante, coerenza poca.

Dopo il servizio (il secondo in ordine di tempo) che trucioli.it ha scritto la scorsa settimana (vedi….) e finora letto solo da 536 persone, il sindaco Dario Valeriani, a capo di una giunta di centro sinistra, con vice sindaco leghista, ha voluto precisare: “Nell’articolo di trucioli il signor Galinetto mi ha attribuito dichiarazioni che io non ho mai fatto, né a lui, né ad altri, in particolare laddove avrei detto ‘…Se lei l’ha comprato in tribunale se lo tenga è suo, vuol dire che pagherà le tasse...’. Non mi sono mai sognato di dire queste cose e sarebbe stato corretto, prima di riportarle, essere interpellato, cosa che invece non è avvenuta e spero accada in futuro”.  Ha ragione il sindaco, se le parole non sono infamanti, tenendo conto che siamo un blog alla buona, di volontari, di umili pretese, cerchiamo quantomeno di risparmiare spese dove è possibile.

Le due ville costruite da Nucera e vendute in via San Francesco sulla collina di Pietra Ligure: di fatto prive di strada di accesso, l’area è stata venduta in tribunale ed acquistata da Galinetto che vanta la proprietà privata con divieto di sosta per i proprietari degli immobili. Le due strisce nere indicano fin dove arriva il confine di Maglio e Bettino Piro. Ingabbiati in casa loro !

Signor sindaco, ciò non toglie che siamo di fronte ad un caso, una situazione mostruosa. L’assessore (o consigliere delegato, Fontana) che si era occupato della vicenda di via Privata Grotta, dopo il primo articolo, ci aveva contattato, ma non voleva apparire con dichiarazioni. Sta di fatto che non molto tempo dopo si è dimesso ‘per ragioni di lavoro e personali’. Forse 50 anni di attività giornalistica e di cronaca giudiziaria non sono sufficienti a fare il callo, voltarsi dall’altra parte di fronte a due storie grottesche. Ci saranno forse precedenti a noi sconosciuti, intanto qui siamo al top dell’assurdo. C’è un cittadino che compra in tribunale e a tutti gli effetti diventa proprietario di beni. Ha in mano dal 12 novembre 2014, un provvedimento del tribunale stesso, controfirmato dal cancelliere Giorgio Saccone, che recita tra l’altro: ” .…Repubblica italiana, in nome della legge comandiamo a tutti gli uffici giudiziari che ne siano richiesti e a chiunque spetti, di mettere in esecuzione il presente titolo (decreto di trasferimento di proprietà ndr), al pubblico ministero di darvi assistenza, e a tutti gli ufficiali della forza pubblica di concorrervi, quando ne siano legalmente richiesti”.

Il sindaco Valeriani  ancora al telefono: “ Il problema non è nostro, come ho spiegato a Galinetto, è del tribunale. Se il Comune ha fatto degli errori risalgono a 40 anni fa. L’area che rivendica di via Privata Grotta non è sua, è pubblica ed il Comune ha pure realizzato i sottoservizi “.  Galinetto controbatte: “Una delibera di giunta firmata dal dirigente dell’area tecnica, ing.  Vincenzo Gatto,  attribuisce all’area in questione unicamente la servitù di pubblico passaggio, non della proprietà, 895 mq. parcheggi inclusi, che è mia e che ho acquistato in tribunale”.  Il sindaco: “Galinetto può rivendicare ciò che ritiene, ma ci passano anni luce tra quanto lui sostiene e la realtà dei fatti. Anche il Tar, proprio di recente, ci ha data ragione ed ha respinto le sue istanze”. E le ville di via San Francesco ?  Signor sindaco si è mai recato in loco per rendersi conto di cosa sta succedendo ? Valeriani: “ Non mi interessa, non ci vado, non me ne frega più di tanto. Io rispondo di ciò che fa la mia giunta, non del passato. A me non può essere attribuita, nelle due vicende di via Privata Grotta e via San Francesco, alcuna corresponsabilità. Ognuno che ha interesse può fare ricerche negli uffici e rendersi conto dell’iter delle pratiche, delle concessioni edilizie e di come stanno le cose”.

Il viale che porta alle due ville è stato venduto all’asta in tribunale ed unico acquirente come in via Privata Grotta è stato Francesco Galinetto di Voghera

Galinetto imperterrito: ” Non sono un affarista, uno speculatore, a volte ho fortuna. Le prime due volte che sono andato al Bingo di Loano e non avevo mai giocato, ho vinto 1500 euro. Forse pochi sanno che una delle due ville di via San Francesco, da un giorno all’altro, ha chiuso con tanto di parete l’accesso al garage. Perchè ? Mi si dice che le costruzioni potrebbero finire tra le proprietà comunali. Io so soltanto che in tribunale ho acquistato anche una proprietà in via San Francesco e successivamente ho scoperto che le due ville di fatto sono prive del passaggio, avranno una servitù, ma tutta l’area prospiciente e una sottostante striscia di terreno con secolari uliveti fa parte della mia proprietà trasferita dal tribunale fallimentare nella procedura contro Andrea Nucera. Anzi vorrei tanto incontrare questo professionista perchè da quello che ho letto, anche lui si ritrova vittima della giustizia. Mi si dice che c’è stato uno scambio di aree edificabili, lo dico in parole povere, tra Via Privata Grotta e via San Francesco. E’ colpa mia se mi sono aggiudicato all’asta i beni ? Nei mappali originari  risultano aree censite a frutteto irriguo in un caso, boschetto alberato nell’altro, ma nella perizia del tribunale si da atto  che si tratta di zona residenziale satura ed in assenza di indice edificatorio. E di oliveto.  E’ per questo che, consigliato da legali, è pacifico sussista il diritto di passaggio, ma le aree sono mie, ripeto lo dice il decreto di trasferimento del tribunale che ha più valore di un atto notarile che in teoria potrebbe essere inficiato di nullità“.

Il cancello di ingresso delle due ville di via San Francesco, con Galinetto che si è aggiudicato la proprietà dell’area di ingresso

IL PROVVEDIMENTO DEL TAR LIGURIA

In data 24 febbraio 2017, la prima sezione del Tar ha pronunciato la sentenza sul ricorso presentato da Francesco Galinetto, assistito e difeso dall’avv. Alessandro Vignola (amministratore delegato della Servizi Ambientali Spa di cui il Comune di Pietra Ligure è socio con altri sei comuni), contro il Comune di Pietra Ligure, rappresentato e difeso dall’avv. Paola Devincenzi, consigliere comunale di opposizione.  Il ricorso è stato dichiarato in parte irricevibile (per decorrenza dei termini) ed in parte respinto. Il Tar ha dichiarato “ fondata l’eccezione inerente la tardiva impugnazione del provvedimento con cui il Comune ha esercitato il potere inibitorio nei confronti della Scia presentata dal ricorrente (Galinetto).

Il Tar da atto che “come si evince dalla documentazione depositata dall’Amministrazione comunale, tale provvedimento (rigetto Scia ndr) è stato comunicato mediante lettera raccomandata  ricevuta dal destinatario il data 31 marzo 2016″.  Il ricorso legale portata la data  del “24 giugno 2016, ben oltre – è scritto in sentenza – la scadenza del termine di 60 giorni dalla conoscenza del provvedimento impugnato…“.  E ancora il Tar, presidente Daniele, giudice relatore Goso: “ La parte ricorrente non ha chiesto la remissione in termini ai fini dell’impugnazione e non ha indicato alcuna circostanza eventualmente idonea a generare una situazione di incertezza in ordine al termine e all’autorità dinanzi  alla quale impugnare il provvedimento inibitorio della Scia.  Ne consegue la declaratoria di irricevibilità del ricorso.” Altro passaggio della sentenza: ” L’Amministrazione comunale ha puntualmente  individuato con riferimento alla segnaletica verticale ed orizzontale abusivamente apposta  (dal Galinetto ndr) l’oggetto della misura ripristinatoria. Le opere da rimuovere, peraltro, coincidono con quelle previste dalla Scia inibita dal Comune”. Dunbque il Comune bene ha fatto ad ordinare la rimozione dei cartelli installati da Galinetto in via Privata Grotta.  Il tribunale amministrativo ha da ultimo compensato le spese di lite.

Oltre all’area di ingresso alle ville di via San Francesco, venduto all’asta anche una striscia di oliveto sottostante. Galinetto lo scorso anno ha raccolto le olive destinate al frantoio

C’è da aggiungere che ad un esposto querela denuncia la Procura della Repubblica che aveva iscritto nel registro degli indagati il sindaco Valeriani per atto dovuto, ha chiesto l’archiviazione e l’avvocato Vignola pare abbia ritenuto che non era il caso di opporsi. Quindi fascicolo archiviato. Galinetto, attraverso un legale di Voghera, faceva osservare che alla Conservatoria dei registri “non risulta trascritto alcun titolo, vincolo o servitù a favore di chicchessia, come attestato dalla perizia del consulente tecnico del tribunale arch. Tullio Ghiglionedi Albenga, ex assessore comunale della giunta del sindaco avv. Giorgio Cangiano. Dunque non risultano trascritte servitù in via Privata Grotta, la storia di ripete in via San Francesco.  Per il legale di Voghera si “impedisce al proprietario di utilizzare un proprio bene….”.  Sono indicati quali corresponsabili il sindaco, i funzionari preposti (vigili ed urbanistica) e si chiede di accertare la sussistenza di : omissione d’atti d’ufficio, mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice, esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle cose, inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità, invasione di terreni, danneggiamento, depauperamento ed imbrattamento cose altrui, violenza privata. Da ultimo: “Si oppone sin d’ora all’emissione di decreto penale di condanna…“. Il Pm, Piscetola, ha chiesto al Gip l’archiviazione motivandola punto per punto in fatto e diritto.

Benedetto Piro (giacca e cravata) ad Alassio nel budello

Manco a dirlo la telenovela non finisce. Galinetto, tramite legale, ha presentato  un secondo esposto denuncia querela anche sugli episodi che abbiamo descritto la scorsa settimana. E’ tornato in via Privata Grotta e per altre due volte ha riscritto sull’asfalto “proprietà privata’. Per via San Francesco invece c’è un terza denuncia ai carabinieri in quanto sarebbe stata ripetutamente tranciata la catena posta per delimitare la ‘proprietà privata’ e l’area di parcheggio interessata dal trasferimento di proprietà sancita dal tribunale. Fino ad oggi Galinetto ha parlato di braccio di ferro con la famiglia di Giovanni Maglio, impiegato di banca in pensione, con un figlio. Nulla pare sia emerso per il titolo di proprietà della strada che conduce all’attigua seconda villa abitata da Benedetto Piro, un personaggio per anni alla ribalta della cronaca sportiva prima e giudiziaria poi, in quel di Savona e a Sanremo. L’imprenditore – appaltatore di opere pubbliche figurava tra i primissimi creditori di Andrea Nucera nel cantiere della T 1 a Ceriale. Tra i primi a chiedere i pagamenti con decreti ingiuntivi e successivamente inserirsi nella lista dei creditori del mega fallimento che è sempre in attesa delle richieste della Procura e della pronuncia del giudice delle indagini preliminari. Mentre avanza per parecchi reati lo spettro della prescrizione.

E ora altra carne al fuoco. Le due ville di via San Francesco gelosamente avvolte da riservatezza e risparmiate dall’interesse mediatico. Fino a quando ?

Luciano Corrado

L’ex presidente del Savona Calcio, elegante e ricco imprenditore ed appaltatore, Benedetto Piro ad Alassio con un amico fidato

Pietra Ligure, vi racconto ciò che non sapete della via pubblica ‘espropriata’ dal forestiero

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S’intende, usiamo il termine “espropriata “, non nel senso letterale ed etimologico della parola stessa, ma nel senso pratico dei suoi effetti concreti, così come viene percepita dalla gente sbigottita.

L’ultimo palazzo realizzato in via Privata Grotta a Pietra Ligure, secondo quanto dichiarato da Francesco Galinetto che ha acquisito le strade in tribunale ad un’asta giudiziaria, il condominio Andrea avrebbe oinvaso di1m,28 cm l’area pubblica a sn della foto

Il privato, cittadino di Voghera, ha acquistato, a tutti gli effetti della legittimità, la proprietà delle aree nell’occhio del ciclone, a Pietra Ligure, soprattutto tutta via Grotta, tramite una regolare asta giudiziaria.

Tuttavia, sono gli effetti concreti, derivati dal comportamento dello stesso signore vogherese, a dar l’impressione a tutti che via Grotta, una strada utilizzata liberamente, da almeno 60 anni, da parte della collettività pietrese, sia stata come …espropriata per essere privatizzata, e quindi, assoggettata a frazionamento circa gli spazi da destinare a strada, parcheggi per auto e parcheggi per moto; queste due ultime destinazioni suscettibili di essere poste sul mercato immobiliare, quali parcheggi per auto e moto “privati “, da “pubblici ” che erano a tutti gli effetti, fino a quel momento, considerati.

Frazionamento puntualmente messo in atto dallo stesso nuovo proprietario aggiudicatario giudiziario tramite la presentazione al Comune di una SCIA con la quale richiedeva fossero “regolarizzati” 19 posti auto “privati.

Le delimitazioni dei parcheggi per auto e moto, vecchi, perché preesistenti, e nuovi, perché creati come tali, di sana pianta, dal nuovo proprietario, e dipinte con la pittura gialla (che contraddistingue i parcheggi privati ), sovrapponendola a quella da sempre esistente di colore bianco (che contraddistingue i parcheggi pubblici ), palesavano in modo inequivocabile quali fossero le intenzioni del nuovo proprietario aggiudicatario giudiziario: in ogni caso, gestire quelle nuove proprietà in modo pieno, disponendone in modo assoluto, contro tutto e tutti: cittadini pietresi residenti, vicini di casa, confinanti, giornali ed organi d’informazione, Vigili urbani, Comune.

Trasformare quello che poteva essere non certamente proprio un incauto acquisto, ma almeno un acquisto non molto saggio in un ottimo affare finanziario: porre sul mercato e vendere tutti i parcheggi che erano ricavabili ai bordi della strada (anche quelli creati ex novo, che prima non c’erano perché individuati di fronte ad ingressi e passaggi), fino al numero di ben 19 posti auto, più i posti moto.

Quando parliamo di acquisto non molto saggio non ci riferiamo ovviamente alla regolarità delle procedure seguite nel pervenire all’acquisto giudiziario: senz’altro lineari, sotto il profilo formale e procedimentale : d’altronde c’era la garanzia massima, quella del Tribunale; intendiamo, invece, riferirci all’anomalia del fatto che siano stati acquistati dei mappali, catastalmente classificati come ” frutteto irriguo ” quando, invece, essi non sono più tali da una settantina d’anni, ma sono, a tutti gli effetti, delle aree densamente ed intensamente urbanizzate. Anzi, forse, agli effetti della densità dell’urbanizzazione messa in atto negli anni ’50 proprio in quella via, risultano una delle aree di Pietra Ligure più intensamente edificate della città, con palazzoni di 5 o 6 piani, posti uno a fianco all’altro, uno di fronte all’altro, uno “attaccato” all’altro, con decine di famiglie residenti.

Una delle tre arterie di via Privata Grotta di proprietà privata con decreto di trasferimento di proprietà del tribunale fallimentare di Savona

Ci chiediamo: ma possibile che il signore pensionato-agricoltore di Voghera, prima di “investire” una somma, ancorché minima, per l’acquisto di questo frutteto irriguo non si sia recato un attimo prima di depositare la sua offerta in Tribunale, a visionare quanto stava per acquistare…? Possibile che non si sia reso conto che stava, invece, per acquistare una strada con i relativi parcheggi annessi che, se non proprio pubblica, era, da decenni, di pubblico dominio ?

Possibile che, pur avendo visionata la strada, abbia deciso ugualmente di acquistarla pur rendendosi conto che ciò che stava per comperare NON era per nulla un frutteto irriguo, ma erano spazi di dominio pubblico in mezzo a palazzoni..?

Possibile che il signore di Voghera, aggiudicatario-giudiziario, pensionato/agricoltore, possa determinarsi a disporre del suo danaro acquistando degli immobili “al buio”, senza avere prima verificato COSA stia per acquistare…?

Possibile che non abbia pensato che, agendo come ha agito (e agisce) avrebbe scatenato la naturale e spontanea reazione di tutti quelli che avevano da sempre usufruito come “cittadini” della strada e dei posti macchina e poi, dopo il “suo arrivo” o meglio, dopo il suo “acquisto giudiziario “, si erano ritrovati con un “padrone” come interlocutore, in quanto proprietario degli stessi posti auto e strada?

Possibile che l’aver acquistato questi beni immobili dal Tribunale, lo abbia fatto ritenere di essere in una posizione talmente forte da non temere nulla e nessuno, anche a costo di essere ben impopolare perché contro la collettività di Pietra Ligure?

Il frutteto irriguo…

L’edificio realizzato pochi anni or sono in via Privata Grotta che secondo quanto sostiene Francesco Galinetto sconfina per 1m.28 sulla strada privata che il tribunale di Savona ha venduto all’asta a Galinetto stesso

Noi non abbiamo sinceramente idea di come possa essere successo che il Tribunale abbia potuto mettere in vendita una strada come via Grotta, cosí densamente urbanizzata, con la destinazione catastale che poteva avere 70 anni fa : ” frutteto irriguo “. Il tecnico che aveva redatto la relativa perizia, l’arch. Tullio Ghiglione, di Albenga, é un professionista serio, competente e preparato. A cosa attribuire questa indubbia sfasatura? A un mero errore materiale di trascrizione? All’errore materiale commesso da un praticante?

Tullio Ghiglione, architetto, ex assessore comunale


Sia come sia, resta il fatto che, come il signore vogherese, proprietario aggiudicatario-giudiziario, nonché pensionato/agricoltore, dichiara candidamente :

Io non ho comprato per fare speculazioni, ho intravisto un piccolo affare. Ovvero vendere i posti auto in via Privata Grotta che ho comprato, ripeto, in tribunale e nessuno mi ha revocato il trasferimento di proprietà.

Un PICCOLO AFFARE…

Quindi, ecco svelati, da questa frase, retroscena ed obiettivi del pensionato-agricoltore, frequentatore delle vendite giudiziarie: fare un PICCOLO AFFARE , che aveva intravisto, come dice lui stesso. E, se lo aveva intravisto, vuol dire che aveva ben chiaro COSA stesse per comperare, perché QUEL bene messo all’asta l’aveva già visionato PRIMA!

Solo che il PICCOLO AFFARE , così come lo definisce lui, in realtà, consiste in un GRANDE AFFARE !

Facciamo un pò i conti della serva : sembra che i mappali a “frutteto irriguo ” di via Grotta, siano stati aggiudicati per alcune migliaia di Euro.

Se l’obiettivo era privatizzare i preesistenti parcheggi auto, crearne di nuovi (e fare la stessa cosa per i posti moto) fino ad un numero complessivo di 19, per poi metterli sul mercato ad un prezzo, ad esempio di €. 15.000 l’uno, considerando che siamo in una zona densamente urbanizzata, al centro della città e priva di altre risorse, l’operazione matematica conseguente porterebbe al risultato finale : 19x€.15.000 = € 285.000. Se i posti auto si vendessero a soli € 10.000 cadauno, conseguirebbero un risultato finale di €. 190.000.

Non male, no? …Come PICCOLO affare ?

Questo “programma” dà tanto l’impressione di sembrare, in realtà, a differenza di quanto da lui stesso dichiarato, un vero intervento di pura speculazione, nel senso meramente tecnico del termine letterario, che leggiamo dal dizionario e riportiamo, pari pari: SPECULAZIONE: “Azione ed effetto dello speculare finanziariamente; insieme di operazioni più o meno lecite compiute allo scopo di sfruttare il mercato, una situazione economica e simili a proprio vantaggio ed a svantaggio di altri “.

Quindi: non certo un’operazione illecita, ma nemmeno un’operazione ingenua (come viene fatta sembrare dalle interviste dell’interessato), men che meno dettata da sentimenti filantropici : un’operazione di investimento finanziario, calcolata, mirando al massimo dell’ottenibile.

E aggiungiamo: l’impressione che sembra é quella di una vera “speculazione temeraria ” perché fatta contro la collettività, contro l’interesse pubblico, contro il Comune, contro le sue forze dell’ordine, che sono state ostacolate in modo sfrontato quando sovrintendevano agli avvenimenti sulla stessa via Grotta.

D’altronde, che il pensionato/agricoltore, aggiudicatario giudiziario, intenda recuperare danaro da ogni occasione che l’acquisto compiuto gli offra e gli consenta, é anche dimostrato dal fatto che egli abbia fatto misurare le distanze esistenti tra le varie proprietà catastali e quelle degli edifici prospicienti sulla via, per giungere, perfino, a contestare la regolarità della posizione di un palazzo, recentemente costruito, che, egli asserisce, avrebbe “invaso” la strada e, quindi, la sua nuova proprietà, per 1 metro e cm 28…! C’é da supporre, in previsione di una probabile richiesta di eventuale risarcimento o indennizzo.

Cosa abbiamo fatto per meritarci tanta grazia? L’arrivo da Voghera….

Francesco Galinetto, 83 anni, agricoltore e pensionato di Voghera, in via Privata Grotta, al centro di una vicenda  paradossale che si trascina da due anni

Il signor pensionato/agricoltore, frequentatore di aste giudiziarie e aggiudicatore dell’acquisto di via Grotta a Pietra Ligure, é superfluo dirlo, non é nemmeno residente a Pietra Ligure: è residente a Voghera.

Di lui, prima delle sue performances, a Pietra Ligure non si sapeva niente. Nessuno aveva avuto il “singolare privilegio” di avere a che fare con lui.

Non sappiamo perché, tra tanti Comuni e città d’Italia, lui abbia scelto proprio la nostra.

Non ci risulta nemmeno che nessuno, qui, l’abbia chiamato perché sentisse il bisogno di essere beneficato della sua presenza. Forse lui sarà stato attratto dalla bellezza della città, ma non proprio da quella di via Grotta che, tra quelle di Pietra Ligure, non vince per attrattività.

Forse sarà stato attratto dalla bontà o dalla bonomia dei suoi abitanti, che pur mugugnando, come è tipico di noi liguri, non sono aggressivi.

E le occasioni in Calabria e in Sicilia?

Non capiamo perché, lui, che frequenta le vendite giudiziarie, non abbia tentato qualche acquisto giudiziario, del tipo di quello perpetrato a Pietra Ligure (paletti, catene, scritte di proprietà privata, cartelli, divieti, atteggiamenti tipo : “sono arrivato io e qui comando io, ecc.), forse finanziariamente più vantaggioso, magari in Calabria o in Sicilia dove c’é più sole, le spiagge sono altrettanto belle, magari più belle, e la gente oltremodo …paziente, disponibile ed accogliente.

Forse, si è diretto verso Pietra Ligure perché sa che in questa città c’é un Sindaco accomodante che, al di là delle azioni fatte per salvare la faccia del Comune di fronte alle prepotenze di un privato, come ripristinare la segnaletica pubblica da quest’ultimo rimossa e i cartelli e le scritte di delimitazione da lui apposte, nonché costituirsi in giudizio di fronte al TAR LIGURIA, per resistere contro il suo ricorso, finora NON ha ancora intrapreso nessuna propria iniziativa ATTIVA contro il signore vogherese per ripristinare l’interesse pubblico e far cessare questa situazione assurda.

Il poteri del Comune: il Comune non è un privato.

Per il caso di via Grotta, infatti, il signore di Voghera si comporta con arroganza, come se avesse come proprio interlocutore un altro privato cittadino. Ma non è così: l’antagonista del privato proprietario-aggiudicatario pensionato/agricoltore vogherese è il Comune di Pietra Ligure, che essendo una pubblica istituzione , é preposto a tutelare il pubblico interesse della collettività ed agire e prendere tutte le iniziative, che la legge gli mette a disposizione, per il perseguimento di questa stessa finalità e funzione. E per far ciò il Comune, a differenza dei privati, può anche agire adottando provvedimenti che proprio il pubblico interesse perseguano, avendo la supremazia sugli interessi privati, particolari, del singolo. Quegli stessi interessi privati, particolari, il Comune, se sussiste il pubblico interesse, li può comprimere fino ad annullarli: ESPROPRIANDO il bene immobile. Possono essere espropriati case, costruzioni, terreni e non può essere, forse, espropriata una strada e parcheggi connessi? Per di più, una strada che tutti consideravano già di dominio pubblico ?

La causa vinta al TAR LIGURIA

L’avvocato Paola Devincenzi consigliere comunale di opposizione

Finora il Comune si é limitato solo a resistere, costituendosi, nel giudizio promosso dal privato vogherese di fronte al TAR LIGURIA, contro il Comune medesimo.

In questa sede, la causa patrocinata dall’ottima avv. Paola Devincenzi é. stata vinta, confermandosi che il Comune era nel “giusto” quando aveva emesso l’ordinanza di rimozione dei cartelli di indicazione “privata” della strada e dei vari divieti conseguenti, che il privato aveva apposto.

Con questa sentenza, il TAR, di fatto, ha conclamato il carattere ” pubblico ” della strada.

Il comportamento dell’amministrazione Valeriani. Le tante ragioni da far valere

Ma, al di là di questa circostanza, che cosa ha fatto di concreto l’amministrazione del Sindaco Valeriani per passare al contrattacco, avendo tante e forti ragioni ed argomentazioni da far valere e, quindi, far terminare questa incresciosa e paradossale vicenda?

Una vicenda che desta perfino imbarazzo perché vede un Comune messo “in scacco” dalle iniziative pervicaci di un singolo privato che persegue solo i suoi interessi personali?

Perché il Comune non contesta il “maggior valore” acquisito dal bene immobile “frutteto irriguo”, in realtà “strada pubblica”, per i lavori di sistemazione della stessa eseguiti dallo stesso Comune anni fa, quando chi ora scrive questa nota era Assessore ai Lavori pubblici? Perché non viene contestato che tutti gli spazi destinati a posto auto e moto, dipinti di giallo e privatizzati, sono così in ordine ed a posto perché ben asfaltati durante gli stessi lavori summenzionati? Perché non se ne contesta il “maggior valore” acquisito e se ne chiede un indennizzo? D’altronde, se il privato vogherese sostiene lui stesso di aver comperato un “frutteto irriguo”, quindi della vile terra, si è ritrovato, invece, dei parcheggi asfaltati, già pronti e sistemati, solo da delimitare con un colore diverso di pittura, e basta.

Non é questo un caso di indebito arricchimento?

E perché non gli sono contestate le decine di migliaia di euro spese per arricchire, urbanizzandolo, quel “frutteto irriguo”, dotandolo di infrastrutture come le fognature bianche, le fognature nere, una nuova condotta dell’acquedotto, nuovi cablaggi per tutte le reti elettriche e di comunicazione, oltre, ovviamente, all’asfaltatura completa, che hanno mutato, ben aumentandolo, il valore venale dello stesso ” frutteto irriguo?”

Non sappiamo se si possa conclamare L’USUCAPIONE pubblica di una strada e dei servizi connessi ad essa, come i parcheggi laterali; se fosse possibile, centinaia di persone potrebbero testimoniare che sono almeno 60 anni che tutti usano strada e parcheggi come fossero, a tutti gli effetti ” pubblici “.

Si PUÒ, senz’altro, però, ESPROPRIARE, come scritto più sopra, tutta la strada comprensiva dei parcheggi. Corrispondendo un’indennità, ovviamente, pertinente ad un ” frutteto irriguo “.

L’opposizione, riteniamo, a buona ragione, tutta, si schiererebbe compatta nel votare una deliberazione del genere, che, solo se la maggioranza lo volesse e ne avesse il coraggio, potrebbe essere approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale.

E siamo arrivati alla parola con la quale avevamo iniziato questa disamina: l’espropriazione !

La percezione di tutti, come scritto all’inizio, è che il Comune si sia fatto espropriare da un privato una strada e lo stesso Comune non abbia la forza o la capacità di riappropriarsene, servendosi dei pubblici poteri attribuiti dalla legge.

Il Consiglio Comunale di Pietra Ligure ne ha parlato ormai un anno fa.

Noi stessi, dell’opposizione, abbiamo l’impressione che se non fosse stato per la Mozione Consiliare che abbiamo depositato il 3 Marzo 2016 e portato all’attenzione del Consiglio Comunale, costringendolo a discutere del caso, non si sarebbe fatto nulla, al di là delle azioni d’ufficio intraprese dalla Polizia Locale e dall’Ufficio Tecnico comunale. La stessa causa al TAR LIGURIA, vinta dal Comune, é un’iniziativa del privato per far annullare ordinanze comunali di ripristino: NON É un’iniziativa giudiziaria del Comune e del Sindaco. Lì, il Comune si è costituito per difendersi : se non lo avesse fatto e fosse rimasto contumace, perdendo, poi, successivamente la causa, sarebbe stato un disastro difficilmente riparabile, cui ne avremmo ascritto la responsabilità al solo Sindaco.

Ora, però, é arrivato il momento di contrattaccare, facendo valere le ragioni del Comune e, quindi, ponendo termine a questa storia paradossale per cui, come pietresi, provare imbarazzo se non vergogna.

Avere il coraggio di prendersi le proprie responsabilità.

Per farlo, bisogna assumersi le proprie responsabilità ed avere il coraggio di farlo.

Avio Valeriani sindaco (foto Ivg.it)

Questo Sindaco, Valeriani Avio detto Dario, come gli abbiamo già detto apertamente e direttamente in Consiglio Comunale, in occasione di altre vicende (come l’inondazione causata dal fiume Maremola, nel Novembre scorso) ci pare che la dote di assumersi le proprie responsabilità, specie nelle circostanze gravi o solo “più complicate”, non ce l’abbia proprio, interpretando il proprio ruolo sotto un aspetto puramente di funzione decorativa e di rappresentanza, intervenendo agli eventi celebrativi, come le numerose processioni pietresi e le inaugurazioni (queste ultime, peraltro, scarse, visto che in tre anni non é stato fatto quasi niente).

L’opposizione starà attenta nel vigilare l’operato di Sindaco e Giunta, e sarà pronta a prendere tutte le iniziative di stimolo e di proposta, nel solco di quelle indicate nella presente nota, nel Consiglio Comunale di Pietra Ligure.

Mario Carrara

Noli, il documento dimenticato nel cassettoDanilo Bruno querela, Gip e Pm archiviano

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Danilo Bruno, funzionario comunale a Noli e Spotorno, già capo area con un’indennità mensile di 933€, oltre lo stipendio, nel luglio 2016 ha presentato denuncia querela per un articolo di trucioli.it, a firma di Carlo Gambetta, tre mandati da sindaco Dc. Bruno, attivissimo portavoce dei ‘Verdi Savonesi’, come si legge abitualmente nei comunicati pubblicati da Ivg.it, si riteneva diffamato e disonorato. Ora, a meno di 7 mesi, la giustizia ha concluso il suo corso. Il Pm G.B. Ferro ha chiesto l’archiviazione (il fatto non sussiste o non costituisce reato) e il Gip ha confermato. 

Carlo Gambetta, uno dei rari personaggi pubblici che non è solito sottrarsi  alle sue responsabilità, quando è stato convocato dalla polizia giudiziaria ha messo nero su bianco la sua versione dei fatti. Il querelante Danilo Bruno si riteneva leso del suo onore, della sua onorabilità professionale quando era capo area e vice segretario del Comune di Noli fino al 30 settembre 2014. Bruno aveva indicato espressamente e allegato l’articolo di trucioli.it , n. 35 del 7 luglio 2016 (vedi…..).

Danilo Bruno, funzionario comunale a Noli e Spotorno, portavoce dei Verdi savonesi

Ecco il passaggio che Bruno ha considerato diffamatorio: ” Terzo punto: è risultato di circa 12.000€ il debito fuori bilancio attribuibile alla responsabilità di due aree dal 2008 al 2013: sei fatture non pagate dall’area amministrativa, due dall’area Polizia Urbana. I nomi dei due responsabili non sono stati resi noti… ma se si torna indietro a verificare i risultati del Nucleo di Valutazione presieduto dagli ex Segretari Comunali responsabili dell’epoca, si potrà notare che tutto è regolare per quanto riguarda i compensi di produttività. Compreso, ad abundantiam, le conseguenze negative di quella firma mancata su un documento lasciato per incuria nel cassatto da uno di questi due capi area, che aveva prodotto il relativo smembramento delle scuole medie di Noli, con alunni costretti a frequentare quelle di Spotorno; solo chi ha assistito a quella riunione serale indetta nell’Oratorio di S. Anna tra Giunta Repetto e genitori degli alunni è in grado di capire, di valutare la”presa in giro” dell’istituto della Valutazione: tutto ottimo!!!! Valutazioni con la controfirma del Sindaco e della Giunta di ieri, come quelle di oggi per altre incongruenze. Argomenti scottanti, tutti legalizzati, ben inteso; incongruenze sulle quali Trucioli.it avrà occasione di ritornare a tempo debito.”

Gambetta alla polizia che lo interrogava ha precisato: “L’articolo del 7 luglio di trucioli.it, altro non era che la riproduzione di un precedente articolo che avevo scritto su trucioli savonesi e riportava fedelmente le dichiarazioni del sindaco Ambrogio Repetto in pubblica assemblea, lo stesso titolo ricordava ‘Repetto sostiene che Bruno ha “parlato”solo 7 giorni prima la scadenza della convenzione. Scuole chiuse a Noli, premio alla negligenza. Allarme fuori tempo e funzionario “smemorato” (vedi……). Ho dunque riferito esclusivamente quanto detto dal sindaco, non era farina del mio sacco. Purtroppo di questo elemento – aggiunge Gambetta – il magistrato inquirente non ha tenuto conto, soffermandosi invece approfonditamente e in modo dotto sulla sussistenza o meno dell’elemento diffamatorio. “

In quattro pagine dattiloscritte, il dottor Ferro approfondisce “la delicata questione di qualificazione giuridica”, “i principi via via elaborati dalla giurisprudenza, le esimenti costituite dal diritto di cronaca e diritto di critica, al diritto di critica politica”.  Ha passato in rassegna alcune sentenze pilota della Corte di Cassazione in diritto e in fatto. Le conclusioni: ” E’ opinione di questo pubblico ministero che le severe critiche subite dal querelante siano state sferrate utilizzando si dichiarazioni in sè sicuramente offensive ed oggettivamente ingiuriose o diffamatorie quanto alla effettiva e non solo potenziale  lesività dell’onore, del decoro e della reputazione del destinatario (Danilo Bruno ndr), ma che la condotta citata e descritta sia da ritenersi in toto scriminata dall’esercizio del diritto di critica politica. Posto che, pertanto, nei fatti per cui è causa non è dato da ravvisare alcuna fattispecie a rilevanza penale, deve sena meno addivenirsi alla pronuncia del decreto di archiviazione perchè il fatto non sussiste, o, al più, perchè il fatto non costituisce reato”.

In realtà accade che Carlo Gambetta, nell’articolo ‘incriminato’, si era limitato a riscrivere quanto aveva scritto su trucioli savonesi riportando  le dichiarazioni del sindaco allora in carica, Ambrogio Repetto.

“La realtà dei fatti – dichiara Gambetta – è su trucioli.it ho riscritto  quello che altri (Repetto) avevano dichiarato non in privato, ma in pubblico, in un’ assemblea pubblica. E di questa circostanza non si è tenuto conto”.

Savona e Albisole / A un secolo dalla morte di Poggi, insigne studioso degli etruschi. A Storia Patria le pronipoti Dede e Josepha

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Poco più di un secolo fa moriva Vittorio Poggi,  storico e archeologo. Figura di spicco tra quegli intellettuali savonesi, vissuti tra XIX e XX secolo, che avevano fondato la storiografia locale con attenzione continua a quanto avveniva nel mondo degli studi. Leggi anche torna nelle Albisole il camper dei Lions, per offrire alla cittadinanza l’esame gratuito per la prevenzione del glaucoma.


Vittorio Poggi insegne storico e archeologo, studioso del popolo etrusco,  tra i fondatori della Società Storica Savonese

Dopo aver frequentato a Savona il collegio degli Scolopi, partecipò al Risorgimento, appassionandosi in seguito al popolo etrusco di cui fu uno dei primi studiosi qualificati. In seguito, oltre a varie attività dedicate alla tutela del patrimonio artistico e storico della Liguria, fu tra i fondatori della Società Storica Savonese, di cui raggiunse la carica di vicepresidente.

Vittorio Poggi: il suo principale lavoro di storia locale, ancora oggi valido, è una ampia Cronotassi delle magistrature medievali savonesi che completa un altrettanto approfondito studio sulle Albisole.

Venerdì 17 marzo, alle ore 16.30, la Città di Savona e la Società Savonese di Storia Patria invitano alla presentazione del volume Vittorio Poggi (1833-1914) tra la Liguria e l’Europa degli studi, edito negli Atti della Società Ligure di Storia Patria, a cui presenzieranno Paolo Calcagno e Giovanni Mennella dell’Università degli Studi di Genova; saranno anche presenti gli autori e le pronipoti di Vittorio Poggi, Dede Restagno e Josepha Costa Restagno.

Jjosepha Costa Restagno dell’Istituto Internazionale di Studi Ligurie pronipote di Poggi

Dede Restagno presidente onorario della commissione del museo Manlio Trucco di Albisola e pronipote di Poggi

Riveste per noi particolare rilievo un vivace articolo di Riccardo Musso che ripercorre le vicende della nostra Società Savonese di Storia Patria nei primi decenni della sua fondazione, ricostruite sulla base di inedita documentazione privata.

 

 

 

 

 

 

ALBISOLE: IL CAMPER DEL LIONS PER LA PREVENZIONE DEL GLAUCOMA

Massimo Barbetta oculista

COMUNICATO STAMPA - Torna nelle Albisole il camper dei Lions, per offrire alla cittadinanza l’esame gratuito per la prevenzione del glaucoma. Il doppio appuntamento, ormai collaudato e che riscontra grandissimo interesse, è in programma sabato 18 marzo ad Albisola Capo sulla passeggiata a mare, in piazza Marinetti, e domenica 19 ad Albissola Marina, nella piazzetta di fronte all’Avis. In entrambi i casi il ‘service’ è previsto al mattino, tra le 9,30 e le 12,30. A disposizione di chi vorrà sottoporsi al controllo, che verrà effettuato all’interno del mezzo polifunzionale Lions, sarà il dottor Massimo Barbetta, medico specialista in Oculistica. Sono Franca Minetti e Giacomo Canepa i collaudati coordinatori del service, per conto del Lions club Albissola Marina Albisola Superiore ‘Alba Docilia’, quest’anno presieduto da Alessandro Meraviglia.

“Il controllo – ribadisce la dottoressa Minetti – da un lato è un’utilissima prevenzione per le risposte che può dare a chi vi sottopone, ma è anche l’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della diagnosi precoce sul glaucoma, patologia caratterizzata dall’aumento del tono oculare: se trascurata, può portare seri danni all’occhio fino alla cecità. Nella fase iniziale, il glaucoma è asintomatico: non causa né dolore, né alterazioni della vista. La visita preventiva è, quindi, l’unico modo per accertarne l’insorgenza”. L’esame dura solo qualche minuto e consiste nella misurazione del tono oculare con l’ausilio di uno strumento non invasivo, il tonometro.

Alessandro Meraviglia presidente Lions

“Anche quest’anno, in cui i Lions a livello mondiale festeggiano i primi cent’anni di vita – fa notare il presidente Meraviglia – viene riproposto questo service che tocca un campo, quello della vista, da sempre uno dei campi d’azione del lionismo mondiale, dal momento che, fin dai primi anni, i Lions vennero considerati i ‘cavalieri della vista’. Ad Albisola, poi, l’iniziativa è molto attesa: ogni anno, nelle due sedi previste, normalmente si sottopongono al controllo oltre 100 persone”.

 

 

Rixi e Arecco, Lega Nord, spiati a Savona Scherzo o 007 (?) che ‘vendono’ scoop

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“Abbiamo le foto e la registrazione, vi interessa sapere cosa si sono detti, nel loro incontro a Savona, l’assessore regionale  Edoardo Rixi e l’assessore comunale Massimo Arecco, leghisti “. Ci interessa. “Con 500 euro tre immagini e mezzora di audio…”. 

Un fotografo davanti, un 007 nascosto dentro l’androne della storica sede di A Campanassa, due assessori uno regionale, Edoardo Rixi e uno comunale, Massimo Arecco, Lega Nord protagonisti un laborioso tête-à-tête

La trattativa va in porto, ma con un finale alla ‘napoletana’. Le foto le abbiamo recuperate, l’audio non ci interessa. Non perchè il contenuto sia da buttare, anzi se non ci sono trucchi lo spaccato si presenta curioso. Capace di imprimere una svolta nel governo di Savona, tra i personaggi che, a quanto si dice, dettano la linea. Ognuno mette sul piatto le ultime novità, cosa sta accadendo con l’antibiotico o se volete ‘streptomicina’ che a queste dosi diventa battericida con rischio di perdere una vagonata di consensi, a beneficio del popolo di Grillo, pur malamente rappresentato e persino di quel Pd che  con  Berruti, Martino, Di Tullio hanno ridotto la città allo stremo.

C’è materiale che scotta all’Ata, dossier che fanno raddrizzare i capelli.  Il navigato presidente  del consiglio comunale, dr. Renato Giusto, una vita spesa peregrinando da uno schieramento politico all’altro e al capezzale di pazienti, ha spedito il malloppo alla Procura della Repubblica e nei  tête-à-tête Arecco – Rixi e C. si è sussurrato di retroscena tremendi, di una deriva da cui si odono lontano tintinnio di manette. Di amici e professionisti, di affaristi, trasversali. Di percorsi bui, ma illuminanti,  lungo l’ex discarica di Cima Montà con tanto di verbali che hanno preso il volo e non sono gli unici ‘papiri’ che finora non si trovano. C’è dell’altro, di più e di peggio.

Si, ma alla fin fine come si sono lasciati il plenipotenziario e segretario regionale della Lega Nord Liguria e il savonese Arecco ?  Ha prevalso la linea del vice di Matteo Salvini con la grana del rinvio a giudizio per le ‘spese pazze’ in Regione ?  Cosa si dice dei ‘buchi neri’ all’Ata, società pubblica, con un presidente, l’avvocato Alessandro Garassini, fortemente voluto dalla Lega Nord ponentina, non solo come  ’manager’ d’esperienza, ma da uomo di legge e di codice, capace di usare la frusta senza guardare in faccia. Dunque carte bollate e paghi chi ha sbagliato o chi ha partecipato all’abbuffata.  Garassini che conoscendo bene il mondo della magistratura fiuta il rischio degli uccellini.

La situazione di Savona città, sul fronte giudiziario e politico, è seria, grave, cupa. Altro che il gioco d’azzardo e la convocazione dei sindaci e di Anci da parte di Rixi. Bufala o non bufala il lungo incontro – colloquio in strada, protetti dallo storico Brandale, potrebbe dare l’ascia a clamorose rivelazioni. Alla prossima puntata, chi sa parli.

Dimenticavamo, Rixi ha deleghe pesanti: Sviluppo economico, industria, commercio, artigianato, ricerva ed innovazione tecnologica, energia, porti e logistica.

Massimo Arecco: vice sindaco,  assessore con delega a Urbanistica, Decentramento e quartieri, Demanio, Infrastrutture, Smart City.

Novità 2017 / Tartufo di Balestrino: in un video per gli chef russi

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L’educational dell’Associazione Tartufai e Tartuficoltori Liguri raccontato in un video in lingua russa per promuovere il ‘bianchetto’ di Balestrino .

Renato Grasso chef e maestro di cucina ai fornelli

Il prossimo 20 marzo, dalle ore 14,30, nella zona del Santuario di Monte Croce, i partecipanti al corso per Gestori di Agriturismo, organizzato da E.L.F.o Liguria, L.G.O di Varazze e C.E.S.C.O.T. di Savona, finanziato dal Fondo sociale Europeo in collaborazione con l’ Associazione Tartufai e Tartuficoltori Liguri, daranno vita ad project work finalizzato a capitalizzare intorno alla risorsa tartufo, tutti i beni materiali ed immateriali di questa eccellenza “made in Liguria”.

L’evento “sfrutterà” l’esperienza dei tartufai e dei loro cani per realizzare un video che racconti attraverso le immagini, non solo le emozioni della ricerca, ma anche la cucina legata al Bianchetto.

Grazie allo chef Renato Grasso discepolo di Escoffier (ristoratore a Varazze, origine a Mendatica), che interverrà all’educational, saranno realizzate alcune ricette in lingua russa, con protagonista tartufi di Balestrino. Tra l’altro, pochi sanno che lo scorso anno Grasso ha fatto una tournè in alcune delle maggiori città della Russia incontrando esponenti del mondo culinario ed imprenditoriale, operatori della ristorazione.

Il prossimo mese di aprile, tutto il materiale fotografico e video, realizzati grazie alla collaborazione con circolo fotografico S. Giorgio di Albenga e a Tele Varazze, sarà presentato dal titolare del ristorante S. Caterina agli chef moscoviti, nell’ambito dei corsi di cucina ligure che terrà nella capitale della federazione Russa. La consegna, data ai corsisti dai docenti di marketing Franco Laureri e di agronomia Matteo Zerbini, è quella di trasformare “il bianchetto in testimonial del territorio”.

Franco Laureri docente di marketing

In questa sfida i futuri gestori di agriturismi Allegra Roberto, Ascheri Chiara, Bonfiglio Giada, Codino Anna Domenica, Marengo Luigi, Negoita Marinela, Nocerino Donatella, Olinici Alina, Terragno Silvia e Vio Caterina avranno al loro fianco, oltre naturalmente ai Tartufai con il loro presidente regionale Maurizio Bazzano, le responsabili dell’area social dell’agenzia In Liguria, i fotografi del prestigioso circolo fotografico albenganese e soprattutto il sindaco di Balestrino Gabriella Ismarro.

 

Stefano Pezzini giornalista, blogger, consigliere comunale a Onzo

L’educational a numero chiuso, coordinato dal blogger e giornalista Stefano Pezzini (neo pensionato e collaboratore de La Stampa- Il Secolo XIX) e dai docenti del corso, rappresenta un primo test per valorizzare a fini turistici le eccellenze agroalimentari dei territori al di là del mare, con pacchetti rivolti ai segmenti esperienziale ed enogastronomico.

 

 

 

 

 

Il maestro di cucina Renato Grasso mentre fa lezione ai fornelli a chef russi

A lezione di tartufi di Balestrino

 

I bimbi terremotati in Nepal, l’aiuto di Finale Ligure, di Mamberto Viaggi e Bosch Italia

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Finale for Nepal ! Una commovente catena di solidarietà da Finale Ligure al Nepal, dal Comune con il sindaco Frascherelli  verso la comunità di bimbi  nepalesi alle prese con il dramma della loro terra devastata dal terremoto del 25 aprile 2015. Una ferita intrisa di dolore, privazioni, mancanza di strutture ad iniziare dalle scuole per l’infanzia. L’iniziativa solidale di Bosch Italia, con la collaborazione della Città ligure e l’appoggio logistico della Mamberto Viaggi (con Carlo Mamberto) che ha la sede operativa a Borgio, ma è nata a Finale Ligure, terra del suo fondatore. Aiuti concreti pro terremotati con la costruzione di un nuovo edificio scolastico.


Lettera / Pazienti liberi d’essere clienti anche da medici e paramedici ladri e truffatori

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Ill.mo Dott. Roberto BORRI, il movente di questa terza lettera è, prima di tutto, il desiderio di escludere il “chi tace acconsente” relativo al suo articolo “Sono un medico che non ha clienti ma pazienti…” (vedi… Trucioli del 9 marzo 2017).

Rinaldo Sartore vive a Sanremo ed è tra gli alluvionati di Monesi, e presidente dell’Associazione Monesi Borgo Antico

Il secondo motivo è il piacere di manifestarle la mia gratitudine per aver voluto confermare i suoi dogmi: -Tutti i servizi pubblici essenziali non possono essere gestiti anche da aziende vere, private-. La mia tesi è che il cittadino dovrebbe essere libero di scegliere tra un fornitore pubblico e uno privato. Non amo gli inutili inglesismi; ad esempio, day hospital. Il mio ha richiesto 28 giorni all’ospedale di Sanremo e se il servizio fosse stato indicato tramite una definizione in lingua italiana, tipo – esami in giornata- l’abissale differenza tra sogno e realtà sarebbe più evidente e contestabile rispetto al fumoso day hospital.

Gli anglosassoni utilizzano business, in senso positivo, per definire profittevoli scambi commerciali; business è produrre merci e generare servizi allo scopo di vendere il miglior prodotto possibile ad un prezzo conveniente, sia a chi vende, sia a chi acquista, ottenendo il massimo del profitto.

Lei, caro Dott. Borri, sostiene che solo la gestione pubblica di Sanità, Istruzione, Acqua potabile, Trasporti ?, PTT, “Energia in tutte le sue forme” garantiscano “l’applicazione di quei sani principi morali che dovrebbero portare ad escludere interessi privati…”

Per fare buon peso anche l’informazione; perché no? Della sanità abbiamo già parlato e personalmente le ho dimostrato quanto costa una visita ambulatoriale in ambiente “sterile” ovvero non inquinato da sindacalisti, raccomandati-incapaci, tangentisti, postifissi, assenteisti, timbratori di cartellini conto terzi – ancorché volontari non retribuiti – e stipendifici finalizzati al voto di scambio.

Una visita, lo ripeto per chi non avesse letto il mio precedente intervento, fatturata a 28,51€ E Lei mi parla di “sani principi morali”.

Striscia la Notizia ha mostrato, oltre vent’anni fa e durante molte edizioni, i timbratori di cartellini conto terzi in azione in diversi ospedali. Mamma Rai, frutto della sessa mala pianta che ha generato le Asl, non l’avrebbe mai fatto per rispetto al dogma e per solidarietà. La magistratura in barba alla Obbligatorietà dell’Azione Penale ha potuto non sapere; anche loro disprezzano le televisioni commerciali !

A questo punto sento il dovere di ripetermi: -Sono convinto che nel nostro servizio sanitario pubblico vi siano operatori capaci, seri e generosi a tutti i livelli, alcuni sono eroi e missionari; così come è evidente che, grazie a costoro, vi siano anche strutture pubbliche d’eccellenza le quali in molti casi nulla hanno da invidiare ai migliori Ospedali europei. Però le chiedo: -Lei è d’accordo col principio della complicità? Per quale motivo la maggioranza (?) dei dirigenti, del personale medico e paramedico si è reso complice da un quarto di secolo dei loro colleghi ladri e truffatori?

Per quale ragione nel nostro paese, dove un diritto non si nega mai a nessuno, dovrebbe essere negata la facoltà di scegliere tra Istruzione Pubblica e Istruzione Privata? I motivi che hanno fatto precipitare l’Istruzione Pubblica italiana al 183° posto nel mondo, sono gli stessi che offuscano i risultati della Sanità Pubblica. Siamo tutti d’accordo che non si debba mai privatizzare l’acqua potabile, la quale è bene che resti demaniale, ma mettere in concorrenza, tra pubblico e privato, la distribuzione dell’acqua potabile è cosa buona e giusta e potrebbe anche essere fonte di salvezza; prima che il costo dell’acqua del rubinetto superi quello dell’acqua minerale; e magari sia erogata a giorni alterni, escluso festivi!

Ma Lei se le immagina le Regie Poste italiche – regie in quanto oggi sarebbero anacronistiche ma ottant’anni orsono funzionavano meglio di oggi-, immagina come sarebbe la nostra Repubblica della banane senza le poste private ovvero i corrieri? Lei vorrebbe che anche i trasporti fossero solo pubblici? Secondo Lei la fuga dal nostro paese di circa 200.000 giovani italiani, tra i quali moltissimi medici preparati e capaci, i migliori, è una moda passeggera?

         Rinaldo SARTORE

1) Quando suonava la sveglia a Berlangieri… 2) Molinari non c’è più tempo da perdere…3) Olivero 24 anni a La Stampa, sfilata in tribunale. E la delusione di Angelo e Barbara

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12 ottobre 2012,articolo di Marco Preve su la Repubblica. Regione Liguria: Svegliate l’assessore al turismo! L’altro giorno alla riunione degli Stati Generali del Turismo l’assessore della Regione al Turismo Angelo Berlangieri ha pronunciato queste frasi: «Basta con il consumo della costa, basta con il consumo del territorio, basta con le seconde case. Senza se e senza ma».

Angelo Berlangieri

Bene, bravo, bis, applausi. Come non condividere. Però, un momento, perché va bene tutto ma pigliarci proprio per fessi no.

Berlangieri si è mai chiesto chi sono i responsabili della cementificazione e della moltiplicazione delle seconde case? Ad esempio il suo ex partito Forza Italia con il suo capo che voleva anche vendersi le spiagge? Oppure la sua giunta di centro sinistra che ha varato un Piano Casa che va oltre le previsioni del governo Berlusconi che lo ha ideato?

E le seconde case, lui che è stato assessore a Finale Ligure della maggioranza di centro destra oggi in carica, cosa ne pensa della colata concessa al posto dello stabilimento Piaggio? E del consumo di territorio concesso sempre a Piaggio per realizzare il nuovo stabilimento a Villanova? E le continue modifiche alla legge sui vincoli alberghieri (tocca pure rimpiangere l’assessore Carlo Ruggeri) per trasformarli in seconde case e far felici quegli albergatori di cui lei stesso fa parte? E grazie a quale legge e quale ministro la costa ligure è stata invasa dai porticcioli ?

Ma lo sa assessore Berlangieri che almeno da dieci anni, mentre lei pensava alla sua brillante carriera politica (da 18 mila euro al mese ndr), c’era chi si batteva per questi temi ed esiste pure un movimento che si chiama “Stop al consumo di territorio” al quale non risulta che la Regione aderisca né che abbia mai sollecitato i comuni liguri a farlo?

Assessore, probabilmente ha parlato sotto ipnosi ma adesso 1,2,3…SI SVEGLI

Marco Preve – la Repubblica

PS: Angelo Berlangieri, dal 2015, è stato designano all’unanimità dagli albergatori aderenti a Confindustria ( quasi 400 strutture, compresi residence) a presidente dell’Unione Provinciale Albergatori di Savona

ERA SAN VALENTINO 2013: “NON POSSIAMO PERDERE MARIO MOLINARI ! “

E OGGI BRILLA CON NININ NEL CUPO SCENARIO DEL GIORNALISMO, UN SOGNO SI E’ AVVERATO!?

Mario Molinari giornalista e coordinatore del blog NiNin

“Non c’è tempo da perdere: non possiamo perdere una penna libera ed un punto di riferimento dell’informazione! E quando non c’è più tempo da perdere bisogna mettersi in moto, quindi…

Mario Molinari è un giornalista libero e capace, oltre che coraggioso. E’ uno dei rari esempi in cui la professionalità viene posta prima di ogni altra cosa, anche della “retribuzione” e del “quieto vivere”. Se non fosse così non avrebbe fatto le scelte che lo hanno portato alla sfida di SavonaNews. Quindi non lo dico io, sono i fatti e la sua storia che parlano.

SavonaNews con lui è stato un punto di riferimento di “informazione” indipendente. Tra virgolette perché non è l’informazione piegata a cui ormai la comunità si è abituata. Ha rilanciato il giornalismo di inchiesta e rotto muri di silenzio che sembravano inespugnabili baluardi. Con un lavoro costante ha costretto all’angolo i “signori” della stampa che, non certo volenti, hanno dovuto adattarsi al passo che la direzione di Molinari imponeva sullo scenario savonese.

Non possiamo perdere tutto questo. Non ci rimetterebbe (solo) Mario, ci rimetteremmo tutti e tutti ne pagheremmo le conseguenze! Dunque il secondo quindi…

Mario e la sua gestione di SavonaNews è chiamata a pagare pegno per il coraggio dimostrato di far parlare fatti ed atti in un panorama acquiescente e silente. E’ rimasto isolato. Si, è così. Isolato prima delle “istituzioni” che hanno tagliato i pochi fondi. Isolato da chi, con siti (di blog e simil-settimanali), ha preferito piegarsi alle telefonatine e messaggi intimidatori. E quando uno rimane isolato viene colpito e ridotto al silenzio. Non si può essere i soli a non piegare la schiena, se tutti gli altri la piegano ti spingono a piegarti o spezzarti! Questa è la storia!

Ora bisogna capire se una tribù a difesa del falò c’è ancora oppure se, al di là delle tante parole, non si vuole muovere un passo e, borbottando e rimpiangendo, arrendersi e consegnare Mario ed il suo giornalismo di inchiesta indipendente alla memoria. Ed allora ecco il terzo, definitivo, quindi…

Se avessimo risorse come Casa della Legalità prenderemmo Mario a fare inchieste. Non le abbiamo… Abbiamo però un pezzo di tribù che può mettersi in gioco. Voi altri l’avete? La questione, anzi l’idea, è questa…

Costruire una testata giornalistica delle associazioni, dei gruppi, delle realtà libere ed indipendenti della Liguria. Non una bacheca da riempire semplicemente con i rispettivi comunicati e appuntamenti, ma dove con Mario direttore si possano promuovere inchieste!

Non quindi, nemmeno, una testata di cronaca online. Bensì una testata dove con le inchieste e gli approfondimenti sia dia forza e conoscenza alle istanze e iniziative delle associazioni, dei gruppi e delle realtà libere.

Occorre uno sforzo economico, certo. Bisogna recuperare sponsor e sottoscrizioni da parte di “chi ci sta” singoli e gruppi. Ogni realtà sarà “terminale” nel proprio territorio, per raccogliere gli elementi chiave su cui pubblicare e su cui poi, quando è il caso, avviare gli approfondimenti e le inchieste. Ormai basta un telefonino per fare video e foto… Ed ognuno di noi, provincia per provincia, può essere un “tassello” della nuova testata. Così le associazioni ed i gruppi… Così anche, credo, la Libreria Ubik che potrebbe avere in questo “strumento” non solo lo spazio per mandare in diretta ed in archivio le principali presentazioni di libri ed incontri che promuove, ma anche un supporto per quel ruolo assunto nei fatti di “fulcro” dell’incontro tra istanze e realtà diverse.

Mario Molinari giornalista recentemente al centro di un discusso decreto penale di condanna a 3750€ di multa per una querela delle Funivie: violazione di  domicilio vedi….

Gli approfondimenti e le inchieste più “pesanti”, quelle a rischio cause e querele, possiamo farle vagliare prima ai nostri legali, così dal renderle inattaccabili o comunque facili da sostenere nel caso di cause e querele. Inoltre, in alcuni casi, quando può rivelarsi necessario, la parti più “scomode” potremmo farle noi e la “nuova testata” potrebbe semplicemente riprenderle così da non essere il “bersaglio”.

Gli introiti che sapremo mettere insieme dovranno andare a Mario come rimborso. Dovranno coprire un assicurazione sulle pubblicazioni… e coprire le spese per visure camerali e quant’altro.

Dovremmo chiamare a raccolta le singole associazioni, i comitati, i gruppo e le realtà che esistono e si muovono sul territorio, dall’imperiese allo spezzino. Non importa coprire “tutto”, ma mettere insieme “tutti” coloro che sono sul territorio e che hanno bisogno di uno “sbocco” perché comprendono che solo dando una visione di insieme si possono affrontare e risolvere le problematiche che singolarmente si seguono.

I singoli siti sono utili, per ciascuna realtà, ma una “testata” che racchiuda gli approfondimenti, con un giornalismo d’inchiesta competente, può fare molto di più. Non solo cassa di risonanza, ma anche, come è stato con la gestione di SavonaNews da parte di Mario, rottura del silenzio e quindi spinta ad informarsi e, spesso, ad agire per tanti che, prima, i singoli siti non li andava nemmeno a vedere e manco sapeva che esistessero.

Ne ho accennato, ieri sera, ai ragazzi di Libera Savona e ci starebbero. Con altri ne ho già accennato… Dobbiamo metterci in gioco, ora… non c’è tempo da perdere. Possiamo farcela, per riconoscimento al lavoro (qualità e tenacia) di Mario e per tutti noi!

A voi la risposta. Un abbraccio, Christian  (….era l’8 febbraio 2013…)

DOPO L’ORDINANZA DEL GIUDICE DEL LAVORO CHE BOCCIAVA LE TESI DEGLI AVVOCATI CRISTINA ROSSELLO E ZANELLI SONO RIPRESE LE UDIENZE DELLA CAUSA DI LAVORO DI GUGLIELMO OLIVERO, 24 ANNI A LA STAMPA SAVONA, SFILANO I COLLEGHI

Guglielmo Olivero, laureato in Giurisprudenza e giornalista disoccupato

Trucioli.it si è già occupato del caso (taciuto ma non insabbiato) dei tre giornalisti pubblicisti della provincia di Savona che sono in causa con Itedi Spa, editrice de La Stampa che ha acquisito, per fusione e incorporazione, Il Secolo XIX e nel 2017 sarà portata a termine la concentrazione con Espresso, definita dal presidente Fiat – Itediuna grande opportunità in quanto la sfida dei giornali è interessare i ragazzi nati nell’era del web e dei social”. La vicenda è un piccolissima trave del ‘grande fratello editoriale’, con editori che hanno diffusi interessi in italia, in Europa, nel mondo (auto, case di cura, energia, finanziarie, immobiliari, investimenti):  Elkann- Agnelli, De Benedetti, Marchionne, Perrone.  Una super corazzata che a causa dell’editoriale La Stampa ha un contenzioso davanti al giudice del Lavoro del tribunale di Savona, assistita da una studio legale specializzato: gli avvocati Alberto Delfino e Riccardo Prette.

Sull’altro fronte (Davide contro Golia, o se volete un moscerino contro un elefante) la storia di un giornalista, soprattutto sportivo, Guglielmo ( Willy)  Olivero, alassino- albenganese, figlio di un ex direttore di banca e personaggio del ciclismo ponentino (basti pensare all’organizzazione della Alassio – Montecarlo). Olivero junior che si occupava prevalentemente di discipline sportive ‘povere’ ma ricchissime di valore sociale e di personaggi straordinari.

Le cause giudiziarie, soprattutto per la fasce deboli, non hanno certo dalla loro parte i tempi della giustizia. Il più forte resiste senza problemi. Basti pensare che  il ricorso e la citazione in giudizio alla Italiana editrice Spa è stato depositato il 18 maggio 2015,  con l’ausilio degli avvocati Carla Zanelli e Claudio Pesce, la supervisione di un big del foro di Milano, origini a Savona, Cristiana Rossello (trucioli aveva riportato un servizio del Sole 24 Ore….)  che fece alquanto scalpore all’epoca del secondo divorzio di Silvio Berlusconi. Nulla a che fare, manco a dirlo, con vicende di Savona. Semmai sarebbe stato un miracolo per la squadra di calcio della Torretta se la brillante Cristina – per il Comune di Savona, sindaco Berruti, si è occupata dell’immobile della Banca d’Italia dopo la chiusura della sede e trasferito di proprietà a Palazzo Sisto – fosse riuscita a convincere Adriano Galliani a cooptare il Savona Calcio.

Alessandra Coccoli giudice del Lavoro

Nelle sette pagine della minuziosa ordinanza del giudice del Lavoro, dr.ssa Alessandra Coccoli, si può leggere tra l’altro che “…la ricostruzione dei fatti e documenti prodotti, dalle testimonianze  raccolte,  non consente di ritenere provata la sussistenza  di un rapporto di lavoro subordinato”. Eppure il giornalista Willy, laurea in giurisprudenza, dal 1991 a fine 2014 non ha avuto altra attività lavorativa che non fosse l’assidua presenza nella redazione del prestigioso quotidiano che proprio di recente ha festeggiato i 150 anni di storia.

Inizialmente, dal 1992 al 1994,  Olivero aveva esordito all’ufficio di corrispondenza di Albenga che allora era affidato a Stefano Pezzini, pensionato dal 2017 dopo una gavetta al Secolo XIX, alla Stampa nel comprensorio ingauno, quindi redazione di Savona ed infine redazione centrale di Torino ed oggi collaboratore saltuario dal ponente dove abita (Arnasco).

Il giudice ricorda che, nella citazione, Olivero sostiene di “aver assicurato una presenza stabile  in redazione dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 19.  Alla domenica e nei festivi, con la disputa dei campionati minori dal 1991 al ’987 dalle 15 alle 22 e dopo il ’98 dalle 9 alle 23… sottoposto al potere direttivo di Roberto Baglietto (era entrato collaboratore a La Stampa nel 1991 ndr), in assenza di questi  Fico, Cervone  capo servizio come Carlini, Pezzini, Numa. (oggi tutti pensionati e rimasti collaboratori del quotidiano, pagati per ogni articolo che scrivono quando ne hanno voglia e tempo ndr).”.

Quale sorte professionale e lavorativa è invece toccata al diplomato e laureato Olivero, giornalista pubblicista a tempo pieno ? Ancora l’ordinanza del giudice: “…Quando ha chiesto di essere  inquadrato con rapporto di lavoro subordinato (come del resto è accaduto ad altri colleghi entrati al giornale dopo di lui ndr), è stato invitato, e non è chiaro da chi, a ‘liberare la scrivania’. La sua presenza in redazione non era più gradita, né più utile. Il piatto della riconoscenza e della gratitudine era servito ?

E qui viene la comica si fa per dire . Rimarca il giudice: “…La società convenuta ha prodotto un solo contratto di durata annuale sottoscritto il 28 dicembre 2015….”. E per tutti gli altri anni che ha lavorato in redazione, non per strada e neppure da casa ?  Ecco il giudice”:…L’Editrice La Stampa, oltre alla durata annuale, nei contratti si obbligava , ex articolo 2222 e seguenti codice civile, senza alcun vincolo di subordinazione giuridica e tecnica e inviare articoli in piena libertà di vincoli di orario, presenza o subordinazione e reperire le notizie con i suoi mezzi e a sue spese…”. Insomma può sembrare una burla per chi conosce la vita di redazione. Olivero era un giornalista senza obblighi, senza vincoli, se mandava i pezzi con le partite bene, se non li scriveva era lo stesso ? La sua presenza non contava nulla, i lettori, le società, i dirigenti, non si accorgevano di nulla, era uno signor x, sconosciuto ed ignoto che lavorava,se voleva, e solo per la gloria ?

Al punto che la sua attività giornalistica – riporta specificatamente l’ordinanza – sarebbe stata rimessa alla sua assoluta  ed insindacabile disponibilità…quindi non soggetto al potere direttivo dell’azienda,  salvo il necessario coordinamento funzionale con la struttura organizzativa.

Il giudice Coccoli fa osservare  che nel frattempo è intervenuta la decadenza dall’impugnazione dei contratti ante 2013 “.. e il ricorrente non ha dedotto concrete circostanze idonee a comprovare di essere stato soggetto, nel corso degli anni, al potere gerarchico, limitandosi ad affermare di aver ricevuto direttive  circa i pezzi da scrivere e dove recarsi in base agli argomenti di maggiore interesse da parte dell’editore…”.

I capi redattori, capi servizio. Lo storico Sandro Chiaramonti, dominus assoluto ed incontrastato per 4 decenni, non figura tra i testi citati. Ma per Willy pare abbia almeno avuto parole di incoraggiamento. Testimoni citati Corradino (a Savona per poco più di un anno dopo il generoso pensionamento di Chiaramonti) e Pasquino, ultimo caposervizio in attività. ” I due testi hanno confermato che i redattori si limitavano a dare indicazioni a Olivero circa  gli spazi da dedicare ai campionati e che lui seguiva solo entro certi limiti l’organizzazione del giornale”.  E ancora: “ Nessuno dei testi escussi (tutti giornalisti ndr) pur confermando l’assidua presenza di Olivero ha dichiarato che lo stesso fosse soggetto ad orario di lavoro…e il piano ferie  riguardava solo gli addetti alla redazione….Tutto ciò è compatibile anche con un rapporto di lavoro autonomo…dall’istruttoria è inoltre emerso che Olivero non aveva  una propria postazione ed un recapito telefonico limitandosi ad utilizzare la postazione messa a disposizione di tutti i numerosi collaboratori occasionali del giornale“.

E per finire, ancora l’ordinanza: “...Olivero non partecipava alle riunioni di redazione, non aveva una postazione fissa, un computer, una scrivania, né le chiavi dell’ufficio, non aveva responsabilità alcuna hanno testimoniato Corradino e Pasquino…..Infine vanno rigettate tutte le domande di tutela del lavoratore in quanto non sarebbe in ogni caso consentita una reintegra del ricorrente con il richiesto inquadramento del redattore (flop manco a dirlo dei legali di parte ndr) posto che per l’esercizio di tale attività giornalistica è necessario la iscrizione nell’albo dei giornalisti professionisti… (si ignora che esiste anche il praticantato ?! ndr). Ne consegue  che, anche qualora si ritenesse raggiunta la prova della sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato, il contratto giornalistico concluso con un redattore non iscritto nell’albo dei giornalisti professionisti, ma solo in quello dei pubblicisti, come per Olivero, sarebbe comunque nullo per violazione di norme imperative con la conseguenza che, per il periodo in cui il rapporto ha avuto esecuzione, detta nullità non produrrebbe effetti ed il lavoratore avrebbe solamente diritto alla giusta retribuzione.”

Per queste ragioni è stata rigettata la domanda di reintegro al posto di lavoro. Ed il ricorrente condannato alla rifusione delle spese di lite in favore della Italiana Editrice Spa, che liquida in 2 mila euro, oltre il 15 % rimborso forfettario Iva  e Cpa, compensando nel resto.

La causa prosegue con nuove udienze per la seconda citazione che riguarda la parte economica. Con un interrogativo: Guglielmo Olivero riceveva un cedolino mensile che negli ultimi tempi corrispondeva a 1500 euro ? Può essere considerato alla stregua di una collaborazione pagata tanto ad articolo ? C’è di mezzo il ruolo di Inps e Inpgi. Zitti ?

Nell’ultima udienza riservata ai testi, a palazzo di giustizia, sono ‘sfilati’ ancora Corradino (“Nel periodo in cui ero a capo a  Savona, Olivero lo vedevo tutti i giorni in redazione…), Baglietto (Con Olivero rapporti di lavoro giornalieri quale capo pagine sportive: “Seguiva solo il campionato…”); l’attuale capo servizio Pasquino (In redazione Olivero veniva ogni tanto….sic!).). Pezzini ( Lo vedevo ogni tanto nel salone, per calcio, ciclismo e vela era un’enciclopedia). Fico (Anch’io facevo il pendolare da Albenga con Olivero e non ha mai fatto ferie). Per la prossima udienza Olivero ha citato Carmine Iannece storico i presidente della Federazione provinciale di Savona del calcio minore (Collabora con Olivero, giornalista, da 25 anni…) e Ruggero De Gregori, vice presidente Coni provinciale e presidente della Canottieri Sabazia.

Per Willy, infine, l’uovo di Pasqua da guinness dei primati. Il miliardario gruppo editoriale avrebbe offerto per 24 anni di collaborazione, un cadeau di 10 mila euro, o prendere o lasciare.

Angelo Fresia

Infine i due dimenticati, ma indimenticabili. Angelo Fresia, giovane ed ‘insostituibile’ corrispondente del comprensorio di Albenga, 10 anni di certosina gavetta, dimissionato senza troppi giri di parole e proposta di ricompensa finale di poche migliaia di euro, no assunzione, né regolarizzazione del rapporto di lavoro. Stesso benservito alla più ‘anziana’ corrispondente del comprensorio alassino, Barbara Testa.

Per fortuna e la gioia di tutti o quasi, che la Ferrari di Elkann-Agnelli- Marchionne festeggia, come merita, il suo glorioso mezzo secolo di servizio a Maranello, per la Patria Italia. Tutti immuni da brutte depressioni.

Che riflessione fare ? Un onore a tutti i colleghi di Willy, Angelo e Barbara coerenti con la loro coscienza. C’è sempre da imparare ! (l.cor.)

Barbara Testa

Raddoppio ferroviario Andora – FinalePerché integrare i progetti si può e si deve!Non lasciamo morire il futuro in Riviera

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Osservazioni sul futuro raddoppio ferroviario in Riviera: una possibile integrazione di progetti. Il tema del raddoppio ferroviario tra Finale e Andora si è riacceso con ardore, com’era prevedibile, a seguito del completamento della tratta imperiese lo scorso dicembre. Non mancano sui vari canali mediatici, compreso trucioli.it, i riferimenti a questo tema. Ci sono molte tematiche aperte, com’è normale che sia, quando si tratta di una ferrovia di carattere internazionale che si trova in un territorio fortemente urbanizzato.

Federico Mazzetta, ingegnere, iscritto anche al collegio degli ingegneri ferroviari italiani sezione di Genova.Tesi di laurea (2010):“Progettazione di collegamenti sostenibili a scala urbana-Accessibilità all’Ospedale e al Quartiere Valloria di Savona.”
Vincitore del Concorso: “Comune di Savona, storia, funzioni e servizi dell’Ente Locale”,
Comune di Savona 2011
Conferimento del Premio Speciale Mobilità
“Laura Conti” , Ecoistituto del Veneto “Alex Langer”,
Venezia 2011
Salon International TRANSPORTS PUBLICS 2016
Porte de Versailles, Paris, 14.06.16 -16.06.2016
Nomination al premio speciale: “Best Young Talent in Mobility”

Le autorizzazioni alla circolazione alla velocità fino a 180 km/h, sono un tema tecnico e che sta trovando rapida concretizzazione in queste prime settimane del 2017, in cui hanno occupato il loro spazio sulle cronache. I servizi restano un cahier des doleances sempre aperto e ricco di spunti. Il tracciato destinato al raddoppio resta un grande “mostro sacro”, ancora ricco di interrogativi e ipotesi, oltre che scontri locali e nazionali.

Le due tratte rimaste a binario unico, Andora -Albenga e Loano-Finale, restano un ostacolo da superare, tuttavia già “meglio gestibile” nel breve termine. E c’è il rischio che questo le renda una priorità meno urgente a livello nazionale.

Ci troviamo davanti a paradossali richieste, di centri urbani soffocati dalle code ai passaggi ai livello che implorano di esserne liberati, che si contrappone alla richiesta che il treno venga a prendere il passeggero sotto casa.

Si fanno di frequente proposte che insistono sulla necessità di mantenere il collegamento “costiero”, dove la priorità sembra essere la distanza tra treno e spiaggia (come se in Riviera non ci fosse altro).

Si ricapitolano in sintesi gli “spezzoni” della tratta tra Finale e Andora, con una “iper-sintesi” delle criticità più emergenti (in realtà numerose e di varia complessità).

Andora -Albenga, singolo binario, con la criticità dell’abitato di Laigueglia

Albenga-Loano, doppio binario

Loano-Finale, singolo binario, con la criticità degli abitati di Pietra e Loano.

Le soluzioni ventilate negli anni sono state molte, per una nuova linea “a monte” che consterebbe in 31,7 km tra Finale e Andora, di cui 25,2 km in galleria .

Inoltre, l’articolo di Gian Luigi Taboga su trucioli.it (vedi…. con 831 lettori) ci ricorda giustamente che le fermate attuali sono quelle concepite nei secoli addietro, non più necessariamente attuali, per un servizio ferroviario di concezione otto-novecentesca.

I- La tratta tra Finale e Ceriale

Se la fermata di Loano appare un po’ decentrata ma accettabile, di fronte alla possibilità di un servizio regionale capillare è evidente l’assenza di una fermata a servizio dell’Ospedale S. Corona e Marina di Loano, tra Loano e Pietra. La stessa fermata attuale di Pietra sarebbe molto più centrale se spostata a levante rispetto all’attuale, in prossimità del centro storico.

Il problema è particolarmente evidente a Pietra e Loano, i più grandi centri che soffrono il passaggio della ferrovia in pieno centro, pur senza usufruire dei servizi a lunga percorrenza (per i quali i passaggi a livello devono comunque chiudersi, come per i merci e tutti gli altri treni; con la pazienza di chi transita).

Questo ci indica l’inadeguatezza della rete attuale, e vedo difficile una ferrovia a doppio binario da realizzarsi nella sede odierna, i cui lavori di adeguamento imporrebbero in ogni caso chiusure e ulteriori sofferenze per l’abitato, in mezzo al quale l’infrastruttura ferroviaria si trova.

È un peccato che non si sia pensato al raddoppio in sede nel dopoguerra, prima della selvaggia urbanizzazione, ma ormai è passato ed è inutile piangere sul latte versato.

Un primo tassello può essere realizzare la tratta a monte tra Finale e Borghetto, ricongiungendosi in galleria all’area a levante di Ceriale. Questo darebbe anche l’opportunità di realizzare un lungomare unico tra Ceriale e l’area loanese (dove oggi è un angusto passaggio vicino alla SS1), ricavando numerosi spazi per migliorare anche il trasporto pubblico locale. È ovvio che una proposta simile desti la perplessità dei loanesi, privati dell’attuale stazione comodamente raggiungibile a piedi, dove fermano anche un paio di coppie di IC ogni settimana, il cui numero di fermate ricorda più certi vecchi espressi. Il discorso è simile per Pietra. Senza dimenticare i centri più piccoli come Borgio Verezzi, che dall’introduzione dell’orario cadenzato hanno tratto il buon vantaggio di treni regionali ogni ora (qualche anno fa, un miraggio che pareva irraggiungibile) tra Ventimiglia e Savona, di cui alcuni con proseguimento diretto su Torino. Questa mi sembra la tratta più urgente, da risolvere per prima, e sulla quale tornerò nelle conclusioni.

Il tema appare più soft per la tratta “Alassina”, tra Andora e Albenga.

II- Da Andora verso Bastia d’Albenga.

Il centro di Laigueglia difficilmente potrebbe ospitare nella sede attuale un secondo binario, in un contesto urbano che è ormai un continuum con Alassio, centro la cui nuova fermata ferroviaria è prevista, seppur sotterranea, in una posizione centrale e comodamente raggiungibile a piedi dal litorale.

Porto l’attenzione ad un progetto ferroviario che credo sia importante ricordare ai fini pianificatori: la ferrovia Albenga-Garessio-Ceva (di cui gli amici Stefano Sibilla e Angelo Marinoni si occupano da molti anni).

Questa ferrovia è importante per svariati motivi, dalla valorizzazione dell’entroterra, al trasporto di merci per le valli e città, oltre che per l’importante principio di “chiusura di maglia della rete”.

In caso di default di altre linee di valico, in primis Tenda (non elettrificata) e la Ceva-S.Giuseppe (entrambe a singolo binario, nonostante siano l’asse portante dei traffici tra Torino e i “suoi” sbocchi al mare), questo collegamento rappresenta un’ulteriore via di collegamento.

Ciò non toglie importanza agli altri valichi citati, contribuendo solo a “supportarli”: il primo serve tutta l’area di confine francese, mentre il secondo serve a collegarsi al finalese e savonese, su una linea che soprattutto nella tratta S.Giuseppe-Savona condivide il traffico passeggeri e merci (e, soprattutto quest’ultimo, avrebbe una grande rilevanza per collegare gli interporti con l’area portuale savonese, su una linea ferroviaria già rivolta verso la Francia) della Savona-Alessandria, linea dal fortissimo potenziale.

La realizzazione della linea Albenga-Garessio-Ceva, con fermate anche a Zuccarello e Cisano, avrebbe un importante impatto per la Piana di Albenga (che finora è sempre stata una risorsa agricola produttiva).

È fondamentale quindi ricordare la necessità di scali merci sul territorio, e l’integrazione col polo aeronautico di Villanova può essere un ulteriore punto a favore. In pratica, realizzare la ferrovia “Garessio-Andora” sarebbe il “lancio” per il futuro raddoppio.

Vedrei quindi più emergente questo progetto, rispetto ad un immediato raddoppio della Andora-Loano, dal momento che la costiera tra Albenga e Loano è già raddoppiata.

III- La bretella che completa il raddoppio “a monte” di Albenga.

In uno step successivo, si potrà pensare anche a questo ultimo tassello mancante, seppur strategico: la bretella mancante tra Bastia d’Albenga e la nuova fermata a monte di “Borghetto-Loano” (così viene definita sul sito della regione Liguria). Grazie a questo, merci e treni veloci potranno bypassare Alassio e Laigueglia.

Nel frattempo, Albenga avrà il tempo per pianificare un corretto ed efficiente sistema di trasporto urbano per la stazione di Bastia, che è in una posizione strategica per l’intermodalità, considerando la prossimità all’aeroscalo e al casello autostradale, e si proporrebbe come un buon nodo per ospitare uno scalo merci, che su questa linea internazionale è una grande opportunità che la Piana dovrebbe saper cogliere, e per il quale lo spazio nell’attuale stazione è effettivamente limitato.

Scenario IV “post-raddoppio”.

Dopo queste fasi, ci si trova davanti il dilemma di avere, in pratica, 2 linee ferroviarie quasi parallele tra Borghetto e Andora. Il fatto è che la linea costiera è vetusta, con fermate da spostare, per quanto lambisca zone centralissime e ad alta densità demografica. Credo che il trasporto pubblico con gli standard del XXI secolo sia ancora molto lontano da quei centri, e che sarebbe l’occasione di portarlo. Una ferrovia otto-novecentesca, purtroppo, non incarna più quel modello di efficienza.

Vedo piuttosto una conversione in tranvia (su modello di quanto la vicina Nice sta realizzando, sulla scia di molte altre città francesi), con mezzi più leggeri e servizi più capillari, che interagiscono col traffico veicolare (bici comprese) meglio di una ferrovia, con semplici impianti semaforici (talvolta anche “a chiamata”). L’idea è molto suggestiva, fornendo un ottimo biglietto da visita turistico. Ovviamente si sta parlando di uno scenario lontano nel tempo; tuttavia, da pianificare preventivamente. Si può pensare anche ad una penetrazione della rete nel tessuto di Albenga, fino alla piana e, appunto, alla stazione di Bastia e l’area di Villanova. Ricordo che queste scelte tramviarie, anche a scartamento ridotto, possono prestarsi anche per il trasporto merci, di cui esistono storicamente vari esempi, talvolta anche moderni, su cui anche grandi città tedesche e francesi si sono rivolte in epoca attuale.

Ho partecipato la scorsa settimana alla biennale di Grenoble, “Villes in transition”(si tratta di urbanistica, mobilità, architetture del legno: tutte tematiche vicine alla vita quotidiana e all’ambiente), in una città che ha nelle tranvie uno dei suoi punti di forza, servendo tutti i principali poli cittadini.

Oppure l’alternativa, che spezza il cuore di tanti appassionati, di rinunciare ai binari vicini al mare: credo però che, anche in questo caso, sia fondamentale pensare al trasporto pubblico e ai servizi. Con quest’ultima frase intendo dire che è l’occasione per una nuova pianificazione urbana dei centri, con un’attenta valutazione della mobilità, con piani della ciclabilità adeguati che attribuiscano giusto rilievo ai principali poli attrattori (scuole, uffici pubblici e sanitari, ecc.) e intermodali (fermate ferroviarie e del TPL).

Se i centri dovessero rinunciare alla linea costiera, non dovrebbero accontentarsi “semplicemente” di rendere ciclopedonali le aree ex ferroviarie, ma ricavare spazi (ove possibile) per spazi riservati al trasporto collettivo su gomma (di linea e anche non di linea, perché anche quello è mobilità sostenibile, a sostegno del turismo) e mezzi di emergenza, impegnandosi a migliorare la permeabilità ciclopedonale dei centri.

L’esempio di Diano Marina è lampante: l’attuale SS1 Aurelia corre accanto al Lungomare, mentre ora si prevede (come sul resto della tratta) la conversione dell’ex-ferrovia (più interna) in ciclabile. In questo caso sarebbe pensabile scambiare i due ruoli, declassando l’attuale statale, realizzandovi la ciclabile lungo la Promenade, destinando invece gli spazi ferroviari allo sviluppo del traffico veicolare, con la possibilità di preservare il patrimonio storico ferroviario, in quanto memoria storica del centro, auspicando nuova vita nel nuovo contesto. La città va ridisegnata, cercando di andare oltre alla specialità (molto diffusa da questa parte d’Italia) del “tapullo”. Una nuova ferrovia è una nuova visione della città, come l’urbanistica ottocentesca ci insegnava: penso che dobbiamo vivere con la stessa impostazione di pensiero, ma calata sulla nostra epoca contemporanea.

Il fatto è che ogni centro ha una realtà peculiare, non esiste una ricetta universale per tutti: per questo va pianificata sia su una scala comunale, sia su una scala di coordinamento provinciale.

Nel frattempo, dobbiamo fare il possibile per adeguare i centri alle condizioni attuali, impegnandoci con le istituzioni affinché i servizi siano competitivi e appetibili: in caso contrario, cala anche la domanda, e la ferrovia diventa inutile. A quel punto per il territorio sarebbe troppo tardi, emarginato ad un’area di confine dove tornano solo i residenti (o, meglio, gli ex-residenti) periodicamente durante i ponti festivi.

Federico Mazzetta

 

 


Il veterinario chitarrista più amato: 13 mila lettori. Nella storia di Calice Ligure prima di lui solo Maria Luisa Migliari a Rischiatutto

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Emilio Scanavino, compianto pittore e scultore di fama internazionale, era figlio di calicesi. Maria Luisa Migliari, nei primi anni ’70, gestiva un ristorante a Calice, fu campionessa di Rischiatutto con Mike Bongiorno: ribalta nazionale in tv, rotocalchi, quotidiani. E’ tornata ad aprile 2016 con la Rai a Rischiatutto di Fabio Fazio (vedi….). Riccardo Pampararo, medico, nato a Calice L. dove ha lo studio veterinario più frequentato della Liguria; involontario protagonista di una clamorosa sorpresa con la messa in rete su trucioli.it del fotoservizio di Silvio Fasano: ” Quel veterinario che parla a cani e gatti e incanta con la sua chitarra”. In soli 6 giorni già un record: 13 mila visualizzazioni. Un’intera città che lo segue, condivide gli onori. 

L’artista di fama internazionale Emilio Scanavino, origini a Calice Ligure, le quotazioni delle sue opere ammontano a milioni di euro

Siamo negli anni ’60 quando Emilio Scanavino, ceramista e pittore, figlio di calicesi dopo studi a Genova ed un lungo percorso artistico, giunge alla fama internazionale, diventando uno dei maestri della pittura informale, più precisamente gestuale, proponendo opere segnate da tagli, graffi, nodi e intrecci costanti della sua visione della vita. A lui si deve la promozione del Museo d’Arte contemporanea Remo Pastori, costituito negli anni ’80 e che rappresenta un’importante realtà culturale in quest’area della Liguria.

Siamo nel 1973 quando Calice Ligure sale alla ribalta della cronaca televisiva e dei rotocalchi grazie a Maria Luisa Migliari assurta a campionessa di Rischiatutto (8 milioni di telespettatori a puntata) con Mike Bongiorno. Nell’aprile scorso tornata sui teleschermi nazionali con un revival di Fabio Fazio. Peccato che non abbia ricordato che Calice le aveva portato fortuna, forse Fazio neppure ricordava. (vedi servizio a fondo pagina).

Siamo nel marzo 2017 quando Riccardo Pampararo, 61 anni – consigliere comunale che con la consigliera Enrica Brambilla, 51 anni, può esibire il certificato ‘nato a Calice Ligure…‘ – si esibisce al teatro San Carlo di Albenga. Una serata da solista, di grande musica e come sempre è solito fare a scopo benefico. Pampararo, con la sua abituale modestia, tutta la tenacia la riserva ai suoi pazienti a quattro zampe e salendo sul palco per i concerti, non è un personaggio comune, che si incontrano spesso. Un eccezionale ambasciatore della promozione sociale, culturale, umanistica. Forse Calice dovrebbe sfoggiare un po’ di estro e sfruttare le risorse promozionali del valoroso concittadino.

QUANDO MARIA LUISA MIGLIARI DA CALICE LIGURE ARRIVO’ SUI TELESCHERMI NAZIONALI DI RISCHIATUTTO CON MIKE BONGIORNO

Maria Luisa Migliari, a Calice Ligure, quando nel 1973 fu campionessa a Rischiatutto di Mike Bongiorno: nella foto mentre viene intervistata da Luciano Corrado giovanissimo redattore del Secolo XIX

Non si ripeterà, insomma, ciò che accade quando il paese e l’intera provincia, ma non solo, scoprirono i talenti di Maria Luisa Migliari con la partecipazione a Rischiatutto (nel 1973), seguitissima trasmissione quiz di Mike Buongiorno, che Rai 1 e Rai 2 mandarono in onda in prima serata dal 1970 al 1974. E quando ancora la televisione di Stato aveva l’assoluto monopolio, senza concorrenti, con milioni di telespettatori.  Autori del quiz di successo erano Paolo Limiti (rimasto un affezionato cliente-villeggiante ad Alassio) e Ludovico Pellegrini.

Per Calice Ligure e la Migliari che superò al telequiz altri due concorrenti (Sandro Minelli e Antonio Sodde), furono giorni di tifoserie e notorietà, con la presenza di inviati speciali dei patinati nazionali. Molto spazio e successo sulla cronaca locale (pubblichiamo una foto d’archivio di quel periodo, 1973 del Secolo XIX).

Successivamente Maria Luisa Migliari (le sue origini non sono calicesi), aprì un ristorante a Calice; ben presto si abbassarono i riflettori del palcoscenico, della notorietà, della curiosità, per finire come quasi sempre succede ai “famosi per poco” nel dimenticatoio. Negli archivi cartacei e della Rai. Nei ricordi di chi oggi appartiene alla terza età. Ma anche di chi l’ha rivista nel Rischiatutto edizione 2016 del savonese Fabio Fazio, tra i big del mondo televisivo italiano.

Maria Luisa MIgliari, nell’aprìle 2016, a Rai Uno con Fabio Fazio nella nuova edizione di Rischiatutto

Lettere / Per legge shopping di venerdì a prezzo scontato e Melgrati scrive a Rixi. Complimenti Albenga! Bocciata grazie al Puc

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In Liguria necessaria una legge regionale per avere il black friday ufficiale, il venerdì di shopping a prezzo scontato importato dagli Stati Uniti. Leggi anche perchè la Regione ha ‘bocciato’ il Puc di Albenga.

L’architetto Marco Melgrati ad una manifestazione al Golf Club di Garlenda

COMUNICATO STAMPA - Melgrati (forza Italia, Politica per Passione): ho scritto una lettera all’assessore allo sviluppo economico e commercio Edoardo Rixi per chiedere che venga approvata una legge sul black Friday come appena approvata dalla Giunta regionale Lombardia.

Approvata nei giorni scorsi in Lombardia dalla giunta Regionale il progetto di Legge che disciplina il black Friday, sulla scorta di quanto già accade negli States; questo progetto di legge dà il via a iniziative promozionali simili al famoso venerdì di shopping a prezzo scontato importato dagli Stati Uniti. Negli Usa la data segue tradizionalmente il giorno del Ringraziamento (il quarto giovedì di novembre), e dà il via a una serie di offerte speciali in store e online.

Sarebbe bello che anche la Regione Liguria, in contemporanea con la regione Lombardia, approvasse una legge per disciplinare questo evento, il black Friday, che in Liguria potrebbe diventare occasione di allungare il week-end al venerdì per i turisti che da altre regioni, soprattutto la Lombardia stessa, ma anche il Piemonte, scelgono la Liguria per passare il fine settimana.

Una occasione per i commercianti di proporre, a prezzo scontato, fuori dal periodo dei saldi, i Loro prodotti. Lo chiedono i commercianti della Liguria, per non rimanere indietro rispetto ai “colleghi” lombardi.

L’assessore regionale della Lombardia allo sviluppo economico Mauro Parolini in una nota ufficiale ha definito questo progetto di Legge “una buona notizia” perché “il provvedimento va incontro alle esigenze del tessuto commerciale e stabilisce il contesto di concorrenza leale che ho auspicato, soprattutto per i negozi di vicinato che hanno subito maggiormente i cambiamenti introdotti dalle nuove pratiche di vendita“. “L’anno scorso”, ha continuato Parolini, “il Black Friday ha avuto in Lombardia un’applicazione limitata a causa del divieto di offerte promozionali vigente oltre il 25 novembre e fino all’inizio dei saldi invernali”, divieto ora rivisto permettendo l’operatività regolare del black friday, favorendo domanda e offerta a prezzo ribassato anche durante il periodo prenatalizio”.

Ecco perché come vicecoordinatore regionale di Forza Italia e Presidente di Politica per Passione ho scritto una lettera all’assessore allo Sviluppo Economico e Commercio della Regione Liguria Edoardo Rixi per chiedere che anche in Liguria, sulla scorta di quanto approvato dalla Regione Lombardia, venga approvata una legge per disciplinare il black Friday, opportunità di lavoro nel nostro caso legata all’incoming Turistico per tutti i commercianti della Liguria.

Marco Melgrati

BOCCIATO DALLA REGIONE IL PUC DI ALBENGA

Comunicato stampa di Marco Melgrati - Sonora bocciatura del Piano Urbanistico Comunale di Albenga e delle scelte della giunta comunale del PD di Albenga da parte della Giunta Regionale dopo l’esito della procedura di verifica da parte del Comitato Tecnico VAS.

Melgrati (Forza Italia, Politica per Passione): poi non dite che io e i comitati territoriali non ve lo avevamo detto!!

E’ freschissima la divulgazione della delibera della Giunta Regionale che prende atto delle decisioni del Comitato Tecnico VAS sul Piano urbanistico Comunale che boccia prasticamente in toto il PUC di Albenga.

Come diceva Gino Bartali, e come avevo già detto io con un comunicato stampa del 28 di gennaio, all’indomani della adozione definitiva da parte del consiglio Comunale di Albenga, “gli è tutto da rifare”!

Infatti, come riporta il testo del voto del comitato “In sintesi la proposta di piano presentata in scoping non risultava sostenibile per l’eccessivo carico insediativo di previsione, il consistente consumo di suolo agricolo, il significativo impatto sulla rete natura 2000, l’impatto complessivo sulle risorse idriche in termini di approvvigionamento, la mancanza di sistema depurativo adeguato e per il frequente rimando a scelte urbanistiche non rappresentate ma demandate al futuro”.

E il Comitato Tecnico fornisce stringenti prescrizioni; ne riportiamo alcune fortemente significative: Prescrizione n° 1 – I dati demografici presi a riferimento per il dimensionamento del PUC non sono aggiornati; devono essere presi in considerazione gli ultimi dati disponibili; peraltro il tasso migratorio è strettamente legato alle dinamiche economiche. Il riferimento al numero delle famiglie pare decisamente sovrastimato; occorre prendere a riferimento i dati Istat; Prescrizione n°- 2 Le stime relative al fabbisogno di nuovi alloggi sono da rivedere prendendo a riferimento i più recenti dati ISTAT relativi a popolazione e numero di famiglie nonché dati aggiornati sul patrimonio edilizio esistente non occupato e l’offerta residua nei SUA/PUO del vecchio PRG e fatti salvi dal PUC; le stime relative al fabbisogno di nuvoi alloggi così riviste dovrebbero essere confrontate con le potenzialità insite nelle previsioni dei citati SUA/PUO e accordi di programma fatti salvi dal PUC e nel riutilizzo del patrimonio edilizio esistente; Prescrizione n°11- i DTR urbani di trasformazione devono essere rivisti nel loro complesso in relazione al consumo del suolo ed agli aspetti ambientali significativi rilevati in istruttoria; analogamente debbono essere riviste le aree di integrazione degli ambiti urbani di riqualificazione dei centri frazionali (vedere indicazioni di cui al paragrafo “Sintesi valutazione ambientale dei DTR urbani); Prescrizione n°12- Il PUC deve porsi per i DTR a matrice infrastrutturale, per le aree per servizi con formazione di diritti edificatori da trasferire e per il DTR agricolo e relativo Masterplan chiari obiettivi in termini di consumo del suolo tendente a zero individuando anche meccanismi di compensazione; Prescrizione n°13- le aree agricole inserite nell’ambito produttivo in sponda destra al Neva dovrebbero essere preservate individuando eventuali alternative in ambiti già urbanizzati.

E queste non sono che alcune delle 52 prescrizioni del Comitato Tecnico VAS, che costituiscono una bocciatura senza appello a quello che è indubbiamente un PUC vecchio nelle idee e nei contenuti, che propone una pianificazione di quasi impossibile attuazione e nuovi volumi eccessivi per una città che ha un trend abitativo in lieve contrazione. Le norme di questo piano penalizzano il tessuto agricolo, vero motore economico della città di Albenga, e quello della ricettività all’aria aperta, risorsa albenganese.

Sono felice che la Regione, nella parte amministrativa e tecnica, e non nella parte politica, abbia ravvisato come legittime le preoccupazioni che, prima i comitati, e poi io, quale tecnico urbanista, avevamo riscontrato nell’analisi del Piano, all’indomani della Sua presentazione.

E poi non dite che non lo avevamo detto.

Alassio, 23.03.2017.

 



La faccia di… quelle leghiste a BorghettoGinecologia? Tutto ok, ottima beffa!

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Era la sera del 3 marzo, ex sala consiliare di Borghetto S.Spirito, oggi sede di una qualificata biblioteca. Locale gremito di militanti leghisti e non per ascoltare un’eccellenza della Lega Nord Liguria e non solo, l’avv. Sonia Viale, già sottosegretario di Stato, vice presidente della giunta regionale Toti e assessore alla Sanità, politiche sociali, terzo settore, sicurezza, immigrazione ed emigrazione (vedi serata….). La salute, gli ospedali, i tempi di attesa, la ristrutturazione con tagli e riorganizzazione, ingresso nei ospedali di un gruppo privato ad Albenga, Cairo, Bordighera. L’assessorato regionale da sempre il più difficile, quello che ha maggiore potere di spesa e di ‘clientelismo’, a cominciare dai colletti bianchi dove non è un caso si annidino numerosi fratelli e maestri venerabili massoni.

In prima fila a Borghetto il sindaco di Diano, Giacomo Chiappori, già senatore della Lega Nord ed l’assessore Pelazza

C’eravamo anche noi e quando la composita ed intelligente Viale ha terminato di illustrare il progetto – programma sulla Sanità ponentina, abbiamo posto per primi una semplicissima domanda.

Qual’è lo stato di salute della ginecologia ina provincia di Savona ? Le risultano problemi, carenze, difficoltà per utenti e personale medico ?

L’assessore Viale, cortesemente: perchè mi fa questa domanda ?

Sono un cittadino qualunque, lei che è assessore sarà informata dello stato della ginecologia, di eventuali problematiche.

Sonia Viale: guardi visto che insiste evidentemente c’è qualcosa che non va, mi dica.

Gentile assessore, non giriamoci attorno, torno a chiedere se le risultano problemi, difficoltà…. Magari può chiederlo alla folta presenza rosa in sala, colleghe di partito, amministratori pubblici della zona. Se non lo sanno loro che sono direttamente interessate…!!

L’assessore risponde: francamente non sono al corrente, dovrò chiedere, approfondire, senz’altro me ne farò carico. La ringrazio per il contributo e l’interessamento.

Grazie assessore, vorrei rivolgermi  allora alle signore presenti: a voi risulta che ci vogliono mesi per una visita ginecologica, un esame…persino rivolgendosi a studi privati, a Loano abbiamo il dr. Vigliercio, un’eccellenza di professionalità, bisogna aspettare tre, quattro mesi.

Si alza una signora che non dice il suo nome nonostante ( ci dica come sia chiama…) l’invito, per affermare: “Nessun problema, tutto bene, noi riceviamo la lettera ogni anno per il controllo….”. Nessun’altro fiata nonostante non manchino anche rappresentanti della pubblica amministrazione, coloro che dovrebbero essere più vicine all’ascolto, ai problemi dei cittadini, la salute prima di tutto.

In sala c’è anche Luca Berto, ottimo giornalista, redattore da IVG.it, il giornale on line più letto ed accreditato della provincia. Nella sua cronaca del giorno dopo nessun cenno al tema ginecologia. E’ il giornalismo di servizio ? della completezza ? dei ‘nemici’ cui guardarsi con cattiveria editoriale?

Andiamo avanti. Siamo a metà marzo ed ecco le locandine fuori le edicole, i titoloni. “Ginecologia ai minimi termini, mancano primario e tre medici”. “Ginecologia siamo allo sfascio, attese di mesi….”. “Grido d’allarme per la ginecologia….”.

Silvia Andreetto e Luca Rebagliati, i due storici ed esemplari corrispondenti del Secolo XIX, ora anche La Stampa, scrivono che “da un paio di mesi  anche ginecologia deve fare i conti  con un organico dimezzato, ridotto al minimo….aggravato dal pensionamento del primario Andrea Zolezzi ed il trasferimento dallo scorso primo ferbbraio della dr.ssa Carmen Iezzoni, arrivata al S. Corona in sostituzione di Franco Ciangherotti e andata in un altro ospedale dopo aver vinto il concorso….Non solo un altro ginecologo è in malattia da tempo…In realtà sono quattro anni che ginecologia  va a ramengo  con il pensionamento dell’ex primario Salvatore Garzelli, sostituto con un incarico di facente funzioni  da Zolezzi, primario a Savona…Non è finita ad indebolire l’organico che in origine era di 11 medici, il pensionamento di Massimo Giannoni mai sostituito, con Guido Vigliercio che fa i salti mortali e si divide  tra il San Paolo e il Santa Corona….a oggi risultano vacanti  tre posti, oltre al primario…”.

Avete letto bene qual era il quadro di ginecologia la sera in cui abbiamo fatto la domanda in pubblico e che ci sembrava illogico sciorinare tutti i dati – ce ne sono altri vergognosi – che hanno diligentemente elencato Andreetto e Rebagliati, preceduti peraltro da altri articoli apparsi su La Stampa a proposito di problematiche al San Paolo.

Le signore leghiste presenti e che il fotoservizio di Silvio Fasano documenta, non solo hanno fatto scena muta, hanno quasi irriso o ignorato la domanda del cronista, non hanno reagito, anzi c’è stato un principio di battimano ironico rivolto all’intruso, qualcuna ha persino negato.

Ecco di queste militanti, di queste cittadine la società può fare a meno. Non hanno titolo di merito per rappresentare i leghisti con le credenziali della credibilità e di essere dalla parte dei più deboli, di quanti non possono permettersi di correre dallo specialista e pagare 100- 200 euro.

Avremmo voluto  ancora ricordare all’assessore Viale che si parla tanto di meningite, di allarme eccessivo, della tutela delle persone a rischio e dei minori.  Ebbene è a conoscenza il ‘popolo leghista’ del sociale che per il meningococco B le famiglie, ricche e povere, devono pagare 65 euro se vogliono far vaccinare i figli ?  Sono a conoscenza che per un’ecografia bilaterale, per dolori cervicali acuti, il primo appuntamento utile è al 2018 ?  Sono a conoscenza che al di là dell’impegno, dei proclami, degli opportuni comunicati stampa su questo o quel risultato, questo o quell’incontro con i cittadini, i sindaci, la Liguria è priva di odontoiatria sociale.  Che ci sono migliaia, ripetiamo migliaia, di anziani e meno anziani, che in bocca hanno ormai pochi denti e ce ne va di mezzo anche il sistema nutrizionale ?

Borghetto S. Spirito  che resta al centro della cronaca politica per via del rinnovo del consiglio comunale a giugno, dell’elezione popolare del sindaco. Vogliamo dare una piccola notizia per quanto possa interessare. Nelle giornate di venerdì e sabato, da volontari, abbiamo fatto una settantina di telefonate, una cinquantina quelle utili, scegliendo a caso, dalle lettere in successione dell’alfabeto.

La domanda: “Stiamo facendo un sondaggio, secondo lei è meglio che Borghetto sia unita da un’unica lista con i migliori candidati di estrazione diversa, oppure ci siano più liste contrapposte, si segua la strada del passato, le ultime comunali c’erano quattro candidati sindaci”. C’è chi ha chiuso il telefono, chi ha voluto sapere chi siamo e perchè, chi si è trovato/a impacciato, chi ha detto “le passo la mamma….la nonna….mio fratello, …mia sorella”. Delle 50 risposte valide 42 hanno espresso il parere che è molto meglio che Borghetto sia unità; basta divisioni, litigi, beghe; uniti per affrontare con più forza le sfide del futuro; uniti nel rinnovamento.

Manco a dirlo c’è chi non teme sondaggi, a ragione per quel che valgono, tanto che l’informazione locale ha di recente offerto questi titolo: “ Grandi a manovre per le elezioni a Borghetto. Lega e Forza Italia allo scontro.   Il Carroccio fa muro sul nome di Flavio Neirotti (con qualche conto in sospeso con la giustizia per via dell’appalto di ortopedia privata all’Asl- ospedale di Albenga), Vacca crede ancora nell’accordo”. Vacca, l’uomo forte e dei poteri forti (?), segretario provinciale di Forza Italia.  Non è lui a dettare la linea, pare noto agli addetti ai lavori, ma non perde occasione per le passerelle.  ”Il modello vincente – dichiara alla stampa – è  replicare a Borghetto la coalizione  in Regione, centro destra una parte, unito, tutti gli altri dall’altra…”.

Un altro ras locale, esperto si racconta in quel di Loano, a Palazzo Doria, in tematiche residenziali a destinazione alberghiera. Le Vignasse gli faranno un monumento, già ai tempi di Giuseppe Miino vivente, Angelucci era il portavoce e l’ideologo degli imprenditori proprietari di aree in zona alberghiera. Da hotel a cinque e quattro stelle come annunciava a ripetizione il compianto Augusto Rembado su La Stampa, già 15 anni fa e oltre, ci si è ridotti ora a soli residence, ma alla fine neanche quelli vanno proprio bene, è necessario un fifti – fifti con seconde case. Nel frattempo tutto fermo, in attesa del nuovo Puc che a Loano era già stato promesso alla vigilia della precedente tornata elettorale. E il centro destra vittorioso con Luigi Pignocca (Il Secolo XIX dell’11 maggio 2011) prometteva: “Il Puc, una priorità assoluta, come il porto, sono il futuro di Loano”.

Pignocca ha rivinto le elezioni alla grande, il Puc è sempre in attesa, san cemento a Loano continua a tirare con una trentina di cantieri attivi, tutti con imprese romene, albanesi, bulgare, tunisine. La Lega Nord è stata sonoramente punita dagli elettori loanesi alle comunali. Nonostante un paio di rappresentanti massoni in contrasto con lo stesso statuto del partito A Borghetto, sondaggi o non sondaggi, il ‘sistema Loano’ tiene duro, detterà le sue regole e la Lega, come a Loano, avrà il benservito.

L.Cor. 

Borghetto S. Spirito, quel tesoro nascosto che quasi nessuno conosce e utilizza

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C’è un tesoro nascosto dal 1999 e da 18 anni quasi ignorato; della sua esistenza ci si ricorda soltanto se c’è una grana in pentola. E’ lo Statuto comunale, una magna carta che avrebbe potuto e potrebbe fare di Borghetto S. Spirito una cittadina modello anzichè essere ripiegata su se stessa, impoverita, indicata, con la cugina Ceriale, a fanalino di coda tra le 19 località costiere del savonese. Un’economia sofferente con la risorsa delle seconde case che langue. L’agricoltura nelle mani di pochi volenterosi, giovani in particolare, privi persino di un mercatino coperto. La capacità ricettiva del turismo ridotta al lumicino. Resistono gli stabilimenti balneari con la massa, qualche pizzeria e bar, pochi negozi. Ha un futuro l’Humanitas struttura d’eccellenza per anziani e diversamente abili. Languono i 7 borghi, uno (Pineland) privo di qualsiasi attività. 

Gian Luigi Taboga in un suo intervento a Villanova d’Albenga sul tema della legalità e delle agromafie con l’ex procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli, giornalista La Corte ed il sindaco Ballestra

Borghetto in attesa del risorgimento e basta maledizioni. Gian Luigi Taboga non ha più l’età del brio giovanile, gli è rimasta la carica di entusiasmo della  Terza Età, l’amore per questa terra, la memoria storica per aver seguito, magari unico cittadino presente, molte sedute del consiglio comunale, il parlamentino della democrazia elettiva. Era solo e si erano fatte le ore piccole, con l’ultimo punto all’ordine del giorno, quando si votò la ‘Carta fondamentale‘ ovvero lo Statuto comunale. Correva l’anno 1999, sindaco dal 1997 l’ingegner  Franco Malpangotto, allora era un valente tecnico alla Piaggio di Finale Ligure. Si divideva tra ufficio e Comune. Non era un personaggio popolare all’epoca della sua elezione, ma Borghetto era stanca e sfiduciata di sindaci del centro sinistra. Dai democristiani alla Silvano Barone e Tito Reale,  a Pierluigi Bovio comunista, a Gianluigi Figini socialista, a Riccardo Badino compagno rosso coerente dalla testa ai piedi. Un po meno quando si è candidato con l’estrema sinistra.

Con Malpangotto l’elettorato scelse una ventata d’aria nuova, un volto nuovo, il meno partitico o politicante dello scenario borghettino. Un laureato, comunque, come lo erano Bovio, Figini e Badino. Ognuno con una sua caratura. L’ingegnere aerospaziale neofita nella vita pubblica e nell’amministrazione comunale, senza specifiche esperienza, con buona dose di pragmatismo e competenze. Apparentemente supponente, di fatto aperto al confronto, al dialogo, all’ascolto. Lo ricorda l’ormai vecchio cronista di quest’angolo di Liguria, pur nel difficile rapporto di ruoli (le notizie, i servizi di cronaca e di politica non sono sempre belli e neppure sempre brutti, a volte possono far saltare i nervi); l’ingegner Malpangotto si comportava da gentiluomo, anzi come usavano spesso fare i sindaci era uno che ti ‘girava’ l’informazione scomoda.

L’ingegner Franco Malpangotto ai tempi in cui era sindaco di Borghetto

Toccò a Malpangotto ‘sfrattare’ la sinistra nel ‘paese dimora’ dei pensionati Fiat, Lancia, Alfa Romeo, piemontesi e lombardi con forte radicalizzazione e matrice sindacale. Borghetto, dopo Vado, Savona, Celle Ligure, Albenga, era tra le cittàrosse a partire da metà anni ’70.  Malpangotto eletto nella lista ‘Casa della Libertà’, nonostante quelle che negli anni saranno le macerie morali e legalitarie del berlusconismo ortodosso, salito in sella grazie al tormentone di tangentopoli. Tra i beneficiari i leghisti alla Bossi e Berlusconi imprenditore edile, palazzinaro, con la vocazione al potere politico e delle tv, dell’informazione.

E’ trascorso quasi un ventennio dall’adozione dello Statuto comunale, peraltro previsto da una legge nazionale. Ci si è ricordati che lo Statuto esiste quando si sono rese necessarie delle modifiche. E’ accaduto nel 2001, 2002, 2004 sempre con Malpangotto sindaco (non sappiamo se era già un titolare di Bagni Marini – stabilimento balneare), quarta modifica nel 2012 con il borghettino doc rag. Santiago Vacca, eletto con la lista Il Popolo delle Libertà, in carica fino al 2012: professionista, possidente e benestante. C’è chi lo ricorda da sindaco che dava appuntamenti ai cittadini in attesa di parlargli anche da 15 – 20 giorni. Oppure ti apostrofava: “Lei è venuto qui per una sciocchezza, io non ho tempo da perdere”. Sapeva essere insomma sbrigativo con gli ultimi dopo aver sposato il vangelo e la fede berlusconiana.

Difetti e virtù nel partito degli inquisiti (curava la cassaforte provinciale, si fa per dire), border line di affari pubblici e privati. Qualche osservatore azzarda una classifica e pone il commercialista Lions, forse fratello muratore, nelle file di coda. Peggio di lui, inseriscono il capitano Giovanni Galdolfo. Forse più borioso e meno autocritico. Per entrambi, è corretto ricordarlo, non c’entra la malapianta della corruzione, dell’arricchimento per grazia ricevuta. Per Santiago Vacca c’era e c’è soprattutto in ballo il conflitto di interessi per via delle molte proprietà e delle società; patrimonio immobiliare, ad iniziare dal monumento alla vergogna numero uno, la sorte dell’ex oleificio Roveraro che per decenni era stato il simbolo di una Borghetto in salute, attiva, capace di offrire posti di lavoro, azienda leader del settore e poi trasformata nell’emblema della malapolitica, mala amministrazione, dissidi parentali. Quel complesso che poteva valorizzare una città pur deturpata, narcotizzata da speculazione di aree edificabili, di calce e mattoni. Al fin fine non ha portato molta fortuna agli uni e agli altri. Basti pensare alla sorte di migliaia di seconde case, magazzini, box, locali commerciali sfitti.

Da anni questo blog (e prima trucioli savonesi) cerca di descrivere e fotografare la realtà. E’ a Borghetto che comparvero i primi cartelli sul lungomare di ‘menù a 8 euro‘ , ora siamo a 10- 13 euro. Bisogna pur riconoscere che sono lontani gli anni di Borghetto Far West, Chicago, con sparatorie notturne, comunità di immigrati del Sud dove il più pulito aveva la fedina penale di una pagina. Si aggiunga che in quanto a cementificazione e disgregazione Borghetto è in buona compagnia.

Taboga non è di politica e personaggi gravitanti di cui parla volentieri. Semmai vorrebbe si riflettesse sul fatto che lo “Statuto offre molte possibilità e potenzialità ignorate, taciute, in grado di far crescere  il peso e l’aggregazione dei cittadini. Con l’associazionismo, il volontariato, le consultazioni, istanze e petizioni, proposte, referendum consultivo, diritto all’informazione, accesso agli atti, partecipazione popolare,  commissioni consiliari, accordi di programma, consorzi, convenzioni. Sono 88 gli articoli, sono pure previsti  due assessori esterni al consiglio comunale”. “Francamente – aggiunge il Fac factotum di Assoutenti –  non so quanti amministratori pubblici abbiano preso coscienza delle opportunità che offre lo statuto facendo opera di sensibilizzazione e promozione verso i cittadini, il mondo dei giovani o quello degli anziani”.

Borghetto di un tempo  che negli anni ’50 festeggiava le serate ala ‘Sportiva’ con Achille Tagliani e Nilla Pizzi, con l’orchestra Angelini, Carla Boni e Gino Latilla. Allora big nazionali. Negli anni ’60  con il premio la Suocera d’Italia, affiancato dal numero unico de ‘Il Giornale  della Suocera’, le notizie  del quale ebbero  grande diffusione in Italia e all’estero.  La prima vincitrice fu la signora Flavia Petrini Rosini di Roma, Presentatore della prima edizione fu Enzo Tortora.  Anni ’60 con serate danzanti e la presenza di Claudio Villa, di Domenico Modugno che al termine della serata nell’Agricola fece uno sbornia memorabile. Borghetto che negli anni ’70 poteva beneficiare del concittadino giornalista Silvietto Torre che ebbe il suo momento di gloria in Tv. Già nel 1951 risultato negli archivi storici gli Statuti di Borghetto di cui scriveva il sindaco del paese Giuliano Pisallo.

Se ne parla poco, la città è storicamente suddivisa tra  borghi: Capo d’Anzio (a ponente la zona del Castello Borelli) e dove negli anni ’70 sono sorti cinque palazzi ‘vista camposanto’, Patarello verso Toirano, Giardini (la culla verde), Pontassi (zona di levante ai confini con Loano), Marina (zona a mare e un tempo luogo della porta d’accesso al litorale), Castellaro (con antiche costruzioni), Pineland (luogo di culto) l’area più ‘signorile’. Un tempo c’era un bar, ristorante, piscina, campi da tennis, un negozio di alimentari. Oggi il deserto assoluto in quanto a possibilità di aggregazione. Una città di anziani, di single, che soffre di iniziative e ritrovi in cui socializzare, rendere meno pesante la solitudine e la vecchiaia. Non è difficile percorrendo la passeggiata imbattersi in un gruppi di pensionati che con le spiagge libere da bagnanti occupano tratti di arenile trasformati in campi da bocce occasionali.

Ecco magari non sarebbe una brutta idea se le liste, i programmi, si ricordassero che a Borghetto la democrazia sarebbe veramente più partecipata, scuoterebbe magari anche le giovani leve, uomini e donne destinati al governo del domani, più maturi, preparati, consapevoli, dando priorità allo Statuto comunale.

Luciano Corrado   

 

 


Loano, magazzini dei Rocca (assessore) ? Due bilocali da Residenza del Principe

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L’iter pare non abbia falle. C’è si suole dire il ‘certificato di garanzia’ dei proprietari originari dei magazzini: le sorelle Rocca, una Enrica commercialista affermata e quotata, assessore, consigliere comunale, già presidente della seconda commissione, candidata indipendente. Tra le mura del centro storico un altro tassello del mosaico arricchisce la città. Via vecchi e malandati magazzini, cambio di destinazione d’uso liscio come l’olio, nessun obbligo di concessione edilizia. Ecco che per fine anno possono essere messi in vendita due appartamenti di 65 mq. ciascuno, garage, ingresso, doppi servizi, soggiorno cucina, due camere. Un sogno rallegrato dall’atmosfera estiva delle serate musicali al Giardino del Principe. Leggi anche l’interpellanza di LoaNoi e una lettera al sindaco e ai consiglieri comunali sul varco di Campo Cadorna.

Enrica Rocca, commercialista, 54 anni, revisore dei conti, curatore fallimentare del tribunale e delle esecuzioni immobiliari

Loano lavori in corso alla Residenza del Principe, da magazzini a seconda casa di lusso

Non è un caso, anzi un’ottima idea aver denominato i ‘defunti magazzini’ Residenza del Principe. La classica dimora seconda casa, in centro città, a 50 metri dalla spiaggia, dalla passeggiata a mare, dal ricco e vivace centro storico. Manco a dirlo il prezzo è adeguato. A Loano checche si dica di crisi dell’edilizia e del mattone che si protrae in Italia e in Liguria da otto anni e che ora sembra riprendersi, la stasi immobiliare pare non sia di casa, soprattutto nelle nuove costruzioni.  Il vecchio patrimonio edilizio lascia il posto a nuovi locali. Ovviamente laddove abitavano poche famiglie, oggi la moltiplicazione dei vani è tanta manna.

Le strade e le piazze restano quelle di sempre, il traffico di Loano riconoscono gli autisti dei furgoni che consegnano pacchi a domicilio è il più ‘incasinato’ della provincia. Vale a dire traffico dell’Aurelia, attraversamenti pedonali a pioggia, soste selvagge e spesso impunite, affollamento, concentrazione spazi liberi – abitanti-vani, fanno si che caos, code, intasamenti, inquinamento purtroppo da polveri sottili (per fortuna siamo al mare) finiscano per essere assimilatiti alla convivenza, si fa l’abitudine. Nessuno o quasi ci fa più caso.

Per la Residenza del Principe è inutile che storcano il naso gli omni presenti ambientalisti. Inutile che chiedano di sapere quanto ha incassato il comune per il cambio di destinazione d’uso e oneri di urbanizzazione. A Loano questi dubbi non serve neppure porseli. C’è chi nel ‘manifesto’ della costruzione che si deve apporre all’ingresso del cantiere sostiene che la data è sbagliata, indica il 2016 anzichè il 2017. Qualcuno ha firmato e vidimati documenti ufficiali con data errata ?  Del resto basta la Dia, non serve la mitica e odiata ‘licenza edilizia’.

Qualcuno altro che abita nella zona ha vissuto l’intervenuto dei pompieri per il crollo di un ponteggio. Ha scattato le foto di rito, non si sa mai. Committente dei lavori (dopo aver acquisito presumibilmente la titolarità di Dia e dell’immobile) è la Sertor srl, con sede in corso Roma, a Loano. Amministratore unico figura  Giovanni Tognini, 30 anni, residente sempre a Loano in via Magenta. La stessa società  è titolare  della concessione di suolo pubblico per 144 giorni, a partire è scritto dal 20 gennaio 2016, fino al 14 giugno 2016. Qui starebbe l’errore di date. Attribuibile a quanto pare al competente ufficio comunale. Allo sportello per l’edilizia – altro che famigerata burocrazia di cui tanto si parla – la velocità è pratica quotidiana. Denuncia inizio attività, lavori su immobile esistente con cambio di destinazione d’uso, da magazzino a residenziale abitativo, in data 30 gennaio 2017. E qui la data è esatta. Progettista l’architetto Angelo De Francesco,  direttore dei lavori Emanuele Corridori, geometra di Toirano, per la parte tecnica. Per la parte strutturale l’ing. Daniele Cabrini con studio a Loano, residenza a Boissano. L’ammontare complessivo dei lavori è indicato in 220 mila euro. Per complessivi 327 giorni lavorativi, con l’impegno di 5 lavoratori e 8 imprese autonome. Si tratta di Romeo e Aleko Bardhi di Loano, Elio Color di Ihm Meda Sothi, Edilposa sas di Stelian Aurelian, Idroenergy di Davide Bruzzone (Loano), Ferrara Costruzioni Toirano.

La vendita affidata all’agenzia Liberi di Abitare di piazza San Francesco ad Alassio.

L’INTERVENTO DEI VIGILI DEL FUOCO ALLA RESIDENZA DEL PRINCIPE

LE INTERPELLANZE DI LOANONOI

Comunicato stampa - L’amministrazione loanese tende tradizionalmente a “dimenticare” quali siano i diritti di un comune, a vantaggio del privato che non esegue le opere a scomputo, si riprende i terreni scaduti i termini, fa quello che vuole insomma.

Al fine di “rompere” questa tradizione, il nostro gruppo consiliare ha presentato una serie di interrogazioni per mettere in luce le situazioni più gravi, alle quali l’amministrazione risponde puntualmente con comunicati stampa, come se la priorità fosse prevenire falle nell’opinione dell’elettorato piuttosto che sulla realtà fisica della città.

Aree verdi zona parcheggio Loano 2: pur trattandosi di verde pubblico, è di fatto in stato di abbandono. Rifiuti ovunque e assenza di cestini gettacarta. Alleghiamo foto perché a parole è difficile rendere l’idea.

Parcheggio Stazione FS: i lavori interrotti da metà gennaio e ripresi dopo nostra interrogazione, a detta del Sindaco hanno subito una pausa per verificare lo stato del sottosuolo “ammalorato”, che però in fase di acquisizione era risultato in buone condizioni. L’amministrazione dice che siccome i costi dell’intervento rischiavano di subire un’impennata, alla fine ce lo teniamo cosi.

Mazzocchi & company: non dimentichiamo il mai dimostrato interesse pubblico nel variare un PRG scaduto da dieci anni con il PUC pagato dai cittadini una cifra a cinque zeri e “nascosto” nel cassetto da quattro anni. E le opere a scomputo non realizzate in via Alba (c’è un esposto in Procura!). E il destinare la monetizzazione delle opere a scomputo, derivanti dalla palazzina in zona San Pio, all’acquedotto privato di Verzi, senza nemmeno predisporre la convenzione.

Via Pontassi: sono state tagliate diverse conifere di alto fusto, tra le quali un cedro del Libano di oltre venti metri di altezza, in una porzione di terreno che, da PRG, viene considerata “verde pubblico attrezzato” ma che, negli anni, non è mai stata convertita in un’area pubblica a disposizione della cittadinanza. L’area sarà destinata a dodici parcheggi privati di asservimento alle nuove unità abitative, determinate dalla recente concessione di innalzare i sottotetti, in una palazzina prospiciente all’area in questione.

Stiamo verificando se sia effettivamente possibile non seguire le linee dettate dal PRG, seppur scaduto da diversi anni, ma pur sempre in vigore e, di fatto, rimettere a disposizione del privato un’area che (forse da precedenti convenzioni non rispettate) doveva essere una valvola verde di sfogo in un quartiere ricco di abitazioni (e seconde case). Il Sindaco ha dichiarato che: “trattasi di interventi realizzati da privati su aree private”, sottintendendo che il depauperamento del verde“privato” non riguarda l’obbligo di controllo degli enti preposti, quando dovrebbe ben sapere che il verde in generale, ed in particolare gli alberi, anche se insistenti su area privata, concorrono a determinare un bene che è patrimonio comune, tanto importante da essere tutelato fin dalla nostra Costituzione Repubblicana, quale paesaggio. Inoltre il taglio deve essere sempre giustificato e autorizzato dall’ente locale che il Sindaco rappresenta e che dovrebbe, suo malgrado, tutelare.

LETTERA AL SINDACO E AGLI ASSESSORI COMUNALI PER IL VARCO DI CAMPO CADORNA

Con la presente sono a segnalarvi che da mesi (almeno giugno 2016) il varco ZTL di Campo Cadorna non è funzionante (rimane aperto) per cui chiunque accede e sosta nella ZTL come e quando vuole, specialmente la sera e la notte.

La segnaletica indicante la ZTL e i relativi divieti di accesso, che si sarebbe dovuta posizionare direttamente sul varco, è assente da anni (non è mai stata installata).

Inoltre, da un paio di mesi (da quando è stato smontato il mercatino natalizio, il Parco Escrivà è completamente al buio, ma nessuno si è preoccupato dei guasti e da un paio d’anni un antiestetico cavo volante con un faro attaccato ad una palma (che, come dichiarato dal Sindaco, si sarebbe dovuto eliminare, trattandosi di installazione provvisoria, ad ottobre 2015) risulta del tutto inutile.

Ovviamente nessuno in questi dieci anni si è preoccupato di chiedere conto all’impresa che ha realizzato il giardino in modo difforme dai progetti, i quali prevedevano gruppi illuminanti di qualità e non certo pali con fili a vista di cui la metà distrutti.

Probabilmente saremo morti tutti quando qualcuno si deciderà a fare il suo dovere.

Saluti, dott.ssa Luisella Rava

La tragedia del Monte Carmo 40 anni fa La morte di Giancarlo e Raffaele, io c’ero

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Tra le carte di papà Cencin ho trovato un articolo del Secolo XIX : ci ricorda e narra, a 40 anni dai fatti, la tragedia area sul Monte Carlo. Lo ricordo per quanti hanno vissuto da testimoni diretti o indiretti, oppure letto, la terribile sorte toccata a Raffale Romagnoli, 20 anni, di Alassio e a  Giancarlo Modena, 44 anni. Un cippo è stato realizzato a perenne ‘dimora’ nel luogo in cui hanno perso la vita i due piloti. Ci sono le inedite foto – testimonianza di ciò che rimase del velivolo dopo lo schianto. Leggi anche cosa accadde il giorno del ritrovamento dell’areo all’indimenticato fotorepoter del Secolo XIX, Salvatore Gallo che sarà ricordato come merita ad Albisola con una solenne rievocazione. 

FAI UN CLICK PER INGRANDIRE L’ARTICOLO PUBBLICATO NEL MARZO 1977

Non è per protagonismo, ma per non dimenticare che da parte mia ho vissuto  quel tristissimo giorno. Più precisamente quando i vigili del fuoco rintracciarono l’areo disperso da vari giorni, Nel primo pomeriggio venni contattato  dall’allora comandante della Brigata della Guardina di Finanza di Loano, il maresciallo maggiore Orazio Cacace,  un loanese adottivo che vive nella nostra comunità e del quale apprezziamo il figlio, i nipoti.  Il sottufficiale mi chiese  se potevo accompagnare due finanzieri, Bruno Festa  e Romano Busca, sulla montagna del ritrovamento. Acquistammo dei viveri, dotati di una radio ricetrasmittente e di una cineprese  in dotazione  della Guardia di Finanza.  Purtroppo non avevamo a disposizione una macchina fotografica. All’imbrunire giungemmo a piedi al Rifugio di Pian delle Bosse ancora in costruzione, abbiamo dormito sul ponteggio  che era stato costruito per intonacare il soffitto del salone. Di buon mattino, attraverso il sentiero di cresta, ci siamo diretti verso la vetta del Carmo e dopo 45 minuti abbiamo raggiunto i resti dell’aereo. Nella tarda serata eravamo stati preceduti da una squadra di soccorritori di Bardineto. Appena arrivati ci siamo messi in contatto via radio con il comanda della Finanza  a Loano, con il maresciallo Cacace.

Nella foto da sn. Candido Carretto, vigile del fuoco in pensione, poi sindaco di Erli, Gianni Carretto artigiano di Bardineto ed l’allora medico condotto del paese Mahamed Grewathi

Trascorsa qualche ora giunsero altre forse dell’ordine e i vigili del fuoco.  Ricordo, come nota di colore, una breve discussione  dell’allora comandante la stazione dei carabinieri di Pietra Ligure, maresciallo Elia Pizzonia che era stato vice comandante a Loano ai tempi del mitico maresciallo Giuseppe Pantè. La discussione con Pizzonia  verteva sul fatto di localizzare con certezza la competenza territoriale dove si trovavano i resti dell’areo e le povere salme. La questione fu risolta con l’arrivo del geometra Aldo Marenco che stabilì senza dubbio che ci trovavamo nell’area del Monte Carmo sotto la giurisdizione del Comune di Pietra Ligure. Sorse nella circostanza un altro problema. Per rimuovere i due cadaveri occorreva  la presenza sul luogo di un magistrato.  Venne superato l’ostacolo, di non poco conto, in quanto a far compagnia al geometra Marenco c’era l’allora pretore onorario della pretura di Finale Ligure, dott. Antonio Fazio. Ancora grazie all’unica radio ricetrasmittente (non esistevano ancora i telefoni cellulari) si stabilì un contratto con la Procura della Repubblica presso il tribunale di Savona che diede incarico allo stesso dott. Fazio di rilasciare il nulla osta, dopo tutti gli accertamenti necessari.

Il cippo sul monte Carmo a ricordo della tragedia

In quella indimenticabile giornata di lutto e dolore, il momento più toccante, commovente fu l’arrivo di Giorgio Romagnolo, padre del giovane aviatore di Alassio. E’ seguito  il recupero dei poveri resti trasportati a braccia dai vigili del fuoco lungo l’impervio pendio sino al Giovo di Giustenice. Nel tardo pomeriggio, dopo il recupero delle salme arrivò l’ordine ai due finanzieri di piantonare la carcassa  dell’aereo e a me toccò di contattare gli amici dei Cai di Loano per avere una provvista di viveri e una tenda Sceso a valle  e tornato a Loano feci presente al maresciallo Cacace che in quella stagione, eravamo in pieno inverno,  la temperatura scendeva sotto lo zero. Cacace non perso un minuto e concordò  con le autorità competenti di richiamara i due finanzieri ed i resti del velivolo furono piantonati inviando una pattuglia di carabinieri con la jep sul Giovo di Giustenice. Successivamente in memoria dei due aviatori venne posata una Croce, recentemente restaurata  dagli ‘Amici del Carmo‘ con il presidente Bruno Richero.

Battista De Francesco del Cai di Loano e memoria storica del Monte Carmo

Battista De Francesco

 

Bruno Richero presidente dell’Associazione Amici del Carmo mentre posa la restaurata croce dove è precipitato l’areo il 27 febbraio 1977 con la morte dei due passeggeri

IL RICORDO DEL VECCHIO CRONISTA IN SERVIZIO CON SALVATORE GALLO

Salvatore Gallo, mitico fotoreporter del Secolo XIX, il giorno in cui è stato premiato. Un personaggio che merita di essere ricordato ed è quanto ci accingono a fare ad Albisola Marina un gruppo di amici con la collaborazione del giornalista Nanni Basso

Lavoravo al Secolo XIX alla redazione di Savona quando giunse la notizia che era stato scoperto, dopo giorni di vani ricerche, il luogo dove era precipitato il piccolo areo diretto all’aeroporto di Villanova d’Albenga. Non era la prima tragedia che seguivo dall’esordio del mestiere nel 1967. Se non ricordo male, in dieci anni, era la terza e non fu neppure l’ultima. Conoscendo la zona, dove sono stato corrispondente dall’ufficio di redazione di Albenga, il capo della redazione mi incaricò di raggiungere il prima possibile la zona del Carmo. Arrivai a Bardineto e da qui con il trattore di un conoscente abbiamo intrapreso il percorso di avvicinamento. Con me c’era il fotografo Salvatore Gallo, un mito nella vita e nel lavoro. La moglie aveva fatto resistenza perchè il ‘Ciao amico mio’ – così si presentava – era reduce da un intervento chirurgico al cuore. Lui, ostinato, innamorato del suo lavoro di fotocronista per eccellenza, decise di partire. L’alternativa era si ricorrere a Viviano Checcucci che copriva la zona di tra Andora e Finale, con entroterra. Ma anche Checcucci a suo volta aveva accusato problemi al cuore.

Salvatore era tranquillo, anzi entusiasta. Tutto bene finchè gli amici di Bardineto ci hanno dato un passaggio col trattore. Ad un certo punto iniziò la salita, la ‘scalata’ al Carmo, a piedi, cercando di orientarci grazie a chi la zona la conosceva abbastanza bene per via  dei funghi e della caccia. La salita era dura. Salvatore non affaticarti, quando non te la senti più fermati, prendo la macchina fotografica e tu ci aspetti. “Non ti preocupe…“. In alcuni tratti di procedeva aggrappandosi agli arbusti per non scivolare.  Mi voltavo con frequenza, cercavo il volto, lo sguardo di Salvatore. Un paio di volte e forse più la sua tempra pareva vicino a cedere: “Corra… fermiamoci un minuto…”. Poi si riprendeva. Tra l’altro si guardava l’orologio, come sempre in lotta con l’orario e la chiusura delle pagine, ma soprattutto bisognava organizzare il ritorno per stampare e trasmettere le foto a Genova. Finalmente ce l’abbiamo fatta. Gallo ha scattato le foto e poi giù quasi a gambe levate. Alle 19, quando si era già all’imbrunire, la trasferta all’hotel ristorante Piccolo Ranch per telefonare in redazione. Organizzare il rientro entro le 21. Due servizi, uno per la prima pagina, l’altro per la regionale, con relativo servizio fotografico. Sono seduto ad un tavolo, si avvicina palidissimo in volto, visibilmente prostrato Salvatore. Sulle prime penso ad un malore, ad un attacco, al suo cuore. “Corra….le foto non ci sono…Corra…Gesù Cristo non c’è il rullino….capisci, capisci….“.

Seguono minuti di sconcerto, sgomento, incredulità. Penso alla fatica, allo stress, a come reagirà la redazione, la direzione. Un areo disperso da giorni, due morti, figure conosciute e popolari. Salvatore si allontana, mi accingo a telefonare, a dare la brutta notizia. Sarà trascorsaa mezzora. Rientra nel locale Salvatore, mi viene incontro, ha un altro aspetto, più rilassato anche se la fatica lasciava il segno. “Abbiamo le foto…c’è il rullino da sviluppare”. Si era fatto tardi, un amico si presta a raggiungere Albenga, consegnare il rullino a Checucci che, a sua volta, con la telefoto poteva inviare le foto al giornale. Così è stato. Da Bardineto ho trasmesso gli articoli via dimafoni. Stanchi e ‘pericol0′ scampato con Salvatore siamo tornati in redazione a Savona, erano quasi le 23. Un’ora e mezza dopo a Genova ‘usciva’ la prima edizione.

Grande Salvatore che ci ha lasciato nel febbraio 2012. Con Silvio Fasano, il giorno delle esequie, il 26 febbraio 2012, gli abbiamo dedicato un doveroso fotoservizio ricordo, questa volta da giornalisti volontari, quando volontariamente con Silvio collaboravamo con truciolisavonesi (vedi…..). L. Cor.

Era il 26 febbraio 2012, il giorno dei funerali di Salvatore Gallo, in primo piano un commosso Luciano Angelini che è stato condirettore del Secolo XIX; Mario Muda, ex vice direttore e Roberto Sangalli, ex caposervizio, il fotografo Fabio Frosio

Interroghiamo i sindaci di Diano Marina, Laigueglia, Pietra e Borgio. La ferrovia, il futuro e chi mette la testa sotto la sabbia

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Sul numero 117 di trucioli.it abbiamo titolato: “ Raddoppio ferroviario Andora – Finale. Perché integrare i progetti si può e si deve. Non lasciamo morire il futuro in Riviera”. Un servizio documentato dell’ing. Federico Mazzetta di Savona che da tempo approfondisce la tematica ‘mobilità ferroviaria’ anche alla luce del trasferimento a monte dei binari tra Andora e Ventimiglia e soppressione di stazioni. Se i cittadini devono essere informati, coinvolti, i sindaci hanno il dovere della saggezza, con la sensibilità del buon padre di famiglia.  Per un confronto civile, ragionato, pacato, anzichè praticare il malgoverno dello struzzo con la testa sotto la sabbia. Chi ha responsabilità politica ed amministrativa sia coerente e coscienzioso.

Roberto Borri autore dell’articolo è ingegnere e medico

Disamina approfondita e quasi esaustiva: purtroppo, come scritto nell’articolo del collega ingegner Federico Mazzetta di Savona, è inutile piangere sul latte versato, ancorché nulla sia stato compiuto per impedire questo sversamento. Fuor di metafora, abbiamo consentito l’edificazione selvaggia, nell’illusione che il trasporto su gomma, con l’aggravante di volerlo, per di più, sbilanciare verso l’autovettura, l’autobus turistico, potesse sopperire a solo presunte carenze di un mezzo giudicato, a torto, obsoleto e destinato ad essere soppiantato dalla motorizzazione individuale.

La ferrovia deve rappresentare, invece, il cardine dei trasporti terrestri ed il problema relativo all’attraversamento di Laigueglia, così come la mancanza di servizio all’area ospedaliera di Pietra Ligure, nonché la perdita del servizio a Borgio Verezzi richiedono particolare intelligenza per essere risolti. D’altro canto, non si può pretendere che l’utenza si sobbarchi viaggi verso gli scali ferroviari, poiché questo farebbe venire meno la caratteristica peculiare di un sistema di trasporto che permette di viaggiare anche molto velocemente e raggiungere anche con la dovuta capillarità tanto i centri delle metropoli quanto le località minori, grazie alla collocazione delle stazioni in ambito urbano ed alla programmazione eterotachica dell’orario. Giacché i Rapidi nascono per prestare il loro servizio tra Capoluoghi di Regione e di Provincia, mentre, via via con il decrescere dell’importanza della località, ci sono le categorie inferiori, a patto di assicurare le necessarie coincidenze in tempi ragionevoli, operazione questa più preziosa di qualsiasi cadenzamento.

Lodevole il cenno alla linea ferrata Savona – Torino, ancora con tratte a semplice binario e retrocessa da pari mentalità al rango di linea complementare, deprivata di qualsiasi parvenza di collegamento veloce od a lunga percorrenza e lo stesso dicasi della Savona – Alessandria.

Come già scritto altrove, il raddoppio in sede della vecchia linea, interrandola in corrispondenza degli attraversamenti urbani permetterebbe di avere una vera ferrovia metropolitana, senza compromessi di sorta, mentre il valico tra Albenga e Garessio, proponibile anche nella soluzione alternativa tra Imperia ed Ormea, come, in effetti, previsto in origine, assicurerebbe quel collegamento attraverso le Alpi a distanza baricentrica tra quello di Cadibona e del Tenda.

Roberto Borri

L’ESEMPIO DI DIANO MARINA, MA IL PRIMO CITTADINO ONOREVOLE LEGHISTA GIACOMO CHIAPPORI NON HA NULLA DA DIRE ?

L’ingegner Federico Mazzetta esperto di tematiche ferroviarie e della mobilità urbana

- stralcio del servizio apparso la settimana scorsa – L’esempio di Diano Marina è lampante: l’attuale SS1 Aurelia corre accanto al Lungomare, mentre ora si prevede (come sul resto della tratta) la conversione dell’ex-ferrovia (più interna) in ciclabile. In questo caso sarebbe pensabile scambiare i due ruoli, declassando l’attuale statale, realizzandovi la ciclabile lungo la Promenade, destinando invece gli spazi ferroviari allo sviluppo del traffico veicolare, con la possibilità di preservare il patrimonio storico ferroviario, in quanto memoria storica del centro, auspicando nuova vita nel nuovo contesto. La città va ridisegnata, cercando di andare oltre alla specialità (molto diffusa da questa parte d’Italia) del “tapullo”. Una nuova ferrovia è una nuova visione della città, come l’urbanistica ottocentesca ci insegnava: penso che dobbiamo vivere con la stessa impostazione di pensiero, ma calata sulla nostra epoca contemporanea.

Il fatto è che ogni centro ha una realtà peculiare, non esiste una ricetta universale per tutti: per questo va pianificata sia su una scala comunale, sia su una scala di coordinamento provinciale.

Nel frattempo, dobbiamo fare il possibile per adeguare i centri alle condizioni attuali, impegnandoci con le istituzioni affinché i servizi siano competitivi e appetibili: in caso contrario, cala anche la domanda, e la ferrovia diventa inutile. A quel punto per il territorio sarebbe troppo tardi, emarginato ad un’area di confine dove tornano solo i residenti (o, meglio, gli ex-residenti) periodicamente durante i ponti festivi.

Federico Mazzetta

 

 

Tribunale civile di Savona, 12° al traguardo: lavoro di gruppo e presidente ‘manager’. Imperia al 116° posto: 4 mila cause arretrate

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Il tribunale civile di Savona per la prima volta, nella sua storia, brilla in Liguria per produttività e nella classifica nazionale dello smaltimento dell’arretrato. Sembrano lontanissimi gli anni (70-90) quando i ‘bollettini’ dell’anno giudiziario assegnavano a Savona la maglia nera, ingolfato dai processi pendenti, procedure fallimentari senza fine, cause di divorzi con attese decennali. Oggi le statistiche ufficiali assegnano al tribunale il 12° posto in Italia delle cause civili contenziose in corso al 31 dicembre 2016, rispetto allo stock del 2015 e ai dati dell’arretrato ultratriennale. Un interrogativo d’attualità: con la nomina e l’arrivo del nuovo presidente la ‘squadra da scudetto’ resta o si sfalderà ? Paradossale e taciuto, invece, il ‘caso Imperia’ dove non è neppure previsto il presidente della sezione civile. A chi giova ?

L’ex presidente del tribunale di Savona Giovanni Soave con l’ex procuratore capo della Repubblica Giancarlo Caselli (foto Silvio Fasano)

Ci sono alcune curiosità che meritano di essere subito accennate. Non è affatto detto che i tribunali dove ci sono forti scoperti di organico siano anche quelli meno produttivi. Ovviamente, vale anche la regola inversa: pur disponendo di tutti i magistrati e del personale amministrativo, ci sono uffici giudiziari che arrancano. Così, per esempio, il tribunale di Bolzano, che pure lamenta il 33 % di scoperture tra le toghe ed il 53% fra gli addetti alle cancellerie, nell’ultimo anno è riuscito ad aggredire l’arretrato in modo significativo e ridurre i tempi dei processi, performance che gli valgono il primo posto della classifica in Italia.

Produttività ed efficienza.  La disomogeneità delle performance tra tribunali e tra le diverse zone del Paese dimostrano che ad Aosta  sono necessari 342 giorni  per definire una causa, mentre a Lamezia Terme ce ne vogliono 2.094.

Tornado alla fotografia del tribunale civile di Savona  al 31 dicembre 2016 aveva in corso  5.524 processi  con un calo del 14 % rispetto al 2015 con 507 processi pendenti ultratriennali ed un calo del 34,21% sempre rispetto al 2015.

La presenza del presidente Giovanni Soave in pensione per raggiunta anzianità dal gennaio 2017 pare abbia avuto un ruolo importante. Chi vive e frequenta la cittadella giudiziaria osserva  che Soave  ha saputo portare serenità all’ambiente, ha organizzato il lavoro dopo l’accorpamento con il tribunale di Albenga (in un momento difficile con tante tensioni e gli avvocati  del ponente pronti a salire sulle barricate). Chi non ricorda le dichiarazioni stampa dell’on. avv. Franco Vazio componente della Commissione Giustizia della Camera.  Soave che nonostante gli impegni nella Commissioni tributaria di secondo grado, a Genova,  ha affrontato problemi  anche logistici del tribunale  facendo, con intelligenza,  di volta in volta il possibile e spesso molto di più. C’è chi sostiene sia stato il miglior presidente del tribunale dal dopoguerra. Si aggiunga, per la storia locale, che nessun presidente – contrariamente a quanto era accaduto alla Procura della Repubblica – in servizio a Savona è mai stato allontanato su provvedimento del CSM.Certo ci sono stati procedimenti disciplinari, spesso dovuto a lentezza di cause, ritardi abnormi nel deposito delle sentenze, contestazioni dopo  le ispezioni ministeriali, a volte ordinarie, in rari casi ‘speciali’, per motivi contingenti.

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, con l’on Franco Vazio, all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Genova il 24 gennaio 2015 (foto da Repubblica)

Giovanni Soave, in pensione dal 1° gennaio, con il presidente dell’Ordine degli avvocati Fabio Cardone (foto S.Fasano)

C’è chi attribuisce alla ‘qualità complessiva’ dei giudici un miglior risultato su tutti i fronti rispetto agli anni dei processi che crescevano e si impennavano. Si lavora con intelligenza soprattutto sulle cause più vecchie, a volte le più complesse, macchinose, difficili o magari istruite male e condotte peggio da avvocati. Eliminare l’arretrato più longevo migliora la statistica anche se, a sentire certe campane, le cause non sono sempre distribuite con raziocinio. In complesso è parere diffuso che i giudici in servizio sanno organizzarsi meglio  e trattano più processi  contemporaneamente, anche se devono fare più cose alla volta.  Sembrano più motivati e ci tengono alle cose che fanno.  Scrivono molto, molto di più.  La presenza di Soave e di magistrati capaci hanno fatto la differenza nel raggiungere un risultato che fa onore. Certo, c’è attesa quando arriverà il nuovo presidente (trucioli aveva scritto vedi….) e se la squadra scudetto si sfalderà.

C’è ancora un altro aspetto sulle ragioni del disngolfamento di cui parlano altre ‘campane’.  La costituzione ex novo della Sezione distaccata del tribunale di Albenga, nonostante l’alluvione di processi ed i pochi magistrati che erano assegnati, ha tenuto duro producendo  moltissimo in termini quantitativi e percentuali sino alla sua soppressione. Lo confermano dati statistici non molto conosciuti dagli stessi avvocati e giudici.

La riunificazione ha prodotto effetti positivi  in termini di incremento della produttività, dopo che per anni a Savona si era lavorato sul vecchio, sull’arretrato. La riunificazione sarebbe pure riuscita a smascherare, almeno così pare fino ad ora,  la tragica carenza del personale amministrativo che costringe il poco personale in servizio a lavorare  a ritmi elevatissimi ed i magistrati a svolgere molteplici attività di supplenza (fanno in larga parte il lavoro dei cancellieri, dattilografi, commessi, centralinisti, assistenti dei cancellieri, autisti….

Con la diffusione di una pagella che pone Savona ai primi posti in Italia forse più di uno vorrà mettere sul cappello il buon risultato. C’è il presidente della stessa sezione civile, Lorena Caneparo, che aspira alla designazione di presidente del tribunale. Non mancherà neppure chi sostiene che la ‘promozione del lavoro della sezione civile’ viene da lontano. Persino  la crisi che da nove anni attanaglia il Bel Paese, i costi crescenti hanno ridotto l’afflusso giudiziario. E perchè no, la soppressione del tribunale di Albenga  ha diminuito  la domanda di giustizia accentuando i costi delle spese legali del ponente che depositano  molti meno processi. Chi non conosce avvocati ingauni – l’esplosione peraltro ha interessato tutta la provincia e di fatto il loro numero è superiore a quello della Costa Azzurra e della Provence  insieme-  che vivacchiano in attesa di tempi migliori?

Eduardo Branco presidente del tribunale di Imperia

LA CRISI E IL PARADOSSO DI IMPERIA -  Il tribunale di Imperia – c’è stato l’accorpamento molto contrastato soprattutto dall’Ordine e dal sindacato degli avvocati – vede gli uffici giudiziari piazzati al 116 posto della classifica tra i 140 tribunali d’Italia. Il ‘civile’ con un arretrato al 31 dicembre scorso di 3.979 processi, un incremento dell’1,5% rispetto  al 2015. Imperia che si ritrova con un arretrato ultratriennale di 1.204 processo  in crescita del 14, 3%.  Negli ambienti forensi si accenna a gravi e perduranti carenze organizzative. Non ha sicuramente giovato lo scandalo  del presidente. Il primo febbraio scorso Il Secolo XIX dava notizia che la corte d’Appello di Torino ha confermato la sentenza di primo grado (condanna a 3 anni e 8 mesi di carcere) nei confronti dell’ex presidente dei tribunale di Imperia e Sanremo, Gianfranco Boccalatte, accusato di corruzione in atti giudiziari e millantato credito.  Il nuovo presidente è in carica dall’estate scorsa dopo che il Consiglio Superiore della Magistratura, all’unanimità, ha approvato la nomina di Eduardo Bracco. Il giudice Bracco, che ha ricoperto per molti anni incarichi dirigenziali all’ufficio del giudice per le indagini e le udienze preliminari, è stato presidente della sezione penale del Tribunale di Sanremo ed erae presidente vicario, ma la sua conferma non era scontata. Bracco è succeduto al ex presidente del Tribunale di Imperia Francesco Pinto, andato in pensione l’anno scorso.

C’è un aspetto che appare paradossale e di cui si tace, non si parla, si ignora. Al tribunale di Imperia non c’è la figura del presidente di sezione civile. Neppure previsto in organico per motivi incredibili si direbbe e su cui resta il disinteresse  del ministero, del ministro della giustizia il ligure levantino Andrea Orlando e del Consiglio Superiore della Magistratura. Si sarebbe già dovuto intervenire da anni – che dicono gli avvocati ? – ,  al momento della riunificazione del tribunali.  Una sezione civile autonoma  che sarebbe giustificata dal numero dei magistrati assegnati, con un presidente di sezione che organizzi il lavoro dei giudici (capaci o meno) consentirebbe almeno in evitare in larga parte  il vergognoso ingolfamento. Perchè tanto disinteresse all’assenza di un presidente alla sezione civile ? E’ vero che c’è chi – tra i professionisti – preferisce un  tribunale che funzionicchi  per gestire loro le cause, perseverare nelle cattive abitudini ?

E come non concludere con una riflessione. Al di là di singole incapacità e inadeguatezze, l’organizzazione di una giustizia efficiente, al passo con i tempi e l’Europa da fastidio a tanti, ad iniziare dai poteri forti, dalle lobby esoteriche, da chi teme l’accertamento di responsabilità.

L.Cor.

Era ora! Albissola (e non solo) rende onore a Salvatore Gallo, il fotografo simbolo: ‘cumpà’ o ‘amico mio non ti preoccupe’. Evviva!

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Doppio appuntamento con le Serate in Fornace: venerdì 24 marzo alla Fornace Alba Docilia nel Centro storico di Albissola Marina, ‘A tu per tu … con Silvana Priametto’; martedì 28 marzo ‘Giovanni Tinti, cent’anni’. E il 6 aprile è in programma il ricordo del fotografo Salvatore Gallo. Fino al 17 aprile aperture pomeridiane dalle 16 alle 18, poi dalle 17 alle 19.

Angelo Gallo e mamma Luisa, ora defunta, il giorno dei funerali a Salvatore Gallo (foto Silvio Fasano 2012)

‘A tu per tu … con Silvana Priametto è il titolo della ‘Serata in Fornace’ in programma venerdì 24 marzo alle ore 21, e rientra tra le iniziative che l’Associazione La Fornace ha dedicato, nel mese di marzo, alla donna. Imprenditrice e artista di successo, Silvana Priametto, che da decenni opera all’interno delle Ceramiche San Giorgio, racconterà la sua esperienza rispondendo alle domande di Enrica Noceto e di una persona che la conosce bene, sua figlia Simona Poggi. Tanti ricordi, legati a una vita trascorsa in fabbrica, lavorando fianco a fianco con alcuni tra i nomi più importanti dell’arte figurativa nazionale e internazionale, oltre a coloro che sono stati e sono l’anima della San Giorgio: suo cognato Giovanni Poggi, suo marito Piero ed Eliseo Salino.

Martedì 28 marzo, invece, nella esatta ricorrenza dei 100 anni dalla nascita, sarà ricordato Giovanni Tinti, vissuto fino al gennaio 2012 (stava per compiere 95 anni), pittore e ceramista. Significative le sue donazioni a istituzioni, musei e associazioni, un percorso portato avanti, dopo la sua morte, dalla moglie Carla.

Ad avviare le serate di aprile, giovedì 6, il ricordo del fotografo Salvatore Gallo, per decenni fotoreporter de Il Secolo XIX e personaggio conosciutissimo, mentre venerdì 28 protagonista sarà Alberto Mantero. Tutti gli appuntamenti hanno il patrocinio dei Comuni di Albissola Marina e Albisola Superiore.

Mostre: prosegue fino al 17 aprile (Pasquetta, apertura straordinaria, la Fornace resterà chiusa il giorno di Pasqua) ‘Quando la ceramica è donna’ ed è permanente ‘I Macachi – Il presepe di Albisola’. Fino al 17 aprile l’orario di apertura pomeridiana resta quello invernale, dalle 16 alle 18; da sabato 22 aprile orario 17-19 (sabato e domenica mattina sempre 10-12).

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LEGGI L’ARTICOLO CHE AVEVA SCRITTO LUCIANO CORRADO SU TRUCIOLISAVONESI (……)

 

 

 

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