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Savona, il primario: ‘Ci voleva la pandemia La sanità pubblica va finanziata e non massacrata’. L’ex Pm: ‘Tre responsabili ci sono eccome, gravi carenze nelle strutture’

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L’ex Pm e giudice Filippo Maffeo che da quando è esplosa la pandemia martella, con le sue argomentazioni di giurista e cittadino, denunciando le responsabilità del Dipartimento della Protezione Civile, Presidenza del Consiglio, Ministero della Salute. C’è stato l’esposto-denuncia-querela del presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Savona, Luca Corti. Recente la dura presa di posizione dell’ex primario di Reumatologia del San Paolo, Francesco Versace.

FILIPPO MAFFEO (è stato magistrato inquirente e giudice) il 2 maggio ha postato sulla sua pagina Facebook: ” E di quanto accaduto nel

Filippo Maffeo magistrato in pensione

corso di queste settimane anche all’interno delle strutture della provincia di Savona a causa della carenza di DPI da distribuire ai sanitari, il Dipartimento della Protezione Civile e con esso la Presidenza del Consiglio dei Ministri ed il Ministero della salute, senza dubbi, sono da ritenersi i principali responsabili”.

Presidenza del Consiglio, Ministro salute e Protezione civile. Quelli che dicevano che erano pronti e che potevamo stare tranquilli. Conte all’inizio aveva dato la colpa ai medici di Codogno ed oggi ripete che rifarebbe tutto. Un vivo apprezzamento per il coraggio la dignità’ e la coerenza dei medici savonesi!
LA LETTERA DEL DR. VERSACE PUBBLICATA DA IVG.IT

Il dr. Francesco Versace già primario di Reumatologia allospedale San Paolo di Savona

Ci voleva una pandemia da Coronavirus per far capire, a chi ci amministra, che la sanità pubblica va finanziata e non massacrata con continui tagli come avvenuto negli ultimi anni. Si scopre adesso che bisogna assumere medici, infermieri, personale sanitario specializzato, e potenziare le strutture per l’urgenza per far fronte a queste emergenze sanitarie?

Finalmente i politici hanno scomodato gli scienziati e i medici specializzati (nel caso virologi, infettivologi, epidemiologi, pneumologi) per decidere quali misure prendere per arginare e circoscrivere questa epidemia che non può essere etichettata come più di una influenza, perché non si conoscono totalmente le caratteristiche cliniche del virus.

Sono stati presi dei provvedimenti rigidi (chiusure delle scuole, blocco delle manifestazioni di qualsiasi genere, calcio a porte chiuse, provvedimenti igienico sanitari) ispirati e dettati dall’evidenza scientifica che in medicina è la fonte a cui attingere per operare correttamente, provvedimenti quasi niente contestati perché non sono stato frutto di confronto politico.

Mi chiedo allora perché in altri momenti meno drammatici per la salute della nostra nazione la programmazione sanitaria non si affida cosi massicciamente al parere dei tecnici e invece decide a tutti i livelli decisionali apportando tagli, chiudendo reparti, non sostituendo medici e personale che va in pensione, non sostituendo le apparecchiature obsolete, gravando sempre e solo sulla abnegazione del personale sanitario rimasto in servizio. In questo momento mi chiedo, quale sarebbe stato l’apporto degli ospedali liguri venduti ai privati, in una epidemia da Coronavirus.

Francesco Versace
Medico e Capogruppo Vince Savona

VERSACE NEL COMUNICATO STAMPA A SAVONANEWS

“Oggi medici, operatori Sanitari della Asl 2 vengono chiamati eroi, angeli, che con abnegazione, senso del dovere e incondizionata passione ottemperano ai propri compiti professionali, applauditi dai nostri balconi. Operatori sanitari di diverse specialità che si sono visti travolgere dallo tsunami del Coronavirus e si son dovuti riadattare ad esperienze professionali diverse e totalmente nuove in ambito ospedaliero” commenta Francesco Versace, capogruppo Vince Savona, già Primario Reumatologia dell’ospedale San Paolo.

“Ospedale San Paolo, Santa Corona e Albenga che in questa particolare occasione si sono dimostrati vivi, capaci di reagire alle difficoltà con il cervello, muscoli e cuore. Energia esplosa che forse nemmeno si pensava di avere e che improvvisamente tutti hanno manifestato. Gli stessi medici e operatori che comunque già dagli anni passati si sono dovuti confrontare con tante difficoltà di altra natura: stipendi inferiori alla media europea, episodi violenti ai pronto soccorsi, contenziosi giuridici, talvolta privi di significato, che hanno reso difficile la professione sanitaria”.

“Operatori dell’Asl 2 Savonese già fiaccati, da una precedente sciagurata amministrazione che ha portato ad una progressiva riduzione di personale medico e paramedico, conseguente a pensionamenti (oltre venti primari pensionati e non sostituiti) servizi ospedalieri e territoriali chiusi o ridimensionati, apparecchiature solo in tempi recenti parzialmente sostituite, con in sospeso angiografo e centro ictus per l’ospedale San Paolo tanto agognati da questa amministrazione comunale, al fine di garantire alcuni interventi urgenti e indispensabili per la salute dei savonesi” prosegue.

“E ancora una privatizzazione di alcuni ospedali incombente che va a discapito della medicina pubblica. Ma non dimentico la scarsa stima e considerazione che sempre la precedente amministrazione, gestita da un Direttore Generale lombardo, nutriva per i dipendenti della Asl 2 – continua – Erano stati istituiti (2017-2018) dei gruppi, definiti allora ispettivi, formati da dirigenti dei distretti, della direzione infermieristica, medicina di base e dirigenti amministrati, che si recavano con dei blitz nei reparti ospedalieri o Servizi territoriali e con fare poliziesco controllavano la presenza degli operatori timbrati e presenti in reparto. Se qualcuno timbrato, si trovava fuori sede, veniva raggiunto al cellulare, e doveva ritelefonare da un telefono fisso per attestare la propria presenza in  altro reparto per esigenze mediche. Il personale in servizio, si poneva allora il problema se era consentito andare a prendere un caffè al bar interno all’ospedale, durante un faticoso turno di lavoro, intimorito dai possibili blitz in atto in quel periodo negli ospedali e Servizi territoriali della Asl 2″.

“L’Agenzia Sanitaria Ligure ALISA era consapevole del clima in cui viveva il personale della Asl 2 e se si perché non ha modificato questo stato di cose? Concludo che oggi l’atmosfera è cambiata, se l’ospedale San Paolo e gli ospedali della Asl 2 hanno retto e reggeranno ai carichi di lavoro conseguenti al Covid-19 è grande merito dell’impegno e professionalità del personale sanitario tutto, della nuova amministrazione Asl 2, impegnata a gestire l’emergenza sanitaria del Coronavirus, cercando di correggere, ritengo, i danni fatti da chi li ha preceduti” conclude Versace.

E IL 14 OTTOBRE 2018, ALTRA LETTERA – DENUNCIA:
Sanità, le riflessioni di Francesco Versace: “Da due anni in corso ridimensionamento del San Paolo”


Savona inchiesta Pivetti, stralcio a Busto Arsizio. L’avv. Nan: ‘Lei era in buona fede’.S.Corona, laboratorio analisi, Viale assicura.Asl 3 genovese ‘sequestro’ di cartelle clinicheRegione: 100 milioni per imprese e famiglie

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Assicurazioni dell’assessore alla Sanità, Sonia Viale, sul futuro e attività del laboratorio dell’ospedale S. Corona, il più importante del ponente ligure, inclusa la medicina nucleare. Viale: “Il ministero aveva inizialmente autorizzato l’attività solo da parte dei laboratori degli hub regionali, ovvero, in Liguria, del Policlinico San Martino; successivamente è stata consentita la possibilità di utilizzare i laboratori degli altri ospedali”. Leggi ultima ora: sequestro di cartelle cliniche all’Asl3 genovese ad opera dei Nas. Inchiesta mascherine taroccate con l’ex presidente della Camera Pivetti indagata in concorso. Dopo un summit di magistrati, stralcio di atti, per i reati più gravi, da Savona a Busto Arsizio. Leggi anche la Regione stanzia 100 milioni a sostegno a imprese e famiglie.

ULTIMA ORA –  In ambienti della  sanità della Regione Liguria c’è una nuovo campanello d’allarme, questa volta dall’Asl 3 che comprende 40 comuni del territorio genovese e Villa Scassi. I NAS pare abbiano acquisito (sequestrato ?) un gran numero di cartelle cliniche. Il provvedimento disposto dall’autorità giudiziaria.

ULTIMA ORA – Inchiesta giudiziaria della Procura della Repubblica di Savona (Pm Pelosi e Ferro) che vede inquisiti l’ex presidente della Camera Irene Pivetti, farmacisti ( anche a Savona) e intermediari. L’interrogatorio dell’ex parlamentare leghista era fissato per oggi, poi slittato a lunedi’, ma si appreso che, dopo un summit di magistrati, la competenza per i reati più gravi sarebbe della Procura della repubblica di Busto Arsizio perche il materiale è arrivato all’aeroporto di Malpensa (da qui i reati di evasione ed altri collegati). L’inchiesta di Savona prosegue dunque con lo stralcio per quanto riguarda i reati in concorso commessi nella città della Torretta con i farmacisti inquisiti. Tra i difensori della Pivetti, l’ex collega parlamentare di FI, avv. Enrico Nan che aveva già avuto modo di dichiarare che la sua assistita ha agito in assoluta buona fede, lo può dimostrare e inoltre si sarebbe rivalsa nei confronti di chi l’ha ‘ingannata’ con milioni di mascherine taroccate destinate alla Protezione Civile.

CORONAVIRUS: VICEPRESIDENTE VIALE A PD: “NESSUN RITARDO SU LABORATORIO SANTA CORONA. DA ASL2 STRAORDINARIA RISPOSTA IN PRIMO TERRITORIO COLPITO IN LIGURIA”.  

Sono Viale meeting salute 2019

COMUNICATO STAMPA – GENOVA. “L’opposizione non perde occasione per fare brutte figure e dimostrare sempre di non sapere ciò di cui sta parlando. Non si capisce di quale ritardo parlino visto che il laboratorio sta lavorando e, come anche il Pd dovrebbe sapere, il ministero aveva inizialmente autorizzato l’attività solo da parte dei laboratori degli hub regionali, ovvero, in Liguria, dell’Ospedale Policlinico San Martino. Solo successivamente è stata consentita la possibilità di utilizzare i laboratori degli altri ospedali. Evidentemente gli esponenti del Pd non conosce le regole che il loro partito al governo ha dettato alle regioni”. Così la vicepresidente e assessore alla Sanità di Regione Liguria Sonia Viale risponde al Pd ligure in merito alle critiche sul tema dei tamponi e in particolare sul laboratorio dell’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure.

“Voglio ricordare – afferma la vicepresidente Viale – che grazie all’impegno dell’Ufficio Igiene e Prevenzione e della Direzione Strategica della Asl2 è stato fatto uno straordinario lavoro di contenimento del virus. Ci tengo a sottolinearlo, in modo che non prevalgano sempre le critiche e le polemiche ma si possa ricordare ai cittadini che si è trattato di un’attività eccezionale, svolta in un territorio che è stato il primo ad essere colpito dal Covid in Liguria”. “Asl2 – prosegue Viale – come in tutte le aziende del sistema sanitario nazionale sta implementando la propria capacità di effettuare tamponi, anche secondo una programmazione delle attività da parte delle squadre territoriali e sulla base dell’approvvigionamento dei reagenti che in questo caso seguono un percorso specifico legato alla specificità dell’apparecchiatura: in questa fase 2 è ancora più importante consentire ai pazienti probabilmente guariti di tornare al lavoro dopo i due tamponi negativi nell’arco delle 24 ore”, conclude.

CORONAVIRUS. IMPRESE, TURISMO, COMMERCIO, FAMIGLIE, AFFITTI

IL SOSTEGNO DI REGIONE LIGURIA PER RIPARTIRE

GENOVA. Regione Liguria ha stanziato oltre 100 milioni di euro per il sostegno alle imprese, al lavoro e alle famiglie per far fronte al Covid-19 e per la ripartenza del sistema, a cui si sommano una serie di interventi sul fronte sanitario e della Protezione civile indispensabili per affrontare l’emergenza.

Per i liberi professionisti e le partite IVA

  • Contributi a fondo perduto

fino a 15 mila euro per interventi sicurezza Covid

fino a 5 mila euro per sostenere e-commerce e smart working

fino a 600 euro di voucher formativi per competenze digitali

Per i piccoli commercianti

  • finanziamenti fino a 30 mila euro per sostenere la liquidità d’impresa
  • in caso di impresa di capitale, esiste la possibilità di acquisizione di una quota di partecipazione minoritaria fino a 125 mila euro
  • Contributi a fondo perduto

fino a 15 mila euro per interventi sicurezza Covid

fino a 5 mila euro per sostenere e-commerce e smart working
fino a 600 euro di voucher formativi per competenze digitali

Per le botteghe dell’entroterra

  • Finanziamenti fino a 30 mila euro per sostenere la liquidità d’impresa
  • Contributi a fondo perduto

fino a 15 mila euro per interventi sicurezza Covid

fino a 5 mila euro per sostenere e-commerce e smart working

fino a 600 euro di voucher formativi per competenze digitali

fino a 20 mila euro per rinnovo locali, attrezzature e acquisto scorte 

Per le imprese turistiche

  • Finanziamenti fino a 30 mila euro per sostenere la liquidità d’impresa
  • Bonus assunzione

3 mila euro per contratti di 4 mesi

4 mila euro per contratti di 5 mesi

6 mila euro per contratti a tempo indeterminato

  • Contributi a fondo perduto

fino a 15 mila euro per interventi sicurezza Covid

fino a 5 mila euro per smart working e e-commerce

fino a 600 euro di voucher formativi per competenze digitali

fino a 125 mila euro per rafforzare il patrimonio e condividere i rischi di impresa 

Per i lavoratori stagionali del turismo disoccupati

  • bonus da 500 euro al mese per 5 mesi per partecipare a corsi di specializzazione

Per le piccole-medie imprese

  • Finanziamenti

fino a 30 mila euro sostenere la liquidità d’impresa

fino a 125 mila euro per rafforzare il patrimonio e condividere i rischi di impresa

fino a 200 mila euro per interventi di finanza straordinaria e acquisizione di aziende in difficoltà

  • Contributi a fondo perduto

fino a 15 mila euro per interventi sicurezza Covid

fino a 5 mila euro per smart working e e-commerce
fino a 600 euro di voucher formativi per competenze digitali 

Per le aziende che hanno riconvertito per produrre Dpi

  • Una task force per agevolare la riconversione
  • Finanziamenti

fino a 100 mila euro per le riconversioni

fino a 125 mila euro per rafforzare il patrimonio e condividere i rischi di impresa

fino a 200 mila euro per interventi di finanza straordinaria e acquisizione di aziende in difficoltà

Per le Start up

  • Prestiti fino a 50 mila euro per rafforzare il patrimonio e condividere i rischi d’impresa
  • Contributi a fondo perduto

fino a 15 mila euro per interventi sicurezza Covid

fino a 5 mila euro per smart working e e-commerce

fino a 600 euro di voucher formativi per competenze digitali

Per i commercianti ambulanti

  • Finanziamenti

con fondo dedicato fino a 35 mila euro per sostenere la liquidità d’impresa

  • Contributi a fondo perduto

fino a 15 mila euro per interventi sicurezza Covid

fino a 5 mila euro per smart working e e-commerce

fino a 600 euro di voucher formativi per competenze digitali

Per i lavoratori in smart working o in cassa integrazione

Da giugno, un bonus per corsi di aggiornamento, sicurezza e competenze in vista della ripresa. Stanziamento complessivo 4 milioni di euro.

 

Per le imprese che investono in progetti di ricerca con i 5 poli liguri

  • Contributi a fondo perduto
    calcolati in percentuale alla tipologia di spesa per lo sviluppo di progetti di ricerca compresi tra 400 mila e 2 milioni di euro

Per gli artigiani

  • Finanziamenti
    fino a 30 mila euro per sostenere la liquidità d’impresa
  • Contributi a fondo perduto

fino a 15 mila euro per interventi sicurezza Covid

fino a 5 mila euro per smart working e e-commerce

fino a 600 euro di voucher formativi per competenze digitali

Per le cooperative

  • Un fondo dedicato da 500 mila euro per rafforzare il capitale d’impresa
  • Contributi a fondo perduto

fino a 15 mila euro per interventi sicurezza Covid

fino a 5 mila euro per smart working e e-commerce

fino a 600 euro di voucher formativi per competenze digitali

Per le famiglie con figli che frequentano scuole pubbliche o paritarie

  • voucher fino a 500 euro (600 per studenti con DSA e BES) per gli strumenti informatici a favore della scuola a distanza

Per le famiglie con figli che frequentano un corso di formazione professionale

  • voucher fino a 500 euro (600 per studenti con DSA e BES) per gli strumenti informatici a favore della scuola a distanza

Per le famiglie con persone disabili o non autosufficienti

  • fino a 500 euro una tantum per l’acquisto di strumenti informatici o traffico internet (stanziamento complessivo 500mila euro)
  • fino a 500 euro mensili per un massimo di 3 mesi per l’assistenza domiciliare (stanziamento complessivo 3 milioni di euro)

Per le famiglie

  • Bonus per sospensione attività didattica
    fino a 500 euro per sostenere le famiglie nel corso dell’emergenza Covid19 (stanziamento complessivo 1.898.500 euro)

Per gli enti di formazione professionale

  • Fondo da 1 milione di euro per sostenere lo smart working, per acquisto dotazioni e formazione a distanza (7mila euro per gli organismi fino a 5 dipendenti, 10mila per quelli da 6 a 15 dipendenti, 15mila per quelli con più di 15 dipendenti)
  • Fondo rotativo da 1 milione di euro per le spese correnti

Per le associazioni o le società sportive

  • Finanziamenti fino a 25mila euro per affrontare l’emergenza e sostenere le spese.

Per le imprese, le associazioni o le fondazioni culturali

  • Finanziamenti fino a 25mila euro per affrontare l’emergenza e sostenere le spese.

Per le aziende agricole o ittiche

  • stanziato 1 milione di euro di finanziamenti per superare l’emergenza
  • liquidazione semplificata per i finanziamenti del Psr e Feamp
  • via libera consegna a domicilio prodotti e pasti caldi
  • prorogata la scadenza del tesserino fitosanitario al 15 giugno 2020
  • corsi di formazione online per ottenere il rinnovo del tesserino

Per i residenti in un alloggio popolare

  • via due mesi di affitto agli assegnatari degli alloggi popolari con forte riduzione di reddito
  • dal terzo mese, pagamenti rateizzati delle spese

Aiuti per chi è in difficoltà con l’affitto

  • 2 milioni di euro di fondi ai Comuni ad alta tensione abitativa per sostenere gli affittuari in difficoltà
  • Ulteriori finanziamenti a più Comuni entro luglio

Consegna mascherine

  • Oltre 5 milioni e mezzo di mascherine per cittadini, categorie produttive e sanità

Nave ospedale e altre strutture

  • La protezione civile regionale ha allestito la nave ospedale per i pazienti che devono svolgere la quarantena con sorveglianza attiva e altre strutture sul territorio

Tende pre triage

  • La protezione civile regionale ha curato l’allestimento delle tende Pre Triage davanti agli ospedali ed ai principali penitenziari

Navi da crociera in porto

  • La Protezione civile regionale ha gestito in piena sicurezza l’arrivo di 5 navi da crociera, su 3 delle quali erano stati registrati casi di coronavirus, e lo sbarco delle oltre 7mila persone a bordo

Sanità potenziata

  • Assunti 619 operatori sanitari dall’inizio dell’emergenza, tra cui 213 medici e 184 infermieri

Residenze sanitarie protette

  • Per 43 Rsa tablet e strumenti tecnologici che permettere agli ospiti di parlare, e vedere, i propri cari a distanza.

Ricetta dematerializzata e fascicolo sanitario

  • La ricetta dematerializzata è disponibile via mail, sms e WhatsApp. Dal 19 marzo nuova release del fascicolo sanitario elettronico

Buono celiachia elettronico

  • Dal 1° maggio nuova modalità telematica di gestione del credito mensile per l’acquisto dei prodotti senza glutine.

“Le misure che presentiamo oggi sono state messe a punto nelle scorse settimane insieme alle categorie economiche, le Camere di Commercio e attraverso un lavoro di confronto con il territorio, per andare incontro ai bisogni economici di tante categorie – spiega il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti – Teniamo conto infatti che dalle stime di oggi sul PIL europeo si parla di un 10% di crollo quest’anno, e neppure per l’anno le previsioni sono buone. E mentre aumenta il deficit dei conti pubblici, non sono stati trasferiti nelle tasche dei cittadini le risorse nazionali promesse: dai prestiti da 25mila euro che non sono arrivati, alla cassa integrazione su cui la Conferenza delle Regioni proprio oggi si è espressa in modo netto e duro nel rivendicare l’ottimo lavoro compiuto dalle regioni. Anche per questo abbiamo emanato questi provvedimenti per un totale di oltre 100 milioni di euro di stanziamenti, che sono stati calibrati secondo obiettivi definiti, ad esempio le attrezzature per le imprese a fini della sicurezza, fondi per i corsi di formazione e altre misure. Voglio dire che ancora una volta Regione Liguria si è dimostrata in grado di coordinare i propri fondi e di utilizzarli in modo mirato di concerto con le categorie economiche per rimettere in moto le imprese e ripartire con lo sviluppo che è il solo presupposto di ricchezza del Paese”.

 

10eLotto, Lotto, SuperEnalotto, slot-machineSi torna a giocare, a Bergamo no del sindacoL’avv. Garassini: La ludopatia è devastantee incivile. Si viola 3 norme della Costituzione

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Lo Stato ha autorizzato, a partire da lunedì 27 aprile, la ripresa nelle tabaccherie del gioco del 10eLotto. A seguire il Lotto e SuperEnalotto e da quella successiva si potrà tornare anche a scommettere e a utilizzare le slot-machine. Tutto questo, però, non sarà consentito a Bergamo (vedi  a fondo pagina il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori).

di Alessandro Garassini

Sono passati tanti anni… grazie  per il bel ricordo. L’avv. Alessandro Garassini, per due mandati presidente della Provincia, con Carlo Giacobbe esponente della sinistra moderata, già vice presidente della Provincia e sindaco di Vado Ligure dal 2004 al 2009

La ludopatia è una malattia (lo dice la parola stessa) che colpisce milioni di italiani, quasi sempre appartenenti a ceti deboli.

Il numero di persone che trascorrono giornate intere davanti alle macchinette mangiasoldi nei bar è impressionante; addirittura v’è chi attende, di notte, tra la chiusura e la riapertura dell’esercizio per essere certo del numero e della quantità delle giocate per cercare di rifarsi di quanto perduto.

Uno stato civile può non solo ammettere ma addirittura incentivare il gioco d’azzardo al fine di garantire il gettito fiscale ?

Certo il gioco d’azzardo è un pezzo del PIL, così come lo sono i redditi della mafia, ma immolare un Paese al PIL è un follia, come acutamente osservò Robert Kennedy nel suo famoso discorso tenuto nel 1968 all’Università del Kansas che, forse, gli costò la vita.

Io credo però che, al di là del gettito fiscale che il gioco d’azzardo garantisce alla Stato, esso sia antieconomico ed illecito.

  • È antieconomico perché sottrae importanti risorse ai consumi, che già languiscono, o al risparmio.

Nel primo caso il gioco inibisce l’effetto moltiplicatore, uno dei princìpi  più elementari  della macroeconomia; nel secondo inibisce investimenti sul futuro delle persone (ad esempio la cultura, l’istruzione dei figli) con danni irreparabili per il Paese.

  • È illecito perché contrasta con almeno tre norme della Carta costituzionale
  1. 32 comma 1: “La repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della comunità…”; dunque è inammissibile incentivare dolosamente un’attività che incide su un diritto fondamentale della persona (non solo il cittadino ma l’individuo), considerato interesse della Repubblica.
  2. 41 commi 1 e 2: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza , alla libertà, alla dignità umana

Il gioco d’azzardo dunque non può svolgersi perché in contrasto con l’utilità sociale e, devesi dire, con la salute e dignità umana.

  1. 47 comma 1: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme…

Incentivare, o anche solo tollerare, il gioco d’azzardo è in evidente contrasto con la tutela del risparmio, sancita costituzionalmente.

A tutto quanto sopra si aggiunge un aspetto; è immorale creare le condizioni in forza delle quali i più deboli soccombono.

L’Italia non è uno stato “etico” ma la sua morale è stata trasformata in diritto dai padri costituenti  che, nella Carta, hanno trasfuso l’idem sentire de re publica, di un popolo.

Quell’idem sentire è quanto mai attuale, prova ne sia che il discostarsi dai principi fondamentali e dalle regole trasfuse nella Carta sta generando danni enormi al Paese.

Alessandro Garassini

DA IL LETIMBRO DEL FEBBRAIO 2029 (MENSILE DELLA DIOCESI DI SAVONA E NOLI)

Fasi un click sull’immagine per ingrandire la lettura

DAL SECOLO XIX LA FEBBRE DEL GIOCO IN LIGURIA E QUANTO SI SPENDE NEI PRIMI 50 COMUNI

IL BUON ESEMPIO E LA COERENZA DEL SINDACO DI BERGAMO

LA RACCOLTA FIRME, GIA’ 20 MILA, DESTINATA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

Con un videomessaggio, il primo cittadino di Bergamo ha annunciato che in città non ripartiranno i giochi d’azzardo che hanno invece avuto il via libera dallo Stato perchè è stata rinnovata l’ordinanza che li vietava.

«Resta il divieto di gioco d’azzardo per il momento – ha annunciato il sindaco Giorgio Gori in un videomessaggio ai cittadini, in cui chiarisce anche diversi aspetti del nuovo Dpcm – Ho deciso di rinnovare l’ordinanza che vieta il gioco azzardo finché permane questa situazione di emergenza sanitaria. Credo che la cosa da proprio da non fare sia favorire assembramenti, code davanti alle tabaccherie di persone che vanno a comprare il gratta e vinci o per giocare alle macchinette. Spero che sarete d’accordo su questo».

Sul tema segnaliamo che a partire dall’articolo del professor Luigino Bruni su Vita è partita una raccolta firme destinata al Presidente del Consiglio che ha già superato le 20mila firme.

Provincia di Savona, Garassini ex presidente‘Era il 9 maggio 1995, mi votano in 95 mila’Oggi? Più onestà e meno tassePetizione e 9 promotori: Basta soldi sporchi!

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Il post porta la data del 2015 e l’anniversario riproposto in questi giorni. E oggi ?La prima banconota italiana è del 1746 e possiamo diventare, orgogliosamente, il primo grande Paese senza soldi sporchi. L’avv. Alessandro Garassini si fa promotore (con 9 amici) di una petizione. La settima scorsa trucioli.it ha ospitato un intervento dell’ex presidente della Provincia. Lo Stato ha autorizzato, a partire da lunedì 27 aprile, la ripresa nelle tabaccherie del gioco del 10eLotto, a seguire il Lotto e SuperEnalotto, quindi tornare a scommettere e a utilizzare le slot-machine. Ma a Bergamo il sindaco Giorgio Gori ha detto no. E gli altri colleghi ? E la devastante ludopatia ? Fatti e non parole !

di Alessandro Garassini

Esattamente 20 anni or sono, il 09 maggio 1995, grazie ad oltre 95.000 voti di nostri concittadini, 31enne ho iniziato la straordinaria avventura di presidente della Provincia di Savona durata nove anni.

Nel corso di quella decade ho conosciuto ciò che di meglio e peggio offre il genere umano, ho imparato moltissime cose, ho cercato di dare il mio meglio, a volte sbagliando ed a volte facendo bene.
Ho avuto il privilegio di vivere una stagione straordinaria, nella quale sembrava che tutto potesse cambiare in positivo; ciò ha dato a me ed ai miei collaboratori la spinta e l’energia per lavorare, innovare, credere nel futuro. Sperare.
Ringrazio Carlo Giacobbe, Paolo Tealdi, Donatella Ramello, Piero Pesce, Antonello Tabbò, Riccardo Aicardi, Livio Operto ed Alessandro Scarpati che, amici prima che colleghi di giunta, sono stati miei compagni di viaggio.
Ringrazio le nostre segretarie Anna, Silvia ed Antonella che hanno sopportato le mie sfuriate e ritmi di lavoro da incubo, i tanti funzionari competenti dell’Ente che molto hanno contribuito alla realizzazione di opere più o meno importanti. Ringrazio i leali consiglieri provinciali  senza i quali nulla avremmo fatto. Ringrazio le segreterie di partito, prima per avermi scelto come candidato presidente e quindi per il sostegno offerto al nostro lavoro.
Ringrazio tutti quelli che ci hanno criticato, spronandoci a far meglio.Chiedo scusa ai cittadini per gli errori commessi, ricordando che i successi sono della squadra e gli insuccessi del solo capitano,  ringraziandoli per la straordinaria opportunità di crescita umana che mi hanno donato. Ciao a tutti, Alessandro Garassini.
PS: Oggi ho cancellato dalla mia rubrica i numeri di telefono di Roberto Peluffo, compianto ex sindaco di Vado Ligure e buon amico. Sono passati molti anni da quando è mancato, ma cancellarlo mi è pesato perché mi è sembrato di destinare il suo ricordo all’oblio. Mi era già successo con altre persone, e la cosa mi era pesata allo stesso modo. Un abbraccio.
LA PETIZIONE DI OGGI / Basta soldi sporchi!

Le Italiane e gli Italiani meritano onestà e meno tasse.

Stiamo attraversando un tempo pieno di dolore, difficoltà, pericoli. Il dolore della malattia, le difficoltà delle imprese e delle famiglie, i pericoli del contagio. Ma da questo dramma, la peggior sciagura in tempo di pace che l’Italia è chiamata ad affrontare, dobbiamo necessariamente uscire presto e più forti. E per farlo è necessario cambiare.

Cambiare stile di vita, abitudini, modo di lavorare, di relazionarci, il nostro rapporto con l’ambiente; sarà un grande svolta e anche una grande occasione per restituirci benessere, equità, serenità. Fra le tante scelte che possiamo fare ne abbiamo una che, per quanto semplice, avrà il potere di rendere molto migliore la nostra vita e quella del nostro Paese.

Cambiamo il denaro!
I nostri soldi (banconote e monete) sono sicuramente sporchi fuori. Una banconota contiene, secondo uno studio dell’università di Oxford, circa 26mila batteri di almeno 3000 diverse specie. Secondo l’OMS ci sono rischi di trasmissione del Covid-19  anche dalle superfici delle banconote e nessuno è in grado di escluderli.

Ma tutti sappiamo che i soldi (contanti) possono essere anche molto sporchi dentro: di droga, di sangue, di estorsioni e disonestà. Sono quelli che le mafie devono riciclare, ripulire affossando le imprese dell’economia legale per arricchirsi. Sono quelli di ladri, truffatori, rapinatori. Sono quelli dei pubblici amministratori  corrotti. Sono infine quelli frutto dell’evasione fiscale, soldi rubati dai disonesti agli onesti. Parliamo di oltre centodieci miliardi di euro all’anno, quasi duemila euro sottratti ad ogni Italiano.

Ecco quindi che con una scelta relativamente semplice è possibile aggredire e risolvere buona parte degli strumenti delle mafie, dei disonesti, dei ladri, dei corrotti  per poter così ridistribuire più equamente la ricchezza, premiare l’onestà, il senso civico e ridurre le tasse che paghiamo.

Euro elettronici per tutti, per tutto. Come e perchè.
1) Gratuità delle operazioni elettroniche. Il risparmio dei costi di sicurezza per maneggiare il contante – che attrae rapine e  procura costi a banche e attività – coprirebbe insieme ad un parte di incentivo fiscale il costo dei sistemi di pagamento.
2) Semplicità delle operazioni e Sicurezza. I nuovi sistemi contactless e l’uso dello smartphone come strumento di pagamento rendono possibile evitare qualsiasi contatto fisico; sarà estremamente facile, anche per persone poco avvezze al digitale, fare qualsiasi pagamento, col vantaggio che non subiremo più furti.  Se sai fare una telefonata, sei in grado di pagare il giornale ed il caffè senza usare contanti.
3) Mettere in circolo grandi liquidità nascoste.  Vivere in Italia è come aver comprato una casa dove hanno nascosto un tesoro: sotto i materassi, nelle cassette di sicurezza, nei doppifondi giace una enorme quantità di contanti dormienti. Questa enorme quantità di denaro non è sempre  frutto del semplice risparmio, ma è denaro che “non può apparire”. Gli euro elettronici costringono all’emersione  questa grande ricchezza e soprattutto evitano che possa essere ancora nascosta, sottraendo così risorse per il welfare, la sanità, l’equità fiscale.

Immettere oltre centodieci miliardi “veri” nell’economia significa scardinare, di colpo, tutte le fosche previsioni debito/PIL che questa immane crisi rovescia sul presente e sul futuro degli italiani. Significa poter aiutare subito con enorme energia chi si trova in difficoltà. Significa assicurare un futuro ai nostri figli e  permette di poterci presentare ai tavoli internazionali con aumentata credibilità. Significa aggiustare, per sempre, i conti pubblici. Tutto questo passa dalle nostre mani. Da una decisione semplice e possibile.

La prima banconota italiana è del 1746 e oggi possiamo diventare, orgogliosamente, il primo grande Paese senza soldi sporchi.

Sonia Alvisi, Emanuele Cavallaro, Anna Cossetta, Alessandro Garassini, Eliano Omar Lodesani, Agostino Megale, Arrigo Roveda, Alfonso Sabella, Pierluigi Saccardi

ARTICOLO  DE L’AVVENIRE, QUOTIDIANO DELLA CONFERENZA DEI VESCOVI ITALIANI

COMMENTI ALLA PROPOSTA DI CHICCO GARASSINI-

Pierluigi Roncallo – Magari, si ridurrebbero drasticamente furti, spaccio, scippi, pizzo, corruzione, caporalato, lavoro irregolare, gioco d’azzardo, prostituzione, transazioni in nero e tanto, tanto altro, le persone oneste ne trarrebbero solo benefici, i disonesti remano contro naturalmente. Vanno ridotte e posti limiti nei costi alle transazioni bancarie, e azzerate le tasse sotto una cifra, che permetta di lavorare in maniera occasionale esentasse , ma già é così, non servirebbe nemmeno più un sistema fiscale così arcaico come l’attuale, oltre la cifra minima si paga in percentuale su quel che resta, punto. Se penso al mare di soldi depositati sotto i materassi che salterebbero fuori con un condono con mora, non so neanche scrivere il numero talmente é grande, si parla di 8 volte il debito pubblico. Si ridurrebbero le tasse per tutti. Certo andrebbe fatto in maniera comunitaria, purtroppo non esiste una comunità europea all’altezza.

Paolo Gervasi commercialista e capogruppo consiliare di minoranza-  Chicco sono contrario all’eliminazione tout court del contante (pur essendo uno che usa tantissimo carta di credito e bancomat e gira con massimo 50 euro in tasca).
Paolo Frea – Vorrei far notare che, per fare un esempio, in Germania il nero è considerato, entro certi criteri, lubrificante per l’economia. Faccio un esempio che può valere in generale.  Il denaro che viene speso in nero per badanti ed affini, riduce considerevolmente i costi pubblici di mantenimento, all’interno di strutture adeguate, degli anziani.
Per fare un esempio. Se penso all’infanzia invece mi viene in mente robin hood tanto amato da noi bambini perché ridistribuiva al popolo ciò che uno stato predone depredava ai cittadini. Bisogna raggiungere una condizione di equità tra prelievo e servizio reso.
Sergio Orsero – E niente….farci stare a casa come in “guerra” – fatto (covid), farci indebitare fin oltre il possibile – fatto (mes).Toglierci ogni possibile difesa costituzionale – fatto (dpcm). Adesso togliamo il contante…. In nome di non si sa quale difesa del gettito….Mi sento tanto la pecora…Protetta dal lupo, tostata e mangiata dal pastore. Sto iniziando seriamente a pensare di andarmene e restituire il passaporto. Ps. Ovviamente io rientro nella categoria dei disonesti, degli evasori, ecc.
Giovanni Paleologo avvocato – Operazione totalmente inutile e dannosa, i veri e grandi evasori ci metterebbero 5 minuti a trovare alternative, mentre la malavita ci metterebbe ancora meno a trovare il modo di fare circolare valuta alternativa disponibile per la gente. E saremmo veramente ostaggi e pedine di un sistema che ha già dimostrato di non esitare a schiacciare il piccolo con qualsiasi pretesto.

 

 

 

Turismo e weekend, zero code in autostradaL’evoluzione economica Covid. Legambiente e WWF con 33 proposte, sì dei Verdi al green

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Conseguenze da Covid 19; trasporti liguri, turismo ed evoluzione dell’economia. A causa della pandemia stiamo attraversando una crisi sanitaria, economica e sociale dalla quale possiamo uscire mettendo in campo tutte le risorse disponibili e analizzando tutte le scelte politiche che andranno calibrate secondo le diverse realtà regionali.

di Gabriello Castellazzi*

Il prof. Gabriello Castellazzi portavoce dei Verdi savonesi

Nella nostra Regione l’economia è condizionata dai flussi turistici e da questo dato dobbiamo partire allargando poi la visuale su di un contesto più ampio. In Liguria e nella provincia di Savona nei weekend della prossima estate ci saranno ancora le interminabili e stressanti code di veicoli sulle autostrade, oppure la pandemia in corso modificherà la situazione? Con tutta probabilità ci troveremo di fronte ad una situazione completamente nuova.

Il lavoro nelle aziende del nord sarà organizzato con nuove modalità per gli obblighi di distanziamento tra i lavoratori, turni differenziati, smart-working, ecc, e le ferie (per l’art.36 della Costituzione non sono solo un diritto ma anche un dovere) verranno distribuite in modo diverso. La conseguenza dello scaglionamento delle ferie contribuirà ad evitare l’affollamento nei giorni festivi: con tutta probabilità tra Pietra Ligure e Savona non ci sarà più la lunga, continua e stressante coda di auto del rientro settimanale. E la presenza di turisti, che auspichiamo sempre numerosa, potrà distribuirsi più razionalmente non solo nei mesi estivi ma anche in periodi nei quali le bellezze della Liguria saranno parimenti appetibili (Parchi Naturali, Agriturismo, Nuclei storici, Musei, Sport outdoor).

Verrà certamente disposta una nuova disciplina per gli arenili (privati e pubblici) con prenotazioni obbligatorie anche via internet per clienti sia italiani che stranieri. Infatti si stanno già perfezionando degli interessanti software gestionali: una distribuzione controllata dei “bagnanti” su tutti gli arenili impedirà gli affollamenti e i giusti limiti scoraggeranno gli inutili viaggi concentrati nei week end perchè il “turista di una sola giornata” rischierebbe di guardare il mare solo da lontano.

In questo contesto si inserisce il delicato problema dall’organizzazione delle attività produttive in un contesto nazionale e globale che vedrà un rilancio degli investimenti finanziari. Al rallentamento drammatico di oggi dell’economia seguirà per forza un recupero accelerato poiché l’alternativa significherebbe una paralisi completa della società.

Ma in quale direzione avverrà questo nuova fase di sviluppo dato che esistono proposte divergenti ?

Nei giorni scorsi autorevoli capi di Stato europei hanno firmato un documento nel quale si legge: “La transizione economica considerata dal punto di vista climatico, la protezione della biodiversità e la trasformazione dell’agro-alimentare, hanno il potenziale di creare posti di lavoro e crescita economica contribuendo alla costruzione di società resilienti” : quindi un nuovo “patto verde” che possa raccogliere i benefici della transizione ecologica nel rispetto degli “Accordi di Parigi”.

In alternativa avanzano le potenti lobby dei combustibili fossili, della plastica, dei trasporti, ecc., che affermano come l’economia eco-sostenibile possa attendere e “senza una immediata ripresa delle industrie tradizionali la perdita dei posti di lavoro assumerebbe dimensioni enormi”.

Su questa logica economica autolesionista alcuni paesi europei, sempre contrari al “patto verde“e di chiara impronta sovranista, hanno già chiesto di mettere in pausa la transizione ecologica e di utilizzare tutte le risorse per far ripartire l’economia tradizionale. Tutto come prima, con il risultato di aggravare ancora di più la crisi ambientale (altri spillover virali e riscaldamento globale).

A livello mondiale il caposcuola di questa linea fallimentare è il presidente Trump che ha subito annunciato la distribuzione di 50 miliardi di dollari per il rilancio dei combustibili fossili (in particolare il carbone e l’industria domestica delle sabbie bituminose). Anche in Italia alcune istituzioni bancarie continuano a consigliare investimenti nell’ industria dei combustibili fossili puntando su di una ripresa a breve del mercato del petrolio, in una logica di interessi miopi e di breve termine.

Legambiente e WWF nei giorni scorsi hanno lanciato 33 proposte che i Verdi condividono totalmente: rilancio dell’economia in chiave “green”per aiutare famiglie e aziende; puntare su efficienza e riqualificazione energetica, mobilità leggera, recupero del patrimonio edilizio, economia del riciclo e del riuso, agricoltura sostenibile, rispetto della “biodiversita“e tanti altri punti facilmente consultabili sui loro siti.

Le scelte economiche locali e globali determineranno il nostro futuro. Anche in Liguria, dopo i doverosi e immediati aiuti economici finalizzati ad evitare il collasso del turismo, dell’agricoltura e di tutte le aziende collegate (con perdite drammatiche di posti di lavoro) è necessario intraprendere la via giusta per garantire un futuro ecosostenibile alle prossime generazioni.

Gabriello Castellazzi, portavoce dei Verdi della provincia di Savona,



Accade a Finale L. se sorgono contenziosiLe note di qualifica e i ‘boss’ di settore

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Una mansione lavorativa, secondo quanto stabilito dal Diritto del Lavoro, rappresenta l’insieme delle attività, dei compiti e delle operazioni che una persona è tenuta a svolgere nel contesto di un rapporto di lavoro. Si tratta di una serie di compiti che un lavoratore deve rispettare, e che vengono definiti con precisione nella fase di stesura del contratto di lavoro.

di Alesben B.

La classificazione dei lavoratori in qualifiche e livelli deriva proprio dalla necessità di suddividere per gradi le diverse professionalità, e di stabilire una retribuzione idonea per ognuna. La qualifica definisce la figura professionale di un lavoratore e il suo inserimento nell’organizzazione aziendale. La contrattazione collettiva nazionale ha raggruppato le qualifiche in relazione alla loro importanza nella gerarchia di un’azienda” Letto così, mi fa tornare indietro in Italia agli anni 1970 – 1974, comparto Pubblica Istruzione. E si perché allora le “note di qualifica” obbligatorie, da parte dei Presidi [?] avevano lo scopo non tanto di meritocrazia ma quello, molto più a terra terra, di “calcio nel sedere”.

Correva l’anno 1974 ed era appena uscito il Decreto Presidente Repubblica 31 maggio 1974, n. 416 (in SO alla GU 13 settembre 1974, n. 239). Il 31 maggio 1974 entrarono in vigore i cd. “Decreti delegati” nel sistema scolastico italiano. Con questa generica dicitura trasferita nel linguaggio comune e tramandata come “la scuola dei decreti delegati” si accorpano cinque DPR (decreti del Presidente della Repubblica) quindi leggi dello Stato che vanno dal n°416 al n°420 e riguardano diverse materie di riordinamento del nostro sistema formativo in gran parte tuttora vigenti, dalla scuola dell’infanzia alle scuole superiori.

Il Decreto più noto è il 416 poiché introdusse il principio della partecipazione democratica alla vita della scuola, istituendo i cd. “organi collegiali” che sancirono l’ingresso della componente dei genitori e – nelle superiori- anche di quella degli studenti nei consigli di classe e nei consigli di circolo e di istituto, veri e propri centri di governo della scuola che andavano ad affiancare il corpo docente e il Dirigente scolastico (all’epoca direttore didattico o preside).

Molta acqua è passata sotto i ponti della gestione collegiale della scuola, con luci ed ombre: da un lato c’è chi ha lamentato una eccessiva ingerenza delle famiglie nelle questioni tecnico-didattiche-metodologiche proprie degli insegnanti. Altri hanno evidenziato come questo sistema abbia creato ulteriore burocrazia nella scuola, appesantendo le procedure di gestione con passaggi nuovi e spesso conflittuali, non di rado con interferenze della politica.

Il DPR 417– riguardava lo stato giuridico del personale della scuola (docente, direttivo e ispettivo), la specificazione dei ruoli e delle competenze, i profili disciplinari, la materia delicata della libertà di insegnamento sancita dalla Costituzione e definita come “libertà di metodo”, il coordinamento della gestione unitaria della scuola da parte del capo d’istituto, la costituzione di un corpo ispettivo deputato alla funzione di controllo interno al sistema e di vere e proprie indagini in casi di contenzioso.

Per effetto della Legge 25 luglio 1966, n. 603 (in GU 5 agosto 1966, n. 194), sono stato nominato in qualità di delegato sindacale nella commissione incarichi e supplenti presso il Provveditorato agli Studi di Torino; ed è lì che scartabellando e facendo posto negli scaffali che sarebbero poi serviti per le nuove domande di incarico, assieme ad altri colleghi, ci siamo imbattuti in migliaia di fogli verdi: erano le “note di qualifica” che il DPR 417 aveva eliminato dall’ordinamento.

Più che note di qualifica erano quadri di descrizione accurata di note ad persona. Il codice in materia di protezione dei dati personali personali (comunemente noto anche come “codice della privacy”) è una norma della Repubblica Italiana, emanata con il Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 , in vigore dal 1º gennaio 2004.

Da 13 SETTEMBRE 2019 • ANNO VIIINUMERO 2 DEL 12 SETTEMBRE 2019 • BY ALESBEN:

L’ora X e ricordi da insegnante: ‘Giuro in nome….’. Poi disastro e la riforma Gelmini con la scuola che resta al servizio dei ricchi.

Scuola seria forse fin troppo, insegnanti inquadrati come fossero militari. Dopo il primo anno di prova, il/la preside sentito il parete della commissione valutazione, redatto il consuntivo delle note di qualifica [verde], davanti a due docenti di ruolo effettivi e più anziani del Collegio dei Docenti, procedeva alla cerimonia di insediamento ufficiale. Nei locali della presidenza davanti alla scrivania del Dirigente, con la mano sinistra sulla Costituzione e la destra sollevata, pronunciai la frase di rito: “Giuro in nome………..”, dopo tre anni dall’ordinamento scolastico vengo immesso  nei ruoli delle scuole ed istituti di istruzione secondaria ed artistica con effetto dal 01.10.1974, ai sensi dell’art. 17 della Legge 30.7.1973, e dell’art. unico della Legge 14.8.74, n. 391. con assegnazione definitiva di cattedra a decorrere dal 1° ottobre 1976 alla Scuola media di Leynì, ai sensi del comma precedente e vista la C.M. n. 29, prot…… ed ancora passaggio di Ruolo nell’anno 1981 in servizio presso l’I.T.C.G. “Einaudi” di Magenta (MI) dal 01.10.1981.

Per effetto della Legge 30.7.1973, scompare dal vecchio ordinamento il giuramento e le note di qualifica. Note di qualifica cui l’insegnante firmava solo la parte visibile che la dirigenza riteneva di sua competenza: insufficiente, scarso, appena sufficiente, sufficiente, buono, distinto, ottimo. Le note di qualifica erano vere e proprie ingerenze nella sfera personale del docente. Un esempio: un’insegnante di ruolo da anni, due figli, separata, veniva appuntata con buono solo perché alla sera del sabato andava a ballare con l’amico. La locuzione Distinto era stata pure data a T.V. di Genova la quale aveva si una cattedra [18 ore] ma erano divise in 6 ore a Condove, 6 ore a Bardonecchia e 6 ore al Sestriere, l’anno successivo chiesto il trasferimento si è congiunta con la famiglia a Genova.

Come si può vedere l’insegnante che faceva domanda per una determinata provincia italiana, una volta nominato doveva accettare qualsiasi destinazione nell’ambito della provincia richiesta, non come oggi giorno che se non hanno il posto di lavoro ad un tiro di schioppo da casa, prima rinunciano e poi si lamentano che non sono stati nominati. Una volta c’era pure la clausola della residenza nel luogo di lavoro ma una deroga del capo di istituto consentiva loro risiedere anche fuori sede.

“La classificazione dei lavoratori in qualifiche e livelli…” come detto inizialmente in un rapporto di lavoro, mansioni, compiti e ruoli hanno significati precise. Le mansioni esecutive sono attribuite dal datore di lavoro in fase di assunzione, si correlano all’inquadramento e costituiscono la base sulla quale viene definita la retribuzione. Il ruolo di un lavoratore è la posizione che egli occupa all’interno di un’azienda, ed è relativa non solo a compiti e mansioni, ma anche a competenze tecniche e intellettuali e responsabilità specifiche.

Secondo quanto previsto sia dal Codice Civile che dallo Statuto dei Lavoratori, e successivamente anche dal Jobs Act, un lavoratore deve svolgere quelle mansioni per le quali è stato assunto; imporre le note di qualifica al lavoratore è un atto di regresso un po’ subdolo nei confronti di quella libertà individuale che gli stessi ed i sindacati che li rappresentano hanno conquistato da almeno 70 anni. Tutto quanto sopra detto vale per quei lavoratori che sono inquadrati con un lavoro a tempo indeterminato. Il medesimo trattamento non riguarda i lavoratori con un lavoro stagionale.

Rispetto alla normativa precedente il Decreto dignità (Decreto legge n. 87/2018 convertito in Legge n. 96/2018), introdotto la scorsa estate per volere del governo Lega – Cinque Stelle, conferma l’occhio di riguardo verso le attività stagionali, il cui ricorso è più snello rispetto ai “lavori ordinari”. Una prima agevolazione per le attività stagionali è l’esclusione delle causali. Il Decreto dignità impone ai contratti che eccedono i 12 mesi ovvero in tutti i casi di riassunzione (cosiddetti rinnovi) che gli stessi siano giustificati da almeno una delle seguenti causali:

Esigenze temporanee e oggettive estranee all’attività ordinaria dell’azienda ovvero sostitutive di altri dipendenti. Esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non preventivabili dell’attività ordinaria. Ebbene, il regime delle causali è escluso per le attività stagionali, ovverosia quelle individuate dal DPR. del 1963 o dai contratti collettivi.

CONTRATTI STAGIONALI E DECRETO DIGNITA’ – I contratti a termine stagionali scontano condizioni agevolate anche per quanto riguarda la durata massima. Con il Decreto dignità i rapporti, a termine del lavoratore con la medesima azienda per lo svolgimento di mansioni di pari livello e categoria legale non possono superare i 24 mesi. Se il limite viene superato il rapporto si trasforma a tempo indeterminato dalla data in cui si oltrepassano i 24 mesi; così è specificato nella normativa attuale ma in realtà tutto quanto non avviene. Nel comparto turistico, alberghi, il contratto è al massimo è di cinque/sei mesi prorogabile di circa un mese e mezzo a secondo della stagione e dell’afflusso della clientela. Alberghi aperti tutto l’anno sono pochissimi in Liguria dove c’è una grande estensione di B & B, al contrario della riviera romagnola.

Se il dipendente, nell’anno successivo, viene riassunto dalla stessa azienda con contratto a termine, tra il rapporto cessato e quello di nuova stipulazione deve trascorrere il cosiddetto “stop and go“, ovvero tra i diversi vincoli per i contratti a tempo determinato esiste l’obbligo per il datore di lavoro di prevedere un periodo di pausa nel momento in cui, dopo la cessazione di un contratto a termine, si voglia provvedere alla riassunzione di un lavoratore con la medesima tipologia contrattuale e con il medesimo stipendio iniziale, anche se tale contratto a termine dura da oltre cinque anni.

Dal canto suo, la legge stabilisce che i contratti a termine non possono eccedere il 20% degli indeterminati in forza al 1° gennaio dell’anno di assunzione, con arrotondamento del decimale all’unità superiore se lo stesso è uguale o superiore a 0,5. La legge stabilisce ma gli albergatori e tutti quelli del comparto turismo, ligure sopra tutto, si trincerano dietro alla clausola definita: “faccio quello che voglio ? “.

A Finale Ligure tutti devono sottostare alle indicazioni di coloro che si ritengono i “boss” del settore; se sorgono dei contenziosi, anche i sindacati, di qualsiasi colore, invece di difendere il lavoratore, si inchinano al volere del padrone ?

Molti albergatori e ristoratori cercano personale qualificato, offrono paga al di sotto del normale, sette ore al giorno più straordinari, nessun giorno alla settimana libero e soprattutto sarebbe vietato ammalarsi ? Prima di iniziare l’attività obbligherebbero il dipendente ad eseguire nell’arco di una decina di giorni, lavori di pulizia sia dei locali sia delle suppellettili ? Lavori quest’ultimi che sarebbero a carico di una ditta per le pulizie, che non viene interpellata a scapito del personale a tempo determinato, tra l’altro privo di qualsiasi contratto, assicurazioni ed assicurazioni infortuni ? Ogni anno durante il periodo invernale si affidano a ditte artigiane per lavori di ristrutturazione, composte solo da una o due persone, al contratto stabilito i datori aggiungono altre mansioni non retribuite e se l’artigiano reclama la risposta è immediata: “ma non c’era scritto nel contratto”.
Contributo addizionale 1.4% per i contratti stagionali,. I contratti a tempo determinato prevedono un costo INPS a carico dell’azienda maggiore rispetto a quelli a tempo indeterminato. Questo in virtù dell’applicazione del cosiddetto “contributo addizionale” pari all’1,40% destinato a finanziare l’indennità di disoccupazione NASPI, calcolato sull’imponibile previdenziale e versato con modello F24 insieme agli altri contributi.

Peraltro il Decreto dignità ha disposto per ogni rinnovo l’aumento del contributo dello 0,5%. Questo significa che se il contratto viene rinnovato tre volte, il contributo sarà pari a:

  • 1,40% per il primo rapporto;
  • 1,40% + 0,50% = 1,90% per il secondo rapporto (primo rinnovo);
  • 1,90% + 0,50% = 2,40% per il terzo rapporto (secondo rinnovo);
  • 2,40% + 0,50% = 2,90% per il quarto rapporto (terzo rinnovo).

Il contributo addizionale non è dovuto per i contratti a termine stagionali. Anche la disoccupazione NASpI per i lavoratori stagionali viene conteggiata in modo diverso, proprio per venire incontro alle esigenze di questa tipologia di lavoratori.

LAVORARE IN AUSTRIA – Questo capita in Italia, dove trovare lavoro è una Chimera, [non per niente una parte della gens italica deriva dagli Etruschi], ma fatti pochi chilometri dopo l’abitato di Tarvisio o Vipiteno, ci si accorge di essere arrivati in un altro mondo. Lavorare in Austria è quindi un’opportunità interessante. L’Austria è una delle nazioni in grado di offrire buone opportunità soprattutto dal punto di vista del lavoro stagionale, in particolare nel periodo invernale che va da Dicembre a Febbraio. Il lavoro stagionale rappresenta quel tipo di lavoro che si configura come un’interessante occasione per chi cerca un’occupazione a tempo determinato o comunque per un breve periodo o che magari sta pensando di trasferirsi in quella data regione (in questo caso, appunto, l’Austria), ma vorrebbe prima conoscerne lo stile di vita, le tradizioni ed anche il trattamento economico e pensionistico dei lavoratori.

Trovare lavoro in Austria nel periodo invernale è abbastanza semplice, soprattutto perché, essendo un paese turistico che vive di impianti sciistici, ristoranti e locali tipici, e tutto ciò che concerne il turismo, è possibile trovare impieghi stagionali che possono essere molto soddisfacenti dal punto di vista economico e della remunerazione.

Secondo Bernd Faas – che opera da oltre 20 anni nel settore della mobilità internazionale ed è responsabile editoriale di Lavoronotizie, una delle riviste più interessanti dal punto di vista del lavoro all’estero e delle opportunità di crescita professionale lavoro, stage, formazione e volontariato all’estero – trovare lavoro in Austria nel periodo invernale è davvero molto semplice e si può raggiungere questo obiettivo in pochissimi passi. Ovviamente, però, ci sono le dovute eccezioni e bisogna considerare una serie di fattori e di regole importanti prima di illudere i potenziali lavoratori stagionali in questo splendido paese.

Prima di tutto, il consiglio generale per chi sta cercando lavoro in Austria è quello di partire con le idee chiare: questo significa che bisogna avere subito in mente che professione si è disposti a svolgere (ed eventualmente per quale tipo di lavoro si possiede già una formazione professionale), e puntare prima di tutto al lavoro per il quale ci si sente più preparati. Questo perché, se volete lavorare nel settore della ristorazione e già avete una preparazione come barista, cuoco o cameriere, per esempio, avrete molte più possibilità di trovare lavoro rispetto ad un semplice apprendista e le risorse economiche che vi verranno distribuite saranno anche più interessanti.

Una volta che si stabilisce che tipi di lavoro si è disposti a fare, si può iniziare una rapida ricerca su internet – esistono diversi siti dedicati alla ricerca del lavoro in Austria – delle varie posizioni di lavoro aperte e per le quali ci si può candidare. L’alternativa alla ricerca del lavoro può essere quella di iscriversi all’ufficio di collocamento austriaco il quale prende nota di chi cerca lavoro, gli da’ un sussidio mensile per mantenersi legato ad un incartamento dove ogni qualvolta l’aspirante prende contatto con un datore di lavoro è tenuto a descrivere il tipo di lavoro e la risposta che ha ricevuto controfirmata dal datore. Se il datore “bluffa”, l’ufficio di collocamento lo richiama all’ordine con una multa e, a secondo dei casi, con la chiusura per un dato periodo dell’attività commerciale.

Quando si cerca lavoro in questa nazione, bisogna comunque sapere alcune cose. Prima di tutto, la preparazione del curriculum e della lettera motivazionale in merito al lavoro di proprio interesse. Per quanto possa sembrare poco importante, può essere invece un punto a proprio favore, di fronte a svariate domande che il potenziale datore di lavoro riceverà da altri aspiranti lavoratori, preparare un buon curriculum ed una buona lettera di presentazione rigorosamente in lingua tedesca. La ricerca del lavoro in Austria come abbiamo detto è possibile anche on line, ma un viaggio di conoscenza dei luoghi più interessanti dal punto di vista turistico e lavorativo è auspicabile in quanto permette una rapida ma importante conoscenza del posto e delle reali possibilità di lavoro e di guadagno.
Quando si cerca lavoro in Austria, deve prima di tutto registrarsi presso il comune o la polizia entro 3 giorni dall’arrivo sul posto. Chi è un cittadino europeo non ha bisogno di una carta di soggiorno fino ai tre mesi di permanenza in Austria, scaduti i quali deve farne richiesta dimostrando di avere un alloggio e un posto di lavoro come dipendenti o come liberi professionisti.
Alesben B.

Hotel savonesi e imperiesi, agonia finaleE’ la categoria più penalizzata da anniPost nella pagina del vice sindaco albergatore‘Con questo governo solo mafiosi e terroristi’

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Fallimenti di hotel (non residence) prima erano da mosca bianca. Da qualche anno per chi conosce la realtà del ponente ligure non è più così. E’ – lo scriviamo da sempre – la categoria più penalizzata e forse mediocremente rappresentata ai vertici con qualche singola eccezione. Nel savonese sono 21 gli alberghi falliti negli anni. Altri all’asta e col rischio libri in tribunale dietro l’angolo. Per fortuna non c’è traccia invece di Stabilimenti Balneari, forse unici con una lobby  unita, robusta, ben rappresentata e la politica che conta (di turno) alle spalle.

Pubblichiamo l’ultimo articolo di ‘hoteldomani.it’ che titola: ‘Gestori alberghieri in rivolta, a rischio la sopravvivenza di molte aziende italiane’. Ma che abissi nello stato di salute di albergatori tra zone d’Italia ! Anche se tutti ora lamentano….

Nel cuneese, ad esempio, come in Alto Adige, si sono viste negli anni nuove aperture e 5 stelle lusso. I prezzi che hanno mantenuto fino allo scorso inverno alle Cinque Terre, con la difficoltà a trovare spesso posti letto liberi, non sono proprio trascurabili. Un tre stelle, mediamente, pratica i prezzi (pernottamento e prima colazione inclusa o esclusa) di un quattro stelle del ponente ligure. Dove non era difficile trovare una camera, su internet, a 72 € (4 stelle).

Gli albergatori sono in assoluto la categoria in maggior difficoltà. Però le seconde case saranno fruite e comunque la Riviera deve essere pronta, organizzata, con una progettualità avanzata. Sarà occasione per ripensare alla nostra offerta, perché non è detto che negli anni a venire non si verifichino altri problemi”. E’ quanto scrive un professionista che di problematiche turistiche – forse per il suo ruolo nella società civile – pare abbia un buon bagaglio.  E siamo perfettamente d’accordo. Non servono estremismi ed estremisti dai quali ci siamo sempre dissociati pur non facendo sconti da giornalisti senza obblighi di riconoscenza e protettori, con ‘vizio’ di non far parte dei lecchini del potere di turno.  Non servono ‘sudditi’ che hanno mire nell’agone della politica a 14-16 mila euro al mese (in Regione o al parlamento). Non servono ‘camerieri’ che nella categoria scodinzolano con chi da anni ‘promette miracoli’ dalla sua cabina di regia provinciale e regionale. In banca o alla Camera di Commercio.

La foto che sotto riproduciamo non è certo da portare ad esempio, anche alla critica c’è un limite, oltre al quale deve intervenire la giustizia. Ma la parola ‘governo dei terroristi’ è risuonata anche in Parlamento, mercoledì 13, ad opera di un deputato della Lega Pagano che ha definito Silvia Romano “la neo terrorista” e redarguito dal vice presidente della Camera Mara Carfagna. I proseliti anti governo Conte non mancano anche in Riviera. E c’è chi pubblica….

Il post pubblicato nella pagina Facebook di Angelo Galtieri albergatore e vice sindaco sindaco reggente) di Alassio il  12 maggio 2020 alle ore 16

Fabrizio Testa – originario di Magenta vive ad Alassio, all’articolo postato da Angelo Galtieri vice sindaco di Alassio (famiglia albergatori) commenta: “E ci credo con sto governo sopravviveranno solo mafiosi e terroristi cioè loro”.
Mauro Barisone-  Credo che il numero degli ombrelloni sia il problema minore anzi, andrebbe ridotto anche in assenza del virus. Il grosso problema sarà:1) la paura delle persone (si va in spiaggia anche per rilassarsi). 2)La poca disponibilità economica delle persone molti in questi mesi non hanno lavorato e quindi guadagnato.,3) Molte persone hanno dovuto usufruire delle ferie e quindi non verranno). 3)Gli stranieri ? 4) il distanziamento sociale lo si può imporre alle persone adulte ma ai bambini? I bambini in spiaggia corrono, scavano buche, socializzano. 5) i bagnini come dovranno comportarsi in caso di soccorso? Si dovrà fare un corso supplementare per intervento in epoca covid ?

Matteo Marcenaro – Il problema è la mobilità tra le diverse concessioni/stabilimenti. È inutile che un gestore faccia tutto perfettamente (temperatura, distanze, sanificazioni), poi arriva quello che è entrato dalla spiaggia libera e si fa tutto il lungomare sulla battigia magari andando al bar o ai servizi igienici in questo o quello stabilimento. E soprattutto chi controlla e regolamenta gli accessi alle spiagge libere?

Immagina le domeniche di agosto quando qualcuno dice ai turisti che non è più possibile entrare. Immagini che accadrà.
Io penso che sarà necessario un contingentamento delle partenze per evitare problemi anche di ordine pubblico.
Ildebrando Gambarelli avvocato con studio a Finale  Ligure e Albenga, già presidente Lions del Distretto ligure piemontese – Pensi che ci sia turismo quest’estate? Stranieri no; italiani in crisi : senza soldi e senza ferie . Sarà drammatico: un mio cliente albergatore è indeciso se aprire .
Marco Rosso – Ai miei bagni ho suggerito ristorante H24.
Alessandro Garassini avvocato con  studio a Loano, ex presidente della Provincia e dell’Ata di Savona- Il grande problema degli stabilimenti balneari: come conciliare lavoro e salute. Suggerisco un’idea, da sottoporre a valutazione e critica. Ovviamente si deve ridurre il numero di ombrelloni. Gli utenti potranno scegliere se recarsi alla spiaggia al mattino (turno dalle 08.30 ale 13.00) o al pomeriggio (dalle 14.00 alle 19.30). Tra le 13 e le 44 sanificazione delle sdraio e degli ombrelloni. All’ora di pranzo il ristorante fruibile dalle 12.30 alle 13.30 da parte dei clienti del pomeriggio, dalle 13.30 alle 15.00 da quelli del mattino. Servizio bar all’ombrellone, così da evitare assembramenti. Forse complicato, costoso e difficile da digerire e fare digerire, ma è una soluzione. E creeremo per i nostri ospiti opportunità di visita dell’entroterra o di shopping negli orari non spiaggia.
C’è chi scrive da Albenga: il problema sarà per la gente che lavora, che è abituata ad andare al mare nell’ora di pausa, e non sono pochi, addirittura quì ad Albenga sono la maggioranza. Negli hotel, dove i clienti scendono per la colazione anche alle 10 e oltre, non sarà semplice, anche per far pagare. Io credo che le spiagge dovranno ridurre i posti e le file, aumentare i prezzi non di molto giustificando lo spazio maggiore e il servizio più difficile. Chi ha poca spiaggia sarà maggiormente penalizzato lo so, in tutti i casi non sarà una stagione facile, i bagnini si devono comunque consolare, ci sono attività che hanno problemi maggiori, parrucchieri, bar, ristoranti che non vendono solo mare e sabbia…

DECRETO MAGGIO (RIPARTI ITALIA)
Gestori alberghieri in rivolta, a rischio la sopravvivenza di molte aziende italiane

Il giornalista Renato Andreoletti direttore di hoteldomani

I gestori alberghieri, che rappresentano il 40% del mercato alberghiero italiano, hanno manifestato – attraverso una lettera al Ministro Franceschini – l’enorme preoccupazione per le misure inserite nella bozza del Decreto Maggio e adesso rinominato “Riparti Italia” giudicate inconsistenti e pericolose per il settore.

E’ un grido di allarme univoco quello che arriva da oltre 200 gestori indipendenti di hotel e villaggi di tutta Italia e da più di 20 società che gestiscono dalle sei alle 15 strutture ricettive, tra cui Garibaldi Hotels, Buone Vacanze, Allegroitalia, Futura Gestioni, Apulia Hotels, GreenBlu, Class Hotel e molti altri. Con i fatturati che hanno subito gravi perdite a causa dell’emergenza Covid-19, le soluzioni paventate dal Governo sul nodo delle locazioni e affitti d’azienda risultano inaccettabili e minano il futuro di molte società.

“Abbiamo dato tutto il tempo necessario sperando in un supporto concreto e ci troviamo adesso a ridosso della stagione estiva con delle ipotesi del tutto inopportune che non permetteranno non solo di affrontare le aperture stagionali ma neanche di sostenere l’impatto determinato dal Covid-19 nel futuro delle aziende”, dichiara Fabrizio Prete, Direttore Generale Garibaldi Hotels.

La proposta del credito d’imposta del 60% sul canone annuo di affitto è una soluzione inadeguata, frutto della conoscenza superficiale del settore e della sua operatività o della esplicita volontà di preferire e difendere le rendite dei proprietari degli immobili anziché tutelare l’impatto sia economico (visto l’ormai nota incidenza sul PIL) ma soprattutto sociale (considerato il numero delle persone occupate, del supporto alla valorizzazione delle bellezze paesaggistiche e storiche della nostra nazione) delle attività imprenditoriali dedite alla gestione di immobili che altrimenti non avrebbero senso di esistere.

Da quanto emerge nella bozza del Decreto, i gestori sarebbero costretti a pagare comunque l’intero affitto previsto dai contratti di locazione o di affitto d’azienda, senza possibilità di prevedere un aiuto finanziario che possa permetterne il pagamento (vista l’attuale crisi di liquidità data la totale inattività imposta fino a oggi che rende impossibile anticipare queste somme) e senza alcuna tutela rispetto alla possibilità che il proprietario possa richiedere la risoluzione del contratto nel caso l’affitto non venga pagato secondo quanto stabilito da contratto.

“Tutti i contratti commerciali nazionali e esteri sono stati annullati cosi come gli acconti stabiliti, le caparre versate dai clienti restituite con un quadro finanziario aziendale irreversibile” è il commento di Franco Falcone, Presidente di Buone Vacanze.

Altro tema cruciale è infatti l’aspetto finanziario per i gestori alberghieri che si trovano di fronte alla difficile applicazione del decreto liquidità, applicazione ormai demandata alle banche, le quali difficilmente finanzieranno aziende appartenenti ad un settore dichiaratamente tra i più colpiti da questa emergenza sanitaria/economica riconoscendolo ad alto rischio. Inoltre, la bozza del decreto non prevede alcun meccanismo relativo all’utilizzo del credito d’imposta sia per quanto riguarda la tempistica (cioè se bisogna aspettare la fine dell’anno per poter accertare il credito o se può essere fatta su base mensile già dal 2020) né sulle modalità.

Sebbene il credito d’imposta sembri essere la giusta strada per sostenere l’attività di chi opera nella gestione alberghiera a gran voce viene richiesto che tale credito sia riconosciuto direttamente ai proprietari, superando così la problematica relativa alla totale assenza di liquidità per poter pagare l’intero canone. Inoltre, le soluzioni previste nella bozza del decreto oltre a essere irrisorie non risolvono il problema delle strutture stagionali che avranno una flessione enorme oresteranno addirittura chiuse senza ricevere alcun aiuto.

Gli hotel stagionali hanno peculiarità tecniche differenti rispetto a quelli di città aperti tutto l’anno ma non viene neanche presa in considerazione questa differenza nonostante abbiamo manifestato ripetute sollecitazioni in merito. Mi chiedo quindi se ci sia un fondo di malafede o un’incapacità a livello tecnico nel comprendere le differenze tra le varie strutture ricettive” conclude Fabrizio Prete.

Gli operatori uniti lanciano un forte segnale di allarme poiché le misure, che agli occhi di molti potrebbero sembrare un cospicuo aiuto per uno dei settori più colpiti della crisi economica generata dalla pandemia, per gli addetti ai lavori sono purtroppo l’ennesimo errore, un ulteriore e serio problema che potrebbe compromettere definitivamente la sopravvivenza di molte imprese italiane.

E IL PRESIDENTE PROVINCIALE DELL’UNIONE ALBERGATORI

(ADERENTI A CONFINDUSTRIA) DELLA PROVINCIA DI SAVONA

ANGELO BERLANGIERI SULLA SUA PAGINA FACEBOOK DEL 13 MAGGIO 2020
La misura è colma!
Le imprese turistiche hanno subito e subiranno gravissime conseguenze da questa emergenza: ricavi azzerati da febbraio a giugno, un’estate difficile(o si pensa che per magia si possa compensare la perdita del 50% del mercato, gli stranieri! E gli italiani che faranno si concentreranno subito sulle vacanze al mare o in altri luoghi? Questi mesi che abbiamo vissuto sono stati realtà o un sogno?) In sintesi si stima un calo di almeno il 70% dei ricavi del 2020, in soldoni in Italia circa 120 miliardi di €.!
A fronte di questo Stato di Crisi ed Emergenza che risposte abbiamo avuto: con i Decreti Cura Italia e Liquidità la misura di compensare le perdite con altri indebitamenti delle imprese, una specie di schizofrenia economico-finanziaria! Dopo un’attesa incomprensibile arrivano le  prime linee guida per la riapertura che prevedono misure di fatto inapplicabili perché non sostenibili economicamente: può un ristorante stare in piedi con 8/10 coperti? E le spiagge come si attrezzano a file di ombrelloni distanti 5 metri per lunghezza e 4 per larghezza? Una presa in giro terribile perché non esiste neppure il coraggio di dire che non ci sono condizioni per riaprire si sostiene il contrario mettendo le imprese in un angolo quello della impossibilità! E questa sarebbe la leale collaborazione con il mondo produttivo? Inaccettabile! Infine le anticipazioni sul DL Rilancio misure risibili e quasi irritanti con la beffa finale che alla fine il bonus vacanza alle famiglie italiane lo devono anticipare le imprese ricettive, quelle imprese che non hanno liquidità che stanno ammattendo per cercarla per prepararsi ai costi della ripresa e per pagar stipendi e fornitori! Incredibile ma tristemente vero la sbandierata misura per il rilancio del turismo è diventata la mazzata finale!
E negli altri Stati? Riporto la dichiarazione di una persona autorevole Elisabetta Fabri presidente e ad di Starhotelssiamo presenti a Parigi, Londra e New York dove gli aiuti sono arrivati in tempi rapidi e a fondo perso con l’annullamento di alcune tasse sulle proprietà, abbiamo avuto la cassa integrazione e a New York un contributo a fondo perso per pagare due mensilità alla ripartenza”.
Non possiamo tollerare che si agisca mettendo a rischio la tenuta del Turismo per questo per senso di responsabilità, la responsabilità di provarle tutte per salvare i lavoratori e le imprese del turismo, #scendiamoinpiazza  e siamo pronti alla resistenza fiscale e a chiudere tutte le imprese fino a quando non si affronti con competenza e serietà lo Stato di Crisi del Turismo
Lottate con noi #salviamoilturismo da chi non sa di che cosa si parli e cosa significhi  gestire un’impresa!
#scendiamoinpiazza
#salviamoilturismo

Noli cambia le ‘tariffe agevolate’ parkEstese ai proprietari di garage a Voze e TossePenalizzati villeggianti e ‘seconde case’

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Sabato 9 scorso, dalle 17 alle 19, dall’ufficio del Sindaco la maggioranza consiliare ha organizzato un’assemblea pubblica on line sulla pagina FB, tutt’oggi consultabile da “Comune Noli – Ufficio Turismo”.

di Carlo Gambetta

Un capolavoro dall’artista, compianto, Gifio di Alassio, per ricordare con un efficace impatto la Noli balneare

Alle domande scritte, precedentemente pervenute, seguite da altre in fase di trasmissione, hanno risposto, a seconda delle competenze loro assegnate, il Sindaco Lucio Fossati (Bilancio – Personale – Ambiente – Lavoro – Cultura – Sociale), la vice Debora Manzino (Tutela Territorio – Protezione Civile), l’Assessore Alberto Peluffo ( Turismo – Istruzione – Gemellaggi – Sport), il capogruppo Antonio Bonora (Demanio – Polizia Municipale), le consigliere Eleonora Cascione (Urbanistica) e Nadia Calandra ( Politiche Giovanili – Associazioni).
Poche le domande (non tutte esaurite), nessuna di interesse urbanistico, P.U.C. leggermente sfiorato.
L’argomento senza dubbio più interessante, tra quelli trattati, è stato  il tema parcheggi, relazionato dal consigliere delegato Bonora.
Ha esordito affermando che questa maggioranza ha affrontato la soluzione del problema parcheggi con “una scelta radicale”, spiegando le motivazioni dei tanti cambiamenti, riservandosi, a fine stagione, di valutarne i risultati. Non si è parlato dei 450 mila euro nella voce introiti da parcheggio messi a bilancio di previsione del 2020. Crisi coronavirus permettendo approvato dalla maggioranza consiliare.


Personalissime deduzioni: nella suddivisione della “torta” delle tariffe agevolate, è palese l’attenzione a privilegiare sostanzialmente i residenti (quelli che votano) a discapito degli ospiti (operatori esterni, villeggianti, proprietari di seconde case), ma la sorpresa…la ciliegina… è quella che interessa i proprietari dei garage.
Sino ad oggi il proprietario di garage non aveva la possibilità di richiedere la tessera annuale con la tariffa agevolata per la sua vettura ed usufruire, di conseguenza, dei parcheggi blu. Una scelta coerente nella difficile problematica dovuta alla scarsa possibilità di aree di sosta.
Da domani, con la discutibile/risibile scusa di favorire i proprietari di garage residenti a Voze (o Tosse, o comunque distanti dal centro), su tutto il territorio comunale, tutti questi avranno la possibilità di usufruire della tessera agevolata per i parcheggi in zona blu.;….un “affair” non da poco, cifre a doppio zero, facilmente esentasse, visto, tra l’altro, la perdurante richiesta di affitto di alloggio con annesso un posto macchina…!!!
Aver destinato a parcheggio gratuito le due aree di levante ( Nereo e area ferroviaria) sarà di gradimento soprattutto per i residenti di Spotorno piuttosto che quelli di Noli.
A chi giova? Se l’è (ri)posta questa domanda (ancora inevasa la risposta) il nostro numero uno ?
Tra i commenti scritti alla trasmissione preso a caso: “Trovo assurdo togliere tutti i parcheggi gratuiti e far pagare così tanto a chi viene da fuori. Non è utile né per i nolesi,  né per quel poco di turismo che ci rimane.” D.S.
Un altro : “…Credo che chiunque investa nel nostro paese vada incentivato. Parere mio personale: quest’anno l’aumento di “soli 20 cent.” (da € 1,80 a € 2)  sul parcheggio non l’avrei attuato, sarebbe stato, sempre a mio avviso, un bel ritorno d’immagine per il Comune (nonostante avesse potuto farlo ha deciso di non farlo). Avrebbe dato un segnale forte per incentivare i turisti ma soprattutto ad aiutare tutti i commercianti. Perchè siamo un paese turistico si o no?”. C.M.
Vista questa prima esperienza, si è dimostrato che un’assemblea pubblica è produttiva solo quando si realizza attraverso un dialogo diretto, con possibilità di interventi chiarificatori immediati. Spero, come sempre, di non scrivere per interesse personale, ma per l’amore alla città che mi ha dato i natali e grazie alla  proverbiale saggezza dei nostri antenati.

Carlo Gambetta

 


Villanova d’Albenga, il maresciallo dell’Arma, il giornalista Pezzini e il direttore di Ivg Chiovelli: non pubblichiamo chi infangaAlassio, Jan Casella: ‘Ma che tristezza!’

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Nell’aprile 2014 a Roberto Saviano, giornalista, scrittore e sceneggiatore, una vita sotto a scorta dall’ottobre del 2006 decisa dal governo di Giuliano Amato, aveva riservato un commento pungente: “..che parassita Saviano infanga noi poliziotti pestati in piazza….” postando sulla sua pagina Facebook un articolo de Il Giornale (famiglia Berlusconi editore).  E leggi anche a proposito del rapimento e liberazione di Silvia Romano il commento di Jan Casella consigliere comunale progressista tra i più votati di Alassio.

Sottufficiali dellArma con il comandante Cerutti durante un brillante operazione antidroga: una tonnellata di canabis sequestrata ad una coppia di Casanova Lettore nel 2012

Ora Giovanni (Jo) Cerutti,  maresciallo aiutante e comandante la stazione dei carabinieri di Villanova d’Albenga (in aeroporto ha sede anche il comando del Nucleo elicotteri), ha riservato un post a Silvia Romano, cooperante 24enne rapita il 10 novembre 2018 in Kenya e rimasta prigioniera per oltre 500 giorni in mano al gruppo terrorista islamico somalo di al-Shabab  e che ha generato un numero impressionante colata di fake news sulla sua prigionia. Dalla sua conversione all’Islam alla sua presunta gravidanza, dagli orologi Rolex alle foto false della ragazza in giro nuda o in totale libertà nel 2019. Il web è stato invaso da un mare magnum di bufale che ancora oggi stanno spopolando sui social network.

Non c’entra con le bufale invece quanto il sottufficiale dell’Arma scritto sul suo profilo Facebook (Jocer Jocer)

A completezza di cronaca, il contenuto è stato rimosso, ma ‘fotografato’ in tempo dal giornalista Stefano Pezzini che l’ha ‘traslato’ sulla sua pagina Facebook. Eccolo il testo  delle 22,06 del 13 maggio.

 

COMMENTO DI PEZZINI – Penso che l’ipocrisia sia un male. Nessuno, e dico nessuno, ha voluto dire quel che è successo sui social pochi giorni fa. Chi dovrebbe garantire la legalità, la legge, “super partes”, non lo ha fatto postando sul suo profilo social (prontamente e vigliaccamente rimosso) una serie di volgarità, di “si dice” senza ancora nessun riscontro giudiziario. Io non mi sento tranquillo di avere, come “custode” una persona di parte, non un esponente delle Istituzioni. Parlo di un maresciallo dei Carabinieri (a cui, nel corso degli anni, come cronista, come cittadino, ho più volte dato la mia stima incondizionata, parlo dei Carabinieri, non del maresciallo in questione che, per la cronaca, non conosco se non di vista), che ha tradito la mia fiducia di cittadino. E non mi piace che i miei ex colleghi (lo dico perchè io sono in pensione) non abbiano valutato una notizia per quello che è .

CHI SONO GLI EX COLLEGHI ‘? DOVE FINISCE IL SASSO NELLO STAGNO ?

ANDREA CHIOVELLI PUBBLICISTA E DIRETTORE RESPONSABILE DI IVG

IL GIORNALE ON LINE INDIPENDENTE CHE PUBBLICA LETTERE ANTI PERTINI REO DI…..

E c’è chi si difendeva…..Abbiamo fatto solo il nostro dovere di ospitare tutte le opinioni firmate, Pertini o non Pertini, tanto è vero che solo l’asservito ai poteri forti come trucioli.it e il suo becero giornalista ci ha rivolto un becero attacco…noi siamo la libera informazioni di questa provincia, non chiediamo soldi a nessuno… altri i masanielli come li aveva definiti un valente giornalista sindacalista savonese non molti anni fa…. Questa è una perfetta bufala attribuita a IVG.it dell’editore (e vice presidente nazionale Anso) Matteo Rainisio! Il rigoroso rispetto del contratto di lavoro giornalistico è il primo comandamento nell’azienda editoriale non come accade in certi ‘giornalacci’ che sfruttano collaboratori e corrispondenti. Ma veniamo a bomba, a oggi.

Andrea Chiovelli risponde a Pezzini La notizia l’abbiamo valutata eccome. E alla fine abbiamo ritenuto che le conseguenze di un articolo (che inevitabilmente non avrebbe colpito solo lui, ma infangato TUTTA l’Arma dei carabinieri) sarebbero state peggiori del male. Abbiamo valutato che non ci trovavamo di fronte a un reato che qualcuno cercava di tenere nascosto, o a qualcosa di terribile (una persona picchiata in caserma, un corrotto, ecc.): una cosa di quel tipo (avendo le prove in mano) l’avremmo scritta senza indugio, perché è il nostro lavoro. E senza paura, mettendoci pure contro il Padreterno se necessario.
Ma ci trovavamo soltanto di fronte a una opinione personale: fuori luogo, inopportuna e piena di fake news, ma alla fin fine se un carabiniere sul suo profilo privato decide di scrivere che gli alieni esistono o che la terra è piatta… ecco, non ci sembrava una notizia sufficiente, come detto, a mettere in cattiva luce un intero corpo per una sola persona.
Ci siamo mossi quindi in modo diverso: abbiamo inoltrato le segnalazioni ai suoi diretti superiori in modo che potessero decidere il da farsi (da qui, immagino, la rimozione.
Graziella Dadalt – Purtroppo in questi giorni abbiamo letto commenti di una volgarità e di un’acredine che mai io avrei sospettato esistessero; molti di donne che diciamo sempre essere una risorsa per l’umanita. Credo che i giornalisti sia della carta stampata che della tv non stiano facendo un buon lavoro in questo momento. Penso che alcuni commenti andrebbero stigmatizzati soprattutto perché appartengono a uomini delle istituzioni; peraltro questo ha peccato di ingenuità a pubblicare ma temo che se tutti scrivessero il loro pensiero ci metteremmo ulteriormente le mani nei capelli.
Marcello Zinola giornalista pensionato – Caro Andrea Chiovelli un carabiniere, un poliziotto etc ha l’ovvio diritto di avere opinioni. Ma ha anche il dovere di essere un garante della legalità, legalità che è fatta di veridicità delle notizie non solo che.posta, ma che usa nel suo lavoro e nelle sue informative, indagini. Un giornalista ha il diritto/dovere di verificare e pubblicare. Poi, se lo ritiene, di fare anche una segnalazione “al suo diretto superiore”‘ ma facendo solo la seconda cosa sei, siete, venuti meno al principio del dare una notizia. A gettare discredito sull’Arma è lui, non il giornalista che verifica e dà una notizia.
Stefano Pezzini a Chiovelli – Ha ragione Zinola. Tu hai scelto di non dare una notizia ai tuoi lettori. Poco importa se hai segnalato ai suoi superiori, non è il tuo ruolo o non è quello prevalente rispetto alla professione che fai.
DA ALASSIO UN CONSIGLIERE COMUNALE PROGRESSISTA
A PROPOSITO DI SILVIA

Jean Casella – CHE AMAREZZA !

E’ tutto il giorno che rimugino se intervenire o meno sulla valanga di rancore che in molti, troppi, stanno riversando sui social per la liberazione di Silvia. Non so voi, ma stavolta sono davvero sorpreso, in negativo ovviamente.  Un’occasione che dovrebbe essere vissuta con gioia da tutti gli italiani, a prescindere dal pensiero politico o dal credo religioso, o, al peggio, con freddo disinteresse.
State gettando merda su una ragazza che ha fatto ciò di cui voi ci fate due palle così da una vita: “aiutarli a casa loro”, aiutare dei bambini in terre difficili.
Riuscite a trasformare questa vicenda in una battaglia politica d’odio (sia chiaro che non mi è piaciuto affatto neanche il post del PD col suo simbolo sulla foto di Silvia). Addirittura arrivate a tirare in ballo il costo del riscatto e vi spingete a elaborare strategie di Intelligence o a elargire saggi consigli su come meglio dovevano essere usati quei soldi.
Ma permettetemi, mi può anche far piacere che improvvisamente siate diventati dei parsimoniosi cittadini con a cuore i conti pubblici.
Però, dove cacchio eravate quando miliardi di euro venivano utilizzati in missioni militari nei Balcani, in Afghanistan, in Iraq ecc…? Dove siete quando Ospedali costruiti con le nostre tasse vengono dati in mano ai privati? Dove siete quando aziende che hanno preso per anni finanziamenti pubblici spostano la produzione all’estero? Dove siete quando un politico o un partito ruba milioni allo Stato, quando la corruzione e la criminalità organizzata costano miliardi di euro allo Stato? Semplice, purtroppo, nella maggior parte di questi casi, state in silenzio. Ora vi scandalizzate perché una cifra, alta o bassa che sia, pare essere stata utilizzata per salvare una ragazza italiana di 24 anni.
Gridate alla vergogna per la sua conversione religiosa, ed è inquietante vedere che questo per voi sia un elemento dirimente per dirvi contenti o dispiaciuti.
L’avere un giudizio su una persona in base al suo credo religioso, sappiatelo, è un chiaro sintomo di un certo fanatismo.
Vi arrabbiate anche per il suo essere tornata sana e sorridente e per l’aver dichiarato di non aver subito abusi; anche di questo riuscite a dispiacervi?! Fa paura. Con certe affermazioni, oltre a Silvia, non mancate di rispetto tanto a questo o a quel Governo: insultate le donne e gli uomini che hanno lavorato per salvarla, la vostra intelligenze e gli stessi principi della vostra religione di cui spesso, vanamente, vi riempite la bocca.
L’unica nota positiva è che a fare certe affermazioni, solitamente, non sono dei giovani. Chiudo dicendo che se proprio dovete incazzarvi ad ogni costo, fatelo perché non sappiamo ancora la verità su Giulio Regeni, un nostro connazionale ammazzato e non perché una giovane italiana è tornata a casa tra le braccia dei suoi cari. (Jan Casella, pagina Facebook)

 

L’articolo del Secolo XIX Savona:‘I 195 medici di famiglia tornano in studio’La protesta: ‘Io non ho mai chiuso lo studio’

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Il Secolo XIX di giovedì 14 maggio ha titolato: I medici di famiglia tornano in studio. Visite blindate e solo su appuntamento”. L’articolo a firma di Luisa Barberis che si occupa solitamente della Sanità pubblica tra la Valbormida ed il levante savonese. Una notizia che, per ora senza altre levate di scudi, ha spinto un medico di famiglia di Toirano e Borghetto, Marina Olimpio, a far sentire la sua voce: ‘Non ho mai chiuso lo studio….anche sabato, domenica e festivi’. E i pazienti testimoniano con post sulla pagina Facebook della professionista.

MARINA OLIMPIO MEDICO – “Ma chi ha mai chiuso lo studio!!!??? Oltre al telefono e tutto il resto!!? Le visite su

La dr. Marina Olimpio, medico di famiglia Asl 2, con studio a Toirano e Borghetto S. Spirito

appuntamento le stiamo facendo dall’inizio del lockdown e non perché siamo scansafatiche, ma per tutelare i pazienti e noi stessi, visto che,come detto e ridetto, non c’è stato dato alcun presidio! Basta!! Per quanto mi riguarda ho continuato anche a fare le visite a domicilio. Non sono andata dove non mi hanno voluto, per paura che li potessi contagiare ,ma la disponibilità e la reperibilità l’ho assicurata a tutti, anche sabato domenica festivi e prefestivi, anche se non previsto. Lo ripeto, BASTA!”

Marina Olimpio non è proprio una ‘sconosciuta’, figlia del compianto Secondo Olimpio, già sindaco di Bardineto e giornalista (capo ufficio stampa con Taviani ministro degli Interni). E piccola curiosità, il fratello maggiore Guido è stato caposervizio ed inviato speciale del Corriera della Sera (anche da Israele e Stati Uniti), esperto di politica internazionale di ruoli dell’intelligence negli stati Arabi e non solo. Insomma, Il Secolo XIX l’ha fatta arrabbiare e lei ha qualche ragione diremmo. Resta da sapere che la dr.ssa Olimpio era una mosca bianca nel panorama provinciale, in quel caso per la giornalista che abita in Valbormida e copre la zona di Savona, non era facile essere compiutamente informata. E forse altri camici bianchi possono accodarsi nella civile protesta.

COMMENTI  AL POST DELLA DR.SSA OLIMPIO –

Bruna Multari – Grazie carissima dottoressa dell’occasione che mi da’ per poterla ringraziare di tutto. Sono molto rammaricata di quello che anno scritto ,ma lei non si arrabbi e’ una persone meravigliosa e una dottoressa d’altri tempi mi è sempre stata d’aiuto anche se sono una rompi.la saluto con un abbraccio.
Giovanna Calabrò –  I medici di famiglia hanno continuato a lavorare , non ci siamo mai fermati, ricevendo su appuntamento e con i presidi che ci siamo procurati da soli, rispondendo al telefono dalle 8 alla 20 anche sabato e domenica. È ora di finirla di generalizzare e prima di scrivere bisogna informarsi e non sbandierare notizie non veritiere tanto per riempire una pagina di giornale.
Silvana Mattiauda – Non ho parole! Marina non te la prendere!
Marica Corrado –  Io posso confermare, mio papà non è proprio un paziente facile e solo tu potevi sopportare. Spesso ti ha anche telefonato e sei sempre stata disponibile e quando ha avuto bisogno lo hai ricevuto a Borghetto. Se qualcuno ha qualche dubbio su di te, digli di chiamarmi che lo aggiorno. Ce ne fossero dottori come te. Grazie Marina, grazie di cuore per la tua disponibilità, professionalità e pazienza

Quel giorno di Aldo Moro a SavonaMinistro della Giustizia, inaugurava la prefettura. E oggi: ‘Se ci fosse la luce’

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Articolo pubblicato da ‘GIUSTIZIA INSIEME’. Il titolo:’ Se ci fosse luce sarebbe bellissimo…” (lettera di Aldo Moro alla moglie). Ma pochi forse sanno che c’era anche un legame tra Aldo Moro e Savona. Da ministro della Giustizia, nel primo governo Segni, a fine anni ‘50, venne a Savona per inaugurare l’allora nuova prefettura. La storia non si fa con i se, ancora oggi ci si chiede come sarebbe stata la nostra storia se il governo di unità nazionale si fosse concretizzato.

Aldo Moro e Paolo VI

Come è difficile dimenticare che il nonno cronista di oggi, il giorno del sequestro di Moro si trovava a Roma ed ebbe modo di constatare come non risultasse veritiera una ‘capitale in stato d’assedio‘, con tutte le arterie presidiate in entrata ed uscita. Persino l’andata e ritorno, in auto, a Napoli, avvenne senza incontrare  significativi posti di blocco. Sarà un caso, si dirà.

Savona che a trent’anni dall’omicidio di Moro, l’Isrec, l’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea, in collaborazione con il circolo “Aldo Moro” di Genova, ricordava lo statista democristiano con un convegno a Palazzo Nervi.  “Siamo gli unici che lo ricordano al trentesimo anniversario dalla scomparsa” – diceva il sen. Umberto Scardaoni, presidente dell’Isrec che nel 1978 era segretario del Pci savonese. Il convegno presieduto da Giovanni Russo, avvocato e già membro della Commissione Giustizia del Senato. Relatori Miguel Gotor e Virginio Rognoni.

Gotor,  ricercatore di Storia Moderna all’Università degli Studi di Torino, ha curato il volume su Aldo Moro “Lettere dalla prigionia” con il quale ha vinto il premio “Viareggio Repaci” 2008 per la sezione saggistica.  Rognoni era titolare della cattedra di istituzioni di diritto processuale dell’Università di Pavia;fu ministro dell’Interno dal 1978 al 1983 (nei governi Andreotti, Cossiga, Forlani e Spadolini), Capo Gruppo parlamentare DC, Ministro di Grazia e Giustizia dal 1986 al 1987 (con il Governo Craxi e Fanfani), alla Difesa dal 1990 al 1992 (governi Andreotti) e dal 2002 vicepresidente del Consiglio Superiore della magistratura.

Nel maggio 2018 Cairo Montenotte, con il sindaco Paolo Lambertini, a 40 anni dall’eccidio ha intitolato a Moro un piazzale con questa motivazione: “La Città di Cairo Montenotte rende memoria all’onorevole Aldo Moro che condusse la propria attività di statista all’insegna della moderazione, del dialogo, della ricerca del compromesso e dell’accordo tra le diverse parti politiche e pagò con la vita, nei terribili anni del terrorismo, il suo impegno verso le nazione per la costruzione di una democrazia più forte e vicina a tutti gli italiani”. Anche Savona ha una piazza intitolata a Moro. Non sono molte in provincia, ma neppure le cerimonie in ricordo.

Agli atti della Commissione d’inchiesta c’è  un ‘savonese’ che ha deposto, tra molte decine di personalità, il colonnello dei carabinieri Michele Riccio (abita a Varazze). E ancora un ‘savonese adottivo’, il compianto generale dell’Arma Nicolò Bozzo.

ARTICOLO PUBBLICATO DA ‘GIUSTIZIA INSIEME’

di Francesco Messina

Sono passati 42 anni dalla morte di Aldo Moro. Anche questo anniversario rischia di allontanarsi fra parole ripetute e usurate, oppure nella riproposizione dei dubbi irrisolti che riguardano i protagonisti della vicenda giudiziaria. Non sembra, invece, essere avvertita come esigenza comune l’analisi più profonda dei contenuti  dell’esperienza morotea, dei suoi effetti sulla società italiana e, separata da ciò che è oramai contingenza storica, della sua utilità anche per il tempo attuale.

A chi per storia personale o per studi universitari ha l’opportunità di rileggere o di riascoltare Moro, giurista e politico, spesso viene chiesto il motivo per cui, oltre alla tendenza  puramente celebrativa,  vi sia un sostanziale “silenzio” politico-culturale intorno ai tratti qualificanti del suo pensiero.

E’ un interrogativo che merita qualche risposta. Non tanto per compensare il senso di vuoto, di incompiutezza, di sottile rimorso che accompagna chi ha vissuto quella stagione politica e ha conosciuto direttamente il valore dello Statista, quanto, invece, perché è opportuno stimolare e soddisfare la ricerca di coloro che per età non hanno potuto apprezzare la finezza del pensiero moroteo, il suo costante impegno etico, le prospettive del suo agire politico.

E’ questo un aiuto proficuo per chiunque oggi vive il paradosso di avere grandi possibilità per acquisire informazioni storiche e culturali, ma che, contemporaneamente, sconta carenze di metodo, di educazione, d’indirizzo che impediscono il trasformarsi di quella potenzialità in conoscenza effettiva.

***

Spesso si usa dire che i cittadini sono invitati a diventare artefici diretti della politica. E’ un auspicio condivisibile, ma che non può prescindere da una necessità ancora più urgente: una classe dirigente deve saper fare formazione (che è anche studio rigoroso e critico del proprio passato). E, quindi, deve creare le premesse perché ogni cittadino consideri importante dare e, aggiungo, pretendere dagli altri, giudizi  informati e coerenti con la storia della propria comunità.

Il senso diffuso di separatezza fra corpo sociale e rappresentanti delle Istituzioni nasce proprio da questo vuoto cognitivo, dall’idea che l’azione politica sia un’improvvisazione estetica o, con effetti peggiori, coincida con la semplice ricerca di un risultato demoscopico.

Sono interpretazioni che spesso si accompagnano a un’altra convinzione, quella per cui la coerenza sui principi sia concetto superato, e non, invece, indispensabile chiave di lettura per il presente e il futuro. In base a tali considerazioni si dovrebbe allora concludere -e sarebbe esercizio di onestà intellettuale- per l’inattualità del pensiero e della figura di Moro sul piano dell’etica e del metodo.

D’altra parte, l’intento di “santificare” l’Uomo, che fu immediato dopo la sua tragica fine; la scelta di preferire approcci puramente agiografici sono stati funzionali a raggiungere due scopi. Il primo è stato quello di semplificare, sino al punto di banalizzarla, una delle vicende più tragiche e complesse della storia dello Stato italiano, caratterizzata da ciniche convergenze di poteri nazionali e internazionali che, le indagini giudiziarie e storiche hanno reso, nel corso degli anni, meno incomprendibili, pur rimanendo ampi gli spazi dell’oscuro e dell’indicibile.

Il secondo effetto è stato quello di depotenziare l’essenza della prospettiva morotea, vale a dire il suo essere elemento di “contraddizione” e di rottura rispetto agli schemi del sistema ideologico e culturale della sua epoca. Per capire, quindi, il valore propositivo della scelta dialettica di Moro si deve ricordare quale fosse il contesto sociale e politico in cui si inerpicò la sua azione politica.

 ***

Tutti gli storici concordano sul fatto che il valore “sacrale” della Costituzione sta nella   straordinaria opera di sintesi realizzatasi fra umanesimo cristiano e pensiero socialista. Non  sfuggiva ai rappresentanti di quelle distinte, ma non ancora confliggenti, visioni del mondo anche il valore della “esperienza”, e cioè il sapere acquisito attraverso la “pratica” delle cose che viene fatta da noi o da altri. Ma questa idea della “prova”, del saper farsi carico del dato concreto, senza il quale non si raggiungono conoscenza e risultati utili per la propria comunità, non è stata sempre perseguita (o adeguatamente sviluppata) nelle vicende storiche successive alla Costituzione.

Tra le cause di quelle promesse mancate vi fu il fatto che la classe dirigente e intellettuale che si era formata prima sotto il fascismo e, poi, nella lotta di Resistenza, non riuscì a opporsi alle forze ideologiche e separatrici conseguenti alle vicende “post” belliche. Mi pare, quindi, corretta l’idea secondo la quale nelle fratture che si crearono nel nuovo sistema di equilibri e  contrapposizioni internazionali precipitarono anche coloro che, in precedenza, erano pur riusciti a dare, con la Costituzione, forma e coerenza normativa a complementari visioni dell’uomo e della comunità.

Pochi uomini, e fra essi Moro, ebbero avuto le capacità e, soprattutto, il coraggio di continuare a percorrere la strada dell’elaborazione politica che, rimanendo sempre attenta alla realtà, mirasse a far convergere visioni differenti verso sintesi di alto profilo (che sono ben diverse dai compromessi al ribasso). Quegli sforzi e quelle scelte sono avvenute in un’atmosfera difficile, complessa, in cui, per dirla con Tullio De Mauro, aleggiava un generalizzato “spirito di scissione tra un’Italia che ingoiava tutto pur di non essere comunista e un’altra Italia che ingoiava tutto pur di esserlo”.

***

Orbene, a distanza di oltre 40 anni dal maggio 1978, volendo indicare uno spunto di riflessione non rituale, è interessante soffermarsi su una parte dell’ultimo discorso di Moro (28 febbraio 1978) per il carattere paradigmatico di alcune sue riflessioni politico-istituzionali.

In quegli anni di emergenze economiche e caratterizzati da inquietanti forme di “impazienza e di rabbia” pronte a scatenarsi, Moro comprende lucidamente che la politica dove offrire un programma che risponda alle esigenze reali della società. Avverte anche la necessità di un “tempo di correzione” affinché i forti contrasti presenti nella comunità siano ricondotti nell’alveo delle azioni costruttive e istituzionalmente corrette. Malgrado vi siano – sempre per dirla con Moro – alcune “punte acute” di disagio sociale, e anche nell’immediato particolarmente “pungenti”, egli invita a volgere lo sguardo oltre. E cioè verso quelle forme endemiche di anarchismo, di rifiuto dell’autorità e del vincolo, di deformazione dell’idea della libertà che, all’epoca, non sembrano più in grado di accettare l’idea della solidarietà sociale come valore condiviso e imprescindibile.

L’intelligenza politica di Moro sta, quindi, non solo nel non sfuggire ai segnali provenienti dalla comunità, ma nel saperli mettere in relazione con la particolarità dell’Italia che egli descrive, e non a caso, un Paese dalla “passionalità continua e dalle strutture fragili”. Questa condizione peculiare della società italiana (da mettere in relazione al più ampio contesto internazionale, cristallizzato nelle contrapposizioni) non impedisce a Moro di agire sulla base di una intuizione strategica e fortemente innovativa per quegli anni: nell’esperienza democratica e istituzionale, “opposizione” e “maggioranza” sono da ritenersi entrambe “sacre” perché “intercambiabili”, pur sulla base della diversità delle proposte. Da ciò consegue che la dialettica e la responsabilizzazione governativa diventano strumenti non solo per affinare la capacità di risposta delle differenti forze politiche alle esigenze dei cittadini, ma per contrastare ogni  forma di potere che si mantiene e si avvantaggia proprio grazie alla contrapposizione ideologica.

Come metodo, Moro rigetta l’idea dell’azione politica condizionata ad avere “certezze” sia per l’oggi che per il domani, a una convenienza valida sia per l’immediato che per il futuro. E così conclude: “se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo e andiamo a questo domani, tutti accetterebbero, ma non è possibile. Oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso; si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà”.

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 Rileggendo le parole di Moro, si avverte come, al di là di quegli aspetti della sua esperienza politica oramai storicizzatisi, vi siano contenuti metodologici a cui guardare anche per il tempo attuale. Penso alla straordinaria importanza del concetto di “radicalità” morale e politica, intesa come presupposto per ogni attività progettuale a favore della comunità.

Da Moro, come da tutti coloro che hanno partecipato positivamente al ribollire culturale degli anni ’60-’70, ci viene consegnata una definizione molto coinvolgente di ciò che significa essere davvero “radicali” nei propri principi. Significa, anche sotto il profilo etimologico del termine, avere “radici” profonde; che permeano terreni culturali diversi e che sanno coglierne il meglio per un obiettivo comune; radici che permettono di trasmettere significati oltre il tempo che è dato vivere. Essere “radicali” significa connotarsi per un atteggiamento culturale che comprende  l’intransigenza verso se stessi prima ancora che verso gli altri. Significa, soprattutto, essere diversi dai “settari”, da coloro, cioè, che sentono di doversi affidare ai dogmi perché sono incapaci di leggere la complessità dell’esistente, e di offrire prospettive comprensibili e accettabili ai propri simili.

D’altra parte, recenti studi storico-politici sul periodo storico drammatico vissuto dall’Italia tra la fine degli anni 60 e gli anni 70, evidenziano come quella che venne definita “strategia della tensione” dopo il tragico 12 dicembre 1969 fu successiva alla strategia “dell’attenzione” che proprio Moro inaugurò con un suo intervento alla riunione della Direzione della Democrazia Cristiana, il 21 febbraio 1969, per poi riprendere il concetto il 15 giugno successivo Bari (congresso regionale) e poi, il 29 giugno a Roma, in Consiglio Nazionale.

Quell’attenzione strategica poneva il tema del rapporto corretto con il partito comunista sulla base della “reciproca considerazione» e della “dialettica democratica”. Ho voluto citare quell’esempio di storia anche lessicale perché certe espressioni svelano non solo un certo tipo di percorso politico, ma anche un moto dell’animo, una predisposizione etica.

***

Mi paiono elementi di riflessione molto interessanti anche per l’oggi oscuro, malgrado le molte luminosità artificiose, se, sul piano umano e politico, si afferma di ridare centralità ai valori della persona, del ragionamento, della qualità relazionale. Senza che questo progetto esistenziale venga comodamente interpretato come una manifestazione di ingenuità o d’ignoranza rispetto alle ineluttabili “regole” della vita politica.

In questo senso, le durissime parole che Moro rivolge al suo partito in una delle sue ultime lettere (“…io ci sarò ancora come un punto irriducibile di contestazione e di alternativa..” 24.4.1978) non sono lo sfogo amaro di un uomo morente, ma un monito esistenziale che va oltre la sua storia. Hanno in sé la forza del tratto profetico. Segnano un modo di essere, di pensare, di agire.

Indicano le radici della responsabilizzazione critica, del desiderio di attingere a un sapere “altro”. Significano che acquisire conoscenza e duttilità intellettuale sono strumenti per rispondere alle domande di “senso” che, spesso con fatica o tra contraddizioni, provengono da generazioni di giovani, da ampi strati sociali orfani di riferimenti morali.

In uno dei passaggi più umanamente intensi, Moro scrive alla moglie: “tutto è inutile quando non si vuole aprire la porta”, e sembra una metafora del possibile rapportarsi di ognuno con la storia personale e collettiva. Di certo, tanto il ricordare con cupezza la perdita enorme dello Statista, quanto il celebrarla con la freddezza del rito significa tener ancora chiusa quella “porta”.

Significa contribuire a limitare, tenendolo nella ristrettezza temporale e fisica in cui lo costrinsero per 55 giorni i carcerieri, a più e diversi livelli, la forza e le potenzialità di un metodo di pensiero.

Significa ridurre ad un’ unica dimensione di spavento e di dolore questa che è stata una vita densa, coraggiosa, in cui l’intuizione politica non ha mai rinunciato al dovere dell’equilibrio.

Mi ritrovo, quindi, nell’idea che occorra “liberare” Moro perché significa riappropriarsi di una parte di se stessi, quella che, pur nella sua irrimediabile incompiutezza della storia spezzata, chiama comunque all’impegno perché altri non subiscano la stessa mancanza.

Significa dare spazio e respiro a una nuova forma di “Resistenza” civile in cui la scelta a favore dell’attenzione pensosa, sensibile per la persona umana non sia oggetto d’irrisione, ma un motivo d’incontro e di condivisione delle coscienze democratiche.

Francesco Messina

 

 

 

Savona: Paita, Burlando, massonerie di TotiCarige story e la mafia finanziariaMiliardi a Maersk di Vado. E l’Università?

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“Come sai ho fatto parte del M5S per anni ed ho vissuto come un fastidio da subito nella militanza l’incapacità politica di Alice Salvatore dentro a mille questioni che qui non è il caso di approfondire, ma insomma riflessioni importanti, non di pancia, fino a che circa tre anni fa unita allo sconcertante e ingombrante presenza di fedeli adoranti senza capacità di ragionamento politico che avvallavano giravolte assurde dei vertici (caso Cassimatis)ho deciso di cambiare aria, stare in Stand buy….. Per me sono colpevoli PD, LEU e soci cantanti non solo per la storia passata ma per l’atteggiamento presente…”

Gianni Gatti, origini alessandrine, diploma di perito elettronico è tra i fondatori del progetto Impronte Digitali e Associazione APS

SCRIVE GIANNI GATTI A COMMENTO

DI UN INTERVENTO SOCIAL DI GIOVANNA SERVETTAZ –

Questa premessa è necessaria non per spendere parole a mio favore, ma per dire una cosa importante. Mentre l’inconsistenza di questo movimento nato da una forma di opposizione popolare è a vista come involuzione sui territori, ligure e Sv in particolare e non vado oltre, come si è evoluta questa sinistra da cui si spera e si prega da tempo?

Chi segue la politica che ha fatto la storia di una regione ed una citta (SV) di sinistra credo abbia poco da vantarsi dei Paita, Burlando e sindaci vari succeduti. Persone per dire temi, un idea di città e di regione completamente avulsa dagli interessi della gente comune ed in parte di una sana imprenditoria e commercio locale. Avete avuto una idea di città comunicata davvero alternativa o che almeno si sia tentata di opporre al liberismo di Toti e delle sue massonerie?

Non pensate che abbiano scambiato lobbisticamente la Liguria con la neutralità in altre regioni? perchè la politica dei partiti tutti non solo di cdx è da sempre così: scambio di “affari“. E’ stato o no Del Rio a buttare piogge di miliardi per la piattaforma Maersk di Vado o per il porto di Genova senza nessun criterio utile? Cosa hanno fatto per opporsi all’urbanizzazione cementifera delle coste e delle città? Come hanno lavorato su un idea istituzionale di sistema turismo? Come sono intervenuti su processi di mafia finanziaria come nel caso della Carige? Come hanno portato avanti lo sviluppo dell’Università in cui tanti professori di sinistra appunto operano senza attenzione ai soggetti cioè ragazzi e mondo del lavoro? Come hanno progettato le varie gronde e varianti per un idea di città con mobilità sostenibile? Con che idea di sanità (70% del bilancio) hanno lavorato i beneamati prescelti da vertici sempre più chiusi ?

Non vado avanti perchè spero di aver chiarito che per me sono COLPEVOLI PD, LEU e soci cantanti non solo per la storia passata ma per l’atteggiamento presente. Cosa poteva fare un onesta persona come Sansa visto come la madonna del miracolo in un ambito chiuso e senza alle spalle strutture se non la sua onestà intellettuale? Avrebbe vissuto fra mille coltellate alla schiena. Rassegnatevi a questa partita non c’è trippa … è tutto da rifare a partire dai territori non dalle idee di illuminati intellettuali. Scusate la lunghezza!

Gianni Gatti (post pagina Facebook)

COMMENTI VIA SOCIAL – Milena DebenedettiTutto amaramente giusto, tranne la frase relativa alla Salvatore. Non è e non è mai stata vicina a una qualsivoglia linea integralista ipoteticamente appoggiata da Di Maio: lo dimostra una intervista video di alcuni mesi fa, in cui mostrava aperture verso le alleanze, solo perché in quel momento era la cosa più opportuna da fare in attesa di nominescion. In realtà è sempre e soltanto stata vicina alle esigenze e necessità di Alice Salvatore, e a tutto quello che in quel momento poteva essere conveniente per realizzare il suo immenso e immotivato e troppo a lungo appoggiato e tollerato protagonismo, e nient’altro. E ora lo sta dimostrando.

COMMENTO DI ‘NUOVA SAVONA’

DIRETTO DA MARIO MOLINARI – Il paese delle meraviglie. L’unica novità sul fronte della (presunta) lotta a Toti per contendergli la presidenza di Regione Liguria non è un programma unico con un candidato unico, come gli ingenui ancora speravano, ma solo l’ennesima scissione. Alice Salvatore lascia col botto il Movimento 5 Stelle per correre da sola con una lista dall’incredibile nome “Il buonsenso”.

La defezione di Alice dal fumoso programma delle alleanze anti – Toti è la cosa che meno ci stupisce: la consigliera, da sempre vicina alle posizioni di Di Maio e della parte più integralista del Movimento (le alleanze non sono nel nostro DNA e simili amenità) non ha mai nascosto la sua contrarietà a presentarsi assieme alla sinistra, o a quella che si definisce tale, o a quel che ne resta.
Ci stupisce di più che tutto il resto di coloro che in consiglio regionale rappresentano l’opposizione a Toti non siano in grado a uno sputo dal voto di trovare un programma, un candidato, un’idea vincente per una regione disastrata che conosce solo la propaganda ma che se appena si arrischiasse a sbirciare i dati reali – per esempio sulla sanità – voterebbe anche Satana pur di liberarsi dell’attuale presidente.
Si sprecano videoconferenze e messaggini, ma alla fine siamo allo stesso punto di tre mesi fa: un Toti lanciatissimo in una campagna elettorale permanente e nessuno a fargli da controcanto, se non i singoli comunicati stampa dell’uno o dell’altro dei partiti all’opposizione.
Allora qualcuno deve dirlo con coraggio, e lo facciamo noi: da cittadini troviamo indecente questa indisponibilità a mettersi in gioco seriamente.
E sorge il dubbio, osceno, che forse tanti preferiscano giocarsi i seggi in Regione all’opposizione, magari in minor numero ma comunque lautamente remunerati, piuttosto che rischiare di trovarsi al governo di una Liguria piegata da una crisi economica senza fine, che il coronavirus ha acuito atrocemente. E allora vinca Toti, che lui almeno la Liguria vuole governarla e non rassegnarsi fin d’ora a sedersi sui banchi dell’opposizione. (LSN)

 

 

Il giornalista Enrico Pedemonte:‘Toti, Bassetti e (purtroppo) Il Secolo XIX’La libera stampa e Regione Liguria sponsor con 60 mila €. E senza alcun contradditorio

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Un cittadino – lettore, Marco Filoni, giornalista e ricercatore, dottore di ricerca in Storia della filosofia. Ha lavorato in varie università in Italia e all’estero. In un post della sua pagina Facebook scrive: “Vi invito a leggere queste riflessioni del mio amico Enrico Pedemonte: dicono moltissimo, purtroppo, sullo stato della stampa italiana”. Nota di redazione. Il mini blog trucioli.it che non ospita pubblicità alcuna (neppure quella imposta da google) nel numero del 7 maggio 2020 titolava, con  ampio servizio fotografico: La Regione compra spazi su giornali liguri, web, Tv e video…. Toti: Grazie a tutti e al sistema sanitario ligure….

IL TESTO di Enrico Pedemonte:
TOTI, BASSETTI E (PURTROPPO) IL SECOLO XIX

Enrico Pedemonte (Genova, 5-8 1950), laureato in fisica, ha lavorato al «Secolo XIX», all’«Espresso» come caporedattore e corrispondente da New York. Poi a «Repubblica» come caporedattore e infine è stato direttore di Pagina99. Esordio professionale, da pubblicista, con iscrizione all’albo il 12 maggio 1977.

Sta succedendo qualcosa di molto preoccupante nel mondo dei giornali. Provo a raccontarvi l’ultimo capitolo, che a mio parere è il segno dello stato devastante in cui versa la stampa italiana nell’era della crisi. Il «caso» riguarda Il Secolo XIX e la Regione Liguria governata da Giovanni Toti.

La settimana scorsa (lunedì 4 maggio) Il Secolo XIX esce con un’edizione interamente sponsorizzata dalla Regione: non ci sono altre inserzioni. In ogni pagina il governatore Toti viene incensato e le scelte politiche nei suoi quattro anni di governo magnificate. Alcune fonti riferiscono che questa operazione pubblicitaria sia costata alla Regione 60 mila euro. Soldi nostri che potevano essere spesi per migliorare la sanità pubblica e che sono invece finiti nella campagna pubblicitaria di un uomo politico.
Ieri (lunedì 10 maggio) il Secolo XIX è uscito con un altro inserto di otto pagine con un testo firmato da Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino, che racconta con toni epici e autocelebrativi la sua battaglia contro il Covid-19 (vedi a fondo pagina l’articolo del Secolo XIX ndr). Ma Bassetti non è un medico qualunque: è membro della task force per il coronavirus della Regione Liguria, è il principale consulente di Toti e compare spesso al suo fianco nelle conferenze stampa. Inoltre fonti di stampa danno per probabile la sua candidatura alle imminenti elezioni regionali e la sua ascesa al ruolo di assessore alla sanità.
Tutto ciò rende la scelta del Secolo XIX molto discutibile da un punto di vista etico. È inammissibile che il più importante della Liguria diventi il portavoce di uno dei protagonisti delle scelte politiche regionali in tema di Covid-19, un personaggio molto discusso, stretto alleato del governatore, a pochi mesi dalle elezioni. Tutto ciò  senza il minimo contraddittorio.
Analizzando la versione digitale del giornale viene il dubbio che si tratti di un inserto pubblicitario, ma nella versione cartacea nulla induce a pensarlo. Comunque sia, il tono è in linea con le pagine pubblicitarie della settimana precedente.
Ho detto otto pagine ma  non è esatto: il testo pubblicato oggi è solo la prima puntata; lunedì prossimo saranno pubblicate altre otto pagine a firma di Bassetti. E pare che questi inserti dureranno dieci settimane. Non so se saranno tutte su Bassetti, e spero non siano tutte dedicate a magnificare la politica della Regione.
Non conosco i retroscena di questa vicenda. So che i giornalisti del Secolo XIX sono in forte imbarazzo, e che quelli di Repubblica condividono questo disagio. Anni fa avrebbero colto questa contraddizione del giornale concorrente ma oggi non possono più farlo perché appartengono allo stesso editore.
Ho cominciato la mia carriera giornalistica al Secolo XIX molti anni fa e sono molto addolorato di dover scrivere queste cose. Ma tutto ciò merita un’ulteriore riflessione. Mi limito a ragionare sui fatti. E i fatti mostrano una realtà drammatica: i giornali italiani, da dieci anni a questa parte, hanno perso più di due terzi delle copie vendute e del fatturato pubblicitario, e sono in ginocchio, alla mercè della politica e degli inserzionisti. Non ricordo, nella storia del Secolo XIX, che il giornale abbia accettato di uscire con un numero interamente sponsorizzato da un unico committente, né che abbia pubblicato paginate di testo firmate da un protagonista discusso dell’attualità politica (quale è Bassetti) senza alcun contraddittorio.
Non si tratta di un episodio marginale. Un paese democratico ha bisogno di una stampa libera. Per rilanciare i giornali nell’era digitale, con le copie in edicola che continuano a crollare, è necessario riscuotere la fiducia dei lettori e convincerli che vale la pena di investire i loro soldi in abbonamenti digitali. Non è questo il modo di farlo. I lettori meritano di meglio.
DA SAVONA GIOVANNA SERVETTAZ:
‘LA VERITA’ SCOMODA DI LIGURITUTTI DI MARCO PREVE E FERRUCCIO SANSA
MA ANCHE DI TELENORD CON MICHELE VARI  E ‘GENOVA QUOTIDIANA’

Giovanna Servettaz del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, ha frequentato l’Università di genova con master post laurea. Sostine il Comitato per il no al taglio dei parlamentari

Mentre a Roma si continua a combattere sul Decreto aprile, poi ribattezzato col nome ottimista ma improbabile di Decreto rilancio, in Liguria ci arrabattiamo da settimane tra due diverse interpretazioni dei numeri del coronavirus.

La prima è quella più gradevole, patinata e pubblicata quotidianamente a reti unificate fornita dal trio Toti – Viale – Bassetti.
Quest’ultimo, assessore in pectore alla sanità regionale non appena Toti vincerà anche le prossime elezioni per assenza di altro candidato, ha anche trovato il tempo di scrivere otto pagine otto dalla “trincea”, anche quelle a giornali unificati, sui cento giorni del covid in Italia.
La prima verità dunque, quella di più agevole reperimento, è fatta di calo costante dei contagi, tasso di contagiosità in perenne discesa, pochi morti e ospedali finalmente vuoti. Un bengodi.
La seconda verità, più scomoda e più spiacevole, bisogna andarsela a cercare. Per esempio sulle pagine di Liguritutti di Marco Preve e Ferruccio Sansa, dove ancora oggi appare un grafico sui decessi giornalieri per milioni di residenti nelle diverse regioni d’Italia realizzato dall’epidemiologo Gennaro e dall’ingegner Seccia per Medici Per l’Ambiente.
Leggendo, si scopre che per diversi giorni la Liguria è stata ai primi posti, poi c’è stato un abbassamento e ieri è tornata ad essere la prima regione della mesta classifica, con una mortalità superiore rispetto alla media italiana del 157%. Un altro dei posti dove chi vuole può trovare la verità più scomoda è Genova Quotidiana, che quando i dati sono brutti ha il vizio di scrivere che i dati sono brutti.
Il sito proprio oggi è stato accusato nientemeno che dall’hotel Rex – di proprietà della consorte del suddetto Bassetti – di denigrare i medici.
La colpa di Genova Quotidiana?
Aver parlato di foto in posa con cappa e cartellino del Professore, dipendente della Sanità pubblica e dell’Università, sulla bacheca di un negozio di abbigliamento in qualità di testimonial e della sua foto e del suo nome sulle certificazioni di un’azienda privata di sanificazione e derattizzazione anche sulla vetrina e sulla pagina Facebook dell’hotel stesso.
Le prime avvisaglie della poca stima verso la libera informazione da parte dei vertici regionali e sanitari del San Martino eran già emerse nell’imbarazzante scontro con Telenord, colpevole col suo giornalista Michele Varì di aver prodotto un reportage sul pronto soccorso del più grande ospedale genovese che era risultato sgradito agli inquilini di Piazza de Ferrari e ai professoroni del San Martino.
L’impressione, oggi più che mai, è che ci aspettino tempi assai duri tra la pandemia, la crisi economica e anche, consentitecelo da addetti ai lavori, il tentativo costante e a volte brutale di delegittimare l’Informazione, rendendola quanto più inoffensiva per i manovratori.
Giovanna Servettaz (dalla sua pagina Facebook)

COMMENTI – Gianni Gatti  – La ragione del “nessuno dice niente” è tutta lì. Non c’è nessuno che abbia la forza di imporre alcunché al Toti di turno anche perché non c’è una forza politica che abbia non solo idee alternative ma la forza di imporle politicamente . Attribuire al Pansa di turno anche se uomo pregevole, una qualunque autorevolezza è una bufala colossale proprio perché slegato da giochi partitici.

Antonia Briuglia – Così copriamo le malefatte di tutti Alisa, Regione e ci prepariamo come si deve all’oscuramento dei dati reali sull’epidemia di cui saremo ignari e bersaglio di campagna elettorale. Se si fosse potuto abolire l’appuntamento elettorale in questa tragica vicenda le cose non sarebbero andate così!….Avevo previsto questa sua intenzione sin dall’inizio e per questo non mi scandalizzo affatto : tutte le sue dichiarazioni sono state quelle di uno appiattito sulle intenzioni di Toti e con interessi personali e politici. Mi scandalizza invece il Secolo XIX , ma sapremo che fare : il quotidiano non si compra e il voto si saprà a chi darlo, oggi più che mai.

Valmala, addio Trattoria Aurora da FaustinoChiude (1903) un’istituzione in Val Varaita

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Cinque generazioni dal 1903. Dal bisnonno….Addio alla storica e rinomata (per la sua cucina di montagna) ‘Trattoria Aurora da Faustino’. Basta scorrere TripAdvisor. Su 116 recensioni ben 60 eccellenti e 40 molto buono. Si chiude per sempre. Un punto di riferimento culinario, non solo per i piemontesi, ma moltissimi liguri, savonesi, imperiesi.

La strada che conduce al Santuario di Valmala costeggia innumerevoli statue e piccoli tempietti, nicchie dedicate al culto della Madonna, ma anche un luogo di delizie gastronomiche grazie alla cucina della “Trattoria Aurora-da Faustino”, appena imboccata la vallata, alla prima borgata dove sorge una chiesetta: qui troverete i migliori gnocchi della Valvaraita, il cinghiale e tante altri piatti tipici ma non solo quelli…, li c’è gentilezza, pulizia, qualità e… prezzo da Excelsior. In zona potrete anche acquistare i deliziosi formaggi di Roggero a Melle, sulla statale. A Frassino, Melle, Bellino e Gilba, ma credo ovunque, troverete il pane “cotto come una volta”, i salumi e tante altre delizie locali.mmdi Matteo Borgetto

Addio alle ravioles della valle Varaita. Addio al cinghiale, alla selvaggina, alla faraona, al brasato, alle patate di Pontechianale fritte e poi passate al forno, al purè con latte, burro e panna. Addio al bunet e agli altri dolci della tradizione piemontese. Chiude per sempre la storica «Trattoria Aurora» di borgata Chiesa a Valmala, dal 1968 condotta dai coniugi Faustino Michelis e Caterina Forniglia (71 e 67 anni): lei straordinaria cuoca, lui vulcanico responsabile sala, nel tempo affiancati anche dalla figlia Tiziana.

Cinque generazioni di ristoratori della famiglia Michelis, proprietaria del locale fin dal 1903. «Dal mio bisnonno Giovanni al nonno Giulio, i miei genitori Giuseppe e Maria e infine noi – racconta Faustino, dal 1972 al 2005 amministratore comunale e sindaco di Valmala per tre mandati -. Oltre mezzo secolo di attività ci ha dato tante soddisfazioni, in particolare un’affezionata clientela». Cucina casalinga, semplice e genuina, che Caterina aveva imparato dalla suocera, ma mettendoci tanto del suo: «Il segreto è passione, volontà, non guardare mai l’orologio. Quante ore ho passato tra le pentole e i fornelli, ma mi è sempre piaciuto».

La decisione è maturata con l’emergenza coronavirus: «Pensavamo di poter riaprire quest’estate: ci ha dato il colpo di grazia, sarebbe diventato tutto troppo complicato». Ma i problemi erano già molti: non c’è segnale Internet, un grave disagio per scontrini e fatture elettroniche. «Troppa burocrazia – sottolinea Faustino -. Valmala è sparito come Comune, (al 2018 risale la fusione con Busca, ndr), è difficile vivere qui e non vedo bene il futuro di quest’angolo di valle. Ai politici non interessano i problemi della montagna: siamo in pochi e non contiamo nulla». Rimpianti? «Forse il rammarico di non poter più ospitare le tavolate dei giovani. Nostra figlia ha altri progetti e noi siamo stanchi, dopo una vita di lavoro e sacrifici. Avremo tempo per riposare e per la nostra nipotina Alessia».

I coniugi Faustino e Caterina

Il post della figlia Tiziana –  “A nome mio, di mio papà Faustino, mia mamma Caterina e mio marito Costantino, vogliamo ringraziare di cuore tutti i clienti che in tutti questi anni ci hanno onorato della loro presenza, venendo a gustare e apprezzare tutti i nostri piatti tipici locali dandoci riconoscenza e stima,senza la loro presenza il locale non avrebbe raggiunto la fama che ha sempre avuto. Mia nonna da lassù sicuramente capirà la nostra scelta dettata soprattutto dalla pandemia coronavirus che ci ha travolti in questi mesi. Un grazie di cuore va ai miei genitori e mia nonna per tutti gli insegnamenti ricevuti , al personale che in tutti questi anni ha prestato servizio alla Trattoria. Tanti auguri di una buona pensione papà e mamma ora sarete più liberi da impegni per godervi e coccolare la vostra nipotina Alessia nata il 24 dicembre. Grazie a tutti veramente di cuore.”

COSA SI LEGGE SU TRIPADVISOR nel 2019- Ci siamo andati parecchie volte, l’ultima proprio ieri sera e siamo sempre stati soddisfatti, l’ambiente è accogliente e familiare, il personale molto disponibile e la cucina genuina e casalinga. Speriamo che continui così ancora a lungo.. Eleonora e Claudio.

Siamo capitati per caso in questa trattoria un sabato a pranzo e siamo stati piacevolmente sorpresi. L’ambiente è alla buona e senza pretese, il servizio cortese. Abbiamo mangiato delle buone ravioles della Valvaraita e il cinghiale servito come secondo era fantastico. Un po’ meno gli antipasti, piuttosto banali.
Il rapporto qualità/prezzo davvero ottimo.

Sono stata qui oggi a pranzo con la mia famiglia, non era la prima volta…ma è comunque stata una vera conferma!
Abbiamo optato per il menu da 15€, ma le porzioni sono davvero abbondanti e anche quello da 12€ è sufficiente per mangiare tanto e bene. Come antipasti ci sono stati serviti il cotechino con purè e un’insalata capricciosa. Per il primo abbiamo ovviamente optato per le raviole della Val Varaita…sicuramente il piatto forte della trattoria, al quale non potrete rinunciare. Buoni anche i triangoli al sugo di salsiccia.
Il secondo abbiamo faticato a mangiarlo in quanto già pienissimi, ma sia il brasato che l’arrosto erano molto gustosi. Fantastiche anche le patate fritte di contorno. Come dolci abbiamo gustato il gelato al limone e la macedonia con gelato, ma aveva un ottimo aspetto anche la crostata che abbiamo visto servire ad altri tavoli.
Servizio alla buona, tavoli puliti e ordinati, location non moderna ma alla fine cosa conta con un cibo così? Consigliatissimo!!

Ormai è diversi anni che andiamo a festeggiare con i genitori da Fausto, vera trattoria di montagna, dove tutto è abbondante e si beve anche discretamente bene!! Siamo clienti annuali da più di 30 anni “feci anche la mia comunione” e ho sempre trovato un ambiente caloroso ma senza eccessi con una cucina genuina e semplice con le cotture vere ,quelle lunghe ,che danno il gusto e morbidezza. Complimenti sempre !!

Autentica trattoria di montagna che ormai è una vera istituzione!

Sono tornato dopo diversi anni a mangiare in questa trattoria e non sono rimasto deluso, è esattamente come la ricordavo, molto rustica ma allo stesso tempo molto valida. Non aspettatevi un servizio da ristorante stellato anzi la sua forza è proprio la rusticità sia del locale che del personale. Cibo in abbondanza, vino della casa e prezzo super onesto!

E’ opportuno munirsi di prenotazione anche nei giorni feriali, per poter gustare le specialità locali e stagionali, vista la notevole affluenza della clientela. Antipasti, primi piatti, secondi, e dolci sono proposti dal Titolare, Sig. Fausto con gentilezza e cortesia. Da provare assolutamente! Sono anni ormai che andiamo da Faustino a Valmala,se vuoi mangiare le vere raviole,devi venire qui per non parlare del cinghiale al sivè da 10+ Impossibile uscire con la fame! Per me il migliore della Val Varaita

 

 

Santo Stefano Belbo, il primo The Leading Hotels in Piemonte: Relais San MaurizioDue in Liguria: G.H. Miramare e G.H.Royal

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La sede è a New York e la società fondata nel 1928 da un gruppo di ‘influenti e illuminati’ albergatori europei. I requisiti di affiliazione, per entrare nella collezione The Leading Hotels of the World, prevedono rigidi standard di eccellenza nel comfort degli ospiti, comodità e benessere. Se ne  fa parte dopo un’accurata richiesta di affiliazione e una rigorosa ispezione che alla fine premia solo le strutture di maggior spicco e requisiti. L’ultimo arrivato è il Relais San Maurizio, 5 stelle lusso, a Santo Stefano Belbo, nel cuneese, provincia che si caratterizza sempre più per le sue eccellenze nel tessuto turistico.

Erano 38 hotel affiliati quasi un secolo fa: tra cui il Negresco di Nizza, il Mena House de Il Cairo e il King David Hotel di Gerusalemme. Oggi due si trovano in Liguria: Grand Hotel Miramare di Santa Margherita Ligure; il Royal Hotel Sanremo. E con il nuovo anno il Relais San Maurizio  che ha nel suo team, dopo l’esperienza da giovanissimo direttore al G.H. Garden Lido di Loano, Alessandro Corrado, loanese italo – tedesco. Quattro lingue, diploma al liceo Grazia Deledda di Savona, soggiorni di studio all’estero, gavetta in hotel di Pegli, ma anche, negli anni dell’Università, braccio destro del proprietario (Piero De Giovanni) della Maxi Discoteca Ai Pozzi di Loano. Fu una lunga stagione by night con Loano che primeggiava in Liguria. Ai Pozzi con quattro piste da ballo, 4 bar, 1 pizzeria, un ristorante, cantanti e gruppi di ballerine dal Sud America, stagione estiva con 50 dipendenti, capienza fino 5 mila persone e spesso da tutto esaurito con le serate dei Vip internazionali. Articoli sui media locali e nazionali, sulle riviste patinate.

L’antica cappella del monastero trasformata in sala convegni

Il Relais San Murizio è stato ricavato, con una sapiente valorizzazione, in un antico monastero, ora bomboniera per una vacanza più personale, più profonda, più protetta e più sostenibile, si direbbe, che domina una collina, immersa nel verde dei vigneti. La struttura appartiene ad una società del dr. Pier Domenico Gallo (ex dirigente di banca) innamorato e  silente cultore della sua terra d’origine.

Fino allo scorso anno l’hotel era affiliato al prestigioso mondo Relais & Chateaux (520 strutture in 60 paesi): hotel di charme e ristoranti d’eccezione con la stessa cultura dell’ospitalità, generosità e arte del vivere. In provincia di Savona ne fa parte La Meridiana di Garlenda (5 stelle, con annesso ristorante Rosmarino) della famiglia Segre – Zunino.

Per il Relais San Maurizio (20 suite e 16 camere), frequentato anche da Liguri, si è tratta di una nuova scommessa, forse una sfida della seconda generazione Gallo.  Un podio ancora più in su e non per grazia ricevuta, abbinato al ristorante stellato MichelinGuido di Costigliole‘.

La piscina interna per la talassoterapia

Negli anni a lavori  di ristrutturazione e comfort che hanno arricchito e raffinato l’offerta dei servizi. L’obiettivo primo è soddisfare al meglio le richieste di una clientela esigente che usufruisce anche della Spa talassoterapia e di una vecchia grotta di sale. Oltre a piscine, campi da tennis, parco alberato, ma anche dei prodotti di una tenuta agricola di Gallo. Qui l’alta stagione coincide con clienti che prenotano il periodo del tartufo bianco  (spesso a prezzi d’oro), della Fiera di Alba e della tradizionale vendemmia sinonimo di cantine blasonate. Il valore aggiunto. Una clientela internazionale, all’insegna del turismo green e del piacere di trascorre vacanze rigeneranti, a bassa intensità turistica, non di massa dunque, dove non basta  il mozzafiato ambientale. In una realtà, quella cuneese di cui poco si scrive e si sa, che vede significativi investimenti privati proprio nel settore dell’ospitalità di lusso.

Wine Therapy at the Spa

Una Regione, il Piemonte, con 46 ristoranti stellati di cui un 3 stelle (il ristorante Piazza Duomo ad Alba), quattro 2 stelle, ben 41 ristoranti con 1 stella) e 18 sono in provincia di Cuneo. In Liguria sono 6 (erano 10 nel 2008) di cui 2 in provincia di Savona (Claudio di Bergeggi e  Il Vescovado di Noli),  due in provincia di Imperia (Paolo e Barbara a Sanremo e Sarri a Imperia). Un’opportunità di posti di lavoro qualificati e che le stesse scuole alberghiere spesso non sono in grado di soddisfare per una serie di ragioni che andrebbero conosciute ed approfondite non soltanto tra albergatori e ristoratori, tra insegnanti,  studenti e la stessa politica che programma e fa delle scelte magari sbagliate o quantomeno non adeguate. Finiscono per scontentare gli uni e gli altri, anzichè un’opportunità, uno strumento di aiuto alla pianificazione produttiva.

Che cosa è “The Leading Hotels of the World, Ltd. –  Una collezione di hotel di lusso autentici e non comuni. Gli

Il ristorante stellato ‘Guido di Costigliole‘.

oltre 400 alberghi in 80 Paesi rappresentano l’essenza delle destinazioni in cui si trovano. I diversi stili di architettura e design e le autentiche esperienze culturali rendono la nostra collezione ideale per il viaggiatore curioso sempre alla ricerca di nuove scoperte” si legge nel sito della ‘società madre’. “La nostra mission, viaggiare per scoprire non è quello che facciamo, è ciò che siamo. È una parte essenziale del nostro modo di essere. I contatti che creiamo e la conoscenza che otteniamo da ogni esperienza nascono dalla nostra natura curiosa e dal nostro desiderio di evolvere come individui. Questa convinzione è alla base delle esperienze che cerchiamo come viaggiatori e della passione dei nostri albergatori”.

Un libro di scoperte e avventure –La Directory The Leading Hotels of the World rappresenta un valido aiuto per coloro che desiderano intraprendere un viaggio alla scoperta di affascinanti destinazioni e strutture esclusive. Punto di forza di ogni Leading Hotel è il profondo legame con la destinazione che lo ospita. La Directory, ad esempio, presenta 430 storie uniche che raccontano di principeschi palazzi, oasi urbane, sontuosi safari e magnifici resort”.

Il locale per la prima colazione e Bistrot

LHW nel mondo – “The Leading Hotels of the World, Ltd. è la prestigiosa società che opera nell’ambito dell’ospitalità di lusso rappresentando i più raffinati hotel, resort e spa del mondo. Con sede principale a New York, l’azienda ha un network di 25 uffici nelle principali città del pianeta”.

Impegno per la qualità –The Leading Hotels of the World garantisce il massimo valore alle strutture affiliate e ospitalità d’eccellenza ai viaggiatori curiosi, impiegando rigorosi standard qualitativi per valutare costantemente gli hotel potenziali e attuali. I criteri meticolosi, secondo i quali The Leading Hotels valuta e accetta nuovi affiliati, vengono rivisti e aggiornati periodicamente per soddisfare le nuove aspettative dei viaggiatori sofisticati di oggi”.

Leading quality assurance – “The Leading Hotels ha stabilito i propri standard di prodotti e servizi con Leading Quality Assurance, società che conduce ispezioni anonime delle strutture per le organizzazioni alberghiere più prestigiose al mondo. Il dettagliato sistema a punti è pensato per valutare tutte le fasi dell’esperienza degli ospiti, dal momento della prenotazione al check-out, inclusi tutti gli aspetti della struttura, dalla reception al retro”.

Una storia di autenticità – “Nel corso dei 92 anni di storia, The Leading Hotels ha sempre promosso l’individualità e l’autenticità di tutti i suoi affiliati. I criteri di selezione degli hotel sono stati creati per rispettare i più alti standard internazionali dell’ospitalità”.

Prima della pandemia i posti sovraffollati significavano successo, divertimento, incassi a fine giornata scontati, perfino l’esigenza di puntare sulla movida, le notti bianche e feste di massa. La pandemia sembra destinata a cambiare i costumi sociali, la nostra cultura e la nostra scala di valori, il ritmo della nostra vita coinvolgendo anche il fascino della vacanza. Il ‘sistema turismo’ ed il suo indotto, restano un pilastro e vince chi sa coglierne i cambiamenti. (L.Cor.)

 

 

 


Il direttore di Confindustria Savona:‘Italia unico paese dove la scuola non riparteIl peggior segnale per i nostri ragazzi’

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Il direttore dell’Unione Industriali della Provincia di Savona affida alla sua pagina Facebook. Italia unico paese che…Oggi come tutti i lunedì da fine febbraio, compresa Pasquetta, mi avvierò al lavoro. 

A l e s s a n d r o B e r t a direttore della Confindustria savonese

Il pensiero va a tutti e tutte, imprenditori, lavoratori autonomi, dipendenti che dopo molti giorni tra oggi e le prossime settimane riprenderanno con fatica le loro attività, alle difficoltà, alle paure ai dubbi che hanno e avranno, alla complessità delle regole che li vedranno protagonisti, alle speranze che nutrono per il loro futuro perché senza speranza non puoi andare avanti. A chi addirittura proprio oggi sta aprendo nuove attività.

Ma non posso non pensare a chi, amici e conoscenti e sconosciuti né oggi, né domani riaprirà.  E a quei lavoratori che, in cassa integrazione, non sanno se e quando potranno rientrare al lavoro. E a chi rischia di essere travolto dalla crisi nel prossimo difficile, molto difficile, autunno.
Per tutti loro dobbiamo fare il possibile, come cittadini, anche perché non confido per nulla nelle misure messe in atto fino ad oggi, perché tenga il sistema economico e quindi quello sociale. Perché da questa crisi ne dobbiamo uscire il più possibile insieme, tutti ahimè non ne usciremo. La paura e la crisi portano e porteranno all’esasperazione dell’egoismo, è inutile che ce la raccontiamo o ce la raccontino diversa, non ne usciamo migliori. Ogni giorno, ciascuno nel proprio ruolo, chi più in alto, chi come semplice cliente, anche solo comprando un caffè, potrà supportare nel suo piccolo, con mille azioni, ogni attività economica, dal negozio, all’impresa edile, al professionista, alla fabbrica vicino a casa. E dovremo dare e fare di più o diversamente da ciò che davamo e facevamo nel mondo di prima. Che non riapre oggi come se non fosse cambiato nulla. Quello è un tempo che non ritorna e non parlo di aspetti sanitari, è proprio cambiato, radicalmente. Sarà solo quasi come prima.
E il pensiero ultimo va ai ragazzi delle scuole, perché si capisca che alla Scuola occorre pensare per tempo. E che è non solo un luogo di studio. E chi avrà più difficoltà ad uscire di casa sono proprio loro i ragazzi per la mancanza del luogo fisico e aggregativo che è la scuola. Come se i ragazzi fossero più idioti o incapaci degli adulti nel gestire le regole. Siamo l’unico Paese che non ha fatto lo sforzo di far ripartire la Scuola e sta pensandone anche di peggio per la maturità, e questo è molto sconfortante. Il peggior segnale che potessimo dare ai nostri ragazzi.
(Per quelli che non si sono fermati mai cambia solo che oggi ci sono un sacco di tizi in giro in più, e sinceramente io preferisco così).
Comunque forza. (Dalla pagina Facebook)
ECCO I PROVVEDIMENTI PER LE IMPRESE
Quindi a parte l’Irap e un po’ di fondo perduto, tanto credito di imposta, cioè non ti do soldi ma mi pagherai meno tasse in futuro (tasse che probabilmente non ti avrei pagato comunque visto che non incasso). Non benissimo. Sono coperture a babbo morto cioè con cose che forse manco ci sarebbero state (tasse). Comunque molto meglio del nulla cosmico del decreto precedente. Sull’IRAP siccome avrò minor fatturato comunque il risparmio sarà “minore” e comunque stiamo parlando di una decina di migliaia di euro in media (per le aziende tra 1 e 5 milioni cioè la maggioranza). Come dire un pugno di mosche. L’IRAP Va cancellata. Punto.
Elenco solo i provvedimenti per le imprese.
1. Sconto sull’IRAP 2020 del 40%
2. Fondo perduto per le aziende fino a 5 milioni di fatturato per Delta ricavi o fatturato aprile 2020 su Aprile 2019 inferiore ad oltre i 2/3
3. Credito di imposta per affitti commerciali e affitto d’azienda per imprese fino a 5 milioni di fatturato pari al 60% del canone
4. Credito di imposta 20% per aumento capitale a pagamento per imprese con più di 5 milioni di fatturato
5. Possibilità di partecipazione della CDP nel capitale di imprese con più di 50 milioni di euro di fatturato
6. Rinnovo misure dei 600 euro per aprile e solo per alcuni e con riduzione consistente del fatturato bimestre marzo aprile a 1000 euro per maggio
7. Proroga due mesi Naspi
8. Cigo, Cassa in Deroga, Cigs per Covid da 9 settimane a 9 e se esaurite altre 5.
9. Altre cosucce su efficentamento energetico degli edifici, pagamento di 12 miliardi di crediti dei fornitori dello stato con un meccanismo borbonico
10. Iva al 5% (temporaneamente a zero) sui dispositivi medici
11. Credito di imposta per la sanificazione dei luoghi di lavoro etc
12. Proroga dei termini delle riscossioni
13. Compensazioni in f24 fino a 1 milione di euro
14. La tax credit vacanze (300 euro in totale se sei in due, 500 se sei in tre) resta come un credito di imposta per l’albergatore che ti fa lo sconto (!?!)
15. Esenzione IMU per settore turistico compresi stabilimenti balneari e bed & breakfast e agriturismi se il gestore è anche proprietario
16. Misure di esonero (?) pagamento Tosap per esercizi pubblici e semplificazione per nuove domande
17. Qualche soldo per i musei e la cultura
18. 500 euro alle edicole
19. Riduzione canoni concessionari portuali
20. Riconoscimento addizionale di integrazione all’IMA per i lavoratori delle compagnie portuali di 60 euro per ogni giornata non lavorata.
21. Finanziamento della progettazione FERROVIA Genova Ventimiglia per renderla più efficiente in AV/AC
22. Altre cose varie anche interessanti ma non di incidenza diretta sulle imprese. (Dalla pagina Facebook)

Claudio Scajola e le spiagge libere Il primo cittadino di Imperia contro TotiLa proposta al Tg3 del sindaco di Finale

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Quando il savonese era feudo di Claudio Scajola all’apice del potere (e Claudio Burlando presidente della Regione controllava le sue truppe) navigava il fedelissimo ‘colonnello’ Angelo Vaccarezza, prima sindaco di Loano, presidente della Provincia, quindi capogruppo in Regione con Forza Italia, infine seguace di ‘Cambiamo di Toti’. Oggi tra i temi bollenti dell’estate la sorte delle ‘spiagge libere’, molto estese in alcune località, risicate al minimo (nonostante la legge) in altre (vedi la ‘capitale del turismo Alassio).

Alleanze e benemerenze a cui non sfuggiva  l’ex sindaco di Savona e poi assessore regionale all’Urbanistica  e pianificazione territoriale Carlo Ruggeri. Ora accade che a smarcarsi da tutti, spesso e volentieri, sia Scajola tornato sindaco della sua Imperia. Accade anche per il tema caldissimo delle ‘spiagge libere’, con la pandemia coronavirus, diventi terreno di scontro e caos decisionale perchè la Regione di Toti con l’assessore competente Marco Scajola resti ‘nel bubbone’ piuttosto latitante. O forse alla fine si troverà una soluzione omogenea e non solo demandata alle scelte dei sindaci che reclamano e piangono perchè i bilanci comunali non hanno risorse.

C’è da aggiungere che al Tg3 Liguria, il sindaco rieletto di Finale Ligure, avv. Ugo Frascherelli, intervistato dal vice caporedattore Stefano Picasso, ha avanzato una proposta interessante e forse la più realistica. Far pagare il ‘biglietto’ d’ingresso alle spiagge libere per sostenere i costi del guardianaggio e mantenendo inalterati i servizi per le spiagge pubbliche attrezzate, sull’esempio di quella del Malpasso, tra le più frequentate del savonese.

IL SECOLO XIX IMPERIA

Scajola contro Toti e il governo: «Sul caso spiagge lasciati soli»
Di Claudio Donzella / Imperia«Siccome c’è un impegno del Comune, che è gravoso, sulla gestione delle spiagge libere, e poiché vogliamo che i turisti e i cittadini possano continuare ad accedere gratuitamente agli arenili comunali, chiediamo a Stato e Regione di mettere in campo le risorse finanziarie necessarie a garantire la piena applicazione dei protocolli di sicurezza e controllo». È ancora una volta il sindaco di Imperia Claudio Scajola, unico nella provincia al momento, ad alzare la voce nei confronti del governatore ligure Giovanni Toti – peraltro sono note le vecchie ruggini tra i due, che certo non si amano -, e del governo.
Scajola è infatti l’unico firmatario imperiese della lettera molto critica inviata a Toti, al premier Conte e alla ministra dell’Interno Lamorgese da 19 sindaci liguri che si trovano di fronte al dilemma su come garantire sorveglianza e sicurezza, e quindi il rispetto delle norme di distanziamento sociale, nelle spiagge che non sono gestite e che sono aperte all’accesso libero, e di cui i Comuni hanno la competenza.
Nel documento sottoscritto anche da Claudio Scajola si legge tra l’altro: «Abbiamo compreso, come era prevedibile, che ancora una volta viene demandato interamente ai sindaci il compito di gestire una situazione critica e complessa che richiede la guida e il sostegno autorevole di Regione e governo. Noi, come sempre, non ci tiriamo indietro. Siamo pronti ancora una volta a farci carico di responsabilità che forse vanno oltre il nostro ruolo Ma abbiamo assolutamente bisogno di strumenti utili a garantire la fruibilità in totale sicurezza delle nostre spiagge».
Quindi, «la necessità di risorse finanziarie ed economiche. I bilanci dei nostri enti, a causa della crisi che stiamo vivendo, sono e saranno messi a dura prova. Faremo fatica a garantire parte dei servizi essenziali per cui su questo tema servono risorse dedicate e occorre avere a disposizione il tempo necessario all’organizzazione di un sistema che consenta la fruizione del litorale prima di decretare “spiagge aperte” con il risultato che molti di noi dovranno ricorrere alla consueta ordinanza che per forza di cose sarà disomogenea anche tra comuni limitrofi. E c’è la necessità di avere un supporto alla legittimità degli atti. Esprimiamo anche forte preoccupazione per la gestione dell’ordine pubblico».
In altre parole: i Comuni dove prenderanno le risorse per assumere bagnini e sorveglianti? Alcuni, come Sanremo, hanno pochissime spiagge totalmente libere, altri come Imperia e Ventimiglia, notevoli tratti. Il sindaco della città di confine Scullino ha già deciso che vieterà l’accesso alle calette tra Latte e il confine.
IL SINDACO DI DIANO MARINA  Giacomo Chiappori leghista propone: «Con che personale pensano possiamo vigilare sull’accesso e sulla balneazione? Nessuno vuole chiudere le spiagge libere, ma bisogna vedere con che modalità possiamo darle in gestione ed evitare che a rimetterci siano sempre i Comuni».
PROVINCIA DI SAVONA, I SINDACI LANCIANO
L’ALLARME RISORSE PUBBLICHE. OGNUNO FA PER CONTO PROPRIO ?
“Non ci tiriamo indietro, ma abbiamo bisogno di risorse e risposte rapide per garantire la totale sicurezza degli arenili”. Spiagge, allarme dei sindaci: «I controlli costano»
Un dedalo di ordinanze e una lettera, decisamente dura nei toni. E la sabbia delle spiagge libere liguri diventa il tema più scottante su cui l’incertezza è (per ora) la norma. Diciannove sindaci di ogni provincia e appartenenza, hanno scritto sia al premier Conte sia al governatore Toti, lamentando due problemi: non ci sono regole certe su come aprire gli arenili e – soprattutto – non ci sono soldi per controllarne gli accessi. La lettera dei 19.
L’ordinanza regionale emanata ieri apre le spiagge libere ma demanda ai sindaci – essendo competenza comunale – la possibilità di regolarle attraverso specifiche ordinanze. Ma una parte dei primi cittadini non ci sta e rilancia. «Noi sindaci non ci tiriamo indietro, ma abbiamo assolutamente bisogno di risposte rapide e di strumenti utili a garantire la fruibilità in totale sicurezza delle nostre spiagge» scrivono i diciannove primi cittadini, tra cui compaiono i sindaci di Imperia, Claudio Scajola, e di Savona, Ilaria Caprioglio: entrambi di centrodestra ed entrambi già critici verso l’amministrazione regionale.
Nel documento i Comuni lanciano l’allarme sui conti: «Abbiamo bisogno di risorse: i bilanci dei nostri enti, a causa della crisi, sono messi a dura prova – scrivono – Serve il tempo necessario all’organizzazione di un sistema che consenta la fruizione del litorale» e «un supporto alla legittimità degli atti che dovremo definire in brevissimo tempo». Comuni in ordine sparso. La confusione è tanta che la maggior parte delle spiagge liguri resterà off limits anche oggi.
«Siccome c’è un impegno del Comune, che è gravoso, sulla gestione delle spiagge libere, e siccome vogliamo che i turisti e i cittadini possano continuare ad accedere gratuitamente agli arenili, chiediamo a Stato e Regione di mettere in campo le risorse finanziarie necessarie a garantire la piena applicazione dei protocolli di sicurezza e controllo», spiega il sindaco di Imperia, Scajola. A Savona, invece, sugli arenili non si potrà neanche transitare (se non per andare a praticare sport acquatici), vista l’ordinanza del sindaco Caprioglio, per «la perdurante situazione di incertezza». Stessa scelta a Vado e Bergeggi, mentre ad Albissola, Borghetto, Finale e Albenga si va verso una chiusura più morbida.

Area di crisi complessa a Savonarifinanziato il bando di 12 milioni0 insediamenti produttivi, 9 mila disoccupati

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I dati sono al febbraio 2020, prima dell’inizio del lockdown, tratti dal sito Invitalia. In provincia di Savona sono 3 le domande ammesse: quella delle Cartiere Carrara, della First Plast e della Esso; 6 domande in graduatoria, 5 domande non ammesse e 1 non accoglibile. “Una vittoria ottenuta grazie all’estenuante lavoro del senatore Paolo Ripamonti – rimarca l’assessore regionale Andrea Benveduti – e grazie all’impegno rispettato dal ministro Pattuanelli”.
Le tre domande ammesse valgono circa 45 milioni, per complessivi 58 posti di lavoro e un finanziamento unitario di circa 775.000 euro. Dati un poco diversi ora. Da rilevare, inoltre, che dal Settembre 2016, data del decreto, non si è visto alcun insediamento produttivo. I disoccupati in Provincia di Savona sono circa 9.000, dato sicuramente in crescita per la crisi degli stagionali dovuta all’emergenza sanitaria.

IL COMUNICATO STAMPA DELLA REGIONE LIGURIA-

AREA CRISI COMPLESSA SAVONA, RIFINANZIATO DI 12 MILIONI DI EURO IL BANDO INVITALIA. ASSESSORE BENVEDUTI: “VITTORIA DEL TERRITORIO, PIÙ DI 100 NUOVI OCCUPATI”

L’assessore Benvenuti con il predecessore Rixi

GENOVA. In merito all’area di crisi industriale complessa (L.181/89), è stato approvato dalla X Commissione Permanente Industria, Commercio, Turismo del Senato il rifinanziamento del plafond da 20 milioni di euro destinato alla Liguria, con ulteriori 12 milioni di euro. Cifra che consentirà il soddisfacimento di tutte le domande ammissibili.

“Rilanciare un’area, come quella della Val Bormida e del savonese, che ha subito negli ultimi dieci anni la perdita di molti posti di lavoro per effetto della chiusura di grandi gruppi industriali, era l’obiettivo alle origini del riconoscimento della complessità dell’area, per far sì che venisse garantita l’attivazione di risorse e di strumenti sinergici utili a favorire e sostenere la riconversione e la riqualificazione, oltre la crescita occupazionale. E anche grazie all’impegno strappato dal precedente governo, rispettato dal ministro Patuanelli, siamo riusciti a ottenere ulteriori 12 milioni di euro per il territorio savonese. Nuove risorse che consentiranno l’accoglimento di tutte le domande ammissibili del bando Invitalia, con ricadute occupazionali superiori alle cento unità lavorative” sottolinea l’assessore regionale allo Sviluppo economico Andrea Benveduti.

Il senatore Paolo Ripamonti e l’on. Sara Foscolo della Lega di Salvini premier

“Una vittoria ottenuta grazie all’estenuante lavoro del senatore Paolo Ripamonti – aggiunge l’assessore -, che ha degnamente rappresentato le istanze del territorio a Roma, forte anche dei dati che vedono a Savona il più grande successo in tema di richieste di agevolazione (66 milioni di euro di contributi richiesti per 107 milioni di investimento), come più volte sottolineato dalla stessa Invitalia. In un momento drammatico per il Paese, un segnale forte e diretto è arrivato anche da Regione Liguria, che ha stanziato contributi a fondo perduto e finanziamenti in grado di soddisfare questa vitalità del territorio. Testimoniata in particolare modo dal bando da 12,5 milioni di euro per le attività produttive, che ha coinvolto 62 realtà, con richieste superiori ai 32 milioni. Ringrazio a questo proposito gli uffici del Dipartimento dello Sviluppo economico e di Filse, che stanno velocizzando le attività di istruttoria, pur nelle difficoltà legate alle note vicende sanitarie”. “Come Regione, inoltre, vorrei ricordare che attiveremo prossimamente un nuovo bando da 3 milioni di euro, dedicato alle infrastrutture di ricerca. Un’ulteriore misura che segue i 16 milioni già messi in campo dai precedenti strumenti dedicati all’area di crisi industriale complessa savonese” conclude Benveduti.

LO STATO DELLE DOMANDE PRESENTATE

RAC 0131 APM TERMINALS VADO LIGURE S.P.A. 01/10/2018 11:17 52.22.09 € 5.931.628,00 € 4.179.417,75 196,00 SI 130,00 Non ammessa

RAC 0127 PEGASO SYSTEMS S.R.L. 30/09/2018 22:20 38.22.00 € 20.946.000,00 € 14.985.000,00 60,00 SI 91,00 Non ammessa

RAC 0120 CARBONGRAPH S.R.L. 26/09/2018 19:18 23.99.00 € 7.600.000,00 € 5.320.000,00 40,00 SI 65,00 Non ammessa

RAC 0130 ZINCOL OSSIDI S.P.A. 01/10/2018 10:06 24.43.00 € 2.914.168,10 € 2.185.626,07 38,00 NO 40,00 Non ammessa

RAC 0122 CARTIERE CARRARA S.P.A. 28/09/2018 15:48 17.12.00 € 19.659.559,00 € 7.892.000,00 (**) 30,00 NO 40,00 Ammessa

RAC 0128 FIRST PLAST S.R.L. 30/09/2018 23:08 22.23.09 € 7.010.244,90 € 4.649.856,93 (**) 21,00 SI 39,00 Ammessa

RAC 0123 FILM FERRANIA S.R.L. 28/09/2018 16:34 20.59.10 € 2.600.000,00 € 2.310.000,00 18,00 SI 19,50 Non ammessa

RAC 0126 ESSO ITALIANA S.R.L. 28/09/2018 19:24 52.24.20 € 16.429.640,00 € 4.371.000,00 (**) 10,00 SI 19,50 Ammessa

RAC 0109 MOVINTER S.R.L. 13/09/2018 12:43 33.17.00 € 2.210.643,00 € 1.547.128,00 12,00 NO 15,00 In graduatoria

RAC 0121 INTERPORTO DI VADO – INTERMODAL OPERATOR S.P.A. 27/09/2018 12:35 52.21.40 € 2.060.000,00 € 1.236.000,00 6,00 SI 10,40 In graduatoria

RAC 0119 TRANSMARE S.R.L. 26/09/2018 19:17 52.22.09 € 2.267.833,47 € 1.700.875,10 5,00 SI 10,40 In graduatoria

RAC 0125 QUIDAM S.R.L. 28/09/2018 17:43 23.12.00 € 5.641.041,33 € 4.230.780,99 5,00 SI 10,40 In graduatoria

RAC 0124 COMELT S.P.A. 28/09/2018 16:37 20.59.90 € 5.370.383,00 € 1.811.944,80 4,00 SI 5,20 In graduatoria

RAC 0129 SCILLA S.R.L. 01/10/2018 08:25 52.29.22 € 2.742.000,00 € 1.897.000,00 2,00 SI 5,20 In graduatoria

RAC 0110 3F DI FERRECCHI SILVANO S.P.A. 14/09/2018 12:14 25.91.00 € 3.717.199,00 € 2.602.038,00 2,00 SI N.A. Non accoglibile

Savona, abolire contante e denaro sporcoL’avv. ex presidente Garassini con Sabella e Gomez. Benefici e impatto su criminalitàImpegno civile e culturale, già 20 mila firme

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Domenica 17 maggio il Quotidiano il Roma, fondato nel 1862, diffuso soprattutto in Campania, ha titolato: «Abolire il contante, così cambia rotta anche il Sud» Tra le adesioni quella del magistrato Alfonso Sabella: è stato sostituto procuratore del pool antimafia di Palermo di Gian Carlo Caselli ed ex Assessore alla legalità del Comune di Roma con delega sul litorale di Ostia. E ancora: “Stop al denaro sporco”. L’appello di Peter Gomez: “Firmate su Change.org per ridurre il contante nel nostro Paese”.

Sono passati tanti anni. Giancarlo Garassini avvocato loanese (il papà Elio è stato sindaco benemerito) con Carlo Giacobbe

Sulla piattaforma online change.org è stata avviata la petizione “basta soldi sporchi” che ha il fine di abolire il denaro contante e passare all’euro elettronico. In una settimana la petizione ha raccolto 18.000 firme. Alessandro Garassini, avvocato ligure, è  tra i nove promotori. Il quotidiano l’ha intervistato.

Garassini, come nasce questa iniziativa?

«Da quasi dieci anni sono fautore dell’idea di abolire il denaro contante e passare alla moneta elettronica. Ne avevo parlato con alcuni amici uno dei quali, Eliano Lodesani, è stato contattato per la stessa ragione da un amico di Reggio, Pier Saccardi, che è pure mio conoscente anche se non ci sentivamo da lustri. Da lì, in pochi giorni, abbiamo coinvolto qualche altro amico, fatto squadra e siamo partiti, convinti che oggi i tempi siano maturi».

Tra i promotori nomi autorevoli.

«Sì. Alfonso Sabella, magistrato agrigentino antimafia protagonista della fiction il Cacciatore, Arrigo Roveda già presidente dei notai milanesi, il reggino Agostino  Megale, già segretario generale di FISAC-CGIL,  sono forse i più noti. Ma anche tra chi ha aderito spiccano nomi illustri ed autorevoli, che non possono essere menzionati per ragioni di privacy».

Quali vantaggi deriverebbero dall’abolizione del contante?

«Molteplici, tutti afferenti alla legalità. Oggi tanti italiani pagano troppe tasse perché molti non le pagano affatto. Inibendo l’evasione fiscale si recupererebbero risorse per lo Stato e sarebbe possibile  ridurre le imposte a chi le paga, diminuendo anche accise, imposte indirette, IVA, cuneo fiscale. Significherebbe maggiore capacità di spesa o risparmio per le famiglie e maggiore competitività per le imprese. Al contempo si eliminerebbero migliaia di adempimenti burocratici che diventerebbero inutili (ad esempio non servirebbero più gli scontrini) e non esisterebbero più accertamenti tributari. Problemi e costi occulti in meno per tutti. Ma ancora più importante sarebbe l’impatto sulla criminalità. Furti, rapine, truffe, sfruttamento della prostituzione, spaccio, caporalato, usura, tratta di esseri umani sarebbero molto difficili da attuare e gestire in assenza di contanti. Certamente criminali e mafie si attrezzeranno, ma le forze dell’ordine e la magistratura, sgravate da altri compiti, potranno concentrare le loro energie sui “veri cattivi” anziché sulla povera gente. Infine si eliminerebbero effetti distorsivi sulla concorrenza.  I soldi sporchi, provenienti dal malaffare o dall’evasione, costano meno dei soldi puliti; chi opera nell’ombra, grazie alla forza economica generata dall’illegalità, mette in difficoltà imprenditori, commercianti, artigiani e professionisti onesti. Non è giusto».

Nella petizione si parla anche del vantaggio di eliminare fonti di contagio.

«Certo. Il denaro può essere sporco dentro ma è certamente sporco fuori, ce lo spiegano fin da quando siamo bambini. È  veicolo per ogni virus e batterio, tra i quali il covid19. Niente denaro significa meno occasioni di diffusione delle malattie».

Ma i costi delle commissioni bancarie e delle carte di credito non sono un problema?

«Bisogna pensare che anche gestire il contante ha un costo, che annualmente cuba 13.5 miliardi di euro. Il costo bancario dovrà essere ridotto al minimo se non annullato. Ad esempio sarà sufficiente che stipendi, pensioni ed ogni altro reddito siano accreditati sul codice fiscale, senza necessità di transitare per un circuito bancario. Le banche comunque risparmieranno 2.5 miliardi di €uro all’anno non  maneggiando più il  contante. Il vantaggio dell’abolizione del contante deve andare a favore dei cittadini e degli operatori economici».

Non c’è il rischio che ogni nostra mossa sia controllata da “un grande fratello” orwelliano?

«Certo. Ma a prescindere dal fatto che sono previsti sistemi per non essere soggetti a controllo, se non per esigenze di legge,  già oggi ognuno di noi è controllato da facebook, da google, da instagram. Meglio essere controllati dalla Stato, che siamo noi, che da Mark Zuckerberg».

E gli anziani come faranno?

«Sarà tutto molto semplice. Gli anziani non avranno problemi ad utilizzare il tesserino del codice fiscale o il telefonino per pagare e avranno sempre la consapevolezza di quanto spendono e quanto denaro resta a loro disposizione».

Come faranno i senza tetto, o chi campa con occupazioni saltuarie o, ancora,  chi arrotonda  pensioni o stipendi miseri con lavoretti nel tempo libero ? Gli ultimi, insomma.

«Deve essere previsto un forte sistema di welfare che garantisca a tutti di poter vivere dignitosamente mediante meccanismi automatici. La differenza sta nel fatto che sarà un welfare consapevole. Non potrà accadere che qualcuno lavori in nero e percepisca il reddito di cittadinanza o che qualcuno possa sfruttare chi è in difficoltà».

Facciamo finta che gli hacker attacchino la rete. Potrebbe succedere che una persona perda il proprio denaro o risulti impossibile  comprare o vendere merce? Sarebbe un disastro.

«La cyber security è un tema essenziale. Le guerre, oggi, si combattono con il denaro e per il tramite della rete, carrarmati e bombardieri sono “residuali”. Sarà necessario investire per creare sistemi e infrastrutture telematiche ridondanti ed assolutamente sicuri. Al riguardo si tenga conto che SIA, una delle due più importanti società di pagamenti elettronici, è controllata da Cassa Depositi e Prestiti, quindi dallo Stato. Molto lavoro è già stato fatto».

Ultima domanda. Il Sud Italia come uscirebbe da questa rivoluzione?

«Libero dal giogo della malavita e delle clientele e quindi più forte. Per posizionamento geo-politico, cultura, clima, tradizioni ed intelligenze il nostro Meridione dovrebbe essere una delle aree più ricche e prospere del pianeta e motore trainante dell’Italia; è una follia che non sia così. L’abolizione del contante può essere occasione e strumento per un grande cambiamento di rotta».

L’INTERVISTA DE IL FATTO QUOTIDIANO AL GIUDICE SABELLA
“Pagamenti elettronici, il magistrato Sabella: “Usura, droga e grande liquidità: così le mafie vogliono comprarsi l’economia sana sfruttando l’emergenza. Aboliamo il contante per fermarle e legalizzare il Paese”.

Il magistrato esperto di lotta alla criminalità è tra firmatari della petizione per chiedere al Parlamento di completare la transizione dal denaro contante a quello elettronico: “E’ vitale farlo ora perché ci troveremo in una fase 3 con un’economia che stenterà a ripartire per carenza di liquidità delle imprese. E gli unici che potranno intervenire sono i clan”. I benefici: “Azzereremo il lavoro nero ma ci sarà anche l’abbattimento del cuneo e della pressione fiscale. Le imprese pagheranno meno tasse, perché aboliremo i costi della criminalità organizzata. Spacciare senza contanti è impossibile? No, ma almeno i mafiosi ci pagheranno le tasse”.

Articolo di Giuseppe Pipitone del 16 maggio.

Follow the money, segui il denaro. Lo diceva Giovanni Falcone quando intuì che per combattere Cosa nostra bisognava mettersi sulle tracce dei soldi dei mafiosi, i piccioli nascosti in mezzo mondo e mille rivoli. Un intuizione che vale ancora oggi, seppur con qualche sostanziale modifica: non più follow ma delete the money, anzi the cash money, cioè cancella il denaro contante. “È l’unico modo per seguirlo sempre e comunque. Il denaro elettronico non lo perdi mai, non puoi perderlo”, dice Alfonso Sabella, magistrato di grande esperienza nella lotta alla criminalità organizzata, già assessore alla Legalità a Roma con Ignazio Marino sindaco. Lo chiamavano “il cacciatore“, nel senso che ha cacciato e catturato alcuni dei più pericolosi latitanti di Cosa nostra (compresi Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca). Oggi fa il giudice del Riesame a Napoli e non ha smesso di cercare nuovi metodi per sconfiggere la piovra. Per questo motivo è tra i sostenitori dell’ultima grande frontiera dell’antimafia: cancellare l’utilizzo dei contanti. Il magistrato, infatti, è tra i firmatari della petizione lanciata su Change.org per chiedere al Parlamento di completare la transizione dal denaro contante a quello elettronico (FIRMA QUI). In una parola: bandire il cash. “Solo così si legalizza il Paese – dice Sabella – ed è di vitale importante farlo ora, adesso, prima che sia troppo tardi”.

Dottore Sabella, la proposta di cancellare il cash non è esattamente una novità: anzi se ne parla da parecchio tempo. Ma allora perché solo oggi diventa di vitale importanza?
Perché adesso, dopo il lockdown scattato a causa dell’epidemia, il nostro Paese si troverà ad affrontare una grandissima crisi di liquidità. E gli unici che potranno colmarla sono gli uomini delle associazioni criminali. Che però agiscono in contanti. Senza i contanti non riusciranno a comprarsi l’economia legale, come stanno cercando di fare.

In che modo si stanno comprando l’economia legale?
In tanti modi. Il primo, quello più diffuso, che si sta già verificando ovunque mentre parliamo, sono i prestiti a strozzo. L’usura è talmente in crescita che non è più solo un business gestito in modo unitario dall’intera associazione mafiosa.

In che senso?
C’è talmente bisogno di soldi, in fretta e senza garanzie, che l’usura è diventata un’attività personale dei mafiosi, diversa da quello che fanno per i clan. A Napoli è ormai consuetudine che gli affiliati alla camorra utilizzino i loro enormi guadagni per prestare denaro a strozzo, ma a titolo personale: non presta la mafia, presta il mafioso. Per questo da qualche tempo chiedo d’inserire all’articolo 644 del codice, quello che punisce l’usura, anche l’aggravante di averla posta in essere facendo parte di un’associazione mafiosa.

In pratica oggi gli usurai sono dei mafiosi che agiscono in autonomia? Dei professionisti del crimine prestati al settore dei prestiti?
Esattamente. Vede, chi normalmente investe i capitali illeciti usando i normali canali di riciclaggio ci perde. Investe 100 euro sporchi per averne 80 puliti. Con l’usura 100 euro sporchi diventano 150 puliti. Il mafioso guadagna due volte visto che i tassi minimi sono il 4 percento al mese. Se noi aboliamo il contante tutto questo non sarà più possibile. E daremo anche un colpo mortale allo spaccio di stupefacenti.

È impossibile spacciare senza contanti?
No, non è impossibile, ma almeno così i mafiosi sulle droghe ci pagheranno le tasse. La mia è, ovviamente, una provocazione ma è per questo motivo se, per certi versi, sono favorevole alla legalizzazione delle droghe pesanti e liberalizzazione delle leggere. Solo per dare colpi mortali alle mafie.

Quanto guadagnano oggi le mafie con le droghe?

Con mille euro investiti alla fonte si fanno minimo diecimila euro. Il rapporto è di almeno uno a dieci. Con gli appalti queste cifre non si potranno mai toccare.

Ha seguito il caos legato alle scarcerazioni dei mafiosi durante l’emergenza?
Ovviamente.

Non so se ha notato che spesso a tornare liberi non sono stati i capi dell’ala militare, ma i cervelli finanziari. Penso a Francesco Bonura, che era un imprenditore e non un killer. O a Pasquale Zagaria, la mente economica dei Casalesi. È un caso che accada proprio adesso?
No, non è un caso. Ma dobbiamo sempre ricordarci che noi stiamo vedendo all’opera la mafia 4.0. La mafia combattuta da Falcone e Borsellino era una mafia di primo livello, che conviveva con lo Stato. Poi è arrivata la mafia 2.0, che ha combattuto lo Stato, quando quest’ultimo – con lo stesso Falcone, con Cassarà e Montana – ha deciso di fargli la guerra. Quindi abbiamo avuto la mafia che ha trattato con lo Stato. Oggi abbiamo la mafia 4.0.

Eppure da anni dicono sia in fase calante.
Solo perché non spara più o spara di meno. Oggi lo strumento principale della mafia non è più il kalashinkov ma è il denaro. Poco fa sentivo che alla radio si chiedevano: ma se la mafia non spara più, continua a essere mafia?

Si sono dati una risposta?
Non lo so, non ho più ascoltato. Però posso darla io: certo che continua a essere mafia. Lo stragismo mafioso fa parte del dna di chi oggi corrompe e agisce mettendo mano al portafogli invece che alle P38. È una mafia diversa ma comunque perseguibile sempre col 416 bis, una legge fenomentale che funziona ancora oggi dopo trentacinque anni. A proposito: nessuno tocchi l’articolo 416 bis. Per favore, se ci mettono mano fanno soltanto danno. E ringraziamo ogni giorno Pio La Torre che è morto per regalarci questa legge.

Basta il 416 bis per la mafia 4.0?
Non basta ma è un’ottima arma per cominciare. Vede, la mafia non è stupida, tutt’altro: è spesso un passo avanti rispetto a tutti. Un tempo si parlava dei cosiddetti scrupoli morali delle mafie: non si occupavano prostituzione, droga e usura. Poi i mafiosi hanno visto che quello era un business miliardario e sono diventati i primi produttori al mondo di droga, usura e prostituzione. Quando hanno capito che i migranti erano un business, allora hanno cominciato a gestire i migranti. Ma ci sono delle attività tipiche delle associazioni criminali che non servono a guadagnare.

Per esempio?
Il pizzo. Quando ero a Palermo ebbi uno scontro con Arnaldo La Barbera, perché gli dissi che paradossalmente più noi contrastavamo il pizzo, più la rata del pizzo aumentava. Perché il pizzo non serviva tanto a ingrassare le casse dell’organizzazione, ma serviva a mantenere il controllo delle zone della città.

Dall’ultima operazione della procura di Palermo apprendiamo che i clan sono riusciti a infiltrarsi a Milano senza clamore, grazie al fatto di non usare alcun tipo di violenza.
Direi che quello è l’abc di una cosca moderna: la violenza solo come ultimissima opzione.

Sempre a Milano i boss riuscivano facilmente a fare affari perché usavano solo in contanti. Ma trattavano con normali imprenditori e commercialisti, non con altri mafiosi: quindi il cash fa comodo anche all’economia che consideriamo pulita?
Ma certo, quando all’imprenditore brianzolo vai a portare milioni in contanti, te lo sei comprato in cinque minuti. Per questo è necessario lavorare su questo fronte e in questo momento. Lo ripeto: noi ci troveremo in una fase 3 con un’economia che stenterà a ripartire per carenza di liquidità delle imprese. Faticheranno a pagare i fornitori, gli stipendi, i debiti con le banche. E gli unici che potranno intervenire sono i clan.

Lo Stato è intervenuto col decreto Liquidità.
Si, è una buona cosa ma ho alcune grandi riserve sul piano dei controlli previsti dal decreto. C’è il rischio che questi soldi finiscano in mano alle organizzazioni mafiose.

In che modo?
Se lo Stato offre contributi a fondo perduto o con garanzie scarsissime ci saranno duemila modi per accaparrarseli da parte di chi non ha i titoli per averli. Se poi deleghiamo questo controllo alle banche, abbiamo perso in partenza. Lo dico a ragion veduta per quello che ho visto a Roma.

Cosa ha visto a Roma?
C’era un’operazione bellissima sulla carta. Nata addirittura con Rutelli, se non erro. Si chiamava Punti verdi qualità e serviva per riqualificare le aeree urbane abbandonate, dandole ai cittadini con dei mutui garantiti dal comune fino al 98%. I cittadini sono spariti e sono arrivate le imprese, i Mokbel, gli Spada e i Fasciani. Morale: i clan si sono fottuti i soldi delle banche. Che poi erano garantite dallo Stato.

Nessuno ha controllato?
Erano le banche che dovevano controllare la tenuta dei piani economici e finanziari.

Non lo hanno fatto?
Non hanno controllato nulla, perché tanto se quel mutuo era garantito dal comune di Roma ci avevano guadagnato in partenza. E avevano interesse a concederlo quel mutuo, senza fare tante storie. Risultato: il comune ci ha rimesso 600 milioni. Se funziona così cosa può succedere con gli importi del decreto Liquidità? Cosa rischiamo che possa accadere? Per questo dico: togliamo alle mafie la possibilità di usare la liquidità di cui dispongono.

Senza denaro contante, però, avrà difficoltà tutta una fascia della popolazione che con le mafie non c’entra nulla, non crede? Penso ai più anziani, per esempio.
Anche io la pensavo così, quando anni fa mi proposero questa idea di abolire il contante. Dissi: ma siete pazzi? Ma come fa la vecchietta a pagare il pane?

Come dovrebbe avvenire l’abolizione del cash?
Intanto abolendo le commissioni bancarie. Tutte le commissioni. Gli istituti di credito devono capire che devono fare il loro dovere. Anche perché poi ci guadagneranno tanto visto che avranno molto più denaro da gestire.

Chi dovrebbe gestire il flusso del denaro elettronico? E come?
La Banca d’Italia o un istituto creato ad hoc deve creare un sistema per legare il denaro al nostro codice fiscale. Un sistema che poi nella pratica è simile a come funziona oggi per una ricarica telefonica.

Non è poco sicuro?
Meno sicuro di un caveau? Non scherziamo. Ci sono sistemi di riconoscimento biometrico, impronte digitali: la tecnologia ci consente di fare tutto quello che vogliamo in modo sicuro e pratico.

Allora perché fino a oggi non si è fatto?

Perché noi due per primi siamo abituati a pagare ogni settimana la colf in nero lasciandole 50 euro sul tavolo della cucina. È un esempio, ovviamente, ma col denaro elettronico non potremmo più farlo.

Quindi è anche una questione culturale?
Certo. Non capiamo che con l’abolizione del contante otterremo subito una diminuzione della pressione fiscale, e quindi il recupero dell’eventuale nero che si faceva prima. Azzereremo il lavoro nero ma verrà anche abbattuto il cuneo fiscale. Le imprese pagheranno meno tasse, perché aboliremo i costi della criminalità organizzata. Tutto questo ci porterà a poter pagare la colf anche cento euro e in bianco, garantendole i contributi, le assicurazioni e l’assistenza medica. Abolire il contante significa legalizzare il Paese.

A proposito di legalizzare il Paese, alcuni suoi colleghi hanno criticato l’ipotesi di snellire i controlli negli appalti pubblici per favorire una più veloce ripresa nella cosiddetta Fase 3? Che ne pensa?
Io sto tremando con questo modello Genova. Vogliono copiare il modello Genova per l’aggiudicazione delle pubbliche procedure, ma questo è gravissimo perché significa prendere il Paese e consegnarne le chiavi al Riina di turno. Gli appalti si possono velocizzare senza ricorrere al modello Genova. Ha funzionato per quell’emergenza specifica, ma non è mutuabile.

Perché?
Significa rinunciare ai principi fondamentali di trasparenza, concorrenza e legalità degli appalti. Il modello Genova è deleterio se viene applicato indistintamente. Ci sono ben altri sistemi.

Tipo?
Cominciamo a ridurre le stazioni appaltanti. Finiamola con questa storia finta del decentramento amministrativo. Oggi a Roma per comprare 15 sedie per 15 presidenti di Municipio si fanno 15 gare diverse. Per la stessa sedia.

Quindi significa che la sedia costa di più?
Certo, ma quello è il meno. Il problema è che abbiamo messo in piedi 15 procedure di gara invece di una sola, 45 commissari aggiudicatori invece di 3. Quindi hai creato 15 occasioni di corruzione, 15 possibili ricorsi al Tar: ma perché? Quale è lo scopo? Bisogna ridurre le stazioni appaltanti e vedremo come si velocizzano le gare. Avremmo pure meno ricorsi, perché i bandi li fai scrivere ai tecnici preparati e bravi di un’unica struttura centrale, che si specializzano. Ci vuole gente competente, non come adesso.

La burocrazia pubblica è piena d’incompententi?
Per la stragrande maggioranza sì ma non è colpa loro, è colpa della politica che non ha mai investito nella formazione reale dei dipendenti. E ha scelto i capi sulla base delle solite logiche di lottizzazione e nepotismo. Faccio un altro esempio: vogliamo rivedere il codice degli Appalti?

Lo chiedono più o meno tutti i leader politici.
Bene, capiamo quali sono quei cavilli che abbiamo reso indispensabili e che livello di controllo reale ci danno. E separiamoli dai cavilli che non servono a niente. E poi bisogna catalogare le imprese. Ci vogliono le white list: quando io affido un appalto non ho bisogno di sapere se un’azienda è affidabile perché quelle non affidabili le abbiamo già cancellate.

Le white list esistono già.
Ah si? Quando io ero assessore a Roma ho cancellato più del 60% delle imprese che in teoria erano affidabili. Appartenevano tutte allo stesso gruppo, ma in modo occulto, per truccare le gare e avere più possibilità di vincerle. Sa come le ho scoperte?

No, come le ha scoperte?
Semplicissimo, ho fatto depositare a tutte le aziende una domandina standard. Un atto semplice semplice, da inviare via internet. Una serie di società che in teoria erano separate tra loro hanno risposto usando tutte lo stesso medesimo indirizzo Ip: erano società farlocche, create dalla stessa persona. Mi volevano fregare, io le ho cancellate tutte in cinque minuti. Altro che white list.

 

 

Savona e il ‘nuovo San Paolo’ Spa‘Non esulto, è speculazione anziché cultura’

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I giornali e i siti d’informazione che contengono la cronaca savonese titolano “Il San Paolo restituito alla Città”, alludendo alla frettolosa e quasi clandestina cerimonia con la quale è stato aperto il cortile dell’ex-pronto soccorso, intitolato a Sandro Pertini.

In realtà i cittadini savonesi potranno usufruire di quello spazio ma lo storico edificio dove aveva sede l’ex-Ospedale è stato “sottratto alla Città”.

Sta concludendosi l’ennesima operazione di speculazione edilizia, quella speculazione che ha contrassegnato la perdita d’identità di Savona da “Città del lavoro” a soggetto indefinito nella sua funzione e nella sua natura, città parcheggio per croceristi annoiati che aspettano di imbarcarsi oppure impazienti di tornare a casa.

Soprattutto è stato tolto un tassello che sarebbe stato fondamentale, assieme a Palazzo Santa Chiara, al Convento di Sant’Agostino e a quello di San Giacomo (oltre alla possibilità di razionalizzare, soprattutto nell’accesso la fruibilità del Priamar), per quella Savona “città della cultura” che potrebbe rappresentare una delle poche possibilità di visione per il futuro riservato alla nostra piccola, amata Savona.

Per adesso però è bene puntualizzare: ai savonesi non è stato restituito nulla, anzi ancora una volta è stato tolto un bene pubblico prezioso trasformato in affare privato.

Franco Astengo


A cura di trucioli.it

DAL SITO DI SAN PAOLO SPA

IL CUORE DI SAVONA TORNA A PULSARE

Nuovo San Paolo. L’edificio storico che ha dato impulso alla splendida Savona ottocentesca, rinasce oggi.

LE RESIDENZE

Il recupero integrale ha consentito di dotare ogni appartamento di ciò che la città ottocentesca per sua natura non può offrire: classe energetica “A”, box/posto auto, terrazzo abitabile.

SECONDO PIANO

L’esperienza di abitare, vivere nelle residenze del San Paolo si arricchisce del fascino di spazi non convenzionali e di una qualità architettonica ereditata dal passato e sapientemente reinterpretata da una progettazione attenta e curata in ogni dettaglio. Ogni appartamento è unico, particolare, originale. Gli ambienti interni sono articolati in molteplici varianti distributive ma gravitano sempre su ampi terrazzi, vere e proprie stanze a cielo aperto da vivere in un inedito quanto appagante ed armonico rapporto interno-esterno, arricchito da innumerevoli scorci scenografici e suggestivi sulla città.
La luce naturale è protagonista degli spazi interni che sfruttano al massimo le antiche finestrature, le doppie altezze e i nuovi patii che permettono i grandi affacci rivolti verso l’interno.
Proprio come lo vuoi tu. Gli spazi interni sono facilmente modulabili e adattabili alle più diverse linee di arredo, esigenze domestiche e organizzazione dello spazio.
Uno spazio all’aperto tutto tuo. Ogni unità possiede un patio o un ampio terrazzo in grado di ampliare, nelle belle giornate di sole, la vita della casa verso l’esterno.
A misura di desiderio. Per vivere in pieno centro al riparo dai rumori, dagli sguardi indiscreti in una casa moderna in grado di soddisfare i più elevati requisiti di comfort.

PIANO ATTICO

L’attico, ottenuto con un’elegante sopraelevazione, ospita nuove residenze di modernissima concezione sebbene in un contesto storico.
In alto, vicino al cielo. La quota del piano attico permette all’occhio di vedere al di sopra dei tetti abbracciando in un unico sguardo l’intera città storica.
Luce ed aria. Tutti gli ambienti sono illuminati da grandi serramenti vetrati, spesso per l’intera larghezza della parete, che permettono un rapporto con l’esterno impensabile in un edificio con 160 anni di storia.

UFFICI LUMINOSI E CONFORTEVOLI

Uffici luminosi e confortevoli con pavimentazione galleggiante permettono l’installazione dei più moderni ed evoluti apparati tecnologici.

Interno ed esterno si fondono consentendo una fruizione, per tutti agevole, anche del piano superiore a cui si accede attraverso lo scalone monumentale fedelmente restaurato o con comodi ascensori e dove trovano collocazione uffici pubblici e privati e la suggestiva cappella anch’essa recuperata e restituita alla collettività.

SPAZI COMMERCIALI

Spazi commerciali di qualità, invitanti ed originali grazie ad un ottimale sfruttamento degli ampi e movimentati spazi del piano terra.

Un edificio utile che si riappropria dell’antica e sapiente virtù del riuso, riscoperta ora come la via maestra per un progresso sostenibile. Il piano terra è riutilizzato come spazio pubblico e commerciale, dove i vecchi cortili interni si tramutano in nuove piazze aperte concepite come spontanea espansione di Corso Italia. Luminose gallerie pedonali mettono in collegamento quest’ultimo con Via Giacchero in un dinamico rapporto biunivoco edificio-città.

LA COMODITA’ DI ABITARE IN CENTRO

Tutto a portata di mano, anzi, di piede! Shopping? Sotto casa. Uffici? Sotto casa. Parco?

SPOSTARSI FACILMENTE –

La spiaggia, il mare, i giardini, la vecchia darsena, il porto, il centro medievale e quello ottocentesco, il teatro, i musei, il Priamar…, le cose belle di Savona si raggiungono tutte in meno di cinque minuti a piedi. Le vie dello shopping sono vicinissime, anzi iniziano proprio dal San Paolo: l’asse pedonale commerciale di Corso Italia che si estende sino ad incrociare la trasversale Via Paleocapa ha origine qui. In questa parte di città si concentra un’ampia offerta di negozi e servizi che rendono la zona una delle più vivaci e meglio servite dal punto di vista della varietà e qualità merceologica, mentre la vicinanza al Complesso Monumentale del Priamar, alla Pinacoteca Civica, al Teatro Chiabrera, al mare e alle bellissime spiagge, al porto e i numerosi bar e ristoranti, rendono l’offerta legata all’intrattenimento culturale e al tempo libero decisamente ricca e interessante.

SAVONA – Come il temperamento dei liguri, Savona è una città tranquilla e riservata, che si rivela poco per volta, sorprendendoti piacevolmente per la ricchezza di testimonianze storiche e artistiche apprezzabili ogni volta che si percorrono gli stretti vicoli, i “caruggi” del centro storico medioevale. Come ogni città di mare è fondata sul porto: ed è proprio dal mare, arrivando o partendo, che si apprezza maggiormente la città, incorniciata dal verde luminoso delle colline, profumata di salsedine e di basilico. A presiedere l’approdo savonese, “la Torretta” medioevale, simbolo di Savona, dedicata al pilota di Magellano, Leon Pancaldo, savonese di nascita ma cosmopolita per marinara vocazione.

ARTE E SPETTACOLO – La città medioevale è attraversata da Via Pia, nome datole in ricordo del soggiorno savonese di Pio VII, prigioniero di Napoleone nel palazzo Sansoni. Lungo la via le antiche dimore storiche si esibiscono con importanti portali di ardesia o in marmo, architetture dipinte, particolari decorativi che sembrano rincorrersi. Qui troviamo i principali punti di interesse: la Pinacoteca Civica e il nuovo Museo della Ceramica, Il Duomo e la “piccola”Cappella Sistina, fatta erigere dal Papa savonese Sisto IV. E ancora: la “Campanassa” altro simbolo savonese, scrigno delle tradizioni più antiche. Poco distante il complesso monumentale del Priamar, una delle più imponenti fortificazioni del Mediterraneo, oggi sede di musei, spazi espositivi, centro congressi e luogo di cultura. Il porto entra dentro la città storica e il medioevale complesso monumentale del Brandale rappresenta la prima delle eccellenze che si osservano dalle banchine. L’itinerario culturale non può non includere il Duomo, con la splendida Cappella Sistina. Il Teatro Comunale Chiabrera è il più bel teatro storico in funzione della Liguria. Costruito su progetto dell’architetto messinese Carlo Falconieri, è stato realizzato in circa tre anni, dal 1850 al 1853.

TEMPO LIBERO – Savona capoluogo di una provincia in larga parte adagiata sul mare, Savona capitale della Riviera di Ponente, Savona secondo porto della Liguria, Savona marinara per tradizione e cultura rivolge al mare la prua. Il porto turistico è in una posizione strategica, a due passi dal centro urbano di Savona, praticamente adiacente alla via Aurelia sbocco delle autostrade direzione Torino e direzione Milano. Una banchina è ancora riservata all’ormeggio delle barche che forniscono ottimo pesce ai ristoranti della zona, e costituiscono un’attrattiva per quanti vogliono assistere alle attività dei pescatori dediti alle loro reti, i cui gesti sono rimasti immutati nel tempo. Non è solo mare di bitte e di gomene, di vele e di canne da pesca, è anche spiaggia curata, accogliente e familiare, con una trentina di stabilimenti balneari la cui garanzia di qualità è ancora rappresentata dalla Bandiera Blu.

MARE E FARINATA- Un profumo inconfondibile serpeggia tra i “caruggi” del centro storico soprattutto nelle ore del tardo pomeriggio. È la fragranza di farinata e panissa che, antiche glorie della cucina popolare sempre graditissime a tutti, escono calde dalla bottega del tortaio o dalle friggitorie e, avvolte in un foglio di carta da pane, diventano ottimo cibo di strada. Specialmente la panissa tagliata a fette, fritta e racchiusa in una pagnottella bianca e schiacciata (tipo pane arabo) continua ad essere la merenda o lo spuntino preferito dai savonesi che non dimenticano mai di farla gustare ai loro ospiti o di consigliarla ai turisti in cerca di specialità locali. Un bicchiere di buon Pigato, un cielo stellato e Savona diventa la più bella città del mondo!

ARTICOLO DI GIOVANNA SERVETTAZ SU NUOVA SAVONA

Piazza Pertini Giovanna servettazEravamo contenti, stamattina, quando abbiamo visto il cartello Piazza Pertini campeggiare per la prima volta nel cantiere dell’ex ospedale San Paolo. L’abbiamo perfino pubblicata, la foto della piazza intitolata. Poi abbiamo appreso che nel frattempo, quatti quatti, Sindaco e imprenditore si sono “inaugurati” la piazza, senza coinvolgere la cittadinanza che pure era presente a pochi passi, per le vie del mercato cittadino. Un post di Ilaria Caprioglio, quattro fotografie a cerimonia finita – se cerimonia si può chiamare. Ecco tutto quel che ci rimane di una giornata che per Savona avrebbe dovuto essere storica.

Un atto che troviamo francamente offensivo nei riguardi di Pertini, dei tanti cittadini in attesa di un’intitolazione da trent’anni, offensivo nei riguardi dei suoi eredi come Umberto Voltolina, che dal 3 giugno avrebbe potuto partire da Roma e venire qui, l’Associazione Pertini e le associazioni della Resistenza, per non dire di tutti coloro che erano al Chiabrera alla presentazione del libro di Giuseppe Milazzo. Ci direte: adesso Savona e il resto del mondo hanno ben altri problemi.
Vi rispondiamo: vero, appunto per questo era proprio necessario inaugurare la piazza oggi, di nascosto? Non era meglio rimandare tutto a momenti migliori, fuori dall’epidemia e permettere ai Savonesi di partecipare?
Pareva brutto organizzare un’inaugurazione come si deve?  Non volevate assembramenti?
Eppure l’avrete vista anche voi, la gente al mercato. Non sarebbero certo stati più vicini se fossero venuti ad assistere a una cerimonia così importante.  E comunque, nel caso, avreste potuto organizzare una manifestazione in streaming, come in questi mesi è stato fatto tutto, dal consiglio comunale in avanti.
Quindi non raccontateci la storia della sicurezza.
Diteci piuttosto che a qualcuno, da queste parti, non è mai piaciuta l’idea di intitolare una piazza al Presidente Partigiano.  E che il covid è stato l’alibi per far passare sotto silenzio un omaggio che sarebbe stato tanto più doveroso e gradito nei tempi così difficili che tutti stiamo vivendo.

 

 

 

 

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