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Banca Carisa 15 miliardi Prestiturismoper aziende alberghiere e di ristorazioneBanca Carige miliardi all’edilizia ligure Le ‘signorie’ Grillo & Scajola, il cardinale Bertone, Ior di Tedeschi e l’Opus Dei

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Correva l’anno 1986, 23 febbraio, avevamo la lira. Sulle pagine locali de La Stampa ed Il Secolo XIX annuncio ufficiale a pagamento: Stanziati 15 miliardi e 500 milioni. Prestiturismo ’90. Un finanziamento a favore delle aziende alberghiere e di ristoro di Savona e Provincia. Correva l’anno 2018, 12 agosto, con il Bel Paese in vacanza al mare, in montagna. Fabbriche chiuse, città di bagni e di sole da tutto esaurito.  Il quotidiano di Confindutria (Il Sole 24 Ore) che di ‘crisi bancarie’ si intende, ha scritto un documentato e pungente ‘escursus’ della prima banca ligure. Ripropone ciò che i più hanno dimenticato, oppure mai letto, infierisce contro le ‘signorie’  politiche che in banca dettavano legge da ‘regno dei feudatari’. Cita la montagna Npl (crediti dubbi). Il cardinale di Genova Tarcisio Bertone, lo Ior Vaticano di Ettore Gotti Tedeschi “da sempre vicino all’Opus Dei. Una nota di curiosità: la Fondazione De Mari (Carisa) erogava, a bilancio, 287 mila euro, nella voce ‘prevenzione della criminalità’.

SECONDO CAPITOLO DI TRUCIOLI DI CARISA STORY – Iniziamo da dove eravamo rimasti. Correva l’anno del primo quadriennio (ne seguiranno altri due) della presidenza del prof. Franco Bartolini. Lui che era presidente al Liceo Linguistico G. Deledda di corso Ricci, legalmente riconosciuto, frequentato da un centinaio di alunni. Lui con la passione della vigna, dell’orto, un democristiano vero e vecchio stampo. “Almeno noi – è solito ripetere – avevamo degli ideali, oggi....”. Non aveva difficoltà a rendersi conto che per tanti studenti il futuro poteva essere un impiego nel turismo, un’industria che iniziava a dare segni di crisi nel comparto alberghiero e della ristorazione, quest’ultimo riuscirà a rialzarsi, sia quanto a numeri, sia a fatturato. Forse un po meno sul fronte della ‘qualità’ tenuto conto della risicatissima presenza nelle due o tre maggiori guide culinarie d’Italia. E nonostante, a leggere articoli locali e seguire trasmissioni di Tv liguri, si sprechino parole quali ‘eccellenza’, ‘alta cucina’, ‘cucina di assoluta qualità’, ‘menu a km 0’, ‘pescato nostrano’, ‘specialità del mar Ligure’, ‘carne delle Alpi Marittime’, ‘formaggi del nostro pastore’. Oppure chef stellati, a destra e manca, come il prezzemolo: in realtà, in provincia di Savona, la rigorosa Michelin, 61 anni compiuti, ne cita ormai solo due. Anche se bisogna riconoscere l’esistenza di alcuni ottimi, scrupolosi, seri ristoranti che la stella non l’hanno mai ricevuta e la meriterebbero. Non perchè è nostra opinione, ma per la clientela esigente e competente che li rende assai unici nel panorama ligure.

Resta pur sempre, molti lo sapranno, un grande divario con il prorompente e confinante cuneese che sulla ristorazione di prestigio e ‘stelle Michelin, ha fatto una  straordinaria risorsa e un indotto in espansione. Stesso discorso  nel comparto hotel di lusso e ricettività in genere. Loro sono andati avanti, il Savonese e l’Imperiese, come riporteremo la prossima settimana, hanno perso centinaia di strutture alberghiere di ‘ogni stella’. Dal lusso alla locanda. Dal mare alla prima collina, all’entroterra, alla montagna.

Bartolini che non aveva la scuola e la stoffa del ‘banchiere – finanziere’. Era l’uomo di fiducia della Carige e di Berneschi, della finanza curiale e dintorni.  E’ con la sua presidenza che Carisa, diciamo intelligentemente, assieme ai tifosi dell’industria ricettiva alberghiera, varò Prestiturismo.  Carico di miliardi (c’era la lira) e che avrebbe dovuto garantire, dopo agonia e morte del settore industriale e manifatturiero, una promettente alternativa socio economica. Un futuro per le giovani generazioni. Non era ancora iniziata la grande fuga di laureati, diplomati, lavoratori, oltre i confini nazionali.

La manna speculativa edilizia che da lavoro a tempo si avviava alla resa dei conti. Terminati palazzi, ville, moltiplicazioni di monolocali e bilocali nei centri storici, quasi esaurita l’edificabilità dei piani regolatori, delle varianti, dei Puc, si andava inesorabilmente verso la decapitazione dei posti di lavoro. Bartolini e la sua ‘corte’ in Carisa non avevano sbagliato obiettivo, ma non si erano neppure posti, magari con l’ausilio di consulenti esperti, che ne sarebbe stato della Riviera che si era votata al sviluppo edilizio, alle diffuse ‘rapallizzazioni’. Arrivò così l’era dei ‘becchini’ degli alberghi. Prima a qualche distanza dalla fascia costiera, poi  immobili fronte mare, trasformati  spesso in goffi ‘casermoni’ per investitori lombardi, piemontesi, qualche veneto, ai quali il ‘nero’ non mancava. In minoranza chi era ricorso al mutuo da seconda casa. Con senno del poi qualcuno, si suole dire, ha fatto i conti senza l’oste. Esempi di hotel chiusi da anni, affacciati sul mare, non si contano sulle dita delle mani. E con la crisi, con aziende costrette a tenere aperto con guadagni ridotti, pressione fiscale (nazionale e comunale) in aumento, c’è chi pretendeva di condannare gli albergatori ai lavori forzati. Puoi chiudere, ma basta trasformazioni, cambi di destinazione d’uso. Non puoi seguire l’esempio dei palazzinari nostrani o venuti da fuori.

15 MILIARDI DELLA SPERANZA E DI ILLUSIONI – Un’iniezione di 15 miliardi e 500 milioni annunciata in uno degli inflazionati convegni. Tema “Riviera: turismo anni ’90”.  Una misura draconiana per “rilanciare  il turismo della nostra provincia” ricordava con malcelato orgoglio il ‘banchiere’ della Carisa. Tre diversi finanziamenti, a partire  dal 20 gennaio 1986. La campagna pubblicitaria, di sensibilizzazione, partì a febbraio. La somma più consistente era riservata al miglioramento delle strutture ricettive. Un mutuo per finanziare le spese (durata 5 anni), oppure per l’acquisto dell’immobile sede dell’attività (durata 10 anni).  E ancora: finanziamenti, per oltre un miliardo di lire, di cui hanno beneficiato diverse entità: dalle associazioni di categoria, alla formazione professionale, alle scuole alberghiere, al sindacato.

I dati, le tabelle non hanno bisogno di commenti. Ne pare ormai utile additare capri espiatori, o rappresentanti degli albergatori che, nel tempo, per ‘autodissoluzione’, autolesionismo, hanno ‘venduto l’anima al diavolo‘. Altro che nuovi hotel che avrebbero dovuto dare uno sbocco lavorativo ad alcune decine di migliaia di persone, nel corso dei decenni, ai diplomati delle tre scuole alberghiere, oltre a Finale ed Alassio, c’era  Celle- Varazze. Una voce assolutamente minoritaria, e modestamente c’eravamo anche noi, sosteneva che non bastavano le massicce dosi di credito Carisa, il meglio poco che nulla si è rivelato una pillola, non bastavano le provvidenze  della Regione Liguria, mai davvero ponentina rispetto ad una ‘genovesite’ poco attenta o interessata al futuro alberghiero della Riviera di Ponente. Il ‘cambiamento’, la ‘svolta’ consisteva in copiose campagne di annunci e ottimismo, non quelle della ragione e del buon senso.  Si erano illusi che sarebbero bastati i vincoli edilizi ? I miliardi di lire ? Gli articoli di giornali e web locali ?

IL BUON MAESTRO ALTO ADIGE – Bastava copiare un pochino l’esempio della Provincia autonoma di Bolzano. Si dirà, ma loro godono di privilegi. Che servono allora i governi regionali ? Non hanno forse piena competenza nel turismo, anzi fin troppo visto i risultati. E’ vero nella provincia di Bolzano è da sempre in vigore il divieto assoluto di trasformazione alberghiera in alloggi, bilanciati da finanziamenti sia agevolati (tassi), sia a fondo perso soprattutto se fuori città. Vietato il cambio di destinazione d’uso, ma anche la  possibilità di costruire edifici civili per i vacanzieri. Ridotto davvero al lumicino il mercato delle ‘seconde case’. Non era ancora sufficiente senza che la Provincia autonoma intervenisse partecipando a grandiosi progetti, sia termali, sia cabinovie, seggiovie, Sckilift, impianti sciistici, persino  con partecipazione minoritaria a complessi alberghieri con arredatissimi centri benessere. Hanno dato priorità alla rete stradale, in particolare nelle zone più votate e frequentate dai turisti, in città non hanno risparmiato nei parcheggi interrati. Hanno addirittura anteposto la priorità nella valorizzazione dei ‘masi’, come richiamo di vacanzieri e camminatori (trakking), incentivi affinchè agricoltori, pastori e montanari non abbandonassero il loro presidio sulle Alpi, lontani dalle aree urbane. Hanno incentivato al massimo le cooperative di viticoltori e produttori di mele.  Politica, categorie, associazioni, sindacati, banche, hanno operato in sinergia, guardando lontano, pur tra contrasti, ma con un partito maggioritario e sempre al comando ( la Südtiroler Volkspartei, SVP, letteralmente in italiano “Partito Popolare). Una rappresentanza costante anche per i ‘Verdi’  (Grünen Südtirols).

Oggi l’80 % delle presenze su quel territorio sono stranieri del centro Europa, con significative presenze extra europee nelle maggiori città. E non si bada solo all’asticella degli arrivi e presenze, alla durata del soggiorno. Si da  molta importanza alla capacità di spesa del turista in hotel e al dopo albergo. Salutari strategie in parte ‘copiate’ in Val d’Aosta e nella provincia di Trento, diffusi nei Pirenei e sulle Alpi francesi. Turismo estivo (da aprile a fine ottobre), turismo invernale (da metà novembre, dipende dalla neve che comunque in assenza ci sono impianti artificiali a fine marzo).

QUALCHE CIFRA A PROPOSITO DI CARISA spa

E DELLA FONDAZIONE DE MARI CHE NE ERA PROPRIETARIA

Nella sede della Banca d’Italia di Savona, aperta nel 1864 e poi chiusa, nel 2008 c’erano 19 dipendenti, a Imperia 16,  a Genova 55,  a La Spezia 17, a Cuneo 30. Nel 2006  – dati di bilancio riferiti al 2004 – la Fondazione Agostino De Mari  contava (siamo nell’Euro) un patrimonio netto di 162 milioni763,345; erogazioni per 3 milioni 484; compensi e rimborsi ad organi statutari – erogazioni, pari a 8,6 milioni; compensi totali per erogazioni 15,7;  spesa totale  amministrativa e funzionamento – erogazioni, 17,7.  Era nella categoria che Il Sole 24 Ore inseriva nelle Fondazioni medio piccole, con un patrimonio netto superiore  a 50 e fino 250 milioni. Nella lista anche la Cassa di Risparmio  della Spezia. A chi andavano i finanziamenti di Fondazione della Carisa ? Dati di 10 anni fa: 287 mila euro a famiglia, religione, diritti civili, prevenzione criminalità.  507 mila a educazione, istruzione, crescita giovanile. Zero euro per volontariato, filantropia e beneficenza.  192 mila per  assistenza anziani e categorie deboli. Zero euro per sviluppo locale ed edilizia popolare. 468 mila per  protezione civile e qualità ambientale. 929 per salute pubblica, medicina preventiva e riabilitativa.  30 per ricerca scientifica  e tecnologica. 1 milione 53 mila per arte, attività e beni culturali. 82 per altri settori. Complessivamente 3 milioni 547 mila.

L’allora presidente  della Piccola Industria Ligure, Francesca Accinelli, famiglia di imprenditori di Finale Ligure, dichiarava al Sole 24 Ore: “Più che sfiducia verso le banche c’è un po’ di collera. Gli istituti di credito, quelli liguri inclusi,  continuano a chiedere ai piccoli imprenditori, non a quelli maggiori,  non progetti di sviluppo, ma garanzie all’insegna della sfiducia verso di noi”.

COSA ACCADEVA NEGLI ANNI ALLA CARIGE – Se la Carisa finanziava il turismo, la Carige dopo gli anni del boom da prima banca ligure e che si era pure comprata la Carisa, ma non solo, distribuiva finanziamenti a piene mani e agli amici influenti delle ‘signorie’. Mentre i crediti alla clientela erano in caduta libera. Dai 24 miliardi del 2010 al 17 miliardi del 2017.  La Carige, parlano i dati ufficiali, che pubblicava un budget 2008 con utile da 220 milioni di euro. Con 9 milioni e mezzo di risparmio gestito. Le imprese maggiori o si finanziano  sul mercato, se quotate,  o ottengono credito  a basso costo dalle grandi banche. Si è anche arrivati alla resa dei conti del padre – padrone  Giovanni Berneschi, condannato in appello, a 8 anni e 7 mesi. Finanziava progetti di sviluppo immobiliare locale (leggi speculazioni) ed ironia della sorte, denaro finito  nei Npl (qualche volta addirittura scomparso nei paradisi fiscali), oppure progetti incompiuti, abbandonati con i loro cementi armati, aree di degrado.

Il giornalista Graziani scrive: “Soldi prestati anche per accontentare  il mondo della politica locale, Come il progetto del villaggio tecnologico degli Erzelli, caro all’ex presidente della Regione  Pd Claudio Burlando,  che per Carige si è tradotto in 250 milioni di Npl. O i crediti concessi  per il progetto Marina di Genova – Aeroporto anch’essi finiti  tra i crediti dubbi come documentano i verbali di Bankitalia”.

LA POLITICA LIGURE DECISIVO TUTOR IN CARIGE – CARISA. La politica ligure è stata molto influente  nei confronti della varie autorità romane per garantire libertà di manovra alla spregiudicata gestione Berneschi & friends.  Le ‘signorie’, come nel Medioevo,  si sono spartite l’influenza politica su Carige.  Quella dei feudatari della riviera di Levante capitanata  dall’ex senatore spezzino  Luigi Grillo. E quella  comandata dal ‘gran signore’ della riviera di Ponente, l’ex ministro Claudio Scajola, forte anche  per il conferimento a Carige  della Cassa di Risparmio di Savona.  Sia Grillo, sia Scajola sono stati protagonisti  di primo piano  dell’era berlusconiana di Forza Italia. Da ex democristiani (veri?) hanno  trovato modo di accordarsi nei grandi affari locali in cui è coinvolta  Carige. Dai porti ai trasporti,  fino alle grandi opere.

Era stato Claudio Scajola (la Carige era dal 1967 Cassa di Risparmio di Genova e Imperia) a gestire il blitz sulla Fondazione. Suo fratello, Alessandro, ex parlamentare Dc, padre di Marco assessore regionale con FI, è stato vice presidente uscito indenne da tutte le indagini che hanno massacrato Berneschi e C. Molto importante anche per la provincia ponentina, la banca genovese era infatti diventata  sempre più la stanza  di compensazione politica ligure, o almeno da Sestri Levante a Ventimiglia dove l’asse di potere si reggeva pure su un’intesa di ferro tra il diessino Claudio Burlando ed il cdl Claudio Scajola. Lo spezzino ha la sua Carispe del gruppo Cassa di Firenze. Grillo  esercitava il suo massimo potere in Carige nell’era del governatore di bankitalia, Fazio.

I RAPPORTI CON IL CARDINALE BERTONE –  La Vigilanza Europea non ha mai avuto del tutto chiaro come sia stato possibile che – all’epoca del cardinale  di Genova Tarcisio Bertone – lo Ior guidato da Ettore Gotti Tedeschi, da sempre considerato vicino all’Opus Dei,  nel 2010 tentò di entrare  nel capitale Carige rilevando dalla Fondazione,  per 100 milioni di euro, parte dei diritti di opzione di un prestito convertibile che serviva per ricapitalizzare una Carige già in affanno. Niente di illecito documentò un’indagine della Procura della repubblica, Ma certamente testimonianza di quanto certi ambienti delle finanza cattolica avessero a cuore le sorti della di Carige, per motivi ed interessi mai spiegati. Forse una piccola, utile, chiave di lettura si intravvede andandosi a rileggere la rassegna stampa dell’epoca, quella nazionale e i due quotidiani  Il Secolo XIX e la Repubblica LiguriaRai 3 Regione. Bertone che aveva frequentazioni nel savonese, ad Alassio una sorella ha la seconda casa ed il fratello era solito far visita, persino recarsi sulla spiaggia per i bagni, passando inosservato in quella veste. Ben di altro spessore gli appuntamenti.

Emerge, grazie anche ad informazioni confidenziali,  un coacervo di politica (vecchia e nuova) di lobby affaristiche locali ed elitarie (e non solo); si intravvede l’opportunità di entrare in gioco, pilotando la banca verso  un’aggregazione amica. Poi la clamorosa rottura tra Fiorentino e Malacalza, la presenza del finanziere  Raffaele Mincione e del petroliere Gabriele Volpi, il primo forse in sintonia con propagazioni massoniche  che operano tra Londra e Genova. E ora non resta che attendere al varco la nuova dirigenza dopo che la vecchia ha lasciato tra lacrime e sangue alcuni clienti che avevano accettato di essere finanziati. Un caso che ha aspetti clamorosi interessa anche la Riviera ponentina Savonese, un grandioso e moderno complesso alberghiero. Se dovesse esplodere il bubbone  c’è da scommettere che ne vedremo delle belle. Altro che miliardi per rilanciare il turismo della ‘povera Carisa’ nell’era di Bartolini, un bonaccione con le mani pulite, ma servitore di una causa che non ha portato bene a quest’angolo di Liguria, al suo turismo di cui tanto si straparla, con inflazione di esperti, o forse poteva andare  ancora peggio ?

Luciano Corrado

IL 13 NOVEMBRE 2006 UN AVVISO A PAGAMENTO SU QUOTIDIANI E SETTIMANALI NAZIONALI PIU’ DIFFUSI.

SI TENTAVA DI METTERE UN COPERCHIO SULLA PENTOLA IN EBOLLIZIONE E L’AVVERTIMENTO AI CRONISTI

 

 

 


Savona: investire in cultura promuove la politica. ‘I volti della bellezza’ sono sgraditi

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“A Savona mi sembra di vivere come un ospite sgradito. Ho inviato alcune proposte senza neppure avere risposta…”. E’ trascorso un anno e due mesi. Neppure un “ho ricevuto, di cultura a Savona se ne fa abbastanza, io poi ho una passione viscerale e stravedo per chi si batte per questa causa…”. Non facciamo ironia. La signora Caprioglio non ha tempo per occuparsi delle piccole proposte culturali. Lo conferma copia di una lettera che un consigliere comunale ci ha allegato con altro materiale. Missiva da cestinare ? Trucioli.it non è il ‘gabinetto’ del primo cittadino. Che ignora ! La bellezza di Dio (P.Bianchi- V. Mancuso), La bellezza della Poesia (G.Conte- F. De Nicola), La bellezza dell’Arte (V.Sgarbi- N.Zecchi), La bellezza della Musuica (R.Muti – U. Ughi), La bellezza dello Spettacolo (F. Fazio e F. Volo), la bellezza della Comunicazione (S. Gramellini), La bellezza dell’Uomo (G. Testino – V. Andreoli).

L’assessore alla Cultura dall’agosto 2018 è Doriana Rodino

La delega è assegnata a Doriana Rodino che si occupa di Cultura, Musei, Promozione turistica, Campus Universitario, Politiche Giovanili e Pari opportunità. E’ stata promossa assessore nell’agosto di quest’anno nell’ambito del rimpasto in giunta. Dunque è la meno indicata ad essere chiamata in causa.E le credenziali fanno ben sperare. Forse non molti le conoscono.

“Mi sono laureata in biologia a Pavia dopo aver seguito l’Erasmus a Madrid, ho svolto un dottorato ed un master in micologia applicata sui funghi ed ho avuto assegni di ricerca. Non contente, ho deciso di fare il test per la scuola d’insegnamento ed il test per il master in scienza della comunicazione a Trieste. Avendo passato entrambi i test, ho scelto il master a Trieste che è durato due anni dopodichè ho fatto una stage presso la Fondazione Telethon a Milano e sono stata chiamata come stagista in Alpha Test per occuparmi di biologia nei libri di ammissione ai corsi sanitari. Ho anche fatto corsi di biologia e ho lavorato presso la fondazione dei Fratelli Sironi Editori con saggi scientifici curando anche la collana Sironi Ragazzi ed ottenendo, in seguito, un incarico da manager per i diritti d’autore. Dopo dieci anni ho avuto un ripensamento dettato anche dal fatto di essere diventata mamma ed ho ricevuto, nel frattempo, la proposta del sindaco Caprioglio di entrare in giunta comunale proprio per le mie competenze ed ho deciso di accettare anche perchè non ho mai avuto tessere di partito e sono convinta che sia importante vedere la città di Savona con gli occhi di una persona che non vi abita”.

Alla cortese attenzione

Avv.Ilaria Caprioglio  

Sindaco

CICLO DI CONFERENZE -DIBATTITO

I VOLTI DELLA BELLEZZA

 (GIUGNO 2018)

  • LA BELLEZZA DI DIO (relatori: P. Bianchi – V.;Mancuso)
  • LA BELLEZZA DELL’UOMO (relatori. G.Testino; V.Andreoli)
  • LA BELLEZZA DELLA POESIA (relatori: G.CONTE- F. DE NICOLA)
  • LA BELLEZZA DELL’ARTE: (relatore V:SGARBI- S.ZECCHI)
  • LA BELLEZZA DELLA NATURA (relatori:
  • LA BELLEZZA DELLA POLITICA (relatori:
  • LA BELLEZZA DELLA LIBERTA’ (relatori:
  • LA BELLEZZA DELLA MUSICA (relatori: (R.MUTI; U.UGHI)
  • LA BELLEZZA DELLO SPETTACOLO (relatori:F.FAZIO-F.VOLO)
  • LA BELLEZZA DELLA FILOSOFIA:(relatori
  • LA BELLEZZA DELLA STORIA:(relatori:
  • LA  BELLEZZA DELL’ECONOMIA (relatori
  • LA BELLEZZA DELLA COMUNICAZIONE (relatori:S.GRAMELLINI

Ho saputo che la scorsa estate, nella provincia di Savona il flusso turistico è diminuito del 3,3% mentre in Liguria  c’è stato un progresso, mediamente, dell’1,5% /2 %..

Due euro investiti in manifestazioni culturali di prestigio offrono un ricavo di dodici euro e di questi, cinque, restano sul territorio come profitto netto..

Investire in cultura promuove la politica e soprattutto la società !

(Camogli docet)                                                                                     

 Savona 23 Settembre 2017                                      Distinti ossequi                                                  

                                                                                    Prof. Gianfranco Barcella

Lettera 3/Canepa era sordo, Melgrati lo batte

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Spettabile trucioli, devo ricordarvi l’articolo del 19 novembre 2015 numero 55 che si apriva cosi “Buon Natale Alassio Parking ”  che con piacere ho riletto qualche giorno fa per darmi ancora il coraggio di continuare la mia lotta contro i muri di gomma (?) dell’Amministrazione comunale di Alassio.

Allora si trattava di un dialogo tra me ed il sordo sindaco dr. Enzo Canepa che, forse bontà sua, non si poteva considerare l’artefice del capolavoro della convenzione per la costruzione dell’Alassio Parking. Essendo ora ritornato il vero protagonista del capolavoro,  il sindaco architetto Marco Melgrati ho voluto provare a vedere se  qualcosa è cambiato o cambierà nell’atteggiamento degli uomini politici forse un po più maturi.

I primo scambio di lettere o mail non è stato positivo e vi invito a leggerle in allegato  per  constatare che l’atteggiamento (prima era di un sordo che non si poteva considerare il responsabile), ora è ancora di uno più sordo ancora, ma protagonista e quindi sordo per convenienza.  Credo che ci sia abbastanza di che farne una vostra considerazione e che merita un nuovo articolo di  “Buon Natale 2018  Alassio” dopo tre anni passati invano.

Cordiali saluti, Carlo Ghezzi

———- Messaggio originale ———-
Da: ghezzicarlo@libero.it
A: sindaco@comune.alassio.sv.it
Data: 7 dicembre 2018 alle 8.25
Oggetto: perchè io ho pagato il doppio di altri per lo stesso bene pubblico?
Buongiorno , la retorica dice, signor sindaco, che come cittadino che paga le tasse e i contributi necessari per la gestione delle esigenze del Comune di Alassio , ho il diritto di avere spiegazioni e di sapere come viene gestita la COSA PUBBLICA e del suo uso  nell’interesse di tutti e in ogni caso non nell’interesse solo di qualcuno che porti a privilegi o vantaggi economici a danno di altri. Detto questo devo ricordarle che non ho avuto ancora riscontro alla mia mail del 31 ottobre, che era una reazione istintiva alla risposta poco seria e poco coerente degli uffici che ha interpellato , e del  SUO CONSIGLIO di rivolgermi a chi mi ha venduto il box non so cosa farmene sinceramente.

Devo ricordare per prima cosa non si tratta di questioni PRIVATISTICHE ma di COSA PUBBLICA, trasformata da impresa privata, in BENI PUBBLICI DA CEDERE IN USO PLURIENNALE pur rimanendo un bene pubblico e nella vostra disponibilità ,decorso il periodo di concessione. In pratica come un affitto a lungo termine.

Tutto questo previsto da un contratto CONVENZIONE, sottoscritto dal Comune di Alassio  nel quale ha fissato PER LEGGE  le condizioni  ma soprattutto  i PREZZI  per la CONCESSIONE DEL BENE PUBBLICO IN USO PLURIENNALE diviso in posti auto – posti auto protetti e autorimesse di diverse dimensioni e caratteristiche. ORA le rifaccio la domanda alla quale senza equivoci le chiedo cortesemente e coerentemente di rispondermi .

PERCHE’ IL PREZZO DEL MIO POSTO AUTO PROTETTO E’ QUASI DEL DOPPIO DEL VALORE DI ALTRI ?

Prima di dare seguito con una risposta che mi dia l’impressione che non volete affrontare seriamente l’argomento e deludermi come in precedenza , la prego di riflettere e ricordare quello che sopra ho sottolineato

– trattasi di cosa pubblica – trattasi di bene pubblico ceduto in concessione d’uso pluriennale- trattasi di beni pubblici  di natura e caratteristiche diverse, di maggior o minor pregio economico, il cui prezzo per legge è stato fissato dal Comune di Alassio.

La ringrazio per l’attenzione e rimango in attesa

Carlo Ghezzi

———- Messaggio originale ———-
Da: ghezzicarlo@libero.it
A: sindaco@comune.alassio.sv.it
Data: 31 ottobre 2018 alle 17.29
Oggetto: dalla convenzione di cessione di bene pubblico : valore diverso – prezzi uguali ????

Buongiorno signor Sindaco, quando si andava a scuola  la  maestra diceva a volte a qualche alunno che lo svolgimento del  tema era fuori testo e non coerente con la domande che  poneva il titolo e l’argomento da sviluppare. A questo punto leggendo la sua risposta del 17 ottobre, protocollo 31401 del 23 ottobre, devo rimandarle il testo della mia domanda e di tutta la corrispondenza precedente anche col Sindaco Canepa, alla quale non  sembra abbia dato risposta esauriente  e come 2000 anni fa già faceva cosi Ponzio Pilato lavando le mani.

la mie domande e argomentazioni sono chiare per chi vuol capire , diversamente o non mi si vuol rispondere perchè si tratta di un argomento spinoso che è meglio evitare di analizzare, o c’è della male fede.

LE RIPETO non si tratta di questioni privatistiche, si tratta di un progetto di finanza le cui condizioni della Convenzione, CHE IL COMUNE DI ALASSIO HA  IMPOSTO alla  società esecutrice ,  ha portato a risultati di  INGIUSTIZIE SOCIALI  e INIQUITA’ PER I CITTADINI ACQUIRENTI DI UN SERVIZIO PUBBLICO e di conseguenza la distribuzione di  PRIVILEGI attraverso la cessione di beni allo STESSO PREZZO  ma  dalle  caratteristiche intrinseche  di  dimensione – posizione – volumetria – rifiniture – che portano a valori economici diversi fino al 50% per un box o posto auto protetto

Caro signor Sindaco a volte è difficile ammettere che si  può sbagliare ma la forza degli UOMINI GIUSTI sta proprio nella capacità di riconoscere gli errori e di porvi rimedio perchè diventi esempio di correttezza e conveniente per il cittadino  comportarsi bene e dare fiducia alle istituzioni. Resto in attesa di una cortese risposta più aderente alle mie domande affinchè si possa porre fine a questo problema ma soprattutto che sulla sua scrivania ritorni la pratica che da 5 o 6 anni si cerca di archiviare e possa essere messa nel suo follow up come PROBLEMA DA ESAMINARE E DA RISOLVERE al più presto.

La ringrazio per l’attenzione e le sarò grato quando mi sarà data una risposta esauriente personale ( e non dall’avvocatura civica) e o una soluzione ragionevole e giusta per essere messo sullo stesso piano di quelli che in prima battuta   sono stati privilegiati a suo tempo e per non essere  considerato un cittadino DIVERSO dagli altri di Alassio.

Carlo Ghezzi

———- Messaggio originale ———-
Da: ghezzicarlo@libero.it
A: sindaco@comune.alassio.sv.it
Data: 4 ottobre 2018 alle 11.28
Oggetto: truffa o no?
Buongiorno signor Sindaco,

le vorrei segnalare la mia, protocollata col n 19178 del 25 giugno scorso, di una grave iniquità e ingiustizia, rimasta senza risposta ma soprattutto senza soluzione che mi auguro invece possa esserci a breve per poter ridare la mia fiducia all’ente che momentaneamente rappresenta e non avallare il detto “tantalè”. La mia sopracitata portava in allegato tre documenti, dei tanti che ho evitato di allegare, perchè sufficientemente chiari ed esplicativi, del fatto che segnalavo, considerato forse una truffa ai danni di cittadini che hanno fiducia negli amministratori pubblici e che  condannano e  sono contrari alla distribuzione furbesca di ingiusti privilegi .

Purtroppo, forse per i tanti suoi  impegni, non ho ancora avuto una sua risposta nonostante siano passati quasi 4 mesi e altri tre o quattro anni da quando è iniziato questo percorso di denuncia. I primi 100 giorni di mandato sono passati e anche i 100 giorni dalla data della mia lettera ma purtroppo non ho il piacere di leggere cosa ha da dirmi in proposito e cosa intende fare per mettere ordine e giustizia su quanto segnalato.  Mi ripermetto allora di sollecitare quello che è stato oggetto in una conversazione con la segreteria e lo faccio con questa mail che mi auguro arriverà sulla sua sua scrivania per essere tra le “COSE DA FARE ” e o da prendere in considerazione come “CASO DA RISOLVERE”  a favore di un cittadino ingiustamente danneggiato e    PERCHE”    ha pagato ” secondo le condizioni di prezzo da praticare  nella convenzione con l’impresa ( prezzi uguali per cose di dimensione,valore e caratteristiche  diverse tra di loro ) del progetto di finanza”, il  posto auto protetto il doppio di quanto hanno pagato altri. Con un cordiale saluto resto fiducioso di poter contare sulla sua onestà intellettuale e senso di equità e giustizia per vedere risolto quanto prima il caso.

Carlo Ghezzi

 

 

Lettera 2/ Noi savonesi e la qualità della vitaaccogliere, ascoltare, assistere, informare

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Qualità della vita – Caro Corrado, la tua attenzione a quanto succede è un riferimento per noi che conosciamo la tua professionalità, ma molto più apprezzabile è  il tuo aiutarci a capire perché certe cose succedono e quali sono le conseguenze pratiche.

In una foto d’archivio: Gian Luigi Taboga a Villanova d’Albenga alla presentazione del libro dell’ex procuratore della Repubblica di Torino, Giancarlo Caselli, presentato dal giornalista Daniele La Corte e dal sindaco Pietro Balestra

La qualità della vita è misurabile in modo oggettivo secondo parametri ormai consolidati, esiste però anche una “qualità percepita” che incide profondamente nel caratterizzare la nostra esistenza, determinando in una comunità un sentimento quasi contagioso, che diventa esso stesso  evoluzione della storia sia personale che collettiva.

La politica dovrebbe tener conto di questi aspetti per agire con decisione, ma anche con grande cautela: doti essenziali della saggezza!!!

Accogliere, ascoltare, assistere e informare debbono precedere il decidere per evitare quella dicotomia tra “ l’oggettivo” ed “ il percepito” che, a lungo andare, uccide la democrazia.

L’articolo 118 della nostra Costituzione parla della “sussidiarietà” che niente altro  è che la corresponsabilizzazione dei cittadini nella gestione del potere.

E’ facile pensare che se mi sento realmente corresponsabilizzato divento io stesso fautore, almeno in parte, del mio futuro che sicuramente vorrei soddisfacente, cominciando a pretendere e percepire la qualità della vita secondo criteri di saggia consapevolezza e di giusto equilibrio tra diritti e doveri.

Un progetto in tal senso ci vede noi di ASSOUTENTI impegnati con il Ministero dello Sviluppo Economico, ed al quale hanno già aderito la Regione Liguria e diversi Comuni della Riviera, altri speriamo aderiscano. Si tratta dello sforzo appunto di Accogliere, Ascoltare, Assistere ed Informare i cittadini in quanto consumatori ed utenti, specialmente delle fasce più deboli e meno ascoltate.

Può essere il modo di affrontare il grande tema della qualità della vita da un’angolazione più accessibile a tutti.

Per ASSOUTENTI, Taboga Gian Luigi

Lettera 1/ Io savonese in treno e a spiaggiacon migranti di colore, passeggeri e bagnantitra maleducati, insulti, abusi e prepotenza

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Un’esperienza domenicale di fine estate 2018. Stazione di Savona – Mongrifone. Nel tardo pomeriggio attendo il treno regionale, marcato sul tabellone elettronico al binario tre, per raggiungere Genova. A pochi minuti dalla sospirato inizio del viaggio, viene annunciata la partenza del convoglio al binario nove. Dopo una corsa trafelata mi accorgo che la linea ferrata è ancora desolatamente vuota. Attendo con pazienza, scrutando il tabellone elettronico sotto la pensilina, inspiegabilmente spento. All’improvviso compare dal sottopasso un nutrito gruppo di giovani di colore.

Gianfranco Barcella, 64 anni, docente di materie letterarie, giornalista. È stato direttore editoriale di periodici. Ha pubblicato tra l’altro: monografia su Pietro Giuria, Sabatelli Editore; Invito alla lettura di Milena Milani, Ibiskos-Ulivieri. Per De Ferrari Editore ha realizzato ultimamente le seguenti pubblicazioni: Una sola verità, romanzo giallo; Le vie dei savonesi illustri; Le vie degli albisolesi illustri; Santa Maria Giuseppa Rossello Testimone di Misericordia. Nel 2012 pubblica il libro di versi In riva al mare, Genesi Editrice

Appena giunto il sospirato treno, si catapultano sui sedili con un bagaglio molto ingombrante: borsoni perlopiù azzurri e cartoni ricoperti da un telo nero che è in uso per i sacchi della spazzatura. Poco dopo la partenza, visto l’affollamento del convoglio, un signore chiede di liberare un posto da uno di quei colli ingombranti per poter fare accomodare la moglie. In pochi minuti la situazione degenera in insulti e  maledizioni reciproche. Poco distante un’altra ragazza senegalese si alza in piedi e comincia ad inveire contro il razzismo degli Italiani: “Anche noi in Senegal teniamo gli Italiani che sfruttano i negri. Il treno é pubblico. Paghiamo il biglietto e abbiamo gli stessi diritti. Se non vuoi vedere i negri, vai con la tua macchina!” Intanto una famigliola italiana rimasta in piedi nel corridoio,cercava di consolare la loro figlioletta che si era messa a strillare,spaventata dal trambusto. In quel momento ho invocato con il pensiero la presenza di un controllore o di un poliziotto perché ho avuto sinceramente paura che la situazione degenerasse. Per fortuna, giunti ad Arenzano gli animi si sono placati, forse per la vicinanza miracolosa del santuario.

Una settimana dopo mi accingo al sospirato ritorno. Salgo alla stazione di Genova Principe, di prima mattina,  su un altro treno regionale di sola seconda classe. Un uomo di colore molto più agile di me,povero pensionato, mi soffia il posto, con il suo carico di mercanzie. Era l’unico sedile libero nella carrozza. Poco male: resterò in piedi! Spero che passi un controllore per chiedere i biglietti diligentemente obliterati, ma invano. Mi conforta invece veder salire a Genova Sestri Ponente, un poliziotto ed una poliziotta. Mi sento più tutelato …. Restano in piedi accanto a me sulla piattaforma di salita e di discesa, conversando amabilmente sulle future possibilità di pensionamento. All’ improvviso l’uomo in divisa mi sale su un piede per un improvviso scarto del treno. Il tempo di chiedermi scusa molto educatamente e scende con la sua compagna di lavoro, a Genova Pegli.

Rimasto <solo e meno tutelato> trovo consolazione, scorgendo il posto a sedere tanto sospirato, finalmente libero. Gli uomini di colore scendono a scaglioni nella varie stazioni balneari, quasi seguissero un borderò, non scritto da loro. Ho deciso di andare in spiaggia per godermi una giornata di meritato riposo. In riva al mare si può comprare di tutto: dagli scopettoni per pulire il soffitto agli aquiloni.  E purtroppo in questo smercio illegale sono coinvolti anche i minori i quali, al mio cortese rifiuto della merce, implorano un soldino per mangiare. Ogni trenta secondi sono costretto a scuotere il capo e devo confessare che non mi sono molto rilassato. Ad un signore più insistente che mi offriva dei borselli con lo sconto, ho fatto notare che un elicottero della Guarda di Finanza stava sorvolando il litorale, a bassa quota. Mi ha sorriso e ha proseguito il suo cammino, intavolando trattative più fruttuose.

Giafranco Barcella (Savona)

Savona – Cornigliano, l’uscita è pericolosaScattiamo in fattoria, premiati i vincitoriA Vendone (U Beriun) i primi premi

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Egregi Sig.ri, Direzione Autostrade per l’Italia. Presidente AdSP del Mar Ligure Occidentale. Presidente Provincia di Savona
Assessore Trasporti Regione Liguria. Percorro spesso l’autostrada Savona-Cornigliano e viceversa. In passato quotidianamente. Il mio ingresso da Genova verso Savona era quasi sempre Cornigliano.

Come sicuramente saprete tale svincolo è stato oggetto di modifica alcuni decenni fa, ma l’intervento ha riguardato soltanto l’ingresso e l’uscita lato levante, pertanto non è cambiato nulla riguardo il pericoloso ingresso verso Savona.
Tale ingresso è particolarmente “difficile” e “pericoloso” perchè:
1- l’immissione avviene in una curva a destra abbastanza stretta, ed in veicoli in arrivo sbucano da una galleria e sono visibili con anticipo ridottissimo;
2- la corsia di accelerazione è corta e l’immissione non è raccordata correttamente con l’andamento delle corsie autostradali;
3- al termine della corsia di accelerazione si ha uno scarto verso centro strada, e di fronte un muro che prelude all’inizio della galleria verso Sestri Ponente;
4- la morfologia dello svincolo impone di guardare attentamente verso dietro per individuare veicoli in arrivo, distogliendo quindi l’attenzione verso eventuali veicoli che ci precedono nella manovra  di immissione in autostrada;
5- capita spesso che un veicolo invece di immettersi freni bruscamente, ed allora innesca una catena di violente frenate alle sue spalle: si veda una delle tre foto allegate;
6- da sottolineare infine che appena imboccata la galleria verso Sestri Ponente c’è immediatamente una brusca curva verso sinistra che è di ostacolo a manovre “più fluide”.
Scrivo per sottoporre alla Vostra cortese attenzione l’opportunità di allargare la galleria che dallo svincolo Cornigliano-aeroporto va verso Sestri Ponente, eliminando quella strozzatura di immissione in autostrada e successiva galleria.
Oggi, col ponte Morandi in via di ricostruzione, questa operazione sarebbe oltremodo facilitata in quanto la galleria simmetrica da Sestri Ponente verso lo svincolo Cornigliano-aeroporto è utilizzata con una sola corsia per il senso di marcia verso levante.
Pertanto utilizzando la corsia, non attualmente utilizzata, per il traffico che si è immesso da Cornigliano-aeroporto (nessun traffico proviene da Genova ovest via ponte Morandi), si ha la possibilità di effettuare l’opera di allargamento galleria e miglioramento dell’immissione.
Tale modifica sarà estremamente utile in quanto l’importanza del casello di Cornigliano-aeroporto sarà maggiore che in passato, in quanto da via Rossa e dal porto di Genova ci saranno sicuramente maggiori contributi di veicoli in immissione verso ponente, e specie per veicoli pesanti l’attuale immissione è praticamente proibitiva.
Cordiali Saluti, Comitato Casello Albamare
il Presidente, Paolo Forzano

 

REGIONE LIGURIA ‘SCATTIAMO IN FATTORIA’: 49 AZIENDE AGRICOLE HANNO PARTECIPATO

Sono Elena Speranza per la categoria under 18 e Uliano Bottino per gli over 18 i vincitori dell’edizione 2018 di “Scattiamo in Fattoria”. Il concorso fotografico è rivolto alle famiglie che hanno partecipato al weekend didattico delle “Fattorie Aperte“, che si è tenuto a settembre, organizzato dall’assessorato all’Agricoltura di Regione Liguria. Sono state quarantanove le aziende agricole che hanno partecipato a questa iniziativa, 45 agriturismi e 4 ittiturismi, e circa 4500 i visitatori totali delle due giornate.

Il primo premio

“L’edizione 2018 di Fattorie aperte – ha dichiarato l’assessore regionale all’Agricoltura e alla pesca Stefano Mai – ha confermato, ancora una volta, il sempre maggiore interesse da parte delle famiglie liguri, e non solo, per un’iniziativa che ha l’obiettivo di far scoprire ai bambini in primis, ma anche ai loro genitori le tradizioni contadine e della pesca, i sapori e i gusti della buona cucina legata ai prodotti del territorio, il lavoro e la fatica di chi giornalmente lavora in un’azienda agricola, in un agriturismo e in un ittiturismo”.

“Aziende agricole – continua l’assessore Mai – agriturismi e ittiturismi costituiscono un traino fondamentale per la promozione e la valorizzazione del territorio, dalla costa all’entroterra, e una valida attrattiva turistica in ogni stagione dell’anno. Auspichiamo di poter incentivare sempre di più queste attività complementari all’agricoltura e alla pesca e ci tengo a ringraziare tutte le aziende che hanno accolto i visitatori durante il weekend didattico”. I premi per i vincitori sono offerti dalle Associazioni agricole “Agriturist”, “Terranostra”, “Turismo Verde” e “UGC – Cisl” e dalle associazioni della Pesca “Coldiretti-Impresa pesca”, “ConfCooperative” e “Legacoop”.

Per la categoria under 18, Elena Speranza ha vinto con una foto scattata nella Fattoria U Beriun di Vendone (SV); al secondo posto si è classificata Ludovica Alborno con la foto scattata nella Fattoria U Beriun di Vendone (SV); terzo Luca Sgro con la foto scattata nella Fattoria Mamma Chica di La Spezia (SP).Nella categoria over 18 anni, il vincitore è Uliano Bottino con la foto scattata Fattoria U Beriun di Vendone (SV); secondo Bogdan Silviu Macinca con la foto scattata ne La vecchia Fattoria di Genova (GE); terza Paola Olivieri con la foto scattata nella Fattoria U Beriun di Vendone

Il secondo premio

Secondo premio

Terzo premio

IL TOUR DEL PERESIDENTE TOTI NEL SAVONESE

GENOVA. Domani, venerdì 14 dicembre, il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti sarà impegnato in un tour del Ponente ligure per incontrare sindaci e amministrazioni locali in occasione delle festività natalizie. Di seguito il programma della giornata:

ore 13 – Albisola Superiore

  • appuntamento in Piazza Talian con gli amministratori del Comune di Albisola Superiore e il Sindaco di Albissola Marina;
  • visita centro storico e lungomare Albisola Capo;
  • presentazione progetto Presepe degli Abissi e benedizione statue della Sacra Famiglia;
  • consegna riconoscimenti a volontari squadra Protezione Civile a seguito degli eventi calamitosi del 29-30 ottobre;

ore 15.30 – Andora

  • scuole di Via Cavour – visita e incontro con cittadini;

ore 17 – Arma di Taggia

  • Accensione Albero Natale nel giardino di Villa Boselli

ore 19.00 – Savona

  • Atrio Palazzo Comune (Piazza Sisto IV). Brindisi con amministrazione, istituzioni e autorità

Ore 19.30 – Savona

Savona, urge soccorso al ‘signor declino’Del Santo: pugni sul tavolo al MinisteroAstengo: ma manca un piano industriale

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Il sito del MISE pubblica in questi giorni l’elenco delle richiesta di agevolazione da parte delle 15 aziende le cui domande sono state ammesse alla procedura riguardante le agevolazioni previste dal decreto di area di crisi industriale complessa riguardante alcuni comuni della provincia di Savona. Risalta subito un dato complessivo: a fronte di una disponibilità di 20.000.000 le richieste assommano a complessivi 61.307.202, 71 euro, quindi con una differenza tra la richiesta e l’offerta di 41.307.202,71.

a cura di Franco Astengo

Il totale dei posti di lavoro di nuova occupazione previsti dalle 15 aziende è di 898. La spesa per ogni posto di lavoro sarebbe di 89.109 euro circa. Ne sarebbero disponibili, invece, 22.271. Si fa notare come le 898 assunzioni previste rappresenterebbe all’incirca l’assorbimento del 10% della disoccupazione presente nella nostra provincia. Il totale degli investimenti previsti dalle aziende richiedenti è di 130.410.338 euro, di conseguenza la richiesta di agevolazione corrisponderebbe all’incirca al 47% dell’investimento previsto dalle aziende in questione.

Sergio Del Santo giornalista in una foto d’archivio

Appare evidente come risalti l’insufficienza delle risorse. In un articolo apparso sul Secolo XIX Sergio Del Santo propone di andare a battere i pugni sul tavolo al Ministero per far crescere il monte disponibile. In realtà da porre in rilievo è l’inadeguatezza complessiva dello strumento che viene utilizzato: siamo in assenza di un piano industriale che affronti i nodi di fondo della crisi savonese resa ancor più grave dalle evidenti difficoltà delle più importanti aziende ancora presenti come Piaggio e Bombardier; non si sono verificati passi avanti per la bonifica dei siti ex- industriali più importanti come quello dell’ACNA di Cengio, stabilimento chiuso da 19 anni, il cui grado di bonifica del territorio è dello 0%; manca completamente un progetto di adeguamento delle infrastrutture; è assente un quadro di riferimento per un progetto per l’inserimento di aziende ad alto livello di innovazione tecnologica; il territorio è saturo di cementificazione e in precario equilibrio ideo-geologico; si è verificato da decenni un fenomeno imponente di fuga dei cervelli dovuta all’assenza di aziende tecnologicamente avanzate.

Franco Astengo politologo ed analista socio economico

Sono questi i motivi di fondo di una crisi verticale che non pare avere soluzione. Ecco di seguito azienda per azienda, tra quelle presentatrici di domanda per agevolazione nell’area industriale di crisi complessa segnalando importo dell’investimento, cifra di agevolazione richiesta, assunzioni previste.

APM TERMINALS VADO LIGURE – PM Terminals Vado Ligure S.p.A., di proprietà della società olandese APM Terminals NV leader nella movimentazione di container, fa parte del gruppo danese AP Moller-Maersk ed ha la sua sede nel porto di Vado Ligure, parte del territorio dell’Autorità Portuale di Sistema del Mar Ligure Occidentale.

APM Terminals Vado Ligure S.p.A. è nata per progettare, costruire e gestire un terminal container moderno ed efficiente. Dotato di una banchina da 700 metri con pescaggio ottimale per le mega navi di ultimissima generazione e sistemi di movimentazione automatizzati e all’avanguardia, il nuovo sistema portuale si porrà sul mercato quale gateway logistico ideale per il mercato regionale del Nord Italia e per il mercato del Centro Europa.

Da Agosto 2015 APM Terminals controlla, sempre all’interno del Porto di Vado Ligure, la società Reefer Terminal S.p.A., da trent’anni leader incontrastata nel Mediterraneo per la movimentazione di merci refrigerate e dotata di uno dei magazzini reefer tra i più grandi in Europa ed oggi principalmente dedicato a stoccaggio, movimentazione e distribuzione di frutta fresca. Reefer Terminal vanta, inoltre, una lunga esperienza nella movimentazione di project cargo e contenitori: gli ampi spazi a disposizione consentono di offrire una vasta gamma di servizi personalizzati in base alle necessità dei clienti più esigenti quali assemblaggio e imbarco di pezzi speciali via gru da banchina, ro-ro o gru di bordo.

Programma di investimento 5.931.628 Agevolazione richiesta 4.179.417 ( 70,45%) 196 assunzioni (costo unitario 21.323)

PEGASO SYSTEMS – Pegaso Systems progetta e produce in Italia luci a led ad altissima tecnologia con l’obiettivo di fornire il miglior prodotto di mercato. Programma di investimento 20.946.000 Agevolazione richiesta 14.985.000 ( 71,54%) 60 assunzioni (costo unitario 249.750)

CARBONGRAPH S.R.L. – L’azienda, fondata nel 1959 si è sviluppata con il concetto di rispondere dinamicamente alle richieste del mercato della grafica e della cartotecnica. Il nostro mestiere è dare il FULL-SERVICE al cliente con la massima professionalità, collaborare con la nostra esperienza, la nostra passione e il nostro entusiasmo, usando le migliori tecnnologie e garanzie per esporre ed evidenziare i prodotti. Programma di investimento 7.600.000 Agevolazione richiesta 5.320.000 ( 70%) 40 assunzioni (costo unitario 133.000)

ZINCOL OSSIDI S.P.A. – I due stabilimenti di Bellusco e Vado Ligure hanno una capacità produttiva di 35.000 tonnellate di ossido di zinco all’anno, par al 75% dell’intera produzione nazionale. Programma di investimento 2.914.000 agevolazione richiesta 2.185.626 ( 75,00%). 38 assunzioni (costo unitario 57.516)

CARTIERE CARRARA S.P.A. – trasformiamo l’acqua, il vento e il sole di una Terra unica al mondo in carta tissue di alta qualità da 145 anniOggi Cartiere Carrara dispone di 6 siti produttivi, tutti sul territorio italiano, con oltre 560 dipendenti. Una produzione annua di circa 240 mila tonnellate di carta tissue made in Italy ad alto e costante standard qualitativo, dalla materia prima al prodotto finito. Asciugamani, Asciugatutto, Carta Igienica, Fazzoletti,Veline, Tovaglie e Tovaglioli di alta qualità sono il frutto della nostra passione, tramandata di generazione in generazione, affiancata a personale altamente specializzato e investimenti in macchine performanti. Siamo uno dei principali produttori e trasformatori europei di carta tissue. Grazie al nostro processo integrato produciamo semilavorato e lo trasformiamo in una vasta gamma di prodotti finiti, destinati al mercato professional e consumer, distribuiti in 47 paesi..

Programma di investimento 19.659.559 Agevolazione richiesta 7.892.846 ( 40,14%). 30 assunzioni (costo unitario 26.309)

FIRST PLAST S.R.L. – First Plast, fondata nel 1966, è stata la prima società del gruppo: il suo nome è acronimo di ”Fabbrica Italiana Resine Sintetiche e Trafilate”. L’azienda è specializzata nella realizzazione di articoli in materie plastiche per l’edilizia, e produce nei moderni stabilimenti di Altare (SV) i sistemi di drenaggio quali: canali grigliati, prodotti del suolo, chiusini sifonati, canali sifonati in ABS, canali di gronda e tubi pluviali in PVC, raccorderia edilizia e raccorderia scarico bagno in PVC. Lo sviluppo dei prodotti First Plast è assolutamente orientato alla qualità nel rispetto dell’ambiente, l’azienda è infatti certificata ISO 9001 per il suo sistema di gestione qualità e ISO 14001 per la gestione ambientale nell’esercizio delle proprie attività. Un laboratorio interno esegue quotidianamente il controllo della produzione utilizzando le strumentazioni più avanzate per i test sui materiali plastici, al fine di verificare la corrispondenza degli stessi alle normative europee di riferimento.

Programma di investimento 7.010.244 agevolazione richiesta 5.006.546 (71,41%) 21 assunzioni (costo unitario 23.840)

FILM FERRANIA – siamo FILM Ferrania e qui in Italia stiamo cercando di costruire un nuovo tipo di fabbrica di pellicola per la fotografia e il cinema. Condizione necessaria per essere sostenibile nel lungo termine è questa fabbrica sia autosufficiente ossia riesca a produrre pellicola a colori esclusivamente a partire dalle materie prime. Naturalmente abbiamo un piano affinché questo possa avvenire, ma ci serve il vostro aiuto per superare un ostacolo abbastanza serio. Abbiamo scelto come nostra sede operativa l’edificio che fu il centro ricerca e sviluppo di Ferrania (L.R.F.)  e che contiene una versione in miniatura della linea di produzione della pellicola. Il nostro team ha lavorato per oltre un anno per ripristinare e reingegnerizzare questo edificio per renderlo di nuovo produttivo. Il problema è che con l’apparecchiatura in questa configurazione produrre pellicola solamente in piccole quantità e ad un costo piuttosto alto. Per questo motivo abbiamo concepito un progetto ambizioso per una nuova fabbrica che ci consentirà di produrre pellicola a costi più ragionevoli in linea con le richieste che ci stanno arrivando da tutto il mondo. Siamo davvero a buon punto nel recupero delle attrezzature dai vecchi edifici Ferrania ma ce ne servono ancora di strategiche e il tempo sta davvero stringendo perché la demolizione degli edifici che le contengono è stata anticipata alla fine di quest’anno. Per essere autosufficienti e pronti per i prossimi 100 anni, dobbiamo salvare Trixie, Walter e Big Boy.

Programma di investimento 2.600.000 agevolazione richiesta 2.310.000 ( 88,84%) 18 assunzioni (costo unitario 12.833)

ESSO ITALIANA S.R.L. – Impianto Lubrificanti.

Programma di investimenti 16.429.640 agevolazione richiesta 9.190.000 ( 55,93%) 10 assunzioni (costi unitario 91.900)

MOVINTER S.R:L – Movinter è un solido punto di riferimento nel settore della carpenteria leggera e strutturale per treni e locomotori. Esperienza, professionalità e tecnologia sono le carte vincenti che hanno portato l’azienda ad essere la prima scelta delle più importanti realtà del panorama ferrotranviario. Movinter vanta un’area produttiva di 36.000 mq (di cui 11.000 coperti), che le permette di realizzare componenti di carpenteria e tubazioni lavorando sulle specifiche esigenze di ogni cliente. L’azienda ha scelto di investire in risorse umane ed innovazione tecnologica, potendo contare oggi su software gestionali d’avanguardia, in grado di assicurare efficienza produttiva e riduzione delle esigenze in magazzino. Programma di investimento 2.210.643 agevolazione richiesta 1.547.128 ( 69,98%) 12 assunzioni (costo unitario 128.927)

INTERPORTO DI VADO INTERMODAL OPERATOR S.P.A. VIO – Vado Intermodal Operator Spa gestisce l’interporto alle spalle del porto di Vado Ligure, un nodo RRT core della rete TEN-T .

Programma di investimento 2.060.000 agevolazione richiesta 1.236.000 ( 60%) 6 assunzioni ( costo unitario 206.000)

TRANSMARE S.R.L. – La TRANSMARE” nasce nel 1977 come “società a nome collettivo” dalla fusione di un gruppo di associati in cooperativa (fin dal 1960), per il “SERVIZIO DI BATTELLAGGIO” nel porto di Savona – Vado Ligure. A seguito dell’incremento dei mezzi, negli anni 80, acquisisce la Concessione del “SERVIZIO DI ANTINQUINAMENTO”, svolto con l’utilizzo di rimorchiatori attrezzati con skimmers ed attrezzature di recupero meccanici, con l’ausilio della stesura di panne galleggianti, per la prima fase di circoscrizione e contenimento dell’elemento inquinante.  Negli anni successivi, per la versatilità e la professionalità dei servizi offerti alla clientela, le attività vengono aumentate con l’acquisizione di numerose “CONCESSIONI” da parte delle Autorità Marittime e di Società di servizi eco-marittimi legate al Ministero dell’Ambiente

Programma di investimento 2.267.833 agevolazione richiesta 1.700.875 (75%) 5 assunzioni (costo unitario 340.175)

QUIDAM S.R,L. – Quidam è il risultato dell’evoluzione di un’esperienza quarantennale nella lavorazione del vetro piano. Edilizia, architettura, interior design e complementi d’arredo sono la nostra quotidianità.

Programma di investimento 5.461.000 agevolazione richiesta 4.230.780 ( 77,47%) 5 assunzioni (costo unitario 846.146)

COMELT S.P.A. – Il carbone attivo è un’adsorbente che si produce attivando termicamente o chimicamente diverse materie prime carbonizzabili e presenti in natura: segatura, lignite, torba, gusci di noci di cocco, carbone bituminoso, noccioli di oliva ecc. La superficie attiva è costituita essenzialmente da meso e micropori che rappresentano le categorie più importanti per l’adsorbimento. Tra i diversi processi di depurazione l’adsorbimento con il carbone attivo è il migliore applicabile quando occorre rimuovere tracce o piccole quantità di sostanze contenute in grandi volumi di soluzioni o flussi gassosi. I carboni attivi sono impiegati per adsorbire le impurezze gassose negli impianti destinati al Trattamento di aria e gas, al recupero di solventi condensabili, al trattamento fumi, nel settore alimentare, chimico, farmaceutico e molto comune è l’applicazione nei processi di potabilizzazione e di trattamento delle acque reflue, oltre alla bonifica dei terreni e acque sotterranee e nella protezione individuale. Il vastissimo campo d’utilizzazione dei carboni attivi può essere suddiviso in due grandi

Programma di investimento 5.370.383 agevolazione richiesta 1.811.944 ( 33,73%) 4 assunzioni (costo unitario 452.986)

SCILLA S.R.L. – Fonderia e Lavorazioni meccaniche.

Programma di investimento 2.742.000 agevolazione richiesta 1.897.000 ( 69,18%) 2 assunzioni (costo unitario 948.500)

3F DI FERRECCHI S.P.A. – Fabbricazioni di bidoni in acciaio e contenitore analoghi.

Programma di investimento 3.717.199 agevolazione richiesta 2.602.038 (69,99%). 2 assunzioni (costo unitario 1.301.019)

E’ EVIDENTE CHE IL CALCOLO DEL COSTO UNTARIO PER ASSUNZIONE RAPPRESENTA UN DATO DEL TUTTO INDICATIVO NON ESSENDO PRESENTI SUL SITO LE CATEGORIE DI LAVORATORI RICHIESTI E RISPETTO AL PIANO DI INVESTIMENTI I COSTI PER AMPLIAMENTO SEDI, INFRASTRUTTURE, MACCHINARI.

Sensibile la discesa del peso delle buste paga man mano che si cala lungo lo stivale, anche se ovviamente bisogna tenere conto dei differenti costi della vita. In ogni caso, la macro-area del Sud vede RAL medie (meno di 26mila euro) di quasi 5mila euro inferiori rispetto al Nord. La distanza massima tra Regioni raggiunge il 20%: fatto 100 lo stipendio medio italiano, in Calabria si guadagnano 83 euro e in Lombardia se ne mettono insieme 108.

SAVONA: L’ENNESIMO SEGNALE DI DECLINO. In una situazione di sostanziale stagnazione delle buste paga dei lavoratori dipendenti italiani nel settore privato, Milano si conferma per distanza – pur non sfuggendo al piattume del quadro generale – la città dove si guadagna meglio in Italia. La retribuzione annua lorda (RAL) osservata attraverso il calcolatore di JobPricing è infatti poco sopra 34mila euro, un valore che pone ben 2mila euro di distanza dalla provincia al secondo posto in classifica. Che è, per altro, un continuum con il capoluogo lombardo: Monza Brianza.

Se si guarda alla distribuzione geografica delle retribuzioni, colpisce come il paese sia di fatto spaccato in due: 8 regioni al Nord, con la Lombardia in testa, trainano gli stipendi verso l’alto, le altre 12 (dalla Toscana in giù con eccezione del Friuli Venezia Giulia) si collocano sotto la media: il mercato retributivo, come sempre, è una fotografia molto puntuale dello stato dell’arte del mercato del lavoro e dell’economia, dato che laddove le retribuzioni sono più basse, i tassi di disoccupazione sono più alti e la produttività è più bassa.

Se si guarda alle tabelle sotto riportate si può notare come l’affermazione che da tempo si sta avanzando della Liguria Occidentale come il “Sud del Nord” sia confermata. Le province di Savona e di Imperia, infatti, fanno registrare una delle più rilevante diminuzioni di peso delle buste – paga , superate soltanto dalle province sarde. Da notare la crisi del modello nord – est con il calo di Vicenza e Treviso (nel caso di queste due province però ci sarebbe da calcolare quanto sfugge con il lavoro nero).

Savona e Imperia soffrono del deserto industriale nel quale sono cadute da tempo a causa dell’adozione di modelli sbagliati che hanno privilegiato attività a particolare intensità di sfruttamento ed episodicità d’impiego.

Mancano centri direzionali e di conseguenza alti livelli di occupazione. Savona soffre di una fuga di cervelli che risale ormai fin dall’inizio degli anni’60 e ha causato la sparizione delle aziende tecnologicamente più avanzate: dalla Scarpa e Magnano alla Ferrania, pensando alla titolarità di brevetti nel frattempo ceduti e sorpassti.

E’ questo il nodo vero della nostra situazione economica, dovuta soprattutto alla speculazione finanziaria che ha contraddistinto, sotto il segno dell’invasione cementizia, interi decenni della nostra vita economica, sotto l’egida di una politica miope incapace di progettare il futuro e legata a piccoli centri di potere.

Stipendi, le province che balzano in classifica

Verbano-Cusio-Ossola 12; Macerata 12; Matera 12; Alessandria 11; Cuneo 11; Aosta 10; Pesaro e Urbino 9; Viterbo 8; Novara 7; Ancona 7

Massa-Carrara 7; Latina 7; Bari 7; Frosinone 7; Ascoli Piceno 7

E quelle che scendono maggiormente:  Siracusa -6; Salerno -6; Chieti -6; Terni -6; Vicenza -7; Piacenza -7; Mantova -7; Savona -7

Imperia -7; Treviso -8; Sud Sardegna-8; Nuoro -8;Oristano -8 ; Sassari -10; Cagliari -13;

Diano Marina, topi intelligenti rubano due volte in casa del sindaco leghista che dice: più controllo del territorio ed intelligence

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Rubare due volte, a Villa Faraldi, nella casa del sindaco più ‘barricadiero’ del popolo leghista imperiese della prima ora, non può che destare clamore e sorpresa. ‘Topi d’alloggio’ intelligenti e informati degli hobby (cacciatore e caccia) e dei ‘tesori’ di Giacomo Chiappori da due mandati sindaco della turistica Diano Marina (5.867 abitanti). C’è da credere che almeno nel suo caso i carabinieri hanno provveduto a trovare traccia di impronte digitali e faranno del loro meglio per dare anche una buona notizia all’amico combattente Matteo Salvini attivissimo ministro dell’Interno. Difficile ipotizzare il recupero del bottino, armi, preziosi e denaro, quantomeno si potrebbe dare un volto ed un nome ai responsabili.

Il senatur Bossi, Trota scansa, con Chiappori avanti ‘batti cinque’ che bel divertimento

Maurizio Tagliano, corrispondente de La Stampa ed Il Secolo XIX (vedi sotto), scrive che la seconda volta nella villetta di Villa Faraldi (472 residenti), frazione Riva Faraldi, a 6 km e mezzo da Diano Marina, forzando un armadio blindato si sono impadroniti di una pistola calibro 7.65 con munizioni, 5 mila euro in contanti,  un orologio d’oro regalo di compleanno (il 3 ottobre, classe 1953) della moglie dopo un precedente furto. “E’ successo due mesi fa – ha raccontato il primo cittadino, già senatore della Repubblica e ripetutamente salito alla ribalta della cronaca giudiziaria, con assoluzione finale – mi avevano portato via  altri orologi di grande pregio ed è probabile che visto il bottino ed il fatto di averla fatta franca, li abbia indotti a tornare e rubare. Mi incuriosisce il fatto che l’ultima volta abbiano tralasciato diversi fucili da caccia ereditati da mio padre ed altre due pistole”. E sconsolato il sindaco – senatore si sfoga: “Ormai in casa mia hanno rubato  quasi tutto. Volete sapere qual è il risultato ? Che sto mettendo telecamere  ovunque, blinderò anche le finestre. Insomma sto diventando un uomo in carcere, mentre i ladri  fanno ciò che vogliono. E ormai si sono affezionati – conclude – sono a quota cinque furti in cinque anni”.

Certamente il sindaco cacciatore, già tribuno senatore leghista e beniamino degli amici della caccia tra i più fedeli alle urne, non avrà letto quanto è successo parecchi mesi fa al vecchio cronista, anche di anni, che nel cuore della notte, nel sonno, è stato narcotizzato, con la moglie, in due camere distinte, derubato di tutto quanto faceva bottino, ma anche della pistola 38 Special, con 6 pallottole nel tamburo, che teneva a portata di mano sul comodino accanto al letto. Risveglio da choc in tarda mattina, con dolori di emicrania, bruciore di gola, intontiti. Non è servito il sistema di allarme, la telecamera. Si sono fatti ‘strada’ conoscendo perfettamente la zona. Nei piccoli cantieri edili i controlli sono una favoletta. Non solo, una prima volta, sempre nel cuore della notte, era già suonato l’allarme. Un’ispezione interna ed esterna nel giardino dava esito negativo. Per una banale dimenticanza, non era più stato azionato il dispositivo di allarme, ma i ladri non potevano saperlo. Sta di fatto che sono tornati, seguendo lo stesso percorso, scavalcando oltre tre metri di cinta ferrata. Preparazione e colpo studiato a tavolino ?

Un ufficiale dell’Arma ha commentato: ‘Tutto sommato è andata bene così, se si fosse svegliato con i ladri in casa e fossero stati a loro volta armati, un conflitto a fuoco..” Da cardiopatico forse non avrei retto allo stress, forse avrei avuto la peggio. Anche se da anni vivo in allerta, spesso andando a letto  con un presentimento. Altre volte nel cuore della notte il soprassalto per il lacerante sibilo di allarme. Nel vicinato parecchie ville ed abitazioni erano già state ‘visitate’, in un caso persino cinque o sei volte. Ma i tempi sono cambiati, negli anni di corrispondente di provincia c’era l’accesso mattutino alla caserma, ai fascicoli dei furti e delle denunce, dei danneggiamenti. Massima trasparenza si direbbe, la cittadinanza era tempestivamente informata leggendo le cronache locali. Non c’erano ancora web on line. Ora tutto è cambiato. In meglio ? In peggio ? Di furti si legge raramente, le notizie vengono date, centellinate quelle negative dal comando della Compagnia. Gli stessi sindaci, almeno a Loano, pare non siano informati del numero di furti, in che zona, se di giorno o di notte, le modalità. Tutti tacciono. A chi fa comodo ? A chi giova ? Chi ha dato queste direttive ?

Alassio 2010, giorni di gloria per Bossi, il figlio Trota, Rosy Guarnieri e Giacomo Chiappori. Il popolo leghista esulta e canta

Speriamo che almeno nei confronti di un sindaco, ex senatore, si sia proceduto ad accertamenti minuziosi, impronte e studio delle modalità,  se c’è una legame con altri colpi in abitazione. Io che ero in allarme da anni, che per via della professione. Ho scritto la cronaca di centinaia e centinaia di furti, assalti notturni, violenze alle vittime, rapine e di episodi ben più drammatici, ho ricevuto dall’Arma un trattamento senza privilegi. Anzi, per via della notizia sparata in prima pagina (Assalto notturno alla villa del giornalista, narcotizzati e rapinati….), alle 8 di mattina del giorno in cui i giornali locali hanno dato conto (Per Ivg.it, il più letto della provincia e di cui è direttore il corrispondente dell’Ansa, agenzia giornalistica degli editori italiani, sono bastate poche parole: ” Si è verificato un furto in abitazione, a  Loano, denunciato qualche giorno dopo…”) la prima telefonata è stata del maggiore comandante la compagnia di Albenga e che a Imperia aveva condotto importanti operazioni  contro ‘ndrangheta e criminalità organizzata. Oltre alla denuncia in caserma a Loano già presentata, dovevo subito recarmi al comando di Albenga per ‘motivi urgenti di polizia giudiziaria’. Poco contava il certificato medico (5 giorni), la prostrazione psicofisica, le palpitazioni di chi ha problemi cardiologici. “O viene lei o procedo a termini di legge….”. E per dare più forza all’ordine mi è stato notificato personalmente dal comandante la stazione che da anni non incontravo per strada, l’invito – ordine a presentarmi alle 16 del pomeriggio. Tralascio i particolari del nuovo interrogatorio, o meglio volevano sapere perchè tenevo la pistola sul comodino, accanto al letto, dopo che mi era suonato l’allarme, come risultava nella denuncia sporta il giorno prima al comando di Loano. L’unico ‘reperto’ criminoso lasciato era un cappello copricapo  ed un capello. Nessun rilievo per eventuali impronte visto che hanno aperto decine di cassetti, cassettiere, armadi, armadietti. Nessun sopralluogo se non l’arrivo, per la prima denuncia orale, c’era in ballo una pistola carica, di una pattuglia da Pietra Ligure, educati e cortesi.

Forse all’ex senatore sindaco potrebbe interessare il fatto che pochi mesi prima avevo subito, in due tempi diversi e ravvicinati,  due curiosi o perlomeno insoliti furti, quasi centro città.  Scavalcando un muro di cinta di tre metri, con le case affacciate, hanno rubato quattro galline ovaiole che erano nell’orto frutteto, libere, da anni e mai successo nulla. Inizialmente non volevo neppure fare denuncia, in caserma un gentile e professionale appuntato sulle prime credeva che scherzassi; era la prima volta di un furto di galline denunciate a Loano. “Mi accadeva anni fa quando prestavo servizio in Piemonte, si tratta di zingari….”. Il dubbio che quel furto fosse una sorta di messaggio l’ho avuto, l’ho accennato…ma in quel caso, trattandosi di un possibile avvertimento di malavita organizzata, occorreva seguire altra procedura di denuncia e di cui ne veniva dato  conto al sindaco, al questore, al prefetto, al presidente della Regione e all’autorità giudiziaria, ovviamente, motivando perchè si sospettava una trama, un atto intimidatorio ad un veterano cronista di giudiziaria che nel corso dell’esistenza aveva subito minacce. Aveva seguito omicidi, sparatorie, inchieste sui colletti bianchi, personaggi arrestati per associazione mafiosa e poi assolti, con derubricazione ad associazione a delinquere. Acqua passata. E allora ? Oggi c’è un blog che si sforza di raccontare ed approfondire senza doveri di riconoscenza o di riguardo.

Al sindaco della Lega dura e pura (così era ai tempi in cui militava con Bossi) possiamo solo consigliare, non tanto le telecamere e le blindature delle finestre, ma di promuovere una capillare sensibilizzazione, invitare i cittadini a collaborare informando il sindaco, ma anche gli organi di stampa in presenza di furti. La prova del nove, verrebbe da dire, l’abbiamo avuta dopo la notizia dell’assalto notturno subito e reso noto dai media. Abbiamo ricevuto decine di telefonate di professionisti, di due ex parlamentari savonesi, artigiani, gioiellieri, albergatori, commercianti che raccontavano di essere rimasti vittime di furti, di notte, come di giorno, in alloggi, come in ville, in negozi. Spesso colpi audaci, l’apertura di cassaforte con fiamma ossidrica, con buchi nei muri a suon di trapano. In casa rubate le chiavi dell’auto trafugata dal garage o davanti al giardino recintato, neutralizzando e riuscendo  ad azionare il cancello munito di automatismo a distanza.

Il sindaco Giacomo Chiappori fa benissimo ad invocare, in primis, il presidio del territorio e lavoro di intelligence. Ottima e concreta proposta. Ricordiamo, come fosse ieri, il maresciallo o il brigadiere, che non era raro incontrare in abiti civili nei locali pubblici, in strada, sul lungomare. Conoscevano tutti, tenevano d’occhio le ‘facce’ sconosciute, le segnalavano alla pattuglia, i numeri di targa, entravano nei bar a controllare i clienti o chi oziava. Oggi le abitudini investigative sono cambiate almeno nella routine quotidiana. Si vedono transitare auto di servizio, controlli stradali saltuari e da statistica. Chiunque venga fermato anche casualmente, viene registrato. Può succedere che trasferendosi da una parte all’altra della provincia ci si imbatta in più pattuglie delle diverse località ed ogni volta, se fermati, l’iter di identificazione non cambia. In compenso la cronaca locale almeno una volta in settimana da risalto ad una mega operazione di controllo, da una città all’altra. I risultati quasi sempre indicano cittadini arrestati per esecuzione di ordine di carcerazione, mancato rispetto degli arresti domiciliari, spacciatori di piccole dosi. Bisogna anche ammettere che l’impennata dei furti in abitazioni è ‘compensata’, si fa per dire, dalla quasi totale assenza di omicidi, contrariamente a quanto accadeva negli anni ’70 ed ’80 soprattutto, nel mondo della prostituzione, della malavita organizzata.

Erano numerose anche le rapine in banca, agli uffici postali con colpi clamorosi, tre a Loano fruttarono un miliardo e mezzo di lire senza che i responsabili fossero scoperti. C’è chi sostiene che quando la mala fa affari non vuole disturbare gli inquirenti. Non vuole creare allarmismo e conseguenti azioni di contrasto. Certamente la piovra della prostituzione non è fuggita, come la presenza di venditori ambulanti organizzati che provengono dalla Campania. Non è una novità che abbiano soggiornato in Riviera  esponenti mafiosi catturati nella loro latitanza. Resta la realtà di un territorio che imporrebbe una maggior presenza di uomini in divisa ed in borghese  e come suggerisce uno che forse se ne intende più di noi, per esperienza e frequentazioni, sarebbe necessario tornare alla buona pratica di servizi di intelligence.

Almeno al sindaco di Diano hanno risparmiato il colpo notturno; chi l’ha subito resta schioccato a vita, con improvvisi risvegli e ad ogni rumore ci si alza con il cuore in gola. Nessuno vuole più restare solo in casa, specie di notte. Ma che importa la ‘condanna civile’ a chi non l’ha mai provata. Ai promotori ed ideatori di notizie tranquillizzanti, da città sotto controllo, nulla da temere. Sogni d’oro !


Amo Varazze! Bettina leader e passionaria:Università Pontificia Regina Apostolorum, ufficio stampa Slow Food, docente, staff di FI, fondatrice e presidente Donnedamare

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“Se non ne avete più voglia di questa Europa matrigna che costringe l’Italia a essere supina, se siete schiacciati dalle liberalizzazioni, che fanno solo sviluppare le grandi multinazionali ma opprimono il Made in Italy, il commercio, le piccole botteghe… allora il vostro posto è qui. Un movimento civico che mette insieme tante categorie i cui rappresentanti ho avuto l’onore di conoscere in questi anni di battaglia per difendere una sola cosa: il mio diritto al lavoro, il mio diritto a essere italiana”. Così Bettina Bolla, eroina, zarina, passionaria dei titolari dei Bagni Marini, dalla sua Varazze, rivolge un pressante invito e consiglia dall’alto dei suoi traguardi. Dall’Università Pontificia Regina Apostolorum, all’ufficio stampa di Slow Food, da docente di inglese a Trento, allo staff del capogruppo di FI in Regione, Angelo Vaccarezza. Bettina fondatrice e presidente di Donnedamare ma non solo, infaticabile promotrice di Comitati, nonostante la ‘bocciatura’ alle comunali del 2014. Il suo primo comandamento: senza visibilità, meglio se  mediatica, non si fa strada.

1) Bettina Bolla nel curriculum cita gli studi compiuti a SSIT: scuola interpreti e traduttori (Università? privata a Pescara…).

2) I Bagni Mafalda Royal a Varazze sono loro in concessione alla famiglia Bolla. Le Cabine di Natale – il villaggio di Babbo Natale si trasferisce in spiaggia, quella dei Bagni Mafalda Royal , da venerdì 8 Dicembre fino a …:http://www.bagnimafaldaroyal.it/

3) Bettina Bolla, 39 anni, mamma di Giulia, vive e lavora a Varazze. C’è chi la conosce per lo stabilimento balneare di famiglia, i Bagni Mafalda Royal. Traduttrice e interprete in inglese e francese, ha lavorato nell’ufficio stampa di Slow Food, è stata anche docente di inglese commerciale e organizzatrice di eventi. Ora è presidente di Donnedamare, associazione di imprenditrici del settore balneare e di Cna Donna impresa Savona.“Da  imprenditrice turistica  penso che a Varazze sia necessario diversificare ed efficientare l’offerta turistica. L’unico vero sbocco della città, per sviluppare l’economia principale del territorio, è quello di individuare altri settori turistici sui quali svilupparci. Mettere a sistema le realtà presenti per un brand ‘Varazze’ che sia più presente oltre che nel centronord Italia anche all’estero, puntare sul turismo congressuale e su quello naturalistico, sono solo alcuni dei passi in avanti da fare per la città. Sono convinta che grazie a un percorso che punti su questi assi portanti si riuscirà a sviluppare ottimamente il turismo varazzino.

Ma siccome sono soprattutto una mamma che vive ed ascolta i problemi delle altre mamme che lavorano, vorrei potenziare i servizi di asilo e di scuola della prima infanzia, aprire una ludoteca, punto di ritrovo per mamme e bambini anche quando piove e nei mesi invernali, aumentare la sicurezza all’uscita degli asili, e… aiutare a far sviluppare il progetto denominato SMI (Scuola Materna Internazionale) che miri ad offrire un’educazione bilingue a partire dall’età della scuola materna, secondo il metodo didattico One Person, One Language. Tale progetto partirà in via sperimentale il prossimo anno all’asilo Guastavino, l’asilo dove va Giulia, la mia bambina.https://amovarazze.wordpress.com/amo-varazze-la-lista/bettina-bolla/

4) Nel 2010 ha scritto 14 articoli su interessanti tematiche. Dall’asparago violetto di Albenga, al cioccolato benefico di una star come Silvio Bessone, dal suo paradiso di cioccolato puro di Vicoforte di Mondovi,  Tecnologo ed esperto in produzione del cioccolato, consulente internazionale per progetti solidali ed eco-compatibili in Brasile, Costa D’avorio e Sry Lanka.: https://www.tigulliovino.it/dettaglio_utente.php?ID=984
5) Scrive Bettina Bolla nel maggio 2018: “…Nessuna cosa sarà fatta a caso, ogni passo pensato. Velocemente perché abbiamo poco pochissimo tempo, ma in quello abbiamo l’esperienza di 6 anni di Donnedamare e chiunque di voi sa quello che abbiamo fatto. Ci servono le persone che negli anni hanno combattuto con noi, quelle che si sono unite, non quelle che la pensano diversamente e che non hanno ancora capito il grande pericolo che ci attende. Per loro non ci sarà posto. Il Sindacato che d’ora in poi chiamerò La Base Balneare perchè a me il nome sindacato non è mai andato giù sarà formato dalle persone che sanno che è tutto un grande imbroglio, e che per quello combattono… con la testa e il cuore….” Associazione www.donnedamare.ithttp://www.donnedamare.it/le-donne-di-donne-d-a-mare/bettina-bolla/
6) Retroscena su la Repubblica del 25 ottobre 2015:
Bettina Bolla nello staff di Vaccarezza in Forza Italia

LA SPIAGGIA nel cuore. E anche nell’ufficio in Regione. Tra i più stretti collaboratori del capogruppo forzista Angelo Vaccarezza, infatti, spicca la varazzina Bettina Bolla, leader di “Donnedamare per l’impresa balneare”, l’associazione di imprenditrici del turismo che si batte da tempo contro la liberalizzazione voluta dalla direttiva Bolkenstein, e a sostegno delle imprese balneari sulle spiagge di tutta Italia. Una storia che Bettina Bolla conosce bene, visto che la sua famiglia è proprietaria degli storici bagni Mafalda Royal di Varazze, dove da anni è impegnata in prima persona («ho insegnato inglese, ho vissuto all’estero poi sono tornata a Varazze» spiega). E sempre nell’ambito professionale, Bettina Bolla ha lanciato anche il manifesto per un albo degli stabilimenti balneari ecosostenibili promosso da Legambiente, Cesab, Donedamare e Università Pontificia Regina Apostolorum. Un curriculum più che ineccepibile — e riconosciuto da tutti gli interlocutori — per sapere di cosa si parla quando si affronta il tema degli stabilimenti balneari e di chi ci lavora: ma c’è lei, allora, alle spalle di così tanta mobilitazione della giunta Toti a difesa dei balneari?

«Veramente Vaccarezza ci ha sempre seguiti, è venuto con noi ad una manifestazione nazionale a Bologna e in molte altre occasioni — risponde Bettina Bolla — E’ logico che quando si prendono dei voti si cerca di portare a casa dei risultati per chi ti ha votato. Vaccarezza è stato votato in Liguria, proprio per questo suo impegno a favore della categoria, da chi lavora nelle imprese del nostro settore, ed ecco la ragione del suo interesse per noi». La collaborazione sul campo a Vaccarezza si è concretizzata quindi nell’appoggio elettorale; in lista con Forza Italia si è candidata anche Bettina, ma senza essere eletta. Dopo la vittoria in Regione è arrivata la proposta di andare comunque in via Fieschi, con un impegno diretto nel gruppo consiliare. «Chiaramente senza lasciare il mio impegno lavorativo e quello con i balneari, che però resta a livello personale e non politico » sottolinea lei, attivissima sui social network, che nei giorni scorsi ha fatto partire dal suo account twitter inviti su inviti ai balneari liguri perché non mancassero l’appuntamento di ieri mattina in consiglio.

7) 8 settembre 2014, Bettina Bolla entra nel ‘Laboratorio per il turismo digitale’. Iniziativa del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo. https://alassiofutura.blogspot.com/2014/09/varazze-bettina-bolla-entra-nel.html

8 ) Il 10 maggio 2016 Bettina Bolla entra nel Comitato Balneari Liguria.  Si batte per la “Questione Balneare, con il sostegno del presidente Toti e dell’assessore Marco Scajola che ha parole di elogio ed apprezzamento per la presidente Bolla nella lotta alla BolkesteinDa IVG (2014): https://www.ivg.it/2014/09/bettina-bolla-imprenditrice-balneare-ligure-nel-gruppo-di-lavoro-sul-turismo-digitale-

9 ) Bettina Bolla su Linkedin: 232 collegament, imprenditore turistico, vice presidente CNA balneari Savona e presidente CNA Impresa Donna Savona. Dal 2001 al 2009, per 8 anni, insegnante di lingua inglese alla Provincia Autonoma di Trento. Dal 1998 al 2001, per tre anni, organizzazione di eventi per la Promoest di Genova.

Formazione: Istituto Magistrale G.  Della Rovere.

10) / DICEMBRE 2018 DA IVG.IT: “È nato il Mip – MIP – Movimento Italia Produttiva”, movimento civico che è stato formalizzato oggi a Roma. Un segnale concreto per allontanare la Bolkestein da tessuti importanti che producono ricchezza, dando lavoro a migliaia di persone, per unirsi tutti insieme con lo scopo di dare certezza del diritto a tante persone, formato da tutte le categorie che sono soggette alla Direttiva”. L’annuncio porta la firma di Bettina Bolla, presidente de “La Base balneare”, di Ivano Zonetti, presidente di Ana e Angelo Pavoncello, vicepresidente di Ana ed è arrivato ieri, a margine del convegno organizzato da “La Base Balneare” che si è tenuto a Roma, su iniziativa dal senatore Maurizio Gasparri, dal titolo “La questione balneare italiana e spagnola a confronto: analisi della Ley de Costas spagnola”.

CONCLUSIONI –  Ignoriamo  quante siano le quote rosa, in provincia di Savona, nel Ponente Ligure, in Liguria che abbiano un attestato di vita e professionale pari a Bettina Bolla cittadina di Varazze, sicuramente con un buon indice di popolarità, ma forse meriterebbe molto di più nella scala della rappresentanza della categoria a cui appartiene e nel contesto politico – amministrativo locale, provinciale e regionale. Basti pensare a chi è stato eletto al parlamento, in qualche caso, con una buona percentuale di voti e senza le credenziali della Bolla, neppure quanto ad esperienza. Magari non ha frequentato scuole di formazione politica, nè ho potuto farsi largo, con un santo protettore, alla stregua di altre quote rosa che siedono in Regione e soprattutto alla Camera ed al Senato. Un osservatore commenterebbe: Bettina ormai è lanciata e non la fermerà più nessuno. Lei non deve temere se un presidente del sindaco Bagni Marini ha dovuto dimettersi, nel Lazio, perchè durante un’operazione antimafia della Dia è emerso che il balneare Fumagalli svolgeva l’attività su una struttura, con tanto di ristorante e chiosco, spiaggia privata, in perfetto stato di illegalità. Tutto abusivo e ieri l’altro le Tv nazionali hanno mostrato le ruspe al lavoro, demolizione totale, su ordine del sindaco di Roma.  Non era l’unico tratto di spiaggia occupato abusivamente, fa specie che il ‘titolare’ fosse il presidente eletto dai colleghi della provincia che, manco a dirlo, ignoravano tutto. Non sarà certo il caso della Bolla e dei suoi rappresentati, colleghi di lavoro.

Bettina Bolla con il presidente della Regione Toti e l’assessore al Demanio Marco Scajola

Lo scandalo Pizzimbone ad Alassio, il disagio di Melgrati. L’informazione senza memoria e un PM dell’imperiese massacrato dai media

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La prudenza, la presunzione di innocenza fino a sentenza passata in giudicato. Tre gradi di giudizio, con la possibilità di ulteriori due pronunciamenti ancora in appello e Cassazione (cinque in tutto). Innocente, fino a prova contraria, anche l’indagato (e arrestato) Pierpaolo Pizzimbone e a quanti si trovano a rispondere, in concorso, di reati contestati dai Pm della Procura della Repubblica di Savona. E per il carcere si aggiunga il provvedimento del Gip (giudice delle indagini preliminari). Nella storiaccia di presunte tangenti estorsive sono al lavoro tre magistrati, oltre alla squadra mobile di Savona, Dia di Genova e colleghi siciliani. Non resta che attendere gli sviluppi e la verità giudiziaria che spesso non combacia con quella reale. Il terremoto di Alassio mette a disagio la giunta comunale del tre volte sindaco Marco Melgrati.

Non solo per gli stretti rapporti di amicizia, frequentazione, collaborazione con Politica per passione. L’aitante imprenditore, residente ad Andora, appassionato dei tavoli del casinò, pare abbia lasciato non da oggi ogni carica nella Biancamano e Aimeri  in società con il fratello che in passato subì, a sua volta, un arresto in Abruzzo, e forse completamente scagionato. Pierpaolo era di casa nel Municipio di Alassio, abituale frequentatore della campagna elettorale, commensale del sindaco, assessori ed assessora, come documentano le foto  pubblicate soltanto da trucioli. E non è certo titolo di merito, solo il dovere di fare informazione, anche sbagliando, senza sconti. Non sarà casuale che proprio da Alassio trucioli.it riceva segnalazioni di cittadini, sollecitazioni, a volte pure rimproveri.

Una considerazione. Anche il migliore amico ti può tradire. O ancora: io non metto la mano sul fuoco per nessuno. Melgrati, invece, ha avuto piena fiducia anche dopo le prime notizie dell’inchiesta e degli avvisi di reato; totale solidarietà all’amico Pizzimbone nella certezza che avrebbe chiarito la sua estraneità e correttezza. Melgrati, ha ripetuto più volte il Tgr Liguria nelle varie edizioni, non è indagato, estraneo agli addebiti. Che bisogno c’era  o c’è di aggiungere che il sindaco non c’entra ? Chi ha mai scritto il contrario ? Chi può dubitare che dopo 30 assoluzioni con Melgrati a dire: “Ora voglio tre stelle come la Juve anche se sono interista”, possa essere uno della presunta combricola ? Tra coloro che, ha scritto l’ex consigliere Fabio Lucchini, fanno politica e si tengono in forma con l’ausilio di qualche sniffata di cocaina. Non c’era però scritto se si riferiva ad ambienti alassini.

COMUNICATO STAMPA – 

Appreso dagli organi di stampa e dal comunicato ufficiale divulgato dall’Illustrissimo Signor Procuratore Ubaldo Pelosi, secondo cui il signor Pier Paolo Pizzimbone avrebbe “… con ripetute minacce e pressioni prospettato di poter pesantemente influenzare le scelte dell’Amministrazione comunale di Alassio….”, la Giunta significa e precisa la propria totale estraneità alla vicenda e si riserva ogni migliore azione giudiziaria per la tutela del proprio prestigio e credibilità, ivi compresa la costituzione di parte civile nell’eventuale processo a carico degli imputati.

La Giunta Comunale di Alassio

Alassio, la Lega: gli alassini non meritano questo brutto spettacolo
Alassio, 13 dic. – “Non è nostra intenzione entrare nel merito delle vicende riportate, confidando nel lavoro delle istituzioni, e ribadendo il principio giuridico fondamentale della presunzione di innocenza. A differenza di altri in passato, noi siamo un’opposizione responsabile e costruttiva, mai ci sogneremmo di utilizzare fatti di cronaca per attaccare gli avversari. E possiamo solo immaginare il baccano e la cagnara che Melgrati, Galtieri e i suoi avrebbero fatto, a parti invertite. Le cronache delle ultime settimane ad Alassio, tuttavia, non possono lasciarci indifferenti. Un’immagine negativa che avvolge la nostra città da giorni, sui media locali e nazionali: gli alassini non si meritano tutto questo. Ci piace ricordare che le uniche vicende giudiziarie che hanno riguardato la precedente amministrazione – tanto criticata da Melgrati e soci – furono quelle in cui il Sindaco difese i cittadini dalle assurdità di un’immigrazione senza regole. Alassio si merita un’amministrazione che fa parlare di sé per le proprie azioni – giuste o sbagliate che siano – e non per le persone che frequenta, o per chi, per riprendere una definizione utilizzata in questi giorni ‘aiutava dall’esterno’. Si merita un’amministrazione che fa parlare di sé per le percentuali di differenziata in aumento, non per altre vicende. Si merita un’amministrazione che fa parlare di sé sui rotocalchi con le manifestazioni, non sui giornali di cronaca. Questa è una pagina molto brutta per la città, che speriamo si concluda presto”.
Lo dichiara Piero Rocca, Segretario della Lega di Alassio.

QUANDO PIZZIMBONE ERA UN LIBERO CITTADINO CHE TIFAVA PER MELGRATI

 

RASSEGNA STAMPA / INCHIESTE  COORDINATE DAL PM FILIPPO MAFFEO

QUANDO ERA IN SERVIZIO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI IMPERIA

DISCARICA PONTICELLI

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29 ott 2010 – La pregiata RT Travels (Rifiuti Trasporti), rinomata agenzia di viaggi … sosta ai santuari di Ponticelli e Scarpino, pranzo al ristorante tipico ….. C’è da dire che il pm Maffeo è impegnato in una serie di inchieste sulla discarica di …

Sequestrata la discarica di Ponticelli, cinque indagati, Imperia – Cronaca

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23 apr 2010 – … ha commentato Pier Paolo Pizzimbone, amministratore di Ponticelli – A … Siamo certi che si tratta del regalino che il pm Maffeo ha voluto fare …

Indagine sulla Ponticelli, un ingegnere di Milano affiancherà il pm …

www.riviera24.it/…/indagine-sulla-ponticelli-un-ingegnere-di-milano-affianchera-il-pm-…

31 lug 2009 – Sarà un ingegnere di Milano ad affiancare il pm Filippo Maffeo nelle … sopralluoghi, dovrà appurare la regolarità dell’impianto di discarica.

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Riesame RIGETTA ricorso di Ponticelli: mobilità per 17 dipendenti …

https://www.riviera24.it/…/riesame-rigetta-ricorso-di-ponticelli-mobilita-per-17-dipen…

4 mag 2010 – … preventivo di un’area della discarica Ponticelli, di San Lorenzo al Mare, disposto dal tribunale di Imperia, su richiesta del pm Filippo Maffeo, …

Filippo Maffeo – ImperiaParla

www.imperiaparla.it/?tag=filippo-maffeo

27 apr 2010 – Archivio per tag ‘Filippo Maffeo‘. Area della discarica Ponticelli sotto sequestro · 6 commenti al post. A leggere ciò che scrivono certi nostri …

  1. ARTICOLO PUBBLICATO DAL SECOLO XIX, IL GIORNO DOPO L’ARRESTO, NELLA CRONACA DI IMPERIA, NON UN CENNO ALLE INDAGINI SULLA DISCARICA PONTICELLI E ALLA GUERRA AL GIUDICE MAFFEO CON LA PRESA D’ATTO DI CRONISTI CHE SEGUIVANO LE VICENDE GIUDIZIARIE  DELLA TORMENTATA PROVINCIA PONENTINA E DOVE MAGISTRATI HANNO DOVUTO PRESENTARE DENUNCE PER DIFFAMAZIONE PER DIFENDERSI DA AVVOCATI E GIORNALISTI E NON SOLTANTO IMPERIESI. QUASI MAI SI DA CONTO DI COME SIA FINITA QUESTA O QUELLA VICENDA CHE AVEVA MAGARI OCCUPATO LE PRIME PAGINE E SCATENATO I WEB. NESSUNO PENSA ALL’ESISTENZA DI UNA MACCHINA DEL FANGO CON GIORNALISTI CAMERIERI. SEMMAI FA RIFLETTERE, A DISTANZA DI TEMPO, COSA ACCADEVA IN QUELLA PROVINCIA CHE QUANTO A SCANDALI E’ STATA SOLO SECONDA AL DILUVIO CHE INVESTI SAVONA CON TEARDO PRESIDENTE DELLA REGIONE E CANDIDATO NON ELETTO AL PARLAMENTO ITALIANO. ANCHE A IMPERIA HANNO ARRESTATO SINDACI E UN EX MINISTRO CHE E’ STATO  SEMPRE SCAGIONATO ED ATTENDE LA SENTENZA DI UN PROCESSO IN CORSO A REGGIO CALABRIA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Indagini a una svolta – La centrale avrebbe bruciato rifiuti | Liguria …

 

 

www.ilsecoloxix.it/p/imperia/2009/08/…/AM2T8TrC-bruciato_centrale_avrebbe.shtml

 

  1. Copia cache

25 ago 2009 – Sulla scorta di tutti questi elementi il pm Maffeo sta per concludere l’indagine, … L’inchiesta comunque, seguita dai carabinieri di Pieve di Teco, …

 

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Sequestrata la discarica del Limoncino – Cronaca – il Tirreno

 

 

iltirreno.gelocal.it/livorno/cronaca/…/sequestrata-la-discarica-del-limoncino-1.2754611

 

21 ott 2011 – Sequestrata la discarica del Limoncino … accolto la richiesta presentata dal Pm Filippo Maffeo che da mesi indaga sull’iter amministrativo che, …

 

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Biogas: carabinieri in Comune – Cronaca – il Tirreno

 

 

iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2012/10/…/biogas-carabinieri-in-comune-1.5934668

 

27 ott 2012 – Il pm Filippo Maffeo ha firmato quell’ordine di acquisizione della … responsabile del settore tecnico del Comune di Capalbio, e con il geometra

 

 

Andrea Nucera, dal crac alla latitanza dorata: a Praga il tesoro dell’uomo “capitale sociale” delle cosche. I casi di Celle Ligure e Ceriale

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Il sito web de Il Fatto Quotidiano 5 giorni fa ha pubblicato. “In Repubblica Ceca società immobiliari riconducibili all’imprenditore italiano hanno proprietà nelle zone più lussuose. Latitante ad Abu Dhabi dal 2012, coinvolto anche nell’inchiesta su Banca Carige perché alcuni dirigenti gli prestavano soldi nonostante il gruppo avesse ricevuto l’interdittiva antimafia dalla Prefettura di Savona, Nucera aveva come collaboratore Vincenzo Chiaro, nipote di Girolamo Demasi, indicato come affiliato alla cosca Gullace-Raso-Albanese di Cittanova. Nota di redazione”.

Giovanni Nucera, imprenditore, nella foto quando era capogruppo in consiglio comunale di Albenga, il più votato del Psi e tesoriere della Federazione Provinciale Socialista (foto archivio trucioli.it)

Nota di redazione. Nell’articolo a seguire c’è un errore nel riferimento all’assoluzione di Alberto Teardo che fu scagionato dall’accusa di ‘mafia’ e condannato per associazione a delinquere ed altri reati. I colleghi hanno confuso l’assoluzione di Giovanni Nucera, costruttore edile, padre di Andrea, che fu arrestato (difeso dall’avv. Fausto Mazzitelli) e tre giorni dopo scarcerato. Papà Nucera è stato consigliere comunale del Psi ad Albenga, per un periodo tesoriere della Federazione;  aveva acquistato tre alloggi della famiglia Teardo a Paolo di Sassello, pagando peraltro con assegni.

IL TESTO DELL’ARTICOLO –

Korunnì è una delle arterie principali di Praga: scorre attraverso Vinohrady, “vigneti”, un quartiere che nel XIV secolo era una distesa di vigne. I bei palazzi Art Nouveau e l’atmosfera elegante hanno attirato importanti investimenti da tutto il mondo, a partire dalla caduta del Muro di Berlino. Al civico 810/104 sopravvive l’ultimo tesoro di Andrea Nucera, imprenditore che fino al 2012 s’è conquistato gli appalti più importanti tra Liguria e Basso Piemonte. A febbraio 2018 è stato rinviato a giudizio insieme ad altri 21 imputati per bancarotta fraudolenta. E intanto vive tra Dubai e Abu Dhabi: “Io non faccio il latitante. Io faccio l’esiliato”, diceva a Chi l’ha visto? l’ultima volta che ha fatto parlare di sé, ad aprile 2017. Una bella vita, nonostante la lontananza dall’Italia: si è costruito un ristorante – “Italianissimo” – e non ha mai smesso di concedersi lussi, riuscendo inoltre a trasferire nel Golfo l’intera famiglia.

A Korunnì 810/104 ha la sua cassaforte in est Europa: Geo Investments As, società con un capitale di circa un milione di euro. Un salvacondotto per la sua latitanza. “Non ci sono imprese con questo nome qui”, è la risposta che ottengono sul posto i reporter di Investigace.cz, centro di giornalismo investigativo ceco che ha condotto l’inchiesta insieme a Irpi. Nessuno la vede, eppure esiste.

Insieme a Nucera, dentro Geo Investments As c’è il suo storico collaboratore Vincenzo Chiaro. Imprenditore, è nipote di Girolamo Demasi, socio di peso nell’azienda di famiglia. Demasi, infatti, sarebbe “affiliato alla cosca Gullace-Raso-Albanese di Cittanova […] con ramificazioni in tutto il nord-ovest d’Italia”, come emerge dall’Operazione Terra di Siena condotta dalla Dia di Genova nel 2013. In sostanza – sostiene la prefettura di Savona che spicca l’interdittiva antimafia nei confronti del gruppo Geo nel 2010 – Demasi avrebbe messo a disposizione del clan Raso-Gullace-Albanese alcune delle imprese di cui Chiaro faceva parte.

Nel 2009 sono gli investigatori milanesi che stanno indagando su un altro clan di ‘ndrangheta, quello dei Valle, ad accendere un faro sulle connessioni del costruttore in Lombardia. Durante le intercettazioni tra un imprenditore ritenuto vicino al clan e Fortunato Valle, figlio del vecchio capo Francesco e anima imprenditoriale della cosca, l’imprenditore ligure viene descritto dai due come “il grande capo Andrea”.

In realtà in quel periodo l’impero del gruppo Geo si sta disgregando, ma le attività non si fermano e Nucera gira in lungo e in largo il mondo con il suo jet privato registrato alle isole Cayman. Un lavorìo che gli serve a preparare la latitanza dorata. Dalle indagini sul crac, chiuse nel maggio del 2014 e coordinate dall’attuale procuratore capo di Savona, Ubaldo Pelosi, emerge come le bancarotte di Nucera servissero solo a nascondere milioni tra Lussemburgo, Svizzera e Dubai. Un sistema con cui otteneva credito bancario, pur avendo società piene di debiti per poi dichiarare bancarotta, portando il denaro altrove.

Ad aiutarlo un gruppo di professionisti riconducibile anche a Banca Carige, che nonostante l’interdittiva antimafia e le indagini, con il costruttore ligure è sempre stata assai generosa: 70 milioni di euro di credito, 57 dei quali derivanti da una lottizzazione in quel di Ceriale, poi valutata dal consulente fallimentare 38 milioni scarsi.

“Non appena abbiamo capito chi avevamo di fronte, ce ne siamo andati. Aveva un atteggiamento aggressivo, voleva comprarsi tutto. Non faceva per noi”. Antonino Calabrese è il presidente di ImpresaPonte srl, immobiliare con sede a Milano. È stato lui nel 2008 a far nascere Geo Investments As, all’epoca battezzata GeoPonte As. L’unione tra le due società è durata meno di un anno: già nel 2008 il Gruppo Geo ha iniziato ad avere crisi di liquidità, tanto che ImpresaPonte ha lasciato la joint venture rilevando a Praga parte degli immobili del gruppo Nucera a compensazione del debito.

L’uomo di Nucera in Repubblica Ceca è il commercialista Roberto Di Cursi: dentro Geo Investments è prima membro del collegio dei sindaci, poi diventa consigliere, fino a ricoprire la carica di presidente tra il 2010 e il 2013. “Non ho più rapporti con Nucera”, scrive Di Cursi ai giornalisti di Irpi, rettificando il registro imprese della Slovacchia, dove appare ancora come direttore della Geoinvest sro, società controllata dal 2011 dalla ceca Geo Investments. Mentre all’estero inizia a lavorare con Nucera, a Celle Ligure collabora con Finpor, società finanziaria di Alessandro Porro. Entrambe le esperienze professionali lo portano in Tribunale: imputato per reati fiscali, patteggia in entrambi i casi.

 

 

Alassio verso Natale, quante curiosità!L’assessore: la Croce Bianca regala gattiniCena comunitaria del ritorno alle originiPernacchie video da tassa di soggiorno

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Quante sorprese e storie curiose sotto l’alberello di Natale che fa da corredo alla cronaca alassina. Abbiamo cercato di metterle insieme e  raccontarle una dopo l’altra.

COMUNICATO STAMPA – Ad Alassio festeggiano anche i cuccioli

Paola Cassarino consigliere comunale delegato alla ‘protezione animali’

Una passeggiata dog-friendly e un incontro in biblioteca per sostenere i migliori amici dell’uomo
“E’ prassi, sotto Natale, far la gioia dei più piccoli pensando a un cucciolo: un cagnolino, un gattino – Paola Cassarino Consigliera Comunale con l’incarico alla Protezione Animali analizza così il fenomeno – Quello che non mi stancherò mai di ricordare a chi vuole allargare la propria famiglia a un pelosino è che non si tratta di un peluche, ma un esserino che dal primo giorno all’ultimo dipenderà interamente da noi. Avere un cane o un gatto è impegnativo e non può e non deve essere un capriccio sotto l’albero. Ma se si è veramente convinti e consapevoli del passo che si sta facendo allora vi ricordo i “diversamente cuccioli” del Comune, tanto affamati di affetto”.
Ci sono i cani di Alassio salva i Cuccioli con la pagina Facebook straripante di immagini di gioia e tenerezza e c’è la Gattoteca della Croce Bianca con graziosi micetti che non aspettano altro che trovare una nuova famiglia.

Nell’ambito di Alassio Christmas Town, per gli amici a quattro zampe il 15 dicembre alle 14,30 da Piazza della Libertà è stata organizzata  “Dogs for Cats’ Christmas” la passeggiata dog friendly lungo le vie cittadine, ognuno con il proprio pelosetto, per raccogliere fondi a favore del progetto “Amici Animali”.  Nella Biblioteca Civica nell’ambito degli appuntamenti “Alassio Incontra” il Dott Massimo Raviola veterinario, 25 anni di esperienza sul campo, ha presentato il suo libro “Che razza di bastardo: cani gatti e maltrattamento genetico”. “Il Medico Veterinario – spiega Raviola – ha le competenze per essere il portavoce di questo cambiamento culturale radicale: non ci sono animali belli e animali brutti, non ci sono animali cari e animali economici, non ci sono animali di razza e animali “bastardi”: ci sono animali, ci sono cani e ci sono gatti. Ci sono animali sani e animali malati, e soprattutto ci sono malattie naturali ed imprevedibili, e ci sono malattie causate dall’uomo, ben prevedibili”.
LA CENA COMUNITARIA CON I DISEREDATI ? PER ORA CON LE AUTORITA’ CIVILI E MILITARI, ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO, ISTITUTI RELIGIOSI, SOCIETA’ DI MUTUO SOCCORSO, COINVOLTE TUTTE LE SCUOLE. LO SCOPO ‘ ‘RIVITALIZZARE LA FESTA DI SANT’AMBROGIO PATRONO DI ALASSIO

Comunicato stampa – Una grande cena comunitaria ha unito, nella sala di rappresentanza dell’Istituto alberghiero, l’Amministrazione comunale, le autorità militari, le associazioni di volontariato, gli Istituti religiosi e le società di Mutuo Soccorso della “Città del Muretto” a conclusione del progetto AlassioDE. CO Food Street. Un percorso a ritroso nei secoli scorsi che ha coinvolto le scuole di ogni ordine e grado in attività ludico-didattiche incentrate sul cibo e le tradizioni ad esso collegate. Un ritorno alle origini delle tradizioni pensato per rivitalizzare la festa patronaledi S. Ambrogio, ma trasformatosi in un nuovo prodotto turistico del segmento gastronomico. Un evento straordinario che, nella volontà dei protagonisti, vuole diventare un appuntamento annuale per celebrare lo spirito di comunità e solidarietà che muove tutto il Terzo Settore della città. Una cena-evento che ha impegnato nell’organizzazione gli studenti che partecipano ad un percorso educativo-formativo finalizzato alla promozione della cittadinanza

 

globale nell’ambito del PON (programma operativo nazionale) “per la scuola, competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020. Asse 1 – Istruzione – Fondo sociale Europeo (FSE), con il modulo “Metti una sera a cena”.

Una prova d’orchestra che ha visto i giovani chef e maître collaborare con i cuochi dei borghi e delle frazioni nella preparazione del menu a Denominazione Comunale elaborato dai docenti Massimo Rovere e  Katiuscia Giuria. Un percorso nella cucina della tradizione alassina con le ricette della Società di Mutuo Soccorso “Fratellanza” di Moglio, della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Solva, del Borgo Barusso, della Cooperativa Pescatori del Mare, della Cooperativa Pescatori San Filippo, del Circolo Ricreativo Fenarina, dell’Associazione Amici di Borgo Coscia, della Confraternita di Santa Caterina e della Pasticceria Balzola.

Durante la serata gli stessi amministratori si sono alternati ai tavoli insieme agli alunni, coordinati dalla professoressa Sara Ceccatelli, per servire un menu composto da: SARDE RIPIENE SU TUMATETTA E BOCCONCINI CON LA VENTRE, come antipasto;LASAGNETTE AVANTAGGIATE CON PESTO, di primo;CONIGLIO ALLA LIGURE CON CAROTE E PATATE AL TIMO, di secondo;SEMIFREDDO ALL’AMARETTO CON FRITTELLE DI MELE, SOFFI DI BISCETTE, PANE DEL MARINAIO, BACI DI ALASSIO E GUMELETTI, come dolce.Durante la cena, cui ha partecipato,oltre alle autorità civili e militari della “Città del Muretto”, il dirigente scolastico provinciale Alessandro Clavarino, è stato presentato un report di immagini e video delle attività svolte dai docenti Antonella Annitto, Massimo Sabatino, Monica Barbera e Franco Laureri per la promozione del progetto De.CO.

AUGURI DEL SINDACO E ASSESSORE AGLI ALUNNI DELLE SCUOLE

Melgrati e Macheda augurano buone feste agli studenti delle scuole alassine

Comunicato stampa – Hanno portato i Pan di Natale e si sono intrattenuti durante lo spettacolo cui gli animatori e i ballerini di Alassio Christmas Town hanno dato vita nella palestra della scuola elementare e materna di via Neghelli. E’ iniziato così il tour che entro venerdì porterà il Sindaco di Alassio e l’Assessore alle Politiche Scolastiche in tutte le scuole e al Nido per portare gli auguri dell’Amministrazione Comunale in tutte le famiglie.

‘COMPLICE IMPERIA TV CON INTERVISTA AL SINDACO MELGRATI

LA TASSA DI SOGGIORNO SI TRASFORMA IN UN SIPARIETTO SATIRICO CON PERNACCHIA FINALE

 

 

Alassio Magazine, harem per ‘Natale al Bacio’Ospiti d’onore la giornalista Alessandra Costante con imprenditori, avvocati, sindaci

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Più che una rimpatriata, una serata che ci riporta alle civiltà antiche con i loro harem. Ai nostri giorni le belle donne che circondano una persona importante. Per una serata speciale, l’Ubrecche’ di Alassio si è trasformato in harem dove si sono dati appuntamento due sindaci, per una volta insieme, di Alassio e Laigueglia, imprenditori di successo, personaggi nel mondo delle professioni, figli e figlie di papà, con un’ospite inusuale per Alassio by night 2018: Alessandra Costante, firma prestigiosa del Secolo XIX, oltre al ruolo sindacale di primo piano in Liguria e nazionale. Toiranese, figlia di un popolare medico di famiglia, conosce a dito cosa significa la gavetta nel mestiere che affascina tanti giovani. Leggi anche la visita dell’assessore Giacomo Battaglia al Centro anziani e al Nido Piccolo Principe per gli auguri di Natale. Leggi  la mostra di Carmen Spigno, Cavaliere della Repubblica, alla galleria Artender.

Un abbraccio innocente e sincero, un Natale al Bacio, tra la giornalista Alessandra Costante e l’avv. Giorgio Ceriale, fama di nuotatore nelle limpide acque alassine, sotto il vigile e divertito sguardo di un arbitro esperto, Marco Melgrati, in libera uscita da sindaco ma sorvegliato dalla compagna

Nel locale della Movida dei giovani e di chi scala gli anta, anche un incontro particolare, tra ricordi ed emozione, quando Alessandra, 53 anni il 4 ottobre, ha rivisto dopo qualche decennio Giorgio Ceriale, avvocato di lungo corso, albenganese Doc; passione del nuoto, inverno come d’estate, dalla Madonetta al Torrione, ogni mattina prima di indossare l’abito forense. Era un giovanotto quando si occupava della pubblicità del Secolo XIX per la zona da Andora a Finale. E Alessandra era corrispondente nel comprensorio loanese. All’Ubrecche l’abbraccio goliardico ed innocente, a Silvio Fasano non poteva sfuggire.  Farà parte dell’album dei giorni felici.

A tutti gli ospiti dell’high society alassina e non solo, senza offendere gli assenti, ‘Alassio Magazin’ ha donato ‘Acqua profumata di Alassio‘ e i dolcissimi ‘Baci Balzola‘. Unico obbligo e senza abito da sera, lo scambio augurale e di lunga vita ‘Natale al Bacio’. Purtroppo si ignora chi abbia vinto il guinness delle labbra. Nessuno è stato colto da malore, è già buon segno. Un’esperienza destinata a propagarsi. Basta un semplice bacio per non dimenticare come siamo cambiati.

AUGURI DELL’ASSESSORE GIACOMO BATTAGLIA A NONNI,

NONNE DEL CENTRO ANZIANI E AL NIDO PICCOLO PRINCIPE

L’assessore Giacomo Battaglia al Centro anziani per gli auguri di Natale

Il neo Assessore Giacomo Battaglia prosegue con il tradizionale tour augurale. Grande festa al Nido Piccolo Principe dove il Natale è stato annunciato dagli Elfi di Babbo Natale.Al Centro Anziani la tombola l’ha fatta da padrone, premi per tutti i partecipanti in un clima di piacevole allegria.

MOSTRA DI CARMEN SPIGNO

CAVALIERE DELLA REPUBBLICA

ALLA GALLERIA ARTENDER

L’artista pittrice Carmen Spigno

COMUNICATO STAMPA – L’artista Carmen Spigno inaugura venerdì 21 dicembre, alle ore 18.30, con il patrocinio del Comune di Alassio nell’ambito degli eventi natalizi di “Alassio Christmas Town”, una mostra personale alla galleria Artender di Alessandro Scarpati, in Passeggiata Cadorna 53. “Gigli di Mare” è il titolo della personale, a cura della critica d’arte Francesca Bogliolo. Le opere di Carmen Spigno rimarranno esposte sino al 5 gennaio 2019, con apertura della galleria Artender tutti i giorni, dalle 14.00 alle 17.00, ad esclusione dei giorni 25-26 dicembre e 1° gennaio.

Durante l’inaugurazione della mostra, si terrà il concerto live del musicista alassino Aliano De Franceschi. La mostra “Gigli di Mare” presenta molte opere realizzate con le sabbie alassine, impalpabili e brillanti, grazie ai silicati ed ai quarzi che contengono, sabbie così recentemente martoriate dall’inclemenza del tempo, ma sempre nel cuore e nella speranza di tutti i liguri, e non solo. Inoltre l’artista, con queste opere, desidera sensibilizzare la società alla salvaguardia di questo piccolo fiore ormai quasi estinto a causa della forte antropizzazione della costa. Carmen Spigno nasce a Diano Marina, in Liguria. Ha studiato disegno e pittura presso il Centro Italiano Artistico Culturale di Imperia, sotto la guida del maestro Giuseppe Balbo.

Fondamentale è stato nel 1997 l’incontro con il pittore genovese Andrea Bagnasco, fondatore del “Gruppo delle Terre”, che segna una svolta nella sua pittura, indirizzandola verso nuove ricerche cromatiche e stilistiche. Da allora si dedica alla pittura con i pigmenti e le resine naturali, portando avanti una continua ricerca sulle tracce e i segni che essi lasciano sui diversi materiali, quali carta, legno, tela, sacco, vetro, metallo, ardesia… critici e giornalisti hanno scritto di lei, fra i quali W. Accigliaro, L. Caprile, C. Paternostro, E. Cerruti, S. Bottaro, U. Ronfani, C. Orlando, F. Molteni, A. Fontana, R. Valentini, M. Scavuzzo, C. Cormagi, F. Gallea, A. Ghidetti, R. Strizioli, C. Almanzi, P. Gioia, G. Folco, P. Valdiserra, M. Rosso e F. Bogliolo. Il 27 dicembre 2010 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano le ha conferito l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana” per meriti artistici.

Tra le personali, si ricordano: nel 2003 “La Voce della Natura” nella Galleria Merchionne a Loano (SV); nel 2005 “Ritorno alle Origini” nello Spazio Studio a Milano e presso l’Association des Jeunes Monegasques a Montecarlo; nel 2006 “Italianischer Sommer” a Schoenecken (D) e “Storia di Terre” al Grand Hotel Sestriere, a Sestriere; nel 2007 “Nuovi Protocolli dell’Astrazione” a Palazzo Stella a Genova, nell’Oratorio di S. Caterina a Cervo e nella Chiesa di S. Giuseppe ad Alba; nel 2008 “Tellus” nei Chiostri di S. Caterina di Finalborgo, col maestro Carlos Carlè; nel 2011 “Ritorno ad Itaca” al Castello Costa-Del Carretto di Garlenda e al “Priamar” di Savona, l’anno successivo; nel 2016 “Processi Evolutivi” presso la Galleria DogmArt ad Albenga, “Terre Lontane” nella Galleria A Sud Artecontemporanea a Realmonte (AG), “Natura Pensante” presso Palazzo Borelli a Demonte (CN) e “La Forza della Terra”, dedicata a Libereso Guglielmi, nel Forte di Santa Tecla a Sanremo.Ha esposto in numerose mostre collettive all’estero, fra cui “Mediterraneo” a Trier (D) e a Cagnes-sur-Mer (F), “Arte italiana in Provenza” ad Aix-en-Provence (F), “Uniti nell’Arte: 150 anni di sperimentazione creativa” a Praga, Istituto Italiano di Cultura, “Oltre i confini” presso la Galeriile De Arta “Artex” in Romania e “Popoli” a Sainte-Agnès, in Francia.

In Italia ha esposto in collettiva a Roma, nella Galleria Vaticana, ad Albenga nello scambio culturale “Guatemala es Guatemala”, con artisti guatemaltechi, Spazio Cottalasso4You, a “Viva la Vida! Il coraggio di vivere”, nella Torre Civica della Città di Albenga, a “Segni e Segnali nel tempo” a Palazzo Lomellini, Carmagnola (TO). Nel 2017/18 ha progettato e partecipato alla collettiva itinerante “Le Città Invisibili”, dedicata ad Italo Calvino, esponendo a Palazzo Borelli a Demonte (CN), a Palazzo Oddo ad Albenga e nel Collegio dei Filippini ad Agrigento. Si ricorda infine la decennale esperienza dell’artista presso il Castello di Garlenda con il ciclo delle mostre dedicate al Mito: “il Mito di Orfeo”, “Labirinti”, “Ænigma”, “Metamorfosi”, “Madre Terra”, …

L’artista vive e lavora a Garlenda in Liguria, dove ha l’atelier e la mostra permanente.

Alassio e dintorni, patologia smemoratiPizzimbone era a fianco del procuratorechi fu regista? Solo trucioli pubblicò la foto.Silenzio per favore! Ora parla l’ambasciatore

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“Forse sono un ingenuo, forse un pirla, ma io non sapevo dei rapporti tra l’on. Pier Paolo Pizzimbone e Alassio Ambiente…”. Così l’ormai ex assessore dr.Rocco Invernizzi al termine del secondo interrogatorio quale indagato per concorso in abuso d’ufficio nel ‘rumentaio story 2018’. Forse non era un pirla chi il 30 aprile 2016  fece accomodare l’ignaro neo procuratore della Repubblica di Savona, Sandro Ausiello, in prima fila della platea, a fianco a Pizzimbone, già onorevole nelle liste di FI in Sicilia, lui savonese Doc, infanzia a Bergeggi, poi nell’imperiese, da ultimo ad Andora. Un passato e un presente con qualche fardello giudiziario (ora in carcere). Pizzimbone, figlio di un ingegnere del Comune di Savona, socio dell’Aimeri Srl,  cofondatore con il fratello della Biancamano Spa (quotata in borsa).

In tempi non lontani ebbe il coraggio di dichiarare ‘guerra aperta’ – accolto dal megafono dei media liguri – al dr. Filippo Maffeo, magistrato di origini loanesi, da giovane studente universitario consigliere comunale del gruppo DC, che nessuno hai mai potuto accusare di disonestà. Fu denunciato dall’imprenditore dei rifiuti urbani, con tanto di conferenza stampa, per violazione del segreto istruttorio; avrebbe ‘passato’ una notizia ad un giornalista imperiese che, registrato da Pizzimbone,  gli avrebbe rivelato la fonte, causando, sosteneva l’imprenditore, danni gravissimi al buon nome delle aziende di famiglia. Come abbiamo documentato la volta scorsa si trattava della ‘famigerata’ discarica di Ponticelli, sequestrata.

E’ il 30 aprile 2016, salone delle feste, convegni e mostre di Villanova d’Albenga, al centro della prima fila, accanto alla signora Casselli, l’allora procuratore capo della Repubblica di Savona, dr. Sandro Ausiello, alla sua destra l’ex on. Pier Paolo Pizzimbone, al suo fianco il maresciallo in pensione dell’Arma Giorgio Cucca, ultimo a ds della foto, il generale dei carabinieri Mauro Tornatore (foto Silvio Fasano)

Marcello Dell’Utri,  ex senatore di FI, in carcere per favoreggiamento mafioso, con i fratelli Pier Paolo e Giambattista Pizzimbone (foto archivio trucioli)

Pizzimbone, dopo l’arresto per le faccende alassine è tornato sotto i riflettori della cronaca con i revival: frequentazioni e prodezze, scalate e successi, salotti e amicizie, galanterie e politica, fino alla inedita soglia del Casinò di Sanremo dove avrebbe lasciato al gioco la presunta ‘mazzetta’ per l’affaire ‘Alassio Ambiente’, ovvero la società che ha vinto e gestisce l’appalto della N.U: di proprietà di quattro soci siciliani che avevano tanta fiducia nelle istituzioni locali (che magari la meritano) da aver scelto di rivolgersi all’Associazione antiracket dell’isola. Quella Sicilia dove il 30 ottobre scorso il presidente di Asia, altra associazione siciliana antiracket, con sede ad Aci Castello (Catania), è stato arrestato dalla Guardia di finanza. Si tratta di Salvatore Campo, accusato di falso ideologico e peculato, indagato anche per estorsione continuata. Secondo le indagini avrebbe taglieggiato vittime del racket che attraverso la sua associazione avevano richiesto accesso allo specifico fondo di solidarietà statale. Non è invece dello stesso stampo il presidente dell’Associazione al quale si sono rivolti i soci di Alassio Ambiente, come documenterebbe fino ad oggi l’attività investigativa coordinata dalla Procura della repubblica di Savona e affidata alla squadra mobile e Dia di Genova. Presidente che ha rivelato particolari sconcertanti sulle precauzioni messe in atto da Pizzimbone nel ‘caso Alassio’: faceva spogliare l’interlocutore (presunto) della mazzetta e il bacio dell’anello. Uno spaccato da film ben descritto in un articolo del Secolo a firma di Luca Rebagliati.

Una foto d’archivio: i fratelli Pizzimbone con il presidente del consiglio (allora) Berlusconi

Un passo indietro di due anni. Nell’aprile 2016  trucioli.it si ritrovò, solitario, a pubblicare la foto e darne notizia nel titolo di Pizzimbone seduto gomito a gomito con il procuratore della Repubblica, Ausiello, già procuratore aggiunto di Torino, magistrato di grande equilibro, stimato fuori e dentro il palazzo, uso ‘lavorar tacendo’. Con attestazioni ed elogi che si possono ascoltare ancora oggi dai testimoni più attendibili: i penalisti del foro di Savona e non solo.

In quella circostanza nel ‘salone delle feste’ di Villanova d’Albenga, affollato per la presentazione del libro (‘Nient’altro che la verità‘) di Giancarlo Caselli, procuratore capo in pensione e col quale Ausiello aveva lavorato, accadde un episodio con alcune stranezze di troppo. Trucioli titolava il 5 maggio 2016 (5 giorni dopo l’evento): “….Villanova, in prima fila Pier Paolo Pizzimbone, tra politici, autorità civili e militari, per il libro di Caselli “.  Perché nessun organo di informazione (quotidiani on line, blog, carta stampata, tanto meno l’onnipresente ed autorevole Ivg.it) fece ‘compagnia’ a trucioli ? Crediamo di non sbagliare, c’era il timore di mettere in cattiva luce il procuratore Ausiello. La nostra scelta, invece, lasciamo stare il coraggio, si basava sulla certezza che mai e poi mai una personalità della statura morale di Ausiello – procuratore capo di Savona dal novembre 2015 – se informato, avrebbe accettato passivamente di sedere a fianco, pur casualmente, del ‘personaggio’ quantomeno chiacchierato. Non eravamo in treno o su un autobus.  Pier Paolo Pizzimbone ne era ben consapevole ? Non facciamo un torto alla sua intelligenza. Al suo fianco destro aveva il maresciallo in pensione Giorgio Cucca. Si trovava nell’inferno di Nassiria il giorno della strage di militari e civili italiani, lui si salvò per essere andato di scorta  a interpreti. Ha lasciato l’arma a causa di un incidente stradale. In prima fila sedeva  Cristiano Cocola, capitano della Finanza della compagnia di Albenga; il sindaco di Ortovero, Andrea Delfino leghista. Sulla parte opposta la moglie di Caselli ed il generale di Brigata dell’Arma Mauro Tornatore. La Repubblica scriveva nel 2000: “Favoreggiamento della prostituzione. E’ questa l’accusa con cui la procura della Repubblica di Aosta ha indagato il tenente colonnello dei carabinieri Mauro Tornatore, 47 anni, già comandante del comando provinciale del capoluogo aostano e attuale responsabile del Nucleo di polizia giudiziaria presso la Procura della Repubblica di Torino (dove operava anche Ausiello). Un’accusa, quella contro il tenente colonnello Tornatore, scaturita da alcune intercettazioni telefoniche registrate nel corso di un’indagine contro la prostituzione d’alto bordo…” Purtroppo per una pessima ‘abitudine’ si danno le notizie quando ‘esplodono’ e ci si dimentica del ‘come è finita’. Tenendo conto della carriera dell’ufficiale, difficile immaginare una sentenza di condanna.

La prima foto diffusa un anno dopo la costituzione di Politica per passione, oltre ad alassini e volti noti ci sono anche iscritti di altre località della provincia

Ebbene Pier Paolo Pizzimbone,  nel 2016, era già presidente dell’Associazione Politica per passione. L’attivismo era descritto in frequenti comunicati stampa che pervenivano ai cronisti locali. Costituita nel novembre 2015, il cofondatore Marco Melgrati dichiarava ad Alberto Sgarlato di SavonaNews. Alla domanda: Volendo tracciare un bilancio di questo primo anno di attività, quali sono state le battaglie più importanti?” Risposta: “Credo che un fatto importante sia stato l’acquisizione del gruppo Finale Ligure Viva, che ha lasciato il tavolo della maggioranza e si è federato con Politica per passione. Stiamo costruendo sul territorio una struttura di persone al di là e al di fuori dei partiti che vogliano essere parte attiva della politica, cosa che oggi non si riesce a fare all’interno dei partiti tradizionali, dove il peso delle persone viene meno, perché ormai si contano le persone solo quando servono, cioè subito prima delle elezioni. Non abbiamo ancora indetto il tesseramento che partirà a breve. Io credo che avremo dei numeri pesanti su tutta la provincia, da Varazze fino ad Andora, e quando presenteremo questi numeri credo che a qualcuno faremo un po’ paura. Ma noi non vogliamo fare paura a nessuno, vogliamo essere al servizio dell’area di centrodestra per gli obiettivi di governo nazionale e territoriale”.

E il 29 ottobre scorso l’ultimo comunicato stampa. Il Presidente Marco Melgrati: ” Il movimento sta crescendo in numero e qualità dei tesserati sul territorio. Dopo aver vinto le elezioni ad Alassio con il simbolo di Politica per passione, il cuore tricolore, il movimento si ritrova a Ceriale per discutere sulla campagna di tesseramento e di adesioni, che già allo stato sono significative, sia in termini numerici sia in termini di qualità degli iscritti, che comprendono molti amministratori della Provincia di Savona. Ritornare a parlare con il territorio, confrontarsi con la gente. Cosa che molti partiti del centrodestra, alla quale area il movimento appartiene, non fanno più da tempo,con i risultati negativi che si sono visti sul “campo”. Quando sul territorio si scelgono persone vicine alla gente e che hanno ben lavorato nel passato, non improvvisati o reduci da gestioni amministrative fallimentari, il risultato non può essere che positivo. Queste le linee guida del movimento che vede nel Sindaco di Alassio Marco Melgrati il Presidente e nell’On. Pierpaolo Pizzimbone il vicepresidente. A breve un altro incontro del Direttivo allargato per preparare una assemblea alla quale si chiederà a tutti gli iscritti di partecipare, in attesa di preparare le elezioni amministrative di primavera che vedranno al voto moltissimi Comuni della provincia di Savona”.

Alassio serate in allegria tra il sindaco, Pizzimbone ed il generale in congedo Giacomo Battaglia che ha sostituito nell’assessorato Rocco Invernizzi, ricoprendo già la carica di assessore con altre deleghe

Non ripubblichiamo materiale d’archivio per insinuare che l’Associazione era un tramite di Pizzimbone vice presidente per ‘affari loschi‘.  Anzi crediamo di non sbagliare ad escluderlo. Basterebbe l’elenco dei 30 procedimenti penali che hanno ‘accompagnato’ Melgrati da primo cittadino, da politico e privato cittadino’. E’ lui stesso a esibire il “mai condannato”. Pizzimbione frequentava non solo l’amico di vecchia data Melgrati; era abituale frequentatore del Palazzo Municipale. Anche altre persone, consiglieri comunali ed assessori, quote rosa, a quanto sembrerebbe, non erano imbarazzati dalla compagnia. E l’arresto, le accuse, le rivelazioni stampa devono aver lasciato increduli e sbigottiti molti.

Per un cronista non più ragazzino che ha scritto, negli anni, pure la Pizzimbone story,  perplessità ed interrogativi avrebbero consigliato maggiore prudenza nelle frequentazioni quantomeno da chi riveste incarichi e cariche pubbliche. Considerazioni di opportunità ed etica politica messe in soffitta dagli smemorati ? patologia che affligge vasti settori della comunità e a ben vedere gli stessi operatori dell’informazione. Almeno a livello locale e regionale, con qualche mosca bianca. Perchè basta leggere il materiale di qualche anno a questa parte, non una sola voce si è levata per dire: ma chi è il mio compagno di viaggio.

Serata al bar di Pizzimbone con le assessore  Mordente e Giannotta e la consigliera delegata Cassarino

Aver letto, nel corso degli anni, spregiudicati attacchi all’operato del giudice Maffeo (vedi la copiosa rassegna stampa, solo in parte pubblicata lo scorso numero) che si è occupato del penale e del civile, da sostituto procuratore a Savona ai tempi teardiani (anni ’80), all’esplosione e ragnatela di interessi attorno a lobby massoniche, non è rileggere Topolino. Rendersi conto, da vecchi del mestiere, che la ‘fratellanza massonica’ è più forte di allora, presente nei gangli della società civile: dalla Sanità, agli enti locali, dai partiti ad associazione elitarie, mondo delle professioni ed imprenditoriale, incluso qualche pensionato che ha raggiunto alti gradi e le stellette. Uniti dal legame della segretezza, dalla piovra (non mafiosa) dell’aiuto reciproco nella pubblica amministrazione, mondo bancario e creditizio,  commissioni, arbitrati, perizie, progetti di opere pubbliche, appalti, non depone per l’Italia della Legalità e dell’uguaglianza davanti agli uomini e davanti a Dio, se credenti.

Perchè, sorge spontaneo, l’accanimento verso Maffeo  fu casuale ? Ha retto, senza macchie, pur con possibili limiti, la Pretura di Albenga, poi a seguito di un’indagine penale ed intervento del Consiglio superiore della Magistratura (per vicende emerse quando era in servizio alla procura di Imperia) fu destinato in Toscana, quindi ritorno a Savona nell’ufficio del Gip dove si ritrovò ad essere messo alla gogna per un presunto ritardato arresto (gli atti documentano che non dipendeva da lui) e non è questo il momento di attingere all’archivio stampa. Anche se non si è più dato conto delle conclusioni. Come non si è letto della sorte di  una dozzina di denunce che il magistrato in pensione ha presentato nei confronti di giornalisti per diffamazione a mezzo stampa.

La militanza in ‘Politica per passione’ non pare si sia dotata di efficaci anticorpi. Non si può essere categorici, ci vogliono le sentenze per accertare la verità giudiziaria che non sempre corrisponde a quella reale. Ognuno si sceglie amici, compagni, compagne, decidere con chi sedersi a tavola, farsi fotografare, promozionare il proprio ruolo, con abbracci, mani e pacche sulle spalle. C’è chi si spinge  al ‘dimmi con chi vai e ti dirò chi sei’. C’è chi grida allo scandalo per una foto, anche in questo caso commettendo un madornale errore  di accomunamento nel ‘tutti uguali, della stessa pasta‘. E’ opera dei forcaioli. Diverso il discorso dei garantisti. Noi da sempre sosteniamo che chi scende in politica attiva e ruoli pubblici deve essere come la moglie di Cesare. Abbiamo incontrato nel corso di 53 anni di giornalismo moltissimi sindaci, assessori, presidenti di Provincia e di Regione, parlamentari, che non hanno ricevuto neppure ‘avvisi di reato’. Altro che la cialtroneria: “oggi devi stare attento a cosa firmi, per un nonnulla  finisci nel registro degli indagati” che spesso si confonde con imputati.  E nel primo caso dovrebbe essere ferreo il segreto istruttorio, basta una querela, infatti, per far scattare l’iscrizione negli indagati.

La giunta comunale, con un comunicato stampa, ha paventato la possibilità, a secondo dell’esito dell’inchiesta, di costituirsi parte civile. Altri potranno sempre dire, a cominciare dal dr. Rocco Invernizzi, ma io il Pizzimbone l’ho conosciuto per il tramite del suo amico MelgratiInvernizzi che, come ha sempre fatto Melgrati, si è affidato all’avv. Franco Vazio, deputato del Pd. E il sindaco che potrebbe sentirsi tradito dalla fiducia riposta. Anche se l’assidua frequentazione degli uffici comunali, con probabile visione di pratiche e documentazione sequestrata nella casa di Andora, dimostra già un ‘passo falso’. Come si sono giustificati, a loro volta, i funzionari del Comune competenti, il segretario comunale ? Comunque vada a finire sotto il profilo penale, va detto che non siamo in presenza del miglior biglietto da visita per chi fa politica per passione.  Alassio lo meritava ? Forse si, la politica e dintorni non si è ancora rinnovata.  Luciano Corrado

La prima fila con un apparente imbarazzo, o forse no, del procuratore Ausiello, mentre confabulano Pizzimbone ed il maresciallo Cucca. Per il sindaco di Albenga, avv. Giorgio Cangiano la seconda fila

L’ex procuratore di Torino e magistrato per anni impegnato nella lotta alla mafia anche in Sicilia, viene intervistato dal giornalista Daniela La Corte, al tavolo il sindaco Piero Ballestra, il dirigente scolastico prof. Riccardo Badino che è stato sindaco (con intimidazioni e danneggiamenti) a Borghetto S. Spirito dal 1991 al 1997.

IL SETTIMANALE ‘PANORAMA’ GIA’ DELLA MONDATORI DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI DA ULTIMO  PASSATO AL GRUPPO LA VERITA’ SRL, SOCIETA’ DELL’OMONIMO QUOTIDIANO DIRETTO DA MAURIZIO BEL PIETRO DAL 2018. IN PRECEDENZA LA DIREZIONE ERA DI GIORGIO MULE’ PARACADUTATO A IMPERIA DOVE E’ STATO ELETTO DEPUTATO CON FORZA ITALIA

TRUCIOLI AVEVA PUBBLICATO IL 14 GIUGNO 2018 (VEDI…..) UN SERVIZIO IN ESCLUSIVA: ALASSIO DA NON CREDERE, ALL’ASTA DEL TRIBUNALE TESORO IMMOBILIARE DI S. E. NUNZIO D’ANGERI. PREZZO BASE 2 MILIONI 377 MILA  EURO, FRONTE MARE.  (abbiamo raggiunto il record storico di 111.997 visualizzazioni, per un mini blog senza pretese, né sponsor, un piccolo risultato editoriale). E ORA L’INTERVISTA CHE IN PARTE RISCRIVE DICHIARAZIONI  PER NULLA INEDITE. SEMMAI L’ANNUNCIO: D’ANGERI NON E’ TRAMONTATO, ECCOMI

 

Alassio, Francesca albergatrice offre cena agli amici e insieme aiutano un ragazzo disagiatoSolva rinnovata e inaugurata sede Soams

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In 29 hanno risposto all’appello di Francesca Lamanna, titolare  dell’hotel Milanesina, in via Diaz, nella zona centrale di Alassio. L’albergatrice ha organizzato una cena di beneficenza piuttosto inedita. Lei ha invitato gli amici che a loro volta, in base al proprio buon cuore e disponibilità, hanno versato un’offerta. Il ricavato ha una destinazione precisa e sicura: un istituto scolastico della città, con l’impegno (verificato) di devolvere la somma raccolta per aiutare uno studente disagiato di una famiglia bisognosa. ULTIMA ORA – Leggi anche l’inaugurazione della ristrutturata sede della Società operaia agricola di Solva.

SOLVA DI ALASSIO: RINNOVATA E INAUGURATA LA SEDE DELLA SOCIETA’

Solva di Alassio l’assessore Fabio Macheda all’inaugurazione della rinnovata sede della Società operaia

Inaugurata la sede della Soams di Solva

Il momento della benedizione

La Comunità alassina si è ritrovata oggi stretta intorno alla sede della Soams di Solva. La Società operaia e agricola di mutuo soccorso che da sempre anima la piccola frazione sulla prima collina di Alassio ha infatti profondamente rinnovato la propria sede che radicalmente innovata​, ha accolto stamani i volontari e le autorità in quella che è stata splendida occasione per lo scambio degli auguri e per plaudere al grande lavoro svolto per restituire alla struttura lustro e funzionalità.

“Lavoro e Mutuo Soccorso – ha commentato l’Assessore alle Frazioni, Fabio Macheda – sono ancora oggi il collante di questo storico sodalizio della Frazione di Solva. Una bellissima festa per tutti noi, per la Frazione e per Alassio”.


Imperia, il Pm Landolfi vince il ricorso al TarInsidiata la nomina del procuratore LariUltima ora: annullamento sospeso

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Per ora non si può parlare di scontro tra magistrati. Nulla di scontato fino a quando non sarà scritto il capitolo finale. Certamente la notizia che uno dei magistrati più conosciuti in provincia di Savona, Alberto Landolfi, ora alla procura di Genova, abbia fatto ricorso, con successo, al Tar del Lazio, contestando la sua esclusione nella designazione del CSM a procuratore capo della Repubblica di Imperia, può apparire una lacerazione, una delle tante, forse troppe lotte, in una delle massime istituzioni della Repubblica. L’organo di autogoverno della magistratura, al termine di un lungo iter, aveva scelto il dr. Alberto Lari al vertice della Procura di Imperia che dopo la soppressione del tribunale di Sanremo, ha competenza sull’intera provincia. Il caso è descritto da un articolo del Secolo XIX a firma di Claudio Donzella della redazione di Sanremo e Marco Grasso collega della redazione centrale a Genova. ULTIMA ORA : Dal Consiglio di Stato alt alla sospensione del procuratore Lari che resta dunque a pieno titolo.

Non ci sono, almeno per ora, dichiarazioni e prese di posizione. Forse è fuori dubbio un certo imbarazzo, anche se siamo di fronte non a vicende e strascichi penali, assai più deleteri, ma una disputa su pretesi diritti che sarebbero stati violati nell’iter di nomina. Si aggiunga che dovrà quasi sicuramente pronunciarsi il Consiglio di Stato. E forse un’ulteriore iniziativa dello stesso CSM. Lari resta dunque al suo posto. A leggere il testo dell’articolo emerge, ce ne fosse bisogno, gli schieramenti sindacali presenti al CSM e che coinvolgono la stragrande maggioranza dei togati. Fazioni a volte in lotta per il ‘predominio’, divisi sulle designazioni.  Forse una delle poche critiche in cui hanno una certa ragione quelle forze politiche (leggi Berlusconi e C.) che hanno sempre stigmatizzato l’appartenenza sindacale e la possibile politicizzazione di giudici e magistrati. Chi più e chi meno sponsorizzato sulla base delle forze in campo. Non solo nel caso di nomine ai vertici degli uffici, ma anche nella sorte del procedimenti disciplinari.

Non sembra il caso, almeno finora, di parlare di due magistrati in guerra. C’è la contestazione di una nomina che ora è finita anche all’attenzione dell’opinione pubblica. In attesa di sviluppi.

Alberto Landolfi si è trovato nella sua lunga carriera, iniziata giovanissimo alla Procura della Repubblica di Savona, al centro di vicende che lo hanno visto contrapposto, in particolare, alla dure prese di posizione della Casa della Legalità e della Cultura onlus di Genova. Il magistrato che si è sempre difeso, quando l’ha ritenuto, querelando giornalisti di quotidiani, settimanali,  e soprattutto Cristian Abbondanza che della Casa della Legalità è stato l’anima e l’indomito combattente. Non abbiamo conto di quante siano le querele presentate dal dr. Landolfi e quali gli esiti finali. Possiamo dare tuttavia atto che cliccando sui motori di ricerca sono ancora leggibili tutta una serie di informazioni che vedeva contrapposti giornalisti, Casa della legalità da una parte ed il giudice Landolfi dall’altra. Si aggiunga che Landolfi è tra i magistrati che ha svolto un periodo di servizio in Bosnia. In passato trucioli aveva scritto delle querele, condanna, risarcimento danni, nei confronti del blogger e apicoltore ventimigliese Marco Ballestra (sito Internet alzalatesta/beveraedintorni) al quale fu pure pignorato e messo all’asta un alloggio dove abitava l’anziana mamma. Anche in questo caso non conosciamo l’epilogo. Il blog di Ballestra si è arreso, basta battaglie, forse non ne vale la pena, visto  i risultati. L’ultimo articolo che si legge sul sito della Casa della Legalità è del 21 agosto (vedi…….)

ULTIMA ORA / IL CONSIGLIO DI STATO TIENE IN CARICA LARIA

HA SCRITTO LA CASA DELLA LEGALITA’ DI GENOVA IL 2 GENNAIO 2016

Ha raccontato che davanti alla sua azione a Savona, nei primi anni Novanta, la ‘ndrangheta è stata sterminata e scappavano lontano. Noi siamo stati visionari nel constatare invece che il FAMELI, il GULLACE con le FAZZARI ed il resto della sua cosca, così come i FOTIA o gli STEFANELLI-GIOVINAZZO, facevano sempre il bello ed il cattivo tempo (tanto che nei recenti Atti Giudiziari che riguardano costoro si legge che hanno agito impunemente per anni o che dovevano essere adottate misure di prevenzione dalla Procura di Savona negli anni passati).

Recentemente il Procuratore Capo di Savona (ora in pensione), Francantonio Granero, ha affermato che quando è tornato alla Procura di Savona (dopo i tempi dell’inchiesta TEARDO) ha trovato il «deserto giudiziario». Anche lui, come noi, si deve essere sbagliato…

Comunque sia il dott. LANDOLFI (nelle foto a lato: in una, dove serve con il vassoio le paste, ad un festeggiamento con a capotavola MONTALDO Silvano massone e storico uomo di fiducia di SCAJOLA Claudio; nella seconda con l’allora Segretaria di quel NUCERA Andrea ora latitante negli Emirati Arabi, tra l’altro proprio in quell’impresa “GEO COSTRUZIONI” che ha visto emergere le cointeressenze con uomini legati alla cosca GULLACE-RASO-ALBANESE) ora è la prima linea dell’Antimafia in Liguria, nella nuova organizzazione in attesa dell’arrivo del nuovo Procuratore Capo, su cui deve decidere il CSM.

Torino, impegnato nei processi contro la Casa della Legalità, Marco Ballestra, i giornalisti de “Il Secolo XIX” (oltre che a Milano contro Repubblica), su una stessa fotografia (quella di apertura dell’articolo) diedein testimonianza, sotto giuramento, due versioni totalmente diverse; quale delle due (“un saluto religioso” o “tre giri dell’isola a nuoto”) fosse quella vera non è dato saperlo, e comunque è irrilevante.

LEGGI ANCHE UNA NUOVA MATCH  (2011) TRA LANDOLFI E ABBONDANZA (VEDI…….)

E IL 24 GENNAIO 2012

Chissà se anche questa volta tutto passerà in cavalleria… o se come è successo per altre foto (pubbliche!) e video che riguardavano il pm Alberto Landolfi scatterà il sequestro “a sua tutela” da parte della Procura di Torino. Avevamo denunciato alcuni fatti al CSM (vedi qui) ed attaccato il negazionismo,  di cui si era fatto alfiere, sulla presenza ed attività delle mafie in terra di Liguria (vedi qui e qui)… Avevamo pubblicato altro in riferimento allo stacanovismo del pm nei locali savonesi come “La Suerte” (vedi qui e qui ed ancora in un articolo che abbiamo posto sotto sequestro dalla Procura di Torino vedi in coda l’estratto e la replica al squestro)… Avevamo anche dovuto arrivare a presentare una querela nei suoi confronti per ciò che andava scrivendo in giro… Mentre a difesa del pm Landolfi e del proc. Scolastico scendeva in cambo il boss della ‘ndrangheta Carmelo GULLACE con l’avv. Giovanni RICCO (vedi qui). Repubblica riprese poi la questione della “Suerte” e la Procura Generale di Genova aprì un fascicolo sul pm Landolfi… (vedi qui).
Ora lo stesso pm Landolfi, in missione in Bosnia dove ancora è aperta e viva la ferita della pulizia etnica, pubblica una sua foto, con un amico, al mare, con cui fa il saluto cetnico, ovvero quel saluto “simbolo” della sete di pulizia etnica della frangia nazionalista serba. Che ci sia un problema serio di opportunità ed in gioco il prestigio e l’autorevolezza del potere giudiziario italiano è evidente anche ad un bambino. Ne parlano Marco Preve sul suo blog e Ferruccio Sansa su Il Fatto Quotidiano.
Lui “scherza” così… chissà come lo prenderanno “lo scherzo” le vittime di Bosnia della pulizia etnica! Ecco gli articoli…

E DA ULTIMO MA NON IN ORDINE DI TEMPO

24.01.2012 – da “Il Fatto Quotidiano”

Posta su Facebook il saluto cetnico
E’ un giudice italiano in missione in Bosnia
 

di FERRUCCIO SANSA

Si tratta di Alberto Landolfi, ex pm antimafia a Savona, ora a Mostar, la città di genocidi e pulizie etniche. E’ in missione come esperto criminale della polizia europea, ma sul social network posta la foto in cui fa il gesto simbolo degli ultranazionalisti serbi 

La foto postata su Facebook da Alberto LandolfiIl magistrato fa il saluto. Cetnico. Peccato che il pm presti servizio a Mostar, la città di genocidi e pulizie etniche. E che abbia messo l’immagine nella sua bacheca Facebook accessibile su internet. Appena comparsa la fotografia aveva suscitato polemiche. Si vedono due signori aitanti in costume da bagno che mostrano le tre dita. Il saluto cetnico, però, non è un gesto da compagnoni, ma ha un (pesante) significato: è uno dei simboli degli ultranazionalisti serbiIl gesto minaccioso mostrato da ‘Ivan il Terribile’, il tifoso serbo che scatenò i disordini durante la partita tra Italia e Serbia (annullata a Genova nel 2010). Pollice, indice e medio, come gli amici della Tigre Arkan, protagonista di alcune delle più terribili pagine della guerra Jugoslava.

COSÌ QUALCUNO ha scavato per capire chi è il signore fotografato. E la sorpresa è stata grande:Alberto Landolfi per anni è stato pm dell’Antimafia a Savona, poi a Genova. Prima di andare in missione in Bosnia Erzegovina, a Mostar, presso la European Police Mission nella sua veste di Criminal Justice Expert. Ma com’è possibile che un magistrato impegnato in una città dove l’odio etnico cova ancora sotto le macerie esponga un’immagine in cui compie il saluto dei cetnici? Giorni dopo aver pubblicato la sua foto su internet, il magistrato ha aggiunto un commento: “Un po’ serbi … ma scherzavamo”. Una spiegazione che a Mostar potrebbe risultare ancora più scomoda della fotografia. Ma nella galleria di Landolfi ecco anche immagini del magistrato a torso nudo che mostra muscoli e tatuaggi e imbraccia un fucile da guerra. Poi informazioni sulle grandi passioni di Landolfi, come le Porsche.

Non è la prima volta che Landolfi è oggetto di polemiche per le sue immagini in libera circolazione. Due anni fa il pm dell’Antimafia si era fatto ritrarre in un manifesto pubblicitario della Ruinart, casa produttrice di champagne, e della discoteca “La Suerte” di Laigueglia. Foto (finite su Repubblica) che ritraevano un contesto non esattamente istituzionale: nelle serate tutte divertimento e bollicine accanto a Landolfi con maglietta attillata appaiono rappresentanti locali dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Capitaneria di Porto. Poi politici, come Silvano Montaldo, all’epoca vicesindaco di Laigueglia. Uno degli uomini di fiducia di Claudio Scajola che lo volle in Finmeccanica così come nella Carige (la Cassa di Risparmio di Genova e Imperia dove siedono diversi membri della famiglia dell’ex ministro).

Insieme con tanti esponenti istituzionali le foto mostravano statuarie e biondissime bellezze dell’Est, le ragazze immagine del privé della discoteca. Landolfi si difese a suon di querele, sostenendo anche di non aver autorizzato l’uso della sua immagine per motivi pubblicitari. Insomma, sarebbe tutto avvenuto a sua insaputa. Le foto di Landolfi emergono proprio nei giorni in cui altre immagini scomode suscitano un terremoto. È una storia diversa, certo, parliamo del filmato di Mario Vattani mentre canta canzoni fascio-rock a Casa Pound. Il ministro degli EsteriGiulio Terzi ieri aveva annunciato l’apertura di un’indagine interna e ieri sera il console è tornato in Italia da Osaka, Giappone. Le sanzioni contro di lui, a parte quelle pecunarie, potrebbero arrivare a un sospensione di diversi mesi dall’incarico.



L’estratto dell’11 agosto 2011 dove si sollevava nuovamente la questione LANDOLFI, ripreso da Repubblica, ma posto sotto sequestro dalla Procura di Torino:

(…)
Landolfi nella pubblicità del privè e benute a LA SUERTEVincenzo Scolastico dopo gli anni passati a capo della Procura di Savona, dove con Alberto Landolfi [il pm che, con una bella maglie “Tempio”, si faceva fotografare (foto a lato e link diretto, e già salvato) per far pubblicità alle bevute nei privè di uno dei locali notturni del savonese e di cui avevamo già parlato, vedi qui e qui], si negava la presenza delle mafie, era stato promosso a coordinare la DDA di Genova.
(…)

LA REPLICA AL SEQUESTRO E’ DISPONIBILE QUI

 

Dal cuneese incombe il tarlo nerodopo il punteruolo, nuovo allarme in Liguria

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Dopo la ‘peste delle palme’ (punteruolo rosso) che ha devastato le città rivierasche della Liguria di ponente, causando un danno ingente soprattutto al patrimonio arboreo comunale e alle casse pubbliche, un altro grosso rischio minaccia ed incombe dal confinante cuneese. In un mese sono stati già abbattuti 450 alberi, colpiti dal tarlo asiatico del fusto, insetto alieno originario della Cina, trovato a Madonna dell’Olmo di Cuneo a settembre. Il secondo focolaio del Piemonte, dopo la val Susa. Il coleottero non ha antagonisti in natura e fa marcire gli alberi in pochi anni erodendoli dall’interno. Scoperto per la prima volta in Europa, in campo aperto nel 2001, identificandolo come parassita soggetto a quarantena. Da allora vengono continuamente alla luce nuovi siti di infestazione. E senza dimenticare l’allarme  Xylella degli ulivi in Puglia.

Anoplophora glabripennis – Non c’è due senza tre è un proverbio della cultura popolare italiana, lo si trova simile anche in altre culture e lingue, come per esempio nell’inglese “good things come in threes, bad things come in threes“. L’idea alla base per gli eventi fortuiti è che se un evento della stessa sorte o natura si ripete almeno due volte, molto probabilmente si ripeterà ancora. La sua invocazione può essere speranzosa o pessimistica a seconda del contesto. In chiave ottimistica se l’evento è qualcosa in cui speravamo, ci si augura che possa continuare a verificarsi, per esempio: “Ho già vinto due volte… non c’è due senza tre!”, mentre in chiave pessimistica: “se qualcosa è andato male per due volte di seguito probabilmente andrà male anche una terza” (vedi per analogia il primo assioma della Legge di Murphy).

Dunque dopo il punteruolo rosso, il punteruolo nero, ora il tarlo nero maculato bianco, tutti provenienti dall’est asiatico [Cina], come il cimice marrone, quello che ha soppiantato il verde. Se la prevenzione verso il tarlo è simile alla prevenzione verso il punteruolo rosso, avremo una regione “pelata”: aceri e carpini sono le essenze che per il 50 % popolano i boschi immediatamente dopo la fascia costiera ligure.

Da “La Stampa” – “In un mese sono stati già abbattuti 450 alberi a Cuneo per il tarlo asiatico del fusto, insetto alieno originario della Cina trovato a Madonna dell’Olmo di Cuneo a settembre (il secondo focolaio del Piemonte, dopo la val Susa). Il coleottero non ha antagonisti in natura e fa marcire gli alberi in pochi anni erodendoli dall’interno. Il Comune di Cuneo in un comunicato stampa spiega: “In questa fase c’è stata una stretta collaborazione fra l’Ufficio verde pubblico del Comune e il settore Fitosanitario e gli operai forestali della Regione. I cittadini interessati finora dai tagli hanno collaborato con molta disponibilità nonostante i disagi delle operazioni. Tutto il materiale tagliato viene cippato e conferito ad una centrale a biomasse. Nei prossimi mesi continueranno anche i monitoraggi da parte del Settore Fitosanitario della Regione Piemonte in collaborazione con Ipla (Istituto Piante da Legno e Ambiente) ed i carabinieri forestali della Stazione di Cuneo”. In caso di “residui da potatura” in tutta l’area cuscinetto di due km di diametro imposta dall’Unione Europa (a Cuneo “copre” diverse frazioni e parte dell’Altipiano) viene “vietata la movimentazione, fuori dalla zona indicata nella mappa, del legname e dei residui di potatura di Aceri, Betulle, Carpini, Cercidiphyllum, Faggi, Frassini, Ippocastani, Koelreuteria, Olmi, Ontani, Pioppi, Platani, Salici e Tigli. I residui di potatura e di taglio, solo delle piante sopra elencate, potranno essere portati a Madonna dell’Olmo in via Chiri dove, da inizio dicembre, è presente un’area di stoccaggio.Ancora: “Se, quando si taglia, si vedono tarlature o larve come quelle delle foto occorre avvisare il Settore Fitosanitario della Regione Piemonte: piemonte.fitosanitario@regione.piemonte.it – 011.4321473. Se non ci sono segni di tarlo asiatico si può utilizzare il legname per uso proprio solo all’interno della zona cuscinetto (area interna alla linea tratteggiata in bianco sulla planimetria) oppure portarlo nell’area di raccolta in Via Chiri a Madonna dell’Olmo“.

Il tarlo asiatico delle latifoglie in Europa – Alle scuole elementari la maestra ci ha insegnato che dal Piemonte alla Liguria si passava per il Colle di Cadibona. Dalla “Granda” alla Liguria, il tragitto è più breve; basta passare dal Colle di Tenda. Per gli insetti il percorso è ancora più breve: volano. Questo insetto particolarmente pericoloso, che non ha antagonisti in natura, è stato reperito per la prima volta in Europa in campo aperto nel 2001, identificandolo come parassita soggetto a quarantena. Da allora vengono continuamente scoperti nuovi siti di infestazione. Il ricercato speciale, è un insetto bellissimo. Il suo elegante manto nero costellato qua e là di macchie bianche e azzurre e le sue lunghe antenne meritano di essere guardati nella fotografia stampata sui fogli. Peccato che sia a dir poco terribile. Questa specie invasiva di coleottero viene introdotta prevalentemente tramite palette di legno, casse da imballaggio contenenti granito proveniente dalla Cina e Bonsai. Il coleottero è in grado di deporre le sue uova solamente nel legno vivo, mentre il completamento del suo sviluppo può avvenire anche all’interno in tavole di legno segato; questo tarlo è lungo in tutto 3 centimetri.Un trattamento termico degli imballaggi di legno correttamente eseguito impedirebbe lo sviluppo del coleottero durante la spedizione o nel Paese di destinazione. Purtroppo, anche se provviste del timbro di certificazione corrispondente, il trattamento termico degli imballaggi è spesso assente, oppure non è stato eseguito in profondità.

Il tarlo (o cerambice) asiatico del fusto (Anoplophora glabripennis) identificato dalla sigla inglese ALB (= Asian Longhorned Beetle) infesta diverse specie di latifoglie native – anche alberi perfettamente sani – che possono essere uccisi nel giro di pochi anni. Le sue larve, provenienti da semine composte da circa 70 uova deposte singolarmente nell’arco di uno o due mesi, si annidano nel tronco e danno origine a insetti adulti che fuoriescono dagli alberi aprendosi con le mandibole fori rotondi e ben visibili nella corteccia: una volta liberi nell’ambiente compiono brevi voli che fanno aumentare di molte centinaia di metri il loro dominio ogni anno. Il rischio che il loro ciclo di vita fa correre a produzioni, foreste e giardini pubblici e privati, è elevatissimo. Solo in Lombardia le aree sottoposte a misure fitosanitarie ammontano a 400 chilometri quadrati e più di 18 mila alberi sono stati abbattuti dal 2001 a oggi: l’Ersaf, l’ente Regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste, ha monitorato nell’ultimo triennio circa 2,5 milioni di piante. Per non parlare degli investimenti finanziari messi in gioco che si aggirano su un’infinità di milioni.

Per un decreto ministeriale del 2007 gli alti fusti infestati dal tarlo devono essere infatti distrutti: la pianta si sradica e tronco e ceppaia sotto il suolo vengono ridotti a pezzetti, o meglio sbriciolati. Ma non solo. La stessa fine devono farla anche gli alberi apparentemente sani e quindi non «sintomatici» posti nel raggio di 20 metri da quella colpita dal tarlo. Eliminare le piante cosidette sensibili all’insetto, le latifoglie in genere come per esempio ontani, aceri, carpini, pioppi, rose e betulle per riqualificare l’ambiente con alberi inattaccabili quali per esempio le conifere, le acacie[] e le robinie: è questo a tutt’oggi l’approccio utilizzato per contrastare l’avanzata del tarlo asiatico. «Di questo passo non solo si è destinati a continuare a spendere un’infinità di denaro, ma non si risolve il problema alla base e si modifica la biodiversità dell’ambiente nonché la visione d’insieme del paesaggio», commenta Mario Colombo del dipartimento di Protezione dei sistemi agroalimentare e urbano e valorizzazione della biodiversità dell’Università degli studi di Milano.

La Robinia pseudoacacia è una pianta della famiglia delle Fabaceae. La caratteristica comune a tutte le specie della famiglia delle Fabaceae è la presenza del legume o baccello; un frutto della pianta, formato un carpello che racchiude i semi. Giunto a maturità il baccello si apre in corrispondenza delle due suture, dorsale e ventrale, rilasciando i semi. La specie è originaria dell’America del Nord, precisamente della zona degli Appalachi, dove forma boschi puri. Il nome Robinia deriva da Jean e Vespasien Robin (padre e figlio), giardinieri del “Jardin du Roi” a Parigi a cui furono attribuiti primi riferimenti a questa specie di pianta. Fu Linneo a dedicare loro il nome della pianta. “Questa pianta in Europa è ormai ampiamente naturalizzata ma spesso ancora considerata una specie infestante a causa della sua velocità di crescita, soprattutto se ceduata: i ricacci (polloni), che fuoriescono sia dalla ceppaia che dal suo esteso apparato radicale, crescono molto velocemente e soffocano le piante di specie autoctone [], soprattutto le querce, in quanto sono caratterizzate da una crescita piú lenta.

Sono vaste aree della pianura Padana, dove spesso essa ha sostituito i pioppi e i salici autoctoni che crescevano lungo le rive dei fiumi. Come detto, i boschi di robinia impediscono la crescita al loro interno di molti tipi di flora e funghi del sottobosco, che crescerebbero invece in foreste costituite da altri alberi autoctoni come querce, faggi, castani ecc. Possono dunque comportare una diminuzione della biodiversità. Una volta appurato che in un particolare ambiente la presenza della robinia rappresenti un effettivo elemento di disturbo per la vegetazione autoctona, si pone il problema del controllo della sua diffusione. Per ridurre la sua presenza all’interno dei boschi nei quali si è insediata, è necessario lasciare invecchiare le piante, in quanto la relativamente modesta longevità della specie determina un deperimento relativamente precoce delle piante.

È importante ricordare che, in ambienti naturali integri, la robinia non si comporta come specie invasiva, come quando la sua presenza rimane limitata ai bordi delle strade e ai viali e ai giardini dove è stata appositamente piantata e non si ritrova nei boschi. In questi casi, a trecentocinquant’anni dalla sua introduzione, può ormai essere considerata come entità integrante della flora italiana ed è da considerarsi alla stregua di altri alberi introdotti nei secoli passati e poi acclimatatisi, apprezzabili per le loro qualità. Indispensabile una lotta coerente e conseguente Il tarlo asiatico delle latifoglie è un organismo soggetto a obbligo di notifica e deve pertanto essere combattuto in modo coerente e conseguente. Tutti i dati raccolti in Europa sono segnalati alla EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organization). L’EPPO è l’ente, costituito nel 1951, incaricato della cooperazione europea (comprendente 50 paesi) in materia di protezione delle piante a livello europeo e mediterraneo.

In Europa sono otto le infestazioni che sono state completamente estirpate. Tutte le altre sono tuttora in fase di monitoraggio.Solo quando in un sito infestato non viene osservato più nessun insetto o sintomo durante almeno 2 generazioni, l’infestazione può essere considerata come debellata. In regioni nelle quali il periodo di sviluppo è più esteso a causa della stagione vegetativa prolungata oppure se gli stadi di sviluppo risultano essere maggiormente dispersi, il termine per dichiarare debellata una infestazione può essere anche prolungato a 3 generazioni prive di sintomi.

Il monitoraggio viene svolto visivamente tramite specialisti istruiti che si arrampicano sugli alberi ed è inoltre supportato in alcuni casi di infestazione da team con cani segugi appositamente addestrati, o di rilevatori elettronici di rumori, capaci di rilevare le rosicature apportate dalle larve al legno delle piante infestate.  I ricercatori determinano i coleotteri, le larve, le pupe o le uova rinvenuti, così come i relativi sintomi. A volte, per identificare in modo inequivocabile, sui reperti si eseguono della analisi del DNA. La lotta chimica e l’uso di insetti parassitoidi possono trovare una loro giustificazione, ma il taglio e la distruzione delle piante colpite resta lo strumento più efficace per il contenimento dell’espansione del coleottero.

La chimica in questo caso può controllare la situazione in occasioni eccezionali. In tal senso si sta sperimentando al Parco delle cave di Milano un insetticida che, applicato sull’ultimo metro di tronco partendo dalle radici, agisce sulle larve appena fuoriuscite, cioè sul tarlo nel momento in cui diventa adulto. L’approccio scientifico più efficace resta comunque quello biologico, promosso anche dalla Regione Lombardia, che consente la convivenza dell’insetto alieno con le specie nostrane in un equilibrio accettabile per l’ambiente. Su 7-9 specie in grado di controllare il ciclo di vita del tarlo asiatico, i ricercatori ne hanno individuato uno capace di parassitare le sue uova. Un centro americano e uno francese sono già capaci di allevarlo. «Ora tocca a noi, ma per farlo occorre costruire una “serra di quarantena”: lo studio dell’insetto “buono” non può infatti prescindere dalla riproduzione dell’insetto “cattivo”», dice Mario Colombo. I vantaggi del metodo biologico sono innumerevoli. La sua applicazione abbasserebbe la popolazione infestante da mille a cento esemplari pur non facendo scomparire il tarlo asiatico dalle nostre terre, durerebbe nel tempo e ridurrebbe i costi del 99 per cento.

Oltre che in Montenegro. Austria, Francia, Germania, Paesi Bassi, Svizzera, Gran Bretagna e Finlandia, in Italia il tarlo asiatico è stato rinvenuto per la prima volta nel 2007 in Lombardia. In seguito la sua presenza è stata segnalato in altre tre Regioni: Veneto, Marche e Piemonte.

Regione Lombardia: Nel giugno del 2007, il coleottero invasivo è stato scoperto a Corbetta, in un giardino privato. Un acero e tre betulle presentavano i sintomi di infestazione. Nel marzo del 2010 sono stati ritrovati due aceri infestati a Vittuone. Nel 2011 e nel 2012 qui non sono più stati osservati i sintomi di un attacco.  Nel 2013 si sono trovati due aceri infestati a Sedriano: si ritiene che l’infezione sia da ricondurre a una azienda che in passato sul sito aveva lavorato con materiale di imballaggio.

Regione Veneto: Nel 2009 in un giardino a Cornuda è stato trovato un acero infestato da ALB, mentre nel 2010 si è trovato un gruppo di alberi infestato nel Comune di Maser.

Regione delle Marche: Nel meso di agosto 2013 sono stati osservati fori di sfarfallamento e ovideposizioni su un acero in un giardino privato a Grottazzolina.

Regione Piemonte: Nel 2018, in Piemonte, sono state scoperte due nuove infestazioni in campo aperto: In luglio a Vaie (provincia di Torino). Sono stati colpiti due aceri in un parco urbano, 23 aceri lungo una strada e un salice. Sui due alberi del parco, alti 12 m, sono stati trovati insetti adulti, larve, uova e fori da sfarfallamento, mentre sugli altri alberi, più piccoli, sono stati soprattutto osservate uova deposte. Misure di tipo fitosanitario sono state messe in atto immediatamente, utilizzando peraltro anche degli insetticidi.
Nel settembre 2018 sono stati scoperti quattro aceri infestati nella città di 
Cuneo (provincia di Cuneo). Anche in questo caso, le misure fitosanitarie sono state predisposte immediatamente. Per entrambe le infestazioni avvenute in campo aperto, le vie di introduzione di questi cerambici invasivi sono tuttora sconosciute.

Se la prevenzione verso il tarlo, come abbiamo detto, è simile alla prevenzione verso il punteruolo, avremo una regione “pelata” a macchia d’olio: aceri e carpini sono le essenze che per il 50 % popolano i boschi immediatamente dopo la fascia costiera ligure. Ma non ci saranno solo i boschi, anche le cittadine lungo la costa perderanno gran parte della flora delle loro “passeggiate”, avremo un paesaggio molto simile alle coste dell’Africa settentrionale, quella che si affaccia al mar Mediterraneo.

Alesben B.


Savona non dimentichi il profeta della manoRenzo Mantero (ù prufessù) studiava al Nautico e in guerra rimase sotto le macerie: il cadavere di una donna segnò il suo destino

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Il 2 novembre 2012 la notizia della morte.  Da Wikipedia: Renzo Mantero (Porto Venere, 11 febbraio 1930 – Pietra Ligure, 1º novembre 2012) è stato un medico, chirurgo e scrittore. Dopo gli studi liceali (Liceo Scientifico Antonio Pacinotti – La Spezia), frequenta l’Università di Genova. Si laurea in medicina e chirurgia nel 1959, nel 1962 si specializza in ortopedia e traumatologia. Mantero ha operato più di 30 mila mani. È considerato il luminare della chirurgia della mano nel panorama italiano e internazionale. Portano il suo nome 15 tecniche operatorie, 18 strumenti chirurgici, 200 pubblicazioni. Ha rimesso a posto le mani di sportivi (la campionessa di scherma Dorina Vaccaroni), di musicisti (il violinista Cogan), di operai infortunati, di bambini malformati. È scomparso a 82 anni per un ictus. Massone, fu membro della loggia Sabazia di Savona, appartenente al Grande Oriente d’Italia. Tra i suoi studi ricerche sugli aspetti medici nella Divina Commedia e nella peste manzoniana, sulla simbologia della mano nella cultura cristiana e demoniaca, sulle mani nell’opera di Verga, Mastro don Gesualdo, di Pablo Neruda e di Pirandello.

di Gianfranco Barcella

Il prof. Renzo Mantero, chirurgo della mano, uomo dal molteplice ingegno, di profonda dottrina, capace di un’attività scientifica eccezionale, oggetto di rispetto e ammirazione della comunità scientifica internazionale, non deve essere dimenticato proprio dai Savonesi. E pensare che per tutta la sua vita <ù prufessù> ha dimostrato un attaccamento profondo alla città di Savona (pur savonese di adozione) dove ha esercitato la sua attività di chirurgo, di ricercatore scientifico, di docente e di divulgatore culturale, con grande capacità di interazione con la società tutta. Possiamo affermare senza tema di smentita e forse con un briciolo di retorica che è stato un vero e proprio < profeta della mano>.

Alcuni forse non hanno gradito, la limpidità del suo stile di vita, caratterizzato da un’attività eccezionale, frutto di una tempra forte che aborriva l’ipocrisia, pur incastonata in un corpo minuto. In sintesi potremmo affermare, come sosteneva Sandro Pertini, un altro illustre savonese che aveva un carattere non facile perché era un uomo di carattere. Ho attribuito, non a caso, al prof. Mantero l’appellativo di savonese di adozione perché era nato a Portovenere nel febbraio del 1930 e come tutta la gente di mare amava le sfide valicando i confini che limitassero il suo agire. Desiderava esplorare l’ignoto con lo spirito dell’uomo rinascimentale. La sua filosofia di vita è ben espressa dai versi di Neruda, tratti dalla lirica: <La nave>: “Tutti eravamo nati da una donna e da un uomo/. Tutti avevamo fame e subito denti/. A noi tutti crebbero le mani e gli occhi per lavorare e desiderare ciò che esiste”/.

I paleontologi hanno acclarato inoltre che da quando l’uomo ha raggiunto la postura eretta e ha liberato le mani dalla funzione motoria, proprio attraverso gli arti superiori ha sviluppato le opere dell’ingegno e le facoltà cognitive; questo processo si è accresciuto in modo esponenziale con l’uso del pollice opponibile. Non ha caso il Nostro era solito ripetere con mirabile sintesi: “Le mani sono state la nostra intelligenza primordiale” . E sono diventate il motore della sua irrinunciabile vocazione di vita.

Il padre desiderava che diventasse capitano di lungo corso ed il suo destino era quello di solcare gli oceani per seguire la rotta tracciata del suo avo che navigava. Così scelse il mare e frequentò per tre anni l’Istituto nautico. Un brutto giorno, un destino totalmente diverso, bussò alla sua porta. Era il tempo di guerra. Durante un bombardamento a La Spezia, non riuscì a raggiungere in tempo un rifugio e si riparò nel primo portone utile per avere un minimo riparo. La casa crollò e rimase prigioniero sotto le macerie, per fortuna incolume. Sentiva intorno urla disumane finché lo raggiunse una voce rassicurante: “C’è qualcuno, lì sotto?” Ebbe la prontezza di orientare i soccorritori che lo liberarono dai calcinacci. Dovette calpestare un tappeto di cadaveri, vittime di una sorte ben più crudele di quella che era toccata a lui. Fu colpito in particolare dal cadavere di una donna con i visceri che traboccavano dalla pelle e la borsetta posata sullo squarcio sanguinante. Fu folgorato da quella visione orribile ma non turbato. Durante il cammino verso casa, a Porto Venere, un cammino di tredici chilometri ebbe modo di ripensare più volte a quello che aveva visto, mentre dal petto gli sgorgava il desiderio di poter fare qualcosa per lenire quelle atroci sofferenze. Doveva acquisire le competenze necessarie per prendersi cura del suo prossimo ed iniziò da subito a documentarsi.

Appena giunto a casa andò a cercare un libro di anatomia per artisti nello studio del nonno che faceva il restauratore ed amava profondamente l’arte. Doveva conoscere il corpo umano in ogni dettaglio per poter operare: così iniziò il suo percorso per diventare chirurgo. Quando confidò a suo padre la sua scelta, ricevette una risposta degna del vero educatore: “Ti ho forse ordinato io, di andare per mare?”

A ventiquattro anni era medico e assistente di un chirurgo, specializzato in chirurgia infantile, ma lo attendeva il servizio militare a Firenze. Sotto le armi ottenne il grado di sottotenente medico. Con una lettera di raccomandazione del nonno, gli fu concesso anche il permesso di seguire le lezioni d’arte all’Accademia di Belle Arti e lì incontrò grandi maestri tra i quali ricordiamo Pietro Annigoni che teneva lezioni di nudo e lo storico dell’arte Carlo Ludovico Ragghianti con il quale strinse amicizia. In seguito lo studioso e politico di vaglia divenne un suo paziente perché venne operato ad entrambe le mani. Prima però rimase ammaliato dalle sue lezioni su Giotto, grazie alle quali ha imparato ad apprezzare l’arte come ricchezza di vita disciplina che ha sempre integrato la sua passione principe per la scienza medica.

Il caso volle che completasse il servizio militare a Savona. Già aveva conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia all’università di Genova e si era iscritto al corso di specializzazione in Chirurgia generale nel 1954 e aveva ripreso a respirare l’aria ligure. Per inciso, durante i corsi universitari aveva seguito per tre anni gli insegnamenti del professor Stroppeni, il direttore della Clinica Chirurgica dell’Università di Genova . Operava come aiuto il professor Francesco Soave, tra i primi in Italia a dedicarsi alla cardiochirurgia infantile. Quando quella promessa della Medicina andò ad esercitare la sua professione all’ospedale Gaslini di Genova, Mantero,ancora studente, l’ha seguito perché era interessato ad approfondire anche la sua disciplina. Nacque così un rapporto di stima reciproca che li ha legati per tutta la vita. Già da studente aveva dimostrato la sua brama di sapere che ha sempre connotato la sua vita fino all’ultimo dei suoi giorni.

A Savona, smessa la divisa militare ha continuato a frequentare come volontario il reparto di chirurgia generale, all’ospedale San Paolo tentando di sbarcare il lunario come medico generico. Come si suol dire <faceva le notti> al pronto soccorso, trascorrendo le <dodici ore di buio>, confrontandosi in prima persona con le patologie più varie e disparate e cercando di mettere a frutto ciò che di giorno apprendeva in corsia accanto ai suoi maestri. E’ stato un periodo della sua vita, dedicato completamente alla professione e gravato da grande solitudine. Terminata la specializzazione che allora durava cinque anni partecipò ad un concorso pubblico e fu assunto prima come incaricato e poi come assistente di Chirurgia Generale nel reparto diretto dal celebre Prof. Scalfi. Non trascurò di recarsi all’ospedale Rizzoli di Bologna per perfezionarsi nella branca della Traumatologia ed a Parigi per apprendere le tecniche di Chirurgia della Mano, ancora sconosciute in Italia. Da vero cultore della materia si preoccupò di divulgarla nel nostro Paese e fondò una scuola apprezzata nel mondo.

Sulla porta dello studio del suo primo maestro di Chirurgia della Mano, il professor Iselin di Parigi c’era un aforisma che fu cambiato per ben quattro volte, con cadenza decennale. Il primo recitava così: “La chirurgia della mano non esiste“. A distanza di dieci anni anni, comparve la seguente dicitura: “La chirurgia della mano esiste ma va perfezionata“. Trascorso un altro decennio tutti poterono leggere: “Ora bisogna diffonderla!” E per ultimo si dichiarò: “Bisogna perfezionarla!”. Questi proclami furono per Renzo Mantero la nota dominante di tutta la sua vita. Occorre solo precisare una postilla che aggiunse di suo pugno: “Non serve riparare una mano se non si conosce a chi appartiene né che cosa è abituato a fare”. E così ha dato <una grande mano al mondo>.

Gianfranco Barcella docente di materie letterarie e giornalista

Gianfranco Barcella

QUANDO IL SECOLO XIX SAVONA LO DESIGNO’ ‘SAVONESE DELL’ANNO’


Albisola ricorda e onora la figura di MantePietro Mantero e il suo tempo tra ‘Ceramisti associati’, laboratorio e la Rassegna 2000

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La mostra “Mani e Fuoco per l’Arte. Pietro Mantero, Mante, “fornaciante” trae origine dalla proposta dell’artista-ceramista Giacomo Lusso formulata, mesi or sono, ad Antonio Licheri di ricordare con un evento al “Circolo degli Artisti” il ceramista albisolese Pietro Mantero, da tutti conosciuto in paese come Mante. Dopo il grato assenso a tale iniziativa da parte dei figli, Alberto e Mauro Mantero, si é creato un gruppo di lavoro composto da loro, da Matilde Mantero, pro-nipote di Mante, da Elda e Angelo Nicolini, amici di vecchia data dei Mantero, da Davide Bedendo, restauratore d’arte, da Licheri, Lusso  e da Federico Marzinot.

Ne é derivato il progetto “Mantero e il suo tempo”, mirato a rievocare la figura e l’opera di Pietro Mantero, riportando, al contempo, alla ribalta la figura e l’opera delle manifatture ceramiche, dei ceramisti, degli artisti la cui vicenda ad Albisola, dagli anni Trenta ai primi anni Novanta, si é intrecciata con quella di Mante. Il progetto si é poi concretato in diverse iniziative.

Un catalogo, a cura di Federico Marzinot, e con la collaborazione di Alberto e Mauro Mantero e di Mauro Baracco, che propone la vicenda di Mante ed aspetti di quella Albisola della ceramica nell’arco di quasi settanta anni, con testi redatti dai figli di Mantero, da ceramisti e da loro familiari, da artisti, da studiosi. Inoltre: testimonianze, raccolte ad Albisola, di persone che, in qualche nodo, hanno avuto rapporti con Pietro Mantero; documenti ed immagini (parte delle quali d’epoca)di persone e di opere in ceramica; un filmato, a cura di Elda ed Angelo Nicolini, con testimonianze di persone di Albisola che hanno conosciuto Mante e vissuto il suo tempo.

Infine un servizio fotografico, a cura di Davide Bedendo, con le immagini, inedite, della fornace di Pozzo Garitta dove dal 1903 sino al 1934 ha cotto Giuseppe, “Bausin”, Mazzotti; e poi, dalla fine degli anni Trenta al 1946 e dagli inizi degli anni ’50 alla fine degli anni ’70, Bartolomeo Tortarolo, il “Bianco”, e nella quale, nell’ottobre del 1990, ebbe luogo l’ultima cottura d’un forno a legna ad Albisola, ad opera dell’anziano “fornaxantePietro Mantero e dell’artista Angelo Ruga. 

Anni ’30, Pietro Mantero (a sinistra in basso) aiuto fornaciante alle “Ceramiche Giuseppe Mazzotti”, con la fidanzata Rosita Gaggero e sopra i colleghi Giacchino e Rosso, entrambi tornianti

La mostra, a sua volta, propone tre momenti. L’inaugurazione, sabato 22 dicembre, al “Circolo degli Artisti”, con la proposta di opere di Mante,  di oggetti foggiati e cotti da Mante e decorati da “pittrici” operanti nelle manifatture di egli era titolare, di opere dei ventisei artisti  che si avvalsero della sua perizia e del suo consiglio nelle fasi, di volta in volta, della foggiatura, del rivestimento e della successiva cottura, e – quale testimonianza d’una continuità del binomio Mantero-ceramica – di alcune opere di Alberto e di Matilde.

La proposta, sabato 29 dicembre, al “MuDA”, a cura di Marzinot, di immagini delle succitate opere realizzate dagli artisti che si avvalsero dell’operato di Mante e del filmato di Elda e Angelo Nicolini con testimonianze di gente di Albisola sulla figura e sull’opera di Mantero. I protagonisti qui sono gli artisti, l’immagine di Mante ed il sentire di Albisola nei suoi confronti. 

La proiezione, sabato 5 gennaio, sempre al “MuDA”, a cura di Davide Bedendo delle immagini sopra i citata fornace di Pozzo Garitta restaurata; la relazione della studiosa Nicoletta Negro sulle antiche fornaci di Albisola e la visione, sempre a cura di Bedendo, del filmato d’epoca sull’ultima cottura con un forno a legna ad Albisola, nell’ottobre 1990, ad opera di Pietro Mantero e di Angelo Ruga. Protagonisti dell’incontro qui sono il forno, il lavoro di chi lo conduce, l’opera dell’artista autore, l’immagine antica di Albisola della ceramica. 

Pietro Mantero, contitolare della “Ce.As.” (Ceramisti Associati dal 1945 al 1969), mentre sta smaltando un piattello.

Quanto fatto é il risultato dell’operato del gruppo di lavoro, degli autori dei testi e delle immagini, dei prestatori delle opere, delle tante foto e dei documenti, che vanno ringraziati. Concludo con una citazione di carattere personale. Una mattina, in giro per Albisola con mia moglie, andavo a chiedere testimonianze su Mantero a di persone che l’avevano conosciuto. Tornati a casa, Graziella mi ha detto: “Doveva essere una gran brava persona questo Mantero, se tutti coloro cui ti rivolgevi si illuminavano in viso mentre ne parlavano”. Si trattava, in effetti, di “una gran brava persona”, come posso affermare, ripensando a quelle volte che sono andato, da studioso della ceramica, alla sua fornace del Vicolo Chiuso, dov’era spesso presente Francesco Rossello, titolare della vicina “Alba Docilia”, ed agli incontri con lui nel 1996, quando organizzai, su richiesta del Comune di Albissola Marina, una mostra-omaggio a Pietro Mantero ed a Eliseo Salino, con la consegna da parte dell’allora Sindaco, Lino Ferrari, rispettivamente d’una Targa d’oro a Mante e dell’Oscar di Albisola a Salino.

Federico Marzinot*

 * E’ uno studioso della ceramica e della Resistenza. 

 

 

 

CHI ERA E QUALI VALORI PIETRO MANTERO

Albissola Marina, primi anni ’60, Pietro Mantero e la moglie Rosita Gaggero davanti alla fabbrica della “Ce.As.”, in viale Faraggiana 10.

Pietro Mantero nasce nel 1912 e dopo aver lavorato dal 1926 come aiutante fornaciaio, addetto al colaggio e torniante presso la manifattura albisolese “M.G.A.” di proprietà di Giuseppe Mazzotti è, insieme con la pittrice-decoratrice Lina Assalini Poggi e con i tecnici della ceramica Angelo Platino e Pietro Rosso, co-fondatore, nel primo dopoguerra, della manifattura “Ce.As.” (Ceramisti Associati), con sede in via Italia ad Albissola Mare, dove lavora fino alla fine degli anni Sessanta. Nel 1971 apre in Albissola Mare, a Vicolo Chiuso di via Italia, un laboratorio in proprio dove opera, coadiuvato dal figlio fino al 1976. Le sue opere sono esposte a diverse edizioni di Rassegna 2000 di Albisola.

Albissola Marina, anni ’70, Pietro Mantero, “Mante”, al tornio delle “Ceramiche Mantero”, al Vicolo Chiuso

Albissola Marina, anni ’80, Pietro Mantero, “Mante”, mentre sta aprendo il forno della sua fabbrica al Vicolo Chiuso; le sue mani segnate da un mestiere ricco di storia e da tramandare alle generazioni a venire.

Albissola Marina, 6 ottobre 1996, il sindaco Lino Ferrari consegna la “Targa d’oro alla carriera” al ceramista Pietro Mantero; al centro Lina Poggi già contitolare con Mantero della Ce.As. ad Albissola Marina.

 

Celle, un genio di nome Paolo Durand, partigiano nelle Langhe (Fazzoletti Azzurri), pediatra di fama, fondatore Associazione Amici del Gaslini, fu candidato sindaco

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Paolo Durand: fondatore dell’Associazione Amici del Gaslini (raccolta fondi per la ricerca); fondatore e presidente dell’Associazione italiana ricerca handicap (AIRH). Co-fondatore dell’Associazione culturale pediatri (ACP); co-fondatore del periodico “Prospettive in pediatria”; co-fondatore del periodico “Rivista italiana di pediatria”. Membro del comitato di redazione di riviste scientifiche. Fu presidente della Società italiana per gli errori congeniti del metabolismo, presidente del Consiglio direttivo della Società europea per lo studio delle malattie liposomiali, presidente della Società italiana di pediatria, presidente della Società europea di ricerca pediatrica di cui era cofondatore. E’ stato membro della Società espanola de pediatria, della Societé française de pediatrie, della Societé suisse de pediatrie, della Società italiana di genetica medica. Tra i premiati dall’Associazione “Liguri nel mondo” al XXIX congresso della Società europea di genetica medica. Nel 1995 candidato a sindaco della lista “Per Celle”: 16 cellesi, tutti più giovani di Durand, con un programma per il futuro virtuoso di Celle Ligure, ma non ebbe successo.

di Gian Luigi Bruzzone

E’ il febbraio 2000, il prof. Paolo Durand
durante la presentazione del libro “Come il dna può cambiarci la vita”, del prof. Paolo Durand.
Foto di Giorgio Bergami

La famiglia Durand è presente a Celle grazie al dottor Giovanni Durand, figlio di Gasparo da Porto Maurizio, giunto nel nostro paese come farmacista e rimastovi: laureato da poco sposava Beatrice Delfino, detta Bice, appartenente a buona famiglia di Ovada. Paolo Durand nasce appunto a Celle il 30 aprile 1922, figlio di Giovanni (1889-1959) e di Bice Delfino (1885-1973). Era il secondogenito, preceduto dalla sorella Angela Maria, e seguito dalla sorella Rita. La famiglia abitava in un appartamento affacciato su Piazza Sisto IV, vicino alla farmacia, poi in un caseggiato di nuova costruzione sulla Via alla Costa. Paolino ebbe come balia Rosetta Icardi, una ragazza di Cremolino la quale diverrà cellasca: per lei nutrirà sempre un’affettuosa riconoscenza. Dopo l’istruzione elementare i genitori affidarono Paolo, piuttosto vivace, al collegio di Mondovì, donde uscì col diploma di ragioniere. Codesti studi tecnico-amministrativi non andavano troppo a genio al ragazzo, cui forse pesava anche la vita di collegio e la distanza dai propri cari e dall’ambiente festoso della Celle d’allora.

L’iscrizione alla facoltà di medicina dell’Università di Genova, scelta coraggiosa poiché deludeva il desiderio paterno di diventare farmacista, attesta una scelta precisa, un indirizzo totalmente diverso dagli studi secondari. Il giovane si appassionò alle discipline mediche e rimase affascinato dalle molteplici strade del sapere aperte dinanzi a lui. Allo scoppio del secondo conflitto mondiale fu chiamato alle armi nel 12° reggimento Bersaglieri nel servizio sanitario, conseguendo il grado di sergente. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 Paolo fu partigiano nelle Langhe tra i ‘fazzoletti azzurri’, di tendenza liberale. Precisamente appartenne alla I divisione Langhe, seconda brigata ed il periodo riconosciuto abbraccia il lasso temporale I giugno 1944-7 giugno 1945. Tornato alla vita civile coronò gli studi con la laurea in medicina e chirurgia discussa il 20 luglio 1947, si specializzò in pediatria l’anno 1950 e proseguì frequentando la scuola di specializzazione in pediatria all’ospedale “Giannina Gaslini”, dov’era cappellano P. Damaso da Celle, col quale si sentirà sempre in sintonia.

Proseguendo il discorso intrapreso – per dir così – il neo specializzato restò in tale Istituto dapprima con la mansione di assistente e di aiuto del Prof. Giovanni De Toni, poi nel 1963 – previo concorso – quale direttore della terza divisione pediatrica dedicata alle malattie metaboliche. Qui approntò un laboratorio di ricerche in gastroenterologia e malattie metaboliche: il centro era l’unico in Italia dove si effettuassero diagnosi prenatali delle malattie metaboliche.

Il prof. Paolino Durand durante un convegno scientifico

Nel frattempo aveva conseguito la libera docenza in clinica pediatrica (12 marzo 1955), la maturità alla cattedra e l’idoneità primariale. Andrà precisato che il prof. Durand amava soprattutto lavorare sul campo, ossia l’attività ospedaliera: per questo la sua carriera strettamente accademica non conoscerà un adeguato sviluppo. Fu assistente alla clinica pediatrica del ‘Gaslini” negli anni 1953-57, aiuto divisione pediatria nel 1957-59, primario divisione malattie infettive e poliomelite nel 1959-63, primario III divisione pediatria dal 1964 al 1969, direttore del laboratorio malattie metaboliche. Nel 1971 attivò il laboratorio per la diagnosi delle malattie lisosomiali, nel 1976 iniziò la diagnosi prenatale di tali malattie. La presenza all’ospedale “Gaslini” fu coronata nel 1982 con la nomina a direttore scientifico, carica tenuta fino al 1992, al compimento cioè del settantesimo anno, dopo quarantaquattro anni spesi nell’Istituto. Per il quale la gestione di Durand fu quanto mai benemerita: egli infatti contribuì “a conservare al Gaslini la posizione di istituto leader nella ricerca pediatrica nel panorama europeo. E ciò non è poco, in un’epoca in cui la competizione scientifica è così serrata”. Al 1984 risale la creazione della Scuola internazionale di scienze pediatriche.

Ma l’opera profusa nella più eccellente struttura pediatrica d’Italia non esaurì la tensione ricercatrice, le doti di coordinatore e la capacità dirigenziale del Prof. Durand. Il Prof. Luigi Gedda, chiarissimo genetista, lo chiamava a dirigere l’Istituto per la ricerca sui gemelli da lui fondato, ossia il centro di Genetica pediatrica presso l’Istituto di genetica e di gemellologia “Gregorio Mendel” in Roma; poco dopo il Prof. Adriano Bompiani, presidente dell’ospedale “Bambin Gesù” in Roma gli affidava la direzione scientifica dell’ospedale stesso. Negli anni 1984-89 fu il project leader del programma per le malattie genetiche del metabolismo della Comunità Economica Europea.

Ricercatore – Dai pochi dati testé offerti concernenti il curriculum si sarà colta la passione per la ricerca scientifica, testimoniata fra l’altro da una cospicua bibliografia, dalla collaborazione come specialista a parecchi trattati e manuali pertinenti, dalle relazioni tenute ad innumerevoli congressi di pediatria e di genetica italiani e foresti in cui era sempre invitato, giacché prestigiosa era la sua presenza ed ambita la sua competenza. Va segnalato altresì che Paolo Durand avvertì l’esigenza, se non il dovere, di partecipare ad un pubblico più ampio i risultati della ricerca, non limitandoli agli specialisti, così da aumentare la riflessione, la conoscenza, la consapevolezza e la concreta possibilità di intervenire in molte malattie.

“Nel 1958 pubblica il primo caso di intolleranza al lattosio dovuto a deficit di lattasi. Tra il 1966 e il 1969 lavora assieme alle sue collaboratrici, Carla Borrone e Giuliana Della Cella, all’individuazione di un errore congenito del metabolismo non ancora conosciuto, il difetto dell’enzima lisosomiale alfa-L-fucosidosi, malattia che assieme al Prof. M. Philippart denomina fucosidosi. Subito dopo definisce un’altra malattia, la sialidosi, aprendo il capitolo degli errori congeniti del metabolismo delle glicoproteine”. In altri termini il Durand fu un precursore nell’indagini sulla malattie del malassorbimento e sulle malattie metaboliche. E non è certo fenomeno comune aprire due strade nuove nella patologia clinica.

Il prof. Durand durante un convegno con il prof. Marmont

A livello personale il Nostro si entusiasmò per la genetica, secondo la sua stessa confidenza: “Con la Genetica ho avuto a che fare per il mio lavoro di pediatria e, col passare degli anni, il mio interesse è aumentato”, quasi paragonando l’evoluzione e la rivoluzione della genetica ad “un bel romanzo d’avventura“. In realtà “la genetica molecolare ha fatto tanti e tali progressi in quarant’anni che è possibile non rendersi conto di quanto sia giovane: è la più giovane delle scienze ed oggi è alla moda. Lo è tanto che in Francia è stato lanciato l’inchiostro miscelato con il DNA di autore in modo da impedire che le firme di personaggi che contano vengano contraffatte; a San Francisco sembra abbia successo una sinfonia che utilizza le sequenze delle basi che formano il DNA”. E ancora “Grazie alla genetica ho incontrato alcuni personaggi che hanno fatto la biologia e la medicina moderna e da essi ho ricevuto uno stampo indelebile del quale ho avvertito le conseguenze per tutta la vita. […] Alcuni sono stati miei padri intellettuali, altri i miei amici fraterni. Non sono stati soltanto grandi ricercatori, ma molti di loro sono stati in grado di vedere più in profondità non solo i problemi scientifici, ma anche i problemi umani. La ricerca in vari settori della genetica ha avuto molte applicazioni pratiche ed un ruolo essenziale nell’intendere il mondo dentro ed intorno a noi. Sono stati messi a punto, a poco a poco, tecniche utili per la diagnosi, la prevenzione e la cura delle malattie genetiche. I pediatri diagnosticano centinaia di malattie genetiche anche su poche cellule fetali, i patologi individuano delle cellule tumorali, altrimenti invisibili, mediante sonde molecolari particolarmente sensibili. Grazie alla biologia molecolare siamo riusciti ad individuare le cause genetiche non solamente di malattie rare, ma di quelle più frequenti quali l’ipertensione, determinati tumori e cardiopatie. Trattiamo l’anemia da insufficienza renale cronica con eritropoietina umana, alcuni tumori con interferone alfa umano, i nanismi con ormone della crescita umano: tutti prodotti con tecniche ricombinanti. E stiamo andando più avanti somministrando i geni come medicine nella fibrosi cistica ed in un raro gravissimo difetto immunologico congenito. Ne farò menzione in modo che chi mi legge sia informato e a sua volta informi coloro che di queste tecniche possano avere necessità di applicarle. Per tutti è necessario misurarsi sempre di più con la cultura scientifica e tecnica”.

    La fama del valore scientifico era internazionale, com’è documentato dalla cooptazione a parecchie accademie e società mediche europee ed americane e dall’essere invitato quale visiting professor presso alcuni atenei californiani, tenendo lezioni e conferenze a Palo Alto, a Los Angeles e a San Diego. Del resto alcuni ambienti erano conosciuti da Durand già negli anni della formazione: per qualche tempo aveva infatti operato all’Università di Lovanio e di Bruxelles in Belgio nel 1953, a Zurigo nel 1955, a Los Angeles ed in altre città americane. Non parliamo poi della partecipazione a congressi scientifici: dovremmo stilare un catalogo prolisso. Rammento a caso la delegazione pediatrica da lui guidata a Odessa dal 10 al 18 settembre 1983.

Il prof. Paolino Durante

Maestro ed organizzatore – Un’altra dote del Durand posseduta in modo cospicuo era quella organizzativa, mai disgiunta peraltro da una squisita umanità e dall’ascoltare il proprio simile, per metterlo a proprio agio. Nel rapporto coi pazienti e con i genitori dei pazienti, considerata la specializzazione pediatrica, sembrava partire da lontano, li faceva parlare: si formava in tal modo un’idea generale della persona oltre che dello stato morboso. “Collaborare con lui era una gioia dello spirito, la certezza di avere un’ottima guida, la possibilità di partecipare attivamente alla ricerca. Non c’era bambino che non meritasse la sua attenzione, non c’era momento in cui non ci stimolasse a ragionare e a discutere. Spesso preparavamo con lui casi da presentare il giovedì in aula. Possedeva le doti innate del grande ricercatore, passione per lo studio, desiderio di trovare una risposta a ciascun quesito, umanità, onestà, originalità, inventiva, immaginazione supportata dall’evidenza e dai risultati scientifici. Paolo Durand ha dato durante tutta la sua vita professionale un grande tributo alla cultura della scienza”. Così una sua illustre collega.

Un chiaro cardio-chirurgo, conosciuto a Groningen, nei Paesi bassi, alla fine degli anni Cinquanta, in occasione di un congresso dell’European club for pediatric research, fu colpito sopra tutto dalle doti dell’indipendenza e della sincerità: egli non appariva come ‘pedina’, bensì come capo-scuola, non per posa, ma per intrinseca autorevolezza ed entusiasmo evidente.

Non senza motivo il Prof. Durand formò un nutrito stuolo di allievi, lasciando in essi buon ricordo, stima, gratitudine per quanto aveva loro donato di conoscenza, di metodo, di entusiasmo, di lezione esistenziale. Ricorda, ad esempio la stessa discepola divenuta primaria al Gaslini: “Lo conobbi nel 1951 quando, al quinto anno di università, il Prof. De Toni mi accettò come studente interno e mi insegnò al reparto ‘tipo’: il capo-reparto era il Prof. Bulgarelli, il vice era il dott. Durand... per me fu una scuola di notevole spessore e stimolo”.

Un altro illustre pediatra, oggi operante in Svizzera, racconta: “Venticinque anni fa, nel 1978, Paolino mi chiamò a sé. Eravamo sulla spiaggia di Celle Ligure. Sapeva che stava frequentando il secondo anno di medicina. Mi chiese se sapevo cosa fosse un enzima. Poi mi chiese se sapessi che esistevano malattie che colpivano i bambini, causate dalla mancanza di un enzima. Mi invitò – studentello che ero! – ad assistere ad un congresso che aveva organizzato al Gaslini. Paolo guardava la gente negli occhi e vedeva dentro il cervello, il cuore. E sapeva parlare al cervello ed al cuore. Inutile dire che rimasi affascinato da questo professore che sapeva mettere la materia arida che stavo studiando in relazione con la medicina ed i bambini. Accettai l’invito. Partecipare al congresso di Paolo diede una svolta alla mia vita: decisi di studiare la pediatria e le malattie metaboliche. Quando misi piede per la prima volta al reparto di medicina III del Gaslini – il reparto di Paolo – mi invitò ad assistere ad un colloquio coi genitori di una bambina nella quale si era posto il sospetto di una malattia metabolica. I genitori erano gente semplice, venuta dal sud Italia con la speranza nel cuore. Mi ricordo ancora del mio stupore: il famoso professore parlava al padre della bambina come se fosse un suo amico, gli chiedeva della bambina, ma anche della famiglia, del suo paese. Quando si salutarono, si abbracciarono. Una grande lezione per lo studente di medicina… Nel corso degli anni ho conosciuto molti altri pediatri in Italia ed all’estero. Paolino Durand era stimato ed amato da tutti, non aveva nemici, sembrava non essere neanche toccato dall’invidia che spesso si ritrova intorno alle persone importanti. Bastava dire che ero allievo di Paolo Durand per aprire le porte. Non ho mai incontrato una persona che mi avesse detto anche una sola parola negativa su di lui. Anzi, il viso dei colleghi si apriva quando si parlava di lui”.

Quanto alle doti organizzative, senza entrare in particolari non pertinenti al discorso sintetico che ci siamo proposto, basti il richiamo al laboratorio aperto al Gaslini sopra accennato; alla spinta impressa la struttura sanitaria dell’ospedale Bambin Gesù; alla fondazione nel 1980 dell’Associazione Amici del Gaslini con lo scopo di raccogliere fondi per la ricerca; alla fondazione in quel medesimo tono di tempo dell’Associazione italiana ricerca handicap (AIRH), della quale fu anche presidente. Nel 1974 fu co-fondatore dell’Associazione culturale pediatri (ACP); co-fondatore nel 1971 del periodico “Prospettive in pediatria”; co-fondatore del periodico “Rivista italiana di pediatria”, membro del comitato di redazione di molteplici riviste scientifiche. Fu presidente della Società italiana per gli errori congeniti del metabolismo; presidente del Consiglio direttivo della Società europea per lo studio delle malattie liposomiali; presidente della Società italiana di pediatria; presidente della Società europea di ricerca pediatrica, della quale era cofondatore. Fu membro della Società espanola de pediatria, della Societé française de pediatrie, della Societé suisse de pediatrie, della Società italiana di genetica medica. Per quanto accennato, non dobbiamo dimostrare quanto l’opera sua sia cospicua e rappresenti un evidente avanzamento della disciplina pediatrica, sia a livello scientifico, sia a livello clinico, sia a livello culturale.
Candidato Sindaco di Celle  Ligure – L’attaccamento a Celle, dove soleva venire quando gli impegni glie lo consentivano e dove aveva costruito una palazzina ai Bottini attorno al 1960 (in precedenza la famiglia abitava in Via alla Costa), gli fecero accettare la candidatura a sindaco nelle consultazioni elettorali della primavera 1995. La lista aveva il motto Per Celle ed era composta da sedici membri (fra cui due miei cugini), tutti più giovani, alcuni assai più giovani, di Durand. Così si auto-presentava: Per Celle raccoglie diverse esperienze personali, espressione della società civile. Siamo accomunati dalla volontà di fornire ai cittadini un riferimento sicuro e diretto, fuori da logiche di appartenenza e dipendenza partitica. Infatti la lista Per Celle è formata da persone svincolate da interessi personali di partito, prevalentemente nuove per la conduzione del comune. In base a tale principio riteniamo che sarà possibile sviluppare un dibattito chiaro e costruttivo pur nella diversità delle opinioni. Fermi del nostro costituirci in un unico gruppo sono state l’individuazione delle linee guida del programma di massima e la piena concordia su di una figura che sarà garanzia di impegno e libertà di pensiero: il prof. Paolo Durand, uomo di grande esperienza umana, professionale ed amministrativa ed indiscutibilmente mosso dall’unica volontà di migliorare ulteriormente il nostro paese e di aumentare la possibilità di fruire da parte dei turisti, che speriamo scelgano Celle non soltanto per le ferie estive, ma ma per un periodo maggiore nell’anno. Ci adoperiamo insieme perché Celle possa aspirare ad un soddisfacente rilancio turistico che permetta alla nostra comunità ed alla sua economia di veder incentivato il lavoro singolo ed imprenditoriale accompagnato da una specifica professionalità nel settore che sarà nostra cura sostenere. Ci impegneremo, quindi, per mantenere una primaria attenzione verso l’esigenza fondamentale di conservare la nostra identità culturale, migliorando, ove possibile, i servizi e le condizioni generali della normale vita delle famiglie residenti, con particolare attenzione ai giovani ed ai ragazzi, nel centro cittadino e nelle frazioni. L’indipendenza partitica ci permetterà di garantire l’interesse del cittadino, i cui diritti, aspettative ed esigenze non hanno e non avranno colore politico e graduatoria di merito, se non quella del reale bisogno…”.

Alla lista non arrise il successo, per più motivi la cui discussione esula dal nostro profilo. Rammentiamo tuttavia il complicato frangente politico ed amministrativo del paese: dopo la condanna nel 1992 del sindaco Renato Zunino, il Prefetto di Savona ne dichiarava la decadenza dalla carica e subentrava il sindaco Maria Teresa Carbone. Ma la maggioranza era spaccata ed in breve si dimise, ufficialmente a causa del piano regolatore, cui seguì il governo di un commissario prefettizio. Di fronte a tale marasma la gente era disorientata e – temo – disinformata, incapace di scegliere. Tutti i componenti della lista “Per Celle” inoltre non avevano quasi mai fatto politica, indizio di onestà, ma anche di ingenuità. Non possiamo sapere come sarebbe stata l’amministrazione, ma Durand si proponeva di portare a Celle, precisamente nell’immobile delle Colonie Milanesi, già allora dismesse, un centro di ricerca europeo: se il progetto si fosse concretizzato – né al Professore difettavano entrature e concrete possibilità – il paese non sarebbe stato più lo stesso. La mancata elezione a sindaco del Prof. Durand fu una iattura per l’avvenire di Celle, ormai boccheggiante e nella bratta. Nel contempo, se da un lato si rimpiange quanto prestigio avrebbe arrecato al paese tanto scienziato, dall’altro si è consolati perché la sua candidatura testimonia il profondo attaccamento di lui a Celle, sia nei confronti dell’ambiente naturale, sia nei confronti della comunità.

Gli ultimi anni – Gli ultimi anni non rappresentarono una vacanza, peraltro meritatissima, per il Prof. Durand. Il tempo concessoci dalla Divina Provvidenza è un dono da non sprecare, così come le doti, da partecipare al prossimo e non da custodire gelosamente per sé: lo postula la mera giustizia e lo fa intuire il buon senso. Proseguendo a coltivare gli studi prediletti, intendeva redigere alcuni volumi di divulgazione scientifica (per i motivi sopra accennati) ed una memoria, ossia storia della propria vita, purtroppo non compilata. Della monografia sulla genetica s’è accennato, rammento ora quella sul DNA, scritto con l’intento di partecipare le nuove scoperte in proposito. La difficoltà dell’operazione appare evidente ed è affrontato dall’autore nell’esordio introduttivo: “Quali spettatori, affascinati di fronte alle continue scoperte che vengono di volta in volta alla ribalta della genetica molecolare, ci siamo resi conto molte volte di trovarci di fronte al ‘mai sentito, mai visto prima’ e di come non sia facile raccontare quanto sta avvenendo. Il dilemma è un po’ come quello di Urlich ne “L’uomo senza qualità”: un uomo che vuole la verità diventa uno scienziato, un uomo che vuole libero gioco alla propria soggettività diventa magari uno scrittore, ma cosa deve fare un uomo che vuole qualcosa di intermedio tra i due? Il fare è raccontare le nuove geometrie della genetica molecolare in modo comprensibile ed intelligibile, facendo uscire i risultati delle scoperte dal chiuso dei laboratori, dove il tempo delle ricerche diventa il tempo della vita della sua qualità, dove le magie della ricerca scientifica modellano un nuovo mondo che a poco a poco si svela ai nostri occhi. Sono stati potenzialmente identificati tutti i geni delle malattie monogenetiche e sono state catalogate le loro differenti mutazioni. Disponiamo di una serie di precisi esami per diagnosticarle ed abbiamo la possibilità di prevenire un numero sempre più vasto di esse. In un tempo non lontano speriamo di poter conoscere i geni di malattie multifattoriali quali le cardiovascolari, il cancro, il diabete, l’artrite e le malattie psichiatriche. Allora sapremo di più e meglio per diagnosticarle in tempo, prevenirle e curarle, perché sarà pronto una batteria di nuove tecniche diagnostiche e di altri farmaci e vaccini grazie all’ingegneria genetica”.

La genetica molecolare sembra destinata ad essere “il volano di un futuro che stiamo già creando“, ma che “potrebbe presentarci il conto dei costi” e, per tanto, si auspica un’acconcia normativa. Tralasciando gli aspetti squisitamente scientifici rilevo la consueta umanità dell’autore, quale si coglie nel passo seguente. “Talvolta la malattia è grave ed incurabile. Ad una tale sentenza si giunge dopo una serie di esami di laboratorio e di diagnostica per immagini, vissuti dalla famiglia in uno stato di ansia con problemi emotivi e relazionali. A volte la diagnosi non è facile e ci si arriva dopo qualche tempo. Certe diagnosi possono essere disastrose se la malattia si manifesterà più avanti con gli anni senza che si conoscono cure preventive. Per comunicare simili diagnosi non è tanto importante cosa dire, è come saperlo dire. Si deve saper aiutare ad affrontare i problemi che il paziente e la famiglia incontreranno. I genitori, il gruppo familiare non sempre accettano le gravi sentenze ed a volte cercano di trovare il medico che le modifichi. Possono sorgere conflitti con il medico curante e con l’ospedale che ha contribuito ad emettere una diagnosi crudele. A volte il medico viene contestato ed i genitori si rivolgono agli specialisti; la famiglia non si rassegna, non si dà per vinta. Cominciano i viaggi della speranza...”.

Ci ha confidato un’esperta conoscitrice del Prof. Durand come leggendo il libro sembra proprio di sentirlo parlare, con la sua passione, con una sua competenza, con la sua ingenuità di persona onesta. Per venire incontro ad un più ampio ventaglio di possibili domande del lettore non specialista, l’autore tocca molte questioni allora particolarmente sentite e dibattute ancora oggi, quali la dichiarazione sul genoma umano emanata dall’Unesco nel 1997, il piano sanitario nazionale (1998-2000) i comitati etici, i servizi diagnostici di riferimento per le malattie genetiche in Italia.

Paolo Durand partecipava sempre a convegni cui era invitato e, senza cercarli, accettava premi e riconoscimenti tributatigli, come quello dell’associazione “Liguri nel mondo” nell’aprile 1997, in occasione del XXIX congresso della Società europea di genetica medica. Negli ultimi tempi si dimise dall’impressionante numero di presidenza e di incarichi: non per motivi di salute che godeva buona, ma per lasciare il posto ad altri meritevoli più giovani di lui e per potersi dedicare a progetti personali, come l’approntamento dei volumi di cui sopra. Non cessava di aggiornarsi e di approfondire la propria specializzazione, concedendosi grazie alla diminuzione degli impegni anche attività più libere. Ancora alla vigilia della tragica morte, il 22 maggio 2003, il Durand aveva partecipato alla conferenza del Prof. Francesco Indiveri del Dipartimento di medicina interna dell’Università di Genova sui rapporti fra genetica ed immunologia organizzato dall’Accademia ligure di scienze e lettere, in compagnia del neurologo dottor Adolfo Brusa, amico di una vita.

Epilogo – Il 16 aprile 1956 Paolo sposava, in Genova, Graziella Pozzi, conosciuta perché veniva ai bagni di Celle fin da bambina e Paolo era amico del fratello di lei, dalla quale avrà quattro figli: Andrea, Paola, Stefano e Chiara. Paolo Durand il pomeriggio del 23 maggio 2003, uscito dalla propria villetta au Cravieu, presso il promontorio dei Bottini, mentre attraversava la Via Aurelia per scendere al lido, fu investito da un motociclo (condotto da P.D., quarantenne di Albissola Marina, che ha patteggiato la pena a 4 mesi di reclusione ndr). Le esequie, partecipate da una folla commossa, addolorata e così numerosa che una parte dovette fermarsi sul sagrato sotto la pioggia, furono celebrate nella chiesa parrocchiale di S. Michele dal Prevosto Don Piero Giacosa, da Don Antonio Giusto parroco dell’Assunta ai Piani, da un P. Cappuccino già cappellano del Gaslini e dal francescano Fra Luca Pozzi, nipote ex uxore del defunto. Paolo Durand è tumulato nella cappella di famiglia del camposanto cellasco.

Gian Luigi Bruzzone*

Il professor Gian Luigi Bruzzone, appassionato studioso di storia e di memorie cellesi, ha scritto la presentazione del volume “Sulle origini e la costituzione della Podestaria di Varazze, di Celle e delle Albisole” , ricordandovi la biografia di Nicolò Russo. Bruzzone ricorda che la monografia, ricca di note e con una vasta appendice di documenti inediti, può essere ritenuta “frutto della scuola storico-positivista tardottocentesca” e che Russo aveva rivisto ulteriormente il saggio, “prova della sua onestà di studioso e della cura profusavi”. Il volume, oltre che nelle edicole, era in vendita Associazione “3C Centro Culturale Celle”. Il catalogo delle bibliolteche liguri indica 171 pubblicazioni a firma dell’autore cellese

La testimonianza dei figli – Lettera al padre

Sollecitati a scrivere una testimonianza su di te, in quanto “persona degna di considerazione” abbiamo colto l’occasione per parlare di te come “persona tutta di un pezzo”, ma soprattutto di come hai lavorato per rendere viva questa tua immagine. Persona permeabile alle emozioni messe in campo da tutti i componenti dei tuoi incontri: genitori e bambini, prima di tutto e poi colleghi, giovani, entusiasti nella ricerca scientifica, amici, persone care ….

Il tuo modo di affrontare l’inizio giornata, dedicare un po’ di tempo a mettere in moto i tuoi muscoli, il tuo cuore e la tua mente, una bella doccia e via, per presentarti attivo e vivace, è un ricordo che molti di noi della tua famiglia ripercorrono ogni giorno.

Il tuo modo di affrontare i fine settimana dedicati al lavoro e al contatto con la natura. Eri uno scrittore metodico e non a caso ti avevano soprannominato “culo di pietra”. Ogni tanto comparivi sulla porta del tuo studio e andavi a fare una passeggiata o una nuotata. A volte qualcuno ti seguiva e così era un modo piacevole per chiacchierare con te. Parlare per te era preferibilmente associato al camminare. Ti aiutava a concentrarti e, guardare la strada e non dover guardare il tuo compagno di viaggio negli occhi, ti permetteva di far emergere le tue emozioni e di liberarti del fardello accumulato nella fatica quotidiana. È un buon modo sai! Lo abbiamo sperimentato!

In queste occasioni di scambio di pensieri, di idee, di sentimenti trasparivano in modo chiaro i tuoi principi saldi che cercavi di trasmettere a tutte le persone a cui tenevi. Abbiamo incontrato, nella difficile professione di genitori, molti padri e madri e ogni volta ti sentiamo vicino, nel modo di affrontare i dialoghi, le difficoltà di educare, di sostenere, di traghettare i figli nei momenti critici e di trasmettere comunque e sempre un forte attaccamento alla vita. Sai, è difficile trovare dei padri, figure di riferimento stabili, autorevoli e capaci di trasmettere punti fermi. Ancor più difficile trovare madri che abbiano chiaro l’importanza di sostenere la figura paterna di fronte ai figli: prendere tempo prima di concedere autorizzazioni ….. consultarsi con papà ….. comunicare ai figli, insieme, le decisioni concordate ….. alimentare la complicità di coppia …. Sicuramente è una pratica difficile da sostenere nei ritmi accelerati della vita, ma prendere tempo è una strategia fondamentale! Ci si può mettere un po’ di sale e un po’ di pepe, qualche battuta e giocare i propri ruoli di genere anche in modo divertente … non è tempo buttato via…!.

Ti pensiamo quotidianamente e riconosciamo fra noi e in alcune persone care i tuoi modi: salire le scale a due a due per mantenersi in forma, dare la mano a mano piena, stringere gli occhi durante i dialoghi per cercare le parole giuste, trasmettere con quel tuo sguardo diretto, vivido, pungente, la tua forza, il tuo coraggio nell’andare avanti nonostante le difficoltà…  Quando chiudiamo gli occhi nella nostra pratica di recupero energia, soli o in compagnia, nei luoghi da te amati, in riva al mare, nei boschi, in acqua, sui monti, ti sentiamo vicino.
 
I TUOI FIGLI                                         

 


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