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Il Secolo XIX – La Stampa, lascia Savona il capo redattore Cetara, arriva Costante ?

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Il giornalismo non fa più notizia? In una provincia (Savona) che è stata all’apice, in Italia, di copie vendute in edicola nel rapporto con gli abitanti. La nuova povertà è l’informazione? In 10  anni la carta stampata ha quasi dimezzato le vendite. Colpa della crisi e del web, che però ha già smesso di crescere.  Il Secolo XIX, amato quotidiano Ligure, è sceso ad aprile al minimo storico (48.389 copie giornaliere vendute). Assorbito dal big editoriale Agnelli – Fiat- Marchionne, La Stampa, a sua volta, è scivolata a 192 mila copie. Lieve regresso del Sole 24 Ore (334.898),  Il Corriere della Sera (343.805), la Repubblica (308.209), Il Fatto Quotidiano (44.670), Il Giornale (83.629), Libero (49.893).  Altre novità all’orizzonte. Graziano Cetara lascerebbe Savona per tornare alla redazione centrale di Genova; da gennaio era capo redattore delle redazioni riunite di Secolo XIX e Stampa. Il posto andrebbe ad Alessandra Costante, già corrispondente dal comprensorio loanese, da anni si occupa soprattutto di cronaca e politica dal palazzo della Regione. Infine, fissata a settembre la prima udienza davanti al giudice del lavoro, nella causa di Angelo Fresia e Guglielmo (Willy) Olivero ‘espulsi’ dall’editrice La Stampa dopo aver chiesto di essere regolarizzati. Si parla di 2 mila cittadini sottoscrittori di un appello.

Non sappiamo quanto sia apprezzato dai lettori – navigatori fare informazione entrando, si fa per dire, nelle stanze piuttosto ‘riservate’ della principale ‘fabbrica di notizie’ presente nel ponente ligure. Può dare fastidio, irritare, oppure sentirsi ripetere magari da amici e conoscenti : “Cosa ci guadagni, perchè non ti fai i c. tuoi e lasci perdere…“. Sarà, proveniamo forse da una scuola e da ‘maestri’  passati di moda. E’ vietato o perlomeno sconsigliato ‘fare i cani da guardia‘ laddove si ‘cucina’ informazione che spazia in molti campi della vita pubblica e privata, in particolare se si ricoprono cariche elettive.  Ognuno, nella vita, è alle prese con passioni, difetti, limiti, pregi. Giornalisti e cronisti coerenti al dovere, alla deontologia, al diritto di informare senza riverenze,  a volte rischiando la carriera, l’incolumità o ripercussioni nell’ambito famigliare,  essere colpiti dalla macchina del fango, della delegittimazione. Chi segue la quotidiana presenza del blog di Franco Abruzzo trova lo specchio di una consolidata realtà.

Non è semplice per un modestissimo blog, come trucioli.it, trovare le ‘dritte giuste’. Lo ripetiamo da tempo, esiste un’intelligence trasversale a politica, affari, professioni, mestieri, munita di discretissime e penetranti antenne. Non mancano i galantuomini nelle diffuse e discrete logge massoniche savonesi e imperiesi. Ma solo una strettissima cerchia, più ‘introdotta’, riesce  a captare a 360 gradi, con largo anticipo. E’ in questo contesto che si è saputo, ad esempio, di una mini delegazione di ‘caratura’, partita da Savona, con destinazione Torino, per esprimere forte disappunto ad un ‘editoriale’ firmato da Graziano Cetara al quale sarebbe da vigliacchi  non riconoscere il ruolo ‘solitario’, controcorrente, già avuto durante la ‘direzione’ delle redazioni di Imperia e Sanremo nei travagliatissimi anni del crollo dell’impero politico (e di potere, a tutti i livelli) di Claudio Scajola e C. Se il predecessore, caratterialmente e professionalmente più cauto, Maurizio Pellissone, si era tenuto alla larga dalle mammole  che non sanno, non vedono  e non hanno mai saputo nulla, Cetara ha usato il bisturi più di una volta contro la ‘cricca ponentina’.. La rassegna stampa  lo testimonia, nonostante tutto finisca sotto la polvere.
Ebbene, non era difficile ascoltare che “con Cetara l’edizione del Decimonono era diventata un giornalaccio….non si può più leggere”. E i lettori imperiesi “privilegiano il modello La Stampa”.  Nel panorama ponentino non è stata di aiuto, alla ‘casta’ del giornalismo, la storia, le scelte, i posizionamenti, anche da ‘pensionati’, di colleghi pure di rango.  Posizionati, si direbbe, in base alla ‘forza professionale’ che rappresentavano, ai loro tentacoli. C’è chi è finito alla ‘corte’ di pezzi da novanta, non c’entra la mala, bensì una certa politica, di un certo potentato economico – finanziario, di chi detiene direttamente o indirettamente alcune leve del potere, meglio se all’ombra, ovvero saper essere schivo per contare davvero. C’è da imparare, a questo proposito, dai veri ‘gradi 33′ dell’italica fratellanza, nel ponente spinta pure oltre la frontiera, come accade per il Canton Ticino dove però sono assai più aperti, persino nel ricordare con manifesti, necrologi, la perdita di ‘fratelli’, il loro ruolo nella società.

Qui, è opportuno ribadirlo,  non ci interessa la legalità dei comportamenti (ci pensano gli organi preposti, almeno speriamo), la valutazione del fare il giornalista nel ponente, investe l’etica e la politica con cui ci si confronta ogni giorno, persino troppo negli spazi, nelle immagini, trascurando piccole cose, i bisogni quotidiani dei cittadini: dalle attesa e ciò che accade al pronto soccorso, agli uffici postali affollati e code di ore, ai postini che non recapitano la corrispondenza da paese civile, a chi si ritrova nella sua ‘buca’, posta indirizzata ad altre persone, a volte lettere ‘importanti’, a chi pur trovandosi in casa scopre il biglietto di ritirare la raccomandata in posta, in orari di lavoro per tutti. Nel ponente ligure non c’era bisogno della prova del nove delle primarie di Lella Paita per trovare conferma, a fatti avvenuti, del diffuso stato di inquinamento, di una ferita incancrenita. E il quarto potere? C’è chi se ne accorge, ogni tanto, tira fuori la testa dalla sabbia o chi abbaia, ma non morde. Niente inchieste giornalistiche, o perlomeno mosche bianche. Bisogna attendere quasi sempre la magistratura che, a sua volta, riserva sorprese in positivo, ma anche in negativo. Come le clamorose assoluzioni nell’ambito di inchiestone sul fronte politico, economico, finanziario, mafioso.

Torniamo a bomba. Sarebbe azzardato mettere in collegamento la ‘missione a Torino‘, magari con qualche suggeritore non ‘profano’, e la conclusione dell’esperienza Cetara a Savona. Avevamo scritto, poco conta se in perfetta solitudine, del ben servito ‘natalizio’ all’allora direttore Umberto La Rocca. Eravamo alla vigilia delle grandi manovre in vista della fusione, della rinuncia dell’ultimo editore puro ( Carlo Perrone) a portare avanti la sfida e i pensati bilanci in rosso del Secolo XIX, l’ingresso di un colosso quale sta diventando il gruppo Agnelli – Elkann, con le capacità, l’intuizione, la lungimiranza di  Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Chrysler.

L’obiettivo della neo società editoriale pare sia già stato raggiunto, risanare i conti aziendali dei due quotidiani.  I tagli nella voce spese ‘personale’ hanno lasciato il segno, umano, professionale. Hanno influito nella vendita di copie ? Si scrive e si parla di giornalisti tenuti al guinzaglio da contratti forche caudine. Di credibilità in picchiata. Il baratto informale si trasforma in terribile malattia. Il giornale – prodotto venduto alla stregua di detersivo o per qualità e contenuti ? Indipendenza. Ci siamo sforzati, con tanti limiti, di raccontare cosa succede nel mondo dell’editoria e dei web di Liguria, Basso Piemonte. Nel vecchio mestiere ha prevalso la solitudine. Il gossip non è stato il nostro pane quotidiano. Solo e sempre, anche sbagliando, al servizio del lettore stella polare. E’ con questo spirito che avevamo, senza concorrenti, scritto della sorte toccata a due validi giornalisti savonesi, Angelo Fresia e Guglielmo (Willy) Olivero.  Dieci anni di corrispondenze dal ponente ed entroterra savonese il primo, ventennale il lavoro anche nella redazione di Savona del secondo, seguiva soprattutto lo sport. Alla richiesta, vie legali, di essere finalmente contrattualizzati, in vista della fusione delle due teste, sono stati ‘esonerati per cessato rapporto di fiducia‘.  A settembre la prima udienza davanti al giudice del Lavoro di Savona. Le parti  hanno completato l’iter procedurale, ognuno giocando le proprie carte, testimoni inclusi che sono decine per  Fresia e Olivero. A fronte, pare, di conteggi e richieste per qualche centinaia di migliaia di euro, l’editore avrebbe proposto briciole. I legali costano, per il più debole non c’è solo l’amarezza, lo sconforto, lo stress, l’angolo la solitudine. Il silenzio dei più. Neppure lo sciopero delle firme per un giorno in segno di solidarietà. Era troppo ?

L. Cor.

Leggi anche //trucioli.it/2013/10/31/rivoluzione-al-secolo-xix-contratto-di-solidarieta-e-nomine-caviglia-lascia-savona-arriva-cetara-da-sanremo/

Leggi tutti i datti della diffusione quotidiani e settimanali, confronto aprile e marzo 2015, inoltre confronto stessi mesi 2015 e 2014.

Dal 2010 ad oggi i maggiori editori di quotidiani hanno ridotto l’organico di quasi un quinto, tagliando circa 4.200 persone tra impiegati, operai e redattori, mentre l’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti, registra un calo di 3mila occupati tra il 2009 e il 2014 (una caduta del 15%). È di pochi giorni fa la notizia che al Corriere della Sera i sindacati hanno annunciato 18 giorni di sciopero – la protesta più dura di sempre – contro i nuovi 470 tagli chiesti da Pietro Scott Jovane, l’amministratore delegato del gruppo Rcs.

Certo, ogni giornale ha una sua storia aziendale e culturale, ma le ripetute crisi nel mondo della stampa non sono casi isolati di aziende in difficoltà.


Benvenuta…Montecristo ! in Val Tanaro

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La notizia si conosce da un po’ di tempo: “Montecristo ricompra l’acqua San Bernardo“. Il romanzo continua? Montecristo è anche l’isola toscana sulla quale – nel romanzo di Alexander Dumas – un certo Dantès dopo aver recuperato un tesoro di cui gli aveva rivelato l’esistenza un vecchio compagno di carcere, sotto le mentite spoglie del “Conte di Montecristo” si vendicò di coloro che, un tempo suoi amici, lo tradirono. E’ leggenda.

Altrettanto leggendarie sono le “Fonti miracolose di San Bernardo” nell’alta Val Tanaro. Prima dell’anno 1000, addirittura Aleramo avrebbe curato i suoi disturbi renali e circolatori con quelle acque. Successivamente anche Napoleone ed il Re Vittorio Emanuele II ne avrebbero apprezzato la qualità e le virtù.

E’ da sempre noto che le Alpi Liguri e Marittime sono un compendio geologico ricco di acque “leggere” ossia povere di sali minerali, contrariamente ad altri siti italici di natura vulcanica prodighi di sorgenti ricche di sali. Durante la belle èpoque in alta valle del Tanaro si svilupparono iniziative per l’utilizzazione a fini salutistici e sfruttamento economico della risorsa. Ad Ormea, a partire dal 1886 sorse il prestigioso stabilimento idroterapico annesso al Grand Hotel. A Garessio negli anni ’20 fu costruito l’albergo Miramonti per ospitare la clientela internazionale che si recava alle adiacenti Fonti. Il Grand Hotel di Ormea è diventato la sede di una delle cinque scuole forestali d’ Italia. L’Albergo Miramonti di Garessio, distrutto da un incendio, dal 1986 rimane uno spettrale ammasso di rovine.

A Garessio, accanto all’aspetto terapeutico–termale dell’acqua, nei primi anni ’20 Ottavio Rovere captò 3 sorgenti in località Badi e confezionò bottiglioni da 2 litri con tappo in sughero e capsula in stagnola. Più tardi cedette l’attività alla “Birra Metzger & C.” e nel 1926 nacque l’industria dell’imbottigliamento. Curiosità: con amministrazione a Imperia. Ottimamente localizzato in fregio al parco ferroviario per poterne sfruttare le potenzialità logistiche, venne successivamente realizzato lo stabilimento. Il trasporto su gomma per lunghe distanze non era ancora efficace ed efficiente come oggi. La risorsa ferrovia rappresentava un plus rispetto a marchi di sorgenti imbottigliate in lunghe e profonde valli alpine svantaggiate dal sistema viario. Già nell’anteguerra la “San Bernardo” poteva facilmente raggiungere le tavole delle famiglie e dei ristoranti delle grandi città italiane. La diffusione era garantita, altrettanto il gradimento.

Le prime etichette del 1926

Per la tipica enfasi e prosopopea garessina “Garessio è il più bel paese del mondo”! Non poteva essere che l’acqua S. Bernardo non fosse “la più leggera del mondo”! Slogan persino utilizzato dalla pubblicità dell’epoca, quando ancora poche erano le acque commercializzate. Se per leggerezza si intende il basso contenuto totale in sali minerali dopo il trattamento a 180 °C, la fonte Lauretana, la Lurisia, l’Acqua S. Anna ed altre sono ancora “più leggere”. Per rimanere in Val Tanaro, altrettanto “più leggera” è l’acqua della fontana pubblica di Cantarana di Ormea.

Nei primi decenni del dopoguerra contando sulla leggerezza, sulla leggenda, sulla pubblicità e sulla logistica la “San Bernardo” si è consolidata sul mercato del Nord Italia come acqua alta di gamma. Ha raggiunto produzioni fino a 180 milioni di pezzi all’anno con buona soddisfazione per gli azionisti.

Azionisti che nella seconda parte degli anni ’80 avevano ben capito che, amate dai consumatori perché hanno pochi sali, le sorgenti dell’arco alpino facevano gola alle multinazionali. La SanPellegrino spa ad esempio, cresceva e stava entrando in relazione con numerose altre aziende del settore, tanto da essere in grado di assorbire nel 1990 la Crippa & Berger titolare della Fonte Levissima capace di oltre un miliardo e duecento milioni di bottiglie l’anno.

Riguardo ai rapporti “costi/scala”, le imprese idrominerali che desideravano sviluppare la loro attività e la loro dimensione erano dunque “costrette” a scegliere la via della crescita esterna, cioè dell’acquisizione di altre realtà produttive. Altri imprenditori in difficoltà tecnologica, causa l’avvento dei nuovi contenitori in plastica, o con problemi finanziari legati alla concorrenza sul prezzo, avevano intravisto nel passaggio di mano una delle poche modalità con cui ottenere comunque un realizzo dei costi “affondati” sostenuti e degli investimenti immateriali effettuati, altrimenti difficilmente recuperabili.

Per rimanere sul mercato, o per creare valore da farsi liquidare in caso di cessioni azionarie, per la San Bernardo spa era determinante crescere: servivano nuove sorgenti e impianti di imbottigliamento, quindi capacità produttiva. Non ci volle molto a capire che l’alta Valle Tanaro, Ormea in particolare, offriva ciò che serviva. Un potenziale di acqua almeno 5 volte superiore a quello di Garessio. Bisognava fare presto! Occorreva poter salire sul treno che stava passando. Attraverso un’operazione segreta “di elevata arguzia finanziaria” gli azionisti Dorna, Venco e Frizzoni stavano infatti vendendo le Fonti San Bernardo alla Perrier-Vittel, un gruppo francese.

Stupefacenti i rapporti instaurati con la Pubblica Amministrazione: in brevissimo tempo vennero ottenuti i “permessi di ricerca” e le successive “concessioni” relative a cinque sorgenti. Da esse sgorgano mediamente 40 litri di acqua al secondo (oltre 1,260 miliardi di litri l’anno). Tanto per capire, la concessione “Rocca degli Uccelli” fu accordata nel dicembre 1990. Era collegata alla realizzazione dello stabilimento di imbottigliamento che stava per essere realizzato in un primo lotto di un ben più grande progetto ipotizzato. La concessione idrico-mineraria si estende su un’area di 391 ettari con salvaguardia per altri 305 ettari al canone iniziale di 304,28 € poi portati a 8.077,39 €. Il Comune deliberò la vendita di terreni per 281.092 mq con le entrostanti sorgenti a 0,03 € il mq. Il 3 agosto 1994 venne ulteriormente accordata alla S.p.a. San Bernardo (passata poi alla San Pellegrino di Milano e, in seguito alla Nestlé Italia) l’ulteriore concessione ventennale “Ulmeta” su un’area di 67 ettari anch’essa collegata ad un programma di investimenti, per il canone di 2.582,39 €. In Piemonte i canoni sono ora aggiornati con un Decreto dell’ex Presidente Cota dell’ottobre 2013.

Una piana alluvionale in destra del fiume Tanaro, il “Chersone“, venne scelta quale sito ove realizzare il nuovo stabilimento. Il comune provvide a realizzare il ponte di accesso. Per superare le difficoltà di attuazione delle previsioni urbanistiche dovute alla eccessiva frammentazione della proprietà fondiaria attraverso un comparto, i molti proprietari furono convinti a cedere a prezzi bassissimi (intorno ad 1 € al mq) i loro terreni. Da lì a poco sarebbero divenuti industriali. Furono millantate anche strane promesse di impiego. A distanza di un quarto di secolo esistono venditori che lamentano come il patto di assunzione di persone da loro indicate “ex latere promittentis” non sia stato onorato, anche se formante oggetto complementare ed integrativo dell’atto di vendita.

Lo stabilimento di Ormea in località Chersone

In una intervista del novembre 1990 quando era in costruzione l’edificio di Ormea, e nello stabilimento di Garessio si utilizzavano 120 dipendenti più gli stagionali, il direttore generale della S. Bernardo dr. Venco, affermava che “…lo stabilimento di Ormea potrà avere un numero di dipendenti pari a Garessio.” Nulla si è verificato al proposito: nei due stabilimenti oggi si contano 88 addetti.


Lo stabilimento di Ormea – loc. Chersone.

Persino l’acquedotto comunale venne messo a disposizione della San Bernardo: per portare l’acqua di Ormea allo stabilimento di Garessio, dicevano le malelingue.

A stabilimento ormeese appena inaugurato, nel 1991 già spiravano venti di guerra dell’acqua tra Ormea e Garessio: lavoratori stagionali preoccupati di eventuali mancate riassunzioni, invitavano sindacati e proprietà a specificare bene che il congiunturale calo delle vendite era dovuto – secondo loro- alla minore qualità dell’acqua ormeese!

Le cose hanno preso una ancora diversa piega nell’aprile 1992 quando, a sorpresa, Nestlé ha “scoperto” di possedere una quota compresa tra il 13 e il 14% del mercato italiano delle acque minerali. Perrier, il gruppo francese che già deteneva il 35% della San Pellegrino, e di cui il colosso svizzero aveva preso il controllo dopo una lunga battaglia con Ifint ed Exor (finanziarie della famiglia Agnelli) aveva infatti partecipazioni di maggioranza nell’ Acqua Vera (9% del mercato italiano), San Bernardo (circa il 3,5% del mercato) e Spumador. Dichiarava infatti al “Sole-24 ore” l’allora direttore generale di Nestlé: “Abbiamo appreso noi stessi con stupore dell’esistenza di queste partecipazioni dopo aver chiesto chiarimenti in materia a Perrier. Si tratta di quote di controllo oscillanti tra il 70 e l’80% che, inutile negarlo, ci riempiono di soddisfazione, dato che la crescita nelle acque minerali in Europa resta per noi una strategia assolutamente prioritaria”. La sopravvenuta “posizione dominante” sul mercato, con più del 35% della quota, ha però comportato un’inchiesta della Commissione UE che ha usato criteri restrittivi, valutando i vari segmenti produttivi (acque lisce, gassate, bibite) piuttosto che il settore delle acque minerali nel suo insieme.
Iniziava così il balletto dei marchi. Non essendo consentito “l’abuso” della posizione dominante sul mercato, l’Antitrust della UE imponeva, e continua ad imporre, la vendita di marchi minori del colosso svizzero. Per di più, già dal 1995 i grandi nomi delle acque minerali sembravano in affanno e vedevano diminuire le loro quote di mercato. A tutto vantaggio dei prodotti a prezzo più basso venduti negli hard discount. Se Nestlé, che aveva il 49% della Cfhr la quale controllava la San Pellegrino, avesse potuto intervenire nella gestione del gruppo ci sarebbe stata una drastica riorganizzazione, ma la legge antitrust lo impediva. Il management avrebbe sicuramente realizzato una migliore collaborazione con Vera e S. Bernardo che non fornivano buona redditività.

Nestlé, dopo aver assunto il completo controllo della Vera e della Sanpellegrino continuò ad imbottigliare San Bernardo a Garessio, mentre a Ormea confezionava Ulmeta, la marca senza fortuna utilizzata per contenere l’assalto dei primi prezzi e che secondo i programmi del gruppo avrebbe dovuto essere spinta maggiormente nella vicina Francia.

Giorgio Giugiaro immagine promozionale della San Bernardo

Col 2009, l’inizio della crisi economica ancora in corso, l’introduzione delle “casette dell’acqua”, le campagne di stampa a favore dell’acqua del rubinetto, anche il settore delle acque minerali ritorna in crisi. San Pellegrino a marzo comunica il taglio di 282 dipendenti su 1.850. Nestlé annuncia la vendita di un po’ di “minerali”. La prima della lista a passare di mano al prezzo di 3 milioni è l’acqua Claudia. A seguire sarebbe toccato a San Bernardo e Recoaro per le quali erano già in corso contatti con possibili compratori. Contatti continuati, nonostante le scaramucce sindacali del 2011.



Antonio (a ds, Ceo Montecristo) ed Emanuele Biella

Fra le richieste di acquisto, Sanpellegrino ha deciso nel marzo scorso di privilegiare quella ricevuta da parte del Gruppo Montecristo. Per la comunità locale è importante sottolineare che i comunicati lo indicano come una realtà industriale che ha fornito le necessarie garanzie di continuità e di sviluppo del business. Il gruppo Montecristo è una società composta da famiglie italiane che da generazioni operano nel settore delle acque minerali e nel beveage. L’ufficialità del passaggio di proprietà è del 30 aprile scorso. Alcune cose positive sono già state realizzate: la conferma della figura apicali di stabilimento, la rivisitazione dei formati con l’introduzione di nuovi pregevoli contenitori, il deciso orientamento all’export. Non più ai margini della costellazione Nestlè, la leggenda San Bernardo può continuare.

G.B.

Loano, se tacere premia. La sentenza Vaccarezza – Fondazione Stella, il retroscena

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Il silenzio accompagna la sentenza del tribunale di Savona pubblicata lo scorso numero da trucioli.it. Ha sancito la comproprietà di un terrazzo fronte mare, nel centro storico di Loano. Accolte la tesi dell’ex consiglio di amministrazione della Fondazione Stella, condannato Angelo Vaccarezza, ex sindaco, ex presidente della Provincia, neo consigliere regionale e leader di preferenze. La vicenda non è ‘guerra tra bande’ della politica. C’è un retroscena inedito e manco a dirlo taciuto. Due avvocati, già difensori civici del Comune – l’ex sindaco Dc, Mario Rembado e l’ex vice sindaco, parlamentare per una candidatura (anni ’70), Stefano Carrara – si erano espressi nel 2009 con parere pro veritate (gratuito), richiesto dalla Fondazione. Vaccarezza ritenne di avere ragioni per non tenerne conto e proseguire la causa ?

Ho letto con legittima soddisfazione, la decisione, chiara ed inequivocabile, del tribunale di Savona. Penso che anche il collega Rembado, che aveva con me steso il noto parere, ne sarà assai lieto. Ma la soddisfazione più grande dovrebbe essere riconosciuta pubblicamente al Consiglio di amministrazione per l’ottima gestione dell’Istituto sotto la presidenza del cav. Stefano Ferrari”. E’ lo stringato commento dell’avvocato Stefano Carrara Sutour.

Sulla vertenza, pur coinvolgendo il più autorevole e battagliero esponente politico di Loano, della Riviera (Vaccarezza fu eletto alla presidenza della Provincia con il 57 %, contro il 52 % dell’avversario Boffa, bassa adesione al voto del 45, 8%), venne praticata una corretta riservatezza, che spesso non trova imitazione nelle beghe e negli scontri della corrida politica. Dove la lotta, senza esclusioni di colpi, magari emerge da vicende giudiziarie ai loro albori, tutte da definire. Fa onore alla Fondazione Stella che pure è espressione della maggioranza e della minoranza consiliare (oltre alle presenza per statuto del parroco), di non essersi fatta tentare da facili strumentalizzazioni. Ovvio, inoltre, fossero informati i rappresentanti consiliari di maggioranza e minoranza.

Ciò non toglie che ad epilogo raggiunto, siano chiariti gli aspetti del contenzioso su un bene destinato a rimanere proprietà della comunità loanese (a meno che Angelo Vaccarezza non ricorrera in appello). La sentenza è tuttavia esecutiva dopo la trascrizione presso l’Ufficio del Territorio e per recuperare le spese liquidate dal giudice.

La Fondazione Simone Stella aveva posto un quesito a due legali, diciamo di opposte ‘ideologie ‘ e schieramenti, veterani nella professione e nella vita pubblica dalla quale si sono ritirati da parecchi anni: Carrara senior e Rembado senior, entrambi hanno figli (Silvio e Giuseppe) che esercitano la professione forense a Loano. “Valutare giuridicamente, con parere pro veritate, a chi spetti al titolarità della terrazza accessibile e di parziale copertura delle entità immobiliari ubicate in Loano, piazza Rocca 7, derivanti dal lasciato di Giovan Battista Briasco alla Fondazione stessa, come da testamento olografo, pubblicato dal notaio Burastero il 14 maggio 1974.- era stato il quesito.” Conclusione: ” Visti gli atti e le allegate relazioni i sottoscritti avvocati ritengono che la terrazza in oggetto (28 mq. c.a ndr) sia bene in proprietà comune , al 50%, della Fondazione e del rag. Angelo Vaccarezza“,

La documentazione ufficiale, agli atti del contenzioso civile, indica nell’atto del notaio Pietro Accame (1949)  l’acquisto di Alba Bosio in Vaccarezza da Annunziata Geri, Maria Claudia Genta, Renza Lavagna,  di una porzione di casa in piazza Rocca e via Cavour, composta di pian terreno, secondo piano a ponente, e secondo piano con la soffitta, casa iscritta al catasto urbano  del Comune di Loano….”. Il bene, citano i legali nel loro parere,  è pervenuto per successione all’attuale proprietario rag. Angelo Vaccarezza da Alba Bosio in Vaccarezza al figlio Lino, da Lino a di lui figlio Angelo.

Premessa, “con atto del notaio Burastero del 1958 , G.B. Briasco e la sorella Serafina divisero tra di loro i beni immobili pervenuti per successione dal padre. A Giovan Battista fu assegnata una casa in pessimo stato di conservazione in piazza Rocca, via Cavour, Largo Roma, composta da magazzino a piano terra, tre vani al primo piano, tre vani al secondo piano, un vano nel sottotetto…. esiste una planimetria nella quale la terrazza (contesa ndr) risulta divisa con una metà , lato est,  intestata a Bosio – Vaccarezza.…risulterebbe così divisa in parti uguali il che in effetti sarebbe avvenuto per molto tempo. Da una fotografia agli atti, scattata nel 1993 dal geometra Chiola, si ha ulteriore conferma che la terrazza oggetto del contendere era in allora divisa in due parti mediante la messa in opera di una rete metallica sostenuta da due paletti di legno. Senonchè detta divisioni in oggi non esiste più e l’uso della terrazza non è contestato da parte di Vaccarezza alla Fondazione Stella come risulta anche da un procedimento possessorio conclusosi con sentenza. Vaccarezza contesta la comproprietà da parte della Fondazione ma non l’uso”.

In pratica sostiene che l’immobile – terrazza è di sua esclusiva proprietà, ma si fa notare nel parere pro veritate, nonostante risulti  un’istanza della signora Alba Bosio dell’ottobre 1993 che attraverso il proprio legale  chiedeva di effettuare lavori per il rifacimento della terrazza, in comproprietà del 50 % con rimborso della rispettiva somma. Il consiglio di amministrazione della Fondazione (allora civico orfanotrofio Don Leone Grossi)  deliberava di autorizzare la richiedente, Alba Bosio in Vaccarezza, ad effettuare i lavori, imputando la spesa necessario a bilancio 1994, poco più di 10 milioni.

Noticina finale. L’opinione pubblica si forma e si informa con una corretta informazione. Che la disinformazione dei cittadini, anche a livello locale, sia tra le malattie del nostro tempo, è cosa risaputa.  Basterebbe  fare un confronto tra quanti seguono i consigli comunali, si tengono aggiornati sulle delibere di giunta, sulle determinazioni dirigenziali, sulle concessioni edilizie, il bilancio comunale, la relazione dei revisori dei conti. Non più di un 10 per cento dei residenti a Loano forse conosce la realtà, nel bene e nel male. O perlomeno l’ufficio stampa del Comune (definitelo come volete, visto che giuridicamente non è tale) non ha colpa se diffonde via internet, ai mass media accreditati, le notizie positive della giunta, eventi, manifestazioni, meritoria attività della biblioteca. E se lo strumento più diffuso sia Ivg.it, il cui editore, da sempre, da accorto imprenditore, beneficia di contratti e dunque finanziamenti pubblici del Comune stesso, oltre ad essere il vincente nella pubblicità elettorale (Regionali, provinciali, comunali). Non è un caso se è capitato che una notizia ‘sgradita’ sia stata rimossa, oppure dolcificata. Vedi il caso ‘scomodo’ dei danni causati alla Balisica di piazza Italia durante i lavori di costruzione di box interrati autorizzati dal Comune, nonostante l’opposizione della Diocesi, del parroco di allora don Pino Zunino, compianto, temendo appunto per la stabilità dell’antica chiesa, simbolo della cristianità e della città tutta. Nonostante la sentenza pubblica del tribunale civile e nonostante gli eloquenti articoli stampa (archivio) che richiamavano le prese di posizione del sindaco Vaccarezza, non è più stata scritta una riga sulla condanna e relative reazioni. Come è andata a finire. Poi si domandano perché si sono più che dimezzate le vendite in edicola. Ci sara una concausa ? Oppure chi sono i proprietari dei box sotto Piazza Italia.  Consiglieri comunali, dirigenti dell’ente, famigliari, avvocati, commercialisti, tecnici, congiunti di società municipalizzate ?

Manco a dirlo è difficile dimenticare che l’enfasi – tutta tra le notizie allegre – con cui l’Agenzia di promozione pubblicitaria Eccoci di Alassio –  assegnava il titolo di ‘Ambasciatore del Sorriso‘ al sindaco Vaccarezza per aver raccolto 46.418 voti (era il 2009) alla prima edizione del Festival della Barzelletta di Loano, con la partecipazione di numerosi personaggi pubblici della provincia, sindaci, assessori, amministratori di società partecipate. Visto il successo è stato un errore troncarla? Faceva ridere troppo? Eppure il sorriso dovrebbe rappresentare un traguardo gioioso. Statistiche scientifiche svedesi sostengono che ridere fa bene alla salute, ovvero allunga la vita. Torniamo, per favore, a raccontare barzellette. Anche su questo fronte Angiolone ha ‘la vista lunga’ ?

 

 

 

Ricordi da docente a Loano. L’Istituto (ora Falcone) con 48 anni di storia e di diplomi

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Passato, presente, futuro. Con un istintivo senso di orgoglio, talora un po’ simile a quello che prova una madre quando vive i successi personali dei propri figli, voglio presentare, anche se nessuno di loro ha bisogno del mio intervento per il suo accesso alla notorietà, alcuni giovani loanesi, personaggi che ritengo particolarmente meritevoli di menzione e di plauso. Hanno in comune il fatto di aver frequentato tutti la stessa scuola: l’istituto  Giovanni Falcone che, in passato, ha ospitato la sede dell’Unitre.

 

Un’espressione originale e pura della personalità di Cinzia Bassani, loanese che ha raggiunto traguardi professionali e successo merito

L’edificio scolastico ha ottenuto l’ intitolazione con il nome di “Giovanni Falcone” il 27 aprile 2004. Sono stata invitata alla cerimonia in qualità di ex docente avendo insegnato anche presso altre sedi della stessa scuola per oltre 25 anni. Con me erano presenti altre colleghe, due delle quali ora non sono più: la Prof. Anna Maria Buttafuoco Faedda, docente di Lettere e la Prof. Nicoletta Burastero, docente di Tecnica e di Economia Aziendale. Con entrambe ho vissuto l’emozione del ritorno a scuola per un evento tanto atteso ed importante, legate come eravamo noi tre, oltre che dal rapporto creato dal lavoro svolto insieme, anche da sopravvenuti e rinvigoriti vincoli famigliari.

Nicoletta si è presentata raggiante sulla sua sedia a rotelle per nulla intimidita dall’evento che l’aveva colpita e resa ben diversa da quella che allora varcava la soglia dell’istituto con la sua nota falcata decisa e sicura. Come ai vecchi tempi l’ingresso a scuola le procurò una incontenibile gioia espressa dai profondi occhi lucenti e dal suo sempre radioso sorriso, ancora certa della sua passata meritevole partecipazione quale membro attivo della scuola.

Anche la Prof. Faedda manifestò commozione per l’occasione che aveva favorito il nostro incontro:  faceva la Nonna a tempo pieno ad un bimbo che si chiama Filippo Maria Bruzzone di cui io mi ritrovo ad essere, guarda caso, pro zia. In occasione della Pasqua 2004, Anna Maria mi scriveva: “ è veramente un grande dono il fatto di avere, tu ed io, in una creatura tenera, spontanea, vitale e dolce quale è Filippo, un tramite irresistibile del nostro rapporto affettivo. E’ come se la vita in un felice momento di generosità si fosse incaricata di rendere ancora più tenace l’amicizia che attraverso gli anni è fiorita fra noi. Ogni momento di questa amicizia costituisce una parte essenziale della mia esperienza di vita.”

Un anno dopo non c’era più. La perdita fu gravemente sofferta, in specie da Filippo troppo presto privato di una troppo grande presenza. La festa per l’intitolazione della scuola si svolse secondo il programma stabilito con presenza di autorità, docenti, alunni, ex alunni.

L’introduzione venne affidata al Prof. Guglielmo Marchisio, dirigente scolastico dell’istituto, seguirono i saluti delle autorità. La prima a prendere la parola venne designata nella persona del Sindaco di Loano, il Rag. Angelo Vaccarezza. Ne aveva pienamente titolo perché oltre a rappresentare l’autorità massima del Comune, aveva frequentato la scuola e quivi conseguito il diploma.

L’istituto, sorto nel 1967 a seguito del propizio intervento del Geometra loanese Franco Panizza, ha sfornato nel tempo una lunga serie di ”big” affermatisi in molteplici settori. Entrando in banca è capitato talvolta di ritrovare tanti ex alunni da consentire la ricomposizione della classe di appartenenza; molti di loro, a laurea conseguita, rivestono oggi lusinghiere cariche di prestigio.

Indubbiamente il più noto e importante di tutti risulta proprio Angelo Vaccarezza. L’aspetto fisico concorre alla attribuzione dell’incontrovertibile primato. Tessere le sue lodi dopo essere stata per tre anni sua insegnante mi può risultare anche troppo facile: ne apprezzo il tratto garbato e gentile, la compostezza, l’immediata intuizione dei problemi, l’arte oratoria che dispiega con disinvolta semplicità, l’amore e la cura che pone per ogni angolo della sua città. Dall’alto della sua stazza scruta con attenzione gli orizzonti reali o virtuali che gli si prospettano e capta con prontezza tutti i segnali che gli pervengono, traducendo gli elementi catturati in costruttivi programmi. I suoi tratti fondamentali: l’imperturbabilità ed il sorriso. Il mio giudizio, riferito esclusivamente alla persona pubblica, va poi integrato con la considerazione delle sue straordinarie doti umane soprattutto come papà.. . Come sindaco non posso dire oltre; le attestazioni più veritiere gli sono pervenute, di volta in volta, direttamente dai suoi cittadini.

Ferventi le iniziative che il suo patrocinio ha senza soste promosso sia in campo economico sociale, sia nel settore culturale e sportivo. Poderoso il suo intervento contro la paventata deaziendalizzazione del Santa Corona. Ai giovani ha dedicato sempre largo interesse come nel caso della manifestazione organizzata per la presentazione del libro fotografico di Silvio Massolo: “ Gente di sport”. Anche l’autore è un ragioniere della nostra scuola così come lo sportivo di cui nel libro compare la testimonianza, l’allenatore di basket Lino Lardo, coach del Sebastiani Rieti Lega Due. Nel libro Massolo propone l’esposizione di una serie di immagini che ritraggono attimi di vita dello sport loanese e lo fa con sensibilità artistica e raffinata perizia professionale . Nello svolgimento appassionato del suo lavoro di fotografo, accorda predilezione ai temi riguardanti l’indagine sociale, l’ambiente, il territorio, mettendo in luce un accentuato spirito di osservazione della realtà che lo circonda.

Lino Lardo è un ex cestista e allenatore di pallacanestro, ha giocato 2 anni in A 1, ha studiato a Loano

Lino Lardo ha chiuso il 2007 con obiettivi, pensieri e stati d’animo lusinghieri per l’anno successivo: si è prefisso di tener desto l’interesse dei suoi tifosi portando il Rieti nei playoff di A1. Per raggiungere l’ambita meta si è valso anche dello stimolo che gli è pervenuto da tanti appassionati sportivi liguri che lo hanno seguito nel suo brillante percorso dai tempi in cui militava in serie C nel Basket Club Loano, fino alla sua ascesa verso il grande basket. Anche nel firmamento sportivo brilla dunque la sua stella.

Tra tutti i miei ex alunni di cui come si è letto sono particolarmente fiera, Cinzia Bassani merita una collocazione speciale: per assistere alle lezioni da lei tenute all’UNITRE loanese , mentre disinvolta si esponeva in cattedra io sedevo, silenziosa, attenta e anche un po’impacciata su un banco traballante, collocato in fondo all’aula. Quando mi vide il suo volto si illuminò e lo sguardo che mi rivolse mi convinse che l’ inesorabile inversione dei ruoli le procurava immenso piacere: glielo lessi negli occhi vispi e divertiti, me lo confermò la sua colorita e fluente espressione verbale. A scuola l’ ho ammirata e stimata ma non sono mai riuscita a raggiungere le corde del suo cuore. Forse allora mi è risultato difficile farle capire le emozioni del mio, perciò anche dopo questa pubblica attestazione di benevolenza non mi attendo di vincere la sua istintiva resistenza. Pazienza!

Cinzia Bassani documentarista e fotografa, ha studiato a Loano

Mi dispongo invece, illustrando il corso sapientemente tenuto, a presentare, se mai qualcuno ancora non la conoscesse, la Dottoressa Cinzia Bassani.

Le lezioni impartiteci sono iniziate con la presentazione del programma del lavoro da svolgere a cui è stato assegnato il titolo: “ tra pregiudizio e schiavitù”. La docente si è ispirata ad un pensiero di Norberto Bobbio dal quale ha tratto spunto per l’impostazione del tema proposto: poiché il 2007 è stato l’anno delle pari opportunità non poteva essere trascurata l’occasione di denunciare come nel mondo sia ancora lunga la strada da percorrere per attribuire alla donna la dignità che le deve essere riconosciuta.

Solo due lezioni hanno avuto il taglio della conferenza stampa e hanno riguardato argomenti di larga portata quali quelli dell’energia e delle fonti alternative; le altre, dedicate alla proiezione di documentari a firma della nostra stessa insegnante, hanno proposto esempi di pregiudizi, schiavitù, discriminazione, razzismo, hanno affrontato il ruolo della donna nella società indiana, illustrato il binomio donne e Islam, presentato la documentazione delle scelte strategiche che le stesse, per sopravvivere, sono costrette ad accettare.

Alle proiezioni, sempre avvincenti nelle tematiche proposte, hanno fatto seguito dibattiti, integrazioni, spiegazioni della docente che in ogni suo lavoro ha dimostrato cura per ogni minimo dettaglio. La stessa impressione si ritrae scorrendo le immagini che illustrano uno dei suoi ultimi lavori, il libro fotografico “Anime in cammino”. Successivamente è stato presentato anche a Torino, a Genova e nelle librerie di altre città, ottenendo l’immancabile, consueto successo. Per lo stesso, il 3 novembre 2007 Cinzia è risultata vincitrice del I° premio per la migliore copertina nella manifestazione organizzata dalla Associazione culturale Ipazia presso la sala delle esposizioni della Provincia di Savona. Al concorso avevano partecipato copertine pervenute anche da Francia, Giappone, Guinea, Rwanda, Niger, ma se la giuria ha decretato l’assegnazione del premio al libro “Anime in cammino” vuol dire che ha colto, nella sua copertina, l’espressione più persuasiva della sensibilità e delle doti artistiche della giovane fotoreporter.

Sulla copia che mi è stata assegnata, Cinzia, assuefatta all’uso del click, ha elaborato con immediatezza la dedica:” Dare, o Avere? Essere!” Per noi in quelle tre parole si ritrova una speciale intesa che sintetizza il tratto del cammino insieme percorso. Non sono mancate altre occasioni in cui Cinzia ha fatto riferimento alle nozioni ragionieristiche acquisite: particolarmente gradita una che in modo un po’ buffo, ma efficace, fa riferimento alle poste di collegamento dei bilanci aziendali. La citazione, avvenuta durante un discorso ufficiale, mi ha colto di sorpresa e mi ha molto intenerito anche perché in quel momento il suo sguardo era più canzonatorio del solito. Questa è Cinzia quando si fa riferimento ai suoi trascorsi scolastici: ironica, burlona, talvolta deliberatamente e consapevolmente trasgressiva. Il meglio di tutta la sua carriera emerse il giorno delle prove orali degli esami di maturità: Cinzia non appariva più la indomabile alunna di un tempo, ma anticipava l’impostazione seria e dignitosa della Cinzia d’oggi, di quella che siede in cattedra con stile carismatico nonostante non riesca a tener fermi gli occhi mobilissimi, le mani, le gambe , che protesta se qualcuno le sottrae la” sedia gestatoria”, simulacro espressivo della legittima e meritata autorità, che espone i contenuti con profondità di indagine pur adottando un suo lessico brioso e variopinto. Dopo poco tempo, Cinzia ha conseguito, ottenendo la dignità di stampa, la laurea in Scienze Politiche, indi diplomatasi a Londra in lingua inglese, ha frequentato presso l’Università di Genova corsi di perfezionamento sulla “ teoria e tecnica dell’immagine”, si è diplomata “filmaker” presso la Scuola d’arte cinematografica della stessa città. Con certosina diligenza ed encomiabile serietà di intenti, Cinzia si è preparata così prima di spiccare il volo verso le mete per le quali provava maggiore attrazione: Tibet, Cina, India. Sono iniziati i suoi numerosi, frequenti, importanti viaggi che la hanno condotta ad affacciarsi per le vie del mondo. Da qui parte il suo cammino professionale come documentarista, come regista cinematografica, come collaboratrice alla realizzazione di programmi sulle reti Rai, alla fornitura di materiale per la redazione di periodici di turismo italiani e stranieri, alla realizzazione di cataloghi fotografici di viaggio. La produzione di Cinzia è tuttora molto ambita per la qualità delle sue inchieste, per la sensibilità con cui conduce la sua inesauribile carica di generosa solidarietà verso le persone che vivono negli ambienti più sordidi e degradati. Il suo temperamento tenace e impavido le ha consentito di avvicinare e farsi ritrarre con Madre Teresa di Calcutta, di ottenere ricevimento da parte del Dalai Lama con la stessa accoglienza che si accorda a chi ha la dignità e il rango di diplomatico. Cinzia è tutto questo.

Tra tante rappresentazioni di volti intensi, segnati da disumana sofferenza, Cinzia ci ha dato anche quella di uno spazio vuoto : è quella dell’immagine che dice di non aver mai scattato per paura, per rispetto, per stupore, per disperazione. Ne rivendica l’esclusiva proprietà , la considera la più intima e segreta, quella che manterrà viva nella memoria plasmandola giorno dopo giorno, fino a quando, dice, sbiadirà con lei. Inaccettabile il pensiero che qualcosa di Cinzia possa, col tempo, sbiadire .

Del suo lavoro rimarrà indelebile traccia se una mano amorevole e sagace lo saprà cogliere ed accudire. Cercala, Cinzia, il tempo passa!……ed è indubbio, non potrebbe essere la mia!

Chiara Bruzzone Burastero

La notte degli angeli ad Alassio con Marco Scajola ma per benecenza

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La Notte degli Angeli, 20 euro a partecipante destinati in beneficenza, per gridare forte ‘no al femminicidio’. Raccolti 3800 € destinati ad una persona che si trova in stato di grande sofferenza.

SUCCESSO PER “LA NOTTE DEGLI ANGELI”: RACCOLTI OLTRE 3800 EURO

Alassio grida forte il suo no al femminicidio. Successo per “La Notte degli Angeli”, iniziativa di beneficenza organizzata dal Comune di Alassio, per volere dell’Amministrazione Comunale, con la partecipazione delle attività commerciali cittadine, che si è tenuta la sera di lunedì 22 giugno sul Molo “Bestoso”. In tantissimi hanno partecipato alla serata di sensibilizzazione e beneficenza per una persona in uno stato di grande sofferenza, nella quale sono stati raccolti oltre 3800 euro.

Tra i presenti, il Sindaco di Alassio Enzo Canepa, il Vice Sindaco Monica Zioni, le Consigliere Comunali Lucia Leone, Patrizia Nattero e Fulvia Ruggeri, il Sindaco di Albenga Giorgio Cangiano, il Sindaco di Garlenda Silvia Pittoli, il Consigliere Regionale Marco Scajola, il comitato genitori, rappresentanti dell’Associazione Onlus “Basta Poco”, il Dirigente Scolastico Sabina Poggio e moltissimi altri partecipanti, che hanno voluto essere presenti per manifestare contro il femminicidio e la violenza sulle donne, anche attraverso l’accensione di una candela bianca.

L’Amministrazione Comunale ringrazia le attività produttive per i prezioso contributo ii tanti volontari e tutti coloro che hanno partecipato alla serata, garantendone la perfetta riuscita.


 

 

 

 

 

 

 

 

TUTTO PRONTO PER LA XXVII EDIZIONE DEI CAMPIONATI IOC ALASSIO OPEN DI BALLO

Dal 26 al 29 giugno, competizione internazionale al Palazzetto “Lorenzo Ravizza”

Tutto pronto per la XXVII edizione dei campionati I.O.C. Alassio Open, a cura di Anna e Guido Maero con la Universal Dance Canelli. Dal 26 al 29 giugno, all’interno del PalAlassio “Lorenzo Ravizza” in Via San Giovanni Battista n. 31 ad Alassio, si terrà una grande competizione internazionale di ballo e danza, promossa dalla A.S.A. Universal Dance Canelli, con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Alassio, della Federazione Italiana Danza Sportiva e della World DanceSport Federation.

“Quando nel luglio del 1989 vedeva la luce nel magnifico Auditorium Enrico Simonetti di Alassio il 1° Gran Premio Internazionale della Danza, pochi avrebbero scommesso sulla sua longevità.Ma evidentemente la passione e la perseveranza degli organizzatori hanno avuto la meglio e, in pochi anni, la manifestazione è cresciuta e si è trasformata in I.O.C. Alassio Open”, spiegano gli organizzatori. “Da oltre due decenni si presenta un appuntamento che ormai è entrato nelle agende degli atleti di Danza Sportiva di mezzo mondo. Anna e Guido Maero, creatori di questo evento, volevano fare sì che la Manifestazione Internazionale che aveva preso vita al Parco San Rocco, crescesse e richiamasse un numero sempre maggiore di partecipanti”.

“Questa forte passione Anna e Guido l’hanno trasmessa nella Società Sportiva di Canelli a un gruppo di giovani atleti uniti da una forte amicizia tra loro ma con un grande rispetto per coloro che li hanno cresciuti nella danza sportiva e nella vita. Ora questo “Team” unico ed insostituibile è diventato il motore di tutta l’Organizzazione: nata come Competizione Internazionale è arrivata ad ottenere dalla IDSF (International Dance Sport Federation) ben due tra le più prestigiose Competizioni valevoli per la World Ranking List: la IDSF INTERNATIONAL OPEN STANDARD e la IDSF INERNATIONAL OPEN LATIN oltre a tutte le IDSF OPEN per tutte le altre Categorie a partire dalle Juveniles per arrivare alle Seniors”, proseguono.

Oggi, quella di Alassio è la Competizione che, in assoluto, conta il maggior numero di Nazioni Estere partecipanti di qualsiasi altra competizione in Italia. Solo ad Alassio si sono raggiunte 35 Nazioni partecipanti. Il Comune di Alassio, con l’Assessorato alla Cultura e allo Sport, oltre a patrocinare questo importante evento Internazionale, accoglie con sempre maggior disponibilità le migliaia persone, competitori, accompagnatori e simpatizzanti che ogni anno trascorrono in questa splendida città, ‘perla della riviera Ligure’, una settimana di mare, sole e…danza”, concludono gli organizzatori.

 

Alassio, tutti in chiesa a pregare col vescovo

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Il vescovo coadiutore, Guglielmo Borghetti, ha incontrato i fedeli della parrocchia di Sant’Ambrogio. In prima fila le autorità, i ragazzi del campo solare salesiano, la Confraternita di Santa Caterina, le suore di Maria Ausiliatrice, i chierichetti. Ad accoglierlo il parroco mons. Angelo De Canis, nato a Lavina (Rezzo di Im); circolava già notizia della partenza, dell’arrivo dell’alassino mons. Brancaleoni (vicario generale). Invece non c’è fretta, don Angelo, seminarista ai tempi del rigore del rettore mons. Contestabile di Pornassio e di don Domenico Damonte, padre spirituale, alassino, per il quale è stata celebrata nella cattedrale San Michele (parroco per 29 anni, oltre a vicario generale) la messa giubilare del 70° di sacerdozio. Ha raggiunto i 92 anni, senza telecamere televisive e riflettori. Auguri meritatissimi di trucioli.it ad un prezioso talento pastorale.

La ‘cura’ Borghetti: esonerato il giovane parroco di Mendatica sfiduciato dal sindaco

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A Mendatica non è un triller, non c’è trama, nè ombra di scandalo. Semplicemente la presa d’atto, dopo un colloquio con i rappresentanti dell’amministrazione comunale, che il giovane parroco indiano era ormai entrato in rotta di collisione non solo col sindaco, con gran parte della comunità, anche con ‘azioni dimostrative’ che in una città avrebbero fatto clamore. Il Comune voleva utilizzare un’area attigua alla canonica per installare un bombolone ? Il don ha piantato tre zucche per rafforzare il diniego. Eppure in paese non manca chi lo difende a spada tratta:”Hanno fatto una cosa ignobile ! Un bravo ragazzo che studia ancora a Roma, di cuore, ma qui comandano in quattro e bisogna tacere”. Il vescovo Borghetti ha deciso l’esonero.

Don Rex Britto Antony a tavola dell’agriturismo Il Castagno alla festa patronale, accanto il compianto padre Salvatore, l’on Vittorio Adolfo e l’ex vice pres della Provincia, mariano Porro, già sindaco di Mendatica

Forse non farebbe neanche notizia, come solitamente accade in tanti altri casi soprattutto quando riguardano piccole realtà di campagna e di montagna. Un elemento tuttavia emerge e dimostra, se ce ne fosse bisogno, la ‘rottura’ col passato nel ‘governo della diocesi di Albenga- Imperia’. E’ vero, non sempre tutta la ragione sta da una parte e viceversa, ma il buon senso vuole che il parroco non può essere un pastore in costante conflitto con parrocchiani, con le istituzioni locali rappresentate dal sindaco, dalla giunta, dal parlamentino.  A Mendatica non siamo al reality di don Camillo ed il sindaco ‘compagno’. La politica, fortunatamente, non c’entra. Giusto che resti fuori e la stessa statura e nomea del vescovo coadiutore, Guglielmo Borghetti, non lasciano spazi a dubbi e sospetti. Certo, può esserci una componente di suscettibilità, permalosità, incapacità di dialogo, ma la soluzione peggiore sarebbe non decidere, lasciar incancrenire i rapporti.

Don Rex Britto Antony proviene da un’umile e numerosa famiglia indiana, tra fratelli e sorelle, a loro volta, attratti dalla vocazione. In India si racconta di seminari rigorosi e severi, sia nella preparazione scolastica, sia morale.  Don Rex non è, insomma, diventato ‘ministro di Dio’ per ‘grazia ricevuta’, lontano dall’era che ha contraddistinto il Seminario vescovile di Albenga sotto il ventennale vescovado di Mario Oliveri. Don Rex ha iniziato la sua missione di apostolo nel comprensorio di Pieve di Teco e pochi sono forse a conoscenza che il neo sacerdote era stato ‘adottato’ e ‘aiutato’ economicamente da una coppia di fedeli che vivono in Sardegna e sono orgogliosi, ogni tanto gli fanno visita. Un’opera di bene non comune. Don Rex ha la passione della scrittura, ma non si vergogna a chiedere ‘aiuto’ affinchè la lingua italiana sia riportata in modo corretto. Una persona semplice che sa adattarsi, magari con qualche limite umano e pastorale. Il ‘primo incidente’, del resto, è accaduto nella parrocchia di Cosio d’Arroscia. La versione, sulle colpe, sono contrastanti e non sembra sia il caso di riproporle. Nel 2011 il vescovo Olivieri gli aveva affidato Cosio d’Arroscia e Mendatica, oltre ad Acquetico.

A Cosio reduci dall’esperienza di un altro parroco indiano, don Lourdu – inizialmente aveva sostituito a Mendatica il novantenne don Giovanni Brunengo,  63 anni di consacrazione sacerdotale senza macchie, con un carisma che sapeva coinvolgere giovani e meno giovani, un’autorità che sapeva imporsi nella coerenza del ruoli – , a Cosio, dicevamo, erano esplose in un crescendo sempre più alla luce del sole, diciamo le antipatie personali. Al punto che il sindaco Danilo Antonio Gravagno,  pare con il consenso della giunta, ha inviato al vescovo un secco ‘ultimatum’. O va via don Rex, oppure trarremo le dovute conseguenze. A quel punto non è stato più possibile tergiversare e lo stesso sacerdote ha ubbidito in nome del rispetto dell’autorità episcopale.

A Mendatica dove la maggioranza dei fedeli sono anziani, pie donne, tra le difficoltà di inserimento più evidenti, problemi nella predicazione domenicale del Vangelo, nel mantenere la collaborazione e partecipazione alle funzioni religiose. Il distacco pare si sia impennato, con presenze sempre più risicate alla Messa, al punto che la celebrazione avveniva senza l’abituale ‘predica’. Inutili, a quanto si dice, i ripetuti campanelli d’allarme del moderato, ma tenace sindaco Piero Pelassa. Che sapeva benissimo quale fosssero i rapporti di stima e di devozione del suo vice sindaco, Emilia Lantrua. Donna di pace e di riappacificazione. Sarebbe ingiusto non dare atto che don Rex ha continuato ad avere al suo fianco persone che lo apprezzano, lo stimano, non hanno condiviso e non condividono quella che definiscono ‘ingerenza  nell’amministrazione parrocchiale e nelle prerogative del parroco’. Ricordano, ad esempio, che la notte di Natale si era creata una situazione paradossale perchè due cittadini che abitano a Imperia, per motivi loro, chiedevano che la ‘Messa dei pastori’ fosse posticipata dopo le 22,30, altri chiedevano un’ora prima. Un tira e molla dove alla fine don Rex ha deciso secondo coscienza. Altro scontro, si sussurra, sulla  mono ringhiera all’ingresso della scalinata alla chiesa. Il parroco d’accordo, il Comune no, come per lo ‘scivolo’ handicappati. Per l’amministrazione civica si può utilizzare all’uopo l’ingresso secondario al campanile. La disputa sull’uso dell’ex campo da bocce della parrocchia sarebbe stata l’ultima goccia.

Don Rex, facile immaginare che non abbia gradito l’intervento a gamba tesa, e in paese c’è chi solidarizza, ricordando un episodio significativo della personalità. Non aveva una paio di scarponi appropriati per un paese di montagna, scarpe lise dall’usura. Una parrocchiana gli ha donato 200 euro, lui ne ha lasciati 150 alla parrocchia. Altro che parroci proprietari di alloggi, di immobili, lasciati per testamento ai famigliari, quasi sempre nipoti ! In qualche caso alla perpetua. Don Rex che per risparmiare, era facile osservarlo camminare a piedi piuttosto che in auto, c’è chi recorda che a Sanremo quando si doveva recare all’ospedale, a far visita a ricoverati, faceva tutta la salita piuttosto che prendere il biglietto del bus.

Ciò non toglie che gli stessi confratelli  sacerdoti, parlano di ‘persona retta, ma con un caratterino‘. Il vescovo Borghetti non ha avuto lunghi ripensamenti quando si è trovato di fronte alla cosiddetta ‘carta canta’. Don Rex se n’è andato senza saluti ‘pubblici’, senza convenevoli. La finzione del resto non è sempre una virtù. E’ stato subito sostituito da don Enrico Giovannini, laurea in farmacia, vocazione adulta, spiccato ascendente tra quanti lo conoscono e lo frequentano. Coordinatore della pastorale giovanile nel Vicariato di Pieve di Teco, autentica sorpresa per doti di simpatia e abilità di intrattenitore, autentico “show man“, persino al goliardico carnevale di Pieve di Teco.  Ora celebra Messa e le funzioni religiose, oltre che a Cosio e Montegrosso di cui era già ‘titolare’, a Mendatica e Rezzo.  Un tour de force tenendo conto dei percorsi stradali non proprio gradevoli, tra salite e discese, curve, strettoie, rischio collisioni e dunque una guida a prova di concentrazione continua. La riforma della diocesi  in Alta Valle Arroscia è già iniziata. Il vescovo coordinatore deve far fronte alla crisi di vacazioni e alla razionalizzazione delle spese. Anche creando foresterie in cui i parroci, i vice parroci, abiterebbero  assieme. Un po’ come avviene in tante missioni sparse per il mondo. Non solo, il disegno del vescovo Oliveri, ammettono alcuni sacerdoti della vecchia generazione, era quello di privilegiare i ‘fedelissimi’ lungo la fascia costiera, rilegando gli altri nell’entroterra. Nel comprensorio pievese svolgono le funzioni pastorali diversi indiani, raggruppati si direbbe. Fanno eccezione don De Canis e don Giovannini, ai quali  potrebbero essere affidate parrocchie importanti e di peso dove il parroco è il faro, ricopre un ruolo strategico nell’amministrazione parrocchiale, ad iniziare dal mondo giovanile che resta l’asse portante della società e del suo futuro.

L.C.

 

Il compleanno del sindaco Ioculano (Ventimiglia), Di Tullio (Savona), Carrara (Pietra), Oliveri (Alassio), Vignola (Bergeggi)

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Provincia di Savona, dal 25 giugno al 2 luglio. Buon compleanno al Vice Sindaco di: Savona (Livio Di Tullio); agli Assessori comunali di: Finale Ligure (Dott.sa Clara Brichetto), Massimino (Amelia Rozio), Mioglia (Marco Rolando), Toirano (Ing. Federica Moreno) ; ai Consiglieri comunali di: Laigueglia (Roberto Sasso Del Verme), Rialto (Giuseppe Mollica), Pietra L. (Mario Carrara), Vado L. (Dott. Giulio Barbero), Alassio (Piera Olivieri), Borgio Verezzi (Avv. Nicola Ficociello), Osiglia (Paola Scarzella), Bergeggi (Dott. Vanessa Vignola), Varazze (Giovanni D’Aliesio), Alassio (Fulvia Ruggeri), Finale L.( Delia Venerucci). Provincia di Imperia: al Sindaco di Ventimiglia (Enrico Ioculano); agli Assessori di: Lucinasco (Carlo Siffredi), Vallecrosia (Monica Barra), Borghetto d’Arroscia (Paolo Ronco), Imperia (Cara Glorio), Borghetto d’Arroscia (Marcello Rovere), Caravonica (Franco Dulbecco), Santo Stefano al Mare (Sandro Collina); ai Consiglieri di: Seborga (Renato Leone), Soldano (Giuseppe Longo), Triora (Flavio Gramegna), Cipressa (Mauro Spinelli), Chiusanico (Ornella Agnese), Ospedaletti (Roberto Rodriguez), Perinaldo (Paola Embriaco), Sanremo (Giuseppe Riello), Imperia (Geom. Emilio Broccoletti), Lucinasco (Rag. Germano Mucignat), Taggia (Massimo Alberghi)

Il sindaco di Ventimiglia Enrico Ioculano compie 30 anni, un modello da esportare

Compie 30 anni e dovrebbe essere un momento di festa, ma la città di confine è alle prese, con ammirevole dignità, col dramma dei migranti. Gente che soffre, gli ultimi e più fortunati. C’è poco da festeggiare, almeno ci sia ricordi di questo momento storico a palazzo civico. La ‘casa comune di tutti i cittadini’.  Il più giovane sindaco della storia di Ventimiglia, forse della storia dei comuni imperiesi. Non abbiamo certezza matematica. La figura-simbolo di questa “rivoluzione” è sicuramente Enrico Ioculano, che a soli 28 anni ha trascinato il Partito democratico alla vittoria a Ventimiglia. Con lui, un bel gruppo di ragazzi che sono entrati in Consiglio comunale o gli hanno dato una preziosa mano nella campagna elettorale: come la capolista Federica Leuzzi, la giovanissima Eugenia Pastor, Alessandro Ghirri. La “lezione” di Ioculano è un messaggio anche allo stesso Pd: che con un discreto rinnovamento interno –  aveva dichiarato al Secolo XIX il segretario provinciale Pietro Mannoni –, complice il ciclone-Renzi, dimostra di poter vincere dove per decenni ha fallito la vecchia classe dirigente, quella dei Giovanni Rainisio e dei Fulvio Vassallo, di cui non si ricordano epiche battaglie contro il sistema di potere scajoliano e il “consociativismo”. Si è ignorato o dimenticato che Ioculano, oltre alla prerogativa di giovane, dell’onestà, deve dimostrare nei fatti competenza. La stessa cosa per gli assessori e non si faccia scrupoli ad allontare chi non riesce a raggiungere gli obiettivi.

Gli imperiesi sono finalmente maturati ed hanno capito  che la speranza del futuro sono i giovani politici, la politica distribuisce la ricchezza, non la crea. Occorre un tessuto sociale che riesca a spogliarsi  di egoismi e lobbismi. E’ vero che è necessario un elettorato informato e maturo, come accade nei paesi nordici, negli Stati Uniti, dove quantomeno c’è l’alternanza. E dunque il controllo  e la barriera allo strapotere. Auguri  signor sindaco, non si faccia mai prendere dalla paura, con la schiena dritta può affrontare a testa alta tante sfide, incoraggiare le nuove leve, l’avvenire, le donne. Sono più impegnate e sensibili, ce ne rendiamo conto pure noi di questo blog di volontari e senza padrini. Liberi di scrivere e sbagliare, chiedere scusa quando è il caso. Un’informazione libera da fastidio agli acquitrini ,quanto un sindaco galantuomo e capace. L’auspicio è che si espanda il modello Ventimiglia – Ioculano (da non confondere con il sosia di Scullino, a prescindere dagli aspetti giudiziari) all’imperiese, al savonese. Non importa se a sinistra o a destra, purchè siano nuove leve, non compromesse con passato e col presente.

Non trascorre giorno senza compleanni e onomastici. E’ l’occasione buona per fare gli auguri ai propri cari: il coniuge, i genitori, i figli, i parenti, gli amici e i conoscenti.

Spesso succede che, presi dai tanti problemi della vita (in fase crescente ai nostri giorni!), non si guarda il calendario che normalmente è appeso alla parete o posto su una scrivania, un mobile della cucina o della sala da pranzo.

Nulla di grave (per modo di dire!), però quale probabile delusione per chi si aspettava che – incontrando un parente, un amico o conoscente – gli facesse gli auguri. Viceversa: una grande gioia!

Ritenendo cosa utile agevolare chi naviga in internet e i sempre più numerosi lettori di Blog@Trucioli.it continua la rubrica settimanale, con l’elenco degli amministratori pubblici dei Comuni delle provincie di Savona e Imperia che festeggiano il compleanno. Ricordarsi di chi ha il compito di governare i nostri Comuni con un pensiero gentile. Un servizio e una opportunità per i lettori di Blog@Trucioli.it che consente, a chi lo desidera, di far giungere ai loro pubblici amministratori i personali auguri. Consigliabile inviare la e-mail alcuni giorni prima del giorno del compleanno. Sarà una gradita sorpresa e non potrà che essere accolta con gioia. E’ meno “invasiva” dei messaggini inviati con il cellulare; è anche un termometro di affetto e stima dei cittadini, degli elettori in ogni periodo dell’anno. Nei siti web dei Comuni savonesi e imperiesi è pubblicato l’indirizzo delle e-mail degli Amministratori e/o email del Comune e vengono riportati sotto il nome e cognome in questo elenco. Un servizio in più che facilita e consente ai lettori l’invio immediato di una e-mail. Volendo fare gli auguri in modo mirato, è sufficiente scrivere nell’oggetto: “Auguri di felice compleanno a … (scrivendo il nome e cognome)”. Sicuramente l’ufficio ricevente si farà premura di stampare copia della email ricevuta e consegnarla alla persona destinataria oppure, a sua volta, procedere all’invio della stessa. In questi casi si consiglia di inviare la email alcuni giorni prima della ricorrenza. Ovviamente, nei casi senza l’invio della email, sarà sempre possibile far giungere gli auguri con i metodi tradizionali (telefono, telegramma, biglietto augurale o via fax).

Nota: Mi scuso per eventuali errori e/o omissioni che dovessero verificarsi dovuti alla complessità del lavoro svolto nel preparare i dati pubblicati in apposita tabella – poi trascritti e pubblicati su trucioli.it . I dati sono stati rilevati dai siti dei 69 Comuni della provincia di Savona. Fonte dati: comuni-italiani.it

 

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Questa settimana festeggiano il compleanno

Giovedi 25 giugno 

Roberto Sasso del Verme

Venerdì 26 giugno

Giuseppe Mollica – Consigliere comunale di Rialto

comune.rialto@legalmail.it

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Sabato 27 giugno

Dott.sa Clara Brichetto – Assessore comunale di Finale Ligure

comunefinaleligure@legalmail.it

Amelia Rozio – Assessore comunale di Massimino

comune.massimino@pec.liguriainrete.it

Mario Carrara – Consigliere comunale di Pietra Ligure

protocollo@pec.comunepietraligure.it

Dott. Giulio Barbero – Consigliere comunale di Vado Ligure

info@cert.comune.vado-ligure.sv.it

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Domenica 28 giugno

Piera Olivieri – Consigliere comunale di Alassio

piera.olivieri@comune.alassio.sv.it

Avv. Nicola Ficociello – Consigliere comunale di Borgio Verezzi

protocollo@pec.comune.borgioverezzi.it

Remo Zaccaria – Vice Sindaco di Loano

zaccaria@comuneloano.it

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Lunedì 29 giugno

Paola Scarzella – Consigliere comunale di Osiglia

protocollo@pec.comune.osiglia.sv.it


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Martedì 30 giugno

Dott. sa Vanessa Vignola – Consigliere comunale di Bergeggi

comunebergeggi@actaliscertymail.it

Giovanni D’Aliesio – Consigliere comunale di Varazze

protocollo.comune.varazze@pec.it

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Mercoledì 1 luglio

Fulvia Ruggeri – Consigliere comunale di Alassio

fulvia.ruggeri@comune.alassio.sv.it

Med. Delia Venerucci – Consigliere comunale di Finale Ligure

comunefinaleligure@legalmail.it

Marco Rolando – Assessore comunale di Mioglia

comune.mioglia.sv@legalmail.it

Ing. Federica Moreno – Assessore comunale di Toirano

comune.toirano.sv@halleycert.it

Fulvia Ruggeri – Consigliere comunale di Alassio

fulvia.ruggeri@comune.alassio.sv.it

Med. Delia Venerucci – Consigliere comunale di Finale Ligure

comunefinaleligure@legalmail.it

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Giovedì 2 luglio

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Venerdì 3 luglio

Fabrizio Ghione – Assessore comunale di Cairo Montenotte

fabrizio.ghione@comunecairo.it

Diego Comparato – consigliere comunale di Casanova Lerrone

comune.casanovalerrone@legalmail.it

Sandra Strazzalino – Consigliere comunale di Murialdo

postmaser@pec.comunemurialdo.it

Livio Di Tullio – Vice Sindaco di Savona

vicesindaco@comune.savona.it

PROVINCIA DI IMPERIA

Venerdì 26 giugno

Giuseppe Longo – Consigliere comunale di Soldano

comune@pec.comunesoldano.it

Flavio Gramegna – Consigliere comunale di Triora

comune.triora.im@legalmail.it

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Sabato 27 giugno

Mauro Spinelli – Consigliere comunale di Cipressa

comunecipressa@pec.it

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Domenica 28 giugno

Carlo Siffredi – Assessore comunale di Lucinasco

comune.lucinasco.im@legalmail.it

Roberto Rodriguez – Consigliere comunale di Ospedaletti

comune@pec.comune.ospedaletti.im.it

Paola Embriaco – Consigliere comunale di Perinaldo

comune.perinaldo@pec.perinaldo.org

Giuseppe Riello – Consigliere comunale di Sanremo

comune.sanremo@legalmail.it

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Lunedì 29 giugno

Geom. Emilio Broccoletti – Consigliere comunale di Imperia

protocollo@pec.comune.imperia.it

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Martedì 30 giugno

Monica Barra – Assessore comunale di Vallecrosia

comune.vallecrosia@legalmail.it

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Mercoledì 1 luglio

Rag. Germano Mucignat – Consigliere di Lucinasco

comune.lucinasco.im@legalmail.it

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Giovedì 2 luglio

Paolo Ronco – Assessore comunale di Borghetto d’Arroscia

protocollo@pec.comune.borghettodarroscia.im.it

Marcello Rovere – Assessore comunale di Borghetto d’Arroscia

Cara Glorio – Consigliere comunale di Imperia

protocollo@pec.comune.imperia.it

Massimo Alberghi – Consigliere comunale di Taggia

comune.taggia.im@certificamail.it

Enrico Ioculano – Sindaco di Ventimiglia

comune.ventimiglia@legalmail.it

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Venerdì 3 luglio

Franco Dulbecco – Assessore comunale di Caravonica

caravonica@pec.it

Monica Muratorio – Consigliere comunale di Diano Marina

protocollo@pec.comune.diano-marina.imperia.it

Sandro Collina – Assessore comunale di Santo Stefano  al Mare

santostefanoalmare.im@legalmail.it

Rubrica a cura di

Gilberto Costanza


Il medico di Toirano che scriveva canzoni per Lucio Dalla

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Sono trascorsi 8 anni e non si è più parlato  di Vincenzo Cennamo, nato a Loano,  47 anni, residenza a Toirano, maturità al ‘Pascoli’ di Albenga, laurea a Genova 110 e lode, specialista in gastroenterologia e responsabile dell’Usl di Bologna, lo scorso aprile ospite di Rai Mattina. Il Secolo XIX, a firma di Elena Romanato, gli aveva dedicato una pagina, scoprendo che col suo trasferimento, dalla Riviera a Bologna, si dedicava a scrivere canzoni, tanto che Lucio Dalla ne scelse una (Rimini) da inserire nell’allora suo ultimo album ‘Il contrario di me’. I Cennamo, tre medici in famiglia: Luigi, Vincenzo e Mario, a sua volta specialista in urologia al S. Corona, studioso e scrittore di storia locale. Ancora Vincenzo: nell’estate 2007 annunciava la nascita  di una band (De medicers) composta solo da medici. 

Il dr. Vincenzo Cennamo, è nato a Loano, ha studiato a Toirano dove risiede, esame di Maturità al Liceo Pascoli di Albenga

Lucio Dalla ha lasciato la vita terrena, il primo marzo 2012, a Montreaux (Svizzera). Era nato a Bologna il 4 marzo 1943.  Musicista, cantautore e attore di grandissimo talento e strepitoso successo. Nel ricordarlo nessuno ha pensato all’amicizia e alla collaborazione che lo legava ad un toiranino, un savonese doc  che tra i doni di madre natura aveva la maestria e l’hobby del compositore. E per questo scelto ed apprezzato proprio dal mitico e popolarissimo Lucio per una sua canzone, dopo Malinconia d’ottobre descritta da wikipedia ‘meno roboante’.  Dalla che non ha mai dichiarato pubblicamente la sua omosessualità, hanno scritto gli organi di stampa nazionale, suonava pianoforte, sassofono e clarinetto.

Vincenzo Cennamo ha raccontato della collaborazione con Dalla  iniziata nell’ambito di un videoclip che, insieme al collega Fabbri, ha ideato e realizzata per Pubblicità e Progresso per sensibilizzare gli italiani a fare prevenzione  contro i tumori al colon retto.  Due anni prima, il gastroenterologo aveva realizzato un filmato che si era aggiudicata la menzione speciale della sezione autori italiani del Fano International Film Festival 2005. Nel 2004 con la canzone ‘Il malato immaginato‘ aveva partecipato fuori concorso al Premio Città di Recoaro.

Loano è certamente la ‘capitale’ degli eventi musicali (Sanremo esclusa) lungo la Riviera di Ponente, l’arena di Giardino del Principe ospita da anni orchestre, cantanti, attori, artisti, personaggi.  Chissà perchè non si è ancora pensato ad invitare un ‘professionista’ di talenti che i mass media citano con queste ricorrenti parole: ....Due gastroenterologi bolognesi fondano una rock band e iniziano a raccontare, con l’aiuto delle note, l’importanza della prevenzione in medicina e nel sociale. Oggi sono in sette, tutti medici. Il loro è un successo annunciato firmato Lucio Dalla…” I Cennamo, cognome che fa onore alla città natale, a Toirano, alla Liguria. Si fa tanto per promuovere una località, meglio sarebbe un comprensorio e poi si ignora, in buona fede, o per incapacità, ad un ‘tesoretto’ di casa. Lucio Dalla aveva coniato  un termine azzeccatissimo ed originale, potenzialmente un messaggio forte, di successo: i ‘gastroautori”  Non sarebbe geniale organizzare una serata musicale a tema con i ‘gastroenterologi’ capaci di dare consigli  attraverso la musica, il suo fascino, la penetrazione per uno stile di vita in salute. E come non ricordarsi dell’impegno di Mario Cennamo: il 2 agosto a Toirano ricade l’anniversario  del tragico e devastante bombardamento aereo del paese nel 1944.  Mario, con un amico, raccolse molte testimonianze su quell’evento. Fu autore del libro ‘Quel fumo acre’, un’idea caldeggiata dal sindaco dell’epoca Silvano Tabò.

il dr.Vincenzo Cennamo all’uscita dello studio di registrazione insieme al compianto Lucio Dalla per il quale ha scritto, con Carlo Fabbri, la canzone ‘Rimini’, l’ultimo album del cantante bolognese

 

 

 

IL CURRICULUM DEL MEDICO COMPOSITORE

Dr Vincenzo Cennamo è nato a Loano (SV) l’11/02/68, è residente a Toirano via P.G.Maineri n.2, è in possesso della cittadinanza italiana e nel corso della vita non ha mai riportato condanne penali.

-Ha conseguito la maturità presso il Liceo Classico G. Pascoli di Albenga (SV) nel Luglio 1986, con voti 55/60.

-Si è laur11eato in Medicina e Chirurgia il 20 Ottobre 1993 presso l’Università di Genova il con voti 110/110 e lod).

-Ha conseguito l’Abilitazione all’esercizio della Professione di Medico-Chirurgo nel Novembre 1993, presso l’Università di Genova, con voti 94/100.

-Ha conseguito nell’Ottobre 1998 il diploma di Specialità in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva (di tipologia e durata conforme alle norme dell’Unione Europea, D.L.VO 257, 8 Agosto 1991) presso L’Università di Bologna con voti 70/70 e lode, discutendo la tesi “Il trattamento endoscopico delle varici gastriche con

N-Butil-2-Cianoacrilato. Follow-up a lungo termine”

- nell’aprile 2005 ha avuto il congedo assoluto dal servizio militare

-E’ iscritto all’Albo dei Medici Chirurghi della provincia di Savona

Stato di servizio:

-Dal I Febbraio 1999 ha prestato servizio, prima con incarico libero-professionale (dal I° Febbraio al 9 Gennaio 2000), poi dal 10 Gennaio 2000 al 13 febbraio 2007 con assunzione a ruolo a seguito di concorso pubblico in qualità di dirigente di I° livello, presso l’U.O. di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva dell’Ospedale

Bellaria di Bologna. richiedere stato di servizio

- Dal 14 Febbraio 2007 presta servizio di ruolo a tempo pieno presso l’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Bologna , policlinico S. Orsola – Malpighi in qualità di dirigente di I° livello e successivamente come responsabile di struttura semplice

E’ attualmente responsabile dell’UOSD Gastroenterologia OB e Area Metropolitana dell’AUSL di Bologna

-E’ stato premiato nel Maggio 1995 al 4° th United European Gastroenterology Week, svoltosi a Berlino nel Settembre 1995, con il “Young Scientist Research Prize”, per una comunicazione orale dal titolo “Results of Mid-term Follow-up of Prospective, Randomized Study of Comparison of Ligation and Sclerotherapy for Oesophageal Varices”.

-Ha eseguito percorso formativo all’estero dal 20 Settembre al 25 Ottobre 2000 presso l’Unità di Endoscopia Digestiva del Wellesley Hospital di Toronto (Canada) sotto la direzione del Professor Norman E. Marcon

-E’ stato Fondatore (2001) e Presidente (dal 2001 al 2007) dell’Associazione dei Giovani Gastroenterologi ed Endoscopisti Italiani (AGGEI)

-Dal 2002-2008 è professore a contratto nel Master in “Endoscopia Avanzata” presso il Dipartimento di Medicina Interna e Gastroenterologia dell’Università di Bologna.

Nel 2003 è stato consulente presso l’Ospedale S.Giuseppe di Milano per l’attività tecnico-operativa di Endoscopia interventistica.

Dal luglio 2003 fa parte del Comitato Scientifico della Fondazione Amici della Epatologia

-E’ stato membro del Cosndilio Consiglio Regionale, Emilia-Romagna, e successivamente del Consiglio Nazionale dell’Associazione Italiana Endoscopia Digestiva (SIED)

 

La sagra di Garlenda: ‘Basta Poco’ a Melgrati per un bacio passionale. Quanti innamorati!

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Le sagre sono diventate una moda destinate a durare fino a quando ‘non passano di moda’. Garlenda, ‘Io sto con basta poco’, merita il primato di ‘sagra glamour’: beneficenza, fratellanza, solidarietà, vogliamoci bene, almeno per una serata. Anche con volti noti, accompagnati da ‘bon ton’ e dall’allegria di simpatiche signore, spassose. Iniziativa da tutto esaurito, per la gioia degli organizzatori: il dr. Marco Ghini e l’imprenditore Luca Bogliano. La palma del buon umore charmant ?Del seducente? Imbattibile l’arch. Marco Melgrati, con Gianni Sommariva in veste di sommelier. E poi i sindaci Cangiano (Albenga), Canepa (Alassio), l’ex sindaco ingauno Mariangelo Vio con l’avv. Silvana Biamonti,  il vice sindaco Monica Zioni e l’assessore Piero Rocca e la collega Simona Vespo. Una serata di salutari risate. Abbracci e baci per una causa giusta. Complimenti a tutti.  E per fortuna che l’obiettivo di Silvio Fasano ci aiuta a ‘immortale’, per non dimenticare.  

La fontana di Cantarana, a Ormea in processione anti crisi dalla Riviera. Fonte San Bernardo, quei mass media distratti

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Benvenuta…Montecristo ! in Val Tanaro avevamo titolato sull’ultimo numero di trucioli.it (vedi….) la documentata cronistoria delle storiche ‘Fonti S. Berando‘. Con qualche aspetto e retroscena talmente preciso da non aver ricevuto smentite dai sindaci di Ormea in particolare e di Garessio. In passato promesse di posto di lavoro, speranze per le giovani famiglie, il futuro di un territorio potenziale ‘fonte di benessere’ socio economico. Navigando sul pianeta internet pare scontato che l’arrivo nella proprietà del gruppo Montecristo, significa presenza del solido, affermato ‘ Gruppo Puccetti’. Interessi estesi all’edilizia, costruzioni stradali, movimento terra, materie plastiche, industria cartaria e acque minerali. L’ultima operazione resa possibile con il sostegno di Unicredit, partner finanziario e colosso. Solo ‘Montecristo’ ha un fatturato di 70 milioni di € e una produzione di 50 milioni di litri.

Il cartello del Comune di Ormea consente di fare i confronti con acque minerali diffuse nel Nord Ovest (ingrandisce l’immagine per leggere)

Per Ormea e Garessio è iniziata l’attesa, persino in sottotono. La notizia è stata accolta con senso di liberazione ed ottimismo. Liberazione perchè da anni quello che era rimasto un pilastro dell’industria della Val Tanaro e del Cebano, nonostante l’alternarsi di colossi e multinazionali, quali  Nestè e San Pellegrino, era finito per diventare l’anello debole della catena di interessi. Riduzione della produzione e dei posti di lavoro, tante belle parole, piani di rilancio e sviluppo, alla fine il ‘passo da gambero’. Ora l’aspetto fondamentale è attendere la prova dei fatti. In passato, il Comune di Ormea, con la sua amministrazione comunale, era stato generoso, come documentano le cifre delle concessioni di migliaia di ettari di terreno, la vendita di aree a prezzi imbattibili sul fronte della convenienza del privato, nel caso società operanti quotate in borsa, ricchi capitali, buoni profitti per gli azionisti forti. Pazienza, inutile rinvangare nel passato, serve da lezione, da esame di coscienza per chi, ancora in vita, aveva deciso, votato, firmato atti, delibere, protocolli. Il privato non sarebbe un bravo imprenditore se non badasse a tutelare i suoi interessi, il pubblico amministratore non sarebbe un buon padre di famiglia se ignorasse di privilegiare gli interessi della comunità e non dei singoli, né di lobbies. Forse è presto e prematura cantare ‘ vittoria’ ? Stendere i tappeti perchè  la storica ‘Fonte S. Bernardo’ è tornata sotto la bandiera italiana ? Il marchio prestigioso merita certamente più successo e più ricadute su Ormea e Garessio dove esistono  gli stabilimenti e le attività connesse, le fonti.  A lungo la S. Bernardo è stata l’acqua minerale più amata ed apprezzata nel ponente ligure; dalle famiglie e dagli operatori turistici, ristoratori, in concorrenza con l’Acqua di Calizzano che tuttavia non poteva contare su una nomea tanto popolare, un export internazionale.  Al punto da far gola e diventare ‘preda’ ( San Bernardo) di colossi europei e mondiali.

Ci sono altri approfondimenti di un certo interesse nell’ambito delle notizie che si sono lette in questi ultimi mesi. In parte incomplete,  il mondo dell’informazione è alle prese con tagli e riduzioni di costi (giornalisti in prima linea) e  il ‘ prodotto finale’ finisce per depotenziare qualità e completezza. Sullo scenario locale, zero inchieste giornalistiche, pochi approfondimenti a meno che non susciti le mire dell’editore. Nel cuneese non mancano. I giovani aspiranti cronisti, spesso alle prese con contratti cosiddetti da ‘fame’,  sono regolarizzati  in certi casi alla stregua di chi viene tenuto al guinzaglio.  E il bavaglio ? Chi ha il potere tutte queste cose le conosce bene.

Si poteva informare i lettori che la società neo proprietaria della ‘San Bernardo‘, la Montecristo Srl, è controllata al 51% dal ceo Antonio Biella,  (nella foto a ds), per il 30% dalla famiglia Colombo, tramite Gico Srl e il restante 19 % da Invest Eurofid Spa, la fiduciaria che fa capo ad un gruppo di banche  di credito cooperativo toscane, riunite in Cabel holding Spa. Già, di fiduciarie il Bel Paese non ha sempre bei ricordi.

Nel 20011 la società Montecristo ha acquisito il 51 % di Fonte Ilaria Spa di Lucca che nel 2013 ha registrato 25,6 milioni di€ nella voce ricavi. L’anno prima, il 2012, sempre la Montecristo, era entrata con il 51% nelle Fonti di Posina Spa di Vicenza proprietaria del marchio Lissa con 6,7 milioni annui di ricavi.  La sola Fonte Ilaria produce 30 mila bottiglie l’ora, paga un canone di concessione di 106.590 €, come da determina dirigenziale della Regione Toscana  n. 1309 del 31 agosto 2o12, è  la cartina di tornasole rispetto a ciò che emerge dagli atti per le Fonti S. Bernardo e Ulmeta.  La Fonte Ilaria  appartiene, a Montecristo Srl, alla Puccetti Spa, a Marco Gaddini.  Il presidente del consiglio di amministrazione è Edo Puccetti che ricopre l’incarico di presidente  del consiglio di amministrazione di Puccetti Spa, presidente del consiglio dei amministrazione di Mondialcarta Spa. Il vice presidente è Antonio Biella, già direttore commerciale di Spumador.  La presenza della fiduciaria nel capitale sociale della Montecristo può rappresentare la strumento legale dietro il quale possono operare investitori che non hanno la passione della visibilità mediatica  E le ‘fiduciarie’ rispondono spesso a queste esigenze, oltre alle sedi e agli incroci societari che prediligono Londra, le Cayman, piuttosto del Lussemburgo.  Chi non vorrebbe pagare meno tasse ?

Da ultimo, una nota non meno importante, e di cui si parla, di scrive davvero poco o nulla, ad iniziare dall’informazione televisiva. Il fenomeno, il successo perdurante ed in crescendo, grazie anche alla crisi per molte famiglie e tanti pensionati ‘poveri’, della fontana di Cantarana (Ormea). Qui si può assistere, in particolare nei giorni festivi, ad una vera e propria processione.  Casse di bottiglie, contenitori di vetro multilitro, bagagliai di auto o furgoni strapieni, camper mobili che fanno il pieno, attese per rifornirsi, ovviamente gratis. Arrivano dall’imperiese, savonese, dal genovese; sono residenti, proprietari di seconde case, e gli stessi piemontesi, ad iniziare dal Basso Cuneese. Tutti affezionati frequentatori. Un successo casuale, senza promozione di giornali, web, radio che hanno nella pubblicità delle aziende di acqua minerale un cliente da tenersi buono, con i cordoni della borsa aperti. E dire che in passato la storica famiglia proprietaria dell’hotel San Carlo e della riserva di trote aveva avviato iter e progetto per sfruttare la sorgente. Un’occasione persa per la collettività locale.

Tra l’altro, forse i colleghi cronisti non abitueè  della ‘fonte di Cantarana’ ignorano la presenza di un cartello ufficiale del Comune in cui sono indicate le caratteristiche dell’acqua, confrontate con altre ‘fonti’, sfruttate commercialmente e promozionate da campagne pubblicitarie e da sconti nelle ‘catene commerciali’.  L’acqua di Cantarana garantita da una salutare caratteristica di leggerezza. Il restyling della fontana risale al 2013, merito, giusto riconoscerlo, di Renato Roatta, vice sindaco della giunta di Gianfranco Benzo, battuto per una manciata di voti alle comunali del 2014.

La fontana degli Alpini sulla provinciale per Viozene

Il Comune di Ormea, tra i territori liguri – piemontesi più baciati da madre natura e dal Creato, non lontano dall’affollata costa ligure. Potrebbe valorizzare almeno le fonti  ’povere’ che sono apprezzate anche se meno note. Sulla strada per Viozene, la  fontana detta degli Alpini, una seconda denominata dei ‘Piumini‘. Sarebbe un’ottima attrattiva promozionale per il territorio procedere alle analisi dell’Asl.

Sbagliano coloro che ritengono il turismo unica risorsa di sviluppo, dopo il massiccio abbandono della campagna, quassù della montagna, delle malghe estive, della pastorizia. Il turismo può incentivare attività collaterali: dalla gastronomia (purché di qualità e di persone capaci ai fornelli), alla coltivazione di prodotti tipici della terra (patate, castagne, farina), puntando al corretto rapporto qualità – prezzo. Si pensi alla produzione di miele non contaminato dal business, il formaggio nostrano, la trota del fiume Tanaro, i funghi, i mirtilli, le fragoline di bosco. Ci siamo occupati nel recente passato del ‘risorgimento’ di Roccaverano che madre natura non ha favorito almeno geograficamente e nei collegamenti stradali rispetto all’Alta Val Tanaro. Il formaggio del paese (capra in particolare) diventato leader in Italia e volano in una decine di Comuni del cuneese e dell’astigiano (oltre 20 produttori associati), al punto da attrarre giovani dalle cementate e caotica città.

Ormea, Garessio che attendono di valorizzare la linea ferroviaria, il ‘treno del turismo‘, degli week end,  della riscoperta di un viaggio d’altri tempi. La giunta di centro destra del leghista Cota, non si era distinta, su questo fronte. Si erano focalizzati i costi, le spese, il rapporto con il numero degli utenti, privilegiando il trasporto su gomma. Tagliando per risparmiare. La politica delle recessione piuttosto che dello sviluppo. Una scelta oculata all’insegna della lungimiranza, della competenza, può rappresentare la svolta, l’inversione di tendenza. Ad iniziare dalle nuove generazioni capaci di allontanare i ‘sacerdoti’, siano essi compagni o militanti a destra, che hanno fallito anche come professionisti delle poltrone pubbliche. Maestri del potere per il potere. I magna magna.

L. Cor. 

ARTIGIANATO, CHE PASSIONE!

DOMENICA 28 GIUGNO 2015

i mercatini nell’ antico borgo di Ormea (CN)

Terzo appuntamento della stagione 2015 con i mercatini dell’artigianato ad Ormea (ARTIGIANATO, CHE PASSIONE!) domenica 28 giugno 2015.

L’evento, che si svolgerà in concomitanza con ‘OrmeaInonda’ avrà luogo a monte e a valle della centrale Via Roma, ovvero in Piazza Libertà e Piazza San Martino, a partire dalle ore 9 per tutto il giorno.

Spiaggia di Alassio dove le turiste seducono gli ambulanti (abusivi) ma divieto di sesso

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Qui sono impazziti o prendono per i fondelli e miei diavolini di cronisti locali ci cascano. Avete letto che Alassio ‘capitale indiscussa del commercio abusivo in spiaggia e di massaggi cinesi’ (ditelo piano) sta facendo una lotta senza quartiere a quella che io, padrone dell’inferno, da sempre alassino vero, chiamo  ’mafia degli ambulanti’. Da anni conduco (il primo, riconosciamolo, è stato il torinese Fabio Lucchini) con tanto di foto documentazione, la denuncia,  coram populi, contro chi  sta barando. Non solo, chi tira i fili dell’organizzazione, affitta banchetti volanti sull’arenile, con qualche complicità. Poi i turisti, le turiste clienti affezionate che comprano. Si tratta spesso di fanatiche del popolo leghista, di Bossi e Salvini, o del ‘dio berlusca’. Tutto in casa. Alassio, dove stravince la discussa destra con i risultati – spettacolo sull’arenile. Non ci resta che ridere ?

Giornali e web hanno annunciato: lotta senza quartiere, le forze dell’ordine setacciano Alassio. Fuggi fuggi sulla spiaggia dei venditori abusivi, c’è chi ha resistito !

Cari lettori di trucioli.it, vi parla chi ha un diavolo per capello dopo aver letto e riletto, da qualche giorno, il tam tam di giornali,  web e presto toccherà alle tv locali ( da Imperia Tv, Telenord, Rai 3 Regione, Telecupole se esiste ancora). Titoli: “Alassio dichiara guerra agli ambulanti abusivi….Alassio pattuglie balneari…..Alassio maxi sequestri  di merce falsa…..Alassio 5 vigili sorvegliano sugli abusivi…..Alassio pattuglie di vigili fino a notte fonda”.  Ho subito cercato, senza riuscirci, di rintracciare il vecchio generalissimo in pensione dei vigili urbani, il pluridecorato  dr. Tindaro Taranto, per anni anche giudice onorario alla pretura e al tribunale (ora soppresso di Albenga). Stai a vedere, mi sono detto tra l’incredulo ed il faceto, che l’hanno richiamato, anzi ‘precettato’ in servizio. Qui siamo ad una rivoluzione. Non quella da tempo annunciata e proclamata in tutte le salse dai camerati o compagni leghisti alassini e savonesi, capeggiati  dal leader dei cacciatori  di ‘merli’ Bruzzone e da quello delle oche, di cui mi sfugge il nome. Trucioli.it, il blog della ‘menzogna continua’, arrivato a 23 mila querele a mese, aveva già riportato nella sua breve e speriamo corta esistenza, i titoli da prima pagina: Alassio, multe salate a chi acquista sulla spiaggia da vu’ cumprà. Compra gli occhiali da sole sulla spiaggia: multa da 500 euro. Ed il sommo pontefice, assessore Piero Rocca, da anni sta mettendo a durissima prova la resistenza della ‘famiglia’ o se volete della tribù marocchina padrona della piazza. Quando sentono pronunciare il nome Rocca si nascondono persino nei tombini, a ragazzi utilizzati per vendere,  per paura di quel nome gli scappa pure la pipì. Si racconta che il prode avesse assunto tale Gigi, esperto di telecomunicazioni. E si perchè l’esercito di ‘podeomos’ ambulanti si era ‘digitalizzato’, con tanto di sentinelle dotate di telefonini, bastava inviare un messaggio con un numero, in base al quale veniva segnalato il pericolo. Se imminente 10, se bisognava guardarsi attorno per possibile presenza di ‘uomini in borghese’ 9 e così via. Persino dove scappare e rifugiarsi, un numero per 3 nascondigli sicuri. Non ci crederete, esiste pure il ‘piciotto’ che si fa prendere con la merce per distrarre ed impegnare gli uomini, mentre i compari di grado superiore possono scampare l’imminente pericolo.

Il cartello installato sul lungomare di Alassio compie 10 anni

E dire che Alassio non attrae solo turisti sconosciuti, la frequentano uomini dei ‘servizi’, della Dia Ligure, provengono da regioni del Nord, un paio sono romani affezionati. In vacanza, va bene, provate a scommettere cosa riferiscono quando tornano in ufficio, al lavoro di spionaggio ed antispionaggio, di sicurezza dello Stato.

Il furgone parcheggiato sulla litoranea di Alassio utilizzato dallo scorso per rifornire il clan che domina gli ambulanti abusivi in Riviera

Fanno benissimo gli alassini, con tanto di capipopolo, a promettere ‘ferro e fuoco’ se sarà abolito il commissariato di Polizia. Pensate, ha soltanto 40 dipendenti, controlla ogni anno a quanto risulta nelle statistiche ufficiali, 12. 118 persone, vale a dire 33 persone al giorno. Belfagor alassino doc escluso.  Sarà per questo che sono spariti  moscerini e pulci. Fermati 6.198 veicoli, ovvero conducenti, media 17 al giorno. Adesso capisco perchè non si vede più la Ferrari rossa, la Maserati arancione, e la Jaguar dell’ex sindaco.  Al 113 di Alassio hanno telefonato per richieste di intervento 968 cittadini. Media di due telefonate e mezza al giorno. 73 i denunciati, 8 gli arresti in flagranza, 121 furti. Dati che documentano con quanta tranquillità si possa vivere, birichini a parte. Fate uno po’ di calcoli, valutate la produttività, si tratta di pochi spiccioli per residente – turista.  Caro rottamatore presidente Renzi, ascolta la Lega e i berluscones, nel Bel Paese ci sono tanti altri sprechi, lascia perdere la Baia del Sole, l’unica stella che ancora brilla in Riviera, capace di produrre reddito da lavoro e  ’far pagare anche l’aria che si respira‘. Parola di turista !

Non ci resta che ridere ? Ascoltate bene voi  webbisti di Alassio 2011 – 2015, Alassio Futura, Alassio amore mio, voi consiglieri di opposizione e appostamenti, di caccia ai ‘picetti’. Lunedì, 22, Anno del Signore, mese di giugno, ho fatto un giretto, dalle 9,30 alle 12, dalla Madonetta ai confini di Laigueglia. Altro che ‘spiagge senza tregua‘. Lungo il dolce percorso ho incontrato 11 bancarelle mobili, posate sulla battigia, tutte ‘prese d’assalto’: moda été, per il gentil sesso, 15 euro, 10 scontata. Costumi da bagno, en été, 8 euro, 5 scontati. Anche produzione made in Italy, tante occasioni. Ogni punto vendita, due operatori. Due anni fa erano di meno, ora si sono moltiplicati come i pesci. Ci eravamo spacciati per ‘boss’ interessanti ad un ‘punto fisso’ nella spiaggia di ponente, quella ‘riservata’ alle bancarelle, rivelò  un ‘coccobello’ naturalizzato ‘arascino’. Il sindaco, pare, gli consigliò, di ‘non fare guerre’, mettersi d’accordo. E lui gli urlò contro, lasciando l’ufficio assieme alla moglie in malo modo. Non pare una barzelletta, il pezzo è stato visto o letto da oltre 2 mila navigatori. Non ha sollevato neppure una piuma.  Attenti però a scattare foto agli abusivi, l’abbiamo scampata già due volte, una con la micro cinepresa gettata in mare, l’altra strattonato, il bagnino che si volta dall’altra parte. Vi siete chiesti perchè un carro armato come IVG.it, o un fotografo della stazza di Franchi non si piazzano mai davanti, ma usano il teleobiettivo e comunque stanno alla larga ? Silvio Fasano, consiglia, ma chi te lo fa fare ? Quelli non scherzano. Ha ragione da vendere e così per vendetta abbiamo fotografato anche l’auto rossa, semifurgonata, che rifornisce il ‘clan’ lungo il ponente rivierasco savonese. Si sposta, spesso preceduta da una ‘vedetta’ in moto. E’ gente che ti guarda e non parla. Osserva. Medita….

Sarà per tutto quanto ‘non sappiamo’ che neppure i bulldozer ‘pro legalità’ vogliono vedere? E che gioia farsi massaggiare, 10 euro per 30 minuti: cinesi praticoni o fisioterapisti. Al lavoro ne ho visti 9, altri in cerca di occupazione. Chi spartisce, come per le belle di notte, tra Albenga e Ceriale,  il territorio con ‘manu militare‘ ? E mai una rissa tra i ‘disperati. E Alassio è fortunata: non sono ancora arrivati in spiaggia i ‘diplomati in tatuaggio’.  Ci sono in compenso alcune signore nord o centraficane che ‘passeggiano’ non per sesso, per vendere il prodotto nazionale e sono pure decorose nell’abbigliamento e nel comportamento.

Specialità salciccia al profumo di astice fronte mare

Alla fine ho deciso, un invito a cena al Piero Rocca martire. Al ristorante sul mare, semplice, genuina e salutare specialità tutta alassina:  ravioli al ragù di branzino….in salciccia da spiaggia (vu cumprà ?). E maialini di Alassio.

Belfagor  (della contea di Alassio)

 

 

Lions Club Baia del Sole ‘in rosa’: presidente Elena Bergallo, segretaria Virgina Carbone, vice e tesoriere Angela Ricci Mingani

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Altro che quota rosa tanto blasonate e poco rispettate almeno nella politica di periferia. Il buon esempio del Lions (e nel nostro piccolo blog dove le iscritte alla mailing list sono al 70 % donne, parliamo di 8 mila indirizzi) lo testimonia un’area della Riviera ponentina che non ha brillato in meritocrazia e competenza nella vita pubblica. E’ davvero un bel traguardo leggere a chi sono andate le cariche più prestigiose ed impegnative dell’Associazione: Elena Bergallo presidente, vice presidente e tesoriere Angela Ricci Mignani, segretaria Virginia Carbone. Consigliere: Gianna Maria Croatto, Irene Corrias, Mirella Rotondo. Censore, Clemente Muroni e l’affermato oculista ingauno Roberto Ravera (consigliere) 

Alassio champagne soirées, signore eleganti, mariti vip. E all’Hotel Aida ecco Dolce Vita

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Dopo il Grand Hotel, Villa Pergola, ristoranti, il pontile Bestoso. Alassio vecchia regina del turismo (già d’élite)  ha voluto imitare i bei tempi, quando lo champagne nei locali notturni scorreva…Una festa con la partecipazione del sindaco e first lady, dell’industriale Giabetto Noberasco, di Daniela Vacca ed il marito Rosseti (ex bancario) agenti immobiliari di Loano, i titolari di ristoranti Marco Viola e signora Pasqualini,  Giannino della Pizzeria Italia. E all’hotel Aida arriva la Dolce Vita e una foto proibita di Silvio Fasano.

Franca, la ‘sarta di Albenga’ festeggiata a Nava da Antonio Ricci

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Le cose semplici, gli affetti famigliari, le ricorrenze importanti. Antonio Ricci, personaggio simbolo della televisione, ‘papà’ di Striscia la Notizia, non ha mai messo nel cassetto i ricordi della famiglia: papà compianto sottufficiale dell’esercito e la mamma, maestra, alle prese con seri acciacchi della vecchiaia. I Ricci – Torre si sono ritrovati nel ristorante Lorenzina di Nava. A festeggiare le 80 primavere di ‘zia Franca’, la sarta di Albenga. Figlia, con la sorella Nada mamma di Antonio, del popolare ‘barbiere di Porta Molino, nel centro storico. Ora c’è la pescheria Pinto.

Antonio Ricci, popolarissimo ed apprezzato personaggio della televisione, in trasferta a Nava per festeggiare gli 80 anni di zia Franca: è stata la ‘sarta di Albenga’

Hanno scelto Nava tra le mete predilette di Antonio Ricci, non soltanto per i trascorsi dell’infanzia, della gioventù, le estati a Ormea dove era di casa e tanti amici, fans. Qui è sempre in attività da generazioni l’albergo ristorante Colle di Nava – Lorenzina. La mamma alla soglia dei  90 anni, è ancora in buona forma, ogni tanto appare dietro il banco della reception. Le redini sono affidate al figlio Lorenzo Pasquinelli, il fratello Pietro invece ha scelto di fare il farmacista. Antonio, buongustaio della cucina semplice, delle specialità dell’Alta Valle Arroscia e Val Tanaro, e oggi con la moglie nella conduzione di Villa La Pergola ad Alassio ( qualità, confort, decoro da 5 stelle), ha festeggiato il compleanno di zia Franca. C’erano tutti o quasi i famigliari, i parenti stretti.  Mancava l’adorata mamma Ada, una vita da maestra. I Torre sono originari di Albenga, anzi lontane origini a Vessalico. Papà Gerardo Ricci, invece, era un simpaticissimo avellinese che ha prestato servizio fino alla pensione al CAR della Caserma Piave. Oltre ad Antonio, le sorelle Cecilia, medico specialista, nubile, Ha lavorato all’ospedale di Cairo Montenotte, di Savona e a Genova. L’altra sorella Adelina vive ad Alassio dove ha sposato un vigile urbano.

Non poteva mancare e francamente non abbiamo verificato con precisione, le tre figlie di Antonio: Alessandra, Vittoria, Francesca che hanno studiato ai Salesiani di Alassio e tutte in carriera non per grazia ricevuta. Ovviamente era presente il figlio della festeggiata che vive ad Albenga. Tra i commensali la moglie di Antonio, Silvia Arnaud e forse il fratello Gualtiero, a sua volta ‘papà’ di Paperissima.

Una giornata conclusa con la foto ricordo, a beneficio dei lettori, dell’umile blog di volontari, trucioli.it. Con l’augurio di rivederci sani e salvi, sempre a Nava, per il 90 compleanno di zia Franca.


La sfida di Sara e Sergio, da Imperia a Nava per riaprire lo storico negozio di alimentari

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Case di Nava. Riapre e rinasce il ‘negozio dei nonni’ aperto 80 anni fa dai Contestabile e chiuso pochi mesi fa. L’iniziativa è di una giovane coppia, Sara e Sergio, 32 e 44 anni, romani, genitori della piccolo Giordano, imperiese, compie un anno il 25 luglio. Lei disoccupata, decine di curriculum inviati, lavori saltuari a Sanremo, Imperia, Diano Marina. Lui artigiano idraulico, alle prese con la crisi. Gran passione e amore per la montagna, la natura, l’orto, i cavalli.

I coniugi Sara e Sergio nella ‘bottega dei nonni’ appena riaperta a Case di Nava

Nava (Colle di Nava e Case di Nava) non ha certo bisogno di pillole per guardare con basi solide verso il futuro, le prossime generazioni. Vivere alla giornata, senza obiettivi, programmi, lungimiranza non è il meglio che una comunità possa proporsi. La debolezza e l’interesse (solo a parole) di chi avrebbe dovuto portare avanti iniziative pilota, ha finito per impoverire aree per anni motore di sviluppo, investimenti privati, presenza di turisti e villeggianti. Le famiglie più agiate di Imperia e dintorni avevano il loro status simbol nella villa a Nava. Realizzata in parte l’infrastruttura – collegamento viario, in attesa di essere completata sia per servire la zona artigianale – industriale  di Imperia, resta in frigorifero il troforo Acquetico – Cantarana. La mancata realizzazione del tunnel di fatto continua a ‘baciare’ proprio Nava, al centro del traffico da e per la Riviera di Ponente, il Piemonte, alternativa alla Savona – Torino e all’Autofiori. Non è soltanto un problema di costi e di pedaggi, ma di appuntamenti fissi con code chilometriche soprattutto nei giorni di grandi rientri al Nord. Per molti week end durante l’anno.

La storia dello storico negozio di alimentari  di Nava (Pornassio) è esemplare ed emblematica. Lasciamo da parte il passato, in parte raccontato seppure per sommi capi. Chi sono i nuovi ‘sfidanti’ che scommettono sul ‘toto Nava’? Li abbiamo incontrati casualmente nel nuovo posto di lavoro rinnovato senza sfarzo, con semplicità e buon gusto, mettendo in risalto qualche piccolo cimelio degli antichi mestieri e dei montanari. Sara Giuffrida: “Nel 2010 a Imperia  ho perso il posto di lavoro che dava una certa serenità nel presente e nell’immediato futuro.  Ho iniziato a mandare curriculum senza il nasino all’insù, tutto mi andava bene purchè fosse dignitisoso. Ho trovato a Sanremo in un pub del porto, poi alla Fric di Imperia, al Molo Landini di Diano Marina. Con i chiari di luna che molte famiglie conoscono, ci siamo guardati attorno con mio marito e deciso di affittare una casa a Nava per risiedervi stabilmente. Viaggio di lavoro, per entrambi, avanti e indietro. Era l’agosto del 2013.  Mio marito, nell’imperiese, aveva un centinaio di clienti, si fa per dire, qui sulle dita di una mano. Posso fare una confidenza non richiesta ? A Nava abbiamo trovato aiuto, comprensione, disponibilità e con la nascita di Giordano la solidarietà è stata ammirevole. Quali prospettive per due disoccupati, per un investimento non proprio alla nostra portata. Gli amici, del bar Sorriso ci hanno offerto questa opportunità meritano riconoscenza, tutto il nostro umano impegno.”

Sara e Sergio (Vincioni) hanno origine a Roma, nel quartiere Centocelle. Là sono cresciuti, hanno lasciato famiglie, amici, ricordi d’infanzia, il carattere brioso ed espansivo dei romani. I neo commercianti dell’Alta Valle Arroscia dove negli anni ’50- ’60 e – ’70, ogni paese contava su almeno 5 – 6 negozi alimentari, hanno alle spalle pure le montagne russe di chi lontano da casa deve superare mille difficoltà e maturali diffidenze dei nuovi arrivati. Lo Stato, la Regione, la Provincia, gli stesi Comuni non hanno mai preso atto che quelle piccole realtà commerciali, in località montane ‘spopolate’, avrebbero dovuto avere  una legislazione ben diversa dalle attività dove la speculazione immobiliare e commerciale sono all’ordine del giorno. Oggi più che dal fisco, in Riviera, uccide il ‘caro affittil’. La corsa all’arricchimento, al denaro ha reso quasi tutti avvoltoi. Soccombe il più debole, in barba alla Costituzione e al Vangelo di Cristo, non quello degli uomini. La mala politica ha prodotto malcostume, sfociato in corruzione dilagante, dall’alto al basso, dal centro alla periferia. Senza distinzioni  e senza politiche all’insegna dell’uguaglianza. I potenti e i poteri riveriti alla stregua dei salvatori. I ricchi non si odiano, vanno rispettati, purchè a loro volta rispettino le regole della democrazia e diano per primi il buon esempio.

Le serrande abbassate del ‘negozio dei nonni’, ora ha riaperto i battenti

A Nava, Sara e Sergio  hanno  conosciuto la ritrosia iniziale che li circondava, la freddezza, ora “ti danno tutto, gente meravigliosa, altruisti…”  Difficile non parlare delle difficoltà a far quadrare i bilanci in famigliola e nell’attività commerciale. L’estate tutto sommato porta movimento, in negozio entra gente, ci sono i gitanti domenicali, i 30 giorni di agosto, il bel tempo aiuta, il caldo al mare pure. E poi, si cade quasi in letargo: l’inverno, le giornatacce con neve e intemperie, si può sperare nella ‘benzina’ di Monesi piccola stazione sciistica. Un negozio ha bisogno di fondamenta stabili, sicure. Per i 70 residenti di Nava c’è già un alimentari, assai fornito, di proprietà dei fratelli Porro (che l’hanno dato in gestione); l’azienda Porro, unica locomotiva economica di Nava 360 giorni l’anno, seguita dal prestigio dell’azienda alberghiera  Lorenzina – Colle di Nava. Qui Lorenzo Pasquinelli, con la moglie ai fornelli e tuttofare, un team di collaboratori professionisti e part – time,  ha puntato a valorizzare con la ‘fedeletà’ il portafogli clienti, l’impegno sulla qualità a tavola. Un servizio decoroso, soprattutto la ricerca di piatti poco elaborati, gustosi, genuini; in prevalenza ricette che abbracciano alcune specialità imperiesi e del cuneese. La clientela affezionata e di buon livello restano la più omogenea cartina di tornasole.

A Nava non sarebbe neppure corretto ignorare la presenza di altre tre realtà alberghiere, ognuna con una propria caratteristica, in un caso, assai recente, anche l’impegno di giovani, con il rinnovamento della struttura. Purtroppo non siamo più a tempi d’oro dove più o meno c’era lavoro per tutti, ad iniziare dalla ristorazione e dall’ospitalità.  Dalla richiesta di alloggi. Persino un proprio parroco, l’ultimo fu don Gastaldi. Qui, tra l’altro, non è ancora arrivato neppure un agriturismo, nonostante un cartello che abbiamo fotografato lo scorso anno davanti ad un locale di Verezzi (Comune di Borgio) recava un menù del giorno con la scritta formaggio dell’Agriturismo di Colle di Nava. 

Salutiamo Sara e Sergio, in bocca al lupo. “La nostra ambizione è di riuscire a proporre prodotti di  nicchia del territorio, senza voler strafare, con rigorosa serietà, e nei nostri sogni fare spazio, in questi locali, ad una mini osteria. Poche cose e pochi tavoli.. Solo piatti preparati in casa, non è facile, non è semplice. Vogliamo mettercela tutta, senza montarci la testa, ascoltando consigli, suggerimenti, a piccoli passi”.

L. Cor.

La veterana di San Romolo (Sanremo): A nove anni vendevo pane, a 85 mi curo in panettiera. Ho vissuto il periodo d’oro

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‘La mia gente’. Uomini e donne della Liguria, tra storia e vita quotidiana. Il volume edito dal Secolo XIX, quando Tommaso Giglio era direttore (1983), ebbe un’accoglienza strepitosa, esaurite miglia di copie. Il coordinamento redazionale di Guido Arata e Piero Pruzzo. Forse mancava un capitolo. Ieri e oggi di San Romolo, frazione montana di Sanremo dove si è lasciato morire la ‘funivia più lunga del mondo’. Raggiungeva il paradiso di Monte Bignone (1300 metri sul mare). C’era un albergo, un ristorante. Ora rovine e desolazione. Hanno realizzato una selva di antenne che deturpano un ambiente magico, unico. A San Romolo vive l’ultima testimone: Emma, 85 anni, memoria e lucidità alla Eugenio Scalfari. Lei non è giornalista. Conosce tutto della storia del borgo dove è nata e ha  vissuto. A 9 anni vendeva pane nella longeva panetteria di famiglia.

Emma Bormida, in panettiera dall’età di 9 anni, a 85 anni non ha abbandonato il mestiere, aiuta il figlio e il genero. E’ la decana di San Romolo (Sanremo)

Un incontro casuale, in una giornata calda e limpidissima di giugno. A San Romolo, a 14 chilometri da Sanremo, 786 s.l.m, si può arrivare da tre direzioni. La più insidiosa e pericolosa: da Coldirodi. L’arteria comunale è stretta,  curve che ti portano fuori mano e doppio senso di marcia.  Retromarcia garantito.  Ai bordi dell’asfalto malandato avanzano arbusti ed erbacce. I decespugliatori non sono ancora arrivati, nonostante l’avvento dell’estate turistica. Abitanti ed abituée utilizzano in stragrande maggioranza la tortuosa provinciale che si dirama dal Sanremo. Terzo percorso e itinerario da Bajardo, da Perinaldo.  La borgata di San Romolo pare sia meno nota e visitata rispetto a Bussana Vecchia e Coldirodi, Eppure qui non c’è solo il ‘santuario e ritrovo’ dei motocrossisti, motociclismo; non c’è solo un ex campione delle due ruote e il suo museo. Fanno bella mostra castagni secolari, un’area di verde pubblico attrezzata di 20 mila mq,  il parco naturale tra scorci, sentieri, ruscelli, dirupi, avvallamenti da funghi. San Romolo custodisce incurante uno scenario, una  vademecum non proprio frequente in terra ligure che pure può fregiarsi dell Cinque Terre, dell’Isola Gallinara, della Baia del Sole.

San Romolo, lontana dai riflettori, ha anche la ‘sua eroina’: Emma Bormida. Vedova, mamma e nonna. Il carattere dolce e aspro dei liguri, ostinato e forgiato da indimenticati anni di povertà, sacrifici, avversità inaudite, peripezie. Ha conosciuto quelli che i paesani definiscono ‘tempi grami’ e delle avversità. E’ stata allo stesso tempo testimone, coprotagonista degli anni della grande vitalità, del ‘risorgimento’ del paese natio, dei suoi abitanti, la prosperità, i turisti, i villeggianti da seconda casa. Il turismo significava flotte di gente. Lavoro per tutti. Il benesssere nel portafogli ed in banca. L’investimento immobiliare in Riviera.  Emma, donna affabile che regala sorrisi, è un libro aperto della sua vita di ieri e una lezione: interrogarsi sul passato per trarne l’insegnamento e la volontà per trovare nuovi orizzonti alle future generazioni.

E’ seduta all’ombra nel dehor – terrazzo del ristorante Dall’Ava, aperto dal 1950 e oggi alla quarta, i giovani coniugi Davide e Claudia. Ci fanno compagnia, a ridosso di un castagno gigantesco e ‘storico’, i fringuelli che saltellano per nulla impauriti, alla ricerca di cibo. Hanno preso il posto dei passerotti assai più comuni e socievoli tra gli esseri umani delle città e dei borghi.

Emma:Ho conosciuto il commendator Dall’O', era piccolo, quasi un nano, carico di inventiva, coraggio, passione. Abitava a Villa Magnolia. E’ stato l’artefice della funivia, dell’albergo, del ristorante, del rilancio della montagna e della valle. Quando fu inaugurata eravamo tutte vestite da piasanelle. Che tempi…!!!.alle 23 di sera l’impianto era ancora in funzione….Ricordo l’Hotel La Bomboniera, qui vicino, prese fuoco, c’era legna nelle stanze. Sul monte Bignone, mezzo secolo fa, c’erano le mucche e una pastorella nibile, ha resistito finchè le forze l’hanno tenuta in piedi”.

La funivia più lunga del mondo. Hanno scritto fiumi di inchiostro, poi il dimenticatoio, il disinteresse dei più. Il 95 per cento dei liguri, la maggioranza degli imperiesi, sanno poco o nulla.  Emma:Era stata inaugurata il primo settembre 1937 ed ha chiuso mi pare a fine anni ’90.  Poteva ospitare persone e cose. Dava lavoro a 18 conduttori, qualcuno arrivava da Triora, da Molini di Triora. Una manna dal cielo, facevamo anche 20 panini farciti alla volta. Si faceva il pane per tutti, per il ristorante del Monte Bignone, una processione di gente, i turisti giungevano pure in pullman. Centinaia al giorno, migliaia all’anno, italiani soprattutto, francesi, tedeschi, inglesi. “.

Orlando Dall’Ava, 73 anni, ex pilota, collezionista di moto: la sua famiglia ha aperto il locale -ristorante 65 anni fa. Mostra la bottiglia di vino rosso della casa (L’Armen) che può fregiarsi dell’etichetta Rallye Sanremo, Rallye dei Fiori, Rallye Monte Carlo

Emma: “Mia mamma, nel 1924, aveva aperto in una baracca di 2 metri e settanta.  Ho imparato da ragazzina, del resto si iniziava giovanissimi a lavorare, un mestiere. Nel periodo che ero sposata, mio marito aveva preso il posto da panettiere, avevamo due aiutanti: è morto 11 anni fa, a 83 anni. E’ subentrato mio figlio, abbiamo cessato l’attività di negozio e continuato a produrre pane, cotto nel forno scaldato a legna. Non credo siano molti in Liguria. Se allora era un successo sfornare il primo pane all’olio o alla sardenaria, oggi  il lavoro non manca.  Mio figlio, 65 anni e il genero lavorano di notte, al mattino mi sveglio all’alba e vado in negozio, dietro il banco, alla cassa; così mio figlio  può andare a letto un po’ prima. Mia nuora, col furgone, scende in Riviera e serve negozi di alimentari.  E’ dura, tanto impegno, serietà commerciale, le soddisfazioni non mancano. Stare tra la gente è un po’ la mia vita, anche se chiudendo bottega non c’è più il via vai di un tempo. Sono nata il giorno di Sant’Anna, nevicava forte. Sono la più anziana in attività, si fa per dire, da commessa. Non mi manca il buon umore, nonostante l’artrosi cervicale e una piccola ischemia.  E pensare che studiavo da maestra, ma i miei avevano bisogno di aiuto ed ho rinunciato”.

Arrivederci Emma, auguri per il futuro: “ Grazie, perchè prende appunti ? E’ la prima volta che mi capita, questo ristorante sono parenti, nipoti. E’ rimasto l’unico e lavorano con tanto scrupolo ed impegno. Un tempo si faceva tutto in famiglia, ora c’è bisogno almeno del cuoco, domani sera serata speciale, in menù la paella di pesce fresco, hanno già 50 prenotati. Mi fa piacere… “ Arrivederci signora Emma per la gentilezza e lontana anni luce dal cinismo imperante, dalla società digitale, ambasciatrice di un fascino d’altri tempi.

Luciano Corrado

Turisti in coda alla Fontana di Cantarana. E… successo a ‘Ormea inonda’ con il ‘biale’

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L’ultima domenica di giugno con Ormea alla ribalta. Migliaia in coda per rifornirsi alla Fontana che, ha rivelato trucioli.it con i dati delle analisi del Comune, dona gratis l’acqua più leggera e salutare del Nord Ovest. Finalmente il passa parola fa ‘cultura e utili informazione’. E poi la bella sorpresa del ritorno di ‘Ormea inonda’, con via Roma, salotto del centro storico, allagata e gare d’acqua.  Iniziativa nata quasi in sordina nel 2009, su idea del dr. Stefano Obbia, assessore alle politiche giovanili. Sospesa nel 2014 con la neo eletta giunta, è tornata ad animare il paese. E un’altra bella notizia. L’antica  e storica ex Pasticceria Sappa torna a rivivere, altra insegna Il Sarceno, ora solo gastronomia di qualità. Leggi anche Ormea stage di danza dal 20 al 25 luglio.

La Fontana di Cantarana è tornata prepotentemente in scena, anzi ha ripreso il posto che merita. La divulgazione via web de n. 39 di trucioli.it non ha avuto soltanto un largo interesse tra i lettori – navigatori, l’efficacia del passa parola ha ‘contaminato’ positivamente migliaia di persone, automobiliti in gita domenicale. Unire l’utile al dilettevole facendo rifornimento alla fontanella. Certo, non montiamoci la testa e non contiamo balle che non servono, ne raccontano già troppe i politici ‘made in Italy’ (non tutti, per fortuna), eppure abbiamo indossato il ruolo di cronisti di strada, curiosi di sapere perchè la ‘corsa’ all’acqua di fonte con bottiglie, damigiane, taniche. Parecchi hanno letto il blog, altri avevano saputo da amici e conoscenti, persino il cellulare, facebook e poi gli abitueè. La riscossa l’ha data la divulgazione della tabella ufficiale del Comune di Ormea, affissa alla Fontana, dove sono indicate caratteristiche e confronto con altre acque, più o meno blasonate, che si trovano in commercio e beneficiano della pubblicità e promozione a livello popolare. La credenza e l’abitudine tutta e da primato italiano che, a tavola, in casa, al ristorante, al bar, si beve solo  acqua minerale. Un tempo solo in bottiglie di vetro da litro e mezzo litro, oggi la plastica domina. Con qualche eccezione come per la linea della storica San Bernardo (fonti e stabilimenti a Ormea e Garessio) destinata ai ristoranti, la bottiglia gocce di Giugiaro.  Oppure la San Pellegrino. Il 90 per cento del mercato assorbe però il contenitore di plastica. Con una differenza ignorata, purtroppo, nella nostra Italia.


In Germania, in Austria, nei paesi Bassi, nel Nord, si paga anche il contenitore di plastica. Appositi contenitori automatizzati

restituiscono il ‘prezzo pagato del vuoto, Così nessuno abbandona l’usato. Da noi, salvo eccezioni, e chi fa differenziata al 100 per cento, la plastica finisce nelle montagne di spazzatura. Non è facilmente biodegradabile. Chi ha interesse a non imporci norme di civiltà ? La politica del ‘malcostume italico’, le lobby, oppure il menefreghismo. Peggio per le future generazioni, ovviamente !

C’è ancora una bella sorpresa nell’estate  dell’Alta Val Tanaro 2015. Trucioli.it aveva riportato 4 servizi sulla storica Pasticceria Sappa, dall’esordio alla chiusura, all’amarezza del dr. Sappa, vittima di un banale incidente mentre si trovava in campagna, il suo hobby. I locali che parevano destinati ad una lunga chiusura sono stati affittati  da Maurizio Sasso, si è trasferito di pochi metri nella stessa via. Ex genero  di Leandro Cerrato, rinomata macelleria nella quale Maurizio ha imparato arte e mestiere.

L’ex pasticceria Sappa, ora gastronomia di qualità Il sarceno

Vorremmo lasciare la testimonianza alle immagini scattate a Cantarana, nel pomeriggio di domenica 28 giugno 2015.

Tutti in fila alla Fontana di Cantarana per la provvista

Auto in colonna alla Fonte di Cantarana di Ormea, domenica 28 giugno 2015

 

LA MANIFESTAZIONE ORMEA IL TORRENTE PASSA IN MEZZO AL PAESE SU GONFIABILI

La manifestazione e la gara acquatica su gonfiabili nella centralissima via Roma era iniziata nel 2009.  L’idea era stata  dell’allora assessore alle politiche giovanili, dr. Stefano Obbia. L’obiettivo: far divertire i ragazzi del paese e i villeggianti.  Nel 2010 la seconda edizione  è cresciuta. Organizzata dall’assessore,  con la collaborazione della Pro Loco di cui era presidente  Gian Paolo Minazzo e dalla Associazione  ?Idee giovan’ legata  alla Parrocchia. Si è pure riusciti, non per grazia ricevuta, ma per l’interesse agonistico, la Red Bull che ha sponsorizzato le edizioni 2011- 12- 13. E’ saltata la scorsa estate. E’ tornata a furor di richieste, locali e non, almeno così si sussurra.  Nel 2010 La Stampa aveva dedicato all’esordio dell’avvenimento una pagina da GrandaEsate, titolando  sulla singolare competizione e rimarcando che  a dar vita al divertimento l’utilizzo di una vecchia tecnica e la naturale pendenza delle strade.
CHE COSA è IL BIALE ?

Il parroco, come si può scoprire navigando sul web, aveva chiesto all’allora primo cittadino Gianfranco Benzo, di scrivere alcune riflessioni  sulla manifestazione. Questo il testo firmato ‘Gian’.

Un servizio utile ed esclusivo: IL “BIALE”.

Il biale o beale è un termine che non compare sui vocabolari della lingua italiana, ma per gli ormeesi rappresenta quel provvidenziale sistema destinato alla pulizia delle contrade della cittadina.

Rinviando alla base gallica “bedo”, fossa, canale, verosimilmente si tratta della traduzione in dialetto locale del termine latino beale di cui si parla al capitolo 195 del Libro degli Statuti di Ormea del 25 maggio 1295. Veniva stabilito che “ognuno sia obbligato a tener scurrato e netto il Beale, che corre per il borgo d’Ormea, verso le sue case, e tanto quanto durano le sue case, in modo che non vada l’acqua pel borgo, e mantenere il detto Beale spedito tanto dalli ponti, quanto dalli banchi e da altri edifizi, secondo quello che sarà ordinato dalli Sindici, e niuno debba tenere o fare cianca o ponte per il caroggio del Borgo, che passi dall’una all’altra casa, e ognuno che ha loggia alle sue case, debba tenervi i canali per i quali corre l’acqua che piove, in maniera tale che non cada per il caroggio maestro del borgo, e chi contraffarà in qualche cosa delle predette, paghi per il bando soldi tre, ed altrettanti per l’emenda alla Comunità, tante volte, quante haverà contraffatto”. Al successivo capitolo 196 inoltre “Si è statuito che alcuna persona non debba lavare panni nel beale, che va e corre per il Borgo d’Ormea, né ponervi cenere di bogata, né altra immondizia, e chi contaffarrà paghi per il bando soldi tre per ogni volta, ed ognuno possa accusare, e sia creduto col suo giuramento, e l’accusatore abbi la terza parte del bando”.

Piccoli canali nella via centrale del paese esistono in altre cittadine alpine soprattutto francesi, come Briançon, o Saint Martin Vesubie dove data dal 1418 ed è chiamato bealiera in “gavot” (dialetto locale) o gargouille in francese. Era stato costruito per irrigare i campi che a quell’epoca erano ai bordi delle abitazioni. Serviva anche da fogna, ed un agente municipale vigilava sulla manutenzione e sul rispetto del divieto di gettarvi immondizie dalle finestre. Era però stato inefficace durante il grande incendio del 1470. Anche a Parigi esistono quartieri con strade dotate di piccoli canali centrali laterali o a fessura, nei quali l’acqua scorre in continuazione.

Il biale di Ormea è un’altra cosa. E’ infatti del 1878 il progetto per la riforma del selciato nella traversa della Via Maestra nella città di Ormea e costruzione d’un acquedotto sotterraneo ivi per la tratta a partire dalla casa del Sig. Avv. Colombo, all’incontro della Via del Molino, ove parte altro acquedotto sotterraneo. Seguirono alcuni anni di discussione sui materiali da usare e sulla forma da dare al selciato, se concava, se convessa e su come finanziare l’opera, che venne eseguita intorno al 1882. Nella relazione del Geom. Ferraro si legge che oltre il rifacimento del selciato anche che l’acquedotto sotterraneo progettato è egli pure di sommo vantaggio, imperochè, oltre di risanare i fabbricati latitanti, serve in ispecial modo, e per lo spurgo delle latrine, e più ancora per lo sgombro della neve nell’invernale stagione, mediante gli opportuni tombini nel mezzo della Traversa coperti con apposito coperchio in pietra; nel quale acquedotto puossi introdurre una sufficiente quantità d’acqua del torrente Armella, scorrente già nell’acquedotto sotterraneo sottostante alla Piazzetta del Palazzo Comunale, in attiguità della casa del Sig. Avv. Colombo, al cui acquedotto il nuovo a costruirsi intende unirsi.

La semplicità e l’efficacia del “biale” hanno sempre suscitato l’interesse dei forestieri che lo hanno scoperto.

Nel 2008 il Prof. Paolo Villa del Politecnico di Milano, sulla rivista GSA che tratta di servizi ambientali, nell’ articolo intitolato “Acqua che va” ha così scritto:

Le vie di Ormea. Che l’acqua pulisca non è una novità. Che sia utilizzata per pulire le strade neppure. Però c’è nel caso che sto introducendo qualcosa di unico e forse irripetibile: un sistema a caduta che per scorrimento e quindi con la sola forza di gravità dell’acqua risolve il problema dell’igiene urbana. Accade ad Ormea, un paese della provincia di Cuneo, tranquilla meta turistica, fortemente radicata a tradizioni maturate con l’esperienza. I cittadini usano da tempi memorabili un sistema che chiamano biale, basato sullo sfruttamento dell’acqua del torrente Armella.

Questa viene prelevata a monte del paese e incanalata in condotte sotterranee. Attraverso alcune caditoie viene fatta risalire al centro delle vie. Sfruttando il profilo convesso delle vie e la pendenza naturale del versante collinare su cui è adagiato, tutto il paese può essere percorso dalle acque che lavano e in inverno portano via la neve.

Più che una operazione di lavaggio è uno spettacolo a cui gli stessi abitanti assistono sempre orgogliosi di meravigliare i turisti. Pochi conoscono l’origine del sistema, ma soprattutto rimane inspiegabile come un sistema tanto semplice ed efficace non si sia sviluppato altrove.

Ho visto scomparire, inghiottite nel sottosuolo, centinaia di tonnellate di neve che ostruivano via Roma e che in altro paese avrebbero significato un disagio per un lungo tempo. L’azione è stata rapidissima, mossa da un veloce passaparola. Compaiono dal nulla le passatoie in legno per consentire il passaggio fra le due sponde del fiume, prossimo a sgorgare dai chiusini ed invadere la via. I dirimpettai sanno che hanno pochi minuti per disfarsi di tutta la neve caduta nella notte. Per metà della strada la neve si fonde nell’acqua ancora prima che questa la spinga nelle botole. Come fosse acqua calda. Per le parti più esterne, si interviene con pale e scope per spingere la neve fresca e soffice nel flusso deciso dall’acqua. Il tutto finisce all’improvviso, rapidamente come era cominciato. Il sistema impressiona per l’intelligenza, la velocità l’efficacia. Nessuna energia meccanica, elettrica è chiamata in gioco: non viene utilizzata nemmeno una goccia di carburante. Per chi passa un quarto d’ora troppo tardi rimane solo un inspiegabile aria di pulizia in uno scenario imbiancato.”

I ragazzi di Ormea hanno recentemente trovato il modo di inserire il “biale” anche in apprezzati giochi con l’acqua.

Gian

Nel giorno della sesta edizione di Ormea inonda anche la giornata dell’artigianato e dei prodotti tipici, anche una Bancarella Tedesca

Primo premio a trucioli.it per la fotocronaca della manifestazione di Ormea, conl’ immagine a sorpresa di un simpatico personaggio dell’Alta Valle Arroscia e della cantoria montanara, Stefano torna presto a…

 

 

 

 

 

Alassio la gara Mel-Luc sugli ‘abusivi’ e al Rotary Club entrano tre big

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Il generale dei carabinieri Giacomo Battaglia, fu giovane ufficiale ad Alassio. L’ex rampollo dell’Oleificio Roveraro (da anni chiuso) Nino Roveraro socio di Rossello Carta a Borghetto S. S.. L’imprenditore Gregorio Rossello ingegnere e progettista ingauno.  Tre neo soci del Rotary Club Alassio. La cerimonia nel ristorante di Marco Zeffirino allo Yacht Club di Loano dove c’è stato anche il passaggio di consegne tra Vincenzo Raimondo (past president) ed il popolare Agostino Sommariva, tra i soci proprietari della Gallinara e, col fratello , dell’omonima azienda – enoteca- gastronomia di Albenga. Il comunicato stampa è di Marco Melgrati, già al vertice del Rotary e al centro di un curioso ‘partiticidio’ con Fabio Lucchini, fino a settembre 2014 suo stretto collaboratore. L’ultima contesa, l’annosa ‘piaga’ dell’abusivismo commerciale imperante’. Lucchini fu il primo a dare battaglia: petizioni al prefetto, raccolta firme che gli valse l’ostracismo di un certo potere.

L’esordio della paternità alla lotta ai vu cumprà – per l’estrema sinistra tale definizione è sottocultura e massimalismo estremista anti immigrati -, pare sia emerso da un robusto articolo dell’editore più invidiato d’Italia, Silvio Berlusconi e famiglia. Piccolo inciso: il direttore responsabile de Il Giornale, in tv, con la franchezza che lo distingue, ammise di percepire un mensile di 18 mila euro e rotti, netti al mese. Non riuscirà comunque ad arrivare ai generosi 10 milioni  riscossi, pare, dalla ‘regina delle olgiattine’ che  all’epoca dei era ancora verginella.

Sta di fatto che l’ex sindaco, ex capogruppo di Forza Italia in Regione, non rieletto per una manciata di voti nella corsa in Regione, ha ‘mosso’ un inviato speciale del quotidiano (si distinse per la macchina del fango contro l’ex direttore dell’Avvenire) per mettere a nudo la realtà di Alassio. E’ stato scelto Stefano Zurlo, quotatissimo anche come ospite di trasmissioni televisive, firma di punta del quotidiano. L’occhiello è esplicito: Paura nelle città turistiche.  Non  abbiamo informazioni riservate a tal proposito. Da semplici cronisti di strada abbiamo descritto alcune decine di volte e documentato lo scenario di diffusa illegalità di chi vende, acquista e tollera;  il malessere e la rabbia dei commercianti; il fastidio diverso dall’intolleranza da chi non compra mai dagli abusivi si trova ‘disturbato’  a brevi intervalli dalla girandola di venditori.  Secondo inciso, sempre a proposito de Il Giornale story. Da qualche anno l’editore – politico miliardario,si è spogliato delle edizioni regionali. Ora godono di amministrazione autonome, con editori-imprenditori autonomi, con stipendi  autonomi per giornalisti, bilanci autonomi. Una storia che meriterebbe di essere raccontata, descrivendo dall’A alla Z cosa è accaduto e cosa succede. Magari partendo proprio dalla provincia di Savona, dal giornalista pensionato e Lions, Nanni Basso, già caposervizio al Secolo XIX. Oppure dall’esperienza di Enrica Noceto, personaggio stimato a Savona ed oltre i confini, impegnata nel Lions e nella promozione della montagna. L’elenco potrebbe continuare, con un giornalista di prestigio nella redazione di Genova. Vicende e racconti in gran parte inediti, trucioli.it  ha solo sfiorato il complesso mosaico.

La libera stampa non ritiene che questi temi interessino ai lettori più di tanto, fatti nostri insomma. Zurlo  ha fatto il mestiere che il direttore gli affida. Nel suo reportage dalla spiaggia dorata ha denunciato che gli abusi (vu cumprà), evadono impuniti ed i negozi chiudono per multe.  Finalmente si legge qualcosa di nuovo, chissà come arrossiranno i colleghi di Secolo XIX – La Stampa – La Repubblica che pur avendo pagine di cronaca locale non se ne sono occupati. Zurlo non ha dato voce a quelli che papa Francesco chiamerebbe  ’gli ultimi e nostri fratelli‘. Ha fatto parlare la titolare della principale pescheria della città,  l’esercizio detiene buona nomea ed il monopolio del commercio ittico al dettaglio ad Alassio. Accade che i pesci di allevamento e provenienti da più continenti occupino una buona fetta del mercato del ‘fresco’. Alassio che fu capitale della ‘pesca’ e dei pescatori professionisti (basti pensare alla storia che narrava il compianto avvocato Bottelli). Bisogna ammettere che Zurlo, grazie all’interessamento del veterano della politica Marco Melgrati, ha messo a nudo per i lettori de Il Giornale lo scandalo che si trascina, con escalation, dagli anni 2000.  Si stava meglio, nel ’60 quando sulle spiagge  operavano esclusivamente i magliari napoletani che d’estate avevano le basi ad Albenga, tanto che qualche famiglia si è insediata. Ci sono le nuove generazioni, memori di un passato lontano, sono schierati ora a destra, ora a sinistra. I cognomi ? Acqua passata. A Zurlo, tra l’altro, è mancato lo spazio per intervistare qualche turista del Nord, abituale acquirente –  hanno documentano le foto ed interviste di trucioli.it – alla bancarelle mobili ed improvvisate lungo la battigia centrale e di ponente. Hanno sempre risposto per le rime. Orgogliose di tifare per la Lega o berlusconiane, sostenendo che ad Alassio ‘si paga anche l’aria che si respira’. Almeno ‘fateci risparmiare con questi poveri cristi che vendono indumenti utili, in certi casi made in Italy…e in Italia chi non evade….troppi ladri al governo che ingrassano’. Ovviamente leghisti e berlusconiani esclusi, o comunque meno voraci.

Siamo nemici di Forza Italia, del centro destra, del popolo leghista destroide ? Non è vero. Siamo dalla parte di chi (Paolo Mieli) ha scritto: ” In questi ultimi vent’anni abbiamo raccontato e raccontiamo  le bande di destra, ma non le bande affaristiche di sinistra,  che pure ci sono state e che l’hanno fatta franca, ma non credano che gli storici dimentichino”. Sarà così anche per la provincia ‘rossa’ (ora ex) di Savona ?

Il leader alassino, pio e fedele non praticante, Marco Melgrati al cospetto del vescovo Borghetti: il baciamano, antico rito della cristianità, sotto il vigile sguardo del parroco

Bisogna prendere atto che Melgrati non è tra i lettori, prima di trucioli savonesi, poi di trucioli.it. Sui due blog  sono apparsi, con foto ed interviste, immagini mai ‘velate’ o oscurate: 23 servizi dal palcoscenico lungo l’arenile, il lungomare ed il centro storico di Alassio. E per questo sempre premiati con la medaglia dei giusti, dei non indagati, attribuita con il ‘Bacio d’oro‘. Si aggiunga che un gruppo di volontari leghisti e del centro destra hanno stipulato una polizza assicurativa ad hoc per il rischio incolumità di chi scattava e scatta foto ‘pro legalità’, pro rispetto della legge, facendo ‘parlare’ tutti protagonisti. Tutti inconsapevoli di trovarsi di fronte un anonimo cronista di strada. Tutti allergici ad essere ripresi da vicino. Ecco spiegato il motivo per cui chi lo fa per mestiere e soldi, utilizza il più comodo teleobiettivo, con la regola aurea ‘mai avvicinarsi troppo al pericolo’.

Con un’eccezione, informa in un sommario Il Giornale. Marco Melgrati: ” Da anni mi batto contro l’abusivismo. Si a pattuglie miste di carabinieri, polizia, vigili urbani e Capitaneria “. La Guardia di Finanza antievasione esclusa ? Melgrati ha l’obiettivo vantaggio che la moglie ha avuto per anni un ruolo importante nella dirigenza del Commissariato   alassino di polizia. Di recente Il Secolo XIX ha pubblicato che i dipendenti sono 40, forse qualcuno in meno per pensionamenti. Il sindacato autonomo di polizia provinciale ha chiesto di alzare il livello di allerta contro il pericolo dello smantellamento del commissario, centro strategico per la lotta alla legalità. Il sindacato ha dato atto che fino ad oggi il prefetto è riuscito a sventare la chiusura, ora il massimo rappresentante dello Stato è in partenza per altro importante incarico. Da qui l’appello, qui si pagano tante tasse e il commissariato non è tra gli sprechi indicati dal governo Renzi – Alfano.

Belfagor (con la presente attesto che per il presente articolo in esclusiva a trucioli.it ho percepito euro 5 mila IVA e spese escluse dall’editore di Dubay)

IL COMUNICATO STAMPA DEL LIBERO LOTTATORE FABIO LUCCHINI, TITOLARE DEL BLOG ALASSIO FUTURA (forza Silvio !)

“ Ora Melgrati si sveglia dal suo mondo di frutta candita e scopre ‘anche’ il problema ormai cronico del commercio ambulante abusivo … “ Ma facce ride “… come si dice a Roma

L’ex sindaco ed ex consigliere regionale Marco Melgrati, in totale affanno politico per la non rielezione in Regione all’ultima consultazione elettorale dello scorso 31 Maggio 2015, è pronto ormai a cavalcare qualunque argomento con il suo “ pistolotto “ quotidiano, questa volta dalle pagine del quotidiano Il Giornale in un articolo a firma dell’autorevole giornalista Stefano Zurlo inviato ad Alassio, pur di riacquistare visibilità nell’agone politico, ha deciso di schierarsi finalmente contro i “ Vu Cumprà “, cosa di cui in verità non gli è mai interessato granché, tantoché non ha mai fatto nulla per contrastarla veramente.

A sostenere questa tesi è Fabio LUCCHINI, il primo già nel 2008 a prendere posizione contro il commercio ambulante abusivo in maniera forte e determinata con una raccolta firme operata sul territorio che ha coinvolto in allora aziende, attività e liberi cittadini che già soffrivano un problema, di tutta evidenza, che avrebbe preso connotazioni allarmanti insinuando nel tessuto cittadino una strana commistione di affari illeciti, una grave concorrenza sleale verso i regolari commercianti e un danno chiaro e stimabile in milioni di euro per le casse dello Stato con l’evasione di tutto, dalle normali Tasse sino all’IVA.

Ricorda LUCCHINI le oltre 600 firme di imprenditori ed esercenti raccolte in pochissimi giorni all’inizio d’Agosto del 2008 , vere e singole per ciascuna attività, non quelle di dipendenti e collaboratori che allora le avrebbero fatte lievitare in maniera alterata a qualche migliaio, firme che esprimevano l’apprensione di questi cittadini lavoratori di fronte a un fenomeno in crescita come si vedrà poi, esponenziale.

LUCCHINI una volta raccolte le firme le portò l’11 Agosto 2008 all’attenzione direttamente di S.E. il Prefetto di Savona allora in carica, ma il giorno prima fu convocato dal sindaco in allora Marco Melgrati che in uno stucchevole quanto imbarazzante incontro “ tet-a-tet “ nel suo studio di sindaco, lo invitò perentoriamente a consegnargli l’elenco dei firmatari e ad annullare l’appuntamento previsto l’indomani con il Prefetto. Chi forse voleva coprire e perché è lecito chiedersi ? Anziché incitare il LUCCHINI a proseguire in una corretta campagna per la legalità !

LUCCHINI non aderì all’invito “ perentorio “ e non si fece intimidire e condizionare da Melgrati, giusto per usare un eufemismo, e si recò in Prefettura come previsto, consegnò solo nelle mani del Prefetto l’elenco con i nomi dei firmatari della petizione popolare contro il preoccupante fenomeno dei venditori ambulanti abusivi.

Dire che Melgrati è ridicolo in questa sua sperticata tardiva presa di coscienza del fenomeno dopo essersene sostanzialmente disinteressato da sempre, malgrado le varie reiterazioni di LUCCHINI sul problema, non stupisce essendo lui per semplice ammissione allo stesso LUCCHINI, “ amico “ di uno da molti considerato il capo di questi venditori ambulanti abusivi, certo Mustafà, riconoscibile per il suo cappello tipo “ panama “ bianco che gestisce il commercio da anni impunemente in attività con banchetti e carretti sull’arenile alassino, seppure vi siano numerose Ordinanze Balneari vigenti, a cadenza di rinnovo quasi annuale, che proibiscono tale attività se non autorizzata dal Comune stesso e dagli Uffici preposti.

Che cosa ha fatto negli ultimi 5 anni Melgrati come Consigliere Regionale in merito a questo problema ? Assolutamente nulla e ora si propone come politico ” preoccupato “ dal fenomeno, tanto per alimentare il proprio personaggio politico in chiara difficoltà dopo la mancata rielezione alle ultime Elezioni regionali 2015: ogni argomento diventa buono per apparire, lui che amante dell’effimero, per sua stessa ammissione, più volte con una celebre frase ha sostenuto … “ Datemi il superfluo … rinuncio all’indispensabile ! “ o qualcosa di molto simile: un pensiero alquanto balzano e irriverente per uno come lui gran frequentatore di luoghi di culto, cantore della messa, che dovrebbe coltivare un rispetto per i meno abbienti e per gli ultimi che solo una persona dotata di alti valori etici, ma bisogna possederli, potrebbe in realtà vantare.

La realtà è ben più complessa e giustamente Parrella, nuovo Comandante della Polizia Municipale alassina, rimanda a problemi nell’affrontare una organizzazione di malaffare vera e propria, ormai strutturata e dotata di logistica per i rifornimenti, “ vedette “ dotate di telefonini per avvisare i compari dell’avvicinarsi delle Forze dell’Ordine e magazzini in città come quello in Borgo Coscia e altrove con la complicità anche di qualche cittadino che arrotonda a fine mese.

Apprezziamo molto gli sforzi dell’Amministrazione guidata dal sindaco Canepa che per la prima volta sembra voler fronteggiare seriamente il problema, visto anche l’arruolamento di ben 5 Vigili in più per vigilare il territorio e l’arenile al fine di garantire un’estate con maggiore legalità e più serenità ai turisti.

Fabio Lucchini – Già consigliere comunale – Forza Italia

ROTARY CLUB COMUNICATO STAMPA DI MARCO MELGRATI AI GIORNALISTI ACCREDIDATI

Cambio delle consegne al Rotary di Alassio. Agostino Sommariva nuovo Presidente subentra a Vincenzo Raimondo. Entrano tre nuovi soci: il Generale dei Carabinieri Giacomo Battaglia, l’imprenditore Nino Roveraro e l’ing. Gregorio Rossello.

Nino Roveraro (a sn) neo socio del Rotary

Il presidente del Rotary Club di Alassio, Agostino Sommariva

 

Ieri sera passaggio delle consegne al Rotary Club di Alassio tra il Past-President Vincenzo Raimondo e il nuovo Presidente Agostino Sommariva, presso la splendida cornice della terrazza del ristorante dello Yacht Club Marina di Loano di Marco “Zeffirino”.

Alla presenza del questore di Savona, dott. Nicola Santoro, del Sindaco di Alassio dott. Enzo Canepa, socio del Club di Alassio, del presidente del club Rotary di Albenga dott. Giovanni Geddo, del suo Incoming dott. Roberto Durante, della Presidente del Club Rotary Varazze Riviera del Beigua dott.ssa Gianfranca Tempestini si è svolta la cerimonia del passaggio delle consegne e l’ingresso di tre nuovi soci.

Sia il neo presidente che il past-president sono figli d’arte. Infatti i Loro padri, Nino Sommariva e Gianni Raimondo, erano, ormai quasi 60 anni fa, tra i soci fondatori del Rotary Club di Alassio, e questo ha dato un segno di continuità ad una tradizione che si rinnova, ed un momento di commozione per entrambi nel ricordo dei soci-genitori scomparsi.

Il Presidente Vincenzo Raimondo ha ricordato i numerosi service che hanno visto protagonista il Rotary di Alassio e i suoi soci in questo anno, nel campo della beneficenza, della prevenzione delle malattie e del ripristino della via Iulia Augusta, in collaborazione con il Rotary club di Albenga, nonché le numerose conferenze di grande livello, e ha annunciato quella che terrà il prof. Zecchi, ordinario di Estetica all’Università di Milano, in occasione della riunione organizzata per i Rotariani in vacanza, presso l’abitazione del socio Giovanni Puricelli.

Sono stati ammessi quali nuovi soci infatti il Generale di Divisione dei Carabinieri Giacomo Battaglia, presentato dal socio arch. Marco Melgrati, l’imprenditore titolare della soc. Rossello Carta, Nino Roveraro, presentato dal socio Dott.  Gian Luigi Figini e l’ing. Gregorio Rossello, presentato dal socio dott. Germano Patrone.

L’ingegner Gregorio Rossello esordisce al Rotary

Ai nuovi soci è stato consegnato il guidoncino del Rotary di Alassio e il caratteristico distintivo con la rotellina dentata.

 

Il generale dell’Arma Giacomo Battaglia al battesimo del Rotary

 

 

 

 

 

 

 

 

Savona, il consigliere comunale rimprovera il cardinale Bagnasco

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Il cardinal  Angelo Bagnasco entra in scivolata nell’arena politica locale, secondo consuetudini temporali, chiedendo alla Regione Liguria di accogliere altri emigranti.

Il cardinale dice”.…I cittadini sappiano “fare reti virtuose, sappiano darsi tutti la mano, stringersi gli uni agli altri non per ripiegarsi ed escludere – sarebbe il principio della fine! – ma per allargare e allargarsi, per abbracciare chi qui e’ nato e vive, e chi qui arriva disperato ed onesto”.

Ora, mentre il reggimento secolare ha un debito da bancarotta, pensioni da fame, disoccupazione giovanile alle stelle e crescita 0 virgola…, l’uscita “pastorale” del Cardinale appare politicamente inadeguata anche da un punto di vista cristiano ed evangelico.

Da un punto di vista cattolico romano il Concilio Vaticano II nella costituzione Gaudium et spes è molto netta nell’affermare che “La Chiesa, in ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si confonde con la comunità politica”.

L’Europa è stata fin troppo accogliente e permissiva con circa 50 milioni di stranieri che risiedono stabilmente sul fronte occidentale e non si può pensare di accrescere “il fardello dell’uomo bianco” con una invasione di poveri che arrivano dall’Africa, dall’Asia e dal Sudamerica attraverso quel colabrodo chiamato presuntuosamente Mare Nostrum.

Paesi da sempre e statisticamente corrotti, violenti e con una cultura prevalentemente vittimista, irresponsabile, circolare e preindustriale, i quali non si assimileranno mai alla nostra, se non in parallelo ed in superficie, perché queste civiltà sono radicate e connaturate nel loro profondo passato politico.

La ‘teologia della liberazione’ che sta corrodendo la società italiana insieme allo sfrenato terzomondismo papale (e del papa-boy Matteo Renzi) ha poco a che vedere con il Dio eletto e prossimo degli ebrei e di Gesù.

Bagnasco si dimentica di constatare come l’industria della solidarietà made in Italy sia spesso un business partitocratico e criminale.

Comunque, come Concordato con l’uomo della Provvidenza, il dittatore Mussolini, mi sembra che il Monsignore continuerà a ricevere, ogni mese, almeno 6.000 euro dallo Stato italiano. (A proposito di solidarietà).

Uno stipendio un po’ alto per la media italiana e per parlare di accoglienza senza responsabilità e pieno rispetto delle leggi e dei trattati internazionali sottoscritti dall’Italia.

FAUSTO BENVENUTO  (Consigliere comunale Forza Italia – Savona)

 

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