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Ultima ora – Alassio, l’avv. Parodi candidato del centro destra in provincia. Albenga punta su Ciangherotti. Prima candidatura ufficiale alle Europee: sen. Bruzzone, il cacciatore

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Questa volta l’anonimo politologo alassino ingauno ha azzeccato. Nessuna bufala. Conferma ufficiale. E’ l’avv. Massimo Parodi, presidente del Consiglio comunale e primo savonese ad aderire all’associazione Polis del sindaco Claudio Scajola, il candidato di Alassio del centro destra in Provincia. Accordo raggiunto tra il sindaco Melgrati ed il presidente della provincia Olivieri, con la benedizione di Vaccarezza e grazie al ‘pontiere’  Galtieri. Il centro destra di Albenga riconferma Ciangherotti. Dal presidente del consiglio regionale, l’imperiese Piana, la notizia a Imperia TV che è il sen. Francesco Bruzzone a ‘correre’ alle Europee di maggio per la Lega.Sono pronto a portare al Parlamento Europeo le istanze dei cacciatori”. Bruzzone è ormai considerato cittadino savonese, dopo aver scelto Stella, il paese di Pertini, come residenza.

Massimo Parodi, avvocato, presidente del consiglio comunale di Alassio

ACCORDO AD ALASSIO PER MASSIMO PARODI – Accordo per la Provincia tra la Maggioranza e Vaccarezza (grazie al “pontiere” Angelo Galtieri). L’avv.  Massimo Parodi, Presidente del Consiglio Comunale, sarà il candidato alla Provincia  ad Alassio nel listone di centrodestra. Un segnale che è stata siglata la pace tra Melgrati e Vaccarezza ? No. Pace è una parola grossa. Direi più propriamente una tregua tra i due che al momento hanno interessi comuni: Melgrati deve tamponare le  enormi falle che si sono aperte con l’inchiesta sui rifiuti (potrebbero, a breve, esserci nuovi esplosivi sviluppi se Pizzimbone farà ulteriori ammissioni…..) e una opposizione soft di Forza Italia in questa fase  certo non guasta...Vaccarezza, dal canto suo, deve blindare il controllo della Provincia dopo la nomina alla Presidenza dell’uomo di fiducia Pierangelo Olivieri, medico e sindaco al secondo mandato di Calizzano..

Chi non sta prendendo bene l’apertura di Toti &co. alla Giunta Alassina è  l’ex Sindaco Enzo Canepa che per il momento non si dimette dal parlamentino locale (Nessuno in FI gli chiede esplicitamente le dimissioni…. ma si sa che Vaccarezza  desidererebbe che entrasse  in Consiglio Comunale la sua fedelissima LUCIA LEONE, recordman di preferenze alle ultime comunali ). Canepa vorrebbe fare una opposizione dura alla giunta (ha un conto aperto con Melgrati che dopo il flop alle regionali ha con la sua discesa in campo impedito all’ex Sindaco di fare il bis…..e ha pessimi rapporti con Galtieri) ma è frenato da Vaccarezza che pensa già alle regionali.

Il dr. Eraldo Ciangherotti ricandidato del centro destra in Provincia

ALBENGA – Confermata nel Listone di centrodestra per le Provinciali la candidatura dell’odontoiatra Eraldo Ciangherotti.  Un premio di consolazione di Vaccarezza al suo (ex?) pupillo che deve digerire la mancata candidatura a Sindaco ad Albenga che andrà come ha confermato il sottosegretario  Rixi (Lega) ad un esponente del Partito di Salvini.

Il Politologo Alassino Ingauno

Negli ambienti melgratiani alassini si fa osservare che  “se fosse stata una lista unitaria sarebbe andata bene lo stesso, ma siccome la Lega ha messo al bando qualsiasi accordo con il Pd, si è scelto  di indicare un nome all’interno del centro destra, perchè pur essendo una lista civica siamo tutti di area  del centro destra, anche se non tutti con tessere di partito e con sensibilità diverse. Si tenga conto che il sindaco Melgrati è pur sempre  vice coordinatore  regionale di Forza Italia”.  Pare pacifico, dunque, che senza il ‘via libera’ di Melgrati l’accordo non sarebbe stato possibile.

FRANCESCO BRUZZONE IL LEADER DEI CACCIATORI, NEO SENATORE, EX PRESIDENTE DEL CONSIGLIO PROVINCIALE TORNA CANDIDATO ALLE EUROPEE CON PROBABILITA’  DI ESSERE ELETTO

Quando Francesco Bruzzone  (nella foto) è stato candidato alle Europee del 2014 dichiarava: “Non è più tempo per slogan quali ‘Portiamo la Liguria in Europa’, o ‘Più Liguria in Europa’ –  Credo che oggi sia arrivato il momento di dire ‘Difendiamo la Liguria dall’Europa’ e, se del caso, magari con un po’ di carattere, battendo anche i pugni sul tavolo di Bruxelles. Questa è una campagna elettorale importante”, prosegue, “c’è la necessità di rappresentare in pieno il territorio, il popolo e la realtà ligure, la nostra società. Altri movimenti politici e partiti hanno deciso di fare scelte diverse anziché puntare in modo forte sulla Liguria: la Lega Nord, invece, punta su una forte e importante difesa della Liguria rispetto a quelli che sono gli ordini, a volte anche perentori, che arrivano dall’Europa, vincoli e difficoltà imposti dall’alto che creano solo un sacco di problemi ai cittadini. Il fatto che la Lega abbia scelto in modo molto oculato di puntare tutto su un unico candidato per la nostra regione, serve a dare anche un significato riguardo al traguardo, la concretezza del voto che oggi si propone: un voto, per difenderci da quest’Europa, e far sentire la nostra voce”.

E PRIMA DELLE POLITICHE DELLO SCORSO MESE DI MARZO: “Per me, dopo anni nel Consiglio Regionale della mia amata Liguria, si tratta della prima volta in corsa per il Parlamento. È un momento storico importante, in cui la LEGA e il centrodestra hanno l’opportunità di andare a governare, con Matteo Salvini premier, e di cambiare finalmente le cose. E io, rispondendo all’appello del nostro movimento, condividendo appieno il programma elettorale che vuole meno tasse, una difesa sempre legittima e il rimpatrio dei clandestini, ho deciso di mettermi in campo per contribuire a raggiungere il risultato” ha dichiarato Bruzzone.

Sono pronto a portare in Parlamento le istanze dei cacciatori” aggiunge Bruzzone che al Senato è stata eletto nel collegio plurinominale della Liguria assieme a Matteo Salvini e all’avv. Giulia Bongiorno.


Aurelia ingolfata, autostrade in tiltI sei obiettivi suggeriti al Ponentetramvia albenganese e proposta di LaiguegliaPerchè in Liguria servono sistemi ettometrici

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Il circo Barnum della politica nostrana, munito di aureola di incompetenza o onnipotenza, anziché esibirsi in progettualità e priorità, fare la conta di obiettivi strategici avviati o in  itinere, distrae e contribuisce alla diffusa disinformazione di massa sui fondamentali per lo sviluppo ed il rilancio del Ponente ligure. Quei politici che non da oggi meriterebbero l’invito ad ‘andarsene a casa se non siete capaci’. Invece si legge che il senatore leghista più votato in Liguria, Paolo Ripamonti che al suo primo mandato può esibire un exploit di 114.589 voti, ora manda a dire ai sindaci: “Se non vogliono rispettare la legge sulla sicurezza del ministro Salvini si dimettano…”. ULTIMA ORA – Leggi la proposta dell’ing. dr. Roberto Borri: La Liguria, per la sua particolare conformazione, dovrebbe dotarsi di sistemi ettometrici. E ricorda nella provincia che ha un record nazionale di furti in alloggi: “Il governo prevede più risorse ai sindaci e misure efficaci al contrasto della criminalità, contro di noi i sindaci del Pd amici delle cooperative, dell’immigrazione, di sinistra nei fatti e alcuni hanno provato a bussare alla Lega per cercare accordi, inciuci o sponde in vista delle prossime elezioni amministrative, ma troveranno sempre le porte chiuse”.

A riproporre temi assai più assillanti, concreti, che magari non parlano alla pancia del paese, ma dovrebbero essere il volano almeno per le generazioni a venire, un giornalista veterano che quanto a chiarezza e conoscenza della realtà provinciale, memoria storica sindacale, industriale, partitica, forse non ha pari. Sergio Del Santo, già a capo della redazione del Secolo XIX nei gloriosi anni del boom in edicola e tornato a collaborare con il ‘suo giornale’, scrive l’inedita notizia che il Comune di Laigueglia (centro destra e sindaco superleghista) ha chiesto di essere ammesso al ‘club’ di Fondazione Slala, società di promozione della logistica ed infrastrutture dei Basso Piemonte e dei porti della Liguria. E si è rimesso in moto l’iter dell’Autobormida, bretella tra Altare, Carcare e Predosa.  Il ponente savonese e imperiese condannato a lenta autosfissia dopo aver perso le opportunità di crescita da paese  che detiene il secondo e terzo posto nell’economia europea.

“Gli amministratori di Laigueglia – ha spiegato in assemblea il presidente di Slala, l’avv. Cesare Rossini – intendo prendere contatto con UIRNet, società statale incaricata dell’attuazione  della Piattaforma Logistica Nazionale, in quanto interessati a creare un’area buffer funzionale, simile alle cosiddette ‘banchine in secco’ che si stanno generando nel Basso Piemonte. L’area è stata individuata lunga la tratta dell’Autofiori Savona Ventimiglia all’altezza dell’uscita di Andora. Su questo parcheggio verranno  fatti convergere i veicoli merci provenienti dalla Francia, dove attenderanno il loro turno prima di accedere ai terminal portuali  di Vado Ligure.  La decisione di Laigueglia, sempre secondo l’avvocato Rossini, è rivolta a creare  nuova occupazione sul territorio ed a favorire il monitoraggio ottimale del flusso di traffico sulle banchine”,

L’ing. Giancarlo Garassino, vice sindaco di Laigueglia

La scelta di Laigueglia ha un significato particolare. Se il sindaco è al suo primo stadio di governo della città, l’ing. Giancarlo Garassino, vice sindaco,  deleghe a edilizia privata, urbanistica, cultura e politiche turistiche è leader dei veterani quanto a ruoli nella vita pubblica. Il 7 di settembre potrà accedere nella dimora di Boissano 85 candeline.  Antica famiglia di origini laiguegliesi, studente del glorioso don Bosco di Alassio dove ha insegnato matematica, laurea in ingegneria Industriale Meccanica a Genova, la sua iscrizione alla nobile Dc (sempre quella più progressista, diciamo di sinistra), a 27 anni era già presidente dell’Azienda di soggiorno di Laigueglia (1961- 1964). Promosso l’anno dopo al vertice dell’Azienda autonoma di Alassio  e riconfermato per il quadriennio 1970- ’73.  Non solo segretario Dc di Laigueglia, membro di commissioni a livello provinciale, regionale e nazionale. Assessore regionale all’Industria, per 4 anni presidente nazionale dell’Unione Aziende di soggiorno, due mandati da presidente della Valtur e della Cit. Conoscenza, esperienza, preparazione e saggezza di chi nella vita ha come ultima ambizione  di lasciare un buon ricordo di buona ed innovativa amministrazione del fare. Con una visuale e strategie capaci di proiettare molto avanti rispetto all’ottica del giorno giorno, del dietro l’angolo.

L’ing. Fulvio Ricci assessore a Laigueglia, ex sindaco di Testico

Nello staff di giunta un altro tecnico di rango (non ci riferiamo al potere);  Fulvio Ricci, 51 anni il 21 gennaio, deleghe a Lavori pubblici, istruzione, associazioni, illuminazione pubblica, energia, fonti rinnovabili e ambiente. E’ stato presidente provinciale dell’Ordine degli ingegneri. Impossibile escludere che Laigueglia non guardi al futuro senza il faro di Garassino e Ricci.

LA TRAMVIA ALBENGANESE. UN SISTEMA ‘APERTO’:

SEI OBIETTIVI PER UN TERRITORIO CHE HA FAME DI INFRASTRUTTURE E SVILUPO

PER CREARE SOLIDI BASI CONTRO LA DEBLACLE DEL TURISMO ALBERGHIERO E STRAGE DI POSTI DI LAVORO

L’ing. Stefano Sibilla, Ing. at ALSTOM di Milano (Produzione elettrica ed elettronica), affermato studioso di mobilità ferroviaria in Piemonte e Liguria, nel 2011 portava l’esempio della Germania al Forum Mobilitech 2011 di Milano. Dati del ministero dei Trasporti tedesco
dal 1997: Treni/ km + 28%, 40% DB, 60% nuovi concorrenti
Passeggeri + 45% /Sussidi meno  26% Riduzione costi di produzione sia di DB che dei concorrenti – 25%. Sollecitava a non attendere che l’Europa ci costringa a riequilibrare strada – rotaia. Preparare e tenere aggiornati studi sul
possibile traffico turistico, pendolare, merci.
Considerare ogni possibile sinergia nella “rete”. Per il Basso Piemonte pianificare in modo trasparente e
insieme almeno alla Liguria.

Era il 31 gennaio – 1 febbraio 2013 quando si svolse un qualificato convegno, a Roma,  organizzato da Fer Agenzia  di informazione Ferrovie trasporto locale  e logistica. Un confronto tra alcuni dei massimi esperti del settore. Passò inosservato, come troppo spesso accade quando non sono in scena i trombettieri della politica, ma resta attualissimo l’intervento dell’ing. Stefano Sibilla. origini a Garessio, che riproduciamo. Parlo dell’ipotesi di realizzare una tramvia lungo la litoranea, valorizzando l’attuale e futura ferrovia del Ponente Ligure, ricercando possibili sinergie con altri ‘sistemi’ presenti  sul territorio per raggiungere almeno una serie di obiettivi.

Migliorare la qualità del trasporto locale oggi superpenalizzato da ‘Aurelia a passo di lumaca’, aggiungiamo noi. Ridurre, ricordava, la congestione del litorale ed il consumo di prezioso suolo nell’unica pianura ligure; permettere l’interscambio con modalità sostenibili e dolci come la bicicletta, favorire l’applicazione, finalmente anche in Italia, dei concetti di ‘tram – treno’ e treno- tram;  rinnovare la modalità di fruizione della Riviera e della sua immagine, anche internazionale; creare le condizioni per un vero trasferimento mondale nell’entroterra ligure, in Piemonte ed oltre. Rimarcava che tra Andora e Finale Ligure ai 100 residenti si aggiungono in certi mesi dell’anno 500 mila e più turisti. C’è un entroterra da troppi decenni in agonia,  diciamo illuso da tanti ciarlatani. C’è un popolo scolastico, un ospedale, il maggiore agglomerato commerciale della Riviera, c’è la Piaggio, l’aeroporto diventato da guinness di annunci (ingannevoli o sempre fallaci), c’è il Golf di Garlenda.

Di fronte a questa mosaico illustrato con linearità, ammirevole linguaggio, anni luce del politichese e dai contorti messaggi che spesso di leggono e si ascoltano, un Paese civile l’avrebbe subito posto al centro dell’attenzione. E qui emerge l’aspetto della diffusa mediocrità di chi viene eletto, come diretta conseguenza della diffusa disinformazione o se volete qualità dell’informazione. Finchè avremo un IVG che batte ogni primato di contatti giornalieri – da 70 a 240 mila -, che produce il 90 % di notizie fonte ‘copia e incolla’, produce il 60 % per cento di cronaca e notiziole di nera, bianca, rosa, evitando di approfondire i temi che abbiano un visione, una funzione diciamo pure educativa e formativa della classe dirigente, continueremo o resteremo nelle retrovie dell’Europa. Lascia sbigottiti assistere ogni giorno o quasi a dichiarazioni, esibizioni, passerelle, presenzialismo in ogni dove, in ogni festa, in ogni sagra, di questo o quel politico, governante, chiedendosi dove trovano il tempo per approfondire, studiare,  pianificare.

Un ponente ligure, ci limitiamo a casa nostra, con una rete stradale da Sud Italia. Un’Aurelia ridotta  stradina urbana, al limite di capienza, pesantemente condizionata dagli attraversamenti urbani (Vado Ligure, Spotorno, Albenga esclusi) un’industria turistica che al di là dei numeri  e delle 380 mila seconde case continua a perdere in qualità, in fatturato e soprattutto un tessuto alberghiero con il cappio al collo. A parte gli annunci, a parte qualche sporadica iniziativa (di ristrutturazione), siamo distanti anni luce dalla locomotiva turistica dell’Alto Adige, della Val d’Aosta, del Trentino. persino di zone del Sud che produce, genera indotto, crea ulteriori condizioni di sviluppo ed occupazionali per i giovani.

Certo è che se il dibattito continua a distrarre, l’ingegner Sibilla con le sue proposte, suggerimenti, stimoli, frustate, continuerà a ‘predicare nel deserto’. Non è soltanto un problema di maturazione culturale, più o meno di spessore, è il livello di caduta di istanze ed aspettative popolari, trascinati nel baratro dell’effimero e della litigiosità elevato a strumento di propaganda personale e di partito, a volte di casta. Un salto di qualità ? Chi deve farlo se non la società civile attraverso le sue articolazioni, i suoi rappresentanti nelle categorie, nelle professioni, nel livello di confronto.  Un ponente ligure che avrebbe  dovuto vedere risolto, da qualche decennio, il raddoppio ferroviario da Andora a Finale, l’autostrada  Albenga – Carcare e Predosa. Sergio del Santo ha dato una seconda notizia: si è rimesso in moto il progetto dell’Autobormida, la bretella autostradale tra Altare – Carcare e Predosa.  Un collegamento diretto  tra i porti di Savona e Vado con la Pianura Padana. L’iniziativa della Camera di Commercio delle due Riviere e Unione Industriali di Savona. Non si parla più del tratto per Albenga ? Non si discute più l’importanza di un’alternativa all’imbuto sull’Autofiori tra Albenga e Savona, ogni week end, ogni domenica.

CHI SI PREOCCUPA DELL’INQUINAMENTO AMBIENTALE ?

LA LIGURIA DEVE DOTARSI DI SISTEMI ETTOMETRICI

L’autore dell’articolo Roberto Borri è medico ed ingegnere

Osservo, non senza amarezza, che, non ostanti i ripetuti segnali d’allarme in merito all’inquinamento ambientale ed un traffico sempre più intenso non si pensi altro che a costruire nuove strade, superstrade ed autostrade per i veicoli gommati. Ben vengano, pertanto, le proposte su ferro, come quella dell’illustre collega Sibilla, il quale propone la trasformazione dell’attuale ferrovia litoranea in tramvia, magari estendendola anche alle tratte dove i binari non sono più in servizio; chi scrive, anche dalle colonne di questa stessa testata, si era spinto addirittura più oltre, proponendo la trasformazione in ferrovia a valenza suburbana e metropolitana, interrando le tratte urbane, poiché, grazie alla presenza del vecchio sedime, ci sarebbe la possibilità.

Parimenti, per chiudere le maglie della rete ferroviaria, dall’alta Val Tanaro, le strade sarebbero ben due: una che, da Garessio, scende verso la Val Neva, in direzione di Albenga e l’altra che, da Ormea, scende verso la Valle Arroscia e la Valle Impero verso Imperia. Nondimeno, anche con trasformazione in tramvia dell’attuale linea litoranea, si potrebbero trasportare anche merci: in altre Nazioni, come, ad esempio, l’Austria, le reti tramviarie urbane sono adoperate, durante le ore notturne, per la raccolta e la distribuzione delle merci, soprattutto nei confronti di quei mittenti o destinatari che non sono muniti di raccordo ferroviario.

Nell’articolo dell’Ing. Sibilla qui riprodotto, si fa chiaro riferimento alla linea ferroviaria della Val Bormida, al momento, sottoutilizzata e che, subordinatamente ad adeguate migliorie, potrebbe effettuare un eccellente servizio viaggiatori e merci, senza affollare le strade con pletore di autocarri, né ammorbare l’aria con i loro scarichi. Inoltre, data la particolare configurazione della Liguria, troverebbero sensata collocazione i sistemi ettometrici, declinati nelle più svariate forme di ascensori verticali ordinari od inclinati, funicolari terrestri, funicolari aeree, scale o marciapiedi mobili, per collegare le stazioni ferroviarie o le fermate tramviarie agli abitati circostanti o a località d’interesse turistico.

dr. ing. Roberto Borri

 

 

Albenga: qui Conad specialisti nel freddo.E Quaglieni insignito del Premio Ansaldo

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Mentre tra i  supermercati di alimentari si fa sempre più serrata la guerra commerciale, colossi nazionali ed esteri; mentre si ha notizie di proteste per istituti scolastici al freddo (ultimo in ordine di tempo disservizio ha colpito gli alunni dell’Agrario), ad Albenga il supermercato Conad di via Trieste, nonostante la stagione invernale, offre da parecchio tempo, sia alla clientela e ai dipendenti un clima a temperatura ‘artica’. Non proprio all’insegna di ‘Conad persone oltre alle cose, anche noi abbiamo fatto la scelta del benessere’. Leggi anche: Al via il servizio di ascolto della cittadinanza da parte dell’Arma dei Carabinieri di Albenga presso il Comune di Albenga. Leggi anche la notizie del Corriere della Sera, edizione Piemonte: il presidente Pier Franco Quaglieni, 72 anni, fondatore del Centro Pannunzio, insignito del Premio Ansaldo per i suoi 50 anni di iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti.Si va a far la spesa con il giubbotto o il capotto. Anzi qualche anziano che ha contattato trucioli, non per far scandalo che non c’è bisogno, ma per testimoniare che si è ammalato lui, poi il figlio e amici. Non per influenza, per l’aria fredda (dunque salubre) che ha respirato facendo la spesa.

Albenga tutti al freddo grazie al Conad di via Triste- via Siboni (foto Silvio Fasano)

Ci siamo chiesti perchè un cittadino di Albenga, per di più che abita nella zona residenziale a mare scelga trucioli.it e non già i più navigati e letti media locali. Non ci pensavamo li per lì: “Voi leggete, vedete quanto ben di dio di pubblicità promozionale elargisce Conad non  per carità francescana. Insomma a fronte del ‘vile’ denaro ci sarà pure qualche piccolissimo riguardo”.

Bene l’albenganese si chiede come sia possibile che da qualche mese i locali Conad – come tutti gli altri supermercati hanno estesi spazi frigo – continuino a restare al freddo, non quello esterno che in certe ore raggiungere temperature più che miti, ma un’aria da cantina refrigerata. Che dicono i dipendenti ? Oltre una decina ? Per favore mancherebbe altro che ci sogniamo di far perdere il lavoro a qualche tempo determinato o finire nel mirino del direttore per ‘lagnanze che devono restare in azienda’. Perché non si provvede ?  Cause di forza maggiore impediscono di alzare la colonnina. E poi c’è da osservare che con il caldo la merce alimentare è più deperibile, iniziando dall’ortofrutta.

Però se uno ha freddo non solo finisce per cambiare le sue abitudini nel far la spesa, ma se varca comunque l’uscio si ferma il meno possibile. Insomma ironia a parte, tenendo conto che il colosso Conad non ha ancora deciso di alleggerire il portafoglio clienti ed ogni punto vendita deve fare profitti, allora qualcuno si svegli ai piani alti della direzione e non perda altro tempo. Le feste di Natale sono alle spalle, non si aspetti di fare il pesce d’aprile, Pasqua potrebbe essere troppo tardi per rimediare al fastidioso e malsano inconveniente. Se poi i dirigenti responsabili continuano a non vedere e a fare i sordi, allora alle massaie e ai loro mariti non resta che lo sciopero della spesa. E magari qualcuno isserà un cartello “Conad di via Trieste benvenuto nel freddo”.

CONSIGLI PRATICI DEI CARABINIERI CONTRO LA CRIMINALITA’

Al via il servizio di ascolto della cittadinanza da parte dell’Arma dei Carabinieri di Albenga presso il Comune di Albenga.

Prende il via un’importante iniziativa di ascolto  che sarà svolta direttamente dal Comandante della Stazione dei Carabinieri di Albenga, Luogotenente Carica Speciale Luca Bianchi,  presso il Palazzo Comunale, sito in  Piazza San Michele 17,  ogni due settimane e precisamente  il giovedì dalle ore 15.30 alle ore 17.30 . Non sarà necessario fissare un appuntamento e le segnalazioni, le istanze dei cittadini saranno accolte  direttamente tramite un prezioso servizio di prossimità da parte dei Carabinieri.

In merito all’iniziativa  il Sindaco Giorgio Cangiano afferma: “ Ringrazio l’Arma dei Carabinieri di Albenga per questo ulteriore servizio che verrà fornito alla cittadinanza. Una scelta che consentirà il contatto diretto tra l’Arma e i cittadini senza che quest’ultimi debbano necessariamente recarsi nella caserma.  Il Comandante della stazione sarà difatti a disposizione della cittadinanza che avrà l’opportunità di fare segnalazioni o  indicare problematiche di vario tipo. Ritengo  che l’iniziativa oltre a confermare la vicinanza dell’Arma dei Carabinieri  verso  i cittadini, possa costituire un valido strumento per risolvere le  varie problematiche”, conclude il primo cittadino.

DAL CORRIERE DELLA SERA EDIZIONE PIEMONTE: premio a Quaglieni per i suoi 50 anni di iscrizione all’Ordine dei giornalisti pubblicisti e per i suoi ultimi due libri in cui ripercorre la storia di molti  autorevoli colleghi. Quaglieni èp già stato insignito con Medaglia d’oro di Benemerito della cultura.

 

Albenga, Geddo chirurgo pioniere primatista mondiale, ora a Bra rimuove tumore maligno

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Mezza pagina di pubblicità a pagamento per il pioniere della chirurgia laparoscopica e primo chirurgo al mondo ad eseguire la colecistectomia laparoscopia. Un curriculum  professionale d’eccellenza nel vero senso della parola e non nell’abuso che oggi se ne fa (Vedi curriculum…..). Compie 51 anni, il 20 gennaio, Gino Geddo, cittadino di Ceriale, cognome assai più conosciuto ad Albenga dove ha studiato al liceo classico Pascoli, conseguito la maturità (50/60) nel 1986. Laura all’Università di Genova, esame di abilitazione nel ‘1993, diploma di specialista in Urologia nel 1998, all’Università di Trieste con il prof. Emanuele Belgrano. L’albenganese- cerialese ha creato il reparto di urologia, dove prima non esisteva, alla Casa di Cura Città di Brà (CN) e retto il Dipartimento Chirurgico dell’ospedale di Albenga. Ha fatto scuola ad un team di professionisti di attività urologica a 360 gradi anche laddove l’urologia non era di casa. Oggi Geddo è una stella, un faro che ai vecchi tempi definivano ‘baroni‘ in camice bianco.

C’è una piccola storia inedita che non ha trovato l’interesse dei media come quasi sempre succede nel lavoro delle commissioni di esame delle Asl, nelle scelte apicali dei primari. Era settembre 2013.  All’ospedale Galliera di Genova viene pubblicato il bando per un incarico quinquennale di direttore medico disciplina urologica per struttura complessa di urologia per il Dipartimento area chirurgia addominale. Il bando prevede l’assegnazione di punteggi da parte della commissione esaminatrice: 50 colloquio, 50 curriculum, 20 capacità gestionali, 15 e 15 per capacità professionali  e sviluppo attività chirurgia mininvasiva e robotica di diagnostiche e terapie  delle patologie urologiche con particolare riferimento alla patologia  prostatica benigna e maligna. Gli ammessi 7: gli urologi Bottero, Campodonico, Canepa, Casuscelli, Geddo, Introini, Perachino.  Accade che l’unico a ‘disertare’ e non presentarsi sia proprio Geddo. Dato ‘assente’ nel  verbale finale. Il bando lo vinse  il dr. Carlo Introini, ultimo classificato  il dr. Massimo Parachino.  Tra i componenti la commissione d’esame figura il dr. Walter Bozzo dell’Asl 1 Imperiese. Sarà forse casuale, Geddo ha avuto un improvviso ripensamento, una crisi professionale. Oppure è stato consigliato dall’angelo San Michele. Che nelle more della storia ingauna, oltre alla antica cattedrale, ha dato il nome  alla Medical Hotel Albenga Casa di Cura San Michele della Enne Srl e che da tempo non naviga  con il vento in poppa. Ne sanno qualcosa, oltre ai soci, i dipendenti, i medici, alcuni legali civilisti alle prese con precetti esecutivi.

Il dr. Geddo è iscritto alla Società  Italiana ed Europea di Urologia. Ha partecipato come uditore e relatore a congressi nazionali ed internazionali, a corsi e simposi. Il suo nome figura  in articoli pubblicati dalla prestigiosa European Urology ed altre pubblicazioni scientifiche. Da primo  operatore ha eseguito decine di Litotrissie Extracorporee ed onde d’urto per calcolosi renale. Al suo attivo almeno 5 mila procedure chirurgiche urologiche. Molte di altissima  complessità. Oggi prevalentemente mini invasiva con laparoscopia ed endoscopia, tecnica ‘open’.

Gran parte della sua vita l’ha trascorsa al Santa Corona di Pietra Ligure esordendo  nei reparti di medicina interna con alcuni luminari quando l’ospedale raggiunse il massimo ‘splendore’ professionale: il prof. Giorgio Marenco, il prof.  Ugo Conti,  il dr. Vito Lucchese. Poi la divisione urologica  a Pietra e al Galliera con il primario dr. Paolo Puppo. Quindi professore a contratto e convenzionato con la Scuola di specialità in urologia dell’Università di Trieste diretta dal prof. Giorgio Carmignani e dal prof. Belgrano. Nel 2003 trasferimento come dirigente medico e responsabile sezione urologia del dipartimento chirurgico dell’ospedale di Albenga dove rimane fino a dicembre 2005. L’ospedale ingauno zoppica, reparti vuoti e chiusi, Geddo non ha difficoltà a trovare un’alternativa nella Casa di Cura Città di Brà (139 posti letto), privata e in regime di convenzione. Il presidente del Cda è il dr.  Giacomo Brizio che ricopre analogo ruolo alla Casa di Cura Sant’Anna di Casale Monferrato. Persona schiva e per nulla esibizionista, invano cercare una sua foto sua media. Di lui si è scritto e polemizzato, sulle cronache locali, lo scorso luglio in merito all’esternalizzazione di alcuni servizi quando l’imprenditore della sanità affermava in polemica con alcuni esponenti del consiglio comunale:”…Si dimentica che la nostra è stata l’unica casa di cura munita di autorizzazione regionale ad aver subito la radicale  trasformazione dell’attività sanitaria svolta, misura che ha ingenerato, per ora, solo perdite concrete, ripianate dai soci con finanziamenti propri che, però, non possono perdurare indefinitamente…». Quanto all’esternalizzazione del servizio di pulizie, e alle reiterate richieste sindacali di liberare il persone OSS dal provvedervi, Brizio invitava a prendere visione del contenuto dei verbali delle riunioni per conoscere la realtà: “Restiamo a disposizione per procedere alla mera esternalizzazione del personale, con le garanzie già enunciate in favore dei lavoratori, in primis il mantenimento delle garanzie ex art 18 per chi le ha maturate”

ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO ON LINE RSVN NEWS

DELLA PROVINCIA DI SAVONA E CHE COLLABORA CON RADIO SAVONA SOUND

Albenga –  Un intervento straordinario eseguito su un paziente albenganese che, proprio in una congiuntura storica in cui troppo spesso si sente parlare di malasanità, desidera ringraziare pubblicamente il suo chirurgo per l’alta professionalità messa in campo dall’Unità funzionale di Urologia della Casa di Cura Città di Brà, per risolvere la sua malattia. Il medico, Dino Geddo, ingauno doc, Responsabile dell’Urologia Casa di Cura Città di Bra, nelle scorse settimane, ha sottoposto ad intervento chirurgico di “Cistectomia radicale videolaparoscopica HD-3D” con ricostruzione di neovescica G.G, 70 anni, affetto da un tumore infiltrante di alto grado della vescica.

La neovescica ileale, riposizionata esattamente nella sua sede naturale, è stata interamente ricostruita prelevando tessuti intestinali, con tecnica totalmente ed interamente intracorporea laparoscopica HD-3D. Un intervento certamente delicato e molto complesso che, rispetto alla chirurgia tradizionale con incisione sull’addome, consente un miglior controllo delle complicanze, del sanguinamento intraoperatorio, del dolore post-chirurgico e risulta anche più conservativo per minor trauma chirurgico e danno estetico. Con la possibilità del paziente di poter camminare già dopo 24 ore. Un tipo di intervento anche mutuabile, perchè possibile alla Città di Brà anche in regime di convenzione e che fa parte dell’offerta sanitaria di Dino Geddo che nella sua lunga esperienza in campo urologico conta diverse centinaia di casi di chirurgia mini-invasiva laparoscopica HD-3D avanzata.

Albenga, 15 anni fa la prima pietra del ‘sogno ospedale’. Ecco i protagonisti e come è finitaSanità pubblica delegata ai privati sul vassoio

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Mentre l’opinione pubblica è ‘distratta’ da esperti in esibizionismo e mediocrità politica, Albenga ed il suo vasto comprensorio, hanno già dimenticato quel solenne giorno in cui si pose la prima pietra del nuovo ospedale, orgoglio quantomeno di chi ci mise la faccia ed osannò al sogno avverato. In una diffusa realtà mediatica del ‘copia e incolla’, è probabile non interessi più di tanto quel detto: ‘come è andata a finire’. Trucioli non ha pretese: né secondo il vangelo dei naviganti vittoriosi, né secondo l’ironia degli imperterriti tribuni. Ci sforziamo solo, quando riusciamo, di documentare. Carta canta. Non ci interessa a chi fa comodo e a chi dispiace. Per trucioli resta quel monito: ” Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro”, citazione dello scrittore cileno e attivista politico  di democrazia Luis Sepulveda. Ma il  Nostradamus di Albenga, annuncia al Secolo XIX: “Un giorno il nostro ospedale diventerà il polo sanitario del ponente, è nel destino”.

Albenga 2004 – Teresiano De Franceschi, direttore ospedale S.M. Misericordia.”Realizziamo il sogno che alcune generazioni di ingauni hanno potuto solo accarezzare per il nostro comprensorio che ha sempre creduto nel nuovo ospedale….”. Mauro Zunino sindaco: “La costruzione dell’ospedale rappresenta una risposta a chi soffre e impone di lavorare tutti insieme, in modo efficace…“. Ubaldo Fracassi direttore generale Asl 2:” E’ raro che una P.A. in soli 3 anni, partendo da zero, sia riuscita a reperire fondi pubblici, fare il progetto, avere le aree e aprire il cantiere…“. Il consiglio regionale della Liguria, con la maggioranza del presidente forzista Sandro Biasotti, approvò, finanziando parte del nuovo ospedale “per soddisfare la costante crescita socio – economica  e demografica del comprensorio  ingauno….”. Altro che crisi ! Per queste ragioni i posti letto aumentavano da 160 (vecchio ospedale) a 210. Angelo Barbero (ex consigliere comunale e regionale di maggioranza): “Successi come questo, assicurando al territorio un ospedale pubblico, non si improvvisano ma sono il risultato di un lavoro di squadra e ne siamo orgogliosi…”.

Un appalto da 35 milioni di euro (70 miliardi di lire). Mandante Demont Srl e mandatario Impreuro Impresa Costruzioni generali. A chi facevano capo ? Chi si aggiudicò la parte del leone e chi ci rimise le penne ? arrivando a proteste con articoli stampa, azioni legali e giudiziarie ?  I cittadini informati avranno avuto modo di leggere gli approfondimenti  e le coraggiose inchieste giornaliste a cui ci ha abituati Ivg.it  sempre dalla parte dei fedeli lettori che apprezzano, premiano, determinano l’exploit di cassa pubblicitario. In compagnia, con toni ed argomenti diversi, degli immancabili benpensanti. E noi, piccoli cittadini, rilegati al banco dell’asinello che più lo pesti, più raglia e si ritrova isolato dalla classe più illuminata. Quella completezza di libera informazione capace di fare da volano ad una migliore classe politica. E’ cosi ? E’ quanto accade nella nostra provincia con la diffusione di massa di Ivg che pure riveste ormai un ruolo determinante ? Soprattutto tra il cosiddetto ‘popolino’,  ma sarebbe troppo riduttivo.

PREMESSA E ANTEFATTO – Non ebbe successo, anzi qualcuno derise, la proposta dell’allora giovane presidente della Provincia, Alessandro Garassini, avvocato già di fede e carattere democristiano, come il papà benvoluto sindaco di Loano, di realizzare un ospedale comprensoriale a Borghetto S. Spirito, nell’area che avrebbe già dovuto ospitare la stazione ferroviaria comprensoriale (Ceriale, Borghetto, Loano, Balestrino, Boissano, ma anche Pietra che, con la stazione sul viadotto ai confini con Tovo e Giustenice, viene declassata a fermata). A Borghetto si trova il casello autostradale. C’è ancora chi riconosce al vecchio cronista che fu tra solitari – unico giornalista – a sostenere tenacemente le ragioni e l’opportunità di un ospedale baricentrico, dopo aver incalzato l’Autofiori sull’esigenza di un casello intermedio tra Albenga e Pietra Ligure, tenendo conto degli intasamenti in cui finiva l’Aurelia.

Non serviva il nuovo ospedale di Albenga (vedi oggi la conversione ai privati per sopravvivere…) a meno di smantellare – cosa che sta avvenendo da tempo –  il Santa Corona. E solo oggi si scopre che se vuole ancora ‘resistere’, deve essere concentrato in un monoblocco, mettendo in vendita al mercato immobiliare le fatiscenti strutture ed attigue aree. Non si sarebbe giunti alla ‘folle guerra’ a suon di fans tra il Santa Corona, il S. M. di Misericordia, trascinando nel braccio di ferro, di chi ha più peso e forza, il San Paolo di Savona, con  ordini del giorno, pressioni, campagne stampa, prese di posizione di sindaci, consigli comunali, esponenti politici regionali.

Non si sarebbe letto che uno dei promotori del nuovo ospedale di Albenga, con coerenza del politico ‘trombato’, cittadino fortunato e benestante, possa candidamente dichiarare: ‘Trasferiamo il Santa Corona ad Albenga, un nosocomio unico per il ponente e l’entroterra’.  Non è un anonimo,  Angelo Barbero medico di base, senza che la libera stampa abbia un sussulto. Senza ascoltare, ciò che oggi in molti ammettono: la proposta  Garassini – attratto dalla vocazione dei leghisti savonesi e liguri e chiamato a salvare, da presidente del Cda, la disastrata ATA, il Comune di Savona socio all’85%, Vado Ligure al 15% – era non solo la più sensata e logica. Non saremmo arrivati al nuovo ospedale rimasto semivuoto e dovendo ricorrere all’ancora di salvezza affidamento Sanità pubblica a privati. Con ciò che si è realizzato anche grazie al denaro dei cittadini contribuenti e del benefattori del Santa Maria di Misericordia.

Albenga accomunata a Cairo Montenotte e Bordighera. Sappiamo che chi se lo può permettere  si rivolge alle strutture private  ambulatoriali che ora, per annientare il pubblico, praticano prezzi di assoluta concorrenza. Un po’ come accadeva, inizialmente, tra supermercati e negozi famigliari. L’articolo 32 della Costituzione, la ‘più bella del mondo‘, nel primo comma recita: “La Costituzione Italiana riconosce il diritto alla salute definendolo (il diritto ndr) fondamentale per l’individuo”.  Ma se questo diritto è diffusamente a pagamento, per chi non dispone risorse, o chi ne ha appena per sbarcare il lunario, si tratta di un diritto, nei fatti, negato. E la ricca  e florida Liguria, con la sue Riviere del miracolo immobiliare, delle aree edificabili, le sue spiagge gallina delle uova d’oro, checche se ne dica, si è rassegnata a vendere la sua Sanità al migliore offerente. Del resto l’Istat testimonia che nel 2017 sono stati 44 milioni (circa il 77 %) gli italiani che hanno provveduto di tasca propria alle prestazioni sanitarie per esami, visite o acquisto di medicinali, salvavita inclusi. Non ci sono dibattiti sui talk show, nei quotidiani e web più diffusi. Le telecamere entrano nei pronto soccorso o in corsia quando scoppia il caso eclatante, nessuno  entra nei ‘santuari’ ambulatoriali (o cliniche private) per ascoltare i cittadini. O perlomeno chi ha scelto quell’alternativa per una carenza della Sanità pubblica.

Oggi abbiamo la sindrome del cambiamento, non ci interessa ricordare che il ‘miracolo Italia’ è stato opera di uomini e donne della Democrazia Cristiana, dei suoi alleati, ma anche di un partito comunista da molti combattuto e si  potrebbe rimpiangere per la sua unità. Senza andare lontano, Albenga fu la prima città in Italia che fece una giunta Pci – Pli.  Un comunista di ferro come sindaco, Angioletto Viveri ed un imprenditore edile di successo, senza paraocchi, vice sindaco, Giovanni  Dario Zunino. Un’alleanza che proiettò Albenga, per mesi, nelle tribune politiche nazionali della Rai, una formidabile promozione per la città, seconda solo al febbraio 1960: Campanile Sera di Rai Uno in prima serata. Mike Bongiorno raggiungeva, all’epoca, 9 -10 milioni di telespettatori. Tribuna Politica si assestava sui 5-6 milioni. (l. cor.)

La maggioranza dei cittadini, a leggere i sondaggi elettorali, temeva – e forse teme –  l’incontrollata invasione africana anche se i dati riferiti al 2017, quando governava il centro sinistra del presidente  Gentiloni, certificano che sia la Germania prima in classifica con 325.370 profughi accolti. Ha ragione però chi fa osservare che quel paese è la locomotiva economica in Europa.  Ha più incarcerati per evasione e frode fiscale. Il primo in Europa dove la durata dei processi, dalla prima udienza all’ultima pronuncia, non supera i 4 anni. Il paese che negli ultimi 10 anni ha accolto per studio e soprattutto lavoro, oltre 150 mila giovani italiani, almeno 8 mila sono liguri e 1500 savonesi. Al secondo posto viene la Francia, secondo potenza economica Europea con 40.575 migranti,  segue l’Italia con 35.130. E ora con il governo del pugno di ferro alla Matteo Salvini, ministro dell’Interno, gli arrivi sono crollati di oltre 80%. Un durissimo colpo, si direbbe, alle organizzazioni criminali e mafiose che commerciano e speculano sui disperati della terra. Un duro colpo, dice qualche giornalista di sinistra e di destra, ai ‘professionisti dell’accoglienza’, leggi cooperative rosse e bianche.  Una regolamentazione è salutare, meglio senza passare all’eccesso come probabilmente sta avvenendo.

Il cittadino distratto o disinformato ignora  che i ‘campioni europei dell’accoglienzai sono anche un governo della destra e un altro socialdemocratico; l’Austria e la Svezia. Garantiscono protezione a 33.925 e 31 235, rispettivamente, richiedenti asilo. In Italia sono borderline oltre 500 mila extra comunitari, nelle carceri sono ormai in maggioranza. E  nelle maggiori città, in zone centralissime e nelle periferie degradate, la presenza di migliaia di sventurati, senza casa, senza lavoro, in ostaggio di trafficanti di essere umani, di droga e ricettatori (un grande business italiano, made ‘ndrangheta’, mafia africana e di paesi balcanici) finisce per suscitare comprensibile allarme sociale, premiando il neo leader del momento, Salvini.

Ebbene mentre una maggioranza schiacciante, da Nord a Sud, si ribella all’invasione dei ‘barbari’ (Carofiglio, ex magistrato Pm, alla tv, la 7, ha ricordato che nessuno cita il numero di migranti che arrivano, via aerea, come turisti, da  paesi ex comunisti  europei che esercitano e premiano la tolleranza zero, accarezzano il fanatismo fascistoide).

Non ci si indigna, non ci si ribella, non ci sono cortei di protesta per il dissolvimento, nel ponente ligure, della assistenza sanitaria pubblica per la quale ognuno di noi ha versato e continua a versare, anche da pensionato, i contributi.

Dopo la capillare rete di ambulatori medici e studi specialistici, hanno fatto ingresso le ‘Spa’ nazionali che non possono deludere in una sana economia di mercato i loro investitori. Laddove, leggi ospedali, il pubblico ha fallito, ha divorato ingenti risorse, amministrato dalla politica ed in passato anche dalle lobby del sindacato. Così l’unica speranza di salvezza sarebbe affidata ai privati che almeno loro sanno amministrare la sanità e i bilanci, i risparmi antisprechi, la produttività. Non solo, da Ivg.it alle cronache dei quotidiani locali, si assiste ad una massiccia campagna promozionale. Se per i quotidiani del Gruppo De Benedetti può essere uno zero virgola del bilancio, per la Srl di Matteo Rainisio e sorella è tanta manna. Ecco come gira la civiltà e la cultura sociale del terzo secolo. La comunicazione che fa più presa nei cittadini e nella classe politica che, a sua volta, sa essere generosa in campagna elettorale o negli uffici stampa.

Ad Albenga, farà ingresso nel nuovo ospedale, quale terzo gruppo privato ad alternarsi e vincere la sfida, l’Istituto Ortopedico Galeazzi ( San Donato, Milano), ottima nomea, che ha presentato un’offerta con il 5 per cento per cento di sconto sul prezzo a base d’asta.

COMMENTA Cittadinanzattiva Liguria Onlus.

“….Nello specifico settore della sanità, quindi, vuol dire una attenta verifica della compatibilità della, pur legittima, aspettativa del privato (fare profitto) con le esigenze pubbliche. In particolare il privato ( quello profit), in primo luogo, dovrebbe porsi sul mercato e non “sfruttare” il pubblico. Non deve essere sostitutivo del pubblico, ma integrare il servizio pubblico nei servizi non istituzionali. Deve essere attentamente e continuativamente controllato. Il ricorso al privato deve essere rispettoso di criteri di economicità – Deve osservare le stesse regole del pubblico in un piano di assoluta parità”. 

“Leggendo il bando appaiono evidenti i rischi per la tutela della salute del cittadino. Il privato può erogare il 25% delle prestazioni a favore di pazienti fuori regione. Attualmente l’indice di rotazione dei posti letto presso i tre ospedali risulta – mediamente – (fonte Alisa I semestre 2017) 27,7 Bordighera – 45,3 Albenga – 32,0 Cairo -. Come fare a fare più soldi’ ? aumentando l’indice di rotazione dei posti letto e quindi con dimissioni precoci, con evidente danno ai pazienti ? A fronte della concessione dei tre ospedali del Ponente, il privato dovrà versare alla Regione canoni annuali per euro 1.800.000,00 (durata della concessione 7 anni prorogabili per ulteriori 5) Nessuno ha spiegato come sono stati valutati i costi della concessione che deve versare il privato…Come e’ stata determinata la somma complessiva di euro 1.800.000 annui? ….I costi di locazione di soli immobili simili sul sito Agenzia delle entrate appare ben diversa ! …”. 

“L’Assicurazione del concessionario – per eventuali danni anche ai pazienti – è molto limitata, prescrivendo il bando un massimale a 5 milioni per sinistro (se un incendio colpisce un reparto chi paga e con quali garanzie visto che il privato — società può anche fallire). E’ inaccettabile poi che il concessionario potrà utilizzare le proprie insegne sostituendo quelle dell’ASL di pertinenza. L’ospedale è stato costruito con i soldi dei cittadini e quindi non può servire per la pubblicità di un terzo privato”. “Anche l’eventuale argomento della scarsità di risorse (ragione – falsa – per cui potrebbe essere stata fatta la scelta di privatizzazione) non regge al confronto con i dati. La Regione ha “risparmiato” in termini di personale 107 milioni di euro rispetto ai pur stringenti limiti delle leggi finanziarie nazionali (fonte relazione di parifica al bilancio regionale 2016 della Corte dei Conti Liguria). In conclusione non esistono neppure ragioni di risparmio e di maggior efficienza che possano giustificare la rinunzia alla gestione pubblica di un servizio cosi’ importante. La ragione fondamentale è’ pertanto – conclude  Cittadinanzaattiva – quella che la Regione ha declinato il suo ruolo a favore degli interessi di chi vuol fare profitto anche sulla sanità, oltre che su altri servizi pubblici (acqua, trasporti, rifiuti, etc.)”.

Recentemente, a Imperia Tv, il presidente del consiglio provinciale leghista, Alessandro Piana imperiese, ha ricordato che dei poco più di 5 miliardi di bilancio regionale, 3 miliardi e 100 sono assorbiti dalla Sanità.

COMMENTO DI UN MEDICO CHE  HA SEMPRE LAVORATO

 NEL PUBBLICO, PRONTO SOCCORSO INCLUSO

Purtroppo, stiamo assistendo ad un decadimento generale dei valori: di fronte al denaro, l’Uomo non conta più nulla. Quando si tratta di servizi pubblici essenziali ad alta rilevanza sociale – e la Sanità rientra, a pieno diritto, tra questi – si pone l’eterno conflitto tra efficienza ed efficacia, ma va da sé che sia quest’ultima da privilegiare, pur senza trascurare l’efficienza, il che, in concreto, significa assicurare all’utenza il necessario servizio, ma senza sprecare o scialacquare. Da troppo tempo, la Sanità è in mano a persone che non provengono dall’ambiente e, pertanto, non possono emanare direttive in scienza, ancorché possano farlo in coscienza, tuttavia, si pone sempre l’accento sul bilancio, oserei dire sui conti della serva, che sembrerebbero, come per magia, non interessare nessuno allorquando si tratti di personale amministrativo di vertice: si nega un incremento del numero di Medici o di infermieri, ma non si batte ciglio per quelle molte persone che stanno negli uffici, lontane dalle corsie, dagli ambulatori, dalle sale operatorie.
La recente privatizzazione di alcune attività, come la gestione dell’Ospedale di Cairo Montenotte, tocca bassezze inaudite: pur senza negare il prestigio professionale dell’Istituto Galeazzi, il fatto che si tratti di un gruppo di Società per Azioni la dice lunga su quale sarà il modus operandi et gerendi adottato in futuro.

Dr. ing. Roberto Borri (Alessandria)

Alassio, Enzo e Roberto cultura e culturismo.D’Angeri l’ambasciatore, lettera a Dagospia

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Dal serio al faceto. Dalla storia vera ed interessante di cultura del culturismo con Enzo La Morticella (impiegato alla Sca di Alassio) e Roberto Calcagno, insegnante monregalese, alla estemporanea lettera a Dagospia dell’ambasciatore del Belize a Roma. Un tempo non lontano personaggio riverito e servito nell’Alassio dell’opulenza, fino a quando trucioli.it, in solitudine, ha scoperto che il tribunale fallimentare di Savona aveva messo all’asta i due alloggi da sogno affacciati sul lungomare Cadorna, verso il porticciolo. E la famiglia aveva provveduto a traslocare quanto poteva. Ora i D’Angeri indossano l’abito del benefattore con i profughi ‘ostaggio’ in mare e sbarcati a Malta prima che scrivessero la lettera proposta.  Da Alassio, infine, impazza via social il fotomontaggio di un sindaco in fascia tricolore corredato della scritta “Persona informata sui fatti”.SE AD ALASSIO, DOPO LA VENDITA ALL’ASTA DEL FAVOLOSO ALLOGGIO SUL MARE, CI SONO CREDITORI E’ IL MOMENTO DI FARSI AVANTI CON LA GENEROSITA’ DELL’AMBASCIATORE MENTRE ALCUNI ALASSINI CI CHIEDONO DI PUBBLICARE LA LISTA DI CHI GLI ANDAVA A BRACCETTO ORGOGLIOSO ANCHE SOLO DI PRENDERE INSIEME UN CAFFE’ AL BAR: ABBIAMO DEI FENOMENI CHE SE LA TIRANO ANCHE DA INTELLETTUALI E QUANDO QUALCHE LORO AMICO CADE IN DISGRAZIA NESSUNO LO CONOSCE PIU’

LA LETTERA NOTIZIA LANCIATA DA DAGOSPIA

PROPOSTA – ‘’L’AMBASCIATORE D’ANGIERI TRAMITE L’AMBASCIATA DEL BELIZE PRESSO LA SANTA SEDE VUOLE PROPORRE DI AIUTARE UNA FAMIGLIA ORAMAI DA DIVERSI GIORNI SULLA SEE WATCH – LA PROPOSTA È QUELLA DI FARE SBARCARE UNA FAMIGLIA E RIMANDARLA AL PROPRIO PAESE ED INVESTIRE SU DI LORO DONANDO EURO 25.000 PER UNA START UP IN MODO CHE SI POSSONO CREARE UN FUTURO NEL LORO PAESE’’

Il sindaco Canepa (ora ex), a fine agosto 2017, ha consegnato L’Alassino D’Oro all’ambasciatore del Belize, presente con la famiglia, moglie e figli

La famiglia dell’Ambasciatore D’Angieri tramite l’Ambasciata del Belize presso la Santa Sede. La proposta è quella di fare sbarcare una famiglia mandando una barca a prendere una  famiglia di profughi, rimandarla al proprio paese ed investire su di loro e donare Euro 25.000 per una Start Up in modo che si possono creare un futuro nel loro paese. L’Ambasciatore D’Angieri, tramite il figlio Stefan, che ricopre il ruolo di capo Missione dell’Ambasciata del Belize presso la Santa Sede, ascoltando le parole di Papa Francesco hanno preso la decisione di mettersi in contatto con il Comandante della nave e dare un futuro ad una famiglia che è da mesi che naviga senza meta e senza sapere il loro destino. Saranno a carico della famiglia D’Angieri le spese di viaggio dei profughi affinché possano tornare in patria e dare una opportunità a queste persone e lo stesso Ambasciatore li accompagnerà nel loro paese affinché le autorità dello stesso paese li lascino vivere autonomamente questa famiglia e possono crearsi un futuro. Augurandosi che questo gesto di solidarietà possa essere fattibile e che altre persone possano seguire la stessa opera. Vuole proporre di aiutare una famiglia oramai da diversi giorni sulla See Watch. Io sono figlio e nipote di emigrati i quali hanno dovuto lasciare l’Italia nel 1942 per le persecuzioni razziali e io già da studente per studiare sono dovuto emigrare in vari Paesi e so quanto è doloroso lasciare il proprio paese. Noi non crediamo che la fuga dai Paesi di origine sia la soluzione ma investire nei paesi di origine affinché queste famiglie possano non cadere nelle mani dei trafficanti di uomini che oggi si arricchiscono alle spalle della povera gente.

Noi ci auguriamo che questa proposta possa essere accettata sia dalle autorità Italiane nel caso dovranno sbarcare in Italia o a Malta se sbarcheranno a Malta o che ci diano il permesso di farle solo transitare in un paese sicuro affinché possano prendere un aereo di ritorno e crearsi una nuova vita.

H.E. Nunzio Alfredo D’Angieri, Ambassador Extraordinary and Plenipotentiary of Belize for European Affairs

HANNO MESSO IN RETE, DOPO L’INTERROGATORIO IN PROCURA DEL SINDACO MELGRATI, NELLA VESTE DI TESTIMONE, UNA FOTO ED UN MESSAGGIO CON CERCASI URGENTEMENTE TESTIMONIANZE DI BENPENSANTI

 

Alassio Torneo Befana, trionfa Libellula Brale formazioni cuneesi si aggiudicano tre trofei

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Il c.t. della nazionale femminile, Davide Mazzanti, ospite per la giornata di chiusura della manifestazione dell’Alassio Volley, con la partecipazione di 78 squadre. Palaravizza gremito per le cinque finali. Formazioni cuneesi grandi protagoniste. Per la prima volta tre trofei ad un solo club. Quattro podi per le lombarde del Lemen. Per la Liguria un 2° posto grazie al Finale nell’Under 12 e un 3° con il Vgp Genova nell’Under 16.

Il saluto del c.t della nazionale femminile di Volley Davide Mazzanti

La kermesse di pallavolo giovanile per tre giorni ha tenuto banco ad Alassio e dintorni con la partecipazione di 78 squadre. Dopo una breve passeggiata in riva al mare e nel Budello, il tecnico azzurro si è recato al Palaravizza (stracolmo di pubblico), dove si è intrattenuto con i colleghi, ha assistito alle finali (andate in onda, per la prima volta, in diretta streaming) e, con grande disponibilità, è poi sceso in campo per premiare e salutare gli oltre mille protagonisti: atlete ed atleti (solo qualche maschietto nell’Under 12), allenatori, dirigenti e arbitri.

Una visita, quella con Mazzanti – che ha avuto anche modo di dialogare con il vicesindaco Angelo Galtieri e con Roberta Zucchinetti, consigliere delegato allo sport – che lascia ben sperare per un ritorno, già nel 2019, della nazionale nella Città del Muretto.

Dal punto di vista agonistico, come previsto, a dominare sono stati i club piemontesi: in tre delle cinque categorie (Under 14, 13, 12) si è registrato il trionfo del Libellula Bra, mentre tra le più grandicelle ad aggiudicarsi la prestigiosa vittoria sono stati El Gall Grinzane Cavour (Under 18) e Acqui Terme (Under 16, il tabellone con il maggior numero di compagini iscritte, ben 27), superando in entrambi i casi nell’atto decisivo l’Ubi San Bernardo Cuneo, sodalizio che l’anno scorso aveva fatto doppietta. Exploit Libellula: in precedenza non era mai successo che una società portasse a casa tre trofei in un solo colpo.

A tenere alti i colori lombardi ci hanno pensato le bergamasche del Lemen, che nel 2018 avevano fatto centro nell’Under 12 evitando il monopolio piemontese, con quattro podi (addirittura due nell’Under 13), mentre per la Liguria il bottino è di un 2° podio con il Finale, che è subentrato all’ultimo momento, nell’Under 12 (con Ludovica Corna premiata quale miglior giocatrice) e una terza posizione con le genovesi del Vgp tra le Under 16.

Tra le autorità presenti alla giornata finale, anche Matilde Falco, presidente del Comitato Territoriale Fipav, rappresentanti del Pgs. “Non potevamo celebrare la 20esima edizione in maniera migliore – ha detto a fine manifestazione Giancarlo Bertolotto, presidente dell’Alassio Volley –. Devo dire che anche quest’anno ci siamo superati: un ringraziamento speciale lo voglio rivolgere a Ornella Testa e Cinzia Molle, i due autentici pilastri del Torneo della Befana, e alle tantissime squadre che hanno deciso di trascorrere in riviera, con noi, l’inizio del nuovo anno. E poi dico grazie ai collaboratori, all’amministrazione di Alassio, alle società e ai Comuni che ci hanno ospitato nei vari impianti, a Fipav e Pgs, agli sponsor, agli enti sostenitori, a tutti coloro che hanno reso possibile un’altra memorabile pagina di sport ad Alassio. E’ stata un’edizione particolarmente impegnativa, ma siamo davvero soddisfatti. E la presenza di Mazzanti è stata davvero una graditissima ciliegina sulla torta. L’obiettivo per il futuro, anche per un discorso turistico, potrebbe essere quello di allargare i confini,  coinvolgendo anche team dall’estero. Ci piace migliorarci anno dopo anno, ma l’asticella si sta alzando sempre di più…”.

Carlo Ferraro

Le classifiche finali del 20° Torneo della Befana

Under 18: 1. El Gall, 2. Ubi Cuneo, 3. Lemen Sole, 4. Labor, 5. Busca, 6. Golfo Diana, 7. Alassio, 8. Union Volley, 9. Basiglio, 10. Lemen Stella.

Under 16: 1. Acqui Terme, 2. Ubi Cuneo, 3. Vgp Genova, 4. Cagno Como, 5. Fortitudo 03, 6. Racconigi, 7. Involley 05, 8. Union for Volley, 9. Albenga, 10. Parella, 11. Labor, 12. Collegno, 13. Got Talent Blu, 14. Paladonbosco, 15. Nsc Imperia, 16. Piossasco, 17. Fenera Chieri, 18. Aosta, 19. El Gall, 20. Volley Scrivia, 21. In Volley 04, 22. Fortitudo 04, 23. Sabazia, 24. Cus Torino, 25. Cus Torino, 26. Mazzucchelli Sanremo, 27. Got Talent Bianca.

Under 14: 1. Libellula Bra, 2. Lemen, 3. In Volley Chieri, 4. Valchisone, 5. Cuneo, 6. Balamunt, 7. Basiglio, 8. Cagno, 9. Parella, 10. Maremola, 11. Armataggia, 12. Sangip, 13. Labor, 14. Golfo Diana, 15. Celle.

Under 13: 1. Libellula Bra, 2. Lemen Blu, 3. Lemen Bianca, 4. Pavic Romagnano, 5. Parella Torino, 6. Cagno Como, 7. In Volley Chieri, 8. Nsc Imperia, 9. El Gall Grinzane, 10. Labor, 11. Cuneo Bianca, 12. Valchisone, 13. Albisola, 14. Cuneo Rossa, 15. Racconigi, 16. Carmagnola.

Under 12: 1. Libellula Bra Sr, 2. Finale, 3. Valchisone, 4. El Gall, 5. Loano, 6. Cuneo, 7. Sangip, 8. Maremola, 9. Libellula Jr, 10. Albenga.

I premi speciali individuali

Under 18: Alessia Bergesio (El Gall, miglior giocatrice), Alessia Miretti (Cuneo, attacco), 3. Alice Gritti (Lemen Sole, palleggio), Elisa Viviani (Cuneo, difesa).

Under 16: Gera Meslani (Cuneo, miglior giocatrice), Beatrice Battistino (Cuneo, attacco), Sara Moretti (Acqui terme, palleggio), Giorgia Landi (Vgp Genova, difesa).

Under 14: Sonia Prekducaj (Involley, miglior giocatrice), 2. Francesca Bianco (Bra, attacco), Matilde Rostagno (Valchisone, palleggio), Giorgia Zambelli (Lemen, difesa).

Under 13: Veronica Francoli (Pavic, miglior giocatrice), Serena la Rosa (Libellula, attacco), Sara Beretta (Lemen, palleggio), Elisa Rota (Lemen, difesa).

Under 12: Ludovica Corna (Finale, miglior giocatrice), Giulia Mascatello (Loano, attacco), Noemi Bertolusso (Bra, palleggio), Giorgia Balzo (Valchisone, difesa). Maggiori dettagli sui risultati e una ricca foto gallery sono reperibili su Facebook alla voce Alassio Befana.

Lo staffa che ha assicurato lo svolgimento della partecipata manifestazione sportiva

Alassio: quei 50 personaggi al Foot Golf 2019

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Ha solo 4 anni, ma tre, dei quattro personaggi dall’esordio, con l’ultima edizione (2019), si  raggiunto la meta dei 50. E poi c’è voluto la potenza di fuoco dell’albenganese – alassino Antonio Ricci per ‘lanciare’ via etere, all’antivigilia, la manifestazione ai suoi 7-8 milioni di telespettatori di Striscia la Notizia. Uno spot di un paio di minuti che a pagarlo non bastavano il costo di un paio di importanti eventi cittadini. Anche il benefattore Ricci ha avuto, grazie a Mediaset, un ruolo nell’exploit senza precedenti di afflusso turistico, di gran lavoro per esercenti, commercianti, albergatori che hanno tenuto aperto. Una città viva e gente, come sia sa, attira gente, fa promozione. E poi, sia concesso l’onore al merito, l’obiettivo di Silvio Fasano, premiato con l’Alassio d’Oro 2019, fa da perfetto corollario e propagatore via social. Vedi anche a fondo pagina: nella sala consiliare, lunedì 14 gennaio, alle ore 11.30, la presentazione del progetto ITALIAN RIVIERA EXPERIENCE.

 

ITALIAN RIVIERA EXPERIENCE: PRESENTAZIONE DEI CORSI CHE COINVOLGONO IMPRENDITORI DI COSTA ED ENTROTERRA 

Incontro nella sala consiliare del comune di Alassio per l’avvio dei percorsi formativi dedicati all’ideazione e alla promozione  di prodotti turistici esperenziali 

Si terrà il prossimo lunedì 14 gennaio, alle ore 11.30, la presentazione del progetto ITALIAN RIVIERA EXPERIENCE, con il quale l’ATS FOCUS, formato da E.S.E. SV – E. L. F. o Liguria – Futura – Conform s.r.l. e E.S.S.E. Ge, si è aggiudicato il finanziamento europeo per la formazione degli imprenditori nel campo della promozione attraverso i new media dei prodotti turistici esperenziali ( OB. SPEC.11 DEL PO FSE 2014-20209.

L’incontro è promosso dall’assessorato al turismo in collaborazione con l’associazione albergatori di Alassio, CIA e Confagricoltura coinvolte con i loro associati nei percorsi formativi. Come sottolineano gli organizzatori: “Questo progetto formativo rappresenta un’occasione straordinaria per il nostro comune in un ottica di alleanze e sinergie tra territori ed aziende della costa e dell’entroterra; l’auspicio è che da questa esperienza possano nascere nuovi prodotti legati all’enogastronomia capaci di generare nuovi flussi turistici per il nostro comprensorio.”

 

 


Il nuovo ‘boom economico’ visto dal savonese

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Industria, a novembre crolla la produzione. E la crisi economica non si ferma.Il premier Conte: “Mi attendevo e temevo un dato negativo come in Europa”. L’indice è diminuito in termini tendenziali del 2,6%. Crolla il settore auto che sfiora una discesa del 20%. Moderata crescita tendenziale solo per i beni di consumo (+0,7%); in calo beni intermedi (-5,3%) ed energia (-4,2%).  Di Maio: “Siamo alle soglie di un nuovo boom economico”.

 di Franco Astengo

BOOM ECONOMICO !

Intervenendo agli Stati generali dei Consulenti del lavoro, Di Maio ha parlato di un nuovo boom grazie al digitale.

Il vice presidente Di Maio ed il ‘noto’ consulente genovese avv. Luca Lanzalone, socio del Golf di Garlenda

Le due notizie sono di ieri e dimostrano la distanza che ai vertici del governo si situa tra la realtà drammatica concretezza della situazione in atto e la fantasia improvvisatrice di chi addirittura evoca il boom economico.

Una dimostrazione lampante della difficoltà che incontra la politica italiana ormai immersa in una sorta di delirio mediatico attraverso il quale si sono sparse promesse, si è fatto lievitare un consenso fondato su di un gigantesco voto di scambio, si sono aperti conflitti a tutti i livelli che sarà difficile comporre in futuro.

Come si combina poi l’idea del boom economico con la “decrescita felice” che apparentemente stava alla base della filosofia alternativa espressa dal M5S, rimane tutto da dimostrare.

Evocare il boom economico poi non è affare da poco e quindi vale la pena rinfrescare un poco la memoria riassumendo, molto sommariamente, come si svolse la fase che tra la fine degli anni’50 e primi anni’60 del XX secolo segnò un salto negli indici di sviluppo dell’Italia mutando anche profondamente la vita quotidiana di una parte importante del Paese.

Non erano tutte rose e fiori: quest’affermazione va posta in premesse e ricordata bene; si verificarono squilibri enormi sul piano sociale e dell’uso del territorio tra le diverse parti dell’Italia e si verificarono avvenimenti di grande importanza anche sul piano politico.

Una sintetica ricostruzione della fase del “miracolo economico”

L’Italia, in passato, è stata protagonista propri nella fase di ricostruzione dalla tragedia bellica di una particolare forma di economia mista che aveva già caratterizzato il fascismo (dal quale del resto la giovane Repubblica aveva ereditato strumenti d’iniziativa e gestione economica come l’IRI e l’ENI).

Nel corso degli anni, a partire dalla seconda metà del ‘900, si verificarono veri e propri spostamenti d’asse sul piano globale al riguardo dei riferimenti relativi all’economia, alla produzione industriale, alla distribuzione del reddito, alla diffusione del welfare state e della democrazia.

In questo quadro però l’economia italiana mantenne comunque limiti strutturali sui quali vale la pena indagare anche dal punto di vista della ricostruzione storica.

Limiti strutturali che poi ebbero un peso nel corso dei tumultuosi processi innestatisi nel corso degli anni’90 del XX secolo a causa dell’esplosione di Tangentopoli e delle esigenze di riallineamento dovute alla stipula dei trattati europei (specificatamente quello di Maastricht, datato 1992) e successivamente all’ingresso nell’area della moneta unica.

Limiti già apparsi evidenti fin dalla fase della seconda ricostruzione post-bellica, preparatoria a quel “miracolo economico” che il nostro Paese visse a cavallo tra la fine degli anni’50 e i primissimi anni del decennio successivo.

Una fase, quella 58 – 63 indicata come effettivamente contraddistinta dal “miracolo economico” e coincidente con fenomeni politici di grande rilevanza sia sul piano internazionale sia sul piano interno: dal cosiddetto “disgelo” tra i due grandi blocchi militari allora esistenti sul piano planetario, all’incubazione e formazione – in Italia – della formula del centrosinistra, con l’ingresso del PSI nell’area di governo a fianco della DC.

Ricostruire quella fase, allora, può risultare un esercizio utile anche per capire alcuni fondamentali tratti della situazione attuale.

Tratti che forse sfuggono a chi pensa di poter parlare di “miracolo economico” imminente.

A partire dal 1951 i successivi dodici anni furono caratterizzati da un veloce sviluppo e da una profonda trasformazione strutturale.

Gli aspetti fondamentali di questa evoluzione furono essenzialmente questi:

  1. Il forte sviluppo dell’industria manifatturiera, sviluppo che trasformò il Paese facendolo passare da un’economia prevalentemente agricola a un’economia prevalentemente industrializzata. Questo tipo di trasformazione risultò particolarmente accentuato nella zona del triangolo industriale Milano –Torino – Genova dove le novità manifatturiere arrivarono a contribuire per il 40% del PIL e per il quasi 45% al totale del prodotto del settore privato;
  2. Il passaggio da una struttura chiusa agli scambi con l’estero a una struttura fortemente caratterizzata da un processo di integrazione con gli altri paesi industrializzati;
  3. La conseguente trasformazione nella struttura degli insediamenti, nella direzione di una concentrazione sempre più elevata nelle grandi città con oltre 100.000 abitanti che nel 1955 raccoglievano il 21,6% della popolazione: nel 1968 ne raccoglievano già oltre il 28%.

Oltre a questi aspetti, del resto comuni a ogni frangente di pronunciato sviluppo industriale, il “caso italiano” ha presentato, in quel periodo, alcune caratteristiche giudicate peculiari (formative, infatti, della dizione “caso italiano” fin troppo frequentemente usata nel tempo, anche a sproposito).

Queste caratteristiche peculiari potevano essere così descritte:

1)    Un progressivo “dualismo” della struttura produttiva, che nel contempo registrava la nascita e la crescita di imprese tecnologicamente avanzate al livello delle industrie più progredite nei paesi europei e il permanere di piccole strutture arretrate, caratterizzate da bassa produttività e inefficienza;

2)    La cosiddetta “distorsione del consumismo” consistente nel fatto che, mentre alcuni consumi privati anche di genere non necessario (motorizzazione privata, elettrodomestici, televisori) si erano andati sviluppando molto velocemente mentre altrettanto non era avvenuto nel settore dei consumi pubblici, anche nei casi che avrebbero dovuto essere riconosciuti come assolutamente prioritari: istruzione, sanità, casa;

3)    Si allargava, intanto, una distanza profonda fra il grado di sviluppo delle regioni settentrionali e quello delle regioni meridionali, nonostante il flusso della spesa pubblica fosse orientato prevalentemente verso il Sud.

Questi tre aspetti, appena elencati, potevano da subito essere individuati come elementi negativi eliminandoli attraverso una corretta impostazione della politica economica.

Attorno a questi elementi si sviluppò all’epoca un importante dibattito politico che, alla fine, sortì però un esito sostanzialmente negativo : la politica di pianificazione che il PSI avrebbe voluto portare all’interno della formazione del centrosinistra fu sconfitta nell’arenarsi dello stesso centro sinistra a mera formula di governo; il dibattito nel partito comunista (sviluppatosi nel periodo a cavallo della morte di Togliatti, tra il convegno del Gramsci sulle tendenze del capitalismo italiano del 1962 e l’XI congresso del 1966) si attestò alla fine su di un punto di mediazione di tipo politicista sboccando alla fine in una proposta quella del “compromesso storico” che poneva il tema del governo con la DC tutta intera quale prospettiva decisiva per l’avvenire della sinistra e del movimento operaio.

Rimase senza seguito anche la celebre “Nota aggiuntiva alla relazione della situazione economica del Paese”, redatta da Ugo La Malfa nel 1962, in cui si riconobbe che l’imponente trasferimento di popolazione e di forza lavoro si risolveva in un “depauperamento di un ambiente economico, sociale e umano incapace di trovare un nuovo equilibrio sulla base di condizioni più moderne di produzione e di produttività”.

Si segnò così un evidente “dualismo” nella realtà produttiva: da un lato un settore comprendente industria meccanica, chimica e in un momento successivo anche l’abbigliamento e le calzature caratterizzato da livelli di produttività assai elevati e dall’adozione di tecnologie molto avanzate e dall’altro settori definiti “stagnanti” comprendete le industrie tessili e alimentari, l’industria delle costruzioni e il commercio al dettaglio.

Un dualismo mantenuto anche dal tipo di intervento pubblico in economia sostenuto dalla presenza dell’IRI e dalla mancata realizzazione di un progetto di uscita dalla sudditanza dalla politica energetica incentrata sul petrolio governato dalla “sette sorelle” attraverso l’ENI, mutilato a quel punto dall’ancora misteriosa scomparsa di Enrico Mattei.

Fin dagli ultimi anni del miracolo economico, quando l’espansione era ancora in atto, emerse già la consapevolezza che il veloce sviluppo del decennio precedente, se pure aveva risolto alcuni problemi tra i più impellenti del paese (elettrificazione, infrastrutture, case popolari, istruzione di base, aggressione alle più evidenti sacche di povertà), altri ne aveva lasciati totalmente insoluti, se non addirittura aggravati e che si trovano ancora alla base dai limiti di fondo dell’economia italiana, pur nel mutato quadro tecnologico e di riferimenti di “vincolo esterno” come realizzatosi nei decenni successivi:

  1. Dualismo della struttura industriale che ha portato con il soccombere della parte a quel tempo più dinamica (siderurgia, chimica, elettronica);
  2. Distorsione nei consumi;
  3. Distacco tra Nord e Sud;
  4. Inefficienza crescente della spesa pubblica.

Il quadro dello sviluppo economico italiano di quel periodo non sarebbe completo se non si tentasse un minimo di approfondimento su di un punto debole che, oggi come oggi, si trova proprio al centro del dibattito: l’inefficienza progressiva della spesa pubblica.

L’espansione del pubblico impiego è stato uno dei modi che, di fatto, sono stati impiegati per alleviare la disoccupazione, specie meridionale, rappresentando una sorta di attività sostitutiva dell’investimento diretto.

Eguale esito di complessiva inefficienza ebbero le politiche riguardanti l’assetto urbano e le abitazioni.

Una delle caratteristiche comuni di tutte le Regioni italiane a partire dal periodo preso in esame da questo lavoro, sia al Nord sia al Sud, fu rappresentato dall’accrescimento delle concentrazioni urbane.

La crescita tumultuosa degli insediamenti urbani recava con sé una domanda crescente di case di abitazione.

Il tema dello sviluppo edilizio richiederebbe un capitolo a parte che allungherebbe troppo questo testo. Si rimanda quindi a una successiva ricostruzione non senza ricordare quanto abbia pesato e stia pesando il disordine urbanistico e il degrado dell’assetto del territorio sui fattori fondamentali della crescita economica.

Nella sostanza da quella fase risultò favorita l’industria delle costruzioni, assistita anche da una politica creditizia particolarmente generosa e che poteva contare su profitti cospicui e sicuri e l’industria automobilistica, ma ne dovettero subire gli intralci tutte le altre attività produttive.

Emerge da questo quadro, allora, l’insieme dei limiti profondi già presenti nell’economia italiana fin dagli anni dello sviluppo più forte: dualismo tra i diversi settori, distacco tra Nord e Sud, bassi salari e distorsione nel consumo, disordine urbano, inefficienza della spesa pubblica.

Si aprì, in questo modo, la stagione delle svendite: le grandi PPSS del dopoguerra, l’IRI, l’Intersind, la Grande ENI di Mattei, il piano siderurgico di Sinigaglia, la nazionalizzazione dell’energia elettrica, la STET (che Agnelli si portò a casa pagando lo 0,6% del capitale), la privatizzazione delle Banche Credito e Comit finirono dentro i giochi della borghesia dei “salotti buoni”.

Tutto è cambiato attorno a noi, sul piano della tecnologia, dei riferimenti internazionali, del quadro possibile di sviluppo economico e tutto è cambiato nella struttura produttiva italiana, in particolare per responsabilità delle privatizzazioni compiute negli anni’90 fino alla dismissione dell’IRI, ma quegli elementi di sofferenza del sistema sono ancora presenti e ci fanno affermare come, anche per il futuro, rappresentino elementi di grande difficoltà che soltanto un diverso approccio sul piano politico potrà affrontare seriamente.

Le drammatiche vicende legate al progressi processo di ulteriore de-industrializzazione, di degrado del tessuto infrastrutturale e nell’uso del territorio , di smantellamento dello stato sociale e di improvvisa crescita di una visione politica di tipo populista e sovranista che sta assumendo addirittura tratti egemonici,in atto nel nostro Paese in parallelo con la crisi dell’Unione Europea,. chiamano a una riflessione attorno alla possibilità di avanzamento di una proposta di politica economica.

Il concetto di fondo che sarebbe necessario portare avanti e rilanciare rimane quello della programmazione economica, combattendo a fondo l’idea che si tratti di uno strumento superato, buono soltanto – al massimo – a coordinare sfere private fondamentalmente irriducibili.

Una riflessione in questo senso potrebbe rappresentare la base per un avvio di programma d’alternativa all’esistente,anche se bussano alle porte nuovamente i temi della limitazione della democrazia e di manomissione della Costituzione Repubblicana.

Quello redatto in questo testo rimane un appunto schematico e lacunoso tirato giù tanto per ricordare qualche passaggio allo scopo di indicare contraddizioni e difficoltà che pure s’incontrarono e si svilupparono nel tempo, ricordando ancora come non sia mai vissuta una presunta “età dell’oro” ma una stagione di grandi lotte sociali e politiche in un quadro di grandi contraddizioni.

Tutto ciò che si ottenne a livello di miglioramento complessivo delle condizioni di vita, che in effetti si verificò, fu frutto di enormi sacrifici di gran parte delle popolazione pagando il prezzo di una distorsione storica che ancora agisce sul presente e sulla quale fanno leva le operazioni in corso da tempo tese a provocare un vero a proprio “arretramento” economico, politico, sociale, culturale.

Pietra Ligure, Carrara accusa il sindaco: ‘Innamorato di Acque Pubbliche Savonesi’. E la Vaccarezza story in Servizi Ambientali.L’on. Foscolo: soldi a 10 comuni savonesi

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Il capogruppo della Lista Civica dei Pietresi, Mario Carrara, ha divulgato ai media un durissimo attacco alle scelta della maggioranza consiliare del sindaco del centro sinistra, Avio Valeriani – fino allo scorso anno, poteva contare sull’appoggio della Lega con il vice sindaco, ora deputata, Sara Foscolo – di aderire a Acque Pubbliche Savonesi, nuovo soggetto 100 % pubblico che riunisce il Consorzio per la Depurazione di Savona, la Servizi Ambientali e la Sca. Il filo conduttore dell’ex assessore della giunta De Vincenzi e che potrebbe essere il candidato del centro destra (Lega permettendo), viene esposto in termini molto chiari, non una sola parola in burocratese e menchemeno  politichese. La sua tesi è che gli unici a rimetterci sono i cittadini utenti con il più che scontato ulteriore rincaro delle tariffe (dopo i salassi recenti che tante proteste hanno suscitato). Pietra Ligure, grazie al suo entroterra (in quel di Magliolo), sarà una generosa erogatrice d’acqua eccellente, senza ricevere nulla in cambio. Carrara prende, inoltre, le difese del capogruppo di FI, in Regione, Angelo Vaccarezza per non aver riproposto, emendandola, l’autonomia di Ponente Acque dopo la bocciatura della Corte costituzionale. Leggi a fondo pagina il comunicato dell’on.Sara Foscolo su finanziamenti statali a 10 Comuni savonesi.

La consegna di Mario Carrara del ‘premio’  Confuochino 2018 al sindaco Valeriani

Prima riflessione: l’ex sindaco di Loano che non ha rivali, almeno nel savonese quanto a dialettica politica e vocazione a rintuzzare con sagacia ed ironia i suoi detrattori, ha fatto parte fino a prova contraria dei sostenitori dell’acqua ai privati vedi il caso di Loano. Non è questa la sede per ricordare storie di ‘contributi’ ad esponenti  di FI ad opera di imprenditori dell’acqua ai quali va riconosciuto il diritto a difendere i loro interessi anche se siamo di fronte ad un primario servizio pubblico. Lo scenario più o meno analogo, con risvolti opposti, che si sta dipanando in un altro bene primario quale è la salute. Aveva iniziato, in Liguria, il centro sinistra di Claudio Burlando (Omnia Medica all’ospedale di Albenga, con i noti strascichi giudiziari), proseguono imperterriti i signori Forzitalioti, Leghisti, Fratellisti che governano la Regione e dove si assiste, ormai da anni, alla moltiplicazione degli ambulatori privati e all’assalto di pazienti che nella Sanità pubblica trovano tempi biblici e, per esami diagnosti, ticket non concorrenziali con le Srl e Spa sparse da ponente a levante della Provincia.

Il sindaco Valeriani non ci piove che abbia data il peggio quanto a buona amministrazione e ‘produttività’, dalla sua parte bisogna comunque riconoscere che almeno non ha dato prova di disonestà, conflitti di interesse personali e nessun componente della giunta e della maggioranza è stato coinvolto in inchieste. Si dirà, è un dovere. Certo, non è molto diffuso e non da oggi.  Ma si sa, sono gli inquirenti a dover fornire ‘notizie’ di reato alla magistratura e non viceversa, a meno che non siamo in presenza di denunce ed esposti presentate all’autorità giudiziaria. Poi c’è chi, come accadeva negli anni del Pci, ha continuato a sostenere che il politico deve combattere con la politica e non già con il ricorso alla magistratura.

Escluso che il sindaco Valeriani e la sua giunta si siano mossi per interessi diretti ed indiretti, anzi se effettivamente andremo incontro a ulteriori salassi, forse varrebbe la pena affrontare il problema acqua pubblica, non già arroccandosi in un fortino, ma combattendo con l’arma della democrazia, vale a dire la corretta informazione. E ancora un certosino controllo di come viene amministrato il denaro dei cittadini utenti, con le bollette. Facendo le pulci ai bilanci e agli sprechi, cosa che ad esempio non pare sia avvenuta nel corso degli anni nei confronti della Servizi Ambientali con la quale Pietra Ligure, in una diffusa disattenzione, ha elargito un copioso contributo di 10 milioni di Euro per l’allaccio al Depuratore comprensoriale di Borghetto.

Per la serie: eravamo tanto amici, Marco Scajola, Luigi De Vincenzi e Angelo Vaccarezza

Forse meriterebbe di essere letta e riletta l’audizione in consiglio comunale, a Borghetto, dell’avvocato Alberto Bonifacino, dallo scorso anno presidente della Servizi Ambientali, indicato dal centro destra e dove Loano ha la quota maggioritaria, con l’indiscussa ‘padronanza’, dalla sua istituzione, di ‘affiliati’ e designati dalla componente Vaccarezziana, con casi anche clamorosi. Uno dei vertici designato il giorno dopo che il tribunale fallimentare ha dichiarato fallita la società che gestiva a Loano, oppure l’assunzione della moglie di un assessore (all’epoca), oggi sindaco. Non ci sembra il caso di infierire suoi nomi di cui trucioli ha peraltro scritto e sviscerato già dieci anni fa senza ricevere smentite o il ricorso a querele.  E non è un mistero che i rapporti tra Loano e Borghetto, governate dal centro destra (a Loano Lega esclusa, senza rappresentanti in consiglio), sulla governance della Servizi Ambienti siano andati spesso in collisione. Finora ci ha messo una pezza la fratellanza massonica.

Ebbene  Bonifacino, in tema di acqua potabile faceva osservare: “…dovrà succedere che  la tariffa idrica da Laigueglia a Varazze si appiani… un discorso finalizzato a porre termine alle discriminazioni nei confronti di chi l’acqua la paga poco,  la paga pochissimo, in qualche caso non la depura nemmeno… andremo finalmente alla convergenza tariffaria. Sarà forse un discorso che richiede tempo stante i divari tariffari enormi da città a città. Abbiamo dieci comuni e credo di non sbagliare affermando,  abbiamo dieci tariffe, per non parlare quando si andrà verso l’unione dei 43 Comuni.

Il copione di procedere prima soli, per poi pagarne care le conseguenze, si è ripetuto sulla Nettezza Urbana, in cui ogni Comune fa repubblica a se. Dove ogni paese  città, dopo gli anni delle discariche in casa propria, ha adottato sistemi e tariffe diverse, appalti diversi, società ora sponsorizzate a destra, ora a sinistra. Qua e là indagini che in passato hanno toccato marginalmente anche Pietra Ligure e spesso concluse  con proscioglimento nel corso dell’istruttoria o assoluzioni.Resta in tutta evidenza il divario, l’assenza di una politica che vada oltre il comprensorio. Basterebbe conoscere meglio – ma non se ne parla mai – cosa accade nelle realtà europee più evolute, centro e Nord Europa. Dove l’acqua potabile è assai più cara, dove le tariffe della depurazione sono da anni inglobate nella bolletta dell’acqua e dove la Nettezza Urbana non si paga a mq, ma sul carico abitativo (numero delle persone). E soprattutto lo smaltimento, differenziato, si è trasformato in ‘risorsa’.

La presa di posizione, ora preoccupata, ora tranciante e irridente, del capogruppo Carrara, forse non tiene conto che potrebbe ritrovarsi lui, se dovesse essere candidato e superare l’esame degli elettori, a gestire il problema acqua di Pietra Ligure, la cui risorsa collinare e montana ha una storia che forse non tutti conoscono. Come forse molti ignorano quali siano state in passato le tensioni con Loano, quando l’acquedotto non era ancora privato (ora della San Lazzaro, gruppo dell’ing. Enrile) e la gestione pubblica era un disastro, pozzo senza fondo e rubinetti asciutti in altissima stagione.

Sarà pur vero che l’amministrazione Valeriani non ha fatto guadagnare consensi al centro sinistra ed al suo primo sponsor ( Luigi De Vincenzi, il solo candidato dotato di chance di tornare sindaco per un terzo mandato e che sarà ancora più agevolato in caso di frammentazione degli avversari), ritenere che la sua maggioranza con la ‘gestione acqua pubblica’ abbia portato il cervello all’ammasso, si suole dire, mettendosi contro l’intera comunità appare un’esagerazione.  Carrara sindaco si troverà anche di fronte a ciò che lui stesso conferma:….” i Comuni hanno la possibilità di “recedere ” dalla società, decorso almeno un anno dalla loro adesione….”. Torniamo al tema dei danni causati dal campanilismo nei servizi pubblici e che, basta conoscere realtà venete e lombarde, saldamente leghiste, per rendersi conto  della rinuncia ‘al campanile’  che si è fatta strada,  in sintonia, con il ‘servizio pubblico’. Si dirà, l’obiettivo è distribuire poltrone, ma anche una scommessa di buona amministrazione, vale a dire senza sprechi, all’insegna della razionalizzazione.  Pur  sempre sotto l’ombrello del partito al potere. (l.c)

IL DOCUMENTO DEL CAPOGRUPPO MARIO CARRARA INVIATO A MASS MEDIA LOCALI

Il Sindaco Valeriani e la sua maggioranza fanno approvare dal Consiglio Comunale il passaggio di Pietra Ligure da Ponente Acque a  Acque Pubbliche Savonesi:

Una decisione improvvida, se non proprio una sciagura, che vede la posizione di Pietra Ligure aggravarsi fino a diventare  di quasi totale “sudditanza”, se non di “vera sottomissione” nei confronti di questa nuova società.

Si sappia che con questa delibera di “adesione”, che Valeriani & C. hanno voluto assolutamente  sottoscrivere e far prendere dal Consiglio a tutti i costi, il Comune di Pietra Ligure, da secoli erogatore di tanta, ottima acqua,  non ne avrà più alcun controllo e,  cosa peggiore,  non potrà più, in alcun modo, avere voce sulla determinazione delle tariffe e sulle scelte gestionali della nuova società.

Ma andiamo con ordine. Vediamo di cosa si tratta, esaminando alcuni tra i punti salienti che abbiamo contestato.

L’articolo del Secolo XIX di Sergio Del Santo, del 28 Novembre 2018 *****

Ci ha aiutato molto, per capire questa situazione intricata, un articolo del Secolo XIX del 28 Novembre 2018, del giornalista Sergio Del Santo. Egli, disponendo di fondate fonti informative, ha spiegato come, con la costituzione dell’Ato costiero della provincia di Savona (da Varazze a Laigueglia) si verrà a costituire, per la gestione del “ciclo delle acque“, una nuova società, a capitale “pubblico”, la ” Acque pubbliche savonesi “, formata, a sua volta, da tre altre società che hanno operato fino ad ora:

IlConsorzio per la depurazione di Savona “, operante a Savona e nel suo circondario, laServizi ambientali di Borghetto S. Spirito (che comprende la Ponente Acque), operante nella nostra zona e laServizi Comunali Ambientali di Alassio.

Il capitale sociale della nuova società é costituito da 500.000 azioni; di queste,  il 50% va al Consorzio di Savona, il 37,5% va alla Servizi Ambientali (di cui fa parte Ponente Acque) ed il restante 13,5% va alla società di Alassio.

Un bel gioco di scatole (pubbliche) cinesi?

Non solo: chi comanderà effettivamente sarà il Consorzio per la depurazione di Savona : tra l’altro, ad esso solo é riservata la designazione del Presidente della nuova società. Le altre due (Servizi Ambientali e SCA di Alassio) verranno rappresentate da un loro singolo rappresentante, per il peso della loro quota, in un consiglio di amministrazione di quei soli tre elementi.

Chi controllerà e comanderà sarà il Comune di Savona *****

Se il Consorzio per la depurazione di Savona comanderà la nuova società, esso,  a sua volta, é e sarà dominato dal Comune di Savona, che controlla lo stesso Consorzio detenendo il 50,04  del suo capitale.

Quindi, in conclusione, tramite il suo “controllo” sulla società dominante, il Comune di Savona sarà il soggetto che avrà il vero potere decisionale sulla politica di gestione delle acque di quasi tutto il territorio della provincia.

Noi..? Cioè, il Comune di Pietra Ligure…? Che peso,  che “forza” avrà in questa nuova situazione?  Praticamente, quasi NULLA!

Il ruolo marginale dei Comuni e quello “irrilevante” di Pietra Ligure *****

Ciò,  nonostante il Sindaco Valeriani (che sull’argomento per la maggioranza ha parlato solo lui) abbia fatto una dichiarazione “a sensazione” secondo cui ci sarebbe tutto il vantaggio a fare un’operazione del genere perché: “…..Passeremo al 37,50% ….e questo non é poco per un ente! . Ma non esiste bugia più grossa di questa perché chi detiene questo 37,50%, non é il Comune di Pietra Ligure,  ma solo la società “Servizi ambientali della quale il Comune di Pietra FA PARTE. E che potere, che “forza” ha il Comune di Pietra Ligure nella Servizi ambientali ? Il Comune di Pietra Ligure ha una partecipazione soltanto dello 0,93% del suo capitale sociale (€.20.815 su un totale di €.2.242.260 !!!!). Che roba!  Che fine che stiamo facendo!

Valeriani “innamorato” di Ponente Acque ed ora di Acque Pubbliche Savonesi *****

Abbiamo accusato apertamente Valeriani, dicendoglielo direttamente in Consiglio, di “essere innamorato ” di questa soluzione e di difendere le nuove Acque Pubbliche Savonesi con lo stesso entusiasmo con cui ha difeso, l’anno scorso,  Ponente Acque ! Gli abbiamo chiesto : ma non sono servite a niente le file sotto il sole dei cittadini che,  per ore,  aspettavano per poter protestare contro bollette esose e sballate?  Ma non sono servite a niente le giustificate lamentele di quanti,  cosa mai accaduta prima,  si trovavano ad essere in difficoltà finanziaria per poter riuscire a pagare la bolletta dell’acqua, visti i suoi costi spropositati?

Valeriani ci ha risposto che lui “…segue la legge ” e che tutto quanto si fa per evitare che la gestione dell’acqua venga “messa a gara...  Per cui,  se accadesse,  vincerebbero i privati,  mentre l’acqua deve restare PUBBLICA! “. Tante belle parole che nascondono un misto di “nulla “e di una supponente non conoscenza di quanto viene relazionato pontificando!

L’acqua é un bene primario essenziale per la vita umana *****

Chi scrive, é stato promotore dell’inserimento nello Statuto Comunale della conclamazione dell’acqua come “bene primario essenziale per la vita,  che deve essere e rimanere, per sua natura, PUBBLICO “. Ma pur con tutta questa convinzione, chi sta scrivendo afferma anche che di ciò non se ne deve fare “un feticcio “, una questione “ideologica “.

Sostenere l’acqua ” pubblica”  ha senso solo per garantire che il prezzo “finale” che deve esser fatto pagare ai cittadini utenti non deve avere dei “ricarichi”; in poche parole: NON DEVE COSTARE UN CENTESIMO DI PIÙ DI QUANTO COSTI ESTRARLA DALLA TERRA E REDISTRIBUIRLA! NON DEVE ESSERCI MERCIMONIO SUI BENI ESSENZIALI ALLA VITA,  COME L’ACQUA É A TUTTI GLI EFFETTI.

Tuttavia, se poi,  chi dovrebbe garantire questo obiettivo,  cioè gli Enti pubblici, alla fine, fanno pagare (come farebbero dei commercianti privati) l’acqua a “peso d’oro “, quasi che fosse vino pregiato,  ECCHISSENEFREGA se chi gestisce le acque é un soggetto pubblico o privato,  se tutti e due si comportano, indifferentemente, allo stesso modo? Intanto, c’è un’Authotity che ha il potere di concedere aumenti e di stabilire tariffe a cui i gestori,  pubblici o privati che siano, si devono rivolgere ed adeguare,  quindi,  il risultato é lo stesso.

La richiesta di nuovi pesanti rincari. *****

A riprova di ciò che diciamo, infatti, la nuova Società ha già chiesto alla stessa Autority di “adeguare” le tariffe del 9%, sia per il 2018, che per il 2019, prevedendo un “adeguamento tariffario” della stessa misura anche per il 2020 ed il 2021. Da questi consistenti aumenti (che graverebbero totalmente sugli utenti) deriverebbero ricavi per la nuova società dai 23,4 milioni di euro del 2018, ai 30,9 milioni del 2021, con un incremento nel triennio di ben il 31,6%.  Il tutto,  ribadisco, provocherà un pesantissimo rincaro delle bollette. 

Ridotti all’irrilevanza: neanche la possibilità di chiedere direttamente informazioni e documenti! *****

Pietra Ligure, che pur conferirà la materia “prima”, cioè l’acqua (tanta e buona)  non avrà nessun potere, né di decidere né di influire su alcunché al riguardo. Addirittura, per chiedere “elementi,  dati,  informazioni e documenti relativi sia all’attività (della società)  nel suo complesso che all’attività gestita nel territorio di competenza (cioè, del Comune di Pietra Ligure), il Comune di Pietra Ligure NON LO PUÒ FARE rivolgendosi direttamente alla società Acque Pubbliche Savonesi,  ma solo TRAMITE L’ASSEMBLEA DI COORDINAMENTO E INDIRIZZO! Cioè: per fare un’istanza si deve passare attraverso il vaglio dell’assemblea (roba da Unione sovietica). Anche il fatto di “formulare osservazioni  ed indicazioni  non può esser fatto dal Comune rivolgendosi direttamente alla Società, ma solo TRAMITE IL SOGGETTO SOTTOSCRITTORE DEI  PRESENTI PATTI PARASOCIALI,  cioè, detto in parole povere e non in politichese che nessuno ci possa capire niente (forse non l’ha neanche capito Valeriani) il Comune se vuole osservare qualcosa che non va o fare qualche proposta non lo può fare direttamente, ma solo TRAMITE LA SOCIETÀ SERVIZI AMBIENTALI, che é soggetto SOTTOSCRITTORE e di cui noi,  Comune di Pietra Ligure facciamo parte. Che roba!  Che vergogna! E Valeriani ha urlato in Consiglio che avevamo convenienza ad aderire! Ma quale???

Un atto davvero “obbligato”?*****

Valeriani ha sostenuto che l’adesione era un passo “obbligato” perché così stabilisce la legge. Non é  mica così! La legge ha solo istituito gli ATO individuando i Comuni che ne fan parte: la legge non “obbliga” nessun Comune a far parte di società, enti o consorzi; questa é una libera scelta di ogni singolo Comune, tant’é vero che i Comuni hanno la possibilità di “recedere ” dalla società, decorso almeno un anno dalla loro adesione. Quindi,  se i Comuni hanno la facoltà di “recedere “, cioè di “abbandonare”, di “togliersi” dalla società, hanno anche, per converso, la facoltà di ” non aderire ” alla stessa società: SE SE NE POSSONO ANDARE,  POSSONO ANCHE NON ENTRARE!  Ma Valeriani, “innamorato e difensore” dell’acqua di Pietraagli altri “, ha sostenuto, fino a diventare paonazzo in volto, questa tesi assurda.

Abbiamo ottenuto “tariffe differenziate” più convenienti, rispetto agli altri? *****

Come, pure, alla richiesta specifica del consigliere Maurizio Novara che eccepiva come, in questa fase di “passaggio”, il Comune di Pietra avrebbe potuto ottenere “qualcosa di più ” di quello che si era ottenuto, in quanto le condizioni non sono certo le migliori per i cittadini pietresi, si sentiva rispondere dal Sindaco che “erano state ottenute tariffe “agevolate” a €.0,57; a quanto pare, per il Sindaco, solo per il Comune di Pietra! Ma ciò non é vero, perché non ci sono delle tariffe differenziate “Comune per Comune... ” (in special modo per Pietra!)

QUINDI: NESSUNA AGEVOLAZIONE!  NESSUN VANTAGGIO, come, invece, asserisce Valeriani!

L’attacco diretto di Valeriani ad Angelo Vaccarezza. *****

Egli ha, pure,  attaccato,  citandolo con nome e cognome, il consigliere regionale Angelo Vaccarezza, colpevole, a suo dire, di non aver “riproposto”,  da parte della Regione Liguria il provvedimento “emendato” che restituiva l’ATO autonomo del ponente della provincia di Savona, precedentemente “bocciato” dalla Corte Costituzionale. Ma Valeriani ha maldestramente “scaricato” su Angelo Vaccarezza responsabilità istituzionali che non ha,  in quanto egli non é componente della Giunta Regionale e, quindi,  non é titolare di alcun potere esecutivo! Stupisce, poi,  un’accusa di tal genere proprio contro Vaccarezza che tutti sanno che più di ogni altro si batté per l’ATO autonoma del ponente ed, anzi proprio per merito suo, fu istituito.

Il “perché” di questa… …relazione . *****

Abbiamo fatto questo “racconto” per descrivere cos’è avvenuto in due ore del Consiglio Comunale del 28 Dicembre 2018 scorso. In questo poco tempo, si sono discusse questioni di importanza rilevante per tutti,  ma proprio TUTTI, i cittadini di Pietra Ligure. Alla fine,   sono state decise con la solita arroganza dei numeri: la maggioranza di chi ha numeri maggiori vince contro la minoranza dei numeri più piccoli! Anche se sostiene delle cose pretestuose o assurde! Ma il metodo é lo stesso ed il risultato é uguale a quello conseguito con PONENTE ACQUE, in cui i cittadini chiesero al Sindaco di schierarsi dalla loro parte nei confronti delle prevaricazioni rilevate  nelle bollette,  mentre Sindaco e maggioranza scelsero, invece, Ponente Acque!, suscitando l’indignazione generale. Noi siamo convinti che a 5 mesi dalle elezioni Comunali, questo Sindaco non avesse più l’autorevolezza (non: l’Autorità, che  l’ha fino all’ultimo momento)  per prendere un provvedimento di tale importanza,  “impegnando” pesantemente tutta la comunità pietrese. Non era meglio decidere in merito,  sull’acqua,  DOPO le elezioni,  essendosi “confrontati” con tutti i cittadini pietresi su un tema così grosso e grave, che li coinvolge e li interessa TUTTI indistintamente? Cosa cambiava aspettando 5 mesi, prima di decidere una cosa così importante? Certo “mette male” andare a spiegare ai cittadini di sostenere prima PONENTE ACQUE ed ora le ACQUE PUBBLICHE SAVONESI a cui abbiamo dato e daremo l’acqua cercata, trovata, incanalata,  distribuita nelle case dai nostri antenati e dai nostri padri; cosa per la quale, invece,   in cambio,  avremo tariffe carissime che metteranno in difficoltà tante famiglie. Quello che diciamo é dimostrato dal fatto che oggi,  11 Gennaio,  Valeriani annunciando in un’intervista ad IVG la sua volontà di ricandidarsi con una lista civica “vincente”, parli di tanti punti programmatici ma  della gestione dell’acqua potabile e delle sue vicende non ne faccia minimamente cenno: l’argomento Acqua potabile “agli altri” NON ESISTE!

NOI SOSTENIAMO CHE: L’acqua é un bene essenziale per la vita! Privata o pubblica che sia, tutti hanno diritto al suo uso ad un prezzo uguale a quello pagato per la sua estrazione e distribuzione. Il resto é  veramente paragonabile ad un furto! L’acqua non é un bene di LUSSO! Come, invece, i nuovi “carrozzoni” pubblici vorrebbero far diventare! Ma Valeriani sembra che non lo sappia! E,  purtroppo,  neanche i suoi seguaci in Consiglio Comunale, che hanno votato quella delibera sciagurata, lo scorso 28 Dicembre 2018. Glielo faranno sapere i cittadini di Pietra Ligure al momento opportuno.

Mario Carrara, Capogruppo Consiliare della Lista Civica dei Pietresi

11/1/2019

SARA FOSCOLO: ecco i finanziamenti per 10 comuni savonesi

Manovra, Foscolo (Lega), in arrivo importanti finanziamenti per il nostro territorio

Angelo Vaccarezza e Sara Foscolo

Pietra Ligure, 12 gen – “È ufficiale: 400 milioni di euro in arrivo per i comuni, per investimenti sul territorio. Il Decreto Attuativo del Ministero dell’Interno ha dato conferma alle misure approvate nella manovra di Bilancio, fortemente volute dalla Lega, che si conferma realmente vicina agli enti locali e alle comunità. Grazie al provvedimento, beneficeranno dei finanziamenti tutti i comuni fino a 20 mila abitanti, da investire in interventi di sicurezza delle scuole, strade ed edifici pubblici. I fondi, proporzionati in base alla popolazione residente dei singoli comuni, arriveranno anche sul nostro territorio: 70 mila euro per Pietra Ligure; 100 mila euro per Loano e Finale Ligure; 50 mila euro per Borgio Verezzi, Tovo San Giacomo, Boissano; 40 mila euro per Giustenice, Magliolo, Calice Ligure, Vezzi Portio. In tutta la provincia di Savona, il finanziamento complessivo sarà di oltre 3 milioni di euro che, unitamente all’innalzamento delle soglie degli affidamenti diretti e allo sblocco dell’avanzo di amministrazione per i comuni virtuosi, darà finalmente ossigeno agli enti locali dopo le sofferenze degli ultimi anni. Ancora una volta, la Lega passa dalle parole ai fatti: spiace che alcuni sindaci, per manifestare la propria opposizione a Matteo Salvini, abbiano annunciato di non voler applicare il decreto Sicurezza: visto che sono pronti ad andare contro il Governo per le loro posizioni politiche, sono pronti anche a rinunciare ai fondi stanziati per loro dallo stesso Governo?”.

Lo dichiara l’on. Sara Foscolo, deputata ligure della Lega.

Banda Città di Alassio, concerto in chiesa Don Enrico batterista, Melissa soprano fa il giro di valzer col maestro Puerari. Dirige Ferrari maggiore dell’Arma. Tanti applausi

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Forse non ha precedenti. Un innocente giro di valzer tra le navate della Colleggiata Sant’Ambrogio di Alassio. Accade la vigilia dell’Epifania, quasi al termine del concerto della Banda Città di Alassio (14 esibizioni, 12 natalizie) quando echeggiano le note di un valzer (Secondo Walz). Il maestro Puerari prende sottobraccio il soprano loanese Melissa Briozzo. Lascia la postazione di direttore d’orchestra al maggiore dei carabinieri Ferrari cultore di musica bandistica. E nel finale tutti in piedi, applausi cadenzati, con la marcia di Johann Josef Wenzel Anton Franz Karl Graf Radetzky von Radetz Radetsky (questo il nome completo). C’è il vice sindaco Galtieri, il parroco emerito mons. De Canis, il parroco e insigne studioso biblico mons. Gabriele Corini che accompagna, esordendo, il canto di Melissa. C’è  il vice parroco don Enrico Gatti che suona la batteria e neo rettore del Seminario Vescovile di Albenga. C’è il presidente della banda Renata Vallò. E tanti fedeli alassini. Un pomeriggio da ricordare.

 

Alassio: Ubrecche serata Revival, chi si vede!Ritornano tre dj della dolce vita by night.Albenga: a San Giorgio tombeur de femmes

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Le difficoltà della vita, i giorni difficili, i ricordi tristi, le ansie e le sfide si vincono anche con la ‘bella vita’ che non è necessariamente quella senza freni inibitori. Anzi è un salutare ormone di giovinezza. Trovare le occasioni giuste per ritrovarsi è la seritonina dell’allegria, della gioia vissuta con le persone care, simpatiche, che non si dimenticano. Rivedere all’Ubrecche i Dj che facevano sognare la ‘riviera by night’ non sarà la fotocopia della ‘vera dolce vita’ anni dei latin lover sulle spiagge e al night. Ma oggi le donne italiche si sono riappropriate della scena e restano insuperabili nel fascino delle sirene e dell’humor. Uno spaccato andato in scena nell’ultima autentica ‘alcova’ del divertimento alassino. Mentre qualche chilometro a levante, un peccato perdere il teatro dialettale a San Giorgio di Albenga. Qui il tema della prima serata è indissolubilmente legato a gesta di un tembeur del femmes. Leggi il calendario.AL TEATRO SAN GIORGIO DI ALBENGA

 

Maersk di Vado Ligure e Tav. Cosa è utile sapere. Tra storia secolare e posti di lavoro

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Il 13 agosto 1840, un umile imprenditore di Bardonecchia, Giuseppe Francesco Medail, dopo aver esaminato ogni passo le sue montagne, d’estate e d’inverno, studiando i vari ostacoli sia dalla parte italiana come in quella francese, dopo aver misurato che Bardonecchia e Modane erano allo stesso livello, e che l’interposto monte Freius era il più stretto fra tutti i monti, inviò un memoriale a Torino, esponendo il suo pensiero prima ancora della progettata costruzione del Passo stradale del Moncenisio e della ferrovia Torino-Susa. Non ebbe risposta. Ne inviò un altro all’inizio del 1841, ma ebbe lo stesso poco fortunato esito. Il suo era un progetto audace e avveniristico e nel preambolo della sua relazione diceva: “Per migliorare la strada da Torino a Chambery e renderla tale da rivaleggiare in qualunque stagione con quella dei nostri vicini, conviene abbandonare la strada del Cenisio e forare le Alpi del tratto più breve, cioè sotto il monte Frejus, fra Bardonecchia e Modane”.

Questo “tratto più breve” dell’audace progetto misurava circa 13 chilometri. Una follia per quei tempi, senza le moderne perforatrici . Il progetto non toccò neppur l’onore di una discussione, sicché fu sepolto negli archivi di Stato. Medail chiuse gli occhi a Susa il 5 novembre 1844 e non ebbe la soddisfazione di veder presa in considerazione il suo progetto.

Il suo progetto, che dopo l’esilio e la morte di Carlo Alberto, passò di mano in mano con tante paternità; ma la più originale fu quella dell’ing. milanese Giovan Battista Piatti che (dopo essere stato a Londra a curiosare) il 12 febbraio 1853 su quell’audace progetto di Medail, concepì in concreto un doppio disegno: come affrontare l’immane opera di scavo basandosi sull’applicazione dell’aria compressa. “Proposta per la strada ferrata fra Susa e Modane di un nuovo sistema di propulsione ad aria compressa da motori idraulici, e abbozzo di progetto per il traforamento delle Alpi”. Era un opuscolo stampato a Torino dalla tipografia Castellazzi e Garretti. Anche questo progetto passò di mano, anche perchè Piatti non l’aveva brevettato, nè aveva gli agganci giusti dentro il governo Sabaudo. Il 15 gennaio 1854, tre ingegneri (Sommeiller, Grandis, Grattoni) su quel progetto chiesero il brevetto d’invenzione e lo proposero al ministero dei lavori pubblici. A un anno esatto dall’opuscolo di Piatti (arma vincente nella ciclopica perforazione).
A parte la diatriba sulla priorità, il “progetto” dei tre ingegneri giunse finalmente in Parlamento il 29 giugno 1857. La grande opera fu approvata con 98 voti favorevoli contro 18 avversi. Il 31 agosto 1857 Vittorio Emanuele inaugurava i lavori col dar fuoco alla prima mina alla galleria di Modane; il 14 novembre dello stesso anno dava fuoco a quella sul versante piemontese. Le perforatrici meccaniche non erano ancora state perfezionate, i lavori di scavo furono iniziati a mano, ma dopo cinque anni sia da una parte che dall’altra non si era andati oltre i 700 metri di galleria, e fatti tanti sacrifici di uomini e di denari. Ne rimanevano di metri 11.500 !! Qualcuno già disperava, perchè si stava procedendo a passo di formica. Ma poi arrivarono le nuove macchine (pneumatiche ad aria compressa, idropneumatiche, scalpelli meccanici con diamanti ecc.) i lavori ebbero una forte accelerazione e poterono esser compiuti in poco più di tredici anni. Si lavorò anche tutta la vigilia e tutta la mattina del Natale 1870. Questo perchè in una breve pausa nel versante italiano, a mezzogiorno della vigilia, si erano uditi dei rumori sordi e confusi; operai e tecnici si guardarono trepidanti tutti in faccia alla luce delle fiaccole, poi qualcuno azzardò: “non c’è dubbio, sono i minatori del versante opposto”. I lavori ripresero con maggior lena, lo scalpello affondò negli ultimi massi; poche ore dopo il governo riceveva questo telegramma:”Bardonecchia . Quattro ore e venticinque minuti. Lo scalpello ha forato l’ultimo diaframma di quattro metri e ci parliamo da una parte all’altra”.
L’errore di dislivello e di deviazione laterale risultò essere di pochi centimetri. Una meraviglia dell’ingegneria! Un opera audace, allora unica la mondo!
Sette mesi (1871) dopo il primo treno percorreva la lunghissima galleria di 12.233,55 metri del traforo del Cenisio. Lasciamo pure il merito agli ingegneri esecutori; ma Carlo Cattaneo affermò che il traforo del Cenisio si doveva specialmente “a un lampo di genio di Giovan Battista Piatti. Che pochi ricordarono né da vivo, né da morto. Morì ignorato nelle tribolazioni e povero. Solo Milano gli dedicò un monumento.

Torniamo al 1853. Impegnato su altre linee, il Governo piemontese affidò all’industria privata le linee da Genova a Voltri, da Torino a Pinerolo, da Santhià a Biella. L’anno dopo (1854) quelle da Valenza a Casale e Vercelli; da Alessandria a Stradella con diramazione da Tortona a Novi. Nel 1856 quelle da Alessandria ad Acqui e da Chivasso a Ivrea; nel 1859 quelle da Torreberretti a Pavia e da Novara alla Cava d’Alzo sul Lago d’Orta. A una così intensa attività di uno Stato non tanto grande nè tanto ricco, contribuì efficacemente il ministro Paleocapa, che animò il Governo e i privati alle nuove imprese, e trattò e concluse quasi tutte le concessioni accennate sopra. Di modo che il Piemonte in pochi anni formò una rete ferroviaria che, oltre alle interne comunicazioni, gli assicurava la congiunzione con le linee degli Stati limitrofi. A dire la verità, questi non sempre disponibili a congiungersi.

LE DICHIRAZIONI DEL SINDACO DI VADO LIGURE – In questi giorni, il sindaco di Vado Ligure Monica Giuliano, presente a

Il sindaco di vado Ligure, ex presidente della Provincia con l’ing. Canavese, tra le personalità di spicco del panorama imprenditoriale e portuale

Torino per appoggiare il suo Si alla TAV: “Dobbiamo cominciare a ragionare in un’ottica un po’ più ampia  e renderci conto del fatto che Liguria e Piemonte sono due regioni che insieme possono creare una rete di infrastrutture importante. In questo quadro dal punto di vista portuale, Vado diventerebbe l’anello di congiunzione per un traffico merci di levatura mondiale” “Mi auguro che non si arrivi al referendum, ma che ci sia un’azione di responsabilità da parte di chi ci governa” “Vado Ligure, Genova, La Spezia, siamo tutti anelli di una catena logistica e infrastrutturale di rilevanza mondiale. Non possiamo perdere un’occasione come la TAV”.

Questa presa di posizione per dire che tra pochi mesi, quando sarà inaugurato il nuovo Terminal container, il più automatizzato fra quelli realizzati finora in Italia, e che si avvia a diventare operativo. Il terminal container di Vado Ligure è una delle sfide maggiori della portualità italiana degli ultimi anni. La piattaforma è stata contestata almeno su due fronti, entrambi i quali sostengono che l’opera non serve: i comitati di cittadini temono un peggioramento delle condizioni di vita a Vado, mentre molti operatori portuali genovesi considerano che il terminal non genererà nuovo traffico, ma ne sottrarrà alle banchine della Lanterna.

Apm invece sostiene che porterà a Savona circa 1 milione di teu a regime conquistando anche nuovi mercati, di Baviera, Svizzera, Austria e Francia. Per ottenere questo risultato la società terminalistica del gruppo danese punta sull’utilizzo della ferrovia.

Da Savona partiranno treni lunghi 450 metri che collegheranno il terminal con gli interporti dell’Italia settentrionale. Lo scalo savonese diventerà uno di quelli con maggiore attività intermodale mare-ferrovia. L’obiettivo è il 40 per cento del traffico totale movimentato su treno, un dato paragonabile o superiore a quello degli scali che oggi in Italia hanno maggiore traffico ferroviario, ossia Trieste e La Spezia.

Un punto su cui il terminal si sta muovendo è quello dell’occupazione. Già oggi la piattaforma fa lavorare 142 persone per l’attività dell’ex Terminal Reefer, su un’area di 37 mila metri quadrati dove si muovono circa 600 mila pallet di frutta fresca all’anno, generando un traffico di 70 camion al giorno. In futuro, grazie anche alla presenza nella compagine societaria della cinese Cosco, verrà sviluppato, accanto al traffico principale dei container, quello dei carichi eccezionali. Il piano di assunzioni prevede, in aggiunta ai lavoratori del Terminal Reefer, 237 lavoratori in una prima fase, che saliranno a 309 con l’entrata in servizio del terminal, nel marzo 2019, per diventare quattrocento con la piattaforma a regime, dal 2020, quando sarà pienamente operativa la capacità di 1,1 milioni di teu.

Nel quadro delle future assunzioni, il terminal si è impegnato ad assorbire almeno metà dei quaranta partecipanti al corso di formazione per operatori di terminal portuali, organizzato da Is.for.coop e che fa parte del programma di iniziative avviate dalla Regione Liguria nell’ambito del programma “Blue economy”, le cui iscrizioni sono ancora aperte fino al prossimo 12 gennaio 2018. Il corso, gratuito e della durata di 600 ore, è rivolto a 40 disoccupati, giovani e adulti, in possesso di qualifica triennale, diploma di scuola secondaria superiore o laurea, conseguita sia con il vecchio che col nuovo ordinamento universitario.

Per evitare un traffico di 70 camion al giorno e permettere che i teu e relativi camion portatori dei teu, provenienti dalla Baviera, Svizzera, Austria e Francia, arrivino a Vado, senza intasare l’Aurelia bis e senza “vomitare” fumi di idrocarburi dai tubi di scappamento dei vari mezzi di trasporto [camion] quali monossido di Carbonio (CO), idrocarburi non combusti (HC), Ossidi di azoto (NOx), Ossidi di Zolfo (SOx) e di Particolato carbonioso (PMx).

Il primo tende a stratificarsi al suolo mettendo maggiormente a rischio le vie respiratorie dei più piccoli (umani o animali che siano). – per il secondo il problema più grave sta nel fatto che alcuni composti a base di idrocarburi sono cancerogeni. – per il terzo, sono presenti affezioni dell’apparato respiratorio aggravando significativamente le condizioni delle persone affette da asma. L’esposizione, anche per soli per 15 minuti, a concentrazioni di NOx maggiori di 5 ppm determina tosse persistente e irritazione delle mucose delle vie aeree. – un’esposizione prolungata a concentrazioni anche minime può comportare faringiti, affaticamento e disturbi a carico dell’apparato sensoriale. – infine il particolato le cui particelle più pericolose per la salute umana sono quelle comprese fra 0.5 e 10 μm di diametro (corrispondenti alla cosiddetta frazione respirabile del PM10), che determinano patologie acute e croniche a carico dell’apparato respiratorio (asma, bronchiti, allergia, tumori) e cardio-circolatorio (aggravamento dei sintomi cardiaci nei soggetti predisposti), è il trasporto su vagoni ferroviari a pianale ribassato.

Da Trucioli ANNO VI, NUMERO 24 DEL 22 FEBBRAIO 2018 – Da almeno un decennio nei paesi oltre confine, in Svizzera in particolare, il trasporto merci avviene ovvero attraverso la così detta: autostrada viaggiante o anche denominata autostrada ferroviaria (è diffuso anche il termine “RoLa” acronimo del termine tedesco Rollende Landstrasse), è una forma di trasporto combinato che coinvolge il trasporto di camion su treni merci. A differenza del trasporto intermodale, l’autostrada viaggiante permette una maggiore velocità, andando a diminuire i tempi del trasporto dai camion ai treni e viceversa. Sono utilizzati speciali carri ferroviari, ovvero carri su di un pianale monoblocco con ruote di piccolo diametro che possono fornire una pista transitabile lungo l’intera lunghezza del treno nei casi di carico e scarico. A bordo di un’autostrada viaggiante, gli autisti dei camion sono alloggiati in una vettura con i sedili o letti. Ad entrambe le estremità del collegamento ferroviario sono costruiti appositi terminali che consentono un facile carico e scarico della merce dal treno.

In Liguria si potrebbero creare le autostrade viaggianti solo da Genova e verso le Regioni più prossime: Emilia Romagna, Toscana e Lombardia; mentre, su tutta la tratta ligure occidentale, la tratta da e verso il Piemonte e la tratta da e verso la Francia, nonché la Spagna, ringraziamo il Governo Centrale che con la sua Alta Sensibilità ai problemi dei Trasporti, preferisce piangere a qualche funerale in più piuttosto che raddoppiare la linea ferroviaria da Genova a Ventimiglia e Nice e permettere, finalmente, a decongestionare il traffico merci autostradale sia sull’A10 e sia sulla S.S. N° 1 Aurelia.

Stessa sorte per il Piemonte  nonostante interventi mitigatori sul vecchio tracciato del Frejus e milioni di € spesi per gli adeguamenti delle sagome limite di transito per i carri, l’attuale galleria ferroviaria del Frejus sarà fuori legge. Non a norma con le regole italiane e nemmeno con quelle comunitarie. «Una carrareccia », la definiscono i tecnici che hanno studiando il dossier. Un approfondimento molto delicato perché riguarda la sicurezza nel valico ferroviario più antico delle Alpi. E da quanto sta emergendo in queste settimane è chiaro che la galleria attuale non ha più le caratteristiche di sicurezza previste dalle leggi.

Il documento che non lascia scampo è il decreto del ministero delle infrastrutture del 28 ottobre 2005 intitolato «Sicurezza nelle gallerie ferroviarie». Spiega che nei tunnel a una sola canna di lunghezza superiore ai 1.000 metri (quello del Frejus è di 13.657) è obbligatorio «entro 15 anni dall’entrata in vigore della legge» avere una «finestra di accesso carrabile ogni 4 chilometri circa». I 15 anni scadono tra quattro anni, cioè nel 2020. L’attuale galleria del Frejus di uscite di sicurezza non ne ha alcuna. Così come è priva di un impianto di ventilazione, decisivo nel caso di un incendio che sviluppi fumi tossici. Le bocchette antincendio, previste dal decreto ogni 125 metri, sono state realizzate in occasione dei recenti lavori di ammodernamento della galleria. Che non hanno consentito però di superare alcuni pesanti limiti tecnici. Come l’esistenza di una sola canna, ciò che impone già oggi il transito alternato di treni merci e treni passeggeri per evitare rischi di incidente.

Se la normativa italiana già decreta, nei fatti, la morte a fine decennio della galleria realizzata da Cavour nel 1871, la normativa europea del 2008 è ancora più restrittiva. Perché la Sti, il documento del 2008 sulle specifiche tecniche di interoperabilità sulle linee continentali abbassa a un chilometro la distanza massima tra le uscite di sicurezza delle gallerie. E stabilisce che quelle uscite di emergenza debbano essere raggiungibili dai mezzi di soccorso e dunque debbano essere larghe non meno di 2,25 metri.
LA GALLERIA BARDONECCHIA – MODANE E’ NUOVA MA VECCHIA – Che la galleria tra Bardonecchia e Modane sia totalmente sprovvista di tutto ciò è del tutto comprensibile. Costruita 150 anni fa non aveva certo le caratteristiche di un moderno tunnel di base. Il problema è che con le norme in vigore oggi andrebbe semplicemente chiusa. I lavori di ammodernamento durati undici anni, tra il 2003 e il 2011, non sono serviti a risolvere i limiti strutturali dell’opera. È stata adattata la sagoma della vecchia galleria per consentire il passaggio di alcuni tipi di carri merci di nuova generazione, è stato ammodernato l’impianto anticendio ma non è stato realizzato un moderno impianto di ventilazione. I problemi della vecchia galleria tra Bardonecchia e Modane si ripropongono, in alcuni casi aggravati, anche per le gallerie che attraversano la destra orografica della val di Susa e che, complessivamente, sono lunghe 27 chilometri, più del doppio del traforo internazionale. La tratta Torino- Bardonecchia è rimasta a binario unico fino al 1984 tra le stazioni di Bussoleno e Salbertrand. Da poco più di trent’anni è stata raddoppiata affiancando al vecchio tracciato un nuovo percorso. In tutto ci sono sette gallerie di lunghezza compresa tra uno e cinque chilometri ma nessuna ha vie di fuga e solo una ha un impianto antincendio.
Difficile immaginare che la questione della sicurezza della linea storica della val di Susa rimanga a lungo in secondo piano. È evidente che le Ferrovie non hanno interesse ad accendere i riflettori su una questione spinosa. Ma è altrettanto chiaro che i vertici della società ferroviaria italiana sono da tempo a conoscenza delle criticità. E anche del fatto che la data del 2020 si avvicina. Sarà impossibile, tra due anni, avere in funzione la nuova linea ad alta velocità. Ma è certo che non si potrà rimanere con una galleria fuori legge e senza alcuna prospettiva.

Sulla autostrada del Frejus A32 ci sarà un aumento di camion porta container, ma sulle statali che scendono e dal Moncenisio e dal Monginevro il cui percorso è un susseguirsi di brevi rettilinei e innumerevoli tornanti, strettoie e strapiombi, per non parlare degli attraversamenti di Frazioni e Paesi, non tutti dotati di circonvallazioni, con tratti di attraversamento la cui sezione è “a filo” muri abitazioni, ci sarà “ridere” meglio da “piangere”, ed intanto i fumi di idrocarburi dei tubi di scappamento dei vari mezzi di trasporto, regalano “salute” a turisti e valligiani.

Alesben B.


Trucioli si ferma una settimana: a presto

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Trucioli prende una settimana di pausa. Tornerà con nuovi contenuti Giovedì 24 Gennaio 2019.

Cesare Battisti e Petrella, cosa scriveva il procuratore, oggi ex, Armando Spataro

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Era il 2 gennaio 2010. Il Fatto Quotidiano pubblicava uno scritto dell’allora procuratore aggiunto a Milano, Armando Spataro (poi procuratore capa a Torino, da un mese in pensione) sul ‘caso Battisti’ latitante in Brasile. E di Marina Petrella, rifugiata in Francia per ‘ragioni umanitarie’.

BATTISTI “Criminale comune, nient’altro” (vedi il video che parla dei ministri Salvini e Bonafede)

Armando Spataro ex Pm procuratore capo di Torino

Il procuratore di Milano, Armando Spataro, spiega: “Battisti si è politicizzato dentro al carcere. All’inizio è stato condannato per vicende legate a lucro personale. Poi le rapine e gli omicidi”

Catturato a metà del 1979, a Milano, in una base dei Proletari Armati per il Comunismo piena di mitra, pistole, fucili e documenti falsi, Cesare Battisti evase nell’ottobre del 1981 dal carcere di Fossombrone. Fu catturato di nuovo a Parigi, nel febbraio del 2004 dopo quasi 23 anni di latitanza dorata. A giugno dello stesso anno la Francia concesse l’estradizione chiesta dall’Italia, ma in modo e con esiti farseschi: Battisti era già stato posto in libertà a marzo e si era reso di nuovo latitante. Veniva però a Rio de Janeiro, nel marzo del 2007 e molti pensarono che, finalmente, quell’assassino sarebbe stato riconsegnato all’Italia. Invece accadeva l’incredibile. Mentre era in corso la procedura per l’estradizione, Battisti rilasciava un’intervista dichiarando che se fosse stato trasferito in Italia sarebbe stato ucciso.

E molti politici brasiliani gli diedero credito: il 14 gennaio del 2009, il ministro della Giustizia Tarso Genro gli concedeva l’asilo politico mentre a febbraio il senatore Edoardo Suplicy dava lettura in Senato di una lettera di 19 pagine dell’assassino italiano che proclamava la sua innocenza e denunciava l’Italia per avere utilizzato “correntemente” il sistema della tortura durante i processi degli anni di piombo. Dopo una serie estenuante di rinvii, però, la Corte Suprema brasiliana, con cinque giudici favorevoli su nove, votava a favore della estradizione di Battisti in Italia, sconfessava il ministro Tarso Genro, ma affermava che l’ultima parola sarebbe spettata al presidente Lula che avrebbe potuto diversamente decidere in base a ragioni politiche.

Questi, dal canto suo, dichiarava: “Adesso la palla è nel mio campo e sarò io a decidere come calciarla”. Cerchiamo di capire ora perché, utilizzando la stessa metafora calcistica cara a Lula, si può affermare che egli non si sia limitato a calciar male la palla, ma se ne sia impossessato, portandosela via dal campo e lasciando arbitro, giocatori e spettatori attoniti. Partiamo dalla fine, cioè dal comunicato letto dal Ministro degli esteri Celso Amorim che, citando la norma della Convenzione tra Italia e Brasile posta a base della decisione di Lula, ha spiegato che questa si fonderebbe sul rischio di aggravamento della condizione personale di Battisti ove fosse trasferito in Italia. In attesa di leggere il testo completo del provvedimento, sono i fatti a dimostrare subito come si tratti di una tesi priva di fondamento giuridico e come siano false le affermazioni propalate in Francia e Brasile dai fans dell’assassino:
1) Battisti non è un estremista perseguitato in Italia per le sue idee politiche, ma un criminale comune per motivi di lucro personale, che si è politicizzato in carcere, commettendo poi rapine, ferimenti ed omicidi.
2) Battisti è stato poi condannato all’ergastolo per molti gravi reati, tra cui anche 4 omicidi: in due di essi, omicidi del maresciallo Santoro (Udine 6.6.1978) e del poliziotto A. Campagna (Milano 19.4.1979), egli sparò materialmente alle vittime; in un terzo (L.Sabbadin, macellaio, ucciso a Mestre il 16.2.1979) svolse il ruolo di “palo” in aiuto dei killer; per il quarto (P. Torregiani, Milano 16.2.1979) partecipò alla decisione ed organizzazione del fatto.
3) Non è vero che a Battisti sia stata negata la possibilità di difendersi in quanto assente durante i processi. Nel 2006, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha respinto il ricorso di Battisti contro la concessione dell’estradizione da parte della Francia, giudicandolo per questa ragione «manifestamente infondato» ed affermando che in tutti i processi egli era stato sempre assistito dai suoi avvocati, con cui era rimasto in stretto rapporto durante la latitanza.
4) E’ falso che l’Italia ed il suo sistema giudiziario non siano stati in grado di garantire i diritti delle persone accusate di terrorismo negli “anni di piombo”. E’ un’affermazione che ci ferisce. Sono tanti i magistrati, gli uomini delle istituzioni, i poliziotti che sono stati vilmente uccisi, da persone come Battisti, solo perché applicavano la legge. L’Italia, invece, non ha conosciuto derive antidemocratiche nella lotta al terrorismo.

Per finire: molti accusano il Governo di non essersi sufficientemente adoperato per ottenere l’estradizione di Battisti. Il Governo, dal canto suo, afferma di essersi mosso con ogni possibile energia e determinazione. Vedremo in futuro come stanno i fatti. Ma forse è stato trascurato un altro possibile rilievo, quello sulla coerenza degli atteggiamenti diplomatici che, per essere autorevoli, hanno bisogno di essere omogenei di fronte a situazioni simili. Allora, occorrerebbe forse una buona dose di autocritica con riferimento all’atteggiamento inspiegabilmente passivo tenuto nell’ottobre del 2008 dal Governo italiano quando il Presidente francese Sarkozy negò l’estradizione della brigatista Marina Petrella per “ragioni umanitarie”, non molto dissimili dalle “condizioni personali” di cui oggi parla il Presidente Lula.  Per ora non resta che condividere l’amarezza del Presidente Napolitano, sperare nel possibile accoglimento di future nuove istanze del nostro Governo e stringersi attorno ai congiunti delle vittime del terrorismo. È certo che la decisione del presidente brasiliano non appare compatibile con i principi su cui si fonda la collaborazione internazionale contro ogni forma di criminalità. Anzi, li incrina profondamente.

Armando Spataro, Procuratore aggiunto a Milano, Coordinatore del Dipartimento antiterrorismo

da Il Fatto Quotidiano del 2 gennaio 2010

 


Il Partito Comunista compie 98 anniBrigate Garibaldi: 10 mila in Liguria

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In questa occasione riguardante il doveroso ricordo dei 98 anni trascorsi dalla fondazione del Partito Comunista si è pensato di non ricorrere ad una delle consuete analisi storiche ma di ripercorrere, principalmente attraverso i numeri, le tappe fondamentali dell’impegno e del sacrificio dei comunisti nella costruzione della democrazia repubblicana arrestandoci al punto di svolta nella sua affermazione (ancora incompleta e successivamente in forte arretramento come stiamo costatando nell’attualità) fissato con i moti del Luglio’60.

di Franco Astengo

La bandiera delle Brigate Garibaldi

Dunque andando per ordine:

1)   TRIBUNALE SPECIALE FASCISTA

Dalla sua istituzione, primo febbraio 1927, al suo scioglimento, con la caduta del regime il 25 luglio 43, il tribunale speciale per la difesa dello stato processò 5.619 imputati – condannandone 4.596. Gli anni totali di prigione inflitti furono 27. 735, 42 le condanne a morte, di cui 31 eseguite, 3 gli ergastoli. 4.497 processati erano uomini, 122 le donne, 697 i minorenni. Tra le categorie professionali, 3.898 imputati erano operai e artigiani, 546 i contadini, 221 liberi professionisti. Furono 4596 i condannati del Tribunale speciale, molti dai nomi oscuri, operai, artigiani, originari di diverse regioni del nostro Paese che con il loro coraggioso comportamento davanti agli arroganti militari che usurpavano il titolo di giudici hanno riscattato il titolo d’Italia, allora compromesso dalla sua classe dirigente, dall’indifferenza dei più.

Dei 4596 condannati circa 3.800 erano iscritti al Partito Comunista, a partire dalla gran parte del gruppo dirigente con il “processone” del ’28 furono condannati a ventidue anni e nove mesi Umberto Terracini; a vent’anni e quattro mesi Antonio Gramsci e Mauro Scoccimarro; e nello stesso anno anche Giancarlo Pajetta, subì, ad appena diciassette anni, la sua prima condanna a due anni di carcere, (altra ben più dura a ventun’anni seguì poi); e nell’anno seguente tocca al socialista Sandro Pertini essere condannato per attività sovversiva a dieci anni e nove mesi; e nel 1930, l’anno delle quattro condanne a morte mediante fucilazione degli irredentisti triestini e delle due condanne all’impiccagione di resistenti libici, è la volta di Camilla Ravera, condannata a quindici anni e sei mesi per costituzione del partito comunista, di Manlio Rossi Doria, di Emilio Sereni, condannati a quindici anni per lo stesso delitto.

2)   RESISTENZA

I comunisti diedero vita alle Brigate Garibaldi che pur formare in maniera pluralista erano composte in gran parte dai partigiani comunisti e esponenti del PCI formavano il comando generale. Associati alle Brigate Garibaldi erano i Gruppi di azione patriottica (GAP), che nelle città operavano azioni di sabotaggio e attentati contro gli occupanti nazifascisti. In totale esse rappresentavano circa il 50% delle forze della Resistenza partigiana. Al momento dell’insurrezione finale dell’aprile 1945, i garibaldini attivamente combattenti erano circa 51.000 divisi in 23 “divisioni”, su un totale effettivo di circa 100.000 partigiani. In dettaglio il comando generale delle Brigate Garibaldi disponeva, alla data del 15 aprile 1945, di nove divisioni in Piemonte (15.000 donne e uomini); tre divisioni in Lombardia (4.000 donne e uomini); quattro divisioni in Veneto (10.000 donne e uomini); tre divisioni in Emilia (12.000 donne e uomini); quattro divisioni (10.000 donne e uomini) in Liguria. Nell’ambito delle forze militari della resistenza, le Brigate Garibaldi costituirono il gruppo più numeroso e organizzato con 575 formazioni organiche, tra squadre, gruppi, battaglioni, brigate e divisioni; parteciparono alla maggior parte dei combattimenti e subirono le perdite più pesanti, oltre 42.000 morti in combattimento o per rappresaglia .

Da ricordare ancora come le grandi città nelle quali era presente la classe operaia legata al Partito Comunista, si liberarono da sole ben prima dell’arrivo delle truppe alleate e questo fu il fattore decisivo che consentì al nostro Paese di riassumere immediatamente la propria dignità di autogoverno: Napoli, Genova, Milano, Torino.

  • OPERAI DEPORTATI DOPO LO SCIOPERO DEL 1° MARZO 1944

Dopo lo sciopero delle fabbriche del Nord svoltosi il 1°marzo del 1944 si calcola che circa 1.200 operai furono deportati nei campi di lavoro e in quello di sterminio di Mauthausen. Il  successivo 16 Giugno 1944 in adesione allo stesso ordine emanato dal comando nazista dopo lo sciopero del 1° marzo, 1.488 operai genovesi furono deportati dopo essere stati rastrellati all’ingresso delle fabbriche. Si ritiene di non esagerare considerando la quasi totalità dei deportati come appartenente al partito comunista.

4)   LOTTE OPERAIE E CONTADINE NEL PRIMO DOPOGUERRA

Mentre le sinistre erano impegnate nella elaborazione della Costituzione Repubblicana le lotte operaie e contadine rivolte a reclamare migliori condizioni di vita in situazioni veramente tragiche da punto di vista dei diritti fondamentali e della stessa sopravvivenza furono compiute alcune stragi le cui vittime furono in gran parte donne e uomini militanti nel Partito Comunista.

Portella della Ginestra: 1 maggio 1947. fu un eccidio commesso in località Portella della Ginestra, in provincia di Palermo, il 1º maggio 1947 da parte della banda criminale di Salvatore Giuliano che sparò contro la folla riunita per celebrare la festa del lavoro provocando undici morti e numerosi feriti. I motivi per cui venne compiuto e, nei giorni successivi, vennero assaltate sedi dei partiti di sinistra e delle camere del lavoro della zona risiedono, oltre alla dichiarata avversione del bandito nei confronti dei comunisti, anche nella volontà dei poteri mafiosi, dell’autonomismo siciliano e delle forze reazionarie di mantenere i vecchi equilibri nel nuovo quadro politico e istituzionale nato dopo la seconda guerra mondiale e, nonostante non siano mai stati individuati i mandanti, sono certe le responsabilità degli ambienti politici siciliani interessati a intimidire la popolazione contadina che reclamava la terra e aveva votato per il Blocco del Popolo nelle elezioni del 1947.

Melissa: La strage di Melissa o eccidio di Fragalà fu un episodio del 29 ottobre 1949 verificatosi a Melissa nel quale persero la vita Francesco Nigro, Giovanni Zito e Angelina Mauro. Nell’ottobre del 1949 i contadini calabresi marciarono sui latifondi per chiedere con forza il rispetto dei provvedimenti emanati nel dopoguerra dal ministro dell’Agricoltura Fausto Gullo e la concessione di parte delle terre lasciate incolte dalla maggioranza dei proprietari terrieri. Interi paesi parteciparono a questa mobilitazione che vide circa 14 mila contadini dei comuni orientali delle province di Cosenza e Catanzaro scendere in pianura. Chi a piedi, chi a cavallo, con donne e bambini e gli attrezzi da lavoro, quando giunsero sui latifondi segnarono i confini della terra e la divisero, iniziando i lavori di preparazione della semina. Irritati per questa ondata di occupazioni alcuni parlamentari calabresi della Democrazia Cristiana si recarono a Roma per chiedere un intervento della polizia al Ministro dell’Interno Mario Scelba. I reparti della Celere si recarono quindi in Calabria e uno di loro si stabilì a Melissa (oggi provincia di Crotone) presso la proprietà del possidente del luogo, barone Berlingeri, del quale i contadini avevano occupato il fondo detto Fragalà. Questo fondo era stato assegnato dalla legislazione napoleonica del 1811 per metà al Comune, ma la famiglia Berlingeri, nel tempo, lo aveva occupato abusivamente per intero. La mattina del 30 ottobre 1949 la polizia entrò nella tenuta e cercò di scacciare i contadini occupanti con la forza.

Montescaglioso: 21 marzo 1950, data impressa nella memoria storica di tutto il Vastese: Nicola Mattia e Cosmo Mangiocco furono uccisi dai colpi di un appuntato dei carabinieri davanti al municipio. Tornavano, insieme a tanti concittadini, dallo ‘sciopero alla rovescia’: al grido di ‘pane e lavoro’ costruivano la strada di collegamento con la Statale Trignina sopperendo ai ritardi del governo dell’epoca. Un evento drammatico che ebbe risonanza in tutta Italia e che diede vita a imponenti manifestazioni di protesta da Nord a Sud.

Modena: 9 gennaio 1950. Verso le dieci del mattino del 9 gennaio una decina di operai giunse ai cancelli delle Fonderie Riunite, le quali erano circondate di carabinieri armati. All’improvviso un carabiniere sparò un colpo di pistola in pieno petto al trentenne Angelo Appiani, che morì sul colpo. Subito dopo, dal tetto della fabbrica i carabinieri aprirono il fuoco con le mitragliatrici verso via Ciro Menotti contro un altro gruppo di lavoratori, che si trovavano al di là del passaggio a livello sbarrato in attesa dell’arrivo di un treno, uccidendo Arturo Chiappelli e Arturo Malagoli e ferendo molte altre persone, alcune in maniera molto grave. Dopo circa trenta minuti, in via Santa Caterina l’operaio Roberto Rovatti, che portava al collo una sciarpa rossa, venne circondato da una squadra di carabinieri, buttato dentro ad un fossato e linciato a morte con i calci dei fucili. Infine, giunse in via Ciro Menotti un blindato T17 che iniziò a sparare sulla folla, uccidendo Ennio Garagnani. Appena appresa la notizia della strage, i sindacalisti della Cgil iniziarono ad avvisare, con gli altoparlanti montati su un’automobile, i manifestanti di spostarsi verso piazza Roma. Tuttavia, verso mezzogiorno, un carabiniere uccise con il fucile Renzo Bersani, il quale stava attraversando a piedi l’incrocio posto alla fine di via Menotti, posto a oltre 100 metri dalla fabbrica.

Il bilancio della giornata fu di 6 morti tutti iscritti al Partito Comunista, 200 feriti e 34 arrestati con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale, radunata sediziosa e attentato alle libere istituzioni. Il bilancio di quegli anni, tra il 1947 e il 1950, segnati dalle lotte operaie e contadine e dalla feroce repressione poliziesca è il seguente: furono condannati 15.249 comunisti per un totale di 7.598 anni di carcere.

Si è ormai persa la memoria dei lutti, dei sacrifici, dell’impegno posto dalla classe operaia, dai contadini e dalle loro famiglie che vivevano in condizioni oggi inimmaginabili nel periodo della riconversione dell’industria bellica, dell’attuazione della debole riforma agraria, della ricostruzione del Paese dalle macerie della guerra. Lutti, sacrifici, privazioni affrontati sempre con grande dignità “di classe” con il PCI che seppe rappresentare sul piano politico, dar loro voce e presenza proprio quei lutti, quei sacrifici, quelle indescrivibili privazioni materiali in una Italia povera,senza strade e ferrovie, con le case bombardate e distrutte.

5)   LUGLIO ‘60

La strage di Reggio Emilia è un fatto di sangue avvenuto il 7 luglio 1960 nel corso di una manifestazione sindacale durante la quale cinque operai reggiani, i cosiddetti morti di Reggio Emilia, Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri e Afro Tondelli, tutti iscritti al PCI, furono uccisi dalle forze dell’ordine.  La strage fu l’apice di un periodo di alta tensione in tutta l’Italia, in cui avvennero scontri con la polizia. I fatti scatenanti furono la formazione del governo Tambroni, monocolore democristiano con il determinante appoggio esterno del MSI, e l’avallo della scelta di Genova (città “partigiana”, già medaglia d’oro della Resistenza) come sede del congresso del partito missino. Le reazioni d’indignazione furono molteplici e la tensione in tutto il paese provocò una grande mobilitazione popolare.

L’allora Presidente del Consiglio, Fernando Tambroni, diede libertà di aprire il fuoco in “situazioni di emergenza” e alla fine di quelle settimane drammatiche si contarono undici morti e centinaia di feriti. Queste drammatiche conseguenze avrebbero costretto alle dimissioni il governo Tambroni aprendo la strada al governo Fanfani “delle convergenze parallele” e successivamente al centro – sinistra. Al momento del varo del primo governo organico di centro – sinistra Nenni titolò sull’AvantiDa oggi l’Italia è più libera”. E’ il caso di ricordare su quanti lutti e sacrifici della classe operaia, dei contadini, delle donne e degli uomini che trassero fuori l’Italia dalla macerie del dopoguerra fosse costruito quel “più libera”.

Ci fermiamo a questo punto pensando di aver semplicemente onorato la memoria del Partito Comunista e il contributo di sacrifici e di sangue fornito dai suoi militanti per la Repubblica e la Costituzione.

Franco Astengo

Albenga: 5 mila euro alla Croce Bianca con i proventi della Tassa di soggiorno

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Un caso unico e forse il buon esempio anche per altre località. Con una convenzione sperimentale il Comune di Albenga ha stanziato 5 mila euro cofinanziati dalla Tassa di Soggiorno, così come deliberato dal Comitato locale del turismo che ha riconosciuto la valenza del servizio della Croce Bianca soprattutto nella stagione turistica e a beneficio di chi soggiorno in città. In futuro la somma potrà essere maggiorata.

Volti soddisfatti dopo la firma della convenzione tra il Comune di Albenga, rappresentatio dall’assessore Passino, dal dirigente Scardigno e la Croce Bianca con il presidente Ardoino.

COMUNICATO STAMPA – Ieri è stata sottoscritta una convenzione tra il Comune di Albenga, rappresentato dal dirigente Dott. Emanuele Scardigno  e la Pubblica Assistenza Croce Bianca nella persona del presidente Dino Ardoino. La convenzione regola il rapporto tra pubblica amministrazione e Anpas per garantire il servizio di assistenza ai residenti e ai turisti nelle manifestazioni organizzate dal comune di Albenga.
La disponibilità della Croce Bianca non è mai mancata, svolgendo gratuitamente questi servizi per la città, ma all’indomani delle circolari Gabrielli e poi Minniti, i parametri sulla sicurezza negli eventi pubblici si sono sempre più elevati. Riconoscendo per tanto, lo sforzo dei militi volontari impegnati su più fronti è nata l’idea di dare vita ad una convenzione che riconosca un contributo annuo per tutti i servizi che la croce bianca svolge sulle manifestazioni turistiche e sportive del comune. Convenzione sperimentale che stanzia sul 2019 € 5.000,00 cofinanziati dall’imposta di soggiorno, così come deliberato dal Comitato Locale Turismo che ha riconosciuto la valenza del servizio sopratutto nella stagione turistica, a beneficio di chi soggiorna nella nostra città.
Presente anche l’assessore Alberto Passino, che dichiara: “Un primo importante passo per rafforzare la collaborazione tra i due enti, un servizio che garantirà più sicurezza durante gli eventi, ad inizio 2020 al momento del rinnovo, valuteremo la congruità e l’efficacia delle misure adottate senza escludere  già da ora, anche un potenziamento dei termini dell’accordo”. Parole di apprezzamento anche del  sindaco Giorgio Cangiano che ringrazia la Croce Bianca e tutti i volontari che quotidianamente sono vicini agli albenganesi in difficoltà ed i componenti del CLT per il lavoro svolto e per aver scelto di riconoscere un contributo per il servizio che la Croce Bianca svolge per garantire il sicuro svolgimento delle manifestazioni turistiche cittadine.

Alassio e non solo. Ecco lo spazzacamino giudiziario. Manina diabolica ? Il delitto perfetto: Cota, Melgrati, Molinari e Rixi

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Marco Melgrati a Roma per il futuro della Stazione di Alassio – annuncia il comunicato dell’Ufficio stampa del Comune. Mentre l’anonimo politologo gli dedica, quale ‘innocente seriale’, un pensierino a proposito del ruolo di ‘spazzacamino’ del ministro Bonafede (tutte balle messe in giro dai servizi deviati che lo vogliono amico del cuore del presidente Conte, in alternativa a Di Maio, in onore di un trio gay) in tema di peculato ai danni della Regione Liguria. Le ‘spese pazze’ trasformate in ‘spese allegre’. Tutti presunti colpevoli per il PM, ma meritevoli di proseguire l’opera francescana di amministrare il denaro pubblico, dei cittadini liguri ed italiani. Solo invidia per la strepitosa carriera del ‘fratello in Obbedienza’ Rixi ? E del più amato e votato sindaco degli alassini ?

Proprio ora che sarà accolto, con gli onori che merita, dalla direzione della Ferrovie dello Stato, grazie alla mediazione dell’on. Sozzani (vice pres. Commissione Trasporti) e  dell’on. giornalista, Giorgio Mulè, già direttore di Panorama berlusconiano (oggi comprato dal gruppo la Verità), paracadutato, con successo, in quel di Imperia a tenera d’occhio il neo sindaco Claudio Scajola. Che ad un incontro di Polis ha rivelato“….Ha chiesto ad un mio funzionario dove si trova il porto d’Oneglia, colpito dai danni delle mareggiate….”.

COMUNICATO STAMPA – L’accesso ai disabili, l’utilizzo degli spazi da tempo chiusi al pubblico, l’ampliamento del parcheggio i temi sul tavolo dell’incontro romano. Ai primi di dicembre Antonello Martino, responsabile ingegneria e investimenti Direzione Stazioni di RFI era venuto ad Alassio per un primo sopralluogo, a seguito delle numerose segnalazioni inviate dal Sindaco Melgrati all’attenzione delle Ferrovie dello Stato, e grazie all’interessamento dell’On Diego Sozzani, vicepresidente della Commissione Trasporti della Camera,​ e dell’On. Giorgio Mulè.

Alassio: degrado in sala di attesa tra i binari 2 e 3

​”Il decoro, l’accesso ai disabili, la chiusura notturna delle aree pubbliche per evitare bivacchi… fino alla possibilità di trasferire nelle antiche sale d’aspetto la biblioteca inglese, l’ampliamento del parcheggio e del silos accanto ai binari – ricorda Marco Melgrati – sono numerose le idee e le proposte, nonchè le segnalazioni in merito ad una struttura storicamente e architettonicamente di grande pregio come la Stazione di Alassio”. Lunedì 21 gennaio alle ore 12 Melgrati sarà a Roma presso la sede di RFI.

“Il problema, quando si ha a che fare con queste realtà immense, è trovare un interlocutore diretto e competente. In questo caso devo ringraziare l’Ing. Antonello Martino, responsabile ingegneria e investimenti Direzione Stazioni di RFI che dopo il sopralluogo alassino ha predisposto un incontro presso la sede di RFI con tutti gli interlocutori competenti per ogni settore”.

“I temi che affronteremo sono dunque quelli già noti – prosegue Melgrati – .Per quanto attiene l’accesso ai disabili abbiamo verificato che un ascensore al lato dell’ingresso della stazione sarebbe del tutto inutile posto che per accedere ai binari 2 e 3 serviti da treni passeggeri occorrerebbe attraversare il primo binario.​ Più funzionale sarebbe per un servo scala da collocare presso le rampe di accesso diretto ai binari. Non dovrà essere a chiamata, ma costantemente funzionante”. “Abbiamo già chiesto e ottenuto di riaprire, nelle ore diurne, la saletta di aspetto tra il secondo e terzo binario. Occorre però prevederne la pulizia e la manutenzione, come pure del verde e delle aiuole che insistono sui marciapiedi tra i binari”. “Per quanto attiene le sale d’aspetto di prima e seconda classe, interne alla Stazione, e chiuse al pubblico da tempo – continua il sindaco di Alassio – avevamo segnalato come per noi fosse fondamentale recuperare spazi per ospitare in maniera consona la biblioteca inglese. Così facendo le opere conservate nella Pinacoteca West potrebbero essere esposte al pubblico con la cura che merita, offrendo inoltre ai viaggiatori in attesa del proprio convoglio la possibilità di consultare testi in lingua inglese. Allo stesso modo abbiamo chiesto di poter acquisire l’ex deposito bagagli per trasformarlo in un contenitore destinato a fini turistici”. “Per quanto riguarda il parcheggio a valle della ferrovia, già in fase progettuale per l’autorimessa era prevista la possibilità di sopraelevazione di due piani: uno di parcheggi a rotazione, l’altro di box, anche per consentire il bilancio economico dell’intervento. Ciò consentirebbe di raddoppiare gli attuali settanta posti auto. Oltretutto essendo scaduta concessione per la gestione del parcheggio, l’area risulta ora chiusa al pubblico. E’ dunque quantomai urgente prevedere una riassegnazione della gestione”. “L’importante – conclude Melgrati – è stato l’aver avviato in tempi ragionevoli un dialogo concreto e costruttivo nell’ottica della valorizzazione e dell’utilizzo della nostra stazione e di strutture e spazi ormai abbandonati e a rischio di trasformarsi in spiacevoli esempi di degrado urbano e sociale”.​​

Nella foto: il degrado della sala di attesa tra i binari 2 e 3

POCHI NE PARLANO. NEMMENO TRUCIOLI CHE PREFERISCE ARGOMENTI COME BANDA DI ALASSIO E TORNEO DI FOOTGOLF-  Mi permetto di segnalare una chicca… .che andrebbe pubblicata per informare i cittadini elettori.

I ministri Alfonso Bonafede e Matteo Salvini si intestano l’arresto (finalmente) di Cesare Battisti strumentalizzandolo a fini di propaganda, ma preferiscono sorvolare su quella che ha tutta l’aria di essere una legge ad personam spuntata all’improvviso nell’indifferenza quasi generale. (I primi a scovarla sono stati a la Repubblica edizione ligure ndt). Tacciono nello specifico, sul fatto che la tanto attesa “spazzacorrotti” contiene una norma che potrebbe salvare da condanne imbarazzanti circa 150 politici tra cui  il Sindaco di Alassio, Marco Melgrati e personaggi molto in vista della Lega come  l’ex Presidente del Piemonte, Roberto Cota, Il Vice Ministro ai Trasporti Edoardo Rixi ed il capogruppo alla Camera  Riccardo Molinari. Tutti coinvolti, a vario titolo, in quel filone di processi ribattezzato “spese pazze“. Tra le modifiche al codice penale, la legge totem dei 5 stelle ne introduce, infatti una che corregge il reato di “indebita percezione di erogazioni a carico dello Stato” in modo da poter essere applicato ai pubblici ufficiali a cui è adesso contestato il peculato. Il 316 ter è meno grave del 314 (peculato, punito con la reclusione  fino a 10 anni, la multa, l’interdizione dai pubblici uffici ndt) e quindi anche i tempi della prescrizione sono assai più brevi.  Da ‘spazzacamino’ giudiziario.

Poichè quando subentrano nuove leggi vale sempre il principio del pro reo (si applicano cioè sempre le norme più favorevoli all’imputato) ecco che decine di politici e amministratori, tra cui  “L’innocente seriale” (come ama definirsi lui )  Melgrati, potrebbero a breve beneficiare di questa provvidenziale “novità” e chiudere così pagine incresciose della propria carriera politica.

Per comprendere l’abilità della misteriosa manina che ha inserito il codicillo “diabolico” , è necessario spiegare quello che ha tutta l’aria di essere un “delitto perfetto“. In premessa va detto che Rixi, Molinari , Cota e  Melgrati sono tutti sotto processo per peculato in relazione al presunto uso “allegro” dei fondi regionali ( avrebbero spacciato per “spese istituzionali” spese meramente  private (sic)  facendosele rimborsare con soldi pubblici). Come più volte scritto, Melgrati in caso di condanna in primo grado rischia la sospensione dalla carica di Sindaco in forza della Legge Severino. Lo scalpitante  Vice Sindaco Angelo Galtieri prenderebbe il suo posto  come reggente.

Per il genovese Rixi è in attesa della sentenza di primo grado e il Pm ha chiesto per lui una condanna a 3 anni e 4 mesi per le spese sostenute quando era capogruppo della Lega in Regione tra il 2010 e il 2012. L’abilità della manina è stata nel trovare un classico cavallo di Troia, non puntare cioè in modo smaccato nella modifica di reati guida ma cercare soluzioni laterali che non avrebbero dato nell’occhio pur raggiungendo l’obbiettivo. E così è andata…Con le nuove disposizioni  il difensore di qualche pubblico ufficiale, a giudizio per peculato (ad esempio il legale di Melgrati, Vazio, parlamentare PD,  ex Vice Presidente della II Commissione Giustizia della Camera dei Deputati …) potrebbe chiedere la derubricazione dell’imputazione per il suo assistito e passare dal peculato (art. 314cp) alla indebita percezione (316 ter cp).  Il passaggio da un reato all’altro è certamente più vantaggioso per gli imputati perché la prescrizione passa dagli attuali 12 anni e 6 mesi del peculato ai 7 anni e 6 mesi del reato modificato (316 ter)..

Il Politologo albenganese – alassino

E QUANDO MARCO MELGRATI USAVA LA SCURE CONTRO…..ERA IL 14/12/2010

Querelle tra gli esponenti del Pdl e i finiani.

Marco Melgrati attacca  “Non solo infami ma anche irriconoscenti”

Leggo la replica di Gadolla e Nan al mio intervento di sabato alla convention del P.d.l. a favore dell’azione di Governo e della fiducia a Silvio Berlusconi, dove i “traditori” finiani si lamentano per essere stati da me definiti “infami” (politicamente parlando, ovviamente). Non solo li avevo definiti solo “infami”, ma anche irriconoscenti nei confronti di un movimento politico, il P.d.l., che ha riassunto le esperienze di Forza Italia e Alleanza Nazionale, che li aveva entrambi, a diverso titolo, appoggiati e promossi per candidature e poltrone.

Infatti l’ex onorevole Nan, dopo quattro mandati da Parlamentare di Forza Italia, aveva ottenuto, non certo per le sue doti estetiche o di economista, il prestigioso posto che tuttora occupa di Vicepresidente della cassa di Risparmio di Savona, mentre l’ex Consigliere Regionale Gadolla, peraltro fino al Suo ingresso nel “partito” di Fini, coordinatore metropolitano del P.d.L., è stato candidato e sostenuto alle recenti elezioni regionali, e poi “trombato” dagli elettori.

Per quanto attiene al significato in italiano della parola infami, cioè persone che hanno una brutta fama, se non ce la avevano prima, sono sicuro che da adesso in poi ce la avranno….

Non ci stupiamo che i “due” abbiano pensato di riciclarsi nel “partito” di Fini per la mera occupazione di posti futuri, visti i sondaggi, peraltro oggi in caduta libera, della nuova entità politica. Siccome sono stati i “primi” ad aderire, non ci stupiremmo che, nel caso di nuove elezioni politiche, ce li trovassimo a occupare l’uno il primo posto nel listino della camera e uno al primo posto nel listino del Senato. Complimenti per la coerenza politica, e auguri…

Per quanto attiene alla mia “fama” presso la Procura di Savona voglio ricordare che negli ultimi 10 giorni sono stato assolto ben  due volte per due procedimenti come architetto, che non ho condanne passate in giudicato a titolo definitivo, e per l’unica condanna in primo grado, sempre per la mia attività professionale di architetto, sarò sicuramente assolto in appello per non aver commesso il fatto,  e che non sono mai stato rinviato a giudizio per attività connesse con i miei incarichi istituzionali.

Per il resto,chi non fa non sbaglia, o non rischia di sbagliare…sarà per questo che i “nostri” due sono sconosciuti alle procure…

Vorrei aggiungere un commento per il Senatore Musso, che si è astenuto sulla fiducia al Governo oggi al Senato, peraltro esprimendo un voto che vale come contrario; un altro che dal P.d.l. ha avuto tutto, dalla candidatura a Sindaco al posto al Senato, direttamente da Berlusconi, con il parere contrario dei notabili liguri del partito…nel girone Dantesco degli ignavi potrebbe fare da portabandiera!!

Genova, 14/12/2010

Tuteliamo Borghetto, si avvera il sogno di Carolina dopo Cinzia Vacca shock. La Lega perde un assessore.Promossa l’avv.Calcaterra

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Era il 17 marzo 2014 quando un gruppo di cittadini dava vita al Comitato ‘Tuteliamo Borghetto’, dotandosi di un succinto statuto.Tra i promotori Carolina Bongiorni, segretaria di un’agenzia immobiliare, nuova gestione, che in passato aveva superato tutte le concorrenti quanto a citazioni dei media . La ‘Santa Rita’, già di Antonio Fameli, ora di Rita ultimogenita, madre di due figli, nessuno dei tre ha avuto problemi con la giustizia e pare corretto darne conto. Carolina, impegnata nella società civile, ha coronato il suo sogno. Prima dei non eletti alle comunali del 2017, è entrata in consiglio dopo le dimissioni, a sorpresa, di Cinzia Vacca, stimata commerciante e titolare dell’unica edicola in centro storico. A quanto si ascolta nessun mistero, o meglio retroscena, motivi di salute che, manco a dirlo, viene prima di ogni altra cosa. Curioso, invece, che i media (trucioli escluso) non abbiano dato conto della sua scelta di iscriversi, nell’estate scorsa alla Lega, portando di fatto a due gli assessori leghisti, l’altra è Maria Ester Terragno Cannonero.

Una scelta di serietà e di opportunità, un esempio di distacco si potrebbe aggiungere dalle ‘poltrone’ che non vanno sempre intese come privilegio di potere e che per un assessore, a Borghetto, significano un’indennità di funzione di 322,12 mensili che scendono a 161.o6 qualora sia dipendente pubblico o privato. Per il sindaco 2.147,43; il vice 429,48; il presidente del consiglio comunale 214,75. Cinzia aveva la delega  a Sport, Manifestazioni turistiche e Pubblica istruzione (diploma da maestra).

L’avv. Mariacarla Calcaterra, neo assessore a Borghetto, dopo un’esperienza nel Comune di Balestrino

Promossa, come pareva scontato, l’avvocatessa Mariacarla Calcaterra, moglie del collega Claudio Mastrogiorno, entrambi con studio legale a Borghetto. Il marito è amministratore delegato della benemerita Fondazione Vacca che dispone di  un patrimonio immobiliare a Loano e Pietra Ligure, oltre a somme liquide investite in titoli di Stato. Scopo principale quello di assegnare borse a studenti delle scuole medie ed universitarie “ meritevoli e bisognosi” di Borghetto ed in mancanza a quelli residenti in Boissano, secondo la volontà del fondatore, il compianto medico di famiglia Giuseppe Vacca morto a Loano il 28 marzo 1973 (vedi…..con 1714 visualizzazioni). Nell’occasione dell’articolo avevamo chiesto una maggiore visibilità della Fondazione, non per mettere in mostra chi l’amministra, ma per un circuito virtuoso sia verso i giovani studenti e le famiglie, sia per l’esempio del benefattore.

L’avvocato Claudio Mastrogiorgio, amministratore delegato della Fondazione Vacca

Ora l’avvocato Calcaterra, da una parte ristabilisce la presenza di Forza Italia in giunta, dall’altra rafforza competenze ed impegno, avendo già la delega  a Cultura ed attività connesse. Peraltro gli stessi incarichi che aveva a Balestrino con il due volte sindaco rosa Gabriella Ismarro.

Dato per scontate le ragioni di salute dell’abbandono di Cinzia Vacca, viene pure a pennello quanto dichiarava il sindaco Giancarlo Canepa subito dopo il successo elettorale che forse non erano molti a dare per scontato. Ancora una volta il piccolo e nero trucioli.it  si era preso gioco, etichettando  sul podio della vittoria (con ironia), la notizia della discesa in campo del Macron alla borghettina (lista dei camici bianchi) – e quella del ‘solone’ alla Villa, del si vince, cioè si perde sempre. Mentre la comunità tutta avrebbe subito e sta subendo le conseguenze della mancanza di una ‘governo cittadino’ di salute pubblica, capace non di fluido miracoloso. Basterebbe quella competenza di scelte e strategie che affrontino da una parte l’ordinaria amministrazione, dall’altra sforzi, capacità, di portare a buon fine, con priorità assoluta, con tutto l’impegno e la forza possibile, la soluzione annosa del complesso Roveraro, del Puc. Sono i cavalli di Troia da cui passa davvero una storica svolta socio economica per il futuro di Borghetto. Una cura da cavallo, anzichè aspirine imposte dalla sciagurata mala amministrazione dei soldi pubblici nel corso di più legislature e con gli ultimi tre sindaci, Canepa escluso.

Il candidato sindaco Giancarlo Canepa il giorno dell’investitura ufficiale con il presidente della Regione Toti ed il capogruppo di Forza Italia Angelo Vaccarezza ex sindaco di Loano ed ex presidente della Provincia

C’è il governo regionale che con Toti & Rixi (i due massimi big): si sono fatti garanti dell’attuale compagine di giunta, c’è la Lega forte e dura al governo della nazione.  Quale occasione migliore per invocare un ‘miracolo’ a Borghetto San Spirito, tenendo conto che tutti i cosiddetti indici micro e macro- economici e sociali, lungo l’intera costa ligure, la certificano come la più bisognosa. Non di carità beninteso. Un’economia depressa, da area depressa, e poco conta il patrimonio di 6-7 mila seconde case che, tra l’altro, hanno pure fatto moltissimo arrabbiare il primo cittadino quando si è trovato di fronte i numeri della mega evasione alla Tassa di Soggiorno, nonostante l’opera di sensibilizzazione anche con manifesti murali.

Da qui l’urgenza di mettere a frutto il patrimonio immobiliare che approfondiremo in un prossimo numero. Dopo aver appreso, da più fonti tecniche, che molti palazzi costruiti negli anni 50-60 sarebbero a rischio per l’inadeguato utilizzo di ferro nei cementi armati. Non solo, in alcuni rilievi sarebbe pure emerso un uso abbastanza frequente di cemento depotenziato. E non siamo di fronte, bene inteso, a villette mono e bi-famigliare. Niente allarmismo, ma qualcuno dovrà farsi carico delle verifiche. Non sappiamo, possiamo solo immaginare cosa accadrebbe di fronte ad un terremoto di una certa entità.  O forse meno. Basta poco ? Il problema, ascoltando gli stessi tecnici, appare molto serio.

Concludiamo con il pensiero che il sindaco Canepa aveva riservato ai componenti della lista che non facevano parte del consiglio comunale: “Vorrei dire grazie anche  a Ernesto Amendola, Carolina Bongiorni, Paolo Erre e Anna Maria Parisch per l’impegno profuso durante la campagna elettorale. Anche loro saranno coinvolti nel programma di lavoro, che l’amministrazione porterà avanti nel solo interesse della città, del sul territorio, dei cittadini e dei turisti”.

Il Comitato Cittadino “Tuteliamo BORGHETTO: i sottoscrittori promotori sono: Carolina Bongiorni (Presidente) Anna Garofalo (Vice Presidente), Andrea Bronda (Segretario/Tesoriere), la figura più conosciuta in ambito provinciale e ligure per essere stato segretario provinciale della Lega Nord, assessore e  consigliere a Vendone, paese natio, milite della Croce Bianca a Borghetto ed Albenga, fa parte della Protezione civile, da ultimo chiamato alla presidenza della Pro Loco di Toirano e da ‘soldato semplice’ super attivista della Lega di Salvini, in attesa che qualcuno si ricordi del lunga e laboriosa militanza nel più vecchio partito rimasto in vita anche nella seconda repubblica. Gli altri componenti del Comitato: Davide Nardulli (Consigliere), Francesco Silvano (Consigliere). LO SCOPO – Lo scopo del Comitato è TUTELARE il nostro territorio, in tutto e per tutto!! Questo comitato nasce dalla necessità di voler far sentire la nostra voce visto tutto ciò che è accaduto ed accade nel nostro Comune, a partire dalla salvaguardia dell’ambiente, al turismo mancante, al commercio, ad ogni iniziativa possibile. Non lo stiamo facendo per dar contro a prescindere all’attuale amministrazione, magari potrebbe essere un “aiuto” per loro, visto che non possono arrivare dappertutto, no? ” recitava una nota stampa.

COMITATO “TUTELIAMO BORGHETTO”- STATUTO

ARTICOLO 1 – Costituzione. Su iniziativa di un gruppo di cittadini, il giorno 17 marzo 2014 viene costituito un Comitato Cittadino denominato “TUTELIAMO BORGHETTO” . L’attività del Comitato non ha fini di lucro e verrà autofinanziata attraverso le sottoscrizioni degli aderenti al Comitato stesso. Il Comitato e potrà svolgere tutte quelle attività ritenute necessarie o utili al fine del conseguimento dello scopo sociale per la tutela e la valorizzazione della natura e dell’ambiente e delle cose di interesse storico, artistico e naturalistico nel territorio di Borghetto SS.

ARTICOLO 2 – Sede Il Comitato è domiciliato in Borghetto Santo Spirito. A tutti gli effetti i promotori si intendono domiciliati presso la propria residenza. La sede del comitato viene fissata temporaneamente nelle residenza del Presidente, in attesa di disporre di locali per il comitato.

ARTICOLO 3 – Scopo Il comitato è un centro permanente di vita associativa a carattere volontario e democratico la cui attività è espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo. Il comitato, in collaborazione con le istituzioni, si prefigge di migliorare le condizioni di vita di Borghetto SS e delle zone limitrofe, inoltre si propone la discussione e la proposta per la risoluzione delle problematiche del territorio portandole a conoscenza dei competenti organi costituzionali. Esso, apartitico, non ha alcun fine di lucro ed opera per fini socio-culturali, sportivi-ricreativi e solidali per l’esclusivo soddisfacimento degli interessi collettivi di tutto il territorio di Borghetto SS.; Il comitato si propone, inoltre:

a) di affrontare le problematiche di Borghetto SS;

b) di recuperare le antiche tradizioni e manifestazioni popolari onde vivacizzare la vita della zona e a tale scopo partecipare alla promozione e allo svolgimento di manifestazioni di natura sportiva dilettantistica, ricreativa e di accrescimento socio culturale;

c) di esercitare, in via meramente marginale e senza scopo di lucro, attività di natura commerciale per autofinanziamento, in tal caso il comitato dovrà osservare le normative relative agli aspetti fiscali;

d) di interloquire con l’amministrazione comunale ed altri enti ogni qual volta questi decidano di intervenire con progetti di opere pubbliche o varianti/modifiche di qualsiasi tipo e natura di rilevante interesse per la zona al fine di migliorare la qualità della vita nel territorio.

Il comitato perseguirà gli obiettivi di cui sopra mediante la realizzazione di attività che a titolo esemplificativo e non esaustivo potranno essere: – effettuare raccolte pubbliche di adesioni, di firme e di fondi; – richiedere occasionalmente prestazioni di lavoro autonomo o dipendente, anche ricorrendo ai propri associati; – organizzare attività culturali di informazione, quali convegni, dibattiti, riunioni; – promuovere provvedimenti giudiziari a tutela dei cittadini, singoli o associati, a tutela dei loro diritti ; – promuovere ricorsi avversi a provvedimenti intesi come lesivi dei diritti di cui al punto precedente. Non mi ci sta altro, ma potete chiederci la copia e ve lo invieremo in privato”.

Ignoriamo, ad oggi, quanti siano i soci e se con la discesa nell’agone politico del presidente abbia proseguito l’attività e con quali risultati.

LA LETTERA SCRITTA DA CINZIA VACCA E RESO NOTA DALL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE

Nella mattinata odierna Cinzia VACCA, con una lettera indirizzata al sindaco di Borghetto Santo Spirito Giancarlo CANEPA, ha presentato le dimissioni da assessore e da consigliere comunale. 

“Caro Sindaco, con la presente rassegno le dimissioni da Assessore al Turismo, Sport e Pubblica Istruzione e consigliere comunale.

L’esperienza, che ho vissuto in questi due anni, è stata per me molto importante da un punto di vista umano e ricca di soddisfazioni sul piano amministrativo.

In questi 20 mesi mi sono sempre adoperata al massimo delle mie possibilità, spendendomi con tutte le mie energie la mia professionalità e le mie competenze, l’impegno è stato totale.

Tale decisione, maturata con forte rammarico trae origine da motivazioni di natura esclusivamente personali;

pertanto è corretto restituire le deleghe a me affidate per i motivi sopra esposti, le mie dimissioni, ampiamente meditate, sono irrevocabili.

Colgo l’occasione per ringraziarTi della Fiducia e Stima accordatami in questi 2 anni di mandato.

Ringrazio di cuore tutti coloro che mi sono stati accanto con sincera amicizia, i colleghi Assessori, persone speciali con le quali ho condiviso ansie e preoccupazioni.

La maggioranza ed i consiglieri comunali tutti.

Ringrazio tutti i dipendenti che con me hanno collaborato al fine di attuare tutti i miei progetti.

Ringrazio le Associazioni sportive, culturali e i vari operatori di queste associazioni che hanno condiviso con me quest’esperienza.

Ringrazio soprattutto i Cittadini di Borghetto s.s. con i quali mi scuso per quest’interruzione di mandato amministrativo con la speranza di essere stata all’altezza del compito, di aver corrisposto alle Tue aspettative e di aver svolto un lavoro soddisfacente per la collettività.

Auguro a Te e a tutta la maggioranza un sincero Buon Lavoro.

Cinzia Vacca”

Il merito alla comunicazione dell’assessore il capo dell’Amministrazione Comunale Borghettina afferma: “prendo atto delle dimissioni con grande dispiacere ma non posso che rispettare una scelta sicuramente motivata e largamente meditata ma soprattutto non posso che provare stima e rispetto verso una persona che per l’ennesima volta ha dato prova di grande senso di responsabilità. Ringrazio Cinzia Vacca per l’ottimo lavoro svolto fino ad oggi e per l’aiuto che, sono sicuro, continuerà a non farci mancare.”

Come previsto dall’art. 38, comma 8°, del Testo unico sull’ordinamento degli Enti Locali approvato con il Decreto Legislativo 18/08/2000 n. 267, non necessitano di presa d’atto e sono quindi immediatamente efficaci oltre che irrevocabili. La normativa in vigore prevede il Consiglio Comunale deve procedere alla surroga del consigliere.

Borghetto Santo Spirito, 18/01/2019

Loano, mesi di appostamenti e controlli: 10 dosi di cocaina. Arresto e bottino dei vigili

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A Loano c’è una caserma e mezza (quella nuova nel porto turistico) della Benemerita. Eppure da un paio d’anni, o forse prima e chiediamo scusa se non siamo precisi, la polizia municipale svolge un ruolo sempre più prorompente di polizia giudiziaria, di controllo e prevenzione del territorio anticriminalità. Si dirà: siamo fortunati, possiamo vantare una città da terra bruciata per chi delinque, o vive di espedienti. Furti e furterelli, piccolo spaccio, lotta ai cavallini,  ultimi anelli della lunga catena. Tutto bene, ma sorge un interrogativo non formale, sostanziale. Si stanno invertendo le parti. E’ verissimo che i carabinieri non fanno multe per divieto di sosta, ma lo Stato democratico, il nostro ordinamento assegna e disciplina, regola, impone i compiti dell’Arma, il ruolo preminente.

Le dieci dosi di cocaina nascoste in due ovuli

Nessuno può dubitare che siano solo rifugiati in caserma. Anzi, è probabile che sorveglino molto più di quanto si legga sui media locali. Non sono più gli anni delle rapine facili, scippi, malavitosi che spadroneggiavano e qualche volta ricattavano, incendiavano chi non pagava il pizzo, anche se non era frequente.

Oggi una città, a leggere le stesse cronache, abbastanza tranquilla che, se si escludesse i ‘magliari’ extracomunitari sulle spiagge, sarebbe l’oasi dove vivono solo gente perbene o quasi. Al punto che, come accadeva ai nostri nonni, si potrebbe lasciare l’uscio di casa socchiuso o la chiave nella toppa ? Può accadere di essere derubati e spogliati di ogni bene in casa, più raramente narcotizzati ad opera di professionisti, magari di notte, e poi leggere sul sempre informatissimo IVG, allertato dal comando di compagnia (il solo titolato a dare notizie), che un ‘furterello è stato denunciato qualche giorno fa e sono in corso indagini per la cattura dei responsabili‘.  Campa cavallo ! Frequente, poi, leggere di operazioni a tappeto dell’Arma, coordinate a vasto raggio,  complesse indagini, con l’impegno di numerosi militari, cani antidroga, a volte interviene dal cielo l’elicottero. Insomma: da tutto sotto controllo.

Due anni fa nel corso di una riunione, presenti una decina di persone, addetti ai lavori inclusi, quando si cominciava a parlare di Tavolo della Sicurezza promossa dall’amministrazione comunale e dal comando della polizia municipale, avevamo chiesto al sindaco Pignocca ed al comandante dei vigili urbani, Soro, se fossero informati di quanti furti in alloggi vengono commessi, denunciati, in un anno. O ancora nei negozi, attività

Il luogotenente Carta comandante da oltre 25 anni la stazione dei carabinieri ed il sindaco Pignocca al suo secondo mandato

commerciali. Quali le zone e le vie più colpite, in quali fasce orarie della giornata. Né il sindaco, né il capo dei vigili, dirigente comunale, sapevano o si erano premurati di chiedere. Avevano loro stessi un’idea della situazione. Che, a loro dire, non era allarmante. Anzi, Loano era una cittadina virtuosa. D’estate i Bagni Marini, con il concorso spese del Comune, assumono sul litorale guardie private per allontanare, scoraggiare le vittime delle mafie internazionali che taglieggiano e lucrano.

Forse  siamo ormai troppi anziani e fuori dai tempi per ricordare quando, da corrispondenti locali del Secolo XIX, si frequentava ogni giorno, anzi due volte al giorno, le caserme; si dava conto di tutti i furti, con qualche rara eccezione se erano in corso indagini a piè sospinto e promettevano la cattura dei responsabili. Una volta all’anno, come accade ora, si dava il resoconto dell’attività della Benemerita in provincia, ma si indicavano anche i dati delle maggiori stazioni della Riviera e dell’entroterra. Da anni, invece, c’è una sorte di ‘sipario’, cortina di ferro anti informazione. Meglio non turbare troppo, ci sono di mezzo anche i politici che devono ben figurare.

Vi facciamo sapere le statistiche che vogliamo noi, anche se siamo dipendenti pubblici e viviamo in uno stato di diritto e non da dittatura. Non sappiamo a chi giovi la riservatezza. Ignoriamo quanto sia utile e producente non informare neppure la massima autorità politica e civile di una città, quale è sindaco. A meno che, come ha ammesso candidamente Pignocca: “Io non li ho mai chiesti (i dati), non so se me li possono dare, non ho idea della loro utilità, comunque cercherò di sapere….”.

Riunione di cittadini al Tavolo della Sicurezza con il sindaco, l’assessore alla Polizia urbana Rocca ed il comandante dr. Soro

Bontà sua, i vigili urbani non hanno come compito istituzionale di dare l’assoluta priorità al traffico, alla viabilità, alla disciplina dei regolamenti comunali ? E magari far visita ai cantieri edili, ai tanti operai in  nero che vengono anche da fuori e sono ottime pedine per studiare, informare sui colpi nelle ville, nelle case, fare da basisti.

Non esiste forse un’Aurelia, intasata, nel caos, almeno 12 ore su 24.  Perchè non collaborare, semmai, in modo sinergico con i carabinieri ? Con tutta franchezza,  e non è un’eccezione, leggere nelle note stampa del Comune che  i vigili rendono noto di questa o quella operazione giudiziaria,  sempre più frequenti, non già per far rispettare le norme comunali, ma quella legalità che è in capo delle Forze dell’Ordine che sono carabinieri, polizia, guardia di Finanza ed anche Capitaneria di porto che dovrebbe far rispettare la legge non solo ai natanti ed ai Bagni marini,  anche sull’arenile, ovvero chi viola il codice penale vendendo merce contraffatta.

Leggere che i vigili urbani, pagati con il denaro dei contribuenti, in particolare da chi non può evadere neanche volendo, a partire dall’addizionale Irpef comunale, vengono impiegati, persino in borghese, per dare la caccia ad un cavallino da 10 dosi di cocaina (25 euro a dose), lascia perplessi, interdetti. Forse è la nuova stagione di un modello di città a misura di polizia locale, tutori dell’ordine pubblico impegnati con i  trafficanti internazionali, la malavita organizzata, i latitanti, ma pure ai  semplici cavallini, comunque da combattere ? Suvvia non è proprio così, siamo all’iperbole, però qualcuno una ‘regolata dovrà pur darsela nell’interesse della comunità.

La droga per tanti giovani e non solo, può significare una peste. Il primo baluardo .- antidoto è tra le mura della famiglia, a scuola, fino al rispetto dell’educazione civica e alla diffusa cultura della legalità. I vigili farebbero sicuramente opera meritoria se contribuissero a dare l’immagine reale, non da comunicati stampa per copia e incolla, di una città ordinata, pulita, rispettosa dei diritti e dei doveri, e non in forma saltuaria, casuale. E i militari della caserma che alla comunità è costata qualche miliardo di lire, non siano un optional. Almeno se si continua a leggere di operazioni della Municipale con ladri e spacciatori. Anche perchè, oltre al costo, c’è pur sempre una professionalità e forse anche un certo amor di Patria, parliamo sempre dei carabinieri, dei suoi ufficiali, sottufficiali, graduati.

Ultima annotazione, Sarebbe sorprendente, da interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno e della Difesa, se fosse il prefetto a chiedere l’intervento dei vigili urbani, non già di supporto in casi eccezionali, ma di routine ad operare nel campo della polizia giudiziaria dedita alla malavita più o meno organizzata. (l.c.)

MONUMENTO AI CADUTI  DELLA GRANDE GUERRA – E’ costato 14 mila euro  il monumento commemorativo ai Caduti della Grande Guerra. Di cui 11.267 per lavori, mentre il progetto l’ha redatto  l’ing. Emanuela Maragliano  istruttore tecnico direttivo del Comune.  La ditta che ha presentato la migliore offerta è stata MM Costruzioni del geom Massimo Mirone  con sede ad Arnasco. Importo di 11.200 euro, oltre a Iva del 22%.

SCELTO IL LEGALE PER CAUSE DAVANTI AL GIUDICE DI PACE –  Con determina dirigenziale  il servizio giuridico per il Comune di Loano in tutte le controversie attive e passive nei giudizi civili davanti al giudice di pace fino all’importo di 5.200 euro, è stato affidato  all’avv. Davide Gallenga di Torino. L’importo complessivo previsto è di 39 mila euro.

CAPODANNO IN PIAZZA: SPESI 35 MILA EURO – In determina si da atto che tra i compiti istituzionali del Comune rientra lo sviluppo in chiave turistica del territorio con l’organizzazione di eventi turistici sia “una modalità idonea ad accentuare momenti di coesione sociale, nonché tramandare  tradizioni e costumi locali, creando occasioni utili per coinvolgere turisti e visitatori sul territorio loanese…..Da alcuni anni, a seguito di numerosissime richieste per venute dalla collettività – è rimarcato –  il Comune di Loano organizza il Capodanno in Piazza, la serata del 31 dicembre”. E alla mezzanotte il sindaco sale sul palco per porgere gli auguri e stappare la bottiglia augurale. Il costo ‘chiavi in mano’ ammonta a 35 mila Euro alla ditta  Dimensioni Eventi Srl di Roberto Indiano di Cirié (Torino) che ha vinto anche l’appalto del Giardino del Principe, assicurando i biglietti omaggio e 50 posti a sedere per l’Amministrazione comunale (come trucioli ha riportato sul numero scorso).  La determina va risaltare tutti i vantaggi dell’offerta che prevede anche  il ‘piano sicurezza’ e allestimento del palco.

RICORSO AL TAR  CONTRO LA CENTRALE UNICA DI COMMITTENZA DI LOANO, BOISSANO E BALESTRINO – A seguito di determina  del 1 ottobre 2018 a firma del dirigente  del Servizio Sport e Impianti Sportivi, è pervenuto il 22 ottobre al protocollo comunale richiesta di annullamento, previa sospensione dell’efficacia, della disposizione  dirigenziale assunta. Da qui la costituzione in giudizio al Tar della Liguria.

RICORSO  AL TAR PER ASSUNZIONE SPECIALISTA DI VIGILANZA POLIZIA MUNICIPALE – Il servizio affari legali del Comune,  con decreto del sindaco Pignocca, ha deciso di resistere in giudizio  nel ricorso promosso contro il Comune per l’annullamento della graduatoria finale del Concorso Pubblico di specialista di Vigilanza Polizia Municipale, cat.1, a seguito del bando del 29 dicembre 2017. Il ricorrente chiede all’Amministrazione di “procedere, previa nuova composizione della commissione giudicante, ad una nuova correzione  degli elaborati scritti, quantomeno quelli del medesimo ricorrente, all’attribuzione di un valido giudizio di merito, nonchè ad eventuale nuovo espletamento della valutazione dei titoli e dell’esame orale ai fini dell’utile collocazione nella graduatoria concorsuale”. Da qui la scelta del Comune di costituirsi al Tar per “tutelare  gli interessi e le ragioni dell’ente”.

CONCESSIONI DEL COMUNE CON IL DEMANIO IDRICO –  Loano ha concessioni per occupazione di aree e derivazioni d’acqua sugli alvei del torrente Nimbalto, rio Berbena, Rio Gazzi,, Rio Lanteri,  rio Delle Case, rio Casazza, rio Rolandette, rio Derll’Acqua Calda, rio Castiglione, rio Vallone tutti a Loano. Oltre al torrente Varatella (Borghetto s. Spirito), Torrenti neva, Arroscia e Trosero nei Comuni di Albenga e Ceriale, Torrente Maremola loc. Armelle nel Comune di Pietra Ligure. Da qui il pagamento di un canone demaniale annuo di 7.312 euro, compresa la derivazione di 5 pozzi ad uso potabile in località Loree di Borghetto S. Spirito.

NOMINA MEDICO PER SERVIZIO DI SORVEGLIANZA SANITARIA – In data 16 aprile ha rassegnato le dimissioni  la dr.ssa Francesca Maria Bersi, in data 122 ottobre  si è dimesso  il dr. Massimiliano Masuri, quale medico competente coordinatore, per incompatibilità contrattuale con il ruolo di medico competente all’Asl 4 Chiavarese.  E’ seguita la disponibilità  della dr.ssa Monica capellino e da qui la presa d’atto per un provvedimento che non comporta impegno di spesa.

SETTEMBRE 2018 INCASSO PARCOMETRI: 37 MILA 325. – Ha fruttato oltre 37 mila euro alle casse comunali la sosta a pagamento dei residenti (agevolata), turisti e visitatori. A cui va aggiunto l’incasso di 1408,00 tramite app Easypark.

INCARICO LEGALE PER RECUPERO CREDITI OCCUPAZIONE SUOLO PUBBLICO – Ammontano a 25 mila euro le posizioni debitorie evidenziate. E la migliore offerta  è pervenuta dall’avv. Antonella Semino con studio legale ad Albenga e alla quale sarà riconosciuto  100 euro per ogni pratica che andrà a buon fine  a seguito di diffida e messa in mora. Oltre al minimo tariffario  di spese vive documentate qualora si renda necessario procdere al decreto ingiuntivo e pooi ad azione esecutiva. La maggiore somma liquidata dal giudice  rispetto al minimo tariffario  solo se il debitore  pagherà integralmente l’importo dovuto e Solo per gli esborsi  per le pratiche che avranno  esito negativo.  La somma inizialmente impegnata per l’avv. Semino è di 3 mila euro per anticipo spese vive.

 

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