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Villanova d’Albenga, Balestra sindaco (6° mandato?) non abbandona la sua creaturaE non solo ‘cena delle candele’ con Fidapa

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Lunedì 10 marzo 2008 il Comune di Villanova d’Albenga dava il via alla raccolta domiciliare differenziata dei rifiuti. Nel 2017 era al 13° posto in Liguria, preceduto da Rialto, primo classificato con l’88,30 e un 95,5 nella ‘frazione organica’. Un vanto per il sindaco rosa  Valentina Doglio. Al terzo posto dell’ambito e ammirevole podio, Garlenda (pure con sindaco donna) che ha raggiunto l’83,7, con un precedente virtuoso già nel 2015 (79,3) e nei primissimi posti in regione. Ora il sindaco Piero Balestra annuncia il risultato dell’82,88% grazie anche ad Eco Seib che da febbraio gestisce il servizio di N.U. In cuor suo germoglia la sesta incoronazione a primo cittadino, pur senza Vae victis !

A Villanova la Fidapa (Federazione italiana donne Arti, Professioni, Affari) ha celebrato la “Cerimonia delle candele”. Un evento suggestivo, il più importante dell’anno sociale della Federazione del Nord Ovest, dove le socie hanno condiviso l’emozione di stare insieme rinnovando il loro impegno per promuovere l’uguaglianza, l’empowerment femminile, l’affermazione di un domani fatto di diritti e pari opportunità, nella società e nelle istituzioni presenti il sindaco Cangiano (Albenga), Canepa (Borghetto S. Spirito), Balestra (Villanova).

Un’Odissea senza fine quella dell’aeroporto di Villanova, la più ricca rassegna stampa del ponente, tra annunci, delusioni, titoloni all’insegna della speranza e dell’ottimismo, cocenti sconfitte e come sia andata a finire. E’ uno dei simboli rimasti in altalena. Villanova con grandi  speranze ed investimenti affidati al ‘centro ippico’, da ultimo alla Piaggio, ma anche al sogno rimasto nel cassetto del polo di golf intercomprensoriale con Garlenda ed Ortovero. Villanova che ritorna a cullare la magica era delle violette per anni comparto trainante l’economia agricola e l’export. Villanova quando atterravano i voli charter di turisti dal centro e Nord Europa. Per ora la cittadina si accontenta, ha scritto Il Secolo XIX con Luca Rebagliati, di essere il “comune controcorrente che ha fermato la fuga dei residenti”.  Il segreto ? Per il sindaco “Qualità della vita, posti di lavoro e Aurelia bis”.

Pietro (Piero), Balestra sindaco che appartiene, nella nostra provincia, al club veterani di longevità nella carica di primo cittadino. Cinque volte, in corsa alla sesta, iniziando dal 1985, alla rosea età di 28 anni, all’epoca tra i più giovani della Liguria, eletto nella lista Torri che si richiamava alla Dc. Lui democristiano rinnovatore con qualche crisi di sbandamento partitico e pur sempre un politico di razza con gavetta e alterne fortune. Villanova che è ancora orfana di un sindaco al femminile (se ne sono alternati 28 dal 1873 ad oggi). Ha avuto un vice sindaco (Franca Tamarindo Navone) che si è fatta meritato onore; curriculum culturale e storico che le ha permesso di dare alla stampa il primo maestoso libro di storia villanovese.

Balestra, tra i candidati a succedere a se stessi; di fatto senza rivali che possano aspirare al ‘trono’ cittadino. Agli esordi di mandato succedeva al cav. Valerio Panizza  rimasto in carica meno di un mese, dal 27 giugno 1985 al 19 luglio 1985. Preceduto dal decennio di Emilio Angelo Mosso (1975-’85), gentiluomo (e ‘fratello massone della loggia Ligustica già le Acacie)’ che aveva assessore delegato Augusto Isoleri e segretario comunale capo Giuseppe Di Gregorio. Il parroco era don Giacomo Bonavia.

Il giovane rag. Balestra, con la moglie, è conduttore di un’azienda agricola. Ha ricoperto molteplici incarichi in ambito locale e provinciale, tra essi la presidenza della Seava (aeroporto Panero). Ha avuto qualche esperienza di candidatura alle politiche e potrebbe coronare la sua tenace passione ed esperienza locale, preparazione, nel parlamento regionale. Ha superato da sindaco il record dei quattro mandati fatti dal cav. Alessandro Isoleri. L’ultimo podestà, dal 1943 al ’45, fu  Amerigo Isoleri. Altri podestà  il cav. Agostino Isoleri, l’avv. Prospero Cepollini, il cav. Luigi Silvio Gavi, il geom. Riccardo Barbera.

Piero Balestra, schietto e pungente, remissivo e combattente, difficile porga l’altra guancia, aspirazioni a volte frustrate, slancio quanto basta per non appartenere alla classe degli eterni indecisi, capace di andare controcorrente (vedi vicenda Depuratore consortile con Alassio e Albenga), condottiero nella difesa degli interessi della bandiera del suo paese, che non aveva indugi, da uomo Dc, a schierarsi con un ‘re rosso’ della forgia del compianto Angioletto Viveri.

Balestra che negli anni ha coltivato sostegno ed amicizia ad un ‘potente’ quale è stato Claudio Scajola e quando da ministro atterrava con il jet di Stato, il sindaco poteva per primo stringergli la mano davanti alla scaletta, dopo di lui Mauro Zunino. Oggi, anzi da tempo, tra i sacrificati e delusi della nuova strada intrapresa nella gestione dello scalo. Invano l’ex sindaco di Albenga, imprenditore, benemerito per le cariche ricoperte e per non aver mai abbandonato il ‘figliolo aeroporto’, ha sperato che almeno i mass media ponessero rimedio alle sue civili rimostranze di fatti e misfatti, ai pugni nello stomaco che riceveva e riteneva di non meritare. Zunino che lasciato il timone dell’areo club, avrà potuto rendersi conto che la libera stampa non sempre conduce le sue battaglie, senza mollare. Le sue denunce avrebbero meritato ben altra considerazione. Ma se l’Italia, il paese decantato per le sue straordinarie bellezze, ha molti punteggi da ultima in classifica non sarà un caso. Essere lasciati soli, a volte pure emarginati senza colpe, non è un’eccezione. Il vecchio cronista può testimoniare a vasto raggio in questa terra. Fino ad essere dimenticati e chiedersi: cosa ho sbagliato, fatto di male.

Sicuramente Piero Balestra ha avuto la felice intuizione di rendere possibile il ‘signor’ volume “Villanova borgo Medievale’, edito dal Comune, 1999, scritto da Franca Tamarindo Navone quando ricopriva  il ruolo di vice sindaco. “Mi sono spesso chiesto – scriveva Balestra da sindaco – perchè Villanova data la sua storia e le sue tradizioni, non avesse una pubblicazione, un libro che illustrasse le origini e le vicissitudini nel tempo. In un’epoca  di trasformazione socio economica, ritengo sia importante che tutti i concittadini, anziani e giovani,  possano conoscere la storia, le consuetudini e le tradizioni che costituiscono il fondamento della vitalità del nostro borgo”. Il sindaco oltre a citare  e ringraziare l’autrice per l’impegno profuso ed il risultato raggiunto, citava  l’assessore Domenico Cassiano, il capogruppo consiliare Enzo Piraldo, i consiglieri comunali GB Barbera, Marcello Ceccon, Maria Antonietta Fernandez Della Valle, Natalia Gazzo, Lorenzo Grana,  Amerigo Is9oleri, Fulvio Ricci, Gerolamo Mimmo Siffredi, Orazio Siffredi e Antonio Stalla  che hanno approvato con entusiasmo l’iniziativa”.

Villanova impegnata a valorizzare il suo tessuto culturale in simbiosi con lo sviluppo sociale ed economico. La cittadina che, oltre la fascia costiera, può vantare di aver raggiunto il picco massimo di residenti (2690) contro il minimo storico di 1047 (1901). La cultura è una solida base per un rilancio virtuoso. Se la cultura è valorizzazione del presente e progettazione del futuro non può più prescindere dalla conoscenza critica del passato. Aggiungeva tra le riflessioni il sindaco. Altre pagine della presentazione, con firme di illustri studiosi della nostra storia: Franco Gallea (“…La vera storia  si disegna nell’avvenire. Ma l’avvenire è il passato che si esprime in ragioni”); Josepha Costa Restagno ( !”….l’autrice  ha compiuto un lavoro di ricerca precisa, documentatissima, e lo ha fatto con pazienza grande passione,  amore filiale per la propria ‘piccola patria’ ).

La signora Franca ha voluto ricordare, in una pagina, i nomi di tutti coloro che avevano collaborato. Riservando le  ultime tre righe di ringraziamento “a mio marito Mirco, a Diego e in particolare a Sabrina per i consigli, la continua collaborazione e il sostegno, l’opera di revisione del testo e l’indispensabile supporto informatico”. Le foto di Rino Ferrari, la sovraccopertina  ideata e realizzata da Flavio Furlani, il maestro della scultura. (L.Cor.)

I NOSTRI GIORNI AFFIDATI A FACEBOOK
Villanova – Raccolta differenziata all’82,88%. La Eco SEIB che gestisce da febbraio il servizio raccolta rifiuti ci ha comunicato il risultato del primo mese di attività. La percentuale di raccolta nel mese di febbraio è stata dell’82,88. Grande merito va ai Cittadini utenti e agli operatori del servizio e anche al lavoro fatto in precedenza. E’ solo un primo step che ci sensibilizza a migliorarci ancora, ricordo che l’amministrazione è sempre pronta ad ascoltare suggerimenti o segnalazioni volti al miglioramento del servizio. Ma se il buongiorno si vede dal mattino…..

COMMENTI DI Tess Layson Diodati Compliments. Mariuccia Orengo Grazie !! Un servizio impeccabile. Marialuisa del Noce Il servizio è ottimo ma i sacchetti dell’umido si rompono subito. Noi ne usiamo pochi ma ogni volta ne devo usare tre. Orietta Dominici Bellissima notizia, prossimo obiettivo 90

UNDICI ANNI FA IL 25 FEBBRAIO 2008:…..Ampia la risposta della popolazione villanovese in occasione dei primi tre incontri che si sono tenuti nelle frazioni Ligo e Marta e nella palestra delle scuole elementari del centro. Alle serate pubbliche, che hanno visto l’intervento del sindaco Domenico Cassiano, dell’assessore provinciale all’ambiente Giampietro Filippi, del consigliere comunale delegato all’ambiente Mario Siffredi e dei rappresentanti della Cooperativa Erica, la popolazione ha dimostrato grande attenzione con interventi e proposte costruttive. l calendario degli incontri prevede ancora due serate pubbliche che avranno luogo nella palestra delle Scuole Elementari il 25 e il 28 febbraio con inizio alle ore 21.00. Il Comune di Villanova ha istituito inoltre uno sportello informativo che sarà attivo tutti i sabati del mese di marzo dalle ore 11 alle ore 12.
Pietro Balestra: “…. anche per le elezioni sarde ancora una volta toppati clamorosamente gli exit polls:”…non sappiamo se per incompetenza o per addolcire a qualcuno l amara pillola del giorno dopo…sta di fatto che i sondaggisti non ne azzeccano più una generando solo la più totale confusione farcita di interviste sul nulla e acuti commenti dei soliti soloni….forse dovrebbero chiedere scusa agli elettori ? “
VILLANOVESI CHE SI FANNO GIA’ ONORE: (Olmi Vittoria, Primoceri Gaia e Provisionato Asia) hanno partecipato il 17 marzo al programma televisivo “La prima volta” condotto da Cristina Parodi su Rauno in occasione della festa del papà. Le bambine, assieme alle loro compagne, si esibiranno per la scuola di danza Ri.Va. Dance Academy di Albenga con i rispettivi papà. “Siamo orgogliosi delle nostre giovanissime Concittadine e siamo certi porteranno alto il nome di Villanova….” E’ il commento.

Giada prima classsificata

Giada Mollica villanovese di 11 anni si classifica al 1° posto al “Roma Talent Stage – The Contest”. Afferma il sindaco di Villanova d’Albenga Pietro Balestra: “È stata una bellissima esperienza e le auguriamo di raggiungere altri ottimi risultati come è già accaduto lo scorso anno”. Allieva della scuola PRO ART di Albenga, che domenica 3 febbraio si è classificata al primo posto nella categoria children solisti modern al concorso nazionale presso il teatro Parioli. Ha preparato una coreografia dal titolo “Libertà”. A premiarla una giuria d’eccellenza costituita da Martina Nadalini, Roberto Carrozzino, Alice Cimoroni, Massimo Palmieri e Francesca Bernabini.

Oltre il premio ha ricevuto anche una borsa di studio per il prossimo Roma Talent Stage del 15 -19 Luglio 2019 nel corso del quale potrà ballare con insegnanti di altissimo livello, direttamente dal cast della trasmissione “Amici” , come Veronica Peparini, Fabrizio Prolli, Simone Nolasco, Elena d’Amario, Amilcar Gonzales, Martina Nadalini e Roberto Carrozzino. Afferma il sindaco di Villanova d’Albenga Pietro Balestra: “È stata una bellissima esperienza e le auguriamo di raggiungere altri ottimi risultati come è già accaduto lo scorso anno”.

IMMAGINI DI VITA A VILLANOVA D’ALBENGA: ieri e oggi

FOTO D’ALTRI TEMPI: la gloriosa comunità dell’Unione sportiva villanovese negli anni ’60, quando il sindaco Balestra era un ragazzino

Compleanni alla protezione civile con l’attivissimo assessore cav. Franco Scrigna, commerciante

 

 

 


Contrordine, torna il By pass di Capo Noli Ma c’è l’alternativa: galleria a monte di 6 km parallela alla ferrovia esistente, opera utile

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Molti ritenevano chiuso il caso del By-pass di capo Noli. Invece contrordine!. Il 13 marzo SAVONAUNO ha titolato : “Una nuova bozza di Convenzione è stata proposta,” dopo la Conferenza dei Servizi tenuta dal Provveditorato Opere Pubbliche di Genova, nel novembre 2018.

L’arch. Giovanni Maina, ex presidente regionale di Italia Nostra, è stato candidato sindaco alle scorse comunali di Noli e questa volta farà parte della lista di centro destra con il vice sindaco Fiorito ed il gruppo di Pastorino

La nuova proposta di variante, ritenuta strategica dalla Regione Liguria, è contenuta nel contratto di programma tra Anas e Ministero dei Trasporti 2016/2020, con finanziamento di 39,5 ML assicurato dall’Azienda delle Strade , consistente in un’opera di circa 1 km, con tunnel a due carreggiate di 3,5 metri, lungo 800 metri, e il conseguente tratto di Aurelia dismesso di 1300 metri, che sarà ceduto al Comune di Noli assieme all’onere della messa in sicurezza e la manutenzione, oltre al progetto e alla realizzazione della pista ciclo-pedonale su strada. Anas finanzia il Comune per la seconda parte della proposta, con 4 ML, oltre a 688 mila erogati al momento della predisposizione del progetto esecutivo; il resto secondo i successivi stati di avanzamento lavori. Infine è stabilito che se entro il 31 dicembre 2020 non saranno acquisiti tutti i finanziamenti previsti, la convenzione si intenderà annullata”.

Con una certa rapidità il Comune di Finale ha già approvato la convenzione, con delibera di giunta da proporre in consiglio.

Per quanto riguarda Noli, la tempistica sembra mirata con precisione alla prossima tornata elettorale Comunale, forse poichè potrebbe uscirne vincente (?) l’attuale gruppo di minoranza in Consiglio, da sempre favorevole a questa tipologia di progetto. Non sorprende più di tanto che il Comitato a sostegno delle grandi opere riapra a Noli, con una proposta quasi “fotocopia” un fronte già chiuso da tempo dalla Amministrazione Comunale uscente, per insostenibilità, peraltro nuovamente respinta in questi giorni.

Quindi appare evidente la necessità di riproporre una valutazione analitica complessiva della situazione, per ovviare che si possa pervenire ad una scelta qualunquista, per via di slogan e/o secondo ideologie contrapposte. In primis le criticità del traffico da Noli a Finale, non si superano con una seconda proposta sostanzialmente non risolutiva, come la precedente.

Occorrerebbe invece una soluzione che spostasse il traffico di lunga percorrenza oltre il litorale tra i due centri balneari, su una vera Aurelia bis. Ciò sarebbe possibile ad esempio, realizzando una galleria a monte di circa 6 km, parallela a quella ferroviaria esistente.Si tratterebbe in questo caso, di una grande opera utile, che probabilmente supererebbe l’esame costi-benefici. Infatti in questa tratta, non soltanto a Noli, finirebbero le code inquinanti dei fine settimana, mentre la sicurezza e la qualità della vita dei residenti e dei turisti ritornerebbero ottimali, assieme a tempi

di percorrenza di pochi minuti.

Ovviamente occorre reperire un finanziamento di circa 200 ML.

Nel frattempo è indispensabile programmare un iter di transizione esaustivo, basato su una sequenza di punti realizzabili, secondo un ordine di priorità ragionato.

Innanzi tutto occorre precisare che qualunque sarà la soluzione scelta per Capo Noli, sarà inevitabile effettuare sempre la manutenzione per garantire la sicurezza sul tratto di Aurelia dismesso, anche se la statale n°1, diventasse sede di una pista ciclo-pedonale.

Di fatto quindi, la convenzione proposta comporterebbe il passaggio di questo gravoso onere dall’Anas al Comune di Noli, per sempre.

Pertanto tutto ciò, oltre che apparire illogico, risulta insostenibile se si considera il potenziale finanziario “grande” di un ente statale, rispetto a quello “minimo” di un piccolo comune, non già privo difficoltà attualmente.

  • Il finanziamento previsto invece, sarebbe adeguato per sostenere la realizzazione del progetto di una pista ciclo-pedonale alternativa, a sbalzo esterna alla carreggiata, con appropriate postazioni di osservazione in aggetto sulla scogliera, (tipo quella da me proposta e pubblicata sul n° 4 di Trucioli.it, del 2 ottobre 2014 e 1723 visualizzazioni di lettori), analoga a quella realizzata 4 anni dopo sul lago di Garda, di cui mi compiaccio.

    Una soluzione ritenuta virtuosa dal punto di vista turistico e finanziario, capace di una attrattiva simile a quella della Via dell’Amore delle Cinque Terre. A Noli, si tratta di una passeggiata aerea, basata su tecnologie costruttive alla portata di imprese medie e artigianali presenti sul territorio. Richiederà una realizzazione con cantieri leggeri, da terra, che in tempi brevi e per tratti successivi, consentirà una immediata fruizione, prima del suo totale completamento.

    In sintesi respingendo la convenzione, mantenendo il traffico sull’Aurelia fino al reperimento del finanziamento per il tunnel lungo, e costruendo la sola pista ciclopedonale a sbalzo:

    a) non si frantumerebbe la sostenibilità finanziaria del Comune di Noli

    b) si risparmierebbero 39,5 ML del tunnel breve, inefficace, da accantonare per quello risolutivo

    c) si valorizzerebbe Capo Noli migliorando notevolmente la qualità dell’offerta turistca

    In conclusione viceversa, il progetto connesso alla convenzione, non risolverebbe le criticità del traffico, rispetto ai tempi di percorrenza dei soliti 45 minuti e all’inquinamento ambientale dovuto alle code irrisolte, nel tratto da Finale a Spotorno, di oggi.

    Ma comporterebbe un’ulteriore conseguenza insostenibile: i disagi e le difficoltà derivanti dai previsti 3 anni di un grande cantiere impattante e dai relativi mezzi pesanti, secondo gli operatori turistici e non solo loro, darebbero un colpo mortale al turismo di Noli, attualmente già dimezzato.

    Giovanni Maina


Noli nel Cuore si è spezzata, clamorosa rottura Fiorito – Pastorino e per Ivg l’unico sfidante è Fossati. Endorsement di Recalcati

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I cronisti di Ivg non si vergognano a scrivere che “il principale sfidante dell’attuale vice sindaco Fiorito sarà Lucio Fossati”. Nessun cenno alla lista che aveva già l’ufficialità di Marina Gambetta.  A sua volta preceduta, già il 22 dicembre, da Marino Pastorino, con tanto di gazebo in piazza, per annunciare ‘Noli nel Cuore’. E ora al centro di una clamorosa ed inattesa rottura. Dopo una lunga trattativa nel centro destra con la ripartizione dei candidati e sottoscrizione di un accordo che coinvolge il gruppo Maina. Pomo della discordia ? Solo voci. Mormorio sull’affaire ex albergo Pontevecchio ? L’argomento, trasformazione in alloggi, già approvato in Giunta dal sindaco Niccoli e dal vice Fiorito, non andrà al vaglio del consiglio comunale, salvo ripensamenti. Materia che come trucioli ha documentato (vedi….) parrebbe più da codice penale e Guardia di Finanza che terapia politico imprenditoriale. Leggi a fondo pagina la lettera  a trucioli di Alfredo Garbarino: “….Brava Marina, ma attenta all’edilizia…io vorrei donare al mio paese (“a cultüa? I sùn baelinàtae!”) una vasta raccolta iconografica e bibliografica realizzata in anni di ricerche, ma…”.

Parte dell’articolo di Marco Menduni sulla pagina nazionale del Secolo XIX. Fai un click per ingrandire la lettura di lunedì 11 marzo

Noli alle urne che, nell’edizione 2019, è motivo di suspense e una volta tanto i rumors nella cittadina lasciano intravvedere un record storico di affluenza. Una prova di democrazia in una realtà  di lunghissimo torpore con la maggioranza dei giovani distaccati dalla politica e dalla res pubblica, la tendenza peraltro piuttosto diffusa di non approfondire più di tanto la vita del Municipio, ‘palazzo di vetro’ della comunità. Non solo disertando le riunioni consiliari – perfetta fotocopia di altre località rivierasche -, evitando di indossare l’abito del cittadino informato. Certamente Noli ha le sue gloriose ed ammirevoli eccezioni, in particolare per associazioni e gruppi. Domanda con quale conoscenza dei fatti e misfatti un cittadino si appresta a giudicare i candidati ? Sulla base delle simpatie, delle promesse elettorali, della credibilità ed affidabilità, l’assenza di conflitti di interessi e possibili ‘scheletri negli armadi’ ?

Noli dove politicamente – forse unico centro rivierasco della nostra provincia –  sono assenti (non rappresentasti da un personaggio) Lega di Salvini e M5S. I due schieramenti che vanno per la maggiore sul piano nazionale e hanno il record di parlamentari liguri. Il centro destra, targato Forza Italia, si riconosce nei rapporti provinciali e regionali nel tandem Niccoli – Angelo Vaccarezza, l’unico che si è più volte fatto vivo al fianco del sindaco e che era tra gli oratori il giorno della posa della targa (con città blindata e presidiata dalle forze dell’ordine, presenza delle camice nere di Casa Pound e di non pochi nostalgici del fascismo e di Mussolini) in ricordo ed onore della povera tredicenne martirizzata per vendetta da partigiani assassini. Il centro sinistra ha il suo fulcro nella squadra dell’ex sindaco Ambrogio Repetto, il sostegno dell’ex assessore ai Lavori Pubblici, Piero Penner, già di Rifondazione comunista e del prof. Alberto Peluffo, ex vice sindaco al Bilancio, Tributi, Turismo, Rapporti con il comprensorio.

Repetto & Niccoli, avversari politici che non hanno tuttavia mai dato fondo allo scontro frontale che gli osservatori prevedevano sui temi più spinosi, in cui ognuno ha avuto la sua parte. Via Belvedere e box, parcheggi e box di ponente, sepolta Liguria 17, una ‘torta’ rimasta dietro le quinte, per alcuni indigesta, per altri esempio di scempio urbanistico. Aggiungiamo, a scanso di equivoci, che non è la sede per ipotizzare il malaffare, bensì mala politica e casta dove l’interesse legittimo del privato prevarica quello della comunità. Purtroppo ci siamo trovati in massiccia minoranza anche se, come succede per il dramma parcheggi pubblici in una città solo ad economia e vocazione turistica e storica, le ripercussioni sono devastanti oggi e nell’immediato futuro. Avrà il suo bel daffare il prossimo sindaco con la sua maggioranza. Che secondo i pronostici dell’arch. candidato Giovanni Maina (come per Carlo Gambetta trucioli è onorato di averli collaboratori costanti e preparati) i pronostici della vittoria pendono per Lucio Fossati. Con Repetto che salta il turno.

Se la inattesa rottura del fronte Fiorito – Pastorino (si sussurra che presenterà una sua lista, contando su almeno 300 voti, rassicurato da un sondaggio?) suscita un certo scalpore, rimescolamento delle carte nella corsa alle urne, è passata forse inosservata ai più (o magari ci sbagliamo) non tanto la pagina nazionale del Secolo XIX, con la sua prima firma Marco Menduni,  il palese ed insolito endorsement in clima elettorale. Un ospite illustre e che onora Noli. Massimo Recalcati, uomo di cultura e  caratura nazionale. “…Milano e Noli per me è il viaggio che congiunge la terra al mare e il mare alla terra. Le due anime fondamentali della vita umana. E il ricordo più vivido è il primo incontro con la superba terrazza del Vescovado, gestito dalla famiglia Ravera e ora sede del ristorante di Giuse Ricchebuono....Nel tempo è diventato per me un luogo famigliare. Adoro vedere lassù la luce della luna nel mare, sentire l’aria salmastra, adoro vino e cucina sublime ma  con cibi del territorio….frequento i Bagni dello Sci Nautico per anni gestiti da due figure memorabili:  Giuseppe ed Augusta.  Cucina semplice, pochi bagnanti. …”.

Quando il giornalista chiede come valorizzare alcune perle di Noli, il saggista e psicanalista con seconda casa a Noli risponde: “ Io faccio il tifo  affinchè una nuova generazione di amministratori sappia valorizzare i patrimoni straordinari della terra ligure realizzando una politica che sappia  salvaguardare il territorio, ma non abbia paura del nuovo e dell’apertura. A Noli per le prossime amministrative sostengo con decisione Marina Gambetta, nolese, conoscitrice straordinaria del suo paese, attenta alla tutela ecologica e storica ma piena di idee per il futuro “Marina tra i quattro figli, con otto nipoti, dell’ex sindaco (tre legislature) democristiano Carlo Gambetta, sin dall’inizio assidua firma prima di trucioli savonesi, poi di trucioli. Mai nascosto, nè l’articolista che lancia il sasso e ritira la mano e senza sconti per nessuno. Al punto che la figlia Marina un timore sembra celarlo: “Papà ? Ne sono orgogliosa, mi ha insegnato pregi e virtù, onestà e coerenza, ma la sua franchezza può essere  fraintesa come mania di protagonismo e forse c’è chi pensa: eleggono me, a comandare resta lui. Difficile sfatare certe credenze. L’ho detto e ripetuto a papà, meno ti esponi e più posso dimostrare che non ho bisogno dell’angelo custode, semmai il mio vero punto di riferimento è nella preparazione e nella forza ideale della squadra con cui mi sono presentata. Ho fiducia nella maturità e nella svolta della maggioranza dei nolesi. Se sarò delusa non farò un dramma, cercherò di portare avanti istanze e confronto”.

Gli scenari con le tre, forse quattro liste in corsa, hanno chiaroscuri. I Repettiani avevano una base di 700 voti, i Niccoliani altrettanto (hanno vinto per soli 7 suffragi), Maina sindaco 200 voti. Fiorito è sulla scia dei voti di Niccoli che però non ha l’appoggio dei Gambetta e dei Paggi. Non è un caso – preferiamo evitare imbarazzi – se tra i sussurri si parla del tentativo del sindaco di creare la squadra vincente FioritoMarina Gambetta. Va da se che da umili osservatori, si possono trarre conclusioni in cui ad uscire perdente sia proprio Fiorito. Ora c’è chi azzarda a sostenere che il divorzio con il geometra agente immobiliare Pastorino anzichè danneggiarlo potrebbe trasformarsi in risorsa e dunque rimetterlo in pista per giocarsi la volata finale. Non solo, quanto possono pesare i lanciatissimi leghisti pur non avendo un loro militante in lista ? Lo scorso marzo 2018 hanno raccolto 316 suffragi (contro i 273 del Pd).

Una presa di posizione dei vertici regionali e provinciali  del partito di Salvini, pro Fiorito, quale seguito avrebbe ? E ancora, quanti sono, a Noli, tra i 444 che alle politiche hanno votato i 5 Stelle, oggi orientati a sostenere il gruppo Fossati piuttosto che la giovane candidata rosa Gambetta ? Vedono lontano i politologi cronisti del superbo IVG.it a stringere le maglie dei potenziali vincenti solo tra Fossati e Fiorito ? Se fosse così hanno tutte le buone ragioni per triplicare la pubblicità elettorale pagamento, occasione che nessun editore vuole perdere per la salute dei suoi bilanci. (L.Cor.)

DA IVG SEI GIORNI FA: 15 marzo alle 17,30

Il candidato sindaco del centro sinistra Lucio Fossati

Noli. Mancherebbe solo l’ufficializzazione, ma salvo colpi scena dell’ultima ora sarà l’attuale capogruppo di minoranza Lucio Fossati il candidato sindaco di una lista civica in corsa per le prossime elezioni comunali a Noli. Sarà lui il principale sfidante dell’attuale vice sindaco Alessandro Fiorito? Pare proprio di si, almeno stando a quanto fatto trapelare oggi in una nota su Fridays for Future, la protesta globale sui cambiamenti climatici.

La frase sibillina è questa: “Qualora toccasse a me governare Noli creerò ed istituzionalizzerò un “comitato” di adolescenti nolesi, miei concittadini, per condividere tutte le “green practices” e i “processi di sostenibilità ambientale” che si andranno ad attuare nel nostro Comune. Chiederò loro di farsi “testimoni e garanti” verso le loro stesse generazioni, e non solo, di un percorso la cui destinazione finale è proprio il Loro futuro” afferma Fossati, attuale capogruppo di “Semplicemente Noli”.

“Concludo riportando una mia ferma atavica convinzione, che altro non è che l’opinione illuminante di gran parte degli accademici, degli scienziati, degli economisti di tutto il mondo: le buone pratiche e la sostenibilità ambientale sono e sempre di più saranno le chiavi di un sano successo e di un deciso miglioramento della qualità di vita; sia dal punto di vista economico che da quello sociale: aspetti ormai decisamente impellenti e non più procrastinabili.
In altre parole; con umiltà e con tutti i nostri limiti, proveremo a trasformere un grande evidentissimo problema in una altrettanto grande evidentissima opportunità” dice Fossati.

Interpellato da IVG.it il diretto interessato non smentisce una sua probabile candidatura a sindaco, con l’obiettivo di creare una squadra che possa convogliare sia l’attuale posizione all’amministrazione comunale quanto altre forze civiche del paese. “Ad ora non posso confermare nulla, sicuramente la volontà di impegnarsi c’è e sto lavorando per questo” sottolinea Fossati.

“Indubbiamente i temi come l’ambiente e lo sviluppo economico e turistico del paese dovranno essere punti programmatici essenziali della lista, e tra l’altro andare a braccetto nei prossimi anni. Si è creato un gruppo di lavoro che nelle ultime settimane sta operando per definire una lista e un programma di rilancio per Noli” conclude Fossati.

“Con rispetto diciamo ora basta, abbiamo già dato…” aggiunge ancora Fossati.

E il candidato sindaco nolese precisa: “Servono due tipi di intervento: il primo a breve anzi brevissimo termine con una serie di modifiche e semplici logici accorgimenti al fine limitare i danni e i disagi; da subito ai residenti e, ormai a breve, anche ai turisti. Il secondo con una strutturale, profonda revisione delle aree-parcheggio basata su autorevoli e approfonditi studi e l’individuazione di nuove zone utilizzabili”.

“Credo che si possano trovare soluzioni semplici, di buon senso, ecosostenibili e proiettate nel futuro, a vantaggio di tutti” conclude Fossati.

E IL 19 MARZO 2019 – Noli. “La situazione parcheggi a Noli, oltre ad essere ormai insostenibile, è diventata pure avvilente. Dopo il “sempre a pagamento” di piazzale Rosselli ecco che gli unici parcheggi “bianchi” in piazza San Francesco sono diventati “azzurri”. E si paga!”. Così il capogruppo di minoranza del gruppo “Semplicemente Noli” Lucio Fossati, candidato sindaco alle prossime elezioni comunali, lancia il suo affondo contro l’attuale amministrazione sulla situazione dei park nella località savonese.

“Sottolineo avvilente perché le conseguenze di questo disarmante contesto vanno a gravare sostanzialmente proprio sui cittadini nolesi. Particolarmente colpiti anche i commercianti che, all’occasione, dovranno annoverare sotto la voce spese anche questo nuovo costo. Il disagio, ovviamente, è per tutti”

SAVONA NEWS 22 dicembre 2018 di Luciano Parodi

Marino Pastorino il giorno del suo annuncio il 22 dicembre 2018  al gazebo di Noli

È una cosa di cuore, che senti dentro da puro sangue nolese, voglio unire un gruppo di cittadini che hanno a sentimento il paese“. Marino Pastorino lancia così la sua candidatura alle prossime elezioni comunali del 2019, nel segno del rinnovamento con la lista civica “Noli nel cuore”.

I manifesti attaccati per le vie del paese avevano preannunciato una sua discesa in campo e ne abbiamo avuto la conferma tramite le sue parole: “Abbiamo avuto un’egemonia di Niccoli, di Repetto e sono avvenute solo disgrazie, soprattutto con la frana di qualche anno fa e una nuova raccolta differenziata che ha creato grandi disagi. Abbiamo problemi per lo smaltimento, dobbiamo rendere semplice la vita dei cittadini e l’unico modo sarebbe potenziare la differenziata in un modo diverso ad esempio migliorando quella che avevamo, non vanno bene le isole ecologiche” spiega il geometra, ora in pensione.

“Noli nel cuore” fa pensare, vista l’ottima coesione tra i comuni del Golfo dell’Isola, ad un contatto politico con il gruppo “Spotorno nel cuore” smentita dal neo candidato primo cittadino: “Con i comuni limitrofi il rapporto è ottimo ma è solo una scelta personale, il cuore e la barca, due simboli che ci devono far pensare all’amore per la città e alla storia di questo comune Repubblica marinara“. “E’ presto per parlare di programma, ma sarà molto ampio, riteniamo che la città debba ripartire dall’accoglienza turistica affinché possa essere un’occasione di lavoro diretto d’investimento per i cittadini e un indotto per il resto delle attività sul territorio. Con le cose piccole lavorano le nostre aziende. Inoltre vorrei che ritornasse sul territorio nolese il comando di polizia locale e venissero ampliati i posteggi” conclude Marino Pastorino.

LA LETTERA  DI ALFREDO GARBARINO
Egregio trucioli.it
Sono lieto che Marina Gambetta voglia proporsi per la conduzione amministrativa della Città di Noli. Ella appartiene ad una Casa di profonde radici Nolesi e di provata competenza amministrativa, quindi dovrebbe possedere sia la sensibilità sia la preparazione per ben operare. Purtroppo debbo ricordare che nel passato (è a quello che ci dobbiamo rivolgere per soppesare ciò che ci troviamo oggi fra le mani) il fatto di appartenere ad antiche schiatte cittadine non è stato di per sé garanzia di vedere poi il realizzarsi di adeguati ed opportuni risultati. Questa è naturalmente la mia opinione.

Riferendomi al programma presentato da Marina ciò che mi preoccupa maggiormente è il punto 5 ove si dice :”Incentivazione per l’edilizia privata“. È un punto che andrebbe chiarito davvero molto bene poiché, qui nella sua sintesi, esso potrebbe poi preludere ad un ventaglio di possibilità che se dovessero concretizzarsi in nuovi insediamenti abitativi non so quanto auspicabile sarebbe per un territorio già gravato da notevoli colate cementizie. Anch’io noto l’assenza di qualsiasi riferimento al famoso “Museo“. Opera del tutto desiderabile. Noli, antica Repubblica e moderna cittadina a vocazione balneare, ha nei suoi cittadini, o almeno in quelli novecentesca e odierni, questa contraddizione: ad una ricchezza storica, archeologica ed ambientale corrisponde una certo disinteresse per una vera valorizzazione culturale delle stesse.

Mi sembra di sentirli i Nolesi quando mi dicevano “a cultüa? I sùn baelinàtae!” Certo, a loro interessava più coltivare i loro orti a palazzi che porsi quei limiti che le caratteristiche del loro Paese avrebbero suggerito. Detta questa mia opinione, so che sono stati trovati reperti straordinari che però non possono avere sede ed esposizione in Noli, abbiamo acquistato un rarissimo acquerello in tinta seppia e anch’esso è esposto in Comune in maniera quasi anonima, personalmente posseggo una vasta raccolta iconografica e bibliografica realizzata in anni di ricerche. Vorrei donarla al mio Paese, ma come si può senza una adeguata collocazione? Nel concludere auguro di cuore che chiunque sia chiamato al Governo di Noli sia decisamente orientato ad un maggiore scrupolo che nel passato.
Cordiali saluti.
Alfredo Garbarino.

Nucera è tornato per vedere i figli, negli Emirati ha lasciato mamma e nonna di 102 anni. Memoriale in risposta a 34 capi di imputazione. Nuove accuse per società fallite

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Andrea Nucera, imprenditore edile con l’hobby della grandeur e con indiscusse capacità negli affari, lungimirante, ex consigliere comunale socialista a Ceriale, anni ’80,  è tornato ‘a casa’ soprattutto per i due figli che non vede da otto anni. I ragazzi, G. e E., sono nati dal secondo matrimonio con un’avvocatessa savonese. Il più piccolo ha giusto 8 anni. E’ questo l’elemento determinante che lo ha spinto a prendere una decisione difficile, ma doverosa, dopo che la moglie si è trovata a crescere i ragazzi senza la presenza del padre ed ha ingaggiato una durissima battaglia legale. L’architetto che ha perso anche la villa di Ceriale dove abitava, rimessa a nuovo, che aveva acquistato dalla famiglia di Rosa Lamberti di Albenga. Negli Emirati ha lasciato la terza compagna ed una bimba nata laggiù. Con loro la mamma e nonna materna, Adelaica Vico (vedi trucioli nel 2016…..) che, lontano dal paese natale, Nasino, ha raggiunto l’età di 102 anni. Un caso di ‘italiana all’estero’ forse unico e senza precedenti per la terra savonese. Purtroppo dimenticato e senza ricevere gli auguri ed il tradizionale mazzo di fiori dal sindaco. La foto celebrativa.

Andrea Nucera è tornato da Dubai, qui sull’auto della guardia di Finanza di ritorno a Savona (foto Secolo XIX)

Cosa riserverà, sul fronte giudiziario, il ritorno dell’architetto che ha studiato a Cambridge, pilotava un jet personale, guidava la Ferrari, figlio di papà calabrese emigrato ad Albenga, diventato costruttore edile di successo, esponente politico comunale e provinciale del Psi. E’ stato capogruppo consiliare, il più votato della lista. Papà Nucera,  segretario amministrativo della Federazione provinciale Psi, entrò  nel ciclone Teardo per via dell’acquisto di tre appartamenti, a Palo di Sassello, della moglie dell’ex presidente della Regione Liguria. Fu sottoposto ad un provvedimento di fermo per tre giorni, assistito dall’avv. Fausto Mazzitelli. Per il figlio Andrea (anche la sorella Monica vive  a Dubay dopo un periodo in Madagascar per curare un’attività ricettiva ed immobiliare) le tappe della scalata nel mondo imprenditoriale che spaziava tra l’albenganese, la provincia (Savona e Val Bormida in particolare), la Liguria e l’estero, si sono susseguite in un crescendo strepitoso  e  da ‘bravo imprenditore’  ha sempre evitato di mettersi in mostra. Fino al momento della deflagrazione della ‘scandalo T1′ era considerato un potente, ben introdotto, capace di produrre lucrosi affari ovunque arrivasse.

L’impero è crollato sotto i colpi delle inchieste quasi come un castello di carta che però aveva basi solide. Non è un caso se fino al marzo del 2011 era considerato da 8 banche cliente solvibile con la sua capogruppo Geo Srl. Lo stesso ispettore di Bakitalia, inviato appositamente da Roma, fece un rapporto di rating senza ombre. Ma il provvedimento di sequestro del cantiere finì per assestare un ‘colpo mortale’ all’azienda e alla maggiore operazione edilizia mai realizzata da un costruttore in provincia di Savona (corso Europa a Loano escluso, dove l’imprenditore Prato di Vado Ligure fu freddato dalla fucilata di un acquirente deluso).

E’ vero che Andrea Nucera trattava direttamente con Giovani Berneschi (Carige), come era solito trattare con i vertici della Carisa ai tempi di Luciano Pasquale presidente e che è rimasto estraneo al ciclone giudiziario. Le conclusioni, almeno per quanto riguarda la T 1, hanno in gran parte bocciato il castello accusatorio anche nei confronti di due sindaci Fazio e Revetria. Inevitabile la riflessione: senza quella micidiale tegola giudiziaria Nucera non sarebbe finito in un girone infernale e Ceriale non si troverebbe con un complesso in rovina, rimasto incompiuto e che il curatore fallimentare non è finora riuscito a vendere, neppure ad un prezzo stracciato. Senza le conseguenze dell’irruzione dei magistrati inquirenti della Procura della Repubblica, il Pm Ceccarelli, con il placet del procuratore capo, Francantonio Granero – che a loro volta hanno agito sulla base di rapporti giudiziari della Finanza e dei carabinieri del Noe di Genova, in primis i vigili urbani –  senza la perizia Botta (virtuosa ?), senza i primi due decreti ingiuntivi della Cevasco (una segretaria della Geo), poi di un sub appaltatore (Piro, ex presidente del Savona calcio e morto suicida in una villa sulle alture di Pietra Ligure acquistata da una società di Nucera) la T 1 poteva essere ultimata. Una quarantina di alloggi e box era stati venduti. La voragine di insolvenza che ne seguì ebbe ripercussioni drammatiche per diversi piccoli artigiani che operavano nel maxi cantiere che generava  un giro d’affari di un milione di euro al mese. Con il sequestro si chiusero tutti i ‘rubinetti’ del credito. Fino ad un buco di oltre 200 milioni.

C’è chi si attende rivelazioni, più o meno clamorose, dall’interrogatorio, ma a quanto si sa resteranno delusi. Intanto davanti al Gip la scelta sarà quella di confermare un lungo memoriale in cui risponde punto per punto alle contestazioni mosse (per la bancarotta fraudolenta), capi d’accusa del processo in corso. Davanti ai Pm che hanno fatto due nuove contestazioni, comunque minori, è probabile invece scelga di rispondere.

Andrea Nucera che trascorre i giorni da ‘recluso a domicilio’ nella nuova zona residenziale di Savona, una detenzione fissata in sei mesi. Poi tornerà libero e riprenderà l’aereo alla volta di Dubay dove dopo aver venduto le attività di ristorazione, è dipendente consulente di una importante società di costruzioni che opera in quel paese. A Savona è assistito da un donna di servizio, non può ricevere visite, nè comunicare, con la sola esclusione dei difensori (avv. Carlo Biondi di Genova, figlio d’arte di Alfredo, professionista del foro genovese, ex ministro e parlamentare del Pli). Può tenere i contatti con la moglie (Musso) che lo raggiungerà appena possibile.

Uno degli interrogativi più attesi riguarda la sorte della T 1. Nucera potrebbe ricomprarla ? Dovrebbe presentare un ricorso che fuoriesce dal diritto penale  (una rimessa in bonis), molto complesso e incerto, oltre che lungo. L’altro aspetto riguarda l’eventuale ‘patteggiamento allargato’. Se gli converrà, piuttosto che andare al dibattimento in aula. O ancora, se il pubblico ministero darà il suo consenso.

Una delle vie d’uscita che lo scorso anno si erano affacciate indicavano la necessità che l’imprenditore si affidasse ad un pool di avvocati ed esperti consulenti di primo piano (vedi presenza dell’avv. Coppi). Forse è la strada giusta. Difficile, ma non impossibile smantellare gran parte dei 34 capi di imputazione del maxi processo per bancarotta.  Resta l’aspetto del contenzioso  per i due figli che vivono con la mamma, avvocato, in Val Bormida. Umanamente non è poco. A Dubai resta il cuore di una mamma, nonna ed di una bisnonna che meriterebbe di non essere dimenticata dal Comune di Nasino.

Alassio, Invernizzi ha perso la pazienza, rivuole il suo posto occupato dal generaleE Nucera, carissimo Melgrati ti telefono…

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Rocco Invernizzi, la cui posizione nella vicenda rifiuti si è molto alleggerita – come sottolinea il suo legale on. Franco Vazio-, vuole rientrare in Giunta, ma si profila un braccio di ferro, nella maggioranza consiliare, tra lui e il generale dell’Arma in congedo Giacomo Battaglia che ha preso il suo posto di Assessore all’Ambiente. Battaglia non ha però alcuna intenzione di fare l’usciere al “redivivo” Invernizzi  che in un primo tempo sembrava definitivamente “fuori gioco” e comunque  (almeno a parole…) determinato a chiudere con la politica dei dispiaceri e della pressione a 300. 

Melgrati ed Invernizzi, nella foto esclusiva di Anna Bella, ritratti nel momento delle consegna della dimissioni. Sul prossimo numero l’esclusiva foto di  ‘Chi l’ha visto’ con la firma e controfirma del ritorno dell’assessore nei ranghi della giunta

Invernizzi  ha cambiato decisamente idea…Non merita la quarantena o l’Aventino. E’ troppo prezioso il suo bagaglio. Chi lo conosce bene sostiene che, in realtà, ha mai inteso divorziare dalla sua carriera di raffinato politico. E a farne le spese, a questo punto, dovrà essere chi lo ha sostituito. Il volto nuovo della stagione alassina, Battaglia generale.  Invernizzi, basta supplenze, la titolarità richiede la cattedra. Ma il “supplente” è un osso duro  e non sarà facilissimo convincerlo a cedere lo scranno. Mica è un birillo ! E poi tutti sanno ormai che si è affezionato alla carica.

Non solo. Ci sono coloro che non hanno esultato troppo per Invernizzi dei Fratelli d’Italia in maggioranza. Pronti alle barricate se  Rocco, il pugnace che sfidava ‘a sediate’ Canepa sindaco, cercherà di tornare in auge. Si faccia ancora un bel po di purgatorio.

Nubi, dunque, sul futuro della Amministrazione Melgrati ?  La nostra opinione conta meno di zero, naturalmente… Invernizzi una seconda chance la meriterebbe ?

A proposito dell’infaticabile promoter di Alassio turistica, ovvero Melgrati. Ora viene raccontato dai nemici (facile non immaginare chi, dentro ed appena oltre i confini) in grande apprensione non solo per l’imminente sentenza per  ‘spese pazze’ in Regione, che ridere per due spiccioli Martin perse la cappa. E se conquistasse la 31 esima o 32 esima assoluzione ? Non è finita. Lo descrivono molto interessato alla sorte dell’immobiliarista Andrea Nucera, mai rinnegato per un’amicizia che vale un tesoro; compagni di ‘sane nuttate’ in quel di Vienna. Volo in jet da Villanova d’Albenga e ritorno.

Antonio Orsero

Puerile perciò chi prevede che il collega architetto sia deciso a vuotare il sacco fino in fondo. Dimenticano questi uccelli di malaugurio che l’amicone – simpaticone, cuor d’oro e festaiolo concittadino, già di cubane frequentazioni, oltre al plurimonilionario Nucera, poteva esibire la sana amicizia con il ferrarista, già rampollo, Antonio Orsero. Ai ‘gufi’, direbbe il buon ex presidente Renzi, rispondo con un sonora pernacchia. Piuttosto perchè non ricordiamo bene che Andrea è dovuto scappare, inseguito da un ordine di cattura per vicende (T1 Ceriale) che una sentenza in nome del popolo italiano ha ridotto in briciole. E i Pm non hanno neppure appellato. E Andrea ha realizzato il sogno di Dubay city mentre decine di creditori dormono sotto le stelle.

Andrea, già enfant prodige di Ceriale – Albenga, può  permettersi “gli arresti domiciliari nell’appartamento di lusso di un centinaio di mq in Darsena a Savona, con angolo fitness e benessere per tenersi in forma: Al quinto piano di Torre Orsero”, si apprende dall’impeccabile gran resoconto sul Secolo XIX di sabato 23 marzo del ‘segugio di razza’ Alberto Parodi. Il giornalista che, se chiedete informazioni, vi racconta per filo e per segno la silente vecchiaia di Alberto Teardo il socialista, con più di mezza Savona sempre più spazientita dalla lunga attesa del libro scoop di Bruno Lugaro, giornalista e scrittore di sano manganello, annunciato in esclusiva dall’esclusivo editore di Uomini Liberi. Che di nome fa Antonio. Titolo: “Io Teardo, già prigioniero politico, ho perdonato i miei giudici e i vostri giornalisti nemici”.

Alassio serate in allegri tra il sindaco, Pizzimbone  il generale in congedo Battaglia

Ma non perdete il filo del discorso. Melgrati gran fratello di Politica per Passione di Pizzimbone. Melgrati già fraterno amico di Nucera. Melgrati in Ferrari con Orsero. Pizzimbone, Nucera e Orsero, nel bene trio sodale di Melgrati, da reclusi ai domiciliari. Tutti tenuti a bada dal generale, sorvegliato a vista dall’Invernizzi che non è sinonimo della nota casa dei ‘formaggini della salute’. Per ragguagli bussate a Fabio e vi sarà aperto, ma solo il paradiso.

A Borghetto e Albenga si dava la caccia a neofascisti. Nel box tritolo francese mai comparato con gli attentati dinamitardi

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L’album delle immagini, ritagli stampa, quando l’archivio non era in un dischetto del computer. Dopo anni emergono aspetti inediti. E’ il caso della bomba, la prima della serie di attentanti, deflagrata nel portone dello stabile dove abitava il galantuomo senatore Dc Franco Varaldo.  Quella sera al cinema Astor, a poche decine di metri, era in programma  il film “Mussolini ultimo atto”. Il libro  scritto dal prof. Massimo Macciò, nel 2007, Le Bombe di Savona 1974- ’75, Chi c’era racconta, contiene una ricerca meticolosa. Il lucido ricordo di quei giorni con un approfondimento di testimonianze di chi ha accettato le interviste. Non è mai stato scritto, prima d’ora, che la rivendicazione arrivò con una telefonata all’abitazione, in via Montenotte, del giornalista Luciano Angelini che è stato a capo della redazione di Savona e poi condirettore del Secolo XIX.

Il telefonista, dopo aver chiesto se era giornalista, indicò dove trovare  parte della miccia utilizzata per l’attentato dietro il vano dell’ascensore del portone di fronte al palazzo dove risiedeva la famiglia Varaldo. Pur tra qualche titubanza, tra la comprensibile apprensione della moglie, Angelini è uscito di casa ed ha rinvenuto il residuo. Non perse tempo e contattò il dr. Lanza che dirigeva l’Ufficio politico della questura di Savona. Gli disse di tornare a casa e mantenere la massima riservatezza che, per quanto si è letto, nella montagna di faldoni e fascicoli, è rimasta tale. Indicata nel mattinale come ‘fonte confidenziale’.  Prefetto era il dr. Aldo Princiotta, questore Berardo, Zappia comandante provinciale dei carabinieri. Qualche giorno dopo fecero visita a Savona  il dr. Emilio Santillo (capo dell’ antiterrorismo) e il generale di Brigata Carlo Alberto della Chiesa.  Tempi lontani, fogli di storia mai raccontati fino in fondo e spesso mistificata. Ora la morte di Fabrizio Terracciano che, se sapeva, ha sempre custodito i segreti. Non è forse un caso che dai suoi interrogatori non sia mai emerso un qualche spiraglio di collaborazione. E non è l’unico che in vita, nel tempo, avrebbe potuto collaborare, arrivando a mandanti ed esecutori, ammesso che fossero sempre gli stessi, con identica matrice, capaci  di seminare disorientamento, lasciando tracce e rivendicazioni pure di estremismo rosso.

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DA ALBENGA A BORGHETTO SANTO SPIRITO

LA VICENDA CHE DI UN’ARMA E DROGA CON UN MISTERIOSO MANDANTE SOSPETTATO DELLE BOMBE DI SAVONA. L’IMPUTATO, PUR CONDANNATO, SI DICEVA INNOCENTE CONFORTATO DALLE AMMISSIONE DELLA CONVIVENTE, MOGLIE SEPARATA DI FABRIZIO TERRACCIANO

E LA LISTA DEI DIFENSORI DELL’IMPUTATO DIFESO DA PIERO CASTAGNETO CHE E’ STATO ANCHE SINDACO DI CAIRO MONTENOTTE  E ESPONENTE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA VALBORMIDESE

 

Rivelazioni di Gigliola Guerinoni: Io, Di Nardo, Terracciano, l’ammiraglio Corvetto. Chi mi propose la fuga in Kenia con latitanti

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” Ho sin qui riferito tutto quello che ho ricordato fino a questo momento. Aggiungo solo che il Di Nardo era in rapporto anche con tale Ammiraglio Corvetto di La Spezia che ho personalmente conosciuto verso l’85 – 86. Sono al corrente poi di altri fatti che mi riservo di riferire. Ho paura di parlare di alcune cose e devo pensarci sopra. Per ora aggiungo che ho conosciuto anche un tale Giacomo Fassino che operava in Toscana e che mi propose di fuggire in Kenya attraverso la Francia. So che in Kenya si trovano alcuni latitanti di Destra”. Sono a verbale le dichiarazioni di Gigliola Guerinoni condannato con Ettore Geri per l’omicidio del farmacista di Cairo Montenotte Cesare Brin. Un interrogatorio (17.01.1992) dei magistrati che indagavano sulla strage dell’Italicus. Alcuni brani li abbiamo pubblicati sul numero scorso di trucioli.it dando notizia della morte di Fabrizio Terracciani.

A domanda risponde.Gigliola Guerinoni – dichiarazioni 17.01.1992

A.d.r. Ho segnalato la circostanza che sono al corrente di fatti concernenti l’attività della destra e che sono stata in contatto con ambienti golpisti. E’ mia intenzione dire tutto ciò che so in merito a tali argomenti. Quando avevo circa sedici anni conobbi tale Gabriele Di Nardo, mio coetaneo. Questi faceva parte dell’organizzazione giovanile del Msi di Savona ed era un picchiatore. Questo al tempo della nostra conoscenza, cioè durante gli anni del liceo. Successivamente il Di Nardo progredì nella sua militanza politica, divenne un attivista con contatti fra l’altro a Genova, in Toscana, a Milano, a Roma. Era il pupillo di Miceli, persona che io ho incontrato due volte in epoca molto successiva, cioè fra il 1983 e il 1985. Sono testimone diretta dei rapporti fra Di Nardo e Miceli in quanto incontrai quest’ultimo appunto trovandomi insieme al Di Nardo. Il Di Nardo comunque non mi ha detto esattamente in quale periodo abbia conosciuto il Miceli. Poiché conosceva Almirante già da quando era ragazzino, comunque credo che sia stato Almirante a presentare Di Nardo al Miceli. Il Di Nardo era poi legato a tale Randagio Ernesto, capo del corpo sommozzatori della capitaneria di porto di Savona. Questi aveva importanti contatti nella zona di Marsiglia ed era amico di Le Pen. Che avesse una particolare influenza in Francia lo so per cento in quanto attraverso i suoi buoni uffici fui autorizzata ad accedere in due caserme della Legione Straniera, cosa questa che normalmente non e consentita. Il Di Nardo era in contatto anche con tale professor Snaider. Questi insegnava letteratura ed era un grosso personaggio del golpe Borghese. Lo Snaider l’ho conosciuto personalmente. Ho conosciuto altri personaggi del golpe Borghese, ma in questo momento non mi vengono in mente i nomi. Comunque il Di Nardo entro nel gruppo golpista: vi fu ammesso dall’on. Baghino di Genova, che era quello che selezionava i giovani a livello regionale. So tutto questo per certo perché me lo ha detto il Di Nardo e perché sono stata presente a colloqui fra il Di Nardo e il Baghino. Il Di Nardo aveva una sessantina di fucili nella sua casa di campagna sita in Mallare. Aveva inoltre un impianto radio poiché questa abitazione era situata in un luogo appartato veniva utilizzata per raduni e riunioni.

A.d.r. Chiestomi di indicare altre persone con cui il Di Nardo fu in contatto, ricordo che aveva appoggi in Valtellina e in Alto Adige, in particolare a Bolzano. A Torino, inoltre, era in contatto con un giornalista di Candido, del quale ora non ricordo il nome. Spontaneamente a questo punto, anche se la cosa non e pertinente all’argomento che stiamo trattando segnalo che il Di Nardo ha avuto rapporti con Toni Negri, rapporti dei quali mi ha parlato dicendomi fra l’altro che secondo lui il Negri era una persona molto valida. Il Di Nardo continuo a mantenere i rapporti che ho detto anche dopo il fallito golpe per tutti gli anni ’70. Ricordo che il Di Nardo, una volta diffusasi la notizia dell’attentato, il giorno dopo, andò dal dott. Franco Gervasi della questura di Savona, a suo dire per mettersi sotto la sua protezione. Il Di Nardo, inoltre, sempre stando a quello che mi diceva, godeva della protezione del procuratore della Repubblica di Savona dott. Boccia.

A.d.r. Contemporaneamente alla vicenda del golpe Borghese, il Di Nardo operava assieme a tale Fabrizio Terracciano. Questi era uno di Savona che si era trasferito a Lucca. Ufficialmente era un dirigente della Elf, ma in realtà era un esperto di armi e di esplosivi, oltre che paracadutista addestratore. Ricordo che segui un corso ad Arezzo. Ricordo che il Di Nardo e Terracciano parlavano di attentati a tralicci. Quest’ultimo, in relazione alle indagini successive a tali attentati godette della protezione di un generale del quale non ricordo il nome. Ricordo anche che attorno a questi attentati si creava un’aura di ambiguità, per far intendere che erano riferibile agente di sinistra. Il Di Nardo e il Terracciano parlavano anche di attentati ai tralicci commessi in Alto Adige.

A.d.r. Questi contatti del Di Nardo proseguirono lungo tutti gli anni ’70. Circa la strage di Bologna del 02/08/80, ricordo che quando venne data la notizia il Di Nardo si trovava nella sua casa di campagna assieme a me al Terracciano e a tale Baghino. Sentii i tre che commentavano il fatto dicendo che si trattava di un lavoro ben eseguito.

A.d.r. Ho sin qui riferito tutto quello che ho ricordato fino a questo momento. Aggiungo solo che il Di Nardo era in rapporto anche con tale Ammiraglio Corvetto di La Spezia che ho personalmente conosciuto verso l’85 – 86. Sono al corrente poi di altri fatti che mi riservo di riferire. Ho paura di parlare di alcune cose e devo pensarci sopra. Per ora aggiungo che ho conosciuto anche un tale Giacomo Fassino che operava in Toscana e che mi propose di fuggire in Kenya attraverso la Francia. So che in Kenya si trovano alcuni latitanti di Destra.

Altare: è giallo su villa Capasso. Don Farris: ‘Io esecutore testamentario? Nessuno mi ha informato’. La vedova del poeta, amico di Montale e Pirandello, è morta a Genova

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Villa Capasso ad Altare, potenziale fulcro culturale di valore, è al centro di un’eredità che si tinge di ‘giallo story.’ Nel febbraio scorso è morta Florette Morand, 93 anni, conosciutissima vedova del poeta e critico  di fama internazionale Aldo Capasso deceduto nel 1997: figlio unico di Lina Saroldi e del cap. del Genio Alberto. Era nato a Venezia nel 1909, dimorò per alcuni decenni ad Altare. Era Conte delle Pastene (nobili origini di Benevento) come riporta la targa, in sua memoria, in piazza del Consolatore. Durante le esequie funebri  di madame Florette è stato reso noto che esecutore testamentario, per volontà espressa della donna, è don Giovanni Farris, tra i veterani del clero savonese, già direttore de “Il Letimbro” e della biblioteca del Seminario, 92 anni, un passato da docente, parroco alla Villetta, canonico del Capitolo della Cattedrale, cappellano della Certosa di Loreto. Sul prossimo numero di trucioli.it uno scottante carteggio inedito su Capasso e la moglie Florette che la coppia aveva consegnato, nel gennaio 1995, a Luciano Corrado, cronista di giudiziaria del Secolo XIX, con l’impegno di renderlo noto dopo la loro morte.

 

Madame Florette Morand vedova Capasso è mancata a metà dello scorso febbraio a Genova

Ma ecco la clamorosa ed inattesa sorpresa.”Non so nulla dell’eredità Capasso e Morand, nessuno me lo ha comunicato, la notizia la apprendo ora, semmai mi stupiva il silenzio ….l’ultima volta che ho incontrato la vedova non era in buone condizioni”.

E’ possibile che Florette non abbia fatto cenno delle sue volontà e di quelle del marito con l’illustre sacerdote ? Chi sono le persone che le sono rimaste vicino fino a quando era nelle piene facoltà mentali ? Ha sottoscritto un testamento olografo ? Lei ha trascorso gli ultimi anni a Sampierdarena dove è stata colta da malore. Ha cambiato idea sui propositi testamentari ?  Nella comunità altarese e tra le associazioni calturali non è emerso nulla di diverso rispetto a ciò che si sapeva vox pupoli. Cioè dell’esecutore testamentario. Va da se che il primo interlocutore sia proprio Don Farris. E dalle sue lucide parole e un certo stupore ribatte alle domande del cronista. “....Forse sbagliate“.

Si fa rileggere il testo di quanto ha scritto con diligenza Savona News nel resoconto della cerimonia religiosa e di chi ha preso la parola per ricordare la figura dell’estinta.  Simona Bellone, artista e presidente dell’Associazione culturale caARTEiv  ha affermato: “ Florette rese noto, in vari discorsi ai suoi più stretti collaboratori, che l’esecutore testamentario era l’amico stimato di famiglia, professore universitario, Don Giovanni Farris, sperando che, se ne conserva le intenzioni testamentarie, od altra persona da essi indicata in seguito, le proprietà propendano verso la gestione di associazioni valbormidesi o amministrazioni comunali altaresi”.

Don Farris: “Ripeto, non sapevo di essere esecutore testamentario, apprendo dal cronista la notizia che dunque non avendo certezze non posso commentare più di tanto. Ho saputo che era mancata la vedova Capasso solo qualche giorno fa. Mi stupiva il silenzio a proposito dell’eredità, della destinazione della villa…“. Ha avuto incontri con madame Florette ? “Certo….più volte e nessuna anticipazione sulle volontà testamentarie”.

Don Giovanni Farris nei giorni del suo 90esimo compleanno

Reverendo, con l’età che avanza ed io sono tra questi, la memoria non sempre è infallibile. Don Farris: ” Grazie a Iddio questa è ancora in ottimo stato;  riflettendo bene, dopo questi primi momenti della telefonata e colloquio a sorpresa, Florette mi chiese consigli….raccomandai di pensare al domani, non sciupare il denaro e forse  era meglio mi ascoltasse….; aggiunse che a volontà di Aldo e lei condivideva, era la creazione di un centro culturale con sede nella villa di Altare….“. Tutto qui, nessun cenno all’esecutore testamentario ? “Credo proprio di no, anche se nei nostri incontri è possibile che si sia parlato del domani, senza un mio coinvolgimento diretto…vuole dire che se questo emergerà ufficialmente ne prenderò atto…e mi comporterò di conseguenza, nessuno fino a questo momento mi ha cercato.”

Villa Capasso potenziale baluardo culturale valbormidese nelle “intenzioni accorate di Florette“, carattere forte ed esotico, con il suo intercalare francese, meticolosa e  gelosa del ricordo del marito. Deteneva il copyright delle sue opere, e gestire il da farsi. Un inciso: il prestigioso Premio Nobel per la letteratura è stato conferito ad un solo ligure, il genovese Eugenio Montale nel 1975, e la nomination a tale premio, dignitosa menzione d’onore in merito, per un altro ligure, d’adozione altarese,  Aldo Capasso. “Un vanto di tutta la Regione Ligure ” ricorda Simona Bellone che aggiunge:Sarebbe ormai opportuno conoscere le sorti della villa Capasso, che sorge accanto al celeberrimo Museo del Vetro di Altare, edificio che ha bisogno di interventi di restauro strutturale, ed un inventario e catalogazione della storia letteraria dei coniugi Capasso, a cura di un’associazione culturale preposta o fondazione da crearsi appositamente. Florette rese noto in vari discorsi ai suoi più stretti collaboratori, che l’esecutore testamentario era l’amico stimato di famiglia professore universitario, Don Giovanni Farris….

LA NOTIZIA DELLA MORTE DI FLORETTE MORAND VEDOVA CAPASSO DEL 28 febbraio 2018

SAVONA NEWS – Lutto ad Altare e in tutto il mondo della cultura savonese per la morte di Florette Morand, conosciutissima vedova del poeta e critico Aldo Capasso, scomparsa alcuni giorni fa a Genova, dove soggiornava da qualche tempo. Poetessa caraibica di lingua francese, originaria della Guadalupa, dopo le nozze con il fondatore del letterato e fondatore del Realismo Lirico si era trasferita ad Altare, vivendo per oltre trent’anni e sino a poco tempo fa nella casa natale di famiglia, sulla piazzetta del museo del Vetro. Dopo la scomparsa del marito, nel 1997, aveva creato e gestito il celebre Premio Capasso, e portato il nome del marito in tutta Italia. I funerali, la cui data deve ancora essere fissata, saranno celebrati ad Altare.

Da Savona News: Giovedì 7 marzo, ad Altare, è stata officiata da Don Paolo Cirio, nella parrocchia S.Eugenio, l’onoranza funebre a Madame Florette, vedova Capasso, Florentine Adelaide Morand

SAVONA NEWS DEL 9 MARZO – Giovedì scorso ad Altare, è stata officiata da Don Paolo Cirio, nella parrocchia S.Eugenio, l’onoranza funebre a Madame Florette, vedova Capasso (Florentine Adelaide Morand), alla presenza del sindaco Roberto Briano, alcuni altaresi, la sua più cara amica prof.ssa Ofelia Garbarino di Varazze, ed una rappresentanza dell’arte ligure, il ceramista Ettore Gambaretto, il professore e critico letterario Marco Pennone, le savonesi, la scrittrice Maria Franca Ferraris e la presidente dell’associazione “Alzheimer” di Savona Clara Simioni, l’artista e presidente dell’associazione culturale caARTEiv Simona Bellone di Millesimo.

Nell’omelia di Don Paolo Cirio, che officiò anche la sepoltura di Aldo Capasso, nel 1997, è emerso ciò che questa illustre poetessa di grande cultura, abbia voluto trasmettere ricordando l’opera artistica di suo marito Aldo Capasso: il piacere del bello della cultura, che deve essere insegnato, valorizzato, celebrato, condiviso, divulgato e tramandato ai posteri.

Alessia Briano ha letto a fine cerimonia, una lettera di Fulvio Bianchi che ha delineato i profili artistici dei coniugi Capasso. Lette due poesie di Capasso “Aldilà della morte” ed “Anniversario”, a cura di Alvaro Bazzano e Franca Bruzzone. Così si è conclusa una cerimonia religiosa, artistica e raccolta, per ricordare l’amore che univa queste due eccellenze culturali.

“E’ da ringraziare la presenza dell’amministrazione comunale di Altare che si è presa carico totalmente delle onoranze funebri a questa illustre artista internazionale, che nata nelle isole caraibiche, in America centrale, visse in seguito a Parigi, dove pubblicò varie sillogi di poesie, e fu adottata dalla Val Bormida, deceduta il 14 febbraio scorso a Genova, (come riportato in targa sulla bara – classe 1926, 20 giugno Guadalupa). Nelle stagioni invernali spesso trascorreva il suo soggiorno prima a Torino ed ultimamente a Sampierdarena, già attivandosi per ricordare il marito nelle consuete commemorazioni primaverili raggiungendo la residenza di Altare, per poi organizzare gli eventi culturali in Savona e dintorni, proferendo ai suoi più cari collaboratori, indicazioni utili da seguire alla perfezione. Quest’anno purtroppo non ha potuto perpetuare questa sua missione artistica, colta da improvviso malore in quel di Genova, lei che ha sempre curato suo marito e se stessa, con erbe medicinali, elargendo consigli a richiesta agli amici (cultura radicata nei suoi amati Caraibi)” spiega Simona Bellone.

“Resta ai posteri il proseguimento delle commemorazioni annuali per Aldo Capasso, nel premio a lui dedicato, in Altare, nonché alla poetessa e pittrice Silvia Ragazzini Martelli dell’associazione “Padus Amoenus” di Sissa (Parma), artista che Aldo Capasso considerò come una figlia artistica, e che ogni hanno gli dedica da due decenni orsono, un omaggio con manifestazione d’arte a 360° gradi, il 13 aprile. Sarebbe ormai opportuno conoscere le sorti della villa Capasso, che sorge accanto al celeberrimo Museo del Vetro di Altare, edificio che ha bisogno di interventi di restauro strutturale, ed un inventario e catalogazione della storia letteraria dei coniugi Capasso, a cura di un’associazione culturale preposta o fondazione da crearsi appositamente.”

Per il mese di giugno 2019 presso la Sala Nervi del Palazzo della Provincia di Savona sarà organizzata una manifestazione e verranno resi noti appena possibile date e modalità, dalle associazioni culturali “Casa delle Arti” e “caARTEiv”.

CHI ERA ALDO CAPASSO

Aldo Capasso in una foto d’archivio

Pubblicò a Torino la sua prima raccolta di poesie “Il passo del cigno ed altri poemi”, opera che fu premiata con il premio Fracchia della rivista Fiera Letteraria, la cui prefazione fu curata da Giuseppe Ungaretti. In qualità di commentatore, scrisse su “La Nazione” di Firenze e diresse il “Realismo critico“, nonché pubblicò saggi su  Ungaretti, Tasso e Marcel Proust. Frequentò personaggi illustri quale Eugenio Montale, Luigi Pirandello e Paul Valéry, e fu il primo critico letterario di Salvatore Quasimodo. Scoprì e lanciò gli autori contemporanei quali Ugo Gallo, Davide Lajolo e Giorgio Caproni. Le sue opere letterarie furono tradotte dal poeta francese Pierre-Jean Jouve, Robert  Vivier dell’Accademia reale belga, Raul Rey-Alvarez, dal greco Febo Delfi, dalla brasiliana Cecilia Meireles.

Nomination Premio Nobel letteratura nel 1995, Aldo Capasso aveva un animo umile e nobile, foriero ancor oggi di tracce anche della sua semplicità di valbormidese, se pur affermato nella letteratura internazionale, con numerosi premi conferitigli ed altrettante pubblicazioni come critico e poeta: rimase sempre affezionato alle proprie radici dell’entroterra ligure.

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Fu fondatore del “realismo lirico”, corrente poetica basata su una trasparenza espressiva che rispecchi il vivere quotidiano e che afferma il diritto-dovere del poeta di non rompere “i legami sentimentali con l’uomo comune”, rispettando perciò la realtà di tutti i giorni. Studiò all’Università di Genova nel 1931 e divenne dottore in lettere discutendo un saggio su Marcel Proust, come tesi d laurea che fu premiata come migliore in tutte le facoltà dell’Università.

La poesia di Capasso vive di una raffinata sensualità, di un’indagine sulla possibilità di andare oltre l’illusorio gioco dei sensi per vedere se è possibile trovare un ancoraggio che superi la rassegnata partecipazione al destino degli uomini. Questo disperato bisogno si avvale di immagini sicure e ben delineate, che cercano di vincere la tendenza discorsiva, aleggiando talora in echi leopardiani.” (da canto sirene.blogspot.com 4/2009)”. Il 29 dicembre 2009 Aldo Capasso è stato ricordato nella sala consiliare del Comune di Noli, “ma era stato snobbato dagli organi di informazione locale’ lamentava la vedova.

IL CHI E’ DON FARRIS  (4 novembre 2017) SCRITTORE E STUDIOSO PER ANNI PARROCO DELLA VILLETTA

Don Giovanni Farris in una foto d’archivio con il vescovo Calcagno ora cardinale di Santa Romana Chiesa.

Don Giovanni Farris,  descritto uno dei veterani del clero savonese, tra le pietre miliari del clero savonese, 92 anni. In suo onore, si svolse, nel 90esimo compleanno, nella parrocchia della Villetta, un pomeriggio di festa, con la presentazione di un suo libro dedicato alla chiesa di santa Maria Giuseppa Rossello. Assieme al vescovo Calogero Marino,concelebrò la Messa. Autore di numerose pubblicazioni nel campo della storia letteraria.

Don Farris fa parte della commissione di periti in storia e al lavoro già da alcuni anni, che coadiuva nel processo di canonizzazione di papa Paolo Pio VII (al secolo Barnaba Chiaramonti di Cesena),. Il postulatore della causa è don Giovanni Margara, Cancelliere vescovile e rettore della Cattedrale, che avrà l’onere di raccogliere documentazioni idonee a dimostrare la santità di Pio VII.
Si tratterà di una “causa storica” nella quale le principali fonti di riferimento sono principalmente (quasi esclusivamente) di natura documentale. Un ruolo fondamentale è ricoperto da una commissione di periti in storia, al lavoro già da alcuni anni, composta don Giovanni Farris, dal prof. Giulio Fiaschini e dalla prof.sa Giuseppina Vivaldo.

L’ Associazione Ucid (Unione Cristiana imprenditori dirigenti),  sezione di Savona, aveva organizzato nell’oratorio di Nostra Signora di Castello, in via Manzoni a Savona, una conversazione con don Giovanni Farris, consulente ecclesiastico dell’Ucid savonese,  dal titolo “Fatica e pietà religiosa nell’uomo d’oggi”.

Luciano Corrado

DALL’ARCHIVIO DI TRUCIOLI LETTERA DELLA VEDOVA CAPASSO

PUBBLICATA DAL SECOLO XIX IL 7 MARZO 2014

 


Albenga, nuova biblioteca Monsignor Piazza.A don Ciotti (antimafia): la Fionda di LegnoInaugurato il monumento ai Bersaglieri

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Due avvenimenti di alto valore culturale e di impegno civile, si sono avvicendati tra sabato e domenica ad Albenga. La nuova biblioteca Diocesana, ospitata nel Seminario Vescovile di Albenga,  racchiude uno straordinario forziere di storia e cultura che altrimenti sarebbero andati dispersi ed invece si tramandano alle future generazioni. La biblioteca intitolata al vescovo Alessandro Piazza che è stato una della massimi studiosi della Santa Sede. I sei locali racchiudono 60 mila volumi, suddivisi in fondo moderno, antico (12 mila libri), sezione ligure, riviste. Il gioiello più antico e unico è il manoscritto – autografo di Leonardo di Chio risalente al XV secolo ed arrivato ad Albenga nel XIX secolo. Fu arcivescovo di Mitilene, nacque intorno al 1395-96 nell’isola omonima. Entrato nell’Ordine domenicano, si distinse subito per la brillante intelligenza e venne pertanto inviato a compiere i suoi studi in Italia. Nel 1426 era sicuramente a Genova, presso il convento di S.Domenico.  Altra notizia, la tradizionale ‘Fionda di Legno’. L’edizione 2019 ha visto il riconoscimento a don Ciotti (Libera) e prete antimafia. Leggi anche: per il nuovo monumento ai Bersaglieri, labari sono giunti da diverse regioni d’Italia, dal Sud al Nord. Un cerimonia molto suggestiva, spettacolare, all’insegna del pathos. Con la presenza di generali, comandanti, sindaci. Il cerimoniale ha visto partecipare al passo di bersagliere anche le  autorità presenti, a cominciare dal prefetto Cananà.LA ‘FIONDA DI LEGNO’ 2019 A DON LUIGI CIOTTI

LA FESTA PER IL MONUMENTO  DEDICATO AI BERSAGLIERI

Albenga i bersaglieri 2019

 

 

Albenga candidati con sorpresa: Hingria e Claudia, socie in affari, divise in lista.Un Ravera e una Moirano con Calleri sindacoImposta di soggiorno, 75 mila euro in 2 mesi

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Candidati nelle due squadre che sono destinate a giocarsi la vittoria. Il governo di Albenga, con il sindaco (Calleri o Tomatis). Il team però non è formato da giocatori, ma da chi ha più caselle da riempire con la credibilità, l’impegno, la preparazione, la competenza e la conoscenza della realtà del secondo comune della provincia dopo il capoluogo. Meglio non avere conflitti di interesse, né partecipare per la possibile scalata al potere. E’ probabile che la promozione ad assessore dipenderà dalle preferenze, anche se la meritocrazia ed il bagaglio professionale e culturale non sono proprio secondari. Anzi. E’ vero che la politica prevede bilanciamenti e bilancino, ma tenuto conto dei risultati, chi più e chi meno, sarebbe utile occupare un ruolo di responsabilità sulla base delle capacità e non anche delle aspirazioni personali. Candidati che, pur senza aver frequentato la ‘scuola di partito’ (esiste nella Lega) o i gruppi del M5S, dovrebbero conoscere che l’abc passa per la ‘qualità della spesa pubblica’. Di cui pochi discernono.

Una recente statistica compiuta dall’Europa, sulle priorità dei cittadini italiani, indica il 67% l’ambiente e le sue drammatiche emergenze, 25% la crescita economica. Due obiettivi e risultati che in simbiosi alla qualità degli investimenti pubblici, capaci di far da traino a quelli privati, moltiplicano virtuosamente i posti di lavoro. Prima grande emergenza sociale con la Sanità pubblica e la povertà sempre più diffusa. Con un mix di malessere sociale crescente, la palude dell’estremismo come conquista. In alternativa l’assenteismo alle urne, la sfiducia verso la classe al potere e la politica in genere.

Albenga, con l’Amministrazione Cangiano non ha demeritato rispetto ad esperienza passate. Forse avrebbe dato un deciso colpo d’ala, da una parte varando un Puc proiettato in una visione moderna e lungimirante – materia peraltro delicatissima sul piano sociale ed economico ma anche elettorale, per gli interessi in gioco che non sono pochi – dall’altra risolvendo una volta per tutte la fruibilità dell’Isola Gallinara. Sarebbe sufficiente dare una sguardo, conoscere realtà più o meno simili in Europa e nel Mediterraneo, per sapere quale possa essere l’impulso e l’indotto ad una città, un comprensorio. Senza andare lontano vedi la Costa Azzurra e le isole del Levante Ligure.

E’ vero che qui siamo in presenza di una proprietà privata, ma un punto di incontro, di interesse reciproco, non è irragionevole ed irrealizzabile. Il centro destra è al governo della Regione, Lega e 5 Stelle al governo del Paese. Certamente serve una decisione forte dell’esecutivo e a cascata di chi custodisce i vincoli che non possono sempre dettare legge, prevalere, sul bene e l’interesse comune. L’Isola Gallinara sarebbe un’opportunità di sviluppo turistico e commerciale ancora maggiore rispetto alla potenzialità mancata dell’aeroporto di Villanova.

Oltre alla pioggia di assunzioni e posti di lavoro nei supermercati e centri commerciali, la città può creare occupazione qualificata proprio con la risorsa e le opportunità dell’Isola aperta alle visite, ai turisti, con tutte le garanzie e le attenzioni a tutela ambientale. Come accade, ci ripetiamo, in tante altre isole, vicine e lontane. Da progetto di “continuità  guardando al futuro “, slogan di Riccardo Tomatis. Dal pragmatismo dell’imprenditore agricolo, Gerolamo Calleri.

I vincoli paesaggistici ed ambientali in una terra aggredita per decenni da bieca speculazione d arricchimento facile, per poi farne pagare le conseguenze, a vasti strati sociali, sono utili, purchè non sin esageri. Abbiamo il tragico esempio di Monesi, forse poco noto alla maggioranza dei cittadini. Dove si è privato una estesa comunità che popola l’entroterra di quella che è stata la grande risorsa della seggiovia. Due o tre funzionari regionali hanno posto il vincolo della chiusura degli impianti, realizzati ex novo, per tutelare due specie di volatili protette. Tra cui il gallo forcello che nidifica, trascurando che si tratta di una preda consentita ai cacciatori. La seggiovia che ha contribuito al allo sviluppo di Monesi e dell’indotto  a valle. Con turisti che arrivano da ogni dove. Era l’impianto, in origine realizzato dalla famiglia dei banchieri Galleani di Alassio, più lungo d’Italia, con punte di  1000- 1500 ‘gitanti’ al giorno, per anni con una maggioranza di stranieri che arrivavano soprattutto con i pullman. Monesi trasferite in cittadella, i paesi a valle in piena salute. Si è distrutto, per colpa della politica incapace ed inconcludente, ciarliera una montagna ed una valle che un tesoro l’avevano già conquistato, persino con l’arrivo di una tappa del Giro d’Italia. E un milione di biglietti venduti negli anni di esercizio della vecchia signora. La burocrazia della Motorizzazione del Piemonte aveva decretato la chiusura dell’impianto perchè fatiscente. peccato che un gemello, realizzato un anno dopo in Alto Adige, con le dovute modifiche, sia  tuttora funzionante a pieno regime.

FANNO PARTE DELLA SQUADRA DI TOMATIS SINDACO

Claudia Ramò contitolare di una società di amministrazione condominiale ed agenzia immobiliare

COMUNICATO STAMPA – Claudia Ramò si schiera con Riccardo Tomatis candidato sindaco ad Albenga. Claudia lavora nella storica azienda di amministrazioni condominiali di famiglia (il padre ragioniere e originario di Pornassio dove ha un’azienda vinicola importante e quasi storica ndr) ed è socia di una agenzia immobiliare ad Albenga la “My Home” (in società con Hingria Vazio candidata con Calleri  sindaco più che una curiosità).

Claudia pur essendo sempre stata impegnata politicamente, è la prima volta che scende in campo in prima persona e lo fa, dichiara, “perché si è candidato Riccardo Tomatis!”. È vero, sono sempre stata ideologicamente di centrodestra e questo non è un mistero, ma credo che, specie per le elezioni comunali, sia importante guardare alle persone più che ai simboli di partito” dichiara l’aspirante candidata.
Onestamente – spiega – non mi sento rappresentata dal centrodestra ingauno, quando, però, mi ha cercato una lista di moderati come quella di Riccardo, ho deciso di approfondire e, infine, ho dato la mia disponibilità ”.
Qualcuno pensa a “conflitti” interni all’agenzia immobiliare dove le due socie si sono candidate con due persone diverse. Risponde Claudia:Hingria è un’oittima ragazza,  siamo in società, ma ognuno fa le sue scelte e decide la strada da prendere. Forse la sua scelta è stata dettata da diverse dinamiche sulle quali non voglio esprimermi, ma sicuramente ognuno è libero di fare le scelte politiche che ritiene opportune.”.
“A chi mi chiede perché ho scelto di candidarmi rispondo che Riccardo Tomatis è una persona seria e competente. Il suo programma mi ha convinto e credo che l’amministrazione uscente abbia fatto bene, anche se a volte non è stata capita o se questo non è emerso adeguatamente. Nei 5 anni appena trascorsi gli amministratori hanno pensato più a fare che ad apparire e questo, che forse per alcuni è un difetto, per me è un grandissimo pregio. Credo si sia lavorato duramente per gettare delle buone basi per continuare ad amministrare Albenga” aggiunge Claudia Ramò.
Conclude: “Credo che Riccardo Tomatis sia una persona giusta che ha come obiettivo solo il bene di Albenga e non interessi personali. Lo stesso posso dire dei candidati che hanno scelto, come me, di schierarsi al suo fianco. Sono certa che i cittadini lo vedranno e decideranno di dare la loro fiducia alla nostra squadra”.

Martina Isoleri laureata in Lettere e Scienze religiose, insegnante capo scout, collabora con l’Acli

Martina Isoleri si candida con la squadra di  Tomatis. Ha quasi 30 anni. È laureata in Lettere moderne e in Scienze religiose, insegnante di italiano e storia (insegna all’agrario e a Loano, precedentemente per tre anni all’alberghiero di Finale Ligure). È capo scout da oltre dieci anni, collabora inoltre da diverso tempo con le Acli. Ama lo sport, in particolare il tennis. È la sua prima esperienza in politica, meglio nella vita amministrativa locale. Il nonno e il papà hanno gestito per anni un negozio di elettrodomestici. È autrice del libro sulla biblioteca di don Balletto.

Martina Isoleri: “Ho scelto di mettermi al servizio della nostra città insieme a chi in questi anni si è rimboccato le maniche e ha fatto del proprio meglio.” Una scelta che parte dal profondo, dai valori, quelli veri. Martina fa sue le parole di Don Lorenzo Milani: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia” e spiega così la sua decisione: “La mia decisione politica parte da lontano, dai banchi della scuola di Barbiana quando, nel marzo 2012, incontrando per la prima volta la figura di don Milani, ho deciso chi sarei diventata “da grande”. La scelta politica pervade la vita di ognuno di noi, in maniera più o meno consapevole. Ai miei alunni mi sforzo di raccontare sempre che ogni singolo gesto, anche il più piccolo, è espressione di un credo. Possiamo decidere da che parte stare: da quelli che hanno improntato la loro vita sull’I Care, oppure da quelli che si sono fatti sovrastare dalle urla del “me ne frego”. E io ho scelto. Stavolta ho deciso di mettermi al servizio della nostra città insieme a chi in questi anni si è rimboccato le maniche e ha fatto del proprio meglio.”

Ilaria Calleri candidata di Salea

Ilaria Calleri: “Ho ventisei anni, con la mia famiglia abito a Salea da sempre e ho deciso di continuare a vivere in questa piccola frazione anche da adulta in quella che era la casa dei miei nonni. Finito la scuola superiore al Liceo Classico, ho preso la decisione di lavorare nell’Azienda Agricola dei miei genitori, Fausto Calleri  e  Stefania Rasolo, per portare avanti l’attività di famiglia. Ho deciso di candidarmi perché amo Salea e Albenga e vorrei portare un contributo concreto non solo a favore della comunità di Salea, di cui mi faccio portavoce, ma dell’intera comunità albenganese. Penso che la squadra composta dal Candidato Sindaco Riccardo Tomatis, sia composta da persone serie, volenterose e  di grande entusiasmo, ben consapevoli del lavoro da svolgere, delle problematiche della città e dell’impegno che dovranno sostenere a favore di essa”. E conclude: ” Ritengo che la mia frazione abbia bisogno, dopo tanti anni, di avere qualcuno che prenda a cuore il suo benessere e passione per il territorio, valori che al giorno d’oggi non sono purtroppo condivisi da molti.

Ho preso questa decisione con la passione, senza ideologie politiche, ma con la sola volontà di lavorare per il bene sociale di tutte le altre frazioni con molte problematiche e necessità che vanno affrontate e risolte. La piana di Albenga possiede un’entroterra bellissimo, significativo e importante, costituito da tantissime realtà anche economiche non indifferenti, territorio che deve essere sempre più valorizzato e salvaguardato”.
NOI STIAMO CON GERO CALLERI SINDACO

Erika Moirano e Fabio Ravera, una ‘posa’ da professionisti e alla prime armi per dare man forte alla vittoria di calleri sindaco

Albenga, Fabio Ravera ed Erika Moirano per Calleri sindaco: “Con Gero più attenzione al sociale”
COMUNICATO STAMPA – La squadra di Gerolamo Calleri si arricchisce. Fabio Ravera, classe 1972, residente nella frazione di Leca d’Albenga, si candida nella lista civica a sostegno di Calleri sindaco. “Da sempre lavoro con passione nel mondo dell’agricoltura” – afferma Ravera, che ha fatto parte per 23 anni del Corpo dei Vigili del Fuoco. “Da tre anni, grazie alla azienda agricola Villa Poggi abbiamo fatto nascere una azienda Agricola Sociale, la prima della piana albenganese, e il primo Orto Sociale. La soddisfazione e i notevoli miglioramenti nei ragazzi che frequentano l’azienda mi spingono a voler fare funzionare al meglio sul nostro territorio questa integrazione fra parte agricola e realtà socio sanitaria. Ho deciso di candidarmi a sostegno di Gerolamo Calleri perché mi convince la sua proposta: oltre a stimarlo molto, ho trovato in lui le stesse vedute nell’ambito del sociale, per dare un aiuto concreto ai cittadini, ai bambini, agli anziani, alle famiglie del territorio, senza lasciare indietro nessuno”.
Con Calleri c’è Erika Moirano, classe 1984, titolare con la famiglia di una nota azienda di costruzioni meccaniche in campo agricolo e orto-florovivaismo. Da diversi anni, Erika è attiva nel sociale e volontariato. “Conosco Gerolamo da tempo e lo ritengo la persona giusta per cambiare Albenga, condividiamo le stesse idee per rilanciare il territorio. Massimo impegno per il sociale, per aiutare i cittadini e le famiglie albenganesi in difficoltà, per portare avanti politiche in favore di chi fa fatica ad andare avanti, con attenzione alla non autosufficienza e alla disabilità. Non faccio politica, ma la proposta di Calleri mi ha convinto: io sto con Gero e sono pronta a dare il mio contributo e tutte le mie conoscenze per aiutare il prossimo e per far tornare grande Albenga“.

ALBENGA RITORNA L’IMPOSTA DI SOGGIORNO:

nel 2018 incassati 75 mila euro in due mesi, come vengono spesi

COMUNICATO STAMPA – L’Imposta di soggiorno, finora incassata, è relativa ai mesi luglio e agosto 2018 e l’incasso ammonta a circa 75.000  euro. Cosi ripartita: 15% camera di Commercio, sebbene fosse possibile da regolamento ripartire il restante in 35% e 50% tra Comitato locale turismo e Comune di Albenga. L’amministrazione comunale ha  optato di condividere tutte le scelte e investire la cifra rimanente insieme e all’unanimità, con il comitato locale. Per il 2018 le destinazioni di spesa:  Sito turistico Scopri Albenga, cartine per l’outdoor, nuovo punto IAT che sarà inaugurato il 30 marzo, gara regionale di mountain bike inserita nel progetto Casa outdoor Campochiesa .

 Nel 2019 il periodo per imposta di soggiorno inizia dal 1° di Aprile fino  al 31 di Ottobre. La Camera di Commercio di Savona e il Comitato di Coordinamento per il turismo nella provincia di Savona ha presentato, il 27 marzo, nella sala del Cinema Comunale di Pietra Ligure in Piazza Castello, la  Tourist Card 2019. Il nuovo progetto volto a potenziare l’attrattività e la competitività delle destinazioni. Tutti gli operatori del settore sono invitati ad intervenire e sono stati dati chiarimenti sulla distribuzione, attivazione e vidimazione della Card. Le aziende che intendano farsi conoscere e promuoversi attraverso questo mezzo, lo possono fare gratuitamente contattando l’ufficio turismo del Comune di Albenga dove verrà consegnata la scheda da compilare con l’offerta e la scoutistica da applicare per il possessore di card.

Al via l’intervento in Via Papa Giovanni di regimentazione delle acque meteoriche e di asfaltature

In via Papa Giovanni  è iniziato l’intervento sui sottoservizi con il lavoro di regimentazione delle acque meteoriche che vedrà l’ installazione di nuove  tubature e griglie di raccolta. Tutti i fluviali saranno interrati e collegati alle tubature , ovviando il problema di allagamenti in periodi di forte pioggia. Dopo la posa delle  tubazioni si procederà  ad asfaltare la strada.

Un secondo step riguarderà invece il tratto che va dalla piazza  verso viale Liguria. Si procederà intervenendo sulla pulizia delle tubature esistenti che saranno bonificate  e poi ripristinate, le griglie saranno sostituite con altre nuove di maggiore portata, poi ci sarà il ripristino della tubazione.  Gli allacci dei fluviali che scendono dalle abitazioni   che adesso scaricano sulla strada saranno interrati e collegati alle tubature.

Spiega il vice sindaco e assessore ai lavori pubblici Riccardo Tomatis: “ L’amministrazione Cangiano in questi cinque anni ha già fatto molti interventi di asfaltature, di messa in sicurezza e di manutenzioni. Dopo essere riusciti a migliorare il bilancio comunale ora siamo in grado di eseguire un maggior numero di interventi. Vista la situazione contabile tali interventi continueranno e di ciò penso debbano essere tutti soddisfatti visto che l’obiettivo comune deve essere quello di migliorare la città”, conclude il vice sindaco.

Loano ringrazia il maresciallo Carta, lascia dopo 33 anni di servizio e tra i ‘custodi della Riviera’. Prima di lui Chiola e il mitico Pantè

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Il giorno ufficiale è il 12 maggio, domenica, festa dei santi Nereo e Achille militari romani convertiti al cristianesimo ed uccisi nella persecuzione dei cristiani sotto Diocleziano. Sulla loro tomba: Nereus et Achilleus martyres. Non è più la sorte di un luogotenente (con incarichi speciali) che tocca ad un militare al servizio della Patria e della Repubblica. Così Luigi Carta, conosciuto come il maresciallo comandante la stazione di Loano, a 60 anni compiuti, quasi interamente vissuti nella comunità di Loano e del suo comprensorio, ha raggiunto l’agognata pensione. Neppure un giorno in più, dopo le ferie arretrate. Né la possibilità di usufruire, se richiesto, di una proroga biennale, come era accaduto ai predecessori, Remo Chiola e Giuseppe Panté.

Il luogotenente Carta comandante da oltre 25 anni la stazione dei carabinieri ed il sindaco Pignocca al suo secondo mandato

Se Chiola e Panté erano due sottufficiali con la vocazione di stare più tra la gente, in strada, trovarli di sera o a tarda notte in questo o quel locale, ora in divisa ora in borghese, Luigi Carta ha sempre scelto il basso profilo. E’ vero, i tempi sono cambiati, anche la Benemerita  è stata in gran parte rivoluzionata, riorganizzata quanto a regole e mutamenti nel servizio, nelle priorità. Resta pur sempre un corpo militare che dipendente dal ministero della Difesa, anzichè dell’Interno (polizia di Stato). Se in parte una ferrea disciplina, ormai superata, è venuta meno, anche la mentalità delle ultime generazioni ha portato molti cambiamenti nel modo di proporsi, nei servizi, nel ruolo dei comandanti di stazione, primo punto di riferimento. Sono loro che hanno una conoscenza e memoria storica del territorio, delle persone, delle attività,  di chi ha avuto problemi con la giustizia o è incappato in qualche disavventura che ha richiesto l’intervento dei carabinieri.

Luigi Carta sottufficiale schivo e poco loquace, ha cercato di rispettare pur nei limiti e nella capacità che distingue ogni essere umano, un militare che ha giurato fedeltà, e può godersi gli anni della pensione, senza rimorsi, senza recriminazioni, mai coinvolto in incidenti di percorso (inchieste a suo carico) che non sono state rare neppure  nella gloriosa storia, dell’ultimo mezzo secolo,  degli uomini del comando provinciale dei carabinieri. Carta che da brigadiere, era succeduto al maresciallo Chiola (prima era al comando della nuova caserma di Borghetto S. Spirito) e al cav. Giuseppe Pantè tra i migliori sottufficiali e comandanti di caserma che l’Arma abbia avuto in provincia di ASavona, almeno a memoria del vecchio cronista (da 54 anni).

Molte cose, dicevamo, sono cambiate per gli uomini della Benemerita, un tempo all’insegna del rigore estremo. Bastava avere una fidanzata nella città dove si prestava servizio per essere trasferiti ad altro comando, regole estreme  per chi occupava la caserma; l’alloggio di servizio era riservato solo agli sposati e ai single. Ogni caserma aveva un piantone 24 ore su 24, con un paio di carabinieri o graduati nel ruolo di ‘scrivani’. Sbrigavano pratiche d’ufficio. E tutt’oggi rimane attiva una precisa procedura, dove il computer è entrato ed ha rivoluzionato, agevolato, restano attive tutte le annotazioni di servizio e burocratiche. Restano i fascicoli personali ( esempio porto d’armi, denunce, querele, arresti….) per motivi di lavoro, sono di primario supporto le nuove tecnologie informatiche, i cellulari.

Il luogotenenete Luigi Carta ha vissuto e conosciuto il trapasso tra la ‘vecchia caserma’ e il ‘nuovo volto organizzativo’ ed operativo, anche se spesso ogni comandante di compagnia (nel caso Albenga) o del Gruppo (Savona) apporta i suoi metodi. Gli uomini della stazione più impegnati nella routine quotidiana, rispetto al lavoro investigativo e di intelligence per i reati più significativi della criminalità organizzata che vengono presi in ‘carico’ dal reparto o dal nucleo operativo della compagnia o del Gruppo di Savona. Alla soppressione della figura del piantone notturno, sui è scelto il servizio intercomprensoriale, suddiviso tra le varie caserma di un territorio omogeneo. Come accade per altri corpi di polizia pur essendo nel complesso un numero elevato, orari di lavoro, certe rigidità regolamentari, non sempre il numero della forza in servizio attivo copre le priorità, o ancora tutte le necessità. Da qui l’importanza di saper convivere, di scegliere la strada di adeguarsi ai vari momenti, agli ordini che si ricevono dall’alto.

Luigi Carta rappresenta il perfetto sottufficiale che lascia una città tutto sommato tranquilla. Zero o quasi episodi di criminalità organizzata (con rare presenze  e saltuarie di esponenti mafiosi del Sud Italia, Campania, Calabria, Sicilia). C’è un po’ ovunque la microcriminalità dedita a furti, spaccio, a reati diciamo minori rispetto ai tempi in cui si contavano omicidi, sparatorie, incendi, rapine (la Banca Popolare che si trovava sulla piazza del Municipio nè subì ben 5 nel corso di due decenni), tre  al San Paolo, tre alla vicina Carige dove un metronotte di Borgio Verezzi venne freddato da un colpo di pistola. Tre invece i furti clamorosi alle sede centrale delle Poste, ed una rapina quando si trovava in Corso Europa, di fronte alle banche. Loano che negli anni ha sempre ospitato, ora più ora meno, anche ‘professioniste del sesso’ che di notte di spostavano sull’Aurelia, tra Ceriale ed Albenga, oppure ‘lavoravano’ nell’appartamento preso in affitto, quasi sempre a mese, a volte rinnovabile. Proprietari di alloggi dalla doppia morale.

Un indice di criminalità che complessivamente è crollato rispetto all’allarme sociale di fatti gravi e più impattanti. Delitti e rapine dicevamo, ma anche scippi che spesso causavano lesione significative, se non la morte della vittima, soprattutto anziani. E’ vero oggi la droga, la presenza di tanti sbandati migranti dal Nord Africa resta una piaga, alla stregua dei piccoli clan di albanesi e rumeni. Troppa gente nei bar, seduti ai tavoli, da mattino a sera, ad oziare. Accadeva ieri, accade ora. Un tempo i comandanti di stazione avevano semmai una maggiore tendenza nei controlli proprio a questi locali, purtroppo andavano via da una zona per ‘sistemarsi’ in un’altra.

Da qui l’importanza primaria della prevenzione, del controllo e della conoscenza del territorio, senza fasi di alternanza.  Carta se ne va con un buon bagaglio di conoscenza, con i ringraziamenti dell’Amministrazione comunale, del sindaco Pignocca e di Angelo Vaccarezza che l’ha preceduto. Il maresciallo che grazie proprio ai buoni rapporti con i ‘politici ed il potere locale’, ha potuto convivere senza motivi di tensione e di contrasto, lacerazioni. E’ probabile che il suo posto sia preso dal vice comandante di lungo corso MAsUPS Gennaro Vasquez, effettivo alla stazione dal 1990. Tra i militari c’è chi ricorda che Loano era stato designato, primo in  graduatoria, il compianto Fulvio Pelusi, poi fuliminato da infarto mentre comandava la stazione di Albenga.  Pelusi rinunciò a Loano e toccò al secondo, il collega Carta.  Loano che dallo scorso anno ha potuto dotarsi (forse non ce n’era bisogno) di una mini stazione con sede nei locali del porto turistico e alle dirette dipendenze del comando locale.

C’è un aspetto forse che meriterebbe un cambiamento radicale, nell’Arma in generale. L’alternanza non solo per i comandanti di Compagnia e del Gruppo (quattro anni al massimo), ma anche nei comandi di stazione. Per una serie di ragioni obiettive e di opportunità che non è qui il caso di affrontare. Del resto la presenza in ogni caserma dell’alloggio di servizio per il comandante (ora anche per altri sottufficiali e militari in base a disponibilità della struttura) rimuove oggettive difficoltà logistiche.

Da qui al giorno del commiato ci sarà senza dubbio una cerimonia per il saluto ufficiale della città al ‘suo comandante’. Luigi Carta resterà, a Loano, con la famiglia. Con l’augurio di una serena pensione anche a ricompensa di quanto ha dato alla comunità e manca a dirlo di quanto ha ricevuto sul piano umano e morale. (L.C.)

PS. Ha fatto un certo scalpore, titoloni e locandine, di mercoledì 27 marzo 2019, l’irruzione di ladri nei Municipio di Loano (e non è la prima volta) con il furto di sei tablet e lo scasso del distributore automatico di snack e bevante. Con un immediato seguito di polemiche ed il vice sindaco Luca Lettieri a dichiarare: “Leggerezze di qualche dipendente ? (porte non chiuse). Avvieremo rigorose verifiche”.  Ma anche la notizia che i dati contenuti nei file sono criptati ed impossibile da utilizzare, se non a nostro avviso da super esperti di tecnologia informativa. E non sembra questo il caso. Smentito ed escluso il furto di carte di identità che se non erriamo dovrebbero essere ormai elettroniche dopo che il ministero dell’Interno ha dotato diversi comuni  del dispositivo. Ci risulta, inoltre, che c’era la porta dall’entrata del Comune, lato monte, chiusa ma difettosa. Chi doveva tempestivamente ed eventualmente provvedere ? Si aggiunga che le telecamere potrebbero aver inquadrato il responsabile che non ha agito per caso ed è probabile che in precedenza abbia compiuto sopralluoghi quando gli uffici sono aperti al pubblico. Si era  reso conto della porta d’ingresso difettosa, intervenendo prima che potessero ripararla ? E’ possibile che sia un sorte di affronto alle operazioni, assai ‘reclamizzate’, del corpo della Polizia locale, in particolare nel mondo del piccolo spaccio e della microcriminalità ? Non sarebbe la prima volta che accade. Se si accaniscono e ‘puniscono’ il vecchio e solitario cronista perchè non potrebbero vendicarsi con palazzo (Doria) ?

DALLA RIVISTA ‘CARABINIERI’

LOANO 2017:  I custodi della Riviera

Il gagliardetto dell’Associazione

La giornata alla Stazione di Loano inizia puntuale ogni mattina alle 8 per il consueto briefing e le consegne ai militari che operano su un territorio piuttosto impegnativo: siamo in Liguria, nella provincia di Savona, più precisamente in quella splendida Riviera delle Palme tanto amata dai turisti per la clemenza del clima e la dolcezza dei suoi paesaggi.

La giurisdizione del Comando Stazione Carabinieri di Loano comprende due comuni: Loano e Boissano, per un totale di 16.300 residenti. Un numero che però nel periodo estivo supera le 60mila presenze: affacciandosi sul mare, infatti, Loano gode di un porto turistico invidiabile, capace di offrire ormeggio a navi da diporto che raggiungono anche i 70-80 metri di lunghezza.

Essendo Loano valico di frontiera, nell’organigramma della Stazione operano figure specializzate nel controllo della documentazione relativa al transito. Uno di questi è lo stesso Comandante della Stazione, il luogotenente Luigi Carta, classe 1959. Originario di Lentini (Siracusa), il Comandante Carta si è arruolato nell’Arma nel marzo 1980 ed è in servizio presso l’attuale Comando Stazione dal dicembre del 1986: i primi sette anni nel ruolo di Vice Comandante, poi, dal 1° gennaio 1994, in quello di Comandante. Ben trent’anni a contatto, giorno dopo giorno, con i cittadini di Loano.

Presentandoci la “sua” Stazione, il luogotenente sottolinea più volte come il fattore che maggiormente contribuisce a rendere Loano ogni giorno più sicuro è lo spirito di sacrificio di tutti i componenti del reparto, che si dedicano con generosa abnegazione al raggiungimento dei risultati. Nella tutela quotidiana dei cittadini e nel controllo del territorio, a fianco del luogotenente Carta operano il MAsUPS Gennaro Vasquez, effettivo presso la Stazione di Loano dal 1990 con il ruolo di Vice Comandante, il maresciallo capo Giuseppe Gambino e il brigadiere capo Francesco Zappatore, entrambi figli d’Arma; il brigadiere Mauro Quai, il vice brigadiere Pierluca Bruno, gli appuntati scelti Veniero Cinquini, Luca Cianchetti e Davide Cominato, gli appuntati Luca Sinopoli e Luigi Bellosio.

Dal racconto del Comandante emergono i tanti risultati conseguiti con una capillare attività di prevenzione e repressione dei reati, in particolare quelli contro il patrimonio e contro la persona. Tra i tanti il sequestro, avvenuto lo scorso novembre, di 780 grammi di cocaina purissima ritrovata dai nostri militari in un fasciatoio per neonati all’interno di un appartamento, insieme ad una pistola di grosso calibro con relative munizioni. Un’operazione conclusa con successo grazie al rapporto di fiducia che i carabinieri della Stazione di Loano hanno saputo costruire negli anni con la popolazione; erano stati alcuni vicini, infatti, a segnalare strani movimenti di persone dall’aspetto poco raccomandabile nella zona.

Particolarmente significativo, poi, per il nostro Comandante Carta e per i suoi uomini, il caso della bimba di pochi mesi dimenticata in strada dai genitori all’interno della sua carrozzina nei pressi di un passaggio a livello e ritrovata dai militari impegnati nelle consuete operazioni di perlustrazione. Appena giunta alla Stazione con l’aiuto di una passante, «la piccola accoglieva tutti gli uomini in uniforme mostrando un sorriso “gengivale” davvero strappacuori».

Una terra ricca di storia, quella di Loano, che nel 1776 vide nascere Maria Rosa Nicoletta Raimondi, madre di Giuseppe Garibaldi. Legata da Carlo Magno ai Monaci Benedettini nel 775, passò e ripassò dopo l’Anno Mille da questi ai Vescovi di Albenga. Ceduta nel 1263 alla famiglia genovese dei Doria ed elevata a Contea, la cittadina conserva vive tracce di tale dominio, che si prolungò fin oltre il Settecento quando, pur rimanendo un feudo governato dai Doria, passerà ai Savoia. A testimonianza di quel passato segnato dalla presenza di numerose ed autorevoli congregazioni religiose, il forte legame di Loano con le tradizioni cristiane: il suo culmine il 2 luglio di ogni anno, con la suggestiva processione in cui sfilano più di quaranta crocifissi di ogni dimensione. Una devozione che però non contrasta con un’altra, sentitissima tradizione loanese; quella del Carnevale, o meglio del CarnevaLöa, come lo chiamano da queste parti. Sono almeno seicento anni, stando ai documenti conservati negli archivi comunali, che tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio le strade di Loano si riempiono di maschere tradizionali, pronte a irridere, ironiche e licenziose come solo in questo periodo dell’anno è consentito essere, usi e costumi locali. E tra un carro allegorico e un corteo, non mancano le divise dei carabinieri, chiamati a vigilare sulla lucida follia del Carnevale. Quando l’eccezione è l’unica regola che non è lecito violare.

di Nicoletta Archilei (dal sito Carabinieri del Ministero della Difesa)

Loano saluta Scaglia, fu capostazione e assessore socialdemocrastico, mai trasfuga

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Ci ha lasciato Sergio Scaglia, Cavaliere della Repubblica, assessore comunale nel primo mandato da sindaco del comm. Felice Elice. Sergio, persona mite e schiva, è stato capostazione di Loano, fede socialdemocratica mai tradita da trasfuga. Di quella stagione politico amministrativa ed eletti nel parlamentino loanese, anni ’60, restano in vita l’ing. Nicolò Elena, l’avv. Stefano Carrara Sutour, Piero Maritano. E, a nostra volta, vicini all’ultimo traguardo ricordiamo, testimoniando, una figura che forse non farà notizia. Sergio se ne è andato per raggiungere (anzi per la fede cristiana trovandolo già in Paradiso) l’adorato figlio, funzionario di banca, che un truce destino ha ‘rubato’ agli affetti di affranti genitori ed al sostegno della famiglia colpita da una ferita indelebile.

Il ministro Carlo Russo (Poste e Telecomunicazioni), in occasione dell’inaugurazione delle scuole elementari di corso Europa, con il sindaco Felice Elice (dal 1962 al ’67), dietro, con gli occhiali, l’assessore Sergio Scaglia. Sulla sinistra della foto l’ing. Nicolò Elena, la signora Alziati capogruppo consiliare e insegnante, l’ex sindaco Felice Vignola (dal 1946 a 1951), si intravvede il consigliere Manarola e a ds l’assessore Mariuccia Ferrari, tutti Dc con la sola esclusione di Scaglia

Sergio Scaglia in divisa da capostazione fotografato nel 1970 in occasione di un servizio sul progetto dei binari a monte e sulla sorte della stazione di Loano.  E’ stato nel direttivo della Cappe Bianche (foto archivio Trucioli)

Sergio che incontravamo all’insegna dei ricordi quando usciva di casa a far quattro passi con il cagnolino. In piedi, sulla strada, a scambiarsi considerazioni, memorie, su Loano ieri. Lui dagli anni sessanta a Palazzo Doria. Noi alle prime armi con la cronaca locale. Sergio a ripercorrere la sua esperienza, quando capitava di recarsi a Roma in missione (solitamente andava con il sindaco perchè da capostazione non pagava il biglietto) con la pratica del risparmio nella nota spese. Così accadeva quando si  recava a Savona, più raramente a Genova.

Sergio Scaglia che si doleva perchè “trascurano le piccole cose…“. ” Ogni tanto incontro il sindaco e qualche assessore, segnalo questo e quel problemino, interventi che costano poco o nulla, mi dicono sempre di sì….però non cambia nulla…” Non aveva stoffa del polemista, non sparava a zero, non biasimava per il gusto di denigrare, sapeva apprezzare, elogiare. Ripeteva che a suoi tempi (da assessore) il Comune  se anzichè la magra imposta di famiglia avesse avuto l’Ici (ora Imu), Tari, milionarie di oggi, si poteva già cambiare il volto della città. Fu tra i pochi consiglieri a sostenere gli indirizzi lungimiranti del piano regolatore Renacco, ferocemente avversato (870 osservazioni), dalla categoria degli agricoltori allora numerosa e con un peso elettorale, dai costruttori edili (all’epoca attivi e molto presenti), da tecnici del settore (ingegneri e geometri) con poche eccezioni.

E’ vero, Renacco vedeva una città proiettata molto in là nel tempo, con pochi palazzi e molte ville e villette, nuclei mediterranei sparsi, salvaguardando l’agricoltura (con estesi vincoli di aree) e puntando sulla riqualificazione del tessuto urbano in chiave turistica, ma non di massa. Non diciamo élite, certamente non da invasione di seconde case. Eravamo solo agli albori del boom e con il pugno nello stomaco dello sfregio di corsa Europa. Un errore  rimase, quello dei aver previsto una zona artigianale a ponente della cittadina, ai confini di Borghetto e della statale Aurelia. Dove negli anni del primo mandato dell’avv. Mario Rembado Dc, sorsero edifici di civile abitazione. Seguì un processo penale, in tribunale a Savona, con condanne che poi furono annullate in Cassazione. Il sindaco sostenne che si accorse dell’abuso solo ad edifici ultimati, nonostante la zona centrale e di passaggio per chi, come lui, doveva raggiungere Albenga dove insegnava o per recarsi in pretura.

Scaglia che, pur non tradendo il suo gruppo consiliare capeggiato dal geom. Franco Panizza –  con il cognato Sandrino Provaggi appartenevano al nocciolo duro degli impresari -, non condivideva la durissima avversione al nuovo piano regolatore. Si arrivò al punto che pur di non darla vinta ai ‘palazzinari’ il comm. Elice, tra i benestanti della città morto povero  – fornitore di bordo a Genova, Venezia, Sud America, dava lavoro a centinaia di persone, parecchi erano loanesi, soprattutto di Verzi – , entrò in conflitto con il gruppo consiliare maggioritario della Democrazia Cristiana, fu estromesso di fatto e diede vita nel 1967 al Gruppo la Palma, che vincerà le elezioni, ma nell’arco di un anno verrà tradito da tre eletti nel suo gruppo (Baietto, Gaggero, Goso).

La nostalgia di quei tempi, i ricordi delle interviste nei panni di capostazione. Il suo ruolo di assessore alla Polizia urbana: tre vigili, il comandante Attilio Ripamonti (nonno del neo senatore leghista Paolo Ripamonti) che faceva più ore in strada che in ufficio e in estate riceveva rinforzi dai vigili di altri Comuni del Nord.

Da qualche anno Sergio Scaglia non scendeva in strada, lo pensavamo con quella tristezza che ora ci tiene compagnia sapendo che non lo rivredremo più. Era di animo buono, educato, che anche arrabbiandosi a leggere  un reconto di cronaca o di consiglio comunale, dissentiva, ti redarguiva, lasciandoti sempre col sorriso: “...Vabbè, la prossima volta mi chiami e ti spiego….“. Mai un atteggiamento rancoroso o vendicativo, da toglierti il saluto, girarsi dall’altra parte. Anzi, gli piaceva scambiare riflessioni sull’operato di assessore, il lavoro di giunta, del consiglio comunale. E poteva accadere che di fronte a certe resistenze o reazioni di colleghi consiglieri o di associazioni di categoria, chiedeva: “Se lo condividi dovresti darmi una mano….ho bisogno….”. Ovviamente a sensibilizzare, a mettere in luce, Sergio orgoglioso, pignolo, mai presuntuoso, arrogante.

Lascia in chi l’ha conosciuto un saggio ricordo dei giusti, di chi amava Loano senza coltivare interessi personali ed affari, senza arricchirsi negli anni d’oro. Lascia la moglie Tea, la nuora Myriam, i nipoti  Paolo e Gaby, il pronipote Corrado. Anche Sergio ha chiesto di essere cremato, come accade ormai alla stragrande maggioranza dei defunti.

Viene in mente che Loano ha prontamente avversato un ‘forno crematorio’ nell’area del nuovo camposanto delle Berbene per “non danneggiare l’agricoltura (sic!) e l’immagine di Loano turistica, del suo mega porto a tre chilometri in linea d’aria“. L’iniziativa era di un gruppi di 12 operatori del settore Pompe funebri lungo la Riviera, capeggiato dalla società MunariMessa di Loano, con la partecipazione di un paio di investitori imprenditori di Albenga, tra essi l’ex sindaco del Pli, Mauro Zunino.

Loano era un ripiego dopo che ad Albenga c’era stata la sollevazione degli agricoltori di Leca che temevano ricadute negative e ‘fumi’ sui terreni agricoli, persino ‘diossina’. Dopo Loano, il progetto è stato preso al volo dall’amministrazione comunale di Sanremo che l’ha varato a tamburo battente scontrandosi  con interessi dentro e soprattutto di concorrenti nel Basso Piemonte, e non solo, dove si rivolgono gran parte delle aziende di onoranze funebri del ponente ligure. Un business della cremazione in rapida ascesa, abbiamo superato nella Liguria di ponente 3500 cremazioni all’anno (compreso Savona e comprensorio). Un affare lucroso come quello della Sanità, sempre più appannaggio delle Spa. Non avevamo le trave cole a sostenere il forno nelle Berbene, isolate. A Sanremo va in scena quelle che i cittadini dovrebbero sapere. Sono entrate in campo addirittura società di Bologna che, senza santi in  paradiso, hanno sbagliato nell’offerta di gara, La concorrente non sbagliava. Al punto che ora i bolognesi hanno dato battaglia senza risparmi, affidandosi a luminari, con raffiche di ricorsi al Tar e manco a dirlo, se non avranno la meglio sui concorrenti, al Consiglio di Stato. Loano, invece, ha preso a pedate i suoi stessi imprenditori del settore. Che, bisogna aggiungere, appartengono alla categoria del mai mettersi contro chi comanda. Purtroppo non ci sfugge neppure il motivo. Non sono gli unici.

Una curiosità era emersa da indagini sull’attività del settore ‘forno crematorio’ nel Basso Piemonte.  Intercettazioni telefoniche (non ricordiamo se ambientali della Dia) emergevano tentacoli in Riviera. Si facevano nomi di politici e professionisti loanesi, albenganesi e liguri per contrastare l’iniziativa di un forno crematorio. In qualche caso utilizzando conoscenze trasversali: maggioranza e dell’opposizione.  E come emerso a Sanremo, con le nuove tecnologie, l’impianto è a impatto ambientale zero. Le aziende private, pubbliche o partecipate del basso Piemonte, manco a dirlo ringraziano. Alle famiglie dei defunti del ponente ligure costa qualche centinaio di euro in più. Oltre ai disagi per i giorni di attesa, anzi ormai bisogna fare la coda.(L.C.)

ADDIO AD UNA MAMMA E NONNA LOANESE CHE MERITA DI ESSERE RICORDATA

Mariuccia Freccero, vedova Cenere, con il marito ha trascorso molti anni da custodi al Divin Prigioniero: oggi sull’area sorge un complesso edilizio. Ospitava una comunità di sacerdoti anziani, esercizi spirituali, conferenze, incontri per giovani dell’Azione cattolica e associazioni.

Il primogenito Gianni Cenere che vive a Pietra Ligure – il figlio ha sposato una De Giovanni proprietari di Ai Pozzi Village, il più moderno complesso alberghiero realizzato in Liguria negli anni duemila – ha postato una foto dei genitori, giovani e sorridenti, sulla sua pagina Facebook: “ Ciao mamma, salutami papà. Voglio ricordarvi…”. Gianni ha di recente contribuito alla stesura del Nuovo libro illustrato La Basilica di San Nicolò, ’ disponibile presso l’ufficio Parrocchiale che contiene con cenni storici e foto, realizzato con il contributo della Comunità MASCI.

I coniugi Cenere, tre figli. Gianni ha studiato nel Seminario vescovile di Albenga, negli anni in cui benessere e opulenza erano appannaggio di pochi. Come tante famiglie umili di Loano hanno conosciuto un’esistenza di sacrifici, privazioni e lavoro. La gioia dei figli all’onore del mondo. Hanno coltivato terreni agricoli, mentre ‘accudivano’ il Divin Prigioniero opera di Don Folci. Parte del caseggiato, con una chiesetta, apparteneva  invece alle suore di Bormio.

La famiglia Cenere era anche composta dai figli Mario, compianto figulinaio che tenne per quattro anni il laboratorio di statuine in terracotta nel museo di Toirano nell’ambito dell’Itinerario dei Presepi; realizzava i “macachi”, immagini da presepe ispirati alla tradizione albisolese.  C’è Francesco (Franco) che è stato sindaco di Loano dal 1993 al 2001, prima eletto nella Dc, poi nel Popolo delle Libertà di Silvio Berlusconi. Dipendente statale dell’Istituto Falcone, è stato giudice internazionale di ciclismo professionistico (Giro D’Italia, Tour de France…..). Infine abbiamo già accennato a Gianni, studioso, impegnato in azienda informatica di Pietra Ligure.

LA LOANESE, NUBILE E SOLA, CHE HA CHIESTO

DI ESSERE SEPOLTA SENZA ESEQUIE, NE MANIFESTI FUNEBRI

L’informazione locale, attenta anche se si smarrisce un cagnolino o un gatto all’appello dei suoi padroncini, aveva dato notizia, IN BREVE, di una donna,non ancora della terza età, rinvenuta cadavere dopo alcuni giorni nel suo alloggio, in centro città. L’autopsia disposta dall’autorità giudiziaria stabilì che si trattava di un decesso naturale, arresto cardiaco in soggetto debilitato. Rispettiamo la sua volontà di andarsene nel silenzio totale. Anche se non era una cittadina qualunque, per il suo passato, per quello che ha rappresentato la famiglia con attività commerciali, compreso un’agenzia d’affari. Poi un giorno una brutta storia. La denuncia di uno studio legale di Loano che assisteva un’anziana che aveva affidato all’agenzia la vendita dell’unica proprietà: 180 milioni che la donna non ebbe, se non un minimo acconto, mentre si sosteneva che aveva ricevuto l’intero importo. Ne scaturi un processo per circonvenzione di incapace e truffa, falso, con una serie di aggravanti. In aula il presidente del collegio, dr. Ugo Frascherelli, ce la messa tutta la pazienza e l’opera di convinzione: nulla da fare anche di fronte a contraddizioni insostenibili, provate  pure dalla documentazione bancaria e calligrafa. Una pesante condanna a sei anni, multa, risarcimento della parte civile e senza i benefici della sospensione condizionale. Poi l’appello, la Cassazione. Condanna confermata. Una strategia difensiva suicida: l’imputata cercò di dimostrare, pur di non finire in carcere, un parziale vizio di mente. Da qui la pena alternativa del giudice di esecuzione, l’affidamento ai servizi sociali, il dramma con i genitori (era rimasta orfana di papà che si era trasferito a Noli dove gestiva un bar). La lacerante esperienza fino a coinvolgere le condizioni psicofisiche prima della mamma, poi del patrigno. Una zia e cugini hanno cercato di aiutarla, non solo nelk conforto, dandole un lavoro, non farla sentire sola anche dopo una difficile convivenza con un loanese da fedina penale di qualche pagina e, a sua volta, ricoverato in un istituto per anziani disabili. Una storia triste, un epilogo da brividi, tenendo conto che i nonni, con una vita di sacrifici, nell’ambito di una lunga attività commerciale e turistica, anno dopo anno, avevano messo insieme un invidiabile patrimonio immobiliare.

Conosciamo quali siano state le sue volontà quanto ai funerali, nulla sappiamo della sorte delle proprietà la cui prima beneficiaria sarebbe, in assenza di testamento, la sorellastra. Persona a modo e perbene, come tutto il numeroso nucleo famigliare paterno e materno.

 

 

 

 

 

Quando il ‘corvo’ spargeva accuse anonimeIl ‘dossier’ consegnato al cronista da FloretteIl fango su Capasso, scagionato in Procura. La casa del poeta alluvionata e mai risarcito

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Dieci pagine che pubblichiamo ed alcuni allegati, troppo personali che investono la sfera privata di persone, per essere opubblicati. Madame Florette Morand, quando era ancora vivo il marito poeta Aldo Capasso, ci consegno un memoriale: “Quando io e mio marito saremo morti nessuno ricorderà i fatti, le calunnie, le angherie di cui siamo stati vittime. Non solo da ignoti malvagi che hanno indotto la Procura della Repubblica a disporre gli accertamenti, ma anche alcune cronache locali ci hanno ferito, colpito, messi in cattiva luce. Forse c’erano dei mandanti. Abbiamo sofferto tanto…Avrò fatto degli errori, però quelle menzogne era gratuite, per farci del male…Ecco abbiamo letto tanti articoli che lei ha scritto sul Secolo XIX, compreso quello a proposito dell’avv. Calli di Finale Ligure che aveva collezionato sessanta lettere anonime giunte alla magistratura….”.

Florette Morand Capasso Cavaliere dell’Ordine Nazionale delle Arti e delle Lettrere della Repubblica Francese

A rileggere, oggi parte di quella documentazione ( “Non voglio essere infangata anche da morta…..dagli smemorati….), i coniugi Capasso si trovarono al centro di una vero e proprio diluvio di accuse, provocando l’intervento di vigili urbani, carabinieri,  ispettori dei vigili del fuioco,  ispettori dell0’USL (ora Asl), l’ufficio tecnico comunale. I coniugi che, a loro volta, lamentavano di essere stati al centro di abusi e soprusi. Si arrivo pure a coinvolgere  l’allora neo sindaco  di Altare, Idalda Brondi,  servendosi del nome del poeta per “fare più clamore’. Protestavano perchè, a loro dire, due corrispondenti locali non avrebbero dovuto fare da megafono a lettere anonime e prima che fosse almeno accertata la verità dei fatti dall’autorità giudiziaria. Ricordano che furono anche scoperti, ma con scarsa eco di stampa, i ricettatori dei gioielli sottratti da casa (Villa) Capasso per un valore di 10 milioni. Lamentava che in due circostanze la loro dimora era stata invasa da materiale fognario e dalle acque del Rio impazzito, esploso sotto terra in due vani dell’immobile, con danni rovinosi, senza aver mai ricevuto una lira di risarcimento.

E concludeva uno degli scritti: “A Lei, con il buon ricordo di sempre, i più cordiali saluti, da Florette Morand anche da parte di mio marito ormai cieco e di recente sottoposto ad un intervento chirurgico”. Forse più che lo sfogo umano nei confronti di chi, tenuto conto della notorietà dei personaggi, esercitava il diritto di informare ( ci si può rivolgere alla magistratura per l’asserita diffamazione, ma Florette scrive che aveva rinunciato), sarebbe stato utile da una parte scoprire il corvo diffamatore, e soprattutto non trovarsi, come accadde, “la casa del poeta fu tra le più colpite dall’alluvione del 1992 e tuttora è l’unico grande sinistrato a non aver ricevuto una lira di risarcimento danni…”.

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Villanova: da 21 anni l’Ippodromo risparmia il canone. Lo Stato latita, il Comune fa causa

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Era il 21 novembre 2016 e un articolo di Bruno Bersano, sulle pagine di la Repubblica, edizione ligure, titolava: “Abusivo ippodromo d’Albenga. Da 18 anni non paga il canone allo Stato.  La Guardia Forestale di Savona denuncia alla Procura un’irregolarità iniziata nel 1996. Senza permesso anche i frutteti, uliveti e le serre realizzate nella zona….”.  Due anni prima La Stampa a firma di Angelo Fresia: “L’Ippodromo dei Fiori costruito abusivamente….Indagine della Guardia Forestale sui Terreni occupati dall’impianto”.  Se qualche lettore è interessato a conoscere come è finita resta deluso. In Italia si ‘spara’, si indaga, poi difficilmente ci si ricorda di sapere come è finita. Non parliamo di liti e beghe tra privati, fatti loro, ma neppure quando c’è di mezzo addirittura una grave lesione al preminente interesse dello Stato attraverso la prefettura, la Procura della Repubblica, il sindaco in rappresentanza della comunità elettiva.

Non se lo chiedono i cronisti più diligenti, politici e cittadini dimenticano, via una notizia avanti l’altra. Il giornalismo di successo e più apprezzato dalla stessa classe politico amministrativa savonese è quello che pubblica a raffica Tizio ha detto, Caio replica, poi rubriche e tematiche superleggere, di svago e da amici degli animali, senza che ci si renda conto della corrosione nell’etica di formazione sociale e civile dei cittadini.  Così può accadere che da ora 21 anni non ci si preoccupi nella civilissima Liguria cosa ne è dell’Ippodromno story. E nel mirino possa finire questo o quel sindaco, magari in periodo elettorale come, pare, accadde nell’inverno di quattro anni fa. In compenso scorrendo la rassegna stampa troviamo i tanti sforzi organizzativi, con le belle notizie, per il rilancio della struttura, privata si, ma con risvolti ed indotto di cui potrebbe beneficiare non soltanto Villanova e l’immediato comprensorio. Eppure non abbiamo letto di impegni ed interessamento concreto ad opera di parlamentari, in primis, di assessori e consiglieri regionali, presidenti di Provincia anche quando aveva potere e ruolo decisionale. Solo colpa dello sport ‘scaricabarile’. Di smemorati cronisti? Oppure di chi consiglia a chi ha il diritto dovere di informare (il giornalista) di voltarsi dall’altra parte se vuole conquistare amici e lettori.

Che dire ? rassegnarsi ? baciare dove passa l’informazione copia e incolla, rincorrere i comunicati che fanno ‘ascolto’: mini arresti, mini denunce, mini operazioni tra sbanditi e delinquenti dediti criminosi furtarelli, scassi, mini spaccio.  La microcriminalità impatta sull’opinione pubblica in assenza di omicidi compiuti o tentati, di azioni spettacolari di gang organizzate, rapine e sparatorie, scippi, pizzo imposto ad esercenti, commercianti ed imprenditori. Se non si versa la ‘tangente, avvertimento con gli incendi. Quello spaccato familiare a chi faceva cronaca negli anni  sessanta, settanta soprattutto, fino agli anni ottanta. Abbiamo la fortuna, tutto sommato, di vivere in una provincia tranquilla, almeno per  la cronaca nera e la sua deriva. Oggi alle prese con operazioni di polizia per contrastare i ‘disperati che finiscono per delinquere’. In un clima favorevole alle strumentalizzazioni. Se poi anche chi fa informazione sceglie il ruolo notarile, la frittata dei seduti in poltrona o al desk è quasi perfetta.

Villanova e il suo Ippodromo dei Fiori in stand by. Savona che potrebbe contare su tre personaggi di primissimo piano nell’informazione Tv nazionale. Ognuno con ruoli diversi e  strumenti giornalistici eterogenei: Antonio Ricci:….il marinaio della satira, la Liguria mi rende libero….mi hanno denunciato 300 volte, nel mio lavoro se hai paura sei morto…mi da forza che posso vivere con un pomodoro al giorno”; il colto, anticonformista e combattente Carlo Freccero tornato a dirigere una Tv, questa volta Rai 2, dopo anni di battitore libero e ‘tribuno – analista’; infine il ‘giovane’ mister  (Fabio Fazio) di Che tempo che fa, dai Rai 3 alla corazzata Rai Uno. Forse non c’è altra provincia italiana che batta in audience i tre ‘big’ dell’informazione. Non serve tirarli per la giacca solo per celebrazioni e ricorrenze, pur meritevoli. Ci sono situazioni ‘monstre’  che non sono appannaggio solo dell’informazione provinciale e regionale. Hanno una valenza  nazionale e ‘prima pagina’. Anche questo è un modo per ribellarsi alla brucrocrazia, alla malapolitica, alle ingiustizie spesso tenute nel cassetto o esibite ‘ogni morte di papa’. Quindi di nuovo nella catacombe. Nei dedali.

L’arrivo del presidente Berlusconi e del ministro Scajola all’aeroporto di Villanova d’Albenga accompagnati dalla scorta e dal sindaco Balestra

LA CRONISTORIA –  L’iniziativa parte nel 1981, sindaco Mosso, il quale inizia una procedura espropriativa sui terreni del Demanio ex aeroportuale per realizzare un ippodromo in forza di una convenzione con la società Riviera PRI.MA che vede interessati torinesi di Vinovo. L’Ippodromo di Vinovo appartiene alla HippoGroup Torinese S.p.A. ed è tra i maggiori del nostro paese.

L’area era  era classificata nel PRG dell’epoca “Parco pubblico attrezzato-Ippodromo” . Va da se che l’Amministrazione comunale riteneva e ha sempre ritenuto che il valore dell’indennità espropriativa andasse commisurato ad un’area a di interesse pubblico non commerciale.

“E qui ha origine il problema che ci siamo portati dietro sino ai giorni nostri – osserva lo storico sindaco rag. Piero Balestra -. Infatti l’UTE di Savona era di diverso avviso sul valore dell’indennità ritenendo congruo un valore commerciale perché a loro avviso l’ippodromo generava ricavi ed era un’attività commerciale. L’Intendenza di Finanza di Savona e l’Avvocatura dello Stato invece erano in linea con le valutazioni comunali ed in ben 2 ricorsi dettero ragione al Comune.”

Nel 1985 si insedia per la prima volta Balestra sindaco. Che succede? “Non oso ricordare i viaggi a Savona, le telefonate, per giungere a una definizione del valore di esproprio che tra l’altro non avrebbe neppure pagato il Comune, bensì la società realizzatrice dell’impianto- ricorda ancora il primo cittadino che si appresta ad un nuovo mandato, manco a dirlo dopo il giudizio dell’elettorato.

Siamo nel Bel Paese, quello decantato per le sue straordinarie bellezze naturali, i gioielli storici che gli avi ci hanno consegnato in eredità nel corso dei millenni. Siamo il Paese dove di burocrazia dominante e strisciante si discute da decenni. Il Paese dove la libera stampa, potere nel contropotere, non sempre focalizza l’attenzione mediatica per aiutare un sindaco, una comunità a risolvere un problema. Si rincorre la cronaca fresca, gli ultimi fatti e misfatti, giusto per dimenticare anche le cause giuste, sacrosante, dove la pratica delle proteste clamorose, quando è necessario e da ultima spiaggia, non dovrebbero essere strumento di lotta e di conquiste dei pastori sardi. Anche se nessuno ci ha finora spiegato perchè nei supermercati della nostra Riviera, quelli che vanno per la maggiore, da tempo non si trova quasi mai il Pecorino Romano.

Il sindaco Piero Balestra accoglie l’ex procuratore della Repubblica di Torino, Giancarlo Caselli in occasione della presentazione del libro Nient’altro che la verità

Come finì il pressing del sindaco Balestra. Incredibile, ma qui la Tv delle inchieste e degli approfondimenti non sembra interessata nella denuncia. Anche se l’ottimo Carrado Formigli (Oggi a Piazza Pulita de La 7) trovava il tempo per mettere alla berlina quel volo dell’Alitalia propedeutico alle esigenze dell’allora ministro Claudio Scajola, con un pesante rosso per mancanza di passeggeri. Nell’Ippodromo story, il sindaco non ha “mai ricevuto una risposta ufficiale  e tanto meno l’indicazione del valore”.

Succede che  nel 2001 (fino a marzo presidente del consiglio è  Giuliano Amato poi sarà la volta di Berlusconi) il Governo decide unilateralmente di affidare in proprietà a una società dello Stato una serie di schede riferite a terreni demaniali in tutta Italia. Tra le schede ci fu anche quella di Villanova. Piccolo particolare nessuno lo comunicò al Comune che apprese la circostanza molto tempo dopo.

L’intestatario era una società denominata “Patrimonio dello Stato SpA”  gestita con grande oculatezza e finì per fallire. Allora tali terreni passarono ad altra società dello Stato la “Fintecna immobiliare”, a sua volta finita in cattive acque e  non sappiamo quanto melmose. Ora tutto è nelle mani della CDP Immobiliare  partecipata al 100% da Cassa depositi e prestiti Spa e leader italiana nel settore del property devolopmen.

Qualcosa di più  – lo approfondiremo in altra servizio – potrebbe spiegare lo studio Acqua Barralis di Finale Ligure che tutela il Comune di Villanova in presenza di cause civili che vedono coinvolti prima la Patrimonio, poi Fintecnica, infine la CDP.

Commenta il sindaco: “L’ippodromo non è nato sotto un cavolo, ma a seguito di un piano particolareggiato che è stato approvato con tutti i crismi da Regione Liguria con tanto di decreto firmato dall’allora Presidente della Regione Rinaldo Magnani, socialista.”

Stando così le cose, la fotografia aggiornata il sindaco Balestra traccia l’ultimo quadro disponibile: “L’ippodromo, compresi i parcheggi esterni, è circa 130.000 mq. ed è quello che è in contenzioso; a valle ci sono circa 65.000 mq. liberi e di fronte allo stabilimento Piaggio, a monte, altri 40.000mq. di loro proprietà. Terreni privi di indice volumetrico, orti irrigui e a monte siamo in zona per lo strumento urbanistico vigente. Quindi chi volesse comprare non potrà realizzare nulla se non con il consenso esplicito del consiglio comunale”. E pare ovvio con una variante urbanistica che deve pure passare al vaglio della Regione.

Dunque speranze di valorizzazione chiuse nel cassetto ? Conclude il sindaco: “Noi stiamo provando a dialogare con CDP per una soluzione transattiva di reciproco interesse che ovviamente dovrà passare eventualmente attraverso una valorizzazione del loro terreno, in modo compatibile”. Sono da solo 9 mesi al governo del Paese i ‘rinnovatori’ e ‘decisionisti’. La rappresentanza leghista alla Salvini e pentastellata alla Di Maio dal cui ministero dipende la Cassa depositi e Prestiti, vede al governo sottosegretari e parlamentari liguri. Senatori e deputati. Nel lontano passato da prima Repubblica non era un’eccezione che il nostro ponente strappasse una priorità di rilievo nel contesto sociale ed economico. Sarebbe un’occasione per valorizzare un’area, un comparto della piana albenganese.

Chissà se è ancora in vita quel gentiluomo che il cronista incontrò casualmente all’azienda Vivai Montina. “Vivo in una villa dell’entroterra…ho lobby dell’orto….sono stato il primo ad investire nell’Ippodromo e a vendere al momento giusto le mie quote ad un imprenditore di Savona….non so se le detenga ancora….nessuno fa miracoli, tanto quando si attraversano momenti di crisi…ma questo è un hobby, passione dei ricchi….un ippodromo che come il Golf può usufruire, contrariamente ad altre strutture del Nord Italia, di 300 giorni di sole….ma come il Golf in questo benedetto paese è quasi impossibile fare impresa, si vive meglio – concluse – con la pancia al sole”. (L.Cor.)

LA STAMPA A FIRMA DI ANGELO FRESIA: il 7 maggio 2014.

“L’Ippodromo dei Fiori costruito abusivamente” (Indagine della Guardia forestale sui terreni occupati dall’impianto).

L’ippodromo è abusivo, così come il vicino maneggio, la scuola di equitazione e alcune aziende agricole. A sostenere l’accusa è il comando della guardia forestale di Albenga, impegnato in un nuovo filone d’inchiesta dopo quello sui sottotetti. Nei mesi scorsi, in seguito ad alcuni esposti, gli ispettori hanno avviato gli accertamenti sulle aree comprese tra la struttura ippica e la strada intercomunale per Ortovero, accanto all’aeroporto Clemente Panero. Le forze dell’ordine hanno eseguito diversi sopralluoghi nei terreni al centro delle verifiche e hanno prelevato la documentazione relativa all’occupazione degli appezzamenti. Il più importante è sicuramente l’ippodromo. «Si estende su una superficie di circa otto ettari. Era stata fatta un’occupazione d’urgenza valida cinque anni e prorogata per due anni, cui non ha fatto seguito nessuna acquisizione, né locazione da parte del Demanio. Ciò nonostante era stata stipulata una convenzione tra il Comune e la società Ippodromo dei Fiori, con finalità a scopo di lucro, e sono state rilasciate concessioni edilizie in assenza di un valido titolo di possesso del terreno», spiega il corpo forestale dello Stato. «L’occupazione abusiva riguarda anche più di due ettari per attività di maneggio e scuola equitazione sul terreno situato a nord dell’ippodromo. Ci sono altri mille metri quadrati dove sono state realizzate strutture edilizie, anche ad uso abitativo, colpite da ordinanza di demolizione in parte già eseguita. Inoltre più di cinquemila metri quadrati sono stati occupati da un unico soggetto a uso agricolo, con la realizzazione di serre in metallo e una stalla in legno», denunciano le forze dell’ordine.  E concludono: «Gran parte della rimanenza, stimata in oltre cinque ettari, è suddivisa in lotti occupati a uso agricolo da una moltitudine di soggetti privati, forse venti o trenta, con l’impianto di ulivi, alberi, box e baracche. Alcuni occupanti sono ex soci o familiari della cooperativa agraria villanovese, liquidata nel 1994. Altri invece sono estranei alla cooperativa e si sono impossessati illecitamente dei terreni, visto che per gli immobili pubblici non è consentito l’usucapione».

VILLANOVA GLI ALUNNI NELLA GIORNATA CONTRO LE MAFIE 2019

Nella giornata contro le mafie gli alunni di Villanova

 

Tribunale civile di Savona, una buona notiziagiustizia e decreti più veloci, meno arretratila riforma non serve, urge coprire gli organici

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Pubblichiamo l’intervento del presidente della sezione civile del tribunale di Savona dr. Alberto Princiotta sul tema:  “Giustizia civile. Situazione locale. Consuntivo a cinque anni dalla revisione della geografia giudiziaria. Ufficio per il processo: modello organizzativo. Riforma del processo civile”.  Nel focus (giustizia civile e penale)  partendo dalla realtà territoriale alle principali riforme attuate ed in cantiere, che si è svolto a palazzo di Giustizia. Coordinato da Lorena CANAPARO (Presidente Tribunale Savona), Ubaldo PELOSI (Procuratore Savona), Fabio CARDONE (Presidente C.O.A. Savona), Moderatore : Luca UBALDESCHI ( Direttore del Secolo XIX).

Le domande del direttore del Secolo XIX,  LucaUbaldeschi, con Maurizio Pellissone, capo della redazione di Savona, durante il convegno sulla stato della giustizia

di Alberto Princiotta*

Alberto Princiotta e Lorena Canaparo presidente del del Tribunale di Savona

La riforma del processo civile preannunziata da Governo. I dati di produttività e di efficienza per il nostro tribunale confermano indirettamente che l’ attuale sistema processuale garantisce una risposta efficace alla domanda di giustizia. La riduzione delle pendenze, la contrazione della durata media dei processi e dei tempi di emissione dei decreti ingiuntivi interessa del resto da anni il funzionamento della giustizia civile in tutto il nostro Paese.

Si tratta di un equilibrio processuale che è stato raggiunto solo recentemente, a fatica, dopo una serie di riforme.

Quindi la riforma del processo non era richiesta dagli operatori pratici -Avvocati e Magistrati- mentre tutti chiedono a gran voce la copertura degli organici del personale amministrativo che non solo a Savona, ma in tutta Italia opera in un contesto di costante, quotidiana emergenza.

Senza considerare che ogni riforma che punti esclusivamente alla rapida definizione delle cause di nuova iscrizione comporta a tutti gli operatori costose perdite di tempo per lo studio e gli adattamenti  e, comunque, rallenta la definizione dell’arretrato che rimane sempre significativo.

La riforma processuale non era poi indicata tra le priorità nel Contratto per il Governo del Cambiamento che pareva circoscrivere ogni intervento valorizzando il rito ordinario.

Nel contratto era stato scritto esclusivamente sul punto: “occorre velocizzare e snellire il processo civile mediante una semplificazione e riduzione drastica del numero dei riti, limitandoli al rito ordinario e al rito del lavoro. Verrà inoltre introdotto l’obbligo per il giudice, alla prima udienza, di prevedere la calendarizzazione dell’intero procedimento per garantire alle parti una maggiore certezza circa la durata del processo”.

Le cose sono cambiate ed il Ministro sta lavorando a tappe forzate all’ elaborazione di una  legge delega per la riforma del processo civile.

La riforma prevede la creazione di un “rito semplificato davanti al tribunale in composizione monocratica”.

Si prevede che il nuovo rito semplificato diventi il rito ordinario; viene definito quale obbligatorio e scompare il rito sommario di cognizione che pure era stato introdotto solo nel 2009 e che è oggetto di crescente utilizzo dagli avvocati e dai magistrati.

Il nuovo rito viene qualificato come esclusivo (e quindi unico utilizzabile), restano fuori solo i procedimenti gestiti con il rito del lavoro.

Per quanto è dato comprendere, vengono ristretti i tempi di gestione del processo a disposizione degli avvocati e dei magistrati.

Si prevede in particolare:

1.- la riduzione delle controversie in cui il tribunale decide in composizione collegiale;

2.- il processo nel nuovo rito monocratico sarà sempre introdotto con ricorso e sarà integralmente telematico;

3.- le preclusioni processuali e le istanze istruttorie saranno trattate molto più anticipatamente rispetto al modello vigente che, invece, dopo la riforma del 2005 sta dando un’ ottima prova;

4.- il modulo decisorio sarà sempre quello dell’ art. 281 sexies con concessione di termini per note antecedenti all’ udienza.

Questi sono taluni dei punti principali  della riforma in arrivo.

Mi sembra che il difetto più evidente della riforma sia quello di trattare tutte le controversie come se fossero di pari consistenza: vengono destinate eguali risorse sia ai processi di scarso rilievo sia a quelli di rilevante impatto sulla vita delle persone e sull’ economia.

Mentre, invece, dovrebbero essere destinate alla singola controversia le risorse che sembrano più appropriate al caso concreto.

In questo senso, la situazione attuale con il processo ordinario e quello sommario mi sembra preferibile perché consente tendenzialmente agli avvocati ed al giudice di adeguare meglio il processo alla controversia con un dispendio di risorse tendenzialmente più proporzionato.

Vedremo come verrà presentato concretamente a breve il progetto ed in quale misura lo stesso sarà oggetto di discussione tra i pratici Avvocati e Magistrati o se verrà imposto dall’alto. 

Passerei alla seconda parte della domanda, quella relativa alla magistratura onoraria ed alla organizzazione del tribunale quando verrà realizzata la riforma organica della magistratura onoraria, dell’ organizzazione del tribunale e dell’ aumento di competenza dei giudice di pace disposto dal Decreto legislativo n. 116\2017  .

Si tratta di un tema di grande importanza che è stato oggetto di una importante riforma nel 2017 che:

.- ha disciplinato lo status dei magistrati onorari,

.- ha modificato profondamente l’ organizzazione del lavoro in tribunale,

.- ha modificato la competenza dei giudici di pace.

La  Riforma è del 2017, ma ancora oggi non è entrata pienamente in vigore (lo entrerà in larga misura solo sul finire del 2021) e intanto la magistratura onoraria protesta sempre più vivacemente ed a maggio entrerà nuovamente in sciopero (due settimane i GDP ed una i giudici onorari di tribunale).

Sono in corso tavoli tecnici riservati che trattano principalmente la disciplina del sistema dei compensi che è uno dei punti di maggiore contestazione perché, da un sistema di lavoro a cottimo, si è passati ad un sistema di remunerazione tendenzialmente predeterminata.

Oggetto di contestazione da parte dei sindacati dei magistrati onorari sono anche i procedimenti disciplinari e l’ inserimento nell’ ufficio del processo che è rifiutato dai giudici onorari (che ne chiedono la copertura solo su base volontaria) laddove il potenziamento dell’ ufficio del processo era uno degli obbiettivi della riforma.

La legge ha certamente notevoli aspetti positivi se non altro perché ha cercato di disciplinare una materia che da più di venti anni era in attesa di una riforma organica, uniformando uno status (tra giudici di pace e la “magistratura vicaria dei GOT e dei VPO”) incomprensibilmente sperequato, principalmente sotto l’ aspetto retributivo.

I magistrati onorari che erano entrati in servizio per periodi predeterminati sono stati negli anni tutti  prorogati nello svolgimento dell’ incarico: basti pensare che la nomina della decana dei giudici onorari savonesi risale al 19 marzo 1998 (si 1998).

La legge, per quanto qui interessa, unifica lo statuto giuridico dei magistrati onorari, coniuga la onorarietà alla temporaneità e alla non esclusività (a regime prevede infatti che il giudice onorario, per lo svolgimento  dell’ incarico, avrà a disposizione al massimo due giorni di lavoro settimanali).

La legge consente, quindi, al magistrato onorario di continuare a svolgere un’ altra attività professionale che viene ritenuta primaria (ecco perché si dice che coniuga la onorarietà alla temporaneità e alla non esclusività).

La legge prevede che i giudici onorari –sotto il coordinamento diretto del presidente del tribunale che vigila sulla loro attività- debbano essere assegnati:

1.- all’ ufficio di giudice di pace

2.- all’ ufficio del processo.

Quest’ ultima costituisce una destinazione strategica ed opportuna perché  il giudice è l’ unico professionista a non essere dotato di assistenza qualificata e costante nell’espletamento delle sue attività.

Ed i positivi risultati del tribunale savonese sono stati realizzati grazie anche alla, seppure iniziale, attivazione dell’ ufficio del processo.

Negli ultimi anni, infatti, a Savona i giudici onorari  hanno affiancato con continuità i giudici togati in particolare nello svolgimento dell’ attività istruttoria, seguendone le direttive indicate nella stessa ordinanza di ammissione delle prove disposta sempre dal giudice togato. Tali direttive sovente erano concordate anche a voce e talvolta anche nel corso delle stesse udienze istruttorie: io con il mio giudice onorario da anni sto lavorando idealmente seduto allo stesso tavolo ed utilizzo la stessa consolle del magistrato su cui lavoriamo contemporaneamente entrambi.

Un altro aspetto rilevante della legge è il notevole potenziamento delle competenze civili del giudice di pace che è stato dilazionato nel tempo ed entrerà in vigore dal 31 ottobre 2021.

Vi è da dire, però, che già attualmente l’ ufficio del giudice di pace a Savona come anche in Italia è sempre più in difficoltà.

A Savona, in particolare, soffre di una grave carenza di organico: sono presenti 4 giudici di pace su un organico di 7 unità.

La presidente del tribunale, proprio grazie alla riforma, ha iniziato a monitorare la situazione; ha, quindi,  valutato l’ aumento delle pendenze ed ha gennaio a mandato i rinforzi.

Ha, quindi, applicato per un anno un giudice onorario del tribunale all’ ufficio del giudice di pace.

Queste sono le premesse.

Eppure i giudici di pace savonesi in prospettiva dovranno essere molto più operativi perché dal 31 ottobre 2021 dovranno occuparsi, tra l’ altro:

1.- delle cause sino al valore di €. 30.000 (oggi il limite è 5.000);

2.-  delle cause di risarcimento danno prodotto dalla circolazione di veicoli e natanti sino a 50.000   (il limite attualmente è di €. 20.000);

3.- delle cause di usucapione di beni immobili e diritti immobiliari sino al valore di €. 30.000 e della materia dell’ espropriazione mobiliare;

4.- dal 31 ottobre 2025  saranno competenti a trattare tutte le cause in materia condominio di edifici.

Si tratta di un notevole passaggio di competenze civili, mentre quelle penali resteranno immutate.

Ho iniziato a riflettere sul numero dei processi civili la cui trattazione verrà affidata ai giudici di pace a Savona  ed i dati mi sembrano impressionanti: ad esempio passeranno almeno l’ 85% dei decreti ingiuntivi attualmente trattati dal tribunale: nel 2018, solo nel settore civile, sono stati emessi 1134 decreti ingiuntivi di cui solo 177 di valore superiore a 30.000 euro.

Penso che dovrebbero passare anche almeno il 30% dei procedimenti di cognizione ordinaria, non specialistica del tribunale.

Come sarà possibile in un ufficio che già oggi è sottorganico ?

Come sarà possibile in un ufficio che è gestito da giudici onorari che, in quanto tali, a regime, secondo la riforma,  non dovranno lavorare più di due giorni a settimana ?

Deve infatti comprendersi che secondo l’ impostazione della riforma 9 giudici onorari potendo lavorare solo due giorni alla settimana equivalgono a non più di tre giudici togati.

Come potranno i 9 giudici di pace che saranno in servizio a Savona gestire la mole di lavoro che si abbatterà su di loro il 31 ottobre 2021?

Il 2021 non è poi così lontano e sono già passati due anni dalla riforma.

E chiaro che continuano a non trovarsi le risorse indispensabili per realizzare la riforma della magistratura onoraria e per cambiare l’ organizzazione del lavoro nei tribunali.

Non a caso la riforma nello stile italiano è stata sbrigativamente disposta “senza nuovi oneri per la finanza pubblica” (c.d. clausola di invarianza finanziaria).

Per rispondere alla domanda, dovendo fare una credibile previsione di quello che succederà il 31 ottobre 2021 è probabile che l’ incremento di competenze subirà un rinvio per evitare grossi scossoni suscettibili anche di causare una perdita di credibilità del sistema ed anche per consentire ai giudici di pace di iniziare ad utilizzare il processo civile telematico che sarà a breve introdotto anche per loro con la riforma del rito civile.

Alberto Princiotta*, presidente della sezione civile del Tribunale di Savona

Il grafico pubblicato sulla pagina del Secolo XIX Savona


Paracadutisti Savona: la Folgore, Terracciano padre e figlio. Storia ‘gloriosa’ di una sezione ‘silenziosa’. In questura i ‘segreti’ di Lanza

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Sezione paracadutisti di Savona, mezzo secolo di storia ai più sconosciuta.  L’incontro a Savona di alcuni paracadutisti savonesi, reduci dal conflitto, con il contemporaneo formarsi a livello nazionale delle prime Sezioni, hanno fatto sì che anche a Savona, si costituisse la Sezione. Con gli uomini della Folgore. La Brigata paracadutisti “Folgore” è l’unica grande unità aviotrasportata dell’Esercito Italiano, posta alle dipendenze del Comando Forze Operative Nord.  La storia delle unità di fanteria paracadutista, in Italia, ha origine nel 1938, con la costituzione del Battaglione paracadutisti libici Fanti dell’Aria.

Primo punto d’incontro utilizzato dai fondatori, fu una famosa palestra in C.so Ricci 32B/26,  al piano interrato di un portone all’angolo prima di Via Aglietto. Palestra era dell’allora prof. Enrico Terraciano, insegnante di educazione fisica (massone Gran maestro Aggiunto del Rito Filosofico Italiano),  a Savona, primo istruttore atletico dei futuri parà del primo corso che si tenne nel 1963 ed era stato intitolato ad Edvino Dalmas, comandante, prima del Battaglione A.D.R.A immolatosi in Algeria, e poi della scuola di paracadutismo di Tradate nel lontano 1943.

Fabrizio Terraciano

“Giovani entusiasti di diventare paracadutisti  – si legge nel sito internet – si affacciavano alla porta della palestra, ove si s’insegnava la capovolta  e si preparavano i futuri parà al grande evento”. Ricorda Giancarlo Buraggi: “Nei lontani 1963 / 66 ai tempi di Massimo Traversa presidente, figlio di Giorgio YvesFabrizio Terracciano  (indiziato e prosciolto per le Bombe di Savonadel 1973- ’74 ndr) ero socio della sezione, poi per lavoro mi ero trasferito in Sardegna. Per molti anni ho mantenuto rapporti stretti con Carlo Pisanu e Andrea Lamberti, Carlo in particolare venne a trovarmi diverse volte in Sardegna”.mmmm

Storia della sezione di Savona- E’ dedicata alla M.A.V.M.  Tenente paracadutista Bruno De Camillis “ Leone della Folgore”. “Ultimo Colpo”. Dopo aver superato  l’addestramento prelancistico ed aver conseguito il brevetto di paracadutista come gli altri commilitoni anziché venire impiegato nell’aviolancio su Malta lo sarà nelle sabbie del deserto di El Alamein.
Nell’ambito di quella battaglia gli viene conferita la Medaglia d’Argento al Valore Militare e precedentemente rifiuta quella d’oro affinchè sia assegnata ad un suo commilitone morto in uno scontro. Quando giunge alla “FOLGORE” l’ordine di ripiegare per impedire  di venire aggirati dagli inglesi, il tenente Bruno De Camillis inquadrato nel Raggruppamento Camosso riceve l’ordine, insieme ad altri 300,di coprire il ripiegamento fino ad esaurimento delle munizioni. Durante questa operazione di copertura perde il suo Comandante  e a seguire tutti i serventi del pezzo 47/32, ma non perde la volontà di lottare, fino a quando con l’ultimo colpo rimasto arma il pezzo, mira e centra un mezzo nemico, guadagnandosi un’altra Medaglia d’Argento al Valore Militare e l’appellativo che lo contraddistinguerà “ULTIMO COLPO”

Yves Giorgio Traversa, allora primo presidente della fondata Sezione di Savona affiancato dal suo compagno d’armi Vittorio Adorni, di Celle Ligure, con il prof. Enrico Terraciano e  Carlo Bigatto, anch’egli reduce della Folgore del 43/44, si prodigava alla preparazione tecnica e fisica dei giovani savonesi, con sessioni di palestra, corse, superamenti ostacoli e soprattutto lezioni teoriche.

Alcuni dei quei ragazzi savonesi che parteciparono al primo Corso del 1963: Roberto Furia, in seguito prestò servizio di leva nella Folgore, per poi entrare nella Polizia Municipale di Savona, e quindi Volontario Croce Rossa. Fabrizio Terraciano, figlio del Prof. Terraciano, Luigi Guarena oggi volontario della protezione civile, Andrea Lamberti, che continuò l’attività lancistica, sia in Italia che in Francia,  Zambolin. E ancora: Carlo Pisanu, don Francesco Ardissone missionario in Africa (nella foto), Carlo Gozzi, Martino Mazzei carabiniere paracadutista anch’egli reduce, Guido De Toma, Giovanni Campolo, Cesare Marciante, Piero Rossi. Infine Pierantonio Jacchetti speaker ufficiale di tutte le  manifestazioni.

L’album dei soci racconta di Laino, Ceriana poi entrato nella Polizia Municipale, Andreina Bernat, impiegata del Comune di Savona, Giovanni Gallo, figlio dell’orefice, Agnese di Millesimo, Cappellino di Albenga, Chionetti entrato nella Folgore come ufficiale, i fratelli Paolo e Carlo Manconi. Pierino Rovani, Michele Tortorella.

Già nel 1964 l’attività lancistica  della Sezione di Savona viene svolta anche, per ragioni propagandistiche, in manifestazioni nelle varie cittadine rivierasche, vedi Albissola Mare, Pietra Ligure, Celle Ligure ed altre,  mediante  lanci vincolati ed in caduta libera con atterraggi in mare, alternati da esibizioni acrobatiche di aerei dell’aereoclub di Villanova di Albenga. L’aeroporto di quella cittadina diventa, grazie all’idea della Sezione di Savona, in quegli anni un nuovo centro di paracadutismo sportivo, un centro che raccoglie anche i parà

provenienti da Genova da Torino e da ogni dove, anche dalla Francia.

Un hangar viene riservato ai paracadutisti, tavoloni per ripiegare, binocoli ed altra attrezzatura fanno da contorno alle attività di questo centro. Ricordiamo l’istruttore Paride Rava di Torino, Mario Re, i paracadutisti genovesi Rinaldo Corsiglia, Pizzimbone, i sanremesi Italo Balzaretti e Tullio Vignola, i milanesi Gianni e Roberto Mirzan fondatori dell’”Accademia di Paracadutismo”.  Viene realizzato il bersaglio per le gare di precisione, vengono organizzati stages estivi, vere full immersion, una organizzazione perfetta ed accogliente: di giorno attività lancistica, la sera, spettacoli organizzati dai parà per il divertimento anche degli abitanti di Villanova. La notte  si dormiva tutti in brande militari nella scuola del paese messa a disposizione dal Comune.

Negli anni 1965/66,la Sezione si trasferisce in Via Lichene, primo piano, l’attività di preparazione al brevetto, e di organizzazione di eventi e stage continua. Il gruppo di paracadutisti del centro di Albenga si presentano alle manifestazioni per essere premiati in una divisa sociale giacca blu, pantaloni grigi e sul taschino uno scudetto “Para Liguria”. (vedi foto)

Nel 1980 circa viene eletto presidente della Sezione di Savona il carabiniere paracadutista Martino Mazzei reduce della campagna d’Africa che vide il Primo Battaglione Reali Carabinieri Paracadutisti protagonista, nella campagna d’Africa, di atti di eroismo ad Eluet el Sael.  L’attività di preparazione a nuovi brevettati non si ferma. Con la scomparsa di Martino Mazzei, Gesualdo Cappello diviene  l’attuale presidente.

IN QUESTURA SEGRETI E RISERVATEZZA DELL’UMILE FUNZIONARIO LUIGI LANZA –

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Era il funzionario della Questura di Savona che ha vissuto fin dall’inizio gli anni bui della stagione delle bombe di Savona, della strategia della tensione. Gli anni di Pertini presidente del senato prima e poi presidente della Repubblica, dell’attentato al portone del palazzo dove abitava il senatore Varaldo della democrazia cristiana. Fu proprio Lanza, il primo e l’unico ad essere avvertito dal giornalista Luciano Angelini di aver ricevuto a casa una telefonata anonima, dopo l’esplosione, che rivendicava l’attentato  ed indicava dove trovare la ‘miccia’. Anche in quel caso il ligio al dovere Lanza non fece mai trapelare l’informatore. Se il dr. Cerbasi, capo di gabinetto negli anni di Lanza veniva considerato un uomo vicino ad ambienti dell’intelligence interno e che comunque non era difficile magari scambiarsi qualche confidenza e considerazione, Lanza, con signorilità e modestia, gentilezza, era ermetico. Impossibile, per il cronista, strappare qualcosa di più di ciò che non si sapesse. Ascoltava, qualche domanda, nessun commento che non fosse ovvio. Eppure gli stessi magistrati inquirenti, almeno quelli che hanno seguito le vicende più delicate della storia savonese, stimavano il funzionario, sapendo comunque che esercitava fino in fondo il suo compito. Così fu negli anni delle bombe e di gladio, con la base militare (e atomica?) della Nato (Stati Uniti) sul Melogno che ebbe infiniti strascichi polemici. Non sarà stato un agente periferico al soldo dei servizi segreti, deviati o meno, che non scoprirono, ad esempio, la presenza di Edgardo Sogno a Savona nonostante fosse ricercato dal giudice Violante, ma se sapeva custodire i segreti come ha sempre dimostrato, difficile non avesse quantomeno un collegamento, pur nella sua veste di uomo dello Stato.

Troppe volte ci siamo confrontati, basti pensare alle logge massoniche via via scoperte anche con l’ausilio della squadra mobile della questura su direttive impartite dall’allora sostituto procuratore della Repubblica, Filippo Maffeo e successivamente del procuratore Granero che si è occupato anche di quel filone massoneria e P2. Spesso , almeno lo riteniamo con il senno del poi, fingeva di cascare dalle nuvole, lui che aveva diretto la squadra politica della questura. Che poteva contare almeno su un paio di agenti che erano soliti ‘infiltrarsi’. Il dr. Lanza ha lasciato la vita terrena senza mai essere coinvolto in un’indagine giudiziaria, si trovò, come altri dirigenti, in obiettive situazioni di difficoltà. In due circostanze dalla cassaforte del dirigente la mobile sparirono pistole e in un altra circostanza denaro e forse stupefacenti. Il mistero non ebbe mai un colpevole, anche se lettere anonime, nel corso degli anni e dei pensionamenti, indicavano presunte tracce. Un ‘filone nero’.

Tutto sommato come ha scritto Giovanni Ciolina il dr. Lanza pur in momenti di tensione si trovava più a suo agio nell’affrontare manifestazioni, cortei, scioperi e blocchi stradali. Il suo buon senso e saggezza, una equidistanza che non guastava, ha fatto si che non si arrivasse mai  a degenerare. E comunque sono le poche volte che compariva da testimone per immancabili strascichi ad interruzione del traffico stradale, in un paio di casi ferroviario. A volte basta una scintilla perchè finisse nel peggiore dei modi. Invece non accade, ovvero mai una vittima con Lanza responsabile dell’ordine pubblica sulla piazza, ad una manifestazione o al campo sportivo.

 

 

 

 

Alpi Liguri imperiesi: chi ha visto la misteriosa Genetta, originaria dell’Africa e confusa con il gatto selvatico. La scoperta

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Biodiversità: una conferenza per illustrare lo stato degli studi e delle prospettive di analisi scientifica e di monitoraggio dell’elusiva e misteriosa Genetta genetta, specie appartenente alla famiglia dei Viverridi e originaria del continente africano, nonché unico viverride documentato in Europa. La Genetta può considerarsi infatti rara come il locale gatto selvatico, ma il suo avvistamento è più che straordinario se considerata l’origine africana appunto: da sempre ritenuta una chimera. Rarità fenotipiche della fauna selvatica territoriale, come l’eccezionale volpe albina. E ancora un giovane lupo e una martora: un Viverride, un Canide e un Mustelide che coabitano, insieme ad altre specie, sulle Alpi Liguri a poca istanza dal Mar Mediterraneo. Un raffica di buone notizie per chi ama la dolce montagna di Liguria.

L’esemplare di Genetta ripresa col teleobiettivo sulle Alpi Liguri imperiesi al confine della Francia

Si tratta di uno dei carnivori più antichi e primitivi, oltre che elusivi e difficili da individuare e da addomesticare: osservata in Liguria per la prima volta nel 2008 al confine con la Francia e ancora lo scorso ottobre nel Parco delle Alpi Liguri. Questa specie si trova da noi, a detta degli esperti, al limite estremo del proprio areale orientale. Con il suo muso appuntito, la pelliccia maculata e la coda ad anelli, nel corso dei secoli la Genetta è stata spesso confusa con il gatto: solo nel XXI secolo, a seguito di studi approfonditi, essa è stata finalmente identificata e riconosciuta anche su antiche monete, affreschi, arazzi e francobolli.

L’incarico di monitoraggio affidato di recente dall’Ente Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri giunge in un momento storico-scientifico particolarmente significativo: i paralleli studi francesi degli ultimi mesi dimostrano come gli avvistamenti di questa specie si siano ultimamente intensificati, segno di una probabile espansione dell’areale della Genetta al confine con l’Italia. Si tratta quindi, per il territorio del Parco delle Alpi Liguri, della Provincia di Imperia e della Regione Liguria, di una vera e propria new entry in termini di biodiversità, un ulteriore gioiello in grado di arricchire l’eccezionale patrimonio naturalistico dell’area protetta, già considerata fra i paradisi botanici dell’intero continente europeo, candidata Unesco per le straordinarie testimonianze.

La Genetta, una delle specie faunistiche forse più misteriose di sempre.Un’occasione unica di monitoraggio, grazie anche alla strumentazione messa a disposizione dall’Ente Parco, che consentirà di approfondire non soltanto la conoscenza della Genetta e delle sue abitudini ma anche di altre specie faunistiche e di interessanti fenomeni naturalistici, quali le rarità fenotipiche della fauna selvatica territoriale, come l’eccezionale volpe albina. Inserita nella lista rossa della IUCN (International Union for Conservation of Nature). La Genetta può considerarsi infatti rara come il locale gatto selvatico, ma il suo avvistamento è più che straordinario se considerata l’origine africana appunto: da sempre ritenuta una chimera. La prova della sua presenza nel Parco delle Alpi Liguri è un documento di notevole importanza a livello scientifico e naturalistico. Nella stessa zona sono stati infatti osservati, oltre alla Genetta, un giovane lupo ed una martora: un Viverride, un Canide e un Mustelide che coabitano, insieme ad altre specie, sulle Alpi Liguri a poca istanza dal Mar Mediterraneo.

Daniela Girardengo

Pietra vota Luciano Laschi, medico, poeta, pittore, umanista: 44 anni fa in lista col Pci.Centrodestra se non son botte poco ci manca, alla Lega 5 candidati, sindaco e un assessore

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La sinistra divisa e in concorrenza, a Pietra Ligure, spera di vincere le elezioni. Un candidato ci riprova per la seconda volta: Giovanni Zanelli, docente di storia e filosofia, fede antifascista a prova di corazza, ottimo bagaglio culturale e sufficientemente pragmatico. Zero conflitti di interesse e ‘peccati’ gravi da farsi perdonare. Nella sua lista, di ex camici bianchi, c’è un personaggio, non banderuola, da incorniciare che i bravi e storici cronisti pietresi mettono in disparte: il dr. Luciano Laschi, ‘festeggia’ i 44 anni da quando si candidò nell’allora Pci, in una stagione di grande successo. Laschi medico, poeta, pittore, umanista descritto e raccontato da uno straordinaria articolo scritto dal collega Armando Filice. Laschi fu il più votato tra i 16 candidati del gruppo: 495 preferenze, 456 per un’altra figura di spicco (tre legislature capogruppo) Franco Buscaglia.

Speriamo di non annoiare i quattro lettori pietresi di trucioli.it (non ne meritiamo di più !) pur sapendo che brilla il giornalismo provinciale nel successo boom ‘copia e incolla’. Il pietrese Uvg  sta scalando la vetta dei 70 mila contatti. vale a dire voi per una o dieci volte cliccate per le notizie aggiornate ed ecco il numero di lettori e rilettori. La memoria storica ormai rilegata a cestino della carta. Non è utile e neppure lo storico cav. Giaconmo Accame forse riscuoterebbe successo. Per fortuna che resta il pilastro di ResPubblica che almeno entra nella case e nelle famiglie residenti. Trucioli.it è stato condannato a non fare commercio di ‘spazio elettorale libero‘ e in vendita. E a non dimenticare almeno il dr. Luciano Laschipoeta della luce e maestro del colore’.

Quando la classe operaia pietrese (cantiere navale, Santa Corona, Piaggio) eleggeva sei consiglieri comunali su 16, in Riviera negli anni ’70 e ’70, il Pci governava in diverse città, a pietra poteva contare su un nutrito gruppo consiliare e senza andare mai entrare in giunta. Un appoggio esterno fu decise con l’elezione di salvatore Caltavituro sindaco, vice era Eugenio Carrara, socialista, papà di Mario, già assessore con de Vincenzi e ora candidato nella lista di centro destra e probabile vice sindaco. Caltavituro ‘perfettamente’ dimenticato da Ivg quando ha dato notizia della morte di Paolo Messina, figlio di Ignazio il commendatore che aveva lanciato il cantiere e che tra i dipendenti c’era proprio ‘Totò’ Caltavituro con il quale la famiglia Messina ha sempre avuto un forte legame. Erano numerosi i dipendenti del cantiere che venivano assunti con l’intercessione di Caltavituro, e successivamente qualcuno anche nel gruppo armatoriale genovese. Chissà come l’avrà presa il figlio di Caltavituro a leggere che Pietra Ligure aveva un forte legame con i Messina ignorato il ruolo di primo piano e referente che ha sempre avuto il siciliano ‘immigrato’ Totò. Uomo semplice, di fede e di chiesa, benefattore. E’ stato anche presidente della locale Croce Rossa.

Giovanni Zanelli candidato sindaco La Sinistra per Pietra Ligure

Ovviamente il nostro revival non sarà un approfondimento storico a 360 gradi. Per chi è interessato, può rileggersi i risultati della consultazione elettorale alle comunali del 1975. Abbiamo avuto l’opportunità di conoscere quasi tutti i candidati e quelli risultati eletti (allora erano 16, oggi 13), abbiamo imparato a conoscerli da vicino, quando il corrispondente locale del Secolo XIX che era il quotidiano più letto anche a Pietra Ligure (700- 800 copie la media, punte da 900 la domenica) guai a perdere un consiglio comunale, dall’inizio alla fine, che voleva dire dalle 21 all’una, due di notte se tutto andava liscio.Lo schieramento più combattivo, conosciuto già nel mandato 1965 – 1970, vedeva il capogruppo Baietto al quale subentrerà, dopo il 1975, Franco Buscaglia, che aveva di spalla  Giovanni Lorenza. Laschi prendeva la parola raramente e comunque con interventi meticolosamente preparati e documentati. Era il meno

Laura Ferrando candidata

Paola Schiaffino candidata

massimalista pur essendo forse il più ideologizzato. Mai nel ruolo di primo protagonista, esibizionista, pur essendo indiscutibilmente un jolly che i colleghi ascoltavano con attenzione.

E’ possibile che una squadra dove non manca  l’esperienza e la visione politica senza paraocchi, abbia deciso di correre da sola, rompere il fronte della sinistra, soprattutto sapendo che il fronte avversario più temibile quanto a risultati nell’urna sarebbe il centrodestra unito e con buone probabilità, ragionevoli, di proseguire sulla scia delle amministrative nazionali con il governo verde giallo. La scelta, a leggere i resoconti dei media, era maturata già nell’autunno 2018. Dunque senza attendere le decisioni del centro sinistra targato Pd ed ignorando che sarebbe tornato a scommettere Luigi De Vincenzi, il già due volte sindaco, vice presidente del Consiglio regionale,

Daniela Manara candidata

Mauro Core candidato

l’unico candidato savonese non eletto che alle scorse elezioni politiche ha raggiunto un traguardo onorevole rispetto alla generale disfatta del partito.

E’ possibile che, a Pietra Ligure, il diffuso malcontento sociale si tale da premiare l’estrema sinistra e la sinistra, anziché Lega di Salvini e 5 Stelle. La rabbia di fronte alla politica inconcludente e ciarliera, la povertà delle famiglie che avanza, la solitudine, i sacrifici di tanti giovani (dove gli scansafatiche non mancano, come chi non accetta un lavoro che impegni anche nei fine settimana) laureati e diplomati costretti ad emigrare. Gli anziani con pensioni da fame. I senza casa o alla prese con la durissima realtà di un affitto da pagare. La vita o lo spettro della disoccupazione. La costante impennata dei delusi e nauseati che non votano. Un grande bacino

Tra i candidati un personaggio in fretta dimenticato: Romano Rembado, è stato primario di Medicina nucleare, sempre gentile, educato, ricco di umiltà. Hobby della vigna in quel di Verezzi. nella foto con il collega Giorgio Marenco e l’avv. Angelo germano. I due medici del Santa Corona erano testi ad un processo che si svolgeva nel tribunale di Savona

elettorale che dovrebbe premiare  chi cavalca protesta e malcontento. Se di maggioranza si tratta sarà la volta buona per eleggere il primo sindaco della vera sinistra nella storia di Pietra Ligure dell’ultimo mezzo secolo. A ritroso troviamo Giacomo dr. De Vincenzi, figura nobile d’animo e di impegno sociale (vedi il campo di calcio,  associazione omonima al Santa Corona) e primo sindaco della Liberazione.

Oggi la lista del filosofo Zanelli – abita a Giustenice – ricorda che ” ci servono almeno 60 firme per partecipare alle elezioni. Tutti i residenti a Pietra Ligure possono andare a firmare all’Ufficio Elettorale, nella sede del Comune, dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12.30; martedì e giovedì anche dalle 15.00 alle 16.00. Firmare per noi non vuol dire votarci, ma offrirci democraticamente la possibilità di partecipare alle elezioni”.

I CANDIDATI – “Sinistra per Pietra Ligure” ha candidato sindaco, Giovanni Zanelli, che riprova la scalata a Palazzo Golli dopo l’esperienza di “Monte Carmo Unito” nel 2014. I candidati:  Ettore Cavallario,  Maurizio Core, Laura Ferrando,  Gianni Giordano, Luciano Laschi, Daniela Mara, Pier Giorgio Pavarini, Romano Rembado, Paola Schiaffino, Giulia Zanelli.

Da sx in alto: Daniela Manara, artista; Giulia Zanelli, infermiera al Santa Corona; Pier Giorgio Pavarino, operaio dell’ex cantiere navale; Romano Rembado, già primario di Medicina Nucleare al Santa Corona; Luciano Laschi, ortopedico del Santa Corona; Gianni Giordano, già operativo al Pronto Soccorso pietrese; Giovanni Zanelli, candidato sindaco della lista “Sinistra per Pietra Ligure”. In basso: Mauro Core, dipendente nel settore dell’igiene ambientale; Ettore Cavallero, ex dipendente del Santa Corona; Laura Ferrando, ex dipendente comunale; Paola Schiaffino, antropologa

PROGRAMMA –Consumo di suolo zero: considerato l’evidente calo demografico e il conseguente aumento delle abitazioni sfitte, si ritiene necessario non continuare a consumare suolo con nuove costruzioni, ma privilegiare le ristrutturazioni urbanistiche a pari volumetria (senza aumento di volume) con superficie minima degli appartamenti di 60 mq e obbligo di efficienza energetica; salvaguardare la specificità storica e artistica del nostro centro storico”.

“Tutela del verde pubblico: iqualificazione delle aree verdi per uscire dalla logica urbanistica delle cementificazione; introduzione della figura dell’ecologo come consulente della pubblica amministrazione”.

Strategia Rifiuti Zero: contrastare l’uso e l’abuso del conferimento in discarica e dell’incenerimento riportando la gestione nell’ambito pubblico, meglio all’interno di un’”azienda speciale” (non una S.p.A che ha fini di lucro); perseguire l’obiettivo Comune deplastificato incentivando l’utilizzo di materiali alternativi alla plastica nell’uso quotidiano (borse della spesa, bottiglie d’acqua…) e nelle manifestazioni pubbliche (sagre…) con schede per la raccolta punti a raggiunta degli obiettivi che comportino una riduzione delle tasse comunali; organizzare la raccolta differenziata dei rifiuti con il sistema porta a porta, gestirne direttamente la vendita al Consorzio Nazionale Imballaggi e ad altre organizzazioni affini mediante l’istituzione di appositi centri raccolta consorziandosi con i comuni limitrofi, incentivare il compostaggio sia quello casalingo sia quello comunitario con impianto di stoccaggio comunale o comprensoriale”.

“Difesa del lavoro: vigilanza negli appalti pubblici per garantire il rispetto dei diritti sindacali e il mantenimento delle garanzie contrattuali a difesa del lavoro dipendente. La Sinistra per Pietra Ligure crede nella necessità della riconversione dell’economia in una direzione ecosostenibile e si batte per la difesa dei beni comuni (acqua, paesaggio…). Siamo convinti che sia essenziale avviare un dialogo stretto e collaborativo con le associazioni e i comitati civici che si occupano di queste problematiche. Riteniamo centrale il controllo democratico dei cittadini sulle decisioni dei governanti e, pertanto, ci impegniamo a garantire la condivisione e la compartecipazione all’azione di governo adottando tutti gli strumenti utili in tal senso, a partire dal bilancio partecipato”.

SE NON SON BOTTE: in campagna elettorale Ivg.it ospita anche gli anonimi. Picolo particolare smentisce il segretario della sezione leghista, Paolino, tacciono Negro e l’on. Foscolo. Sarà un caso.

Testo dell’articolo:

Pietra Ligure. Un volantino diramato da un paio di giorni e arrivato in forma anonima anche alla Redazione IVG.it: i contenuti sono senz’altro pesanti, visto che si parla di una presunta rissa tra l’ex sindaco leghista di Pietra Ligure Daniele Negro, storico esponente del Carroccio, e il segretario della sezione di Pietra-Finale Roberto Paolino, motivata dalla scelta dei nomi per la composizione della lista in vista del voto pietrese. La smentita è arrivata questa mattina dallo stesso segretario locale della Lega, venuto a conoscenza del documento: “Se non fosse per quanto scritto mi verrebbe quasi da ridere… Anche perchè il sottoscritto e Daniele siamo amici di lungo corso” afferma. “E’ vero, c’è stata una discussione animata per la scelta delle candidature, ma nella più assoluta normalità della dialettica politica, come spesso avviene in questi casi”. “Dire che c’è stata una rissa e che siamo venuti alle mani è una falso, una bufala clamorosa fatta circolare da qualcuno in totale malafede” aggiunge. “Tra l’altro si cita il piazzale della stazione quando invece la riunione è avvenuta nell’ufficio del candidato sindaco Sara Foscolo. Abbiamo discusso animatamente, ma addirittura arrivare a certe affermazioni farle per di più circolare è davvero ridicolo… La dimostrazione, dal mio punto di vista, che hanno paura di noi e del consenso che possiamo ottenere alla prossima tornata di elezioni amministrative” sottolinea ancora Paolino. “Tra l’altro si riporta pure che Negro abbia dovuto ricorrere alle cure dell’ospedale Santa Corona… E’ una bugia totale, in quanto Daniele Negro si è recato il giorno dopo al pronto soccorso per un suo problema alla spalla ed è stato il sottoscritto ad accompagnarlo” precisa. “In relazione al volantino e ai suoi contenuti stiamo valutando assieme se presentare formale querela ai carabinieri. Macchiare così una campagna elettorale è fuori luogo e inaccettabile”.“Posso solo aggiungere che certe strategie o altri colpi del genere non ci fermeranno e andremo avanti ancora più forza e unione per portare il nostro candidato sindaco alla guida di Pietra Ligure” conclude.

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L’accordo nel centro destra può essere così riassunto, all’insegna della trasparenza:a) Sara Foscolo é il candidato sindaco, b) Mario Carrara  se si vince le elezioni sarà vice con  deleghe della gestione del territorio, lavori pubblici, parchi e giardini, urbanistica, edilizia privata. Forse pure cimiteri, cultura. C) alla Lega spettano 5 candidati  dei 13 complessivi della lista, Sindaco compreso; alla Lega, oltre al sindaco, spetta un assessore; d) gli altri assessori saranno scelti tra i candidati più votati rispettando le quote rosa. e) Programma e simbolo saranno concordati.

 

 

LASCHI ARTISTA E UMANISTA CHE VIVE DA DENTRO

I FATTI DELLA STORIA E NON SI LIMITA A RACCONTARE

Il saggio  è stato scritto e pubblicato sulla rivista Il Quadrifoglio, nel 2017, e porta la firma di Armando Filice che descrive il collega Laschipoeta della luce  e maestro del colore”. La pubblicazione, direttore Pier Paolo Cervone, giornalista e scrittore di storia, ex sindaco di Finale, è edita dall’Associazione Emanuele Celesia  e Amici della Biblioteca  e del Museo di Finale Ligure. Filice tratteggia l’opera di Laschi capace di tramandare “esaltanti momenti di civiltà e malessere della contemporaneità….con amici cari e straordinari, laboriosi, amicizia sincera e caparbia, durevole, legami proficui”. Accende il riflettore su due simboli fondanti che ricorrono nella vita artistica e culturale di Laschi: l’orologio e il libro. “Il primo  è fonte di angoscia e apprensione, un continuo raffronto tra passato e presente, tra memoria ed attualità.” Il secondo è “memoria del tempo a venire. Simbolo della cultura e storia dell’umanità. Oggi calpestata da un modello di vita consumistico, dalle guerre e dall’oscurantismo religioso. Laschi vive da dentro i fatti della storia, non si limita a raccontare….”. 

Quanto è importante riflettere e imparare.

Luciano Corrado

 

 

 

 

 

Albisola, Baccino (non) piange, Gambaretto (non) ride. Parodi (non) godeE Garbarini si rafforza con Simona Poggi

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Trucioli aveva dato in anteprima la notizia della candidatura a sindaco del geom. Marino Baccino (vedi…..) e i media locali con enfasi, giusta o sbagliata che fosse, annunciavano che era pure riuscito ad unire le varie anime dell’opposizione in una salutare alternanza democratica. Invece tutto a rotoli. Diego Gambaretto,  ‘mister preferenze’, che ha raccolto da allora parecchie citazioni e l’illuminato Uomini Liberi l’aveva incoronato pure a quasi leader della Lega, se ne è andato per ‘palesi dissidi’, sbattendo la porta. Felice, parrebbe, che il Pd non vinca e Salvini abbia decapitato il business migranti. Tagliando le unghie alle cooperative ? bianche e rosse.

Ma davvero il giovane battitore libero, con passione per l’arte, figlio e nipote d’arte, che non ama correre da gregario, ma da capitano, da alleato si è trasformato in avversario di Baccino sindaco ? “Me ne sono andato, anzi ce ne siamo andati, non da fuoriusciti,  perchè in quel gruppo a comandare è il signor Alberto Parodi e quel Pd che non ha ancora imparato la lezione dalla storia più o meno recente” – ribatte Gambaretto alle agenzie di stampa. E se fosse considerato un candidato – navigatore- giocatore scomodo ?

Parodi ormai direttore d’orchestra della campagna elettorale e non inedito alle cronache locali. Era salito agli onori della cronaca, ricordano i detrattori puritani, per via di quella villetta…. su cui la magistratura ha indagato e se sarà scagionato ne saremo, almeno sotto il profilo umano, felici. Guai a chi augura il male degli avversari. E poi la sinistra di lacerazioni ha fatto storia, sempre a suo danno.

Il geometra Baccino, 40 anni, aveva bruciato tutti con la sua candidatura a sindaco, ma non avrà la vittoria in tasca

Simona Poggi in una foto di Facebook del 2014: Comunicazione e Relazioni Esterne ASL2 Savonese
Ha studiato all’Università di Genova – Facoltà di Lettere e Filosofia. Ha frequentato Liceo Linguistico G. Della Rovere
Vive a Albisola Superiore

Di tutt’altra salute sembra invece godere lo schieramento di centro destra nella sua ‘campagna acquisti’, niente cash ovviamente e neppure cambiali ‘pagherò’. Dopo l’ingresso in campo del presidente dei Bagni Marini, Oreste De Rossi, è arrivato un ‘pezzo da novanta’: Simona Poggi, responsabile della comunicazioni e relazione esterne dell’Asl 2, e figlia di una delle persone più stimate nelle albisole dell’arte, Romina Scala Veltri. Che godono pure della sponsorizzazione della sempre giovane e vulcanica consiliara a Palazzo Sisto Elda Olin Verney che nel consiglio comunale di Noli, ai tempi di Carlo Gambetta sindaco, ha lasciato un ottimo ricordo quanto a risultati e concretezza nel sociale.

C’è ancora qualche curiosità non proprio secondaria. Pare nota a tutti l’amicizia e la frequentazione, non solo artistica, di Diego GambarettoAngelo Berlangieri, albergatore a Finale Ligure dove è stato assessore in una giunta di centro destra e successivamente chiamato nella giunta regionale di Claudio Burlando bis, con deleghe pesanti  quale Turismo, cultura e spettacolo. E’ un dinamico presidente provinciale dell’Unione albergatori (Upa) aderente a Confindustria.

Poi c’è la diserzione, sempre dalla squadra di Baccino, nella partita elettorale – molto di più manco a dirlo di una sfida calcistica – di due eminenti quote rose  che erano

Alberto Parodi, area Pd, sempre pole position per Baccino sindaco

all’opposizione del sindaco senatore Franco Orsi: Maria Vezzolla e Serena Cello che già all’inizio degli ‘allenamenti’,  non arebbero esultato all’ l’idea del Pd di candidare proprio Baccino, pur avendo quest’ultima la tessera del partito di centro sinistra in tasca.

Trucioli.it blog che non ubbidisce a nessuno perchè non ha interessi elettorali da difendere, non ospita pubblicità elettorale, non ha scrittori anonimi che scrivono il 98,5 % di articoli anonimi. Peraltro apprezzati e seguiti per la capacità di sintesi, la perfetta grammatica e mai un errore da consecutio e con bravi informatori dietro le quinte. Leggi Uomini Liberi dell’editore puro, amato da 5 Stelle, Antonio Signorile, diplomato, al punto che in illo tempore i grillini della Torretta volevano candidarlo sindaco. E forse non sbagliavano perchè almeno in tema di traffico autostradale, da testimone, può essere un esperto.

Trucioli ha sempre sostenuto che una sana alternanza all’americana (Stati Uniti) rappresenta il sale della democrazia parlamentare, dall’alto al basso, ovvero agli enti locali, espressione della volontà dei cittadini. Forse, una squadra all’insegna delle competenza, della meritocrazia, dell’onestà materiale e culturale, avrebbe fruttato alla comunità albisolese una svolta salutare. Visto anche i diffusi cambi di casacca e le crisi da pranoterapeuti. Non solo alternanza tanto per cambiare, ma una giunta di persone preparate e meglio se senza conflitti di interesse.  Il rinnovamento sarebbe auspicabile, bisogna pur sempre fare i conti con l’oste del momento.

Il ‘buon Gambaretto’ non avrebbe avuto motivo per gettare ombre ed ulteriore scompiglio in una squadra competitor del centro destera alla Orsi – Vaccarezza.  Tutti siamo utili, nessuno è indispensabile, fuorchè mamma e papà, se sono persone a modo, a volte anche le nonne e i nonni, lo testimoniano tanti giovani disoccupati.

Forse per il bene della formazione di Baccino chi avrebbe dovuto restare in panchina, da osservatore e umile suggeritore, era proprio il Parodi Alberto. Sarà pure un fuori serie, anzi se è davvero così Gambaretto e C. hanno le traveggole, smania di potere & protagonismo. I risultati delle urne lo dimostreranno.

Anche Albisola merita una competizione elettorale dove i cittadini elettori non siano abbagliati ed ingannati, ma premiati dalla coerenza e dalla meritocrazia.  Senza urlatori e trafficanti di bassa lega che non è quella vincete di Salvini, al secolo Mattro. Per chi suonerà ora l’orchestrina di Diego e Angelo ? (l.c.)

 

 

Albenga quale turismo, città del vino e museimeglio sarebbe ‘città aperta’ alla Gallinara

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Un convegno da materia ‘Slow Tourism’, inaugurazione dell’ufficio Iat. Ancora posti liberi all’Auditorium San Carlo e non deve stupire. Di convegni, dibattiti, incontri, pubblicazioni, dichiarazioni su quale sia la medicina ideale per il pluridecennale laitmotiv turismo da rilanciare si posso riempire decine di scatoloni. Turismo che tre dei quattro candidati a sindaco, nel tempo stringato del Tg3 Liguria, hanno indicato nel loro programma. Citato il tema sicurezza, come se Albenga fosse vittima e teatro di sparatorie e delitti, rapine a banche ed oreficerie, conflitti a fuoco,  guerre tra bande rivali a suon di omicidi.

Eppure la microcriminalità l’hanno fatta diventare problema di allarme sociale dando un’importanza decisamente eccessiva per chi ricorda, da cronista, cosa era Albenga e la Riviera negli anni ’70 e ’80. Persino piccoli boss, un paio sono ancora in vita ed hanno messo giudizio. Uno è partito per sempre. Zu Pietro, bastava farne cenno di amicizia per ridurre a miti consigli qualsiasi bellicoso.

Anni in cui mala e massoneria deviata determinavano le sorti di una giunta comunale. Accadde persino che un consigliere comunale di maggioranza fu indotto a disertare una seduta consiliare con decisioni importanti e votazioni appese ad un voto, trascorrendo la serata in un night dove era stato invitato, a suon di champagne e entraineuse. Ci fu pure un processo per quella vicenda che fece scalpore anche fuori i confini regionali, con tanto di interpellanze in parlamento ed eco sui media nazionali.

La presenza di una comunità di sbandati e disperati, migranti senza lavoro e senza prospettive, le problematiche che comporta nel centro storico, non è un tema sorto da pochi anni. Sono semmai i risultati di ‘politiche’ che vengono dal lontano passato, da quando Albenga era via via diventata la piccola capitale degli extra comunitari della Riviera, attraeva  forza lavoro nell’agricoltura e nell’edilizia. Un forestiero chiama l’altro, gente perbene ed anche pregiudicati già al loro paese. E che dire, lo stesso discorso si faceva e si viveva ai tempi della prima emigrazione post bellica, anni ’50 e ’60, con la comunità dei meridionali. D’estate era la mecca dei magliari. In buona parte affiliati o vicini alla camorra dove si rifornivano di magliette e finti monili d’oro per truffe soprattutto a turisti stranieri del centro e Nord Europa. Magliette, camice con maniche corte,scarpe, indumenti vari, accade anche oggi, con marchi contraffatti ad opera di extra comunitari. Ogni estate decine di denunce, di retate sulle spiagge e nei centri storici, articoli di denuncia su giornali stranieri per connazionali incappati in clamorosi bidoni.

Non accadeva ieri e non accade oggi che un turista rinunci a trascorrere una vacanza ad Albenga perchè rischia di trovarsi vittima di un furto o essere disturbato da balordi, magari ubriachi o in preda ad eccesso consumo di stupefacenti. Era molto peggio allora, anche in termini qualitativi dei reati. Semmai Albenga dovrebbe non solo preoccuparsi di far bella figura come ‘Città del vino‘ (per chi conosce certe realtà del nostro paese, forse potrebbe nutrire qualche dubbio sulla scelta), ma riuscire a sfruttare un potenziale tesoro che ‘farebbe davvero la differenza’. L’Isola Gallinara, per privata che sia – maledetto quel giorno che il Comune si è lasciato sfuggire l’occasione di acquistarla – non può continuare ad essere la bella addormentata solo da ammirare, da decantare per la sua integrità  ambientale, come se le isole della vicina Costa Azzurra fossero ridotte a scempio e non già motore turistico e di indotto straordinario.

Una situazione – la Gallinara bella addormentata – da cui occorre venirne fuori, anzi venirne presto a capo. Purtroppo non abbiamo sentito parola di priorità dai candidati generalisti. Come nulla si è detto sulla qualità degli investimenti pubblici su cui puntare e i soli capaci di far traino agli investitori. E soprattutto alla urgenza madre, ovvero sviluppo virtuoso per di creare posti di lavoro  non soltanto occasionali ed implemento di lavoro per chi già è in attività.

Come balzano evidenti le dichiarazioni quasi fotocopia di molti candidati, anzichè privilegiare per ognuno un settore, una casella, una competenza. Un proprio campo d’azione che lo veda preparato e documentato, come se dovesse presentare un curriculum. E pretendere che ognuno dichiari l’ultima dichiarazione dei redditi se l’ha fatta, con le possibili esenzioni. Proprietà incluse. Un sipario che solitamente viene ignorato nelle interviste, come se fosse un problemino di nessun conto nell’etica pubblica e sociale.

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