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Alassio ultima ora / Benvenuto don GabrieleIl caloroso abbraccio al parroco teologo.E i Comuni con Bandiera Santuario Pelagos

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Alassio e la Insigne Collegiata parrocchia di Sant’Ambrogio hanno accolto, con un caloroso ed affollato benvenuto, il nuovo parroco, don Gabriele Maria Corini, natali a Loano, 43 anni, canonico del Capitolo della Cattedrale S. Michele Arcangelo di Albenga, Direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Cultura, direttore dell’Istituto Superiore Scienze Religiose, ordinato sacerdote nel 2000. Al suo fianco, con esordio nella Città del Muretto, il neo vicario parrocchiale don Marcello Fassi. Fotoservizio di Silvio Fasano. Leggi anche la consegna della Bandiera del Santuario Pelagos ad Alassio ed altri  7 Comuni liguri, tra cui Albisola Superiore, Vado Ligure e Ceriale.

Dopo gli studi Teologici nel Seminario vescovile di Albenga, don Corini, si era trasferito a Gerusalemme dedicandosi agli Studi di Sacra Scrittura e di lingue bibliche presso lo Studium Biblicum Franciscanum. Spesso anticamera alla ‘carriera’ sacerdotale: vicario generale, vescovo, cardinale, ma anche papa. Un auspicio che nel cerimoniale alassino nessuno ha accennato o auspicato, forse per ‘ovvi motivi’. Ora l’esperienza in una delle parrocchie più importanti ed impegnative della diocesi potrebbe rappresentare l’ultimo tassello al gradino vescovile.

L’ingresso di don Corini, salutato da uno splendido ed augurale sole autunnale, alle presenza delle autorità cittadine, di una comunità che pur affascinata e soggiogata dai fasti, dal materialismo dell’industria delle vacanze, da ‘regina del turismo in Riviera, ha una forte e pulsante tradizione cattolica, osservante e praticante. A cui si può aggiungere il longevo alternarsi di parroci che, oltre all’apostolato, hanno dato esempio di coerenza, trasparenza, rettitudine, operosità al servizio dei fedeli e della comunità parrocchiale. Una stima corroborante nel creare una chiesa viva, pulsante, attenta, preparata, sensibile verso i bisognosi, la sofferenza, il mondo giovanile, l’osservanza e la pratica del Vangelo.

Il predecessore, mons. Angelo De Canis che resta ad Alassio, ha contribuito in modo determinante ed esemplare a rafforzare una realtà molto positiva. Né zone grigie, né ombre o eredità scomode per il successore. Semmai il nuovo slancio che caratterizza ogni avvicendamento. La carica di entusiasmo, quasi una sfida, per un pastore alla prima esperienza in una parrocchia di grande visibilità, impegnativa. E’ pur vero che il magistero sacerdotale non fa distinzioni nella missione quotidiana, che con la crisi delle vocazioni è richiesta alla stesso prete la copertura di più parrocchie come accade già nelle vallate e in zone montane, ma la città con le sue contraddizioni,  pregi e difetti, disuguaglianze e sacche di povertà, allarga  la forbice delle difficoltà, l’impegno quotidiano, il confronto nel bene e nel male, l’allenamento a lottare se necessario.

Erano le 16 quando il rintocco delle campane annunciava e dava il benvenuto al can. Corini. ‘accompagnato’, nella sua nuova missione, dal vescovo mons. Guglielmo Borghetti, da confratelli, da rappresentanti di confraternite, il saluto del sindaco Marco Melgrati tra i componenti del coro parrocchiale e ‘solista’ canoro. Don Corini che ha lasciato la parrocchia di Lusignano e può contare sul neo vicario parrocchiale al suo primo esordio ad Alassio, don Marcello Fassi.  Con l’aiuto di mons. De Canis, dei catechisti, dei collaboratori, si devono occupare inoltre delle otto chiese e cappelle che fanno capo alla parrocchia di Sant’Ambrogio, tra cui il frequentato e maestoso Santuario di N. S. della Guardia.

La storia delle chiese di Alassio è stata  approfondita, documentata e descritta da Antonio Carossino e dal prof. Bruno Schivio, con la collaborazione di Giovanni Puerari, e racchiusa in due testi: La Buona Madre e La Chiesa di Sant’Ambrogio. Le immagini sono di Angelo Boccolo. Tra i molti pregi e tesori artistici, la Sacrestia arredata, impreziosita, da un magnifico armadio in noce nostrano massiccio eseguito dalla ditta Biagio Stalla di Alassio nel 1931. Le pareti sono scolpite dalla pregevole opera dello scultore Mario Bisacco di Venezia. Si apprende che i lavori per la trasformazione della chiesetta nell’attuale maestoso edificio iniziarono a metà quattrocento e si protrassero fino al 1507 con la consacrazione il 17 ottobre. Agli inizi del ‘600 papa Paolo V innalzava la parrocchia in Collegiata, composta da 10 preti, col titolo di canonici e l’obbligo dell’officiatura quotidiana. Con il parroco alassino don Bernardo Moirano arriva un nuovo riconoscimento ed il titolo di ‘Insigne’ da parte di papa Gregorio XVI, con la bolla pontificia del 4 marzo 1838. Scomparsi i canonici il titolo di Insigne Collegiata rimane.

Il saluto del sindaco Marco Melgrati e lo ‘striscione’ colorato dei bambini Benvenuto don Gabriele

Significativa foto ricordo don Corini e mons. De Canis con il vescovo Borghetti e il sindaco Melgrati

L’ngresso in chiesa per la celebrazione della Messa

ALASSIO RICEVE CON LA FIRMA DEL PARTENARIATO

LA SIGNIFICATIVA BANDIERA DEL SANTUARIO PELAGOS

La cerimonia della firma e consegna della Bandiera del Santuario Pelagos con l’assessore del Comune di Alassio, dr. Rocco Invernizzi, presente l’assessore regionale Raul Gianpedrone ed il comandante Santo Altavilla

Nella la Sala Consiliare del Comune di Sarzana (SP), si è svolta la cerimonia ufficiale di sottoscrizione della Carta di Partenariato con la consegna della Bandiera del Santuario Pelagos. Otto i comuni liguri che hanno aderito all’iniziativa e Alassio, rappresentato dall’Assessore all’Ambiente Rocco Invernizzi era tra questi, insieme ad Albisola Superiore, Ceriale, Vado Ligure, Framura, Levanto, Monterosso e Sarzana.

Il Santuario è l’area marina davanti alla costa azzurra e alla riviera ligure, delimitata a ovest dalla Penisola di Giens in Francia a sud da Capo Falcone in Sardegna, a est da Fosso Chiarone (a sud della costa toscana), nata dall’accordo tra Italia, Principato di Monaco e Francia per la protezione dei mammiferi marini che vi vivono: un ecosistema di grandi dimensioni – circa 87.500 km quadrati – di grande interesse scientifico, socie-economico, culturale ed educativo.
In rappresentanza del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare ha firmato le Carte di partenariato consegnando le Bandiere del Santuario Pelagos agli otto rappresentanti dei comuni liguri, il Comandante C.F. Santo Altavilla del Reparto Ambientale Marino delle CC.PP.

Ma quanto piace il ‘modello Salvini’ai camerati leghisti di Savona e ImperiaL’egemonia culturale e elogio di Putin

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Gilberto Pizzo è un leghista silenzioso. Esultava con Umberto Bossi primo leader delle tappe ad Albenga, Alassio, Diano Marina, Pietra Ligure, Savona. “Mio papà – scrive oggi la figlia Silvia – pur in momenti storici difficili non si è mai fatto da parte anche se dietro le quinte. Non ha mai militato tra voltagabbana e senza nulla chiedere o ricevere quanto a potere, cariche ed incarichi. Ora, con la sua veneranda età e da fedele lettore, non ha neppure cambiato abitudine: il suo giornale è Il Secolo XIX. E’ rimasto molto impressionato dalla lettura del ‘modello Salvini’ che il giornale ha di recente pubblicato. Titolo: Modello accoglienza, l’ultima picconata”. (Vedi a fondo pagina). Ho esaudito il desiderio di scrivere questa lettera, vedete se merita tagli e correzioni.”

Io non sono abitué dei quotidiani, seguo soprattutto Ivg, impegnata in famiglia e nel lavoro dei campi. Papà ha chiesto di scrivere  e ho scelto un blog che seguo e non pare abbia riverenze o un occhio di riguardo, apprezzo anche perchè tratta argomenti dell’entroterra più povero. Papà sostiene chese Salvini è l’erede vittorioso di Bossi non sa come finirà, tra gli avi c’è chi ha combattuto in guerra, è stato al fronte…. Se Salvini potente e influente ministro dell’Interno, mostra sempre i muscoli per conquistare voti e ci riesce, sarà pure un vincente, con il plauso dell’estrema destra italiana, europea e mondiale, ma il messaggio verso i nostri giovani (e il tradizionale elettorato leghista)  rischia di portarci in nel baratro pericoloso per la democrazia. Basterà  a fermarlo un presidente della Repubblica e la nostra Costituzione ? Non abbiamo bisogno del popolo che porta il cervello all’ammasso. O chi plaude ad atteggiamenti da duce e non mi riferisco a Mussolini. Invoca l’uomo forte nella nazione delle banane.”

Papà dice ancora: “Spero di non essere proprio un transfuga solitario nella nostra Savona e tra i cugini imperiesi. Penso a quando ci incontravamo tra democristiani, onorati di ricevere, ascoltare quel dotto e galantuomo on. Lucifredi, origini a Borghetto d’Arroscia che fu vice presidente del Senato, oppure più frequentemente col ministro Paolo Emilio Taviani. Ricordo Gasco, Vedeo, Barone, Goso, Revello, Briozzo, Bruzzone, Vacca, Repetto, Torre, il  capo ufficio stampa e fedelissimo Olimpio e tanti altri ancora. Il tramonto di Taviani, gentiluomo colto e moderato, servitore dello Stato e della Resistenza, padre esemplare, morto senza lasciare tesori e con i figli rimasti estranei alle poltrone di Stato o affini. Ogni tanto leggo e seguo quel baldanzoso e cicciotello politico savonese e ligure,  giovane e promettente…il papà era impresario edile, ex consigliere comunale della Dc, a volte lo incontravo in quel di Bardineto tra i questuanti di Olimpio, se ricordo bene veniva per perorare una questione di licenze edilizie a Ceriale, ai tempi dei sindaci Vacca e Delfino, perorava pubblicità per la sua televisione locale, tutti insomma chiedevano…”. Finito quegli anni tanti voltagabbana e C. mi hanno deluso, spinto ad abbracciare la Lega  Bossi, sperando di tenere alla larga gli opportunisti che salivano qua e là sul carro dei vincitori e si allontanavano se andava male nelle urne. Ora in Lega sono tutti, o quasi, con Salvini, uomo di governo e di battaglia, ubbidienti a Rixi  ‘deus’ e console in Liguria. Un moderato rispetto al suo capo che non ama  mezze misure, dialoga con le dittatura alla Putin.  Del resto solo con gli oligarchi e la corruzione si riesce a governare un’Unione Sovietica estesa su 12 fusi orari. Senza Putin nascerebbero nazionalismi e rivalità, guerre fratricide come avvenne con i primi albori della democrazia russa. Che dire della sorte riservata al dittatore Gheddafi e al popolo libico ora lacerato dalle tragedie indicibili. Che dire dell’Iraq dopo la morte violenta del suo dittatore Saddam Hussein per mano delle democrazie degli Stati Uniti e dell’Inghilterra.”

E per concludere: “Ma Salvini con la sua Lega e le sue alleanze internazionali dove ci porterà ? Ad un’Italia più giusta, senza il dominio della mafia, ‘ladrona’ di prosperità da almeno un paio di secoli, senza leggere ‘milioni di poverelli’ nelle denunce dei redditi nonostante le auto di lusso, senza leggere che restiamo saldamente in vetta negli indici dei Paesi corrotti. E non è un caso se siamo primi in classifica nei condoni, soprattutto fiscali. L’ultimo esempio racconta di misteriose ‘manine’ con le mani nella marmellata a proposito di riciclaggio ed autoricliclatori,  scudo fiscale per i poveri, bloccati dal vigile e democristiano della prima Repubblica presidente Mattarella. E’ eloquente il clima di bassa lega che continua ad animare certa politica. Ma c’è l’emergenza delle emergenze che fa proseliti, i migranti che mangiano a sbaffo  negli ‘hotel di lusso’ ha sempre denunciato il buon Salvini. Se non sbaglio a Pietra Ligure se ne vede uno, sulla statale Aurelia vicino al Santa Corona,  un 5 stelle super che la titolare ha voluto immolare ai ricchi. Non possiamo essere l’eterna Croce Rossa di cittadini di colore in cerca di fortuna in un Paese incapace di raggiungere i traguardi civili e sociali dell’Europa centrale e nordica che attraggono tantissimi giovani italiani, forse i migliori che se ne vanno, forse esclusi molti figli di papà che pure un posto riescono ad averlo. E’ positivo che con Salvini siano cessati o perlomeno ridotti i flussi via mare.  Io vorrei un ‘premier’ capace di conquistare la fiducia di quell’Italia silenziosa che ha sorretto  nei decenni le fondamenta della nostra ‘giovane’ e traballante democrazia. La squadra di gregari che Salvini si è scelto dalle nostre parti, il loro metodi, i loro curriculum, non fanno esultare, non parlo di onestà, massoneria, ma di carrierismo e di obbedienza supina dei ‘sudditi’. Per la serie chi è non con me, stia lontano dalla Lega e dagli incarichi negli enti comunali, provinciali, regionale, nazionali. Per chi è ‘nato’, almeno di questi tempi con la camicia, ci sono stipendi d’oro in Regione, in Parlamento, anche se decurtati dal contributo  per rifondere i soldi indebitamente percepiti dallo Stato all’epoca di Bossi e Belsito.  Oltre al contributo mensile che già versavano al partito stesso. Eppure chi potrà mai dire che il nostro Bossi si sia arricchito, abbia vissuto tra nani e ballerine, champagne e vacanze dorate.. nei paesi esotici o ospite di qualche benefattore. L’unico che meriterebbe un grazie è il nostro Silvio Berlusconi, lo dice uno che è lontano anni luce da questo fortunato miliardario concittadino italiano balzato agli onori elettorali con la stagione di Mani Pulite e dello sdegno popolare, lo stesso popolo che poi ha votato per chi nuotava nel fango. Oggi la mafia non fa più stragi, spara raramente, è silente, si avvale di una corruzione diffusa, di penetranti connivenze, prospera dietro l’imprenditoria e la finanza, calza i guanti di velluto. “

Massimiliano Panarari, nato a Reggio Emilia nel 1971, è docente di Campaigning e Organizzazione del consenso alla Luiss di Roma e di Marketing politico alla Luiss School of Government e di “Informazione e potere” all’Università Bocconi di Milano. E’ editorialista dei quotidiani “La Stampa”,  Il Secolo XIX, “Il Mattino” di Padova, “Il Piccolo” di Trieste, il “Giornale di Brescia” e collabora con “L’Espresso”, “D” e “Il Venerdì” di Repubblica.
Ha scritto Poteri e Informazione (Le Monnier, 2017) L’egemonia sottoculturale. L’Italia da Gramsci al gossip (Einaudi, 2010), è coautore del libro Elogio delle minoranze. Le occasioni mancate dell’Italia (con Federico Motta; Marsilio, 2012) e co-curatore di Alfabeto Grillo. Dizionario critico ragionato del Movimento 5 Stelle (con Marco Laudonio; Mìmesis, 2014).

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Il bussiness: cinghiali, daini, anguilleCaccia ai topi di Loano, Brumotti e il degrado

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Deus Aper! Buongiorno affezionati lettori. Sono abbastanza certo che molti di voi hanno il piacere di seguire sulla propria home di Facebook, il resoconto dell’operato dei nostri rappresentati eletti nei Comuni, Provincie, Regione. Uomini scelti dal popolo e dalla legge elettorale, pertanto legittimati e liberi di usare i nostri soldi come meglio credono.  Questa la chiamano democrazia. Sono certo,  così come lo sono “loro”, che nessuno, o pochi tra cittadini/elettori, abbiano mai visitato con resilienza il sito ufficiale del proprio Comune, Provincia, Regione. Male, malissimo, peccato veniale!

Come biasimarvi del resto? Sulla vostra home di Facebook è forse apparsa la pagina sponsorizzata della Regione Liguria? Della provincia? Del Comune di residenza? Certo che no, le persone che avete scelto per amministrare i vostri soldi, evidentemente, ritengono inopportuno sperperare denaro pubblico per informare. Del resto, è sufficiente visitare il sito desiderato: amministrazione trasparente. Qualcuno di voi, tu, tu che stai leggendo, l’ha mai fatto? No. Certo che no.Benissimo, l’ho fatto io per voi…grazie in anticipo, ci mancherebbe altro, con piacere.
Pur riconoscendo la mia oggettiva ignoranza in materia di economia politica, non potevo esimermi dal condividere con voi queste informazioni.Con tutto il rispetto per i cinghiali, i pesci e tutte le creature di Dio, invito i lettori a porsi alcuni interrogativi in merito ai fondi che la Regione ha deciso di destinare per ? Leggete….
50.500 euro
Attivita 1:andatevela a leggere……
Attività 2: Redazione del rapporto ambientale, comprensivo di studio di incidenza.
Attività 3: Supporto al processo decisionale, attraverso l’analisi della vigente pianificazione faunistico venatoria,
sopralluoghi sul campo, incontri tecnici, consulenze specifiche.
Il lavoro dovrà essere svolto alle condizioni e secondo le modalità meglio specificate nella scheda tecnica.
Le attività dell’incarico saranno svolte presso i siti del territorio agro-silvo-pastorale regionale in cui sono previsti aggiornamenti della pianificazione faunistico-venatoria, presso l’Università degli Studi di Genova.
DISTAV, presso gli uffici della Regione Liguria e presso altre sedi (es. ATC e CA, Amministrazioni locali, altri portatori d’interesse locali) funzionali alle attività di realizzazione progettuale. Il soggetto selezionato deve essere disponibile ad operare su tutto il territorio ligure ed eventualmente nazionale, con propri mezzi di trasporto.
25.950 per studiare le anguille
La L.r. 1 aprile 2014 n. 8 “Disciplina della pesca nelle acque interne e norme per la tutela della relativa fauna ittica e dell’ecosistema acquatico”, stabilisce all’art. 2 che la Regione “promuove, indirizza e concede contributi per le attività di sperimentazione e le iniziative di incremento del patrimonio ittico”. Inoltre, con Decreto del Dirigente n. 2114 del 03/05/2018 con il quale sono state approvate le modalità operative per il prelievo mirato della specie A. anguilla, resosi necessario per implementare gli studi già avviati negli anni precedenti sulla specie in parola e, in particolare, per:
• fornire indicazioni atte a quantificare e seguire nel corso della stagione di pesca la pressione cui è
sottoposta la specie, mai stata valutata in ambito regionale,
• permettere, indirettamente, valutazioni quantitative e qualitative sui popolamenti oggetto
dell’attività alieutica.
36.479 euro stanziati dalla regione per studiare i daini e i cinghiali. Non pensate male, tutto regolare, nessuno regala niente a nessuno,bisogna meritarseli. Bando pubblico.
1 Progetto sperimentale per la riduzione dei danni e dei conflitti dovuti alla presenza del Cinghiale (Sus scrofa) con l’utilizzo di recinzioni comprensoriali e il perfezionamento e cura delle recinzioni individuali già presenti – estensione 2019- Progetto 2.2 Elaborazione del piano di prelievo venatorio sul Cinghiale
La definizione del contingente massimo annuale di cinghiali abbattibili deve basarsi su una stima qualiquantitativa
delle popolazioni presenti: dal 2017 tale stima è stata possibile grazie a censimenti alle “governe” (punti di limitato e temporaneo foraggiamento, allestiti a scopo di conteggio) organizzati in collaborazione con ATC e CA, la cui prosecuzione è fondamentale per ottenere dati confrontabili negli anni e per definire il numero massimo di capi abbattibili nella stagione venatoria 2019/20 su attendibili basi tecnico-scientifiche. I risultati dei monitoraggi alle governe, accompagnati dall’analisi dei dati raccolti, dal confronto con gli anni precedenti e dalla proposta di contingente di prelievo dovranno essere trasmessi alla Regione entro il 31 luglio 2019.
48.695 euro per studiare gli effetti della caccia,contare quanti ne hanno ammazzati tra daini cerbiatti e cinghiali insomma. La Regione Liguria intende affidare un incarico per l’affidamento del Progetto “Studi sull’avifauna di
interesse venatorio” finalizzato alla realizzazione e alla gestione amministrativa e tecnica degli stessi. In particolare, il soggetto individuato dovrà svolgere i seguenti compiti:
Attività 1:
1. implementazione e mantenimento del database relativo agli abbattimenti effettuati durante l’attività venatoria in Regione Liguria (Data Warehouse Caccia – Regione Liguria);
2. estrazione ed elaborazione dei dati, con particolare attenzione alle dinamiche spaziali e temporali, del prelievo venatorio su scala Regionale, Provinciale e sub-provinciale (ATC, CA), inerenti l’ultima stagione venatoria della quale siano disponibili i dati correttamente informatizzati ed un suo confronto statistico con quelle precedentemente analizzate;
3. stesura di una inerente relazione tecnico-scientifica annuale riferita all’ultima stagione venatoria della quale sono disponibili i dati correttamente informatizzati ed un suo confronto con quelle precedentemente analizzate.
Attività 2:
1. definizione del Piano Operativo (pianificazione metodiche raccolta dati; individuazione dei siti di rilevamento; individuazione dei rilevatori; organizzazione metodiche e tempistica raccolta dati); sopralluoghi presso i siti di rilevamento scelti ed individuazione dei transetti;
2. raccolta dati migrazione;
3. archiviazione, analisi ed elaborazione dei dati;
4. stesura della Relazione tecnico-scientifica.
99.000 euro per 36 mesi per effettuare prelievi su terreni agricoli
Attività 1: Redazione studi propedeutici al piano faunistico-venatorio regionale;
art. 1 – Oggetto e sede di svolgimento dell’incarico
Il programma prevede la realizzazione di azioni di supporto:
1. al monitoraggio ambientale e agroambientale del PSR Liguria 2014/20, finalizzate a disporre di elementi utili a valutare gli aspetti legati ai cambiamenti climatici e agli effetti sulle colture e alla determinazione di indicatori integrativi sulla biodiversità;
2. alla verifica del rispetto degli impegni per le misure a superficie (in particolare agricoltura integrata e biologica) e alle richieste di concessione di deroghe a tali impegni tramite la creazione di una rete di monitoraggio che consenta il rilievo sistematico di dati, l’elaborazione, l’analisi e la produzione di rapporti periodici;
L’incarico ha ad oggetto l’esecuzione delle seguenti attività di supporto operativo al Settore Servizi alle Imprese Agricole e Florovivaismo:
 effettuare analisi di laboratorio finalizzate alla determinazione del Qbs nei suoli campionati (conteggio e determinazione artropodi);
 effettuare analisi di laboratorio in ambito agrochimico (es. determinazione carbonio organico) utilizzando la relativa strumentazione e software specifico;
 organizzare e pianificare rilevi agro-fenologici ed elaborazione e interpretazione dei dati rilevati;
 effettuare rilievi fenologici adottando le opportune scale di riferimento;
 effettuare campionamenti di suoli, frutti, parti di pianta finalizzati all’attività di monitoraggio;
 effettuare analisi dati e redigere report periodici sulla base dei risultati analitici e dei rilievi.
Io sono ignorante nella materia, lo ribadisco e non me ne vergogno. Per questo, invito voi lettori ed anzi, chiedo il vostro aiuto per capire.
Oltre 230 mila euro per studiare daini, anguille e cinghiali? Se ve lo avessero promesso in campagna elettorale, cosa avreste pensato? Ma soprattutto mi chiedo, chi saranno i fortunati e certamente meritevoli vincitori del bando pubblico regionale?A chi andranno questi soldi ? Lo sapremo ad appalto concluso. Personalmente sono realmente curioso, ed anche un po’ invidioso a dire il vero. Teniamoci aggiornati, io farò la mia parte, ma tu, caro lettore devi fare la tua. Collaboriamo,daccordo? Grazie.

Giuseppe Valerga (Loano, 9 aprile 1813 – Gerusalemme, 2 dicembre 1872) è stato un patriarca cattolico italiano. Fu il primo Patriarca Latino di Gerusalemme ad insediarsi nella sede, ricostituita da Pio IX nel 1847 e che era vacante dal tempo delle crociate. A mons. Valerga sono intitolate le scuole elementari di corso Europa

Di Maio, vice ministro, giovane e specchiato, lo sa che alle elementari Valerga di Loano ci sono i topi? Qualcuno ha avvisato il vicepremier? Facile vivere così,vero Giggino? A chi tocca dare la caccia ai roditori ? Proclami elettorali, parole, promesse da bibitaro e poi? Vergogna! Questo governo ed i subalterni se ne fregano delle elementari Valerga di Loano. Poco importa se gli insegnanti sono stati costretti a riunirsi per il collegio al secondo piano perchè il primo è dimora di topi. Nessuno ha avuto il coraggio di raccontare a Di Maio – a dire il vero toccherebbe al Ministro della Pubblica Istruzione – che gli operai del Comune di Loano per ottemperare all’incarico ricevuto (non sappiamo da chi) hanno di fatto murato vivi topi ma anche gatti randagi ? Voci di paese direte voi, no, fatti di pubblico dominio ritenuti di scarso interesse dagli organi di informazione locale. Situazioni talmente gravi che nemmeno i genitori interessati hanno avuto il coraggio di raccontare. Nessun post di denuncia sui social. Meglio tacere, del resto il Comune di Loano ha rimediato prontamente.Tane murate, per i topi non c’è scampo, moriranno di fame o finiranno in pasto a quei pochi gatti che sono ancora ‘topari’. Giustizia è fatta.

Brumotti nel suo primo show a Loano nel 2012

Il post di Brumotti cittadino illustre e benemerito di Boissano e non solo.

Vittorio Brumotti, chi non lo conosce? Ha superato in termini di notorietà e visibilità anche l’autoproclamato ‘signore’ di Loano, il ragioniere Angelo Vaccarezza.
Qualche settimana fa, il noto biker inviato di Striscia la Notizia del patron Antonio Ricci, Fininvest editore, ha pubblicato su Facebook un video che mostra il degrado e la sporcizia della zona adiacente la piscina e quella che dovrebbe essere l’area cani. Migliaia di visualizzazioni ed addirittura un articolo sul Secolo XIX Savona,o forse era la Stampa Savona ?  Bhà, poco importa. Sarà vero? Dobbiamo crederci o è un fake montato ad hoc dai soliti facinorosi? Qualora non fosse così, si tratterebbe di un fatto clamoroso. Abbiamo visto il nostro (si può dire?) Brumotti rischiare la vita nei quartieri più pericolosi d’Italia dove lo spaccio regna/o regnava sovrano: solo alcuni quali Napoli, Palermo,Roma, Bologna, Milano.Un contributo, il suo, decisamente eroico ed encomiabile, da medaglia al valore. Il suo coraggio non ha certo cambiato le cose, fermato lo spaccio, ma è un esempio di senso civico, un modello se non da seguire, da ammirare e riportare come esempio ai giovani.
Tornando al video in questione, sul degrado di Loano, Brumotti, se pur marginalmente, parla anche di spacciatori di droga presenti nella zona. La sua non può essere una deduzione, evidentemente lui, come tanti residenti conosce le zone di spaccio. Lo sanno tutti o quasi. Il paese è piccolo come si suol dire…Loano fa meno rumore, meno clamore di Albenga. Un paradiso che non finisce  quasi mai nella cronaca nera, un rifugio sicuro per tutti, topi compresi.
Lo Spiffero
TURISMO ITTICO IN LIGURIA 2018

Comunicato stampa – Si è chiusa la stagione 2018 di pesca sportiva acque interne in Liguria. La Regione ha acquistato 2 milioni di uova embrionate, che hanno dato origine a circa 1,7 milioni di avanotti, e circa 100 quintali di trote. A questi numeri vanno ad aggiungersi le semine delle associazioni di pesca che, tra manifestazioni sportive e riserve turistiche, hanno immesso oltre 600 quintali di pesce. “Le immissioni – spiega l’assessore all’Agricoltura e alla Pesca Stefano Mai – sono necessarie per il mantenimento della biodiversità, gravemente messa a rischio dagli uccelli ittiofagi che sempre più imperversano nei nostri torrenti: aironi, ma soprattutto cormorani. Dopo un attento monitoraggio, attraverso le associazioni di pesca e l’Università, abbiamo avviato un progetto per prevenire i danni causati dai cormorani. Con l’utilizzo di dissuasori acustici e visivi, stiamo provando ad allontanare tali uccelli dai punti di maggiore interesse alieutico, e stiamo ottenendo i primi risultati. Per risolvere il problema affronteremo il tema anche con Ispra, cercando di trovare la soluzione a questo fenomeno che sta mettendo in crisi la biodiversità della Liguria”.

I pescatori nella stagione appena conclusa sono stati circa 7000: 3500 nella provincia di Genova, 700 in quella di Savona, 700 in quella di Imperia e 2000 in quella di La Spezia. “Ringrazio le federazioni e le associazioni sportive – conclude l’assessore – per il grande lavoro che svolgono quotidianamente e costantemente”.

Il libro / Suor Carla agente segreta, al Santa Corona salvava in guerra partigiani e ebrei

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“Resistenza Svelata” è il titolo del nuovo lavoro di Daniele La Corte. Un romanzo storico che mette in risalto l’opera svolta, in prima linea, da suore e preti nell’ultimo conflitto mondiale. Una storia vera che con l’aiuto della fantasia ha permesso all’autore di scavare nel passato riportando alla luce fatti e luoghi che rischiavano di essere schiacciati dall’oblio. Protagonista una suora che La Corte, attraverso documenti e testimonianze, ha scoperto essere stata un agente segreto al servizio della Resistenza.

Il racconto di muove tra il Veneto, il Piemonte e la Liguria. Una storia inedita costellata da molteplici colpi di scena. La protagonista, suor Carla De Noni, appartenente a una congregazione religiosa del Monregalese raccoglie intorno a sé una miriade di personaggi che da Mondovì portano a Pietra Ligure dove, all’ospedale Santa Corona operavano altre monache con in prima linea suor Artemisia, infermiera che, aiutata da un gruppo di medici e infermieri, riuscì a mettere in salvo ebrei e partigiani. Torna alla ribalta il “Padiglione 22″ del nosocomio pietrese, luogo trasformato clandestinamente in rifugio e luogo di pronto soccorso per i “ribelli”.

Suor Artemisia, medaglia d’oro al valore militare per la Resistenza, entra nel romanzo di La Corte in diretto collegamento con la Carla de Noni, la protagonista principale del libro, medaglia d’argento al valor militare. Tanti gli episodi che costellano “Resistenza Svelata” in un susseguirsi di movimenti intrisi di storia e di valori umani. Primeggia la figura di suor Carla, agente del “Servizio X”, l’intelligence” che coordinava i movimenti partigiani attraverso un’ampia rete di spie.
Dal libro esce rafforzata la storia di questa suora che dopo tante battaglia il 20 di aprile 1945, cinque giorni prima della Liberazione, durante una delle tante missioni, rimase vittima del mitragliamento di un aereo Alleato al trenino che collegava il piccolo centro di Villanova a Mondovì. Suor Carla de Noni era agente segreto “arruolata” da due esponenti di spicco della Resistenza piemontese, l’avvocato cuneese Dino Giacosa, e il tenete del Regio esercito Aldo Sacchetti.

Il giornalista scrittore alassino Daniele La Corte

Ancora una volta Daniele La Corte, alla maniera dei rabdomanti, ha trovato storie inedite da sottoporre al suoi lettori. Dopo il grande successo de “La Casa di Geppe” e de “Il coraggio di Cion”, questo nuovo lavoro gli permette di mettere in evidenza il ruolo di molti religiosi nel periodo resistenziale collegando la storia di suor Carla con quella di suor Artemisia.

Daniele La Corte affonda la sua indagine giornalistica nei meandri meno conosciuti di questa storia fatta di persone vere, di insospettabili, impiegati, operai, commercianti, industriali, suore e preti che in provincia di Cuneo, ma anche nel Savonese e nell’Imperiese, come a Genova e in diverse località lombarde e venete si muovevano con discrezione, da veri agenti segreti, al servizio di chi lottava per la libertà.

La Corte anche questa volta muove il suo racconto su testimonianze e soprattutto sui racconti fattegli da Aldo Sacchetti, oggi novantaseienne, che con lucidità ha ricordato l’arruolamento di suor Carla nel “Servizio X”. Utilizzando la tecnica del flashback, struttura narrativa in cui l’ordine cronologico degli avvenimenti viene interrotto per lasciar spazio alla rievocazione di episodi precedenti, emergono un’infinità di storie vere a tratti mosse dalla fantasia dell’autore che è così riuscito, ancora una volta, ha dare vita a un vero romanzo storico di sicuro successo.

Suor Carla sul suo letto di dolore, dopo essere rimasta gravemente ferita, in coma per diverso tempo, muove la sua mente attraverso tanti ricordi fatti di gesta eroiche e di quotidianità costellata di vizi e virtù. “Resistenza Svelata” è l’appassionante romanzo di un autore da sempre impegnato in prima linea per consentirci di non dimenticare.

LA PRESENTAZIONE – Il libro sarà presentato, in prima nazionale, sabato 27 ottobre, alle ore 17,30, nella Sala delle Conferenze del Comune “Capitano Luigi Scimè“, Corso Statuto 15. Introdurrà il professore Stefano Casarino, neo presidente dell’Anpi. L’appuntamento culturale, organizzato dall’Associazione Nazionale Partigiani, ha il patrocinio del Comune, del Centro Studi Monregalese, dell’Associazione Italiana di Cultura Classica- delegazione di Cuneo e della Associazione Gli Spigolatori. Nel corso dell’incontro intrattenimento musicale con protagonisti l’arpista Alessia Musso e il cantante polistrumentista Luca Pellegrino.

La prima presentazione in Liguria, Organizzata dall’Anpi, dalla Fivl e dall’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea, sarà ad Imperia venerdì 30 novembre nella sala consiliare della Provincia.


Savona: il commiato da Nicolò Siri, dimenticato dalla città che ha ‘servito’ da giornalista rispettoso e schivo per decenni

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Le cronache dei media savonesi hanno reso ‘onore’, all’unisono, a Nicolò Siri, 90 anni festeggiati in famiglia il 20 gennaio, giornalista professionista dal maggio 1978, una vita spesa nei giornali quotidiani e settimanali, al Gazzettino Rai Liguria, e fino all’ultimo, da pensionato, a Radio Savona Sound. “Per cortesia non scrivere nulla, non ci tengo”  rispondeva al collega quando chiedeva come trascorreva la giornata. Lo hanno descritto ‘decano dei cronisti’ e del giornalismo savonese. A loro volta cronisti poco attenti, se non altro perché il decano di anni e di iscrizione all’albo professionale, da pubblicista, è Remigio Vercellino, un’esistenza da corrispondente per quotidiani e settimanali dalla Valbormida e da ultimo cittadino di Savona. Classe 1925, tre anni più anziano di Siri, entrambi nati nel mese di gennaio. Vercellino iscritto all’albo dei giornalisti liguri dal 5 maggio 1959.

Nicolò Siri nel dicembre 2016 al tavolo, solitario ed abituale, del suo ristorante prediletto, FuoriDalleRighe di via Pia, dove ogni giorno si recava per pranzo, sempre in giacca e cravatta

Nicolò Siri che ci capitava di incontrare verso l’ora di pranzo in via Pia. Un fedelissimo del ristorante FuoriDalleRighe, cucina famigliare e genuina, a scelta vegetariana. Il locale prediletto: “Ci vado ogni giorno per pranzo da quando sono  vedovo, mi trovo bene, una cucina leggera, prodotti freschi, mai problemi di digestione, lo consiglio e non è caro”. Capitava di ritrovarci alcune volte, raggiunto anche dal giovane nipote. Nicolò che pensi della tua Savona, chiedevamo ? “Ormai mi sono ritagliato questi anni e soprattutto dopo che non mi posso più spostare come un tempo, ascoltando tanto musica classica, leggendo, ogni tanto incontro e sento qualche amico “. Nicolò, eppure hai avuto una parte diciamo importante nella tua città, negli anni in cui i savonesi leggevano numerosi gli articoli, ascoltavano Radio Rai Liguria (Il Gazzettino del mattino…) da Nicolò Siri…Forse meritavi di essere ricordato, ripeto sempre: è da vivi che bisogna essere rispettati. Nicolò: ” Ma perché parli di queste cose, io ho lavorato e

Il giornalista Siri in uno dei suoi frequenti atteggiamenti nel ristorante dovesi servono anche piatti vegetariani che lui apprezzava e niente vino

cercato di fare il mio dovere, mi pagavano e anche bene almeno quando sono stato assunto a La Stampa. Per il resto non ci tengo proprio ad apparire, lascio agli altri, magari più bravi e meritevoli di me….lo sai che non mi piace polemizzare. ” Nicolò, forse me ne potrei andare prima di te, ho un cuore da carrozzeria, come vorresti essere ricordato un giorno ? “….lascia perdere, non sono nessuno, penso di non aver mai avuto nemici, qualche dispiacere ed arrabbiatura, direi…scrivi che Nicolò vuole riposare in pace”.

C’è chi, come l’ex vice comandante dei vigili del fuoco di Savona, Michele Costantini, da pensionato collaboratore fisso a La Stampa (non contrattualizzato, pagato a notizia), nel suo ricordo scrive: ” “…Nic era

Nella foto d’archivio di trucioli, fine anni ’60, Nicolò Siri, con il prefetto di Savona dell’epoca, Aldo Princiotta, il giornalista Luciano Angelini, l’avv. Angelo Preve di Alassio, al suo fianco Mario De Michelis, presidente  Azienda di Soggiorno a Laigueglia, a ds il prof.  De Benedetti giornalista

soprattutto un cronista di bianca, la politica, il porto, la cronaca sindacale, la sanità…con passione, obiettività, scrupolo, evitando sempre il ruolo di giornalista schierato che i lettori avevano sempre apprezzato e riconosciuto. …tanto da poter dire che in tanti anni non aveva neppure ricevuto una querela….“. Forse Costantini non deve essere molto in sintonia con Travaglio che nella sua ‘carriera’ parla di almeno un’ottantina di querele e i nemici gli contestano solo una (piccola) condanna pecuniaria. Oppure Antonio Ricci con Striscia La Notizia. O ancora, lo scrittore Roberto Saviano. Oppure come il mitico capocronaca del Secolo XIX, Pietro Ferro, compianto, che solleva dire: “Se da cronista non becchi almeno cinque querele non sei nessuno…“. Una querela non va considerata un titolo di merito, ma neppure di demerito se si tiene conto della valanga di querele ed azioni civili anche temerarie che colpiscono decine di giornalisti spesso impegnati in inchieste, approfondimenti, denunce per smascherare i piani alti del potere che conta, dei colletti bianchi del terzo livello, del diffuso sistema di corruzione. E’ vero, Nicolò non era tagliato per combattere, faceva bene e con passione, dedizione, la sua parte. Insomma non apparteneva al giornalismo d’assalto che non  condivideva. A suo dire, ad ognuno il suo compito e toccava semmai alle istituzioni difendere onestà, legalità e democrazia.

Nicolò cattolico praticante, non bigotto, che era stato pure collaboratore de Il Cittadino di Genova, quotidiano  ligure della Curia di quella diocesi e soprattutto ha firmato molti articoli per il settimanale Il Letimbro della Diocesi di Savona – Noli. Chissà se qualcuno a Palazzo Sisto e dintorni, tra le associazioni culturali, dopo aver letto della scomparsa del giornalista Siri farà un piccolo esame di coscienza.

Che dire quando Costantini invoca la ‘credibilità che conta, che fa di un giornalista, un giornalista con la G maiuscola. E che nella sua lunga carriera (alcuni media come Ivg ed altri l’hanno addirittura promosso caporedattore a La Stampa ) Nicolò di credibilità né ha avuta tanta“. Chissà se Nic avrebbe omesso di scrivere il dolore dei famigliari. Oppure come avrebbe commentato che i colleghi di oggi e di ieri a La Stampa non sono riusciti a far pubblicare un doveroso necrologio come spesso si legge quando se ne va uno che apparteneva alla grande famiglia del quotidiano torinese e nazionale. Ecco la scuola giornalistica del gentiluomo Costantini, rotariano, ci riporta al tema del rispetto della verità, ma anche della completezza dell’informazione.

(L.Cor.)

 

 

Savona: ‘quella ‘fuga dei cervelli’ e i partiti ‘operai’ nella ricostruzione della città. Ieri strategia della tensione ora i provocatori

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In questi giorni abbiamo vissuto il ritorno di rigurgiti fascisti verso la memoria di Savona, città medaglia d’oro della Resistenza. Un ritorno di vero e proprio sfregio alla memoria storica della Città e di quel tipo di provocazioni che, in passato, raggiunsero il punto di più elevato impatto attraverso il manifestarsi di una vera e propria “strategia della tensione” che portò, nell’inverno 1974 – 75, a ben 11 attentati dinamitardi al punto da provocare un morto, diversi feriti e molti danni materiali. Attentati dei quali è ancora ignota l’identità degli autori, ma ben chiara la matrice politica.

Nel 2015 in prefettura consegna delle Medaglie della Liberazione a: Giacomo ACCAME, residente a Pietra Ligure; Arturo ACTIS, residente a Spotorno; Adolfo BARILE, residente a Savona; Francesco BARILE, residente a Savona; Emilio BERUTTI, residente a Cairo Montenotte; Adriano BRIGNONE, residente a Savona; Lodovico CAPPATO, residente a Garlenda; Francesco CICCIONE, residente a Villanova d’Albenga; Davide FERRARO, residente a Cairo Montenotte; Sergio GIORDANO, residente a Varazze; Marco MARENCO, residente a Carcare; Bruno MORANDO, residente a Garlenda; Settimio PAGNINI, residente a Savona; Fulvio PORTA, residente a Savona; Piero SALOMONE, residente a Savona; Gino SIMONE, già residente a Garlenda; Renato TERRIBILE, residente ad Albisola Superiore;Domenica TOGNOLI, residente a Borgio Verezzi; Francesco UBERTO, già residente a Ceriale; Luigi VIGLIONE, residente a Cairo Montenotte.

Una vera e propria “strategia della tensione” che fu respinta grazie ad un grande moto popolare che diede luogo al fenomeno della vigilanza organizzata dalle istituzioni e dalle organizzazioni del movimento operaio, i cui militanti scrissero in quell’occasione una delle più belle pagine della nostra storia. Allo scopo di ricostruire la realtà di ciò che accadde a Savona all’indomani della Liberazione e fornire così un contributo a un rinnovarsi della memoria utile a respingere la realtà delle attuali provocazioni sarà il caso, allora, di soffermarsi – facendo un passo indietro – sul periodo tra il 1945 e il 1960 quando il processo di ricostruzione fu portato avanti e compiuto.

Far quest’operazione di verità rappresenta, in questo momento, la miglior risposta a chi è tornato a scrivere di “camicie nere”.

Al 25 aprile del 1945 Savona presentava un panorama desolante: la Città era stata colpita duramente dai bombardamenti mentre l’occupazione nazi-fascista era risultata particolarmente feroce, in particolare nei confronti degli operai delle grandi fabbriche resesi protagonisti di alcuni scioperi molto significativi, in particolare quello del 1° marzo 1944, in conclusione del quale oltre 100 operai di ILVA e Scarpa e Magnano erano stati deportati nel campo di sterminio di Mauthausen.

I macchinari delle fabbriche erano stati però difesi dal tentativo di razzia operato dai tedeschi e anche rispetto al Porto ne era stata scongiurata la distruzione totale. Il compito che aspettava però i nuovi amministratori comunale risultava del tutto immane. Le elezioni del marzo 1946 consegnarono una forte maggioranza ai partiti della sinistra, comunista e socialista e il sindaco comunista Andrea Aglietto già operaio della Scarpa e Magnano, nominato dal CLN al momento della Liberazione, fu confermato.

La sinistra a Savona vantava già un’esperienza di governo: nelle elezioni amministrative del 1920 la lista socialista aveva conseguito la maggioranza, eleggendo sindaco il fabbro ferraio Mario Accomasso che aveva partecipato ai moti spartachisti di Berlino nel 1919. Accomasso con tutta la giunta aveva poi aderito, nel 1921, al Partito Comunista d’Italia (la cui federazione regionale fu costituita proprio a Savona presente Antonio Gramsci, all’indomani del congresso di Livorno del gennaio 1921). Accomasso fu poi sostituito dal compagno di partito Bertolotto, prima che anche l’amministrazione comunale di Savona fosse costretta a cedere alla violenza fascista.

Il segno di quella “condizione di governo” era comunque rimasta a contraddistinguere la presenza di comunisti e socialisti pur ridotti nella clandestinità. Sarebbe il caso, del resto, di segnalare la complessità culturale e politica della formazione del PCd’I a Savona: in un partito che, nel resto del territorio nazionale faceva riferimento in misura maggioritaria alle posizioni bordighiste e visse, in inimmaginabili condizioni di difficoltà materiale, il travaglio del passaggio da quelle posizioni alla svolta gramsciana (Lione, 1926), si segnalò nella nostra Città una consistente presenza ordinovista (Savona risultava al secondo posto dopo Torino come numero di abbonamenti alla rivista di Gramsci e Togliatti). In seguito si verificò una fusione particolarmente rilevante con i socialisti terzinternazionalisti di Serrati che nelle loro fila comprendevano anche il già citato futuro Sindaco Aglietto.

D’altro canto anche la presenza dei socialisti, nel corso del buio ventennio, si segnalò come provvista di particolare qualità: ne era espressione il punto di riferimento sempre rappresentato anche da lontano da Sandro Pertini; l’episodio del processo di Savona, con la fuga di Filippo Turati, la presenza in Città di una figura come quella rappresentata dall’avv. Vittorio Luzzati, difensore nel già citato processo di Ferruccio Parri e di Sandro Pertini, processo nel corso del quale la magistratura savonese dimostrò una propria capacità di indipendenza dal regime, rimasta unica nel corso del periodo della dittatura fascista.

Anche quello che poi sarebbe stato il filone azionista fu rappresentato a Savona da figure di altissimo rilievo e qualità morale come quella dell’avv. Cristoforo Astengo, uno dei grandi martiri che Savona ha offerto alla causa della Liberazione dal nazi – fascismo. Torniamo però al tema della ricostruzione della Città esaminando le ragioni per le quali, in quel periodo, i partiti rappresentativi della classe operaia, comunisti e socialisti, esercitarono quella che può ben essere definita come egemonia:

1)  Il ruolo esercitato nella lotta di Liberazione. Spero verrà scusato il metodo semplificatorio con cui quest’argomento è affrontato nell’occasione: sicuramente serve una maggiore articolazione nel racconto storico e nel giudizio (del tipo di quella emersa nell’opera fondamentale di Claudio Pavone, “Saggio storico sulla moralità della Resistenza“). Ma in questo caso e al riguardo degli obiettivi che attraverso l’analisi in oggetto s’intendono perseguire sia consentita una valutazione particolarmente “tranchant”. I partiti di sinistra fornirono a Savona come in altre parti d’Italia un enorme contributo e soprattutto furono in grado, attraverso il ruolo mantenuto nel corso della lotta di Resistenza di sviluppare uno specifico dato di radicamento sociale poi espressosi con grande vigore proprio negli anni della ricostruzione;

2) La presenza nelle fabbriche. Questo secondo punto è direttamente collegato al primo, soprattutto rispetto allo svolgimento dei grandi scioperi operai del 1943 – 44 ai quali si è già accennato. Ma fu essenzialmente per la continuità di presenza nelle fabbriche che costituivano la gran parte del tessuto economico della Città e del suo hinterland nel corso del ventennio fascista che il riconoscimento dei partiti della classe operaia risultò indubitabile a guerra finita, in una dimensione sociale fortemente caratterizzata proprio dalla presenza degli operai delle fabbriche e del porto.

La fase di ricostruzione della Città si può considerare completata, tra alterne vicende che in quest’occasione non si enucleano nel dettaglio, all’inizio degli anni’60 quando si presentò una nuova fase di sviluppo caratterizzata dall’espansione dell’insediamento urbano nell’Oltreletimbro fu dunque caratterizzata da alcuni punti espressi dall’azione amministrativa della Giunta popolare e dai soggetti sociali, politici, economici che animavano la vita della Città. Punti che possono essere così riassunti:

1) Il problema della ricostruzione materiale della Città duramente provata dagli innumerevoli bombardamenti aerei subiti nel corso del conflitto che ne avevano distrutto parti consistenti dei rioni dei Cassari e dei Fraveghi nel centro storico; alle Fornaci, a Zinola, a Legino nella periferia. In questa opera di ricostruzione urbanistica l’amministrazione cittadina si dimostrò, in allora, particolarmente aperta alle nuove idee che circolavano al tempo favorendo energie giovani in campo architettonico ma preoccupandosi di gettare perlomeno le basi adatte per affrontare il serio problema della casa per i non abbienti.

2) L’apertura di spazi di democrazia. Il supporto fornito dall’amministrazione comunale alle possibilità concrete di espressione politica, sociale, culturale si accompagnò a un periodo di grande vivacità in tutti i campi. Questi elementi furono portati avanti attraverso il tramite del consenso sociale e della forte operatività di massa che rappresentavano, in allora, il patrimonio più prezioso dei partiti di sinistra.

3) L’avvio di una politica dei servizi sociali. Ci si trovava all’epoca di fronte a una situazione molto difficile da questo punto di vista: gli strascichi del conflitto mondiale avevano creato situazioni molto estese di indigenza, emarginazione, povertà. Una situazione che fu affrontata attivando soprattutto tre filoni: quello della “solidarietà operaia”(risultavano in allora molto attive le mutue interne di fabbrica che svolsero un ruolo fondamentale) e, quello della democratizzazione dell’intervento nel sociale, quello dell’utilizzo al meglio dei compiti assegnati agli enti di assistenza dipendenti dal Comune, primo fra tutti l’E.C.A. alla cui presidenza si alternarono assessori di diretta provenienza operaia. Sul tema dei servizi sociali si intrecciò anche un dialogo con i cattolici, protagonisti il senatore Varaldo e l’onorevole Angiola Minella, ma i tempi non si dimostrarono maturi per una collaborazione diretta e il tutto rimase confinato in scambi giornalistici dalle colonne del “Letimbro” a quelle dell’Unità .”Unità”che, all’epoca, nell’edizione genovese aveva spazio per due pagine di cronache savonesi curate prima da Pallavicini (un savonese che poi avrebbe ricoperto il ruolo di caporedattore centrale dell’edizione romana diretta da Ingrao), Ennio Elena e Angelo Luciano Germano, successivamente da Fausto Buffarello e Luciano Angelini.

4) L’ultimo punto di questa sommaria ricostruzione riguarda la fase tumultuosa che si dovette affrontare durante il processo di riconversione che, a cavallo degli anni’50, mise in discussione la presenza della grandi concentrazioni industriali soprattutto in campo siderurgico ed elettromeccanico. Naturalmente il problema risultava essere di dimensioni nazionali e internazionali. Il tema della riconversione dell’industria bellica coincise, nel nostro Paese, con quello della ricollocazione strategica dell’intervento pubblico in economia. Si trattò di un periodo di elevatissima conflittualità sociale con frequenti scontri di piazza: la “celere” del ministro degli Interni Mario Scelba assunse a simbolo della repressione operaia. Savona colpita in pieno da una forte recessione occupazionale concentrata negli stabilimenti ILVA ,messi in crisi dalla scelta di costruire il grande centro siderurgico “Oscar Sinigaglia” a Genova Cornigliano: scelta avvenuta proprio nel quadro di quella ricollocazione complessiva dell’intervento pubblico in economia cui si accennava e che rappresentò il punto di forza dell’interventismo democristiano nella gestione dell’economia della ricostruzione.

Savona si trovò al centro di questo tipo di episodi e anche se, nella nostra Città, non accaddero fatti di assoluta drammaticità quali quelli avvenuti a Modena il 9 gennaio 1950 quando 5 operai delle ferriere Orsi Mangelli persero la vita uccisi dalla polizia. A Savona tutta la Città in un vero e proprio afflato corale per difendere il proprio patrimonio industriale. L’Amministrazione Comunale di sinistra si schierò totalmente dalla parte degli operai (l’ILVA risultò occupata per molti mesi nell’inverno 1951) formando con il sindacato un blocco fortemente coeso e puntando anche su di una certa qualità di proposta e su di una grande capacità di attivizzazione sociale, tale da coinvolgere larga parte della Città nella difesa dei posti di lavoro: molti ricorderanno come nel corso dei grandi scioperi che contraddistinsero quel periodo risultava spontanea l’adesione di commercianti e artigiani.

Alla fine, siamo nella prima metà degli anni’50, nell’ambito di un rafforzamento dell’intervento dello Stato in alcuni settori strategici dell’industria con l’allargamento del sistema di Partecipazioni Statali (nel 1956 fu istituito un apposito Ministero) strettamente collegato alla crescita di potere della corrente fanfaniana della DC, Savona uscì sicuramente ridimensionata nella sua presenza industriale ma ancora in possesso dei suoi settori più significativi. Il declino vero e proprio si avviò nel decennio successivo soprattutto accumulando ritardo sul piano del know- how e avviandosi il fenomeno determinante della “fuga dei cervelli”.

Questa ricostruzione potrebbe andare avanti inoltrandosi nel tempo ma è il caso di fermarci a questo punto. Il senso della “Savona operaia” come risposta alle provocazioni fasciste di questi giorni dovrebbe essere stato individuato. La ricostruzione della Città fu realizzata, tra il 1945 e il 1960, grazie ai Partigiani, agli operai, alle istituzioni locali guidate dai grandi partiti di massa della sinistra comunista e socialista. Riflettere su questi passaggi fondamentali della nostra storia, di quella che può essere considerata davvero la biografia della Città, rappresenta la migliore risposta alle provocazioni fasciste in atto in questi giorni.

Si segnala, infine, una minima bibliografia. Dal punto di vista della ricostruzione storica: “Quelli del PCI” , tre volumi usciti all’inizio degli anni 2000 per cura di Sergio Tortarolo con Guido Malandra e Giancarlo Berruti; “Savona, l’identità perduta” di Giovanni Burzio, Luciano Angelini, Franco Astengo pubblicato nel 2015; “Gli Amministratori della Città”, pubblicato nel 2002 su iniziativa della presidenza del consiglio comunale allora retta da Sergio Tortarolo, volume curato da Bruno Vadone con prefazione di Gigi Assereto e testi di Alberto Bianco, Silvia Bottaro, Franco Astengo. Da ricordare assolutamente, inoltre, i vari testi contenuti nella collana di “Quaderni Savonesi” editi dall’ISREC tra il 2006 e il 2015, soprattutto per impulso del compianto ex-Sindaco Umberto Scardaoni. Da non dimenticare, infine, sul piano letterario la riedizione del fondamentale “Gli Innocenti” di Guido Seborga uscito nel 2006 per SAGEP.

Franco Astengo

Borghetto depuratore: Pietra ha versato 10 milioni, Borgio 1,6, Albenga zero. Ato unico: si va verso il commissario nel caos totale

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Campane a morto sul tema acqua potabile, ovvero Ato gestore unico per tutta la provincia. I sindaci non riescono a trovare una linea comune, un fronte unitario, con tariffe uniche che invece variano persino tra città confinanti. Siamo ad una nuova disfatta della classe politica ? Dove prevalgono le contrapposizioni . Si andrà ormai verso il commissariamento disposto da Arera, ente pubblico di controllo con sede a Milano? Una provincia già divisa dal Servizio Raccolta Rifiuti dove ognuno fa repubblica a se. Non va meglio in tema di depurazione con evidenti squilibri. Pietra ha già versato alla Servizi Ambientali Spa 10 milioni di €, Borgio 1,6 milioni, Albenga neppure un centesimo. Albenga che scarica 2-3 del suo liquame a Borghetto.  E dire che di ATO si parlava dal febbraio 2015 e sulla Stampa, il compianto Augusto Rembado scriveva: Da Borgio a Laigueglia unico Ato: cos’è. Purtroppo è la mala storia che si ripete: dare fiato agli annunci, ignorando di informare i lettori come sia andata a finire e chi li aveva fatti. Nomi e cognomi. Invece…

Nei giorni scorsi si è tenuto un incontro, pare senza che i media abbiano dato conto, dopo che era andata deserta la riunione dei sindaci sull’Ato provinciale. Mancava il numero legale. Perchè non elencare presenti ed assenti ? Un incontro presenti i gestori Gravanti e Ferro (Savona), il sindaco di Cisano sul Neva Niero, successivamente si è aggiunto qualche presidente della categoria di albergatori,  rappresentati da Carlo Scrivano e il presidente di Loano. Dice una fonte: ” E’ emerso un quadro indicibile, non si sa da dove cominciare e pare ovvio che dovrà intervenire finalmente l’autorità garante rimasta  fino ad oggi immobile agli esposti di associazioni di consumatori e cittadini. Il segretario generale di Arera è il dr. Manzo pare si comporti da spettatore, alla Ponzio Pilato. Inerme di fronte all’inettitudine dei litiganti tra comuni. E dire che Arera ha firmato un protocollo d’intesa con la Guardia di Finanza che a loro volta dovrebbe intervenire. C’è in ballo pure il ‘caro bollette’ che esplode qua e là, allora fa notizia, polemiche, accuse, senza addivenire ad una soluzione, senza la capacità e l’incisività di risolvere il nodo primario della questione. Un Ato solo per tutta la provincia, tariffe uguali per tutti. Invece c’è il caso che alcuni utenti hanno sollevato reclami a proposito delle stangate della San Lazzaro dell’ing. Camillo Enrile che gestisce gli acquedotti di Loano, parte di Finale, Borghetto, Ceriale, Albenga, Laigueglia, c’è stata inoltre la sollevazione degli agricoltori ingauni.  Ato non c’è condivisione, non c’è coesione, manca ancora un regolamento e la carta dei servizi, manca il protocollo d’intesa con associazioni di consumatori, associazioni imprenditoriali.

Eppure tiene banco, domina, la guerra ai migranti, a non correre il pericolo di ospitarli per scongiurare la catastrofe. Tiene banco la microcriminalità, mentre gli interessi generali su tematiche primarie della società civile marciscono nel tritacarne dei rinvii, della discordia, dei patteggiamenti senza fine. E dire che con la rivolta elettorale di marzo sarebbe dovuto suonare un forte campanello d’allarme. Dove sono le forze politiche oggi al governo del Paese. Quanto sono capaci di incidere con i loro rappresentanti eletti in Parlamento nella realtà locale ?

VERBALE DI AUDIZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE

DEL PRESIDENTE DELLA SERVIZI AMBIENTALI SPA AVV. BONIFACINO

…..”Borghetto ha tanti difetti ma un merito, almeno uno, ce l’ha avuto: quello di aver aperto la strada alla depurazione e infatti tanto tempo fa è stato uno dei primi Comuni che ha ricevuto un contributo regionale per mettere in cantiere quello che poi si è sviluppato e che ha dato origine alla Servizi Ambientali.
Quindi questo deve essere considerato non tanto perché noi vogliamo come comunità riconoscenza ma il riconoscimento di quello che abbiamo fatto questo lo pretendiamo e sarebbe bene che tu che sei fiduciario del Sindaco ma della comunità di Borghetto ti facessi portavoce di questa esigenza, perché la comunità di Borghetto è da tempo che paga la depurazione, mentre altre no, e poi ci arriveremo, solo che adesso, visto che si trovano in infrazione, stanno chiedendo di poter entrare
non avendo mai versato nulla perché i soldi che hanno preso dalla depurazione li hanno utilizzati per altre cose e non per la depurazione. Tu che occupi tra l’altro un posto pericoloso perché nell’arco di un anno ci sono state due persone che per motivi di salute hanno dato le dimissioni, non te lo auguro perché tu sei più giovane di loro …Al di là di questa premessa io volevo andare sullo specifico, sapere, un po’ l’hai già anche detto, su quelli che sono gli accordi che si stanno attuando a livello di ATO; io nello specifico volevo sapere questo: i lavori di collegamento con il Comune di Albenga, con quello di Borgio e con quello di Pietra Ligure a che punto sono? la prima domanda; la seconda domanda è: la Ponente Acque che cos’è ? perché è quella che sta mandando adesso le fatture, alcune sorvoliamo insomma, ci sono stati degli errori, va bene, però la Ponente Acque che vita ha e che vita avrà? e i soggetti  che faranno parte del nuovo consorzio a cui tu hai fatto cenno quali saranno? Ecco io vorrei avere una risposta concisa su queste  cose …
Avv. Bonifacino: Avete cercato un avvocato di Cairo che però non ha proprio la dote della brevità, … io quantomeno di una cosa non posso essere accusato … non vogliamo venire a depurare a Borghetto, questo lo possiamo dire. Hai fatto un riferimento molto interessante e importante a mio parere in merito a chi paga chi non paga e chi dovrà pagare ecco è
chiaro e definito dalla legge è obbligatorio dovrà succedere che la tariffa idrica da Laigueglia a Varazze poi si appiani;  un discorso che è finalizzato a porre termine alle discriminazioni nei confronti di chi l’acqua la paga poco, la paga pochissimo, non la depura nemmeno, da questo punto di vista si arriverà lì, si arriverà li sicuramente con la guida dell’autorità amministrativa indipendente di settore e quindi di ARERA che ci porterà alla convergenza tariffaria.
Chiaramente essendo un percorso complesso stante i divari tariffari enormi che ci sono, praticamente per in servizi ambientali abbiamo dieci comuni e non vorrei dire ma abbiamo dieci tariffe; siamo non tanto lontani tanto per darvi l’idea, ecco la Servizi Ambientali non è nata ieri come tu giustamente mi ricordavi, ecco i divari tariffari quando
poi ci saranno dentro tutti i 43 Comuni saranno notevoli. Andranno ad appianarsi, è obbligatorio, previsto, verrà fatto. In merito a un ulteriore tema che tu hai correttamente sollevato vale a dire quello della riconoscimento non solo di quello che ha fatto Borghetto ma anche quello di, in qualche maniera, porre anche un limite allo sfruttamento del territorio di Borghetto, ecco come avrete ha avuto notizia dagli organi di stampa nell’ambito di questo percorso che ci porterà alla aggregazione in un unico Consorzio d’ambito, poi in un’unica società di gestione dell’ambito, il nuovo gestore fin d’ora e quindi già da prima di essere costituito si impegna a chiedere una modifica di questo piano d’ambito, quindi questo è obiettivo che già ci siamo posti; la modifica di questo piano d’ambito finalizzata proprio a limitare anche l’afflusso del reflusso a Borghetto Santo Spirito; l’elemento nuovo che è quello che avete letto tutti i giornali è appunto, nuovo fino a un certo punto poi se vogliamo dirlo, è la volontà del Comune di Alassio di dotarsi di un depuratore proprio. Questo chiaramente nell’ambito di una modifica del piano ci permette di cambiare completamente la prospettiva dei collettamenti sul depuratore di Borghetto.
IL CASO ALBENGA – Per quel che riguarda il collocamento di Albenga abbiamo da affrontare il problema in due fasi:
la riva sinistra, la porzione di incomprensibile che stanno sulla riva sinistra del fiume Centa quindi, parliamo di fondamentalmente tutta Albenga tranne Badino, San Fedele, Lusignano e poco altro, quella è molto avanzata a livello di lavori di collegamento, potrebbe plausibilmente collegarsi anche entro l’anno, da questo punto di vista
stiamo facendo una serie di approfondimenti tecnici con la Provincia che è l’ente che presiede a questi lavori perché è l’ente d’ambito e l’ente di governo dell’ambito e quindi nel settore idrico è quello che deve gestire questo tipo di operazioni. Io sul punto, stante anche le richieste non soltanto del sindaco di Borghetto in una recente riunione
dei Sindaci della Servizi Ambientali, ma anche dei Sindaci di Borgio Verezzi, di Pietra Ligure e di Giustenice, ho chiesto alcune specifiche per iscritto alla struttura tecnica di Servizi Ambientali, anche perché come ti dicevo prima se incomprensibile quindi o si sono un po’ in difficoltà a dare delle informazioni puntuali sullo stato di queste cose
e soprattutto sugli sviluppi temporali e sulle necessità diciamo di interventi che ci sono. Io ti posso dire che so che la progettazione esecutiva dell’ultima parte del collegamento di Borgio incomprensibile bisogna appaltare i lavori però non dico nulla di nuovo né di segreto se dico che per appaltare i lavori bisogna avere anche la cassa per pagarli, perché mettere incomprensibile appalto senza prima essere sicuri di avere la cassa per pagare.
DA 4 ANNI GESTIONE IN ATTIVO DELLA SERVIZI AMBIENTALI – La gestione della Servizi Ambientali fortunatamente e grazie alla capacità degli amministratori da quattro anni ad adesso presenta sempre utili, quest’anno nel bilancio che sottoporremo ai nostri azionisti e quindi anche al Comune di Borghetto Santo Spirito abbiamo avuto utili molto importanti rispetto all’anno scorso abbiamo quadruplicato gli utili, per carità di Dio niente di fotonico, una cosa normale 300.000 euro di utili però sono utili comunque importanti; e quindi diciamo non intendiamo certo
impegnarci su un appalto senza essere certi di poter arrivare in fondo e di poterlo pagare. Per quel che riguarda la tua domanda puntuale su Ponente Acque la risposta in realtà è semplice e concisa per davvero quindi mi stupisco., PONENTE ACQUE IN LIQUIDAZIONE – Ponente Acque verrà posta in liquidazione non appena il nuovo gestore che sarà costituito come vi dicevo entro l’anno avrà ricevuto l’affidamento del servizio da parte della Provincia. Ponente
Acque rimane viva rimane in piedi perché in questo momento è l’affidatario del servizio, perché per una situazione giuridica un po’ particolare la legge che istituiva il terzo ato è stata dichiarata incostituzionale, la delibera di Consiglio Provinciale che affidava il servizio idrico integrato del terzo Ato è in piedi, l’ha affidata a Ponente Acque e quindi finché questa delibera non viene revocata o annullata dal tribunale è valida Ponente Acque deve continuare a
garantire il servizio anche perché non è un servizio qualsiasi cioè è un servizio assolutamente essenziale quello dell’acqua e della depurazione.
IL NUOVO CONSORZIO – L’altra domanda invece, anche qui cerco di essere ugualmente breve, su questa sono stato abbastanza breve, è quella del nuovo Consorzio: nuovo  Consorzio verrà formato tra le tre società e quindi non verrà formato tra i 43 comuni e tra le tre società, La Servizi Ambientali,  Sca di Alassio e il Consorzio depurazione Acque savonese di Savona. Le quote all’interno del consorzio verranno ripartite in base agli abitanti equivalenti, calcolati dal piano d’ambito, quindi non è una cosa che ci giochiamo sulla base di una proiezione che ci facciamo noi, è una cosa che è stata già validata dalla provincia di Savona, e tutti i Comuni non soci in questo momento e se non ricordo male sono quattordici avranno facoltà di entrare in una delle società, tendenzialmente essendo
tutti quanti del Ponente da noi in Servizi Ambientali o in SCA tramite un aumento di capitale dedicato che verrà deliberato da una Assemblea straordinaria non appena avremo costituito il consorzio; questo serve a garantire a tutti i Comuni non soci se vogliono di entrare perché giustamente è una società partecipata che deve essere sottoposto a
controllo analogo di tutti quanti gli enti che serve; se non vogliono di non entrare ma comunque di essere in qualche modo soggetti attivi della gestione sottoscrivendo separatamente la convenzione per il controllo analogo congiunto che dovranno sottoscrivere tutti i 43 Comuni, quella obbligatoriamente. Questo è il percorso che abbiamo in mente. Non so se posso dare qualche altro chiarimento.
LA RICHIESTA DI MARITANO – Consigliere Maritano: volevo ancora qualche chiarimento. Il primo è questo e mi risulta che appunto Pietra Ligure e Borgio rispettivamente abbiano versato a suo tempo 10 milioni di euro e 1.600.000 euro mal contati questo, mi è stato detto dai Sindaci mentre Albenga non ha versato; ora a mio avviso la priorità di allaccio dovrebbe essere ai Comuni che hanno già contribuito economicamente e non a quello; anche
perché Albenga se non vado errato convoglia circa il 30 per cento dei suoi liquami sul nostro territorio.
Avv. Bonifacino: Purtroppo è molto di più diciamo che l’idea è circa due terzi
Consigliere Maritano: Due terzi? E l’altro terzo invece va con Alassio?
Avv. Bonifacino: Ecco la questione della riva destra cioè la questione Vadino e altri è un po’ più complessa nel senso che ci sono una serie di soluzioni tecniche possibili: una è quella di convogliare eventualmente qui, se l’ente d’ambito quindi se la Provincia e la Regione ci dicessero questo è necessario fare perché tu sai bene Albenga è soggetta alla
condanna comunitaria e la situazione di Albenga.
Consigliere Maritano: Alassio non c’è perché non ha i 15.000 abitanti.
Avv. Bonifacino: Albenga quindi ha questa problematica; potrebbe essere quella una soluzione, una soluzione potrebbe essere collegarla eventualmente all’altro depuratore, se Alassio lo ritenesse opportuno fattibile; una terza soluzione che è fattibile tecnicamente ma anche questa va analizzata è quella di un impianto dedicato; quindi ci sono
tutte le porta aperte per la questione riva a destra per la questione Vadino; ovviamente al momento attuale abbiamo concentrato per quel che riguarda Albenga ci siamo focalizzati sulla questione riva sinistra collegamento a Borghetto perché i lavori sono pressoché terminati e quindi questa cosa deve essere chiusa; per quel che riguarda arriva la
riva destra ci sono queste tre soluzioni aperte che andranno valutate sicuramente da parte del nuovo gestore anche perché fare una scelta ora quando sappiamo benissimo che tra cinque mesi, forse meno di cinque mesi, ci sarà un nuovo soggetto che dovrà gestire tutte le vicende della depurazione nell’ambito idrico centro-ovest 1 che è quella appunto che
va da Laigueglia a Varazze, beh diciamo che sarebbe esagerato sarebbe una cosa non idonea che già adesso noi ci mettessimo a fare questa scelta.
Consigliere Maritano: Un’ultima considerazione: la condotta che da Albenga porta al nostro depuratore è sufficiente per convogliare i liquami che hai detto tu che sono circa i due terzi?
Avv. Bonifacino: La risposta che mi è stata data dai tecnici dei Servizi Ambientali e nello specifico dal Direttore Generale in persona è che grazie alla chiamiamola vasca di pre-trattamento di viale Che Guevara sarà possibile modulare la portata e quindi il tubo dovrebbe essere idoneo, questa è la risposta che mi è stato dato dal direttore generale, quindi io ti riferisco perché si capisce che è una domanda tecnica.
Consigliere Maritano: ultima proprio in assoluto: la SCA nell’ipotesi in cui Alassio vada per conto suo, perché sembra che l’Amministrazione Melgrati abbia questa intenzione qui, cosa ci fa nel nuovo consorzio che è soltanto una emanazione di Alassio domanda?
Avv. Bonifacino: beh no cioè nel senso da un certo punto di vista e questo mi sento di dirlo anche per Borghetto il fatto che Alassio si faccia un impianto è una è una bella cosa non è una brutta cosa e la SCA nel consorzio ci deve essere per obbligo normativo perché se l’ambito idrico va da Laigueglia a Varazze nella società che gestisce l’ambito
idrico ci deve essere anche la SCA perché opera i Comuni soci e poi eventualmente se ci saranno ingressi in SCA questo lo vedremo opererà in quel territorio fermo restando che è ovvio si tratta di una operatività meramente materiale perché tutte le attività di valutazione gare, acquisti, gestione dei rapporti con la Provincia, con la Regione, con l’autorità amministrativa indipendente saranno chiaramente in capo al Consorzio che poi determinerà anche i piani di investimento quindi sarà una gestione operativa meramente materiale ecco, il consorzio sarà poi quello che farà, perché è, diciamo, è la versione 1.0 della società che sarà poi frutto della fusione tra le tre partecipate.

Pietra Ligure: Antonio Viani da capitano del Nautico di Savona ad ‘ambasciatore’, in Germania con 60 dipendenti, dell’alta enograstronomia ligure e made in Italy

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Antonio Viani un’eccezionale storia di vita per gli alunni delle scuole, per l’Università della ‘Terza Età’. La straordinaria avventura di un pietrese, da marinaio a migrante in Germania. Pagine da tramandare ai posteri per non essere dimenticate. Nato a Pietra Ligure, figlio di U Sciu Tugnin Bulla e da A Scia Rusetta, donna bellissima. Un nonno precursore in Liguria dell’import di frutta secca e gli avi armatori. Commerciavano, via mare, grano destinato agli ormai storici mulini ad acqua sorti lungo torrenti o il ‘beo’. Oggi Antonio ha cittadinanza e moglie tedesca, due figli, 4 nipoti. Lui turista nella sua città dove trascorre le vacanze un paio di volte all’anno nella dimora di famiglia. Villa Accame sul lungomare, in centro storico, schiacciata tra palazzi, vista sul ‘cantiere navale’.

Antonio Viani un giovanotto di 82 anni durante l’intervista a Villa Accame di Pietra Ligure

Herr Antonio ci accoglie una domenica mattina d’autunno, quando strade, piazze, passeggiata mare, non brulicano più di turisti alla ricerca di sole, bagni, relax; tornare a casa abbronzati, raccontare agli amici l’ultima vacanza sulla Riviera delle Palme (?). Ottobre non è più tempo di Stabilimenti balneari aperti, l’arenile, da ponente a levante, quasi deserto. Nei dehors, nei ristoranti, pizzerie, bar non si fa più ressa per trovare un tavolo libero. L’immagine di una città di provincia a misura d’uomo e qualità della vita. Senza la caccia al posto auto, senza il rombo di motori, senza respirare massicce dosi di polveri sottili da gas di scarico, causa traffico che risparmia solo pochi ‘fazzoletti’ del perimetro urbano.

Ora, invece, vacanza ideale antistress. Ma non bisogna farsi illusioni, nessuno pensa si possa vivere, crescere, lavorare, produrre in una sorte di paradiso terrestre. E’ il prezzo che si paga al progresso o meglio al consumismo e alla mondializzazione crescente. A Pietra Ligure, come in altre realtà costiere di vacanze, i risultati della diffusa opera di distruzione ambientale a suon di cemento e speculazione immobiliare, con rare eccezioni, ha fatto tutto il resto.

Eppure sono sempre più numerosi i cittadini di questo mondo, soprattutto della società opulenta, che si rifugiano dove madre natura accoglie con tutti i suoi tesori ambientali, sono le mete predilette per le classi sociali benestanti.

Herr Antonio, nel cuore e nell’animo, è rimasto pietrese, legato ai ricordi di famiglia, di infanzia, di un giovane che, dopo essersi diplomato all’Istituto Nautico di Savona, si guarda attorno, riflette, sceglie la vita di mare, lontano da casa, dagli affetti, dalle abitudini quotidiane. Il destino gli è amico, ma è anche la sua forza interiore, l’educazione ricevuta, orgoglio, ambizioni, spirito di sacrificio, serietà che finiscono per coronare uno straordinario successo. Un lunghissimo tour di esemplari esperienze, di impegno, coraggio. Un tassello dopo l’altro, da vincitore, primo in classifica. Al punto che il giovane migrante partito dalla storica Castrum Petrae può esibire, con quell’umiltà che lo accompagna, un invidiabile curriculum che ormai gli serve soltanto per rispondere alle domande del cronista. Tanti lucidi momenti da tramandare e valorizzare, far sapere finché  c’è salute e memoria. Al punto che potremmo definirlo uno sgarbo, prima che sia troppo tardi, non averlo ancora insignito nell’album dei ‘Pietrese dell’Anno’.

Herr Antonio si racconta, con una lucidità non comune: ” Dopo le medie a Pietra Ligure, ho scelto il Nautico a Savona, ogni mattina in treno con altri compagni della mia città, di Loano, Albenga, Alassio, Finale Ligure. Mi sono diplomato, senza perdere un anno, capitano. Era il 1957. Poi il primo imbarco sul mercantile Italterra del gruppo Italnavi. Caricavamo nel porto commerciale di Genova le auto della Fiat  destinate all’America del Nord, attraverso il Canale di Panama, uno spettacolo unico per me, Los Angeles, San Francisco. Si tornava carichi di altra merce. Una traversata e ritorno di tre mesi. Un’esperienza ripetuta quattro volte. Ovviamente non da comandante, allievo ufficiale e con il I° ufficiale in cambusa.

Il destino vuole che il giovane Antonio conosce a Pietra Ligure quella che poi diventerà la sua diletta moglie e mamma di due figli. “I miei genitori – continua – gestivano una pensione famigliare dove ci troviamo in questo momento, Villa Accame e tra gli ospiti c’era la famiglia della turista con la quale convoleremo a nozze. Decisi cosi di lasciare l’armatore italiano, feci domanda ad un armatore di Amburgo. Detto fatto, imbarcato, questa volta, come ufficiale. Un vecchio mercantile, 9 nodi all’ora, solcavo l’oceano tra Svezia, Norveglia, Inghilterra Argentina, Brasile, ancora America del Nord”.

Uno dei tanti ‘navigatori’ costretto a restare lontano da casa e dagli affetti. Una vita avventurosa si direbbe. Antonio: ” Era il 1959, il periodo Pasquale. Dalla nave inviai un telegramma: “Carissima Ingrid voglio fidanzarmi con te….“. Risposta, sono d’accordo e felice. Sceso a terra ci siamo fidanzati con lo scambio di anelli come vuole la tradizione germanica e sono tornato a navigare”.

Un fidanzamento abbastanza solitario ? ” Credo fosse il giorno di Pasqua o Pasquetta, da Pietra Ligure giunse mia mamma e mia sorella. Avevo 23 anni, l’entusiasmo non mancava. Ma quale futuro. La fidanzata dopo pochi mesi espresse un desiderio “Avrei piacere se cambi mestiere….”. Era il mese di ottobre del ’59, d’accordo. Ho presentato le dimissioni, iniziava per me un nuovo percorso di vita e qualche incognita…”.

Il sorriso di Herr Viani diventato cittadino tedesco, nazione di cui apprezza tante virtù

Il lavoro, un’occupazione, pare di capire. Antonio: ” Un po’ di fortuna non guasta. Iniziai con la rappresentanza di macchine fotografiche della Zeiss di cui si occupava già il papà di Ingrid. Nello stesso tempo mi guardavo attorno  e seppi che l’Olivetti era alla ricerca  di un venditore che parlasse il tedesco. Feci domanda, allegai il curriculum, fui convocato e in pochi giorni iniziai a fare pratica, a imparare, conoscere la nuova realtà commerciale. Mi assegnarono una piccola zona della città di Hannover, allora si vendevano macchine da scrivere e calcolatrici. Nonostante non potessi esprimermi al meglio nella lingua, in pochi mesi seppi che ero diventato il più ‘produttivo’ tra i venditori Olivetti della città. Il direttore della filiale volle conoscermi, fece i complimenti, proponendo la promozione a responsabile generale  dell’Olivetti nella città di Göttingen (Gottinga in Bassa Sassonia ndr). Incarico che assunsi dal primo luglio 1961″.

Difficoltà ? Un ruolo impegnativo per uno ‘straniero’ ? “In effetti la regione è conosciuta per la sua gente piuttosto riservata, non da facilmente confidenza o fiducia, non ti accoglie  di primo acchito, deve conoscerti. Anche in questo caso è stato molto di aiuto mio suocero, la clientela era soprattutto tra le aziende, il settore del commercio, uffici professionali. Iniziava l’era dei primi computer. Un’esperienza coinvolgente. 25 anni con l’Olivetti e uno staff, da titolare, di una ventina di persone, tra tecnici, venditori, addetti alla contabilità. Ero diventato insomma un datore di lavoro e con successo.  Tutti gli anni, noi dell’Olivetti, ci incontravamo alla Messe (fiera) di Hannover dove si invitavano oltre ai dipendenti, i clienti.  E’ in uno degli ultimi incontri che un altro titolare di filiale Olivetti, in Germania, mi chiese se volevo vendere l’attività. Risposi: devo farci un pensierino”.

Un quarto di secolo sulla rampa Olivetti, un crescendo continuo di fatturato. Antonio: ” In realtà succede che nel 1973, per una serie di circostanze, inizio a commerciare, con passione, il made in Italy della gastronomia, anzi tutto ciò che ha a che fare con i tartufi. Dando vita, nel volgere di poco tempo, alla seconda ditta di prodotti gastronomici italiani della zona dove vivevo. Era un mercato fiorente, i tedeschi erano attratti dai tartufi, tante ricette, persino salami e würstel  al tartufo, materia prima che arrivava dall’Umbria e vendevo  ad industrie alimentari, a negozi di gastronomia. Il prezzo si aggirava sui 300 marchi al kg.

Signor Antonio,  business col vento in poppa ! ” E’ vero, ho fatto un buon lavoro e riuscivo ad occuparmi, con profitto, di due aziende. Con la clientela che continuava a crescere di numero e volume d’affari,  utili di bilancio. Di pari passo ho esteso la gamma dei prodotti italiani importati e inseriti nella filiera di vendita. Tra i primi olio extravergine ed aceto, pesto, specialità in vasetti. Nell’87 mi è capitata l’occasione di cedere la rappresentanza Olivetti, con l’obiettivo di dedicarmi esclusivamente all’import di prodotti italiani. Con il provento della vendita ho investito in quello che si può definire un piccolo stabilimento, centro di stoccaggio, confezionamento. Anche in quel caso, nella nuova sede abbiamo iniziato in 3 – 4 persone”.

E ora ha deciso di fare il pensionato, staccare la spina ? ” Diciamo le cose come stanno. Oggi l’azienda ha una sessantina di dipendenti, ma il merito non è solo mio. Anzi, diciamo che è soprattutto di mio figlio Remo, classe 1968, diploma al ginnasio. E nato in Germania, parla perfettamente l’italiano, sposato, due figli. Prima di affidargli le redini ci siamo trovati d’accordo che solo parlando bene la lingua di papà non avrebbe incontrato difficoltà. Così è stato. Remo si è trasferito a Milano in una scuola di lingue, dopo sei mesi era già pronto. La seconda tappa che consigliai: prima devi ancora conoscere tutti i fornitori che abbiamo in Italia, dalla Sicilia al Trentino Alto Adige, alla mia Liguria. Ne visitava tre in settimana, a 360 gradi. Tutto ciò che si doveva sapere dal campo, alla lavorazione. Io avevo 59 anni. Ho scelto di farmi da parte, seppure gradualmente, comunque affidando a lui la responsabilità. ‘Remo fai tu, sono tranquillo....’. Era il 1995, con 25 dipendenti, ora sono oltre 60. …

Parliamo dei suoi ricordi d’infanzia, com’era Pietra Ligure….Antonio : “Diciamo un Bel paese e ha un posto tutto particolare nel mio cuore. Però…però….ormai da cittadino tedesco per scelta, devo aggiungere, è una città che continua a perdere colpi, posizioni, non si investe, non guarda al futuro e ogni volta che vengo la trovo peggiorata. Il cantiere…che pena, persino un edificio come Il Flora non merita neppure il decoro della pittura…mi si dirà perchè non dai il buon esempio ed inizi ad investire…a dire il vero mai pensato, non ho la forza finanziaria “. Lo interrompe l’amico di infanzia Renato Rembado, ranzino Doc, operatore turistico, scrittore e ricercatore di storia locale. “Amici per la pelle da giovani, per tornare ad incontrarci proprio in Germania”. Rembado: “Sai Antonio cosa si dice a proposito del cantiere ? Visto che Colaninno rinvia, non vede l’affare, tempi lunghissimi ormai. Ho ascoltato questa proposta. L’area a mare del cantiere potrebbe ospitare fino a dieci concessioni balneari, il prezzo si aggira sui due milioni a Stabilimento Balneare, ecco  trovati i soldi per finanziare l’opera”. Viani : “…. però anziché palazzi e palazzine, da migrante che ha visto un pochino il mondo, opterei per una soluzione di sicuro effetto e richiamo turistico, urbanistico, commerciale per l’intera città, i secoli a venire.  Una grande piazza, con tanto verde e giardini…..”.

Antonio e Renato amici da ragazzi, con don Luigi Rembado si andava a Calizzano, tutti a piedi fino al Colle del Melogno. Da giovanotti frequentavano la pista da ballo fuori dal cantiere navale, il Flora. E poi: “Al Capanno di Ranzi un giorno ci siamo ritrovati in tavoli diversi, con le rispettive mogli tedesche. Ci siamo abbracciati….”.

E’ il momento del saluto, della stretta di mano. Signor Viani è davvero interessante leggere il sito dell’azienda che lei ha fondato e di cui andare orgoglioso. Tra i prodotti molte eccellenze autentiche e riconosciute dell’enogastronomia italiana, in piccola parte ligure. Lo sa a quando offrite, via internet, nella carrello della spesa, l’Oliveno’l Extra in Tonkrug mit Streifen (in brocca di terracotta con strisce), bottiglia da 500 ml ? “No, no, dovrei vedere..“. Costa 39,90 pari a 79,80 al litro. Da primato ! Viani: “Davvero, è sicuro, se vendiamo a quel prezzo lo vale ed ha un mercato seppure selezionato….altrimenti che senso avrebbe proporlo ….. “. E il Parmigiano Reggiano Dop Riserva, 36 mesi ? Viani: ” Ormai dica lei,  non ho idea “. Una confezione da 350 g. 22,40 euro, 64 al chilo. Diciamo che sono le Ferrari, ma a tavola, che si possono permettere i buongustai tedeschi della prima potenza economica in Europa. Peccato, noi liguri siamo riusciti a perdere anche i turisti con i portafogli gonfi di marchi che animavano, negli anni ’60 e ’70, la  nostra Riviera, locali notturni, alberghi, bar, ristoranti, negozi del lusso.

Il commiato tra due amici di vecchia data: Renato Rembado e Antonio Viani

Come concludere l’incontro senza chiedere qualcosa sugli inquilini sindaci di Palazzo Golli. Viani: “Un bel ricordo dell’operosità del dr. Negro e del dr. De Vincenzi. Io del resto i primi soldini li ho guadagnati andato a pescare la ‘tremulisa’ (blocchi di terra forati dove si rifugiano i vermi) a 3- 4 metri di profondità nella zona del molo e che portavo al ‘sellaio’ che, a sua volta, li vendeva ai pescatori. Lirette per pagare l’ingresso al ballo”. E degli amici che rivede quando torna a Pietra: ” Renato Rembado, Borro l’elettrauto, ricordo sempre Tain, famiglia numerosa, alcuni emigrati in Argentina, lui era il meccanico delle nostre prime motorette”.

Un italiano, cittadino tedesco, cosa apprezza maggiormente della sua seconda Patria: “Intanto ringrazio per avermi dato l’opportunità di fare diciamo fortuna, ho avuto una bravo suocero e mia moglie  che mi hanno aiutato tantissimo. Lei è metà di Colonia e metà di Lena città che apparteneva alla Germania Est comunista. Della civiltà tedesca apprezzo la correttezza, puntualità, precisione, serietà, se danno una parola la mantengono, mi sono appropriato del loro modo di vivere”.

Un difetto ? “Non si può generalizzare, varia da Land a Land, ovvero regione. In Renania sono molto aperti, allegri, nella Bassa Sassonia ci vuole più tempo per farseli amici, ma poi la loro fiducia non la perdi più.”

A Pietra a Villa Accame vive la sorella  Rosangela che è stata assessore leghista col sindaco Giacomo Accame,  un fratello ha scelto di trascorre la vecchia all’estero, su un’isola. Villa Accame costruita nel  1903  dagli Accame del ceppo   di Tovo San Giacomo.  Nonno Antonio Viani è morto a 93 anni.

Villa Accame sul lungomare di ponente a Pietra, costruita nel 1903, abitata dai fratelli Viani

Se non rubiamo un segreto qual è la prima azienda italiana nella graduatoria dei vostri acquisti ? ” La Urbani, nel perugiano, produce tonnellate di tartufo nero ed esporta in tutto il mondo. In Liguria ci riforniamo dall’oleificio Roi di Badalucco di Franco Boeri, dalla ditta Siccardi (prodotti ittici) di Varigotti e da La Gallinara di Marco Natucci di Albenga. Complessivamente 130 fornitori, aziende famigliari, di vere eccellenze che ci consentono  di vendere a tremila gastronomie. Da pochi mesi mio figlio ha creando una seconda ditta per la commercializzazione diretta, via internet, chiunque può comprare. Direi che sono un papà, un nonno, un marito felice e fortunato. L’altro figlio, Stefano, ha un’attività nel mondo dei computer e dell’elaborazione dati. Io sono cattolico, i figli di religione evangelica protestante, l’unico mio hobby è la filatelia, da quando ero ragazzo. Il pezzo più raro stampato quando  il presidente della Repubblica Italiana fece visita in Perù, sbagliarono però il nome sulla stampa. La serie fu subito ritirata, un esemplare lo conservo come una reliquia”.

Luciano Corrado

 


Da Pietra clamorosa denuncia: Autofiori il rinnovo in deroga e priva di requisiti.La sorte del Parco botanico, la fauna muore

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Nell’ultimo mezzo secolo non è stato realizzato più niente mentre le altre Regioni del Nord  hanno potenziato le loro infrastrutture e sono andate avanti, in Liguria siamo fermi. Nel Ponente l’Autostrada dei Fiori (ora di proprietà del Gruppo Gavio di Tortona) non ha alcuni dei “requisiti minimi essenziali ” per essere considerata “autostrada” e questo fatto se venisse “conclamato” dovrebbe essere  “declassata ” a “superstrada “. Non solo: sta già “godendo”  del primo rinnovo della concessione, ma “in deroga” (come “autostrada”) perché priva di requisiti per esser considerata tale, come le corsie d’emergenza o i guard rail a norma.  Non bastano più ! Siamo anche in presenze di intasamenti ‘sistemici’ nei fine settimana, week end, festività. Con gravissime ripercussione su tutto il sistema viario dalla Costa fino alle valli collinari verso il Basso Piemonte. Intanto il clima pre elettorale da il via alle prime mosse e possibili alleanze nello schieramento di centro destra dove Mario Carrara punta a bruciare i tempi, ma tra insidie e resistenze.

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COMUNICATO STAMPA – Alla presenza dell’assessore regionale ai Trasporti, Turismo e Lavoro Gianni Berrino, esponente ligure di “Fratelli d’Italia”, si è svolto l’incontro organizzato dalla Lista Civica dei Pietresi, sul tema dei “Trasporti” e “Turismo” in Liguria in seguito alla sciagura del ponte Morandi. È stato subito evidenziato da Mario Carrara nella sua presentazione, come l’assessore Berrino, con il presidente Toti, sia colui che sta seguendo e gestendo direttamente la situazione di emergenza in tutta la logistica dei collegamenti e dei trasporti, provocata dal crollo dello stesso ponte.

Carrara ha sottolineato che la sciagura del ponte non riguarda soltanto la città capoluogo che, pure, ha pagato e sta pagando un prezzo ingente in termini di vite umane, di lavoro, di mobilità, ma riguarda anche (se non “soprattutto”) tutta la parte di ponente della Regione Liguria, che va dal fiume Polcevera fino al confine con la Francia. Tutto il Ponente ligure, quindi una metà dell’intera Regione, risulta colpito e danneggiato da quanto è accaduto. Quindi,  non c’è solo una città tagliata a metà, è la Liguria, di fatto, ad essere ora,  una Regione tagliata a metà!

Nel corso della riunione è  stato rilevato come dal Ponente ligure, per raggiungere Genova centro o recarsi nel Levante della Liguria, ora occorra più di un’ora di viaggio, rispetto a prima. Le due sole alternative viarie che esistono sono: o salire fino in Piemonte e, poi, percorrere la Genova-Serravalle, in direzione Genova, un’autostrada “antica”, con un percorso tortuoso e veramente pericoloso; oppure, incolonnarsi nel traffico cittadino, dopo essere usciti a Genova Prá, oppure a Genova aeroporto. Ma se ci si avventura nel traffico genovese per l’ora di punta, o in un giorno di pioggia, il tempo occorrente per giungere a destinazione aumenta ancora considerevolmente. Lunedì 17 Settembre si sono riaperte  le scuole e si è  visto qual’è stato l’impatto finale su tutta la circolazione automobilistica. Da quel giorno,  ogni giorno, in certe ore, è davvero l’ingorgo e “la coda continua”.

Da tutti è emersa l’esigenza di porre la questione dei collegamenti del Ponente in primo piano: la via Aurelia e la ferrovia realizzate nel 1800, quest’ultima, proprio nel tratto pietrese, ancora a binario unico, e l’Autostrada dei Fiori, che risale al 1967, (un’autostrada già “pagata” dalla collettività al suo costruttore, che sta già “godendo”  del primo rinnovo della concessione, ma “in deroga” come “autostrada” perché priva di requisiti per esser considerata tale,  come le corsie d’emergenza o i guard rail a norma), non bastano più.

In cinquant’anni non e stato realizzato più niente –

Le altre Regioni del nord  hanno potenziato le loro infrastrutture e sono andate avanti;  la Liguria non ha fatto più nulla e si è fermata: ora è ferma ai livelli di 50 anni fa.  L’assessore Berrino ha evidenziato come la Regione, che appoggia decisamente la costruzione del Terzo valico ferroviario e della “Gronda” di Genova, stia facendo tutto il possibile per far fronte a questa emergenza,  che è un’emergenza nazionale,  in quanto il clamoroso crollo del ponte ha avuto un’eco drammatica in tutto il mondo; in questa tragedia,  è l’immagine stessa dell’Italia, come paese, che ne è uscita, indubbiamente, colpita e danneggiata. Berrino ha sottolineato come siano stati potenziati i collegamenti ferroviarii da Ge-Voltri e tra Savona e Sestri Levante, anche con l’arrivo da  altre regioni di nuovi treni. E come la stazione di Savona debba diventare il punto di riferimento di interscambio per chi proviene in auto dal Ponente, per poi,  da lì,  proseguire verso Genova in treno.

Nei successivi interventi da parte, in particolare, dei rappresentanti delle categorie imprenditoriali turistiche della città come gli albergatori,  i commercianti, gli stabilimenti balneari è  stato sottolineato il disagio generale per il fatto di dover usufruire di infrastrutture obsolete, progettate e concepite quando ancora il turismo non esisteva o, nel caso dell’Autostrada dei Fiori, quando non era neanche immaginabile che si sviluppasse con questi livelli di traffico. Ciò, tenuto conto,  che l’unica autostrada, a due sole corsie, ne ha, in realtà, di fatto, una soltanto quella di “sorpasso”,  perché la corsia di marcia è occupata quotidianamente dal lungo serpentone dei tir internazionali. Se si insistesse sul fatto che l’autostrada dei Fiori non ha alcuni dei “requisiti minimi essenziali ” per essere considerata “autostrada ” e questo fatto venisse “conclamato”, essa dovrebbe essere  “declassata ” a “superstrada “!

Ma l’ipotesi di “declassare” l’autostrada a “superstrada”, in quanto mancante di requisiti normativi,  non è considerata percorribile dall’assessore in quanto ciò provocherebbe l’automatico abbassamento dei limiti orari a 90 kmh,  con conseguente rallentamento di tutto il traffico. É ovvia, la conseguenza, tuttavia, che l’abbassamento dei limiti attuali che,  per quasi tutto il percorso autostradale, sono a 110 kmh,  ai 90 kmh di una “superstrada” sarebbe ben compensato dall’eliminazione del pagamento del pedaggio.

Un pedaggio tra i più cari di tutte le autostrade d’Italia,  per un’autostrada che non ha neanche i requisiti minimi per esser considerata tale! Come, pure, l’assessore  Berrino ha scartato l’ipotesi di costruzione di una nuova moderna autostrada, non ritenuta un’ipotesi percorribile, per i costi proibitivi, che renderebbero impossibile la realizzazione dell’opera. Secondo l’assessore, l’unica,  realistica ipotesi su cui si potrebbe puntare con successo,  potrebbe essere rappresentata dalla realizzazione dei congiungimenti delle varie tratte dell’Aurelia bis,  in modo da creare una “vera” strada alternativa, sia all’Aurelia che all’autostrada.

Come,  pure,  nel settore ferroviario, puntare le carte sullo spostamento a monte nella tratta Finale-Andora che, nella nuova situazione diventa imprescindibile, senza giustificazioni; che renderebbe “internazionale” la nostra linea ferroviaria, ora ancora gravata da una anacronistica “strozzatura” del “binario unico”, senza senso, che rallenta, se non blocca,  di fatto, l’andatura e la spedita procedibilità dei treni,  nonché il loro numero. L’assessore ha parlato,  in un contesto più vasto,  dell’approvazione, a livello europeo,  del collegamento ferroviario da Barcellona,  Nizza,  Genova e,  poi,  fino a Kiev, che interessando in pieno tutto il nostro Ponente, rappresenterebbe la vera “svolta” di qualità dei nostri collegamenti ferroviarii. L’assemblea sui collegamenti e trasporti nel Ponente,  con l’assessore Berrino, si è conclusa con i presenti che,  ancora,  avrebbero voluto “tempestarlo” di domande, ma, visto l’interesse e l’attenzione riscontrati ha promesso di tornare di nuovo.

Mario Carrara, Capogruppo Consiliare

Pietra Ligure,  16/9/2018

CHE SUCCEDE A PIETRA NELL’ALVEO DEL MAREMOLA ‘

COMUNICATO STAMPA DI NICOLA SEPPORE 100% PIETRA- 
Pulizia del Maremola ? Un lavoro lasciato a metà.  Dopo l’allerta di quest’oggi gli arenili saranno invasi dalla sporcizia: il Comune se ne faccia carico. Il torrente Maremola è tornato a far paura. Le forti piogge di queste ore, infatti, hanno innescato l’impeto del fiume che, pur non destando mai grandi preoccupazioni, è arrivato trascinare via con sé le canne tagliate nei giorni scorsi e malauguratamente lasciate lì, sul letto del torrente.
Nella memoria di tutti i pietresi restano indelebili le immagini di due anni fa, quando il Maremola straripò innondando le aree limitrofe alle sue sponde. Oggi, 11 ottobre 2018, ci ritroviamo con la prima allerta rossa della stagione autunnale e un torrente non del tutto ripulito. Le tantissime canne presenti lungo il letto del fiume, infatti, sono state sì tagliate nei giorni scorsi, ma non sono state portate via, rimanendo così in balia della furia dell’acqua che scendeva verso il mare.
Non è mia intenzione puntare il dito contro l’Amministrazione comunale – anche perché mi pare logico che nessuno ambisca a ritrovarsi in una situazione di potenziale pericolo – ma penso che sia lecito domandarsi perché ci ritroviamo a (quasi) metà ottobre con un letto del fiume ancora sporco. Ritengo, in particolare, che nessun iter burocratico possa in alcun modo ostacolare i giusti tempi di realizzazione di un lavoro essenziale per la sicurezza di tutti i cittadini. Inoltre, le canne tagliate (e non rimosse per tempo) presenti nel Maremola verranno inevitabilmente trasportate in mare e, di seguito, invaderanno le spiagge del paese.
Anche in questo caso, quindi, pare lecito domandarsi perché a farsi carico della pulizia degli arenili debbano essere gli stessi concessionari. Non dovrebbe essere il Comune, in queste occasioni, a prendersi le proprie responsabilità, attivandosi per far ripulire i vari lidi? Il sottoscritto ritiene di sì, a maggior ragione visto che il lavoro di pulizia dell’alveo è stato lasciato a metà proprio nel momento meno opportuno. Ricordo, inoltre, che nel contratto che lega il Comune di Pietra Ligure alla ditta preposta al servizio di nettezza urbana (ATA), all’art.26, è previsto ”il servizio di pulizia e raccolta dei rifiuti indifferenziati e differenziabili degli arenili e nei letti dei corsi d’acqua pubblici”.
La storia ci ha insegnato a non sottovalutare il pericolo derivante da una zona ad elevato rischio idrogeologico durante un’allerta meteo. Facciamo tesoro di questo insegnamento appreso due anni fa e che solo per fortuna non ricordiamo oggi per motivi ben più gravi.
IL BIGLIETTO DA VISITA FOTOGRAFA LO STATO DI INCURIA
PER AMBIENTE, FAUNA E FLORA. E’ PUBBLICITA’ TURISTICA ‘ ?
IL PARCO ABBANDONATO E’ UN DELITTO IMPUNITO
Era il 9 settembre, con la stagione estiva e del turismo a pieni giri, con qualche segnale di crisi negli arrivi e presenze soprattutto di cittadini stranieri. Ma c’è da tener conto che non è possibile avere un quadro abbastanza veritiero fino a quando non sarà fattibile monitorare i flussi nelle seconde case di cui Pietra vanta un primato  con altre località ponentine della costa. Non bisogna essere scienziati per sapere quanto sia importante per una città, una provincia, un Regione esibire, non solo la ‘Certificazione ambientale’ di cui tutti si sono dotati, ma sulla cui efficacia reale (tenendo anche conto che costa ogni anno un ‘pedaggio’ di migliaia di euro per il rinnovo) i dubbi non sono pochi. Non solo c’è la quantità e percentuale della raccolta differenziata (mentre ci sono paesi del centro e Nord Europa, serbatoi del turismo, dove da decenni si sono raggiunte quote del 100%).
Pietra Ligure che si era dotata di un lodevole parco orto botanico, un’oasi faunistica, persino voliere per uccellini ed animali da cortile. Nella mozione presentata dal consigliere di opposizione Mario Carrara si rimarca la triste sorte toccata alle povere bestiole, tutte morte o lasciate morire per incuria (?), in pericolo le tartarughe, i pesciolini rossi di una pittoresca vasca. Di fronte all’incapacità ed immobilismo, Carrara dice: “Non si è fatto nulla dopo il mio appello, mozione. Appare problematico in particolare che questa struttura, così preziosa e delicata per il suo mantenimento e conservazione, sia lasciata  priva di un guardiano -giardiniere o di sorveglianza, in preda al vandalismo che ogni teppista potrebbe effettuare indisturbato”. E poi che esempio si offre, senza andare lontano  agli alunni delle scuole, ai giovani . Qualcuno ha scritto: “...la città ha bel altri problemi da affrontare e risolvere….altro che uccellini e bestiole….”. E chi può dire di no. Pensiamo solo al ‘rudere‘ che fa bella mostra nel panorama cittadino, l’ex cantiere navale, ci sono le aree ex Italcementi, pure in centro città, la sorte di alcune strutture alberghiere (eloquente la lettera che aveva scritto l’ex consigliere comunale geom. Ciribì, nessuna reazioni).
Interventi di riqualificazione e rilancio che i mass media avevano più volte descritto a titoloni, locandine, per la serie: è la volta buona, non è propaganda, fumo elettorale. Le ‘figuracce’ non finiscono mai e spesso gli elettori dimenticano in fretta. Del resto non si può solo mettere in croce un sindaco che, persona perbene a parte,  ha dimostrato un forte mediocrità, incapacità al ruolo ricoperto. Una città alla deriva o quasi, trascinando le forze politiche che l’hanno sostenuto e soprattutto lo sostengono.  Si preparino alla batosta elettorale, a meno che non cambino pelle e spazzino via i responsabili.
Che dire della mancata attenzione e cura alle piccole cose, l’assenza di una programmazione e pianificazione pragmatica, puntuale, che rispettando le tappe, guardi al futuro, crei le condizioni di lavoro, sviluppo, investimenti produttivi per le generazioni a venire. E’ vero che il sindaco Avio Valeriani non è una mosca bianca nella nostra Riviera, non è l’uomo solo al comando. In una azienda che si rispetti, con un bilancio milionario,  sarebbe forse stato esonerato per tempo lui e chi gli tiene il ‘sacco’. Tra l’altro rischia di trascinare il centro sinistra ‘ nel baratro di una clamorosa sconfitta elettorale. La mozione del consigliere Carrara, a quanto emerge, non ha cambiato di una virgola lo stato di abbandono del parco. A chi giova ?

COMUNICATO STAMPA – Anche il parco orto botanico in via di degrado: non c’è più il custode; l’oasi faunistica non esiste più; gli uccellini e gli animali che erano nelle grandi voliere: tutti morti; ora, sono in pericolo le tartarughe ed i pesci della pittoresca vasca.

Che desolazione vedere che anche, e purtroppo, il parco-orto botanico sia lasciato andare in malora.

L’ultimo custode-giardiniere è andato in pensione e l’Amministrazione Comunale non si è premurata di trovare il modo di sostituirlo. E dire che era da tempo che lo stesso custode lo aveva preannunciato; quindi,  c’era tutto il tempo per organizzarsi e porvi rimedio. Tuttavia,  il parco orto-botanico, un vero gioiello che tutti ci invidiano, è stato lasciato senza nessuna sorveglianza e la cura dello stesso ora viene svolta dalle sporadiche incombenze della squadra dei giardinieri.

Ma,  com’era da prevedersi, senza il  controllo costante di una presenza “fissa” di personale anche questa struttura diviene preda e ritrovo di “scorrerie” di teppisti, nonché pure la sciatteria comincia ad imperversare. Le grandi voliere che ospitavano tanti variopinti uccellini ed altri animali, oggetto di visite continue di bambini e scolaresche, sono tutte desolatamente vuote: gli animali sono tutti morti. Eppure ne hanno ospitato tanti e di tante specie: dai cardellini, ai canarini,  ai fagiani,  ai merli, , ai pappagallini, agli scoiattoli, ai conigli, ecc.

Ora,  è in serio pericolo ciò che resta di “vivo”: nella grande pittoresca vasca dove sono ospitate ben una cinquantina di tartarughe e pesci, anche di ragguardevoli dimensioni, nessuno è più addetto a dar loro da mangiare: solo qualche “anima buona” ogni tanto porta del cibo,  diversamente morirebbero di fame. Inoltre,  nessuno protegge più questi poveri animali,  che costituivano per il loro “unicum” una delle attrattive del parco,  da chi volesse far loro del male, divertirsi a tormentarli, o portarseli via.

Noi stessi,  quando abbiamo fatto il sopralluogo nel parco, nei pressi  del laghetto, abbiamo redarguito e scacciato dei giovinastri che, con bastoni,  si divertivano a picchiare e far cadere le povere tartarughe dai loro ripari sulle rocce. I grandi parchi della città come il parco “Offemburg”, il parco “Negro”, ma specialmente e soprattutto il parco-orto botanico hanno bisogno di un servizio di sorveglianza e cura costante e continua che garantisca la loro conservazione,  la loro preservazione e la loro bellezza. Diversamente, diventano preda del degrado progressivo,  come sta indubitabilmente già avvenendo nel parco “Offemburg”, e come vi sta “scivolando” (nel degrado) anche l’orto botanico. Per quest’ultimo,  tuttavia, il problema riguarda solo l’orario diurno in quanto, essendo tutto completamente recintato, per le incursioni notturne il problema stesso non sussiste. Ciò a riprova dell’efficacia delle cancellate di recinzione e protezione di queste strutture pubbliche.

Basta vedere i cestini dei rifiuti stracolmi e traboccanti, che nessuno,  a differenza di ciò che avveniva prima,  svuota più: le conseguenze si vedono e le fotografie lo dimostrano; nonché dei rami secchi e della sporcizia, sparsi un po’ dappertutto.Un vero peccato che questa struttura sia condannata a ridursi così per l’insensibilità dell’Amministrazione Comunale.Per tutto quanto sovraesposto,  si chiede che il Consiglio Comunale approvi la presente Mozione Consiliare nel dispositivo che segue: Il Consiglio Comunale di Pietra Ligure impegna il Sindaco e la Giunta Comunale a ridotare il parco-orto botanico di un giardiniere custode,  addetto alla sua cura e sorveglianza,  per la conservazione della sua integrità e bellezza. Inoltre,  impegna il Sindaco e la Giunta Comunale, nel frattempo, a far sì che sia garantito il cibo agli animali presenti nel laghetto in modo che possano sopravvivere, nonché  la loro “protezione” da chi volesse far loro del male o rubare.

Pietra Ligure, 3/9/2018, Mario Carrara

Da Imperia nuova riscossa di Claudio Scajolanasce ‘Polis’ associazione politica, Sappa presidente. Forza Italia sfrattata dalla sedeRipercussioni nel savonese dove si vota

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Novità abbastanza clamorose, di rilievo locale e regionale, si leggono sui media imperiesi. A Imperia nasce ‘Polis’, associazione politica: leader Claudio Scajola, l’ex ministro rieletto sindaco della sua città. L’atto costitutivo nello studio del notaio Franco Amadeo, papà Aldo, origini a Mendatica, fu parlamentare Dc e presidente provinciale Coldiretti. Primo presidente di Polis, l’ex premier della Provincia, ex sindaco di Imperia Ginetto Sappa. Ma Polis guarda anche fuori dai confini: a Savona, a Sanremo, a Ventimiglia e non solo. Ci sono, nel 2018, le elezioni in Comuni imperiesi e savonesi, nel 2020 le Regionali. La scommessa, battere il ‘blocco Toti – Rixi’ (FI e Lega). E come non bastasse: l’annuncio che Forza Italia, a Imperia, è sfrattata dalla sede di via Matteotti. Raggiunto un accordo con Scajola per mobilio e documenti. ULTIMA ORA – Leggi anche, a fondo pagina, l’omaggio di Imperia, con cerimonia civile nel camposanto, al suo valoroso ed attivissimo presidente dell’Anpi ing. Ezio Lavezzi

Scajola e gli amici avevano inizialmente ipotizzato di dare vita ad una Fondazione, ha prevalso la forma associativa ritenuta più snella e alla quale fioccano le adesioni. Se in provincia di Imperia l’ex ministro non ha difficoltà ad ipotizzare su quali forze e uomini contare, anche se c’è tutto il tempo per ingrossare le file con nuovi proseliti, in particolare sindaci, consiglieri comunali, ma anche esponenti della società civile, sarà interessante attendere gli sviluppi nel Savonese dove Scajola ha avuto e forse ha un largo seguito.  E chi nelle disgrazie non l’ha abbandonato come ebbe occasioni dire dire con tono secco e sferzante quando presentò ufficialmente il suo schieramento per le comunali e ringraziò gli ‘amici veri’.

Tra tutti, in passato, primeggiava Angelo Vaccarezza considerato il suo più tenace ed attivo colonnello; Piero Santi, nato Dc, a Savona, già assessore provinciale con Vaccarezza presidente, ora è assessore della giunta Caprioglio. Seppur dietro le quinte il legame, la reciproca stima, tra Scajola ed il dr. Luciano Pasquale, attuale presidente di Union Camere delle Riviere Liguri. Da ministro in più occasioni pubbliche e dichiarazioni stampa aveva manifestato grande ammirazione per le capacità manageriali, i traguardi raggiunti da Pasquale. Fino a dichiarare “Se fosse disponibile non avrei difficoltà a candidarlo da domattina…a sindaco, ….sarebbe un valido parlamentare o un ottimo presidente di Regione…”. Tra i fedelissimi il sindaco di Alassio Marco Melgrati e l’ex consigliere regionale Robertina Gasco. La lista potrebbe continuare con i nomi di spicco, ci sono i Video imprenditori di Varazze.

Quale saranno le conseguenze del scisma nel blocco di centro destra oggi saldamente al potere in Liguria ed in molti Comuni? E quali possibili alleanze con il centro sinistra del Pd, più o meno renziano, di cui lo stesso Berlusconi non aveva fatto mistero pur di scongiurare un governo giallo verde tra ‘populisti e ‘sovranisti’ ? La corazzata Scajola, con i suoi pesi massimi, è scesa in campo su più fronti e siamo solo all’antipasto.

Toti e C. o si  rassegnano ad una resa, onorevole per quanto volete, oppure lo scontro perlomeno nel ponente ligure potrebbe essere foriero di sorprese e capovolgimenti elettorali ? Basta pensare, senza andare lontano, che nel 2019 si voterà anche a Finale Ligure e Pietra Ligure, Albenga. Nel primo caso pare difficile al momento un accordo tra l’uscente Frascherelli e il giornalista Pier Paolo Cervone che si ricandida, ‘pescando’ nel centro destra e centro sinistra, volti nuovi. Cervone potrebbe decidere di unirsi alle forze scajolane qualora FI e Lega, a Finale, dessero vita ad una lista ? Discorso più o meno analogo, seppure più complesso, a Pietra dove il centro destra appare molto più diviso, e pare scontata la ricandidatura di De Vincenzi, l’ex sindaco con un largo seguito nella sua città, consigliere regionale all’opposizione per il Pd. Tutta da giocare, infine, la sfida – partita Albenga dove la presenza di aderenti a Polis indebolirebbero il centro destra che punterà sulla candidatura a sindaco di Eraldo Ciangherotti. Un’alleanza Scajola e Pd, con un candidato sindaco scelto in sintonia, difficilmente vedrebbe la vittoria del ‘modello Toti’. E l’avv. Ciangiano non sarebbe certamente osteggiato dagli scajolani e considerato una pedina vincente almeno fino a d oggi con la ‘benedizione’ del cugino on. Franco Vazio.

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IMPERIA E ANPI HANNO PERSO LAVEZZI

PROTAGONISTA DELLA RINASCITA DI VILLA GROK

L’omaggio di Imperia, con cerimonia civile nel camposanto, al suo valoroso ed attivissimo presidente dell’Anpi ing. Ezio Lavezzi

Grande commozione a Imperia per la scomparsa dell’ing. Ezio Lavezzi, presidente provinciale e consigliere nazionale dell’Anpi. Cerimonia civile nel cimitero di Imperia. Parole di ricordo da Ugo Mela, presidente dell’Associazione partigiani di Oneglia, quella intitolata a Silvio Bonfante, il mitico comandante ‘Cion’. Grande commozione con parole toccanti di Mela seguito poi da un discorso tenuto dall’avvocato Corradi, presidente dell’Anpi di Arma-Taggia. Una folla ha reso omaggio a Lavezzi stimato professionista che oltre all’Anpi seguiva con passione la sezione provinciale della Fidapa, la Federazione dei donatori di sangue. Rappresentanti di tutte le armi e delle sezioni Anpi dell’Imperiese, del Savonese e del Genovesato hanno portato il loro saluto con bandiere e corone di fiori. Lavezzi lascia la moglie, Annamaria Giuganino, già preside e provveditore agli studi, e due figli. L’ing Lavezzi qualche anno fa aveva ridato vita, con un suo particolareggiato progetto alla rinascita di Villa Grok, la sontuosa dimora sulle alture di Imperia che fu abitazione del celebre clown.

Acna di Cengio story. Incredibile dossier a 40 anni dalle esplosioni, morti, feriti, danniPagine inedite: incontro di studio al Patetta

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Era l’11 maggio del ’79, All’Acna di Cengio salta in aria un intero reparto: 2 morti, 9 feriti, danni ingenti. Nessuno ha mai pagato per la tragedia. Nella sentenza non sono state chiarite, da perizie e testimonianze, cause e responsabilità. Massimo Macciò, docente, sindacalista e scrittore (Le bombe di Savona. Chi c’era racconta), ha incontrato due membri del Consiglio di Fabbrica Acna. Esiste un bloc notes su cui, per conto dello stesso CdF, risultano dichiarazioni di tutti i 50 addetti del reparto. Spesso erano testimonianze di gruppo. Serpeggiava la paura di perdere il posto di lavoro, un malessere diffuso. Pagine di storia inquietanti, mai approfondite, né rivelate prima d’ora. Con protagonisti noti ed ignoti. Se ne parlerà all’Istituto Patetta, di Cairo Montenotte, nel corso di un ‘incontro di studio – lezione aperta’, mercoledì 7 novembre, dalle 9,30 alle 13. Oltre al prof Macciò, Luigi Pregliasco, Pasqualino Adriano Tardito e l’ing. Fulvio Porta. Un clamoroso dossier con incontestabile verità seppure 40 anni dopo.

Massimo Macciò, insegnante e scrittore, da anni impegnato nelle ricerca della verità sulle bombe di Savona del ’74-75, imbattendosi nel ‘giallo’ della base americana di Pian dei Corsi, qui in un servizio d’archivio in Tv sulla presunta base segreta della Cia a Pian dei Corsi. Oggi tra i coordinatori dell’incontro all’Istituto Patetta di Cairo. Tema: La sicurezza sul lavoro, testimonianze e prospettive

Si preannuncia un incontro davvero interessante, anche perché si dimostra che la sentenza di assoluzione per 4 tecnici dell’Acna era errata o quantomeno poggiava su premesse strampalate. Il ‘vulcano’ Acna ormai destinato agli annali storici, ma sempre attuale. Ex operai e impiegati  ancora in vita, i famigliari di chi se ne è andato, un bagaglio di conoscenza per le giovani generazioni e quelle a venire. L’Acna che era definita la ‘fabbrica della morte o dei velini’ , ha avuto un costo di vite umane, malattie ed indicibili sofferenze, inquinamento di acque, interminabili strascichi in provincia di Savona,  nell’alessandrino, nel cuneese. Falde acquifere inquinate, oltre alle conseguenze più gravi nel fiume Bormida. Ci furono inchieste, indagini, alternarsi di pretori, magistrati inquirenti, giudici istruttori, tribunali giudicanti, perizie d’ufficio e di parte, un maxi processo soprattutto (con molte partici civili, Comuni e Province compresi), ingenti spese legali. Il tutto finito in bolla di sapone alla Suprema Corte penale di Roma.

Oltre ai costi in vite umane, ai danni ambientali su un vasto territorio, servirono prima miliardi di lire, poi milioni di € per disinquinare il sottosuolo dove sorgeva la fabbrica. Oggi il dossier inedito che può essere  motivo di riflessione pure per i cronisti che nel corso dei decenni, ora da corrispondente della Val Bormida, ora da redattore, sono  stati a loro  volta testimoni dei tempi. Cosa scrivevano, cosa si riusciva a sapere dell’attività in fabbrica, quali erano i rapporti con la direzione, con il Consiglio di fabbrica, con le tre maggiori sigle sindacali. Migliaia di articoli nelle pagine locali, inviati speciali dei quotidiani liguri e a volte nazionali. Decine di locandine cubitali davanti alle edicole. Servizi della radio e della Tv pubblica. Non si ricorda, tuttavia, un’inchiesta giornalistica approfondita, puntuale, a 360 gradi si direbbe, dai quattro maggiori settimanali di allora: Panorama (ora Mondadori – famiglia Berlusconi e in via di cessione), l’Espresso, l’Europeo, Epoca. Alcuni dei loro direttori sono in vita ed hanno ricoperto ruoli pubblici importanti nella politica o nella storia editoriale e giornalistica del Paese.

Tanti organi di informazione se ne occuparono, ma come dimostra l’inchiesta svelata dopo 40 anni, l’Acna story ha ‘nascosto altre esplosioni’. Non solo, quanto accaduto alle 3,15 del mattino al forno 4 (cloruro di alluminio) con un ‘botto’ avvertito fino a Ceva, con 11 addetti presenti al lavoro, la morte di Aurelio Moro e Alberto Poggio, fu persino attribuito, tra le ipotesi dell’azienda, ad un attentato e a cause esterne. Negli interrogatori dell’epoca la paura, quasi l’omertà. Testimonianze, nell’indagine interna del sindacato, che si contraddicono. C’è chi riferisce di scarsa manutenzione, di reparto allo sbando, gravi carenza della sicurezza. O addirittura di un operaio rimasto ignoto che avrebbe chiuso (per errore?) la valvola by pass del cloro causando la tremenda deflagrazione.

IL COMUNICATO STAMPA DELL’ISTITUTO PATETTA

REDATTO DAL PROF. MASSIMO MACCIO’

Lo schizzo del reparto Cloruro di Alluminio fatto nel 1979 da Luigi Pregliasco sul blok notes su cui fu redatta l’inchiesta del Consiglio di fabbrica e mai divulgata

Veduta area dello stabilimento Acna di Cengio, nel rotondo, il reparto Cloruro di Alluminio che esplose

ECCO L’IMMAGINE DEL FORNO SALTATO IN ARIA DOPO L’ESPLOSIONE

Curiosità: Curenna di VendoneSul campanile della chiesa crescono alberi

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Sul campanile di una chiesa possono crescere gli alberi ? Può accadere, anzi accade. Ma a scoprirlo è stata una rivista d’Oltralpe. Affascinati dall’ambiente, dall’atmosfera paesana e agreste che si respira a pochi chilometri dalla gran massa attratta dal mare, dalle spiagge, dal consumismo e dalla frenesia. Ecco l’antico e per certi versi superbo campanile della chiesa di Curenna immersa nel vecchio borgo, qualche nuova costruzione, orti coltivati e incolti, tra madre natura e sovrastato dai monti. Il Comune di Vendone adagiato tra la valle Arroscia  e la val Pennavaire.

L’antico caratteristico campanile, bisogno di cure importanti, della chiesa di Curenna frazione di Vendone sul quale fa bella mostra un rigoglioso alberello

Qui il verde domina, l’acqua non manca ed il territorio è attraversato da due torrenti, il Paraone e il Merce, mentre l’imponente rilievo  di Castell’Ermo domina tutto il paesaggio. Particolarmente suggestiva è la frazione Castellaro dove si trovano i resti dell’antica fortezza costruita probabilmente nell’XI secolo e appartenuta al Comune di Albenga.  La spianata del Castellaro e stata resa ancora più bella ed interessante da visitare grazie alle sculture monumentali dell’artista tedesco Rainer Krister che nel 1982 ha fatto di questi territori la sua seconda casa. La prima era a Berlino.

Una chiesa ed un campanile di particolare pregio artistico bisognosi dell’opera dell’uomo antidegrado prima che sia troppo tardi ed i danni irreparabili

Il sistema di difesa del paese  non era costituito solo da Castellaro,  aveva il suo estremo avamposto a Curenna, dominato dal castello e da un nucleo fortificato di case poste su una roccia strapiombo. A Vendone, per turisti, gitanti, amanti dell’outdoor, del bike, una solo locale ristorante, sei, sette tavoli, una saletta che ospita il banco bar, l’ingresso della cucina molto casalinga. E Vendone, è stato scritto, “quando la lasagna fa rima con castagna”.  Oltre alla classica torta di verdura, forse il miglior piatto che si possa gustare, assieme alla cima delle nostre nonne, il piatto tipico molto gustoso e saporito è le ‘lazerne’. Meglio prenotarlo, perchè ormai ravioli, tagliatelle, pasta fatta in casa, finiscono nel congelatore, anche a tutela dell’igiene e dei batteri. Non sempre purtroppo si ‘sposa’ col gusto. “Finisce nel congelatore – informa la cuoca, cameriera, barista, titolare, ottima cercatrice di funghi, di preferenza a Col di Nava –  anche la pasta che preparo la mattina che precede il pranzo, in freezer non si deteriora, lasciandola al caldo invece ci sono controindicazioni”. Si può non essere d’accordo, ma questa è la realtà anche in collina.

Le lazerne , dicevamo, lasagne che secondo tradizione comportano un paziente lavoro a mano con farina bianca ed un ingrediente  che le rende speciali: la farina di castagne, soprattutto di Rossette e Gabbiane, due qualità tipiche  di questi territori. Anche se il ‘mercato’ dominante in Riviera è quello delle castagne ‘Garessine’, di Bardineto o Calizzano, mentre per le sagre e il commercio all’ingrosso si fa ormai uso di produzioni provenienti dalla Spagna a buon prezzo o dalla Francia e si caratterizzano perchè di dimensioni maggiori, più invitanti ma organoletticamente più povere. Pero nessuno o quasi ci fa caso. Come dire alle rostie (caldarroste) non si chiede la provenienza.

Tornado al campanile di Curenna immortalato dai media

Autunno a Curenna con i fiori esemplari e caratteristici di piante grasse e la maturazione di fichi d’india lungo la provinciale  e all’ingresso sud del paese

internazionali per la curiosa presenza di un alberello rigoglioso e sempre verde ormai con qualche anno di vita, sano e salvo, resistente ai periodi in cui Giove Pluvio si fa attendere. Lassù la creatura di madre natura (ma anche le piante ‘parlano, ascoltano, soffrono, si proteggono dai nemici’) teme soltanto che qualcuno si ricordi che  non fa parte dell’arredo architettonico di un simbolo sacro. Quel campanile abituale testimonianza della fede e della presenza cristiana, nei secoli, dei nostri avi. Un guardiano maestoso che sovrasta paesi e borgate, i rintocchi delle campane un tempo ci ricordavano non solo la Messa, il giorno di riposo domenicale, suonava alle 20 l’Ave Maria e alle 6 – 7 la ‘campana mattutina’. Una usanza vecchia di secoli e profondamente sentita. Forse prossima all’oblio. Restano le campane che suonano a distesa  per annunciare una festa o una importante celebrazione religiosa. Il paese  cambia aspetto  e torna a vivere perché il suono delle campane è vita e  un tutt’uno  con la storia della comunità e  dei suoi abitanti. Ci riporta indietro nel tempo quando ogni parrocchia aveva il suo parroco, come l’ufficio postale, il medico condotto. La crisi di vocazioni, la carenza di sacerdoti, impone l’abbandono di molte realtà parrocchiali, si celebra la Messa non sempre neppure di domenica, a volte di sabato. La chiesa rimane chiusa anche perchè di scorrerie ladresca è piena la cronaca.

Sulla strada principale che porta a Curenna una targa ricorda la presenza meritoria il distaccamento dei Vigili del Fuoco volontari

Vendone che forse detiene il record  di frazioni (9) nel ponente ligure può esibire Curenna che fa ‘promozione’ via media e social con un campanile dove crescono gli alberi e da fotografare per l’album della curiosità e delle rarità. Nella speranza che la diocesi, con l’aiuto dello Stato, della Regione, dei Comuni, possa  avere i fondi per far fronte al degrado degli anni, prima che sia troppo tardi e per valorizzare ciò che in fin dei conti è patrimonio della comunità e ci è stato tramandato dalla devozione dei nostri gloriosi e saggi avi. Ma anche testimonianza da tramandare. (l.c.)

Un evento di madre natura forse unico e non solo nella Liguria degli Ulivi con un’annata eccezionale. Un alberello, neppure giovane, nato e vegeto, produttivo, nella roccia che sovrasta la strada provinciale

Le radici della pianta sono penetrate in un tutt’uno con la roccia calcarea formatasi nel corso dei secoli, un piccolo mistero su come la pianta abbia potuto trovare ‘terreno fertile’

Uno scorcio della fortificazione di Curenna dall’archivio di trucioli.it anni ’90

Varazze diktat albergatori su destinazione Tassa di Soggiorno. Sei città a confrontoFinale tiene negli arrivi,Spotorno in presenze

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Intendiamo chiarire definitivamente la posizione dell’Associazione Albergatori Varazze (posizione condivisa con le altre categorie economiche della città) sul tema dell’impiego dei fondi derivanti dalla tassa di soggiorno comunale. In questi giorni ma anche nei mesi scorsi, abbiamo letto sugli organi di stampa proposte dell’assessore Piacentini su come egli intenda spenderla: il suo progetto di impiego non ci trova d’accordo su molti suoi punti. Leggi a fondo pagina tabella con i dati di presenze ed arrivi di 6 città rivierasche a confronto: Alassio, Finale Ligure, Loano, Pietra Ligure, Spotorno e Varazze. Finale tiene negli arrivi, Spotorno nelle presenze. Utile tuttavia ricordare che il 2016 e 2017 il turismo appariva in buona salute dimenticando, come trucioli ha sempre ricordato, le conseguenze del terrorismo che aveva raggiunto paesi concorrenti come la Costa Azzurra, l’Egitto, il Marocco, solo per citarne alcune mete.

L’assessore Piacentini

Riteniamo infatti, che la crisi turistica che sta attraversando la nostra città, ben evidenziata dalle statistiche regionali di questi mesi, che ci vedono perdere il doppio delle presenze perse dagli altri comuni turistici rivieraschi, e la verifica sul campo durante i mesi di alta stagione, che hanno visto per intere settimane la nostra città deserta e disertata dalla normale clientela stagionale, ci portino a chiedere una gestione più attenta e coraggiosa di queste nuove risorse.

Se la tassa di soggiorno deve essere imposta e riscossa, chiediamo che i suoi effetti vengano evidenziati sulla città a tutto vantaggio di turisti e residenti con opere strutturali consistenti e durature.

Riteniamo che i piccoli interventi a pioggia suggeriti dall’assessore a favore di Associazioni, comitati e piccole iniziative di promozione siano totalmente insufficienti ad affrontare ed invertire una situazione di crisi della nostra identità turistica, ormai purtroppo evidente.

Secondo noi si possono e si devono individuare obiettivi seri e concreti di spesa che non possono essere confusi con i piccoli favori e le prebende che precedono una campagna elettorale, ma devono essere obiettivi tangibili, utili e soprattutto strutturali.

Tra gli obiettivi che riteniamo più urgenti:

  • COMPLETA RISTRUTTURAZIONE E VALORIZZAZIONE DEL LUNGOMARE EUROPA .
  • PROGETTAZIONE E REALIZZAZIONE DELLA NUOVA PASSEGGIATA DI LEVANTE.
  • PROGETTI E OPERE UTILI ALLA PEDONALIZZAZIONE DI TUTTO IL FRONTE MARE DELLA CITTA’.
  • POTENZIAMENTO DELLE FUNZIONALITA’ DELL’UFFICIO INFORMAZIONI.
  • POTENZIAMENTO DELL’ILLUMINAZIONE E DELL’ ARREDO DELLA PASSEGGIATA DI PONENTE.
  • PIANTUMAZIONE DI NUOVE PALME A SOSTITUZIONE DI TUTTE QUELLE DISTRUTTE DAL PUNTERUOLO ROSSO.
  • MANTENIMENTO DELLE BARRIERE SOFFOLTE ED EVENTUALE COSTRUZIONE DI NUOVI TRATTI A TUTELA DELL’EROSIONE DEL LITORALE.

Sappiamo che l’amministrazione sta lavorando su alcuni di questi progetti, ma riteniamo che un apporto ulteriore di fondi possa essere utile per tutta la città, le categorie commerciali e turistiche e gli stessi cittadini.

Abbiamo bisogno di una svolta importante e coraggiosa per riaffermare l’identità turistica di Varazze. Poche gocce di sciroppo sparse a pioggia non possono curare una polmonite.

Naturalmente, gli interventi indicati non sono gli unici possibili. Chiediamo quindi all’Amministrazione comunale, di concordare con noi obiettivi e progetti più facilmente attuabili, in modo da riscontrare entro il prossimo anno già alcuni benefici di questa imposta.

Perché ciò avvenga, occorre che il Comune di Varazze costituisca formalmente e correttamente, secondo i regolamenti approvati in Consiglio Comunale e in sede provinciale il CLT.

A questo proposito ribadiamo per l’ennesima volta che:

  • A tutt’oggi, a differenza di TUTTI i comuni della provincia che hanno applicato questa tassa, l’ Amministrazione di Varazze non ha ancora definito le pesature delle Associazioni che fanno parte del CLT comunale, preposto a decidere sui campi d’impiego della tassa di soggiorno, e che quindi nessuna decisione in merito può essere ritenuta valida e approvata..
  • Che l’Amministrazione, come da regolamento approvato in sede provinciale, può disporre del 40% di questa tassa per investimenti strutturali, mentre il 60% deve essere obbligatoriamente concordato con le categorie economiche coinvolte nel CLT.
  • Che ogni impiego della suddetta tassa per il 2018 finora annunciato dall’assessore può riguardare esclusivamente la porzione del 40% di competenza dell’amministrazione e destinato ad opere strutturali e investimenti e non a spese correnti o di promozione.
  • Che sul restante 60% (sempre riferito al 2018) attendiamo ancora che inizi un confronto
  • Che intendiamo concordare l’impiego dell’introito 2019 con l’assessore competente che scaturirà dalle elezioni della prossima Primavera e che imposterà la politica turistica della città per i prossimi 5 anni, come logica e correttezza impongono.
  • Che qualunque impiego ipotizzato in questi giorni dall’Assessore Piacentini per la tassa 2019 è da considerarsi pura ipotesi personale, fino ad un riscontro oggettivo del CLT che deve essere ancora costituito nelle sue effettive rappresentatività.

–     riportiamo di seguito i report aggiornati al 15/10/2018 rilevati dalla Regione Liguria nell’ambito delle attività dell’osservatorio turistico regionale

                                Associazione Albergatori Varazze

Varazze, convegno internazionale di studiosi sul patrimonio linguistico della Liguria

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Un convegno internazionale di studi sul tema: Il patrimonio linguistico storico della Liguria. Attualità e futuro. In programma domenica 28 ottobre, a Varazze, ore 10.00, palazzetto dello Sport, piazza Carlo Alberto dalla Chiesa. Presenti quali relatori alcuni dei più noti linguisti e studiosi delle realtà locali. Relazioni scientifiche con Werner Forner, Enrica Autelli, Christine, Davide Garassino, Giorgio Marrapodi. Relazioni sulla realtà: Fiorenzo Toso, Francesco Gallea, Andrea Acquarone, Stefano Lusito. Fabio Canessa, Massimo Angelini, Giannino Balbis, Furio Ciciliot, Luca Calcagno, Alessandro Guasoni, Giuseppe Gandolfo, Andreina Solari.

Il convegno sarà quindi l’occasione di confrontare i risultati degli studi e le ulteriori prospettive di ricerca e tutela del patrimonio linguistico storico della Liguria.

Il convegno è organizzato da Città di Varazze, Università di Sassari, U Campanin Russu e Parco del Beigua.

Noli, misteriosa ‘manina’ cancella l’hoteltriste retroscena di un piano regolatore

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Non sono a conoscenza se fuori dei confini nazionali l’uso della cosiddetta “manina” sia, come in Italia, così frequentemente usato per scopi che non sono certamente conformi all’etica che ti dovresti aspettare da chi è eletto in nome del popolo, responsabili degli atti amministrativi nazionali,  regionali, provinciali, locali.

Cartolina da libro di storia, quando Noli nel suo centro storico ospitava la stazione ferroviaria e la cementificazione non aveva ancora stravolta l’eredità storica ed ambientale lasciata dagli avi

E’ risaputo che, ad esempio, nei corridoi del Parlamento italiano, piuttosto che nelle aule dello stesso, la “manina“(di tutti i colori) funziona da sempre, per fare inserire nelle leggi o leggine, finanziamenti, atti già concordati da sottoporre al voto, quel “particolare” che favorisce, di volta in volta, interessi di lobbies amiche di partiti o di singoli esponenti della politica e delle loro clientele. Una volta a te, una a me !
Un ulteriore brutto esempio l’abbiamo vissuto ultimamente con la denuncia di una “manina” che tentava di modificare un documento concordato dal Consiglio dei Ministri.  Non proprio quisquilie a vantaggio di riciclatori ed autoriclatori di capitali all’estero, con un colpo di spugna totale, galera inclusa. E l’annuncio improvvido, perché subito ritirato, del vice presidente Di Maio (M5S) di un esposto alla magistratura. Peraltro reduce da quando aveva annunciato di denunciare e mettere in stato d’accusa il galantuomo presidente Sergio Matteralla di estrazione democristiana.

L’ultima versione del sottosegretario Giorgetti, a La 7,  attribuisce all’opera – manina dei tecnici incaricati di riportare gli appunti concordati in precedenti riunioni di preconsiglio. Dunque per il potente leghista al governo un semplice svarione che però ha innescato un polverone di accuse e la  difesa della “mia onorabilità e lealtà di Matteo Salvini , unico ministro dell’Interno della storia repubblicana che detiene il potere del Viminale (con polizia e servizi segreti interni) e segretario del maggiore partito del Paese, con consensi in costante crescita come dimostrano le ultime elezioni amministrative nel Trentino Alto Adige, persino primo partito nella bilingue città di Bolzano.
L’incresciosa vicenda del governo giallo verde, me ne ricorda una simile che ho subito poco prima della scadenza del mio ultimo mandato da Sindaco (eletto dal 1975 al 1990); come vedremo, è successo anche a Noli. E mi riferisco alla stesura e votazione del primo Piano Particolareggiato del Centro Storico. E con curiosi strascichi fino ai nostri giorni.
All’inizio del 1990, a completamento di una serie di riunioni con i progettisti per definire nei dettagli tutte le proposte dalla Giunta (allora composta da personaggi, alcuni dei quali ancora viventi e presenti in Noli), veniva chiaramente stabilito che, nel centro storico, era vietata la trasformazione da struttura alberghiera in abitativa.
Anche se su questo punto, sino all’ultimo c’era stata qualche “titubanza“, la riunione  definitiva, alla presenza dei progettisti e del responsabile dell’ufficio tecnico urbanistica del Comune di Noli, stabiliva definitivamente la validità della proposta.
Il Piano portato in Consiglio poco prima della scadenza del mandato, viene adottato  (non ricordo il parere della minoranza) dando per scontata la lettura, per poi subire il suo iter che lo porta all’attenzione della Regione Liguria.
Subentra l’amministrazione Carla  Bologna Fois (PLI dal 1990 al ’95); il Piano arrivato in Regione, non viene approvato per carenza di specifici confini territoriali da ristabilire, e, rinviato al Comune con le modifiche richieste da approvare, rimane nel cassetto per molti anni, in attesa di quello nuovo adottato nel 2006 dalla Giunta Repetto (che prevede la proposta  dell’albergo diffuso sulla collina del castello), mai approvato; riadottato nel 2016 dalla Giunta Niccoli ( con abrogazione di tale proposta) ancora oggi non approvato. Piano che sarà inserito nel nuovo PUC (Piano Urbanistico Comunale) di prossima adozione.
Però, subito dopo l’arrivo in Regione, il Comune viene a conoscenza che una struttura alberghiera non è stata inserita dalla norma di cui sopra.
Ecco così apparire la MANINA: incredibile, ma vero!. Da parte di chi?
Vengo immediatamente consultato da un Assessore (tutt’ora vivente); confermo quello che era stata la volontà della precedente amministrazione, per cui la verità su quella norma viene ristabilita. Tanto mi viene comunicato in seguito dallo stesso.
Ormai fuori dalle istituzioni, con il Piano mai approvato e quindi inefficiente, non ho insistito in modo approfondito per stabilire chi ha “istruito la manina“, così da identificare il Giuda del momento.
LUTTI CITTADINI
Pisano Armando 90 anni, di Tosse, ha lasciato le due figlie con le rispettive famiglie.
Fontana Francesca (Franca) nubile nolese di 89 anni, ha lasciato la nipote con tutta  la sua famiglia. Persona riservata, alta di statura, da molti anni, per motivi di salute, si era trasferita presso la nipote a Ceriale.

Carlo Gambetta


Loano, le botteghe possono chiudere? Supermercato, lavoro, finanziamenti europei

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Quante volte abbiamo letto ‘annunci’ del tipo: “Basta supermercati, dobbiamo tutelare soprattutto i centri storici dai supermercati e dall’invasione di bazar e spacci”. Chissenefrega dei proclami, magari martellanti negli appelli elettorali, anche nella docile Loano si può dimenticare o far finta di niente. L’11 ottobre scorso trucioli titolava: “Loano, Babbo Natale ed il supermercato Arimondo da 450 mq. nel centro storico” ( vedi…..).  Non avevamo dubbi, tutti taciturni dalla maggioranza consiliare alla minoranza finalmente coesa. Nessun ha fiatato neppure da Confcommercio e Confesercenti. Abbiamo fatto bene a non alzare barricate ? E dopo che il ‘piatto’ è servito. Chissà se qualche dotto loanese si sarà premurato di sapere cosa potrebbe accadere in una cittadina turistica quando nel centro storico e commerciale apre un ‘colosso’. L’abbiamo chiesto, da volontari, ad un centro studi e statistiche che opera anche in Liguria.

L’accesso al parcheggio multipiano del supermercato Arimondo da corso Europa e Giardini Donatori di Sangue

Una nostra prima considerazione e qualche interrogativo. Preferiamo da sempre ascoltare ed imparare. Nessuna supponenza da esibire. Responso tecnico e socio economico. In tutte le città, grandi e piccole che siano, nel perimetro più frequentato ed affollato, non è opportuna la presenza di supermercati o grandi magazzini . Sia per il traffico urbano che determinano (non parliamo ovvio di centri commerciali nelle metropoli), sia perché le località caratterizzate da centro storico rischiano di essere snaturate, perdere l’apple che li caratterizza, crea fascino, calore e richiamo, consente di tenere vivo il rapporto umano commerciante – consumatore. Sottrae, nel tempo, quella professionalità, punto di forza di molti piccoli imprenditori. Fa perdere spirito di iniziativa e presenze familiari che si tramandano l’attività di padre in figlio, a volte perfino generazioni. Ma anche tra gli acquirenti abituali: “In questo negozio veniva già mia mamma, mia nonna…..”. Altro aspetto, la possibilità che i ‘muri’ perdano valore e a rischio chiusure a catena. Se manca la richiesta, se chi azzarda o cerca di resistere non riesce a pagare affitto e spese, non bisogna essere esperti per trarre conclusioni. Ci sono esempi significativi, senza andare lontano. Borghetto e Ceriale pur nel loro  diversità e accomunate.

Seconda considerazione, ma a questo punto entrano in campo valutazioni personali anche se suffragate da altre realtà similari. E’ un gravissimo errore incentivare di fatto ulteriore traffico urbano sotto l’Aurelia, altro carico veicolare lungo corso Europa e le arterie sottostanti la statale. Già ora si verifica che a fronte di un tratto di Aurelia, di due, tre chilometri, tra i più intasati del ponente – 19 passaggi pedonali, 4 passaggi a livello centrali, il forte afflusso pedonale da monte verso lungomare e spiagge, il ‘salotto’ centro storico – ci sia un rallentamento mostruoso nei due sensi di marcia. Aggravato nel giorno del mercato settimanale e dall’obiettiva carenza di una costante e capillare prevenzione e repressione a sosta selvaggia. Con le fermate degli autobus sistematicamente occupate da veicoli, bus che  si bloccano in centro strada per far salire e scendere i passeggeri. Aurelia, ancora in zona centrale, su cui si scarica non solo la popolosa zona a monte,  anche Boissano ormai turistica e la frazione Verzi. E non può sfuggire neanche che quando la vecchia statale è intasata, si procede a passo di lumaca. E sia da levante, sia da ponente si percorre l’itinerario  alternativo che porta in corso Europa e viceversa si procede sul lungomare. Creando altro caos e paralisi soprattutto nei mesi estivi, week end più affollati, giorni festivi.

La nostra è una umile voce solitaria o minoritaria. Come già dai primi anni ’70, non ci siamo stancati di invocare l’Aurelia bis, inizialmente pareva prevista nello strumento urbanistico anche in considerazione che Borgio, Pietra, Borghetto avevano a loro volta previsto o realizzato parzialmente il tracciato e una zona di rispetto. Loano, nel silenzio tombale, ha voltato le spalle, ignorato (vedi la rassegna stampa) l’esigenza di dotare la città di un’alternativa capace di alleviare il volume veicolare sull’Aurelia ormai ridotta a via cittadina, tra parcheggi, passi carrai, spazi per dehor, rotatorie, incroci. Tutto sommato ci poteva stare, ma prevedendo la ‘deviazione’ , circonvallazione a monte, vedi Spotorno, Albenga.  E molti sapranno cosa succede quando per incidente chiude l’Autostrada, con il traffico deviato sull’Aurelia e quasi mai scatta la simultanea presenza di vigili urbani che un tempo avevano come primo compito di ‘presidiare’ traffico e semafori sulla statale, oggi si vedono solamente in servizio di postazione per controllare che il veicolo in transito sia in regola col bollo, assicurazione, revisione. Utile ovviamente, purché siano garantite altre priorità.

Terza considerazione di carattere ambientale, qualità di vita, turismo sostenibile. Nessuno potrà smentire che pur in presenza di vento o brezza di mare, senza foschia, senza industrie, le polveri sottili del traffico – in mancanza di centraline non conosciamo i dati –  sono un pericoloso o temibile inquinante. Se qualcuno conosce un medico specialista, degno di questo nome, chieda lumi.

Il nostro dovere di cronisti è informare i cittadini che ritengono di tenersi informati, ci ha portato in più casi ad ascoltare medici. Testimoni di ‘polveri’ nerastre, simili a caligine, sui terrazzi, davanzali. E’ la combustione dei motori che percorrono l’Aurelia, e non solo a Loano ovviamente, piuttosto che a Noli, Finale o Alassio. Una fonte inquinante causa di infezioni bronchiali, polmonari, prodromico ad enfisemi. Non ci azzardiamo a sostenere, da profani, il nesso di causalità per patologie più gravi. In particolare in soggetti deboli per età o già portatori di malattie cardiovascolari. Lascia basiti vedere proprio sull’Aurelia attività quali frutta e verdura esposta all’esterno (peraltro una legge nazionale lo vieta, come il dr. Luciano Locci, compianto collaboratore di questo blog, già presidente Usl e del San Paolo, andava scrivendo, persino con diffide al sindaco di Savona), ma ci sono pure tavoli di bar, dehor, gente seduta a fare lo spuntino o la colazione del mattino. Seduti e rilassati a respirare aria sprigionata da miglia di marmitte.

In che condizioni ? Leggiamo il responso della comunità scientifica:”….nel calcolo è possibile utilizzare i più recenti fattori d’emissione legati ai comuni macroinquinanti (NOx, CO, SO2, …), alle polveri fini (PM10, PM2.5), al benzene, agli IPA, ai metalli pesanti ed ai gas serra (CO2, CH4) emessi dal traffico veicolare”. Quanti veicoli transitano mediamente ogni giorno sull’Aurelia ? Un tempo Anas, Provincia, Comuni rendevano noti i dati, i confronti. Ora chi li conosce farebbe un’opera buona a renderli noti. E quanti veicoli attraversano giornalmente e mediamente il senso unico di corso Europa ? Cosa comporterà, nel volume di traffico cittadino, il nuovo supermercato Arimondo, appositamente dotato di ‘adeguati parcheggi’ richiesti peraltro dal Comune e dalla Regione Liguria ?

Il fatto che interrogativi e criticità, sia nel tessuto commerciale, sia ambientale e salutistico, fattore di vita e in un centro turistico, non abbiano sollevato dubbi e consapevolezza, potrebbe significare che siamo dei visionari, dalla parte sbagliata, maestri di allarmismo. E dal momento che i nostri amministratori promossi ed eletti dai cittadini, i rappresentanti di categoria, non sembrano affatto preoccupati. Non devono neanche disinnescare alcun malessere presente o potenziale. In sintonia di consenso con la politica di destra e sinistra, di ogni classe sociale.

La discarica o la fogna di Facebook, come indicano pure scrittori, giornalisti e sociologi, si scatena su topi, acqua ‘cattiva’ in certi periodi,  microcriminalità e verde pubblico, casetta dell’acqua, immondizia e Nimbalto, manifestazioni, tutti temi interessanti beninteso, ma non è il caso di occuparsi di supermercati, di redigere mappe di fattori inquinanti, prevenire, tutelare la salute ? Loano e il suo biglietto da visita. La distrazione di massa, ieri come oggi, funziona a dovere ? Peraltro fonti di Palazzo Doria assicurano che l’aspetto nuovo del  supermercato – traffico urbano è stato attentamente vagliato dal massimo esperto  di viabilità ed ufficio tecnico giungendo alla conclusione che non ci saranno ricadute significative  e saranno adottati tutti gli interventi utili. Meglio così, noi non abbiamo queste certezze, né preparazione del gatto che acchiappa il topo.

Per carità non ci sogniamo di invocare la manipolazione dell’opinione pubblica, forse si contano sulla dita di una mano, a Loano, chi ha stazza e dimestichezza da ‘santone’. Escludiamo, a priori, chi finora è stato capace di perdere tutte le competizioni elettorali comunali. E non vogliamo neppure sostenere che chi ha vinto sia dotato di capacità, intuizioni, sistemi di penetrazione social o potere stile Putin (personaggio benvisto anche dai politici leghisti nazionali, almeno ad ascoltare dichiarazioni in tv e sui media), oppure alla Erdogan, alla Orban, alla Pinochet, Castro, mentre dalle Americhe  dei diritti civili si fa strada il modello Donald John Trump. Populismo e sovranismo che affascina il popolo, il popolino.

Siamo davvero più modesti e ci limitiamo, nel nostro piccolo, a descrivere, svelare, ai pochi lettori quanto sosteniamo e documentiamo con tanti limiti. Ormai siamo allenati all’emarginazione al punto che non si ricevono rettifiche, smentite, menchemeno querele se il caso.

Ben vengano, a Loano, gli imprenditori ‘foresti’ capaci di mettere alla prova i nostri piccoli commercianti, o una famiglia saldamente loanese dei supermercati in città ed una presenza ad Albenga. Poco importa, parrebbe, se i loro guadagni restano in loco; i concorrenti offrono posti di lavoro ai giovani e forse nuovi impulsi di sviluppo per artigiani, professionisti (avvocati e commercialisti, ingegneri, architetti, geometri), tutti festosamente appagati dal miraggio di nuovo benessere. Ecco forse spiegato quel diffuso silenzio che paga. Perché non accennare a quella politica che ha creato le condizioni, l’humus della chiusura di decine di hotel, non solo piccole pensioni. Con alcune centinaia di posti di lavoro e ora l’alternativa sono delle agenzie immobiliari, seconde per numero solo a bar, pizzerie e ristoranti. Mediatori che hanno tutti i sacrosanti diritti di esistere e moltiplicarsi. Ognuno merita ciò che ha saputo creare. La trasformazione di decine alberghi in palazzi, da anni, non fa più notizia sui media locali più apprezzati e seguiti. Da tempo siamo rimasti in due gatti a considerare la perdita di ricettività e di concorrenza alberghiera una sciagura inquietante. A nostro avviso drammatica per le future generazioni di giovani e delle famiglie.

Fai un clik sull’immagine per ingrandire la lettura

E per i tanti o pochi nemici dell’Unione Europea dei nostri padri concludiamo riportando che il ‘Progetto Arimondo Sviluppo’ beneficia di cofinanziamento  dell’Europa – Fondo europeo di sviluppo regionale, obiettivo investimenti in favore della crescita e dell’occupazione. Programma operativo regionale 2014- 20020 asse 3 ‘competitività delle imprese‘. Aiuti per investimenti in macchinari, impianti e bene intangibili e accompagnamento dei processi di riorganizzazione e ristrutturazione aziendale. “L’obiettivo del progetto – spiega il Gruppo Arimondo di Imperia – è aumentare la propria copertura del territorio mantenendo per ciascun punto di vendita i livelli di redditività degli attuali negozi. Per questo fi ne l’azienda pone particolare attenzione alla location dei punti di vendita, elemento chiave di ciascun nuovo progetto di apertura”.

L’assessore  Enrica Rocca commercialista

Potrebbe essere la chiave di lettura del ‘grande ombrello’ che avvolge il nuovo

Il capogruppo Paolo Gervasi commercialista

supermercato da 450 mq. in centro storico ? Nel parlamentino  loanese figurano eminenti commercialisti di esperienza, che più di noi hanno il polso della situazione commerciale della città, dal centro alla periferia: l’assessore dr.sa Enrica Rocca, delega a Politiche finanziarie, programmazione economica, patrimonio e polizia locale (in altre epoca si diceva  assessore al Commercio); il dr.Paolo Gervasi, capogruppo e candidato sindaco. E non si dica che a Loano non muove foglia senza che il ‘ grande fratello’ non voglia. Né lui, né gli altri hanno motivo di temere il piccolo e nero trucioli, orfano di protettori, finanziatori e santini. Il precedente servizio sull’Arimondo Group sbarcato Loano, da Babbo Natale, ha avuto, ad oggi, 550 lettori, parrebbe tutti imperiesi. Purtroppo ! Sogni d’oro a tutti.

Luciano Corrado

 

 

Savona, quando muore un collega (Siri) e famigliari ignorati, ma col cronista silenzio

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“Scusatemi la brutale onestà, ma avete scritto un articolo veramente infame e pieno di pubblicità, per ironia alla Edinet (Ivg.it dell’editore Matteo Rainisio ndr) hanno scritto righe più apprezzabili, mi dispiace l’ho screenshottato nel caso voi preferiste metterlo down”. E’ tranciante e categorico Francesco Salino, nipote del compianto collega Nicolò Siri, tra i giornalisti più conosciuti di Savona e del  comprensorio, ma anche oltre visto che era la ‘voce Rai’ (da corrispondente) negli anni del Gazzettino della Liguria.

L’ultima benedizione al feretro di Nicolò Siri dopo la Messa funebre

Non sarebbe stato il caso di tornare sulla notizia senza quelle due parole, una chiaramente gratuita, vigliacca e diffamatoria (...infame...), l’altra (…pubblicità...) incomprensibile per un blog di volontari, non è una onlus che può accettare donazioni, non ospita pubblicità, neppure quella di Google che abitualmente appare sui blog. E allora ?

Un post quello di Salino sopra le righe, si commenta da solo e non fa onore, dispiace dirlo, alla sobrietà, all’equilibrio, al riserbo e alle capacità di misurare le parole che hanno caratterizzato, in ogni momento, anche il più tormentato, la vita professionale di Nicolò Siri. E per rispetto del collega scomparso sarebbe utile scegliere l’unica risposta possibile di buon senso: il silenzio.

Solo per rispetto dei lettori sentiamo il dovere di precisare che semmai non è stato trucioli.it (vedi……)  a scrivere palesi inesattezze. Non parliamo di completezza di informazione, sulla figura professionale di un collega e amico che non c’è più e non può intervenire.

Trucioli.it non ha scritto che è morto Siri decano dei giornalisti…“. Il decano di età e di iscrizione all’albo professionale è Remigio Vercellino, una vita da corrispondente di varie testate, per un periodo anche Rai, dalla Valbormida, ora vive a Savona, accanto il figlio, ex bancario in pensione, ex arbitro internazionale.

Trucioli non ha scritto che Siriè stato capo redattore alla Stampa”. Non è vero, era redattore. E’ come se dessimo atto che un bravo e rispettato militare comandava la caserma col grado di generale. A Savona ai tempi di Siri si sono alternati due, forse tre, ‘capi redazione’ e un capo redattore, Sandro Chiaramonti.

Trucioli non ha scritto che Siri sia stato anche “collaboratore della Gazzetta del Popolo” della quale era invece corrispondente Ivo Pastorino, con Nalda Mura capo delle Province. Con la chiusura del giornale torinese Ivo era passato alla Stampa, quando  Siri era ancora in forza alla redazione.

E ad essere più precisi, Nicolò è stato semmai, per un periodo, corrispondente de Il Nuovo Cittadino di Genova con un pagina del ponente, oltre che, come è stato riportato correttamente, collaboratore della Rai e direttore de Il Letimbro. Nicolò era stato funzionario provinciale della DC in via Vegerio, gli anni della storica segretaria Pellosio, mamma di Gino Pellosio, altro collega che se ne è andato per sempre.

Abbiamo letto con un certo stupore che a firmare il ricordo di Nicolò, con tutto il rispetto per l’onestà intellettuale e la serietà che lo distingue, sia stato l’ex vice comandante dei vigili del Fuoco di Savona, Michele Costantini, quando ci sono colleghi alla Stampa che ancora collaborano ed hanno lavorato con Siri.  E ai funerali i giornalisti  presenti erano Antonio Amodio, Mario Muda, Angelo Verrando e Claudio Vimercati professionisti. Qualcuno assente giustificato, ma non è la presenza a far testo.

Doveroso infine riportare la testimonianza di Amodio che ha conosciuto professionalmente Nicolò con il suo pensionamento: “Un collega sempre attivo e vivace da cui trarre insegnamento. Una vitalità e un impegno, i suoi, che non sono mai venuti meno, come collaboratore volontario a Radio Savona Sound. Era per tutti noi di sprone, fino all’ultimo giorno. Uno stimolo umano e professionale che ora ci mancherà tantissimo, esempio per tutti i colleghi.”

Le figlie di Nicolò,  Antonella ed Emanuela hanno, a loro volta, scelto di non rilasciare dichiarazioni affidando la loro volontà al congiunto Francesco Salino. Forse non è un caso se solo trucioli.it ha accennato ai famigliari di Nicolò.

ARTICOLO DE LA STAMPA

ARTICOLO DE IL SECOLO XIX

ARTICOLO DI IVG.IT   (senza fotografie ndr)

Savona. Il mondo del giornalismo savonese è in lutto per la scomparsa di Nicolò Siri, vero e proprio decano dei cronisti della nostra provincia. Aveva 90 anni.

Prima di dedicarsi al giornalismo, durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale Siri aveva partecipato alla Resistenza in qualità di partigiano, distribuendo i volantini dei movimenti cattolici e della Dc. Nel dopoguerra ha iniziato a collaborare con “La Gazzetta del Popolo”, con la Rai e con “La Stampa”, della quale è stato per anni caporedattore della redazione di Savona. Conclusa l’esperienza con il quotidiano torinese, ha avviato la sua collaborazione con Radio Savona Sound, rapporto che si è protratto dagli anni ’80 del secolo scorso e fino a pochissimo tempo fa.

Il funerale di Nicolò Siri si terrà domani alle 15 presso la parrocchia di San Filippo Neri.

La redazione di IVG.it si stringe attorno alla famiglia di Nicolò Siri.

NOTA DI REDAZIONE : TESTO PIU’ O MENO ANALOGO DI NOTIZIE RISULTA PUBBLICATO ANCHE DA SAVONA NEWS, RSVN , ED ALTRI SOCIAL SAVONESI. CHI E’ STATA LA FONTE DELLE INFORMAZIONE ERRATE ? SICURAMENTE IN BUONA FEDE MA….. ALMENO CON UN COLLEGA

 

Il Secolo XIX Savona e La Stampa Liguria Capi, vice e organici tra curiosità e disparità si va verso la fusione delle redazioni rimaste

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Le redazioni periferiche ? Piccoli bunker dove è ‘vietato’ raccontarsi come accadeva (vedi archivio stampa) un paio di decenni fa ? I lettori abitualmente leggono i titoli, se interessati gli articoli e magari anche chi firma. Il grosso del lavoro avviene dietro le quinte e i più ignorano. Ad esempio la regia, coordinamento, idee e proposte dei capi redazione, i  loro vice che sono redattori, la riunione mattutina e pomeridiana dove si fa il punto delle notizie e l’impaginazione. Una macchina che produce informazione, la trasmette, si avvale di professionisti, tutti scrivono al desk, collaboratori e corrispondenti solitamente lavorano da casa. In redazione si fanno i titoli, si decide lo spazio a seconda dell’importanza dell’argomento. I capi riescono a leggere i ‘pezzi’ più delicati, rischiosi e ci si affida anche alla capacità di  scrive.

 

La sede unificata delle redazioni ma è cambiata la concessionaria di pubblicità che ora è la Manzoni Spa

A Savona, con ottobre, è andato in pensione Bruno Lugaro, 59 anni, iscritto all’albo dei pubblici dal novembre ’89, gavetta nella redazione savonese, dal ’92 professionista, un periodo vice caposervizio e poi caposervizio della ‘politica’ nella redazione centrale (2007 – 2012), tornato a Savona vice dei capiservizio che si sono avvicendati: Claudio Caviglia, Graziano Cetara, Maurizio Pellissone.

Bruno Lugaro giornalista pensionato da ottobre

Lugaro ha lasciato a malincuore per motivi di salute. E finora non è stato sostituito.  Una delle firme di punta, sferzante, mai edulcorato o genuflesso.  Autore del volumetto, specchio dei tempi: ‘Fallimento perfetto’ storia di politica, sindacato, affari ed affaristi, business, fallimenti, trasversalità, tra inchieste ed impunità, misteri mai chiariti, con protagonisti spesso in carriera (vedi sorte aree ex Italsider). Il Secolo XIX Savona alle prese con un costante de-potenziamento. Con le cronache locali in gran parte scritte da collaboratori pagati a notizie, corrispondenti o figure ibride utilizzate di fatto a tempo pieno e senza la possibilità di dedicarsi ad altra fonte di reddito.

Non bisogna essere veggenti per immaginare la difficoltà, per chi ‘passa’ (sovrintende) tutte le pagine provinciali. Non bisogna essere maghi ad immaginare il ruolo di chi finisce per trovarsi  abbandonato al tuo destino. Rendersi conto che ti chiedono l’impossibile, uno sforzo, un impegno, una dedizione difficile da spiegare. Importante per far si che il giornale esca ogni giorno e per fortuna non c’è più la mannaia, l’angoscia, di bucare una notizia a svantaggio della concorrenza, non si fa più la corsa a chi arriva primo,  al cronista che da più particolari, che ha più entrature nelle fonti di informazione.

Nulla di nuovo per chi segue la carta stampata. Semmai è una condizione di lavoro giornalistico che si è aggravata con i primi passi della fusione prima con La Stampa, poi con  il gruppo l’Espresso, ora Gedi News Network Spa. Il risultato di questo raggruppamento editoriale si ripercuote, inevitabilmente, anche sulla diffusione in edicola, già aggredita dall’esplosione dei social e dalla concorrenza, in qualche caso ai limiti della slealtà. Vedi i quotidiani on line con redazioni e collaboratori dove il contratto di lavoro giornalistico è un optional, i controlli senza la collaborazione degli ‘sfruttati’ non hanno quasi mai successo. Ognuno ‘tace’, subisce, nella speranza di una sistemazione futura. Così c’è chi attende anni, decenni e se alla fine si rivolge al giudice del lavoro rischia pure di perdere la causa ed essere condannato a risarcire le spese legali della parte avversa. Oltre al benservito: “Non ci serve più la tua collaborazione”. Come è già accaduto pure in provincia di Savona.

Ci vuole insomma tanta passione, amore per un lavoro che comunque affascina, coinvolge, dai l’anima ed il corpo per reggere e resistere, sperare e sognare. Spesso trascinando nei sacrifici i genitori o più avanti negli anni la nuova famiglia. Una realtà che se nel lontano passato interessava in particolare i maschi, ora c’è una preponderanza di quote rosa. E non è un’eccezione che molte siano brave, preparate professionalmente e culturalmente più dei colleghi. Chi può aspetta, una minoranza finisce per arrendersi, gettare la spugna.

Maurizio Pellissone giornalista a capo della redazione del Secolo XIX di Savona

LA FORZA REDAZIONALE AL SECOLO XIX SAVONA – Caposervizio Maurizio Pellissone, primi passi nel giornalismo fatti nella redazione di Savona che ha ‘forgiato’  diversi talenti ed hanno raggiunto ruoli di primo piano nel giornale. Pellissone ‘emigrato’ anche nell’imperiese, caposervizio a Sanremo considerata una delle redazioni più ‘insidiose’, terra del casinò, di poteri massonici,  bucce di banana e ‘tentazioni’ per mano politica. Pellissone dalla Riviera dei Fiori alla sede centrale di Genova. Infine ritorno nella ‘sua’ Savona. Suo vice e vice caposervizio Giovanni Ciolina, classe 1960, in redazione da neo laureato e via via lungo il percorso che l’ha visto occuparsi di tutti i settori della cronaca di provincia. Un punto fermo nella ‘delicata’ giudiziaria, scrive nelle pagine sportive di cui è coordinatore. Altro professionista, ultimo arrivato dalla cronaca di Genova, Alessandro Palmesino.

Giovanni Ciolina neo vice caposervizio alla redazione del Secolo XIX – Savona

C’è il cronista – mastino, savonese doc, Alberto Parodi, in lista d’attesa per un contratto definitivo da redattore e non solo da sostituto. Parodi cronista che scava, approfondisce, buona conoscenza e memoria storica del territorio, non si accontenta della mezza notizia. Altra professionista Stefania Mordeglia, classe 1964, cellese, part time per scelta famigliare; coordina le pagine spettacoli ed appuntamenti.

Collaboratrice, pagata a notizia, che scrive anche due pagine in una sola edizione, Silvia Campese. Una situazione che potremmo definire clamorosa e non è un’eccezione. Stesso trattamento per Federica Pelosi apprezzata, stimata, per capacità e impegno, si divide tra la zona di Albenga e la redazione di Savona. Per motivi coniugali (il marito è ufficiale dell’Arma) dovrà trasferirsi a Roma. Ci sono i più ‘fortunati’ per modo di dire, con contratto da corrispondenti. Tre ‘giovani’ decani dello storico quotidiano ligure: Silvia Andreetto, (comprensorio finalese), Luca Rebagliati (comprensorio di Albenga, tra Ceriale ed Andora con entroterra) e Giovanni Vaccaro in origine Vado Ligure e le Albissole, ora si occupa anche di Savona e dintorni. In Valbormida Luisa Barberis. Da Varazze e Celle Ligure Silvia Simocelli.  Tra i ‘gregari’ che svolgono altra attività e producono più pezzi, dallo sport, agli eventi: Mario Schenone, Martin Cervelli  e Riccardo Fabri, Raffaele Di Noia (sport) tra i giovani ‘veterani’ del giornale. Scrive e compito di fotografo nel ponente Stefano Franchi, mentre il collega Pugno lavora per la redazione.

Il Secolo XIX che negli anni ’90 e 2000 aveva un organico di 10 professionisti, 1 par-time, 7 corrispondenti. In edicola vendeva mediamente 130 – 140 mila copie, in provincia di Savona una media di 15- 20 mila. La pubblicità locale  e nazionale non risentiva dei primi anni di crisi economica e che, seppure in misura minore, non ha ancora preso la volata.

Paride Pasquino capo servizio La Stampa (foto d’archivio)

LA STAMPA EDIZIONE LIGURE – Per  quasi tre decenni feudo incontrastato del giornalista, da corrispondente a capo redattore dell’edizione savonese e ligure, Sandro Chiaramonti.  Da pensionato  non ha staccato del tutto la spina. Si occupa ancora di alcuni eventi editoriali a Savona e Sanremo. Chiaramonti che ha lasciato prima della unificazione con il Secolo XIX e la redazione in un unica sede, pur con giornalisti diversi, ma l’avvio di quello che appare un finale da redazione unica. Quantomeno in tempi piuttosto brevi iniziando da Sanremo e Imperia: qui non c’è più la sede, chi scrive opera da casa o da un ufficio. In buona misura succede già ora, stesso articolo da copia e incolla  per i due giornali. Spingendo di fatto il lettore a scegliere l’uno o l’altro, anzichè due, come accadeva in passato. E a prevalere, a quanto pare dai numeri della diffusione, è La Stampa. Ha uno staff di redazione, nel complesso, da Savona e Ventimiglia, più robusto, più forze in campo. A Savona capo servizio è Paride Pasquino, vice Ermanno Branca, redattori ‘anziani’ Claudio

Ermanno Branca vice capo servizio redazione La Stampa edizione Savona

Vimercati e Massimo Boero. Mentre Roberto Baglietto ha maturato la pensione. In redazione anche Cristina Benenati e Ennio Fornasieri che firma gran parte dello sport. Tra i collaboratori e corrispondenti Giò Barbera: arriva a firmare e ‘produrre’ due pagine di notizie nel ponente savonese, da Finale ad Andora, forte della ‘longeva’ esperienza in redazione e corrispondente per varie testate e l’agenzia Ansa. Massimo Picone, quasi un veterano, copre parte del levante.  Tra le nuove leve Valeria Pretari che si occupa della zona tra Ceriale e Spotorno. A Savona e dintorni firmano le collaboratrici  Elena Romanato e Denise GiustoMichele Costantini, Marina Beltrame (spettacoli ed appuntamenti comprensorio di Loano e Finale), Antonio Amodio (Vado Ligure), Mauro Camoirano e Luca Maragliano dalla Valbormida. Infine Alessandra Pieracci da Genova e Levante Ligure con Danilo Sanguineti.

Avviso ai ‘naviganti colleghi’, se abbiamo dimenticato qualche nome, provvediamo tempestivamente. Sul prossimo numero  la forza in campo dei due quotidiani in provincia di Imperia.

 

 

 

#Alassioinrosa con ciclamini e cena pro Airc Ma è proprio lui? Si, il sindaco in ‘mutande’centinaia di adesioni,Melgrati ‘fusto’di mare

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“Che giornata ! Alassio è ancora una volta sulla vetta del mondo, grazie Marco, sei davvero un grande ed imbattibile…”. Una claque, via Facebook, discarica di pensierini,  per osannare lo spot pro Alassio di Marco Melgrati. Ha camminato 5 km, anche se il litorale è solo di 3, in costume da bagno ed ha indossato la fascia tricolore. Poi si è esibito all’obiettivo fotografico e via su Facebook con un ‘assordante’ seguito di signore e signorine multi-età, cultura al bello, al fusto prestante che sa esibirsi con garbo e malcelato ‘orgasmo’ del successo. Sara davvero così! Molti ci scommettono sull’estro risorsa del primo cittadino che non finisce di stupire.

COMUNICATO STAMPA – #alassioinrosa: dopo i ciclamini anche l’Apericerca. Oltre un centinaio di ciclamini dell’Airc venduti nel fine settimana che si aggiungono a quelli acquistati dal Comune per la decorazione delle aiuole e della fontana di Piazza della Libertà. Venerdì sera al Graf il primo Apericerca per sensibilizzare sulla prevenzione. Sabato e domenica sono stati moltissimi quelli che si sono recati allo stand dell’Airc allestito In Piazza Partigiani. Molti hanno voluto acquistare i ciclamini della ricerca, molti hanno semplicemente lasciato un’offerta a sostegno della ricerca contro il tumore al seno. Un migliaio di euro circa, è il ricavato da devolvere all’Airc, di questa due giorni tra la gente, cui si aggiunge il contributo dall’acquisto degli altri seicento ciclamini che l’Amministrazione ha utilizzato per tingere di rosa le aiuole agli ingressi della città e intorno alla fontana di Piazza della Libertà.

Ma #Alassioinrosa prosegue e venerdì prossimo, il 26 ottobre l’appuntamento sarà in uno dei locali più apprezzati della movida alassina, il Graf. Dalle 18 alle 19,30 si terrà il primo “Apericerca”, aperitivo in musica, ma con un breve preambolo della D.ssa Stefania Giudici, specialista di oncologia e radioterapia nonché membro di Breast Unit. L’occasione per un confronto costruttivo sulle problematiche di una malattia purtroppo molto diffusa in un contesto di gradevole condivisione. Anche in questo caso sarà possibile trovare i ciclamini dell’Airc e contribuire fattivamente alla raccolta fondi da destinare alla ricerca.

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L’ing. Pesce (ex direttore Ata) querela: ‘Spagnoletti mi ha diffamato’. Savona News rimuove l’articolo del neo responsabile di Harambee Savona, associazione del Pd

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Il 20 ottobre alle 8,30 il blog rsvn.it titola: “A Savona apre i battenti l’associazione Harambee di Gianni Cuperlo….Contenitore aperto alla società savonese. …Responsabile di Harambee Savona l’ex sindacalista CGIL Bruno Spagnoletti”. In altre circostanze e nei locali della Polpost, il blogger economista, riformista, ex segretario dei chimici &Trasporti a Savona e Genova, responsabile dell’Ufficio Economico, viene interrogato con l’accusa, formulata dal Pm GB Ferro, di diffamazione (presunta) ai danni dell’ing. Luca Pesce, già direttore generale Ata. Sortita estemporanea alla Spagnoletti trasparenza: pubblica sul suo profilo Facebook anche la foto dell’ufficio di polizia in cui si trova e si intravvede l’avv. Petrella nominato da Pesce nel ‘tentativo’ di conciliazione previsto dal codice di procedura.

Bruno Spagnoletti e Mario De Fazio, giornalista il giorno dell’inaugurazione della Lapide a Noli in ricordo di Giuseppina Ghersi

Spagnoletti il 28 marzo scorso aveva scritto una pepata lettera pubblicata da Savona News, quotidiano on line diffuso nel ponente ligure e Basso Piemonte che, per cautelarsi, ha subito rimosso lo scritto. Siamo nella fase in cui è possibile una transazione, un ‘accordo’. Ma…il battagliero ‘intellettuale’  ha lanciato, sembrerebbe, un ulteriore sfida. Ha postato foto e notizia da indagato mentre si trovava nell’ufficio della polizia per l’interrogatorio. Come dire: non temo  nulla, ho ragioni da vendere e do pure la notizia esclusiva.

A SAVONA COSTITUITA HARAMBEE – “Si chiama Harambee Savona l’associazione nata in provincia e legata alla sorella Harambee nazionale creata da Gianni Cuperlo, Matteo  Richetti, Marianna Madia e dal segretario del Pd Maurizio Martina.  Responsabile  dell’associazione  Harambee Savona è l’ex sindacalista della CGIL Bruno Spagnoletti“.

Non sarà certamente una querela per diffamazione, anche se non siamo di fronte ad un giornalista nell’ambito della sua attività e dovere di cronaca, di informazione, a impedire la designazione di Spagnoletti in un ruolo attivo, non solo di rappresentanza, nel nuovo ‘soggetto’ politico, pur sempre targato Pd, nato a livello nazionale e che si propaga in tutto il paese per ridare slancio, vitalità, rinnovamento ad un partito in caduta libera di consensi elettorali, di una figura rappresentativa e forte, credibile in Italia e in Europa. Il coinvolgimento di Spagnoletti rappresenta forse un punto di svolta tenuto conto che nel ponente ligure quella che si potrebbe definire l’eminenza grigia, la lunga mano di Renzi,  si identifica nell’on. Franco Vazio, ex vice sindaco di Albenga, cugino e collega di studio del sindaco avv. Giorgio Cangiano. Vazio che per via della professione della moglie è anche ‘imparentato’ con il commercialista ex sindaco  Pd di Savona, Federico Berruti con una mamma che ebbe un ruolo di primo piano nella Camera di Commercio soprattutto ai tempi del presidente De Fillippi e resta pur sempre un personaggio di spicco.

Luciano Pasquale presidente di Unionecamere delle Riviera con Spagnoletti nella foto postata nell’intervista a Pasquale da parte dello stesso Spagnoletti e pubblicata da Savona News

Bruno Spagnoletti che si era distinto per la ‘coraggiosa’ presenza (unico esponente della sinistra savonese alla solenne cerimonia dell’inaugurazione della lapide a Giuseppina Ghersi ‘giustiziata’ da partigiani. Un’iniziativa molto divisiva del consigliere comunale delegato a Noli, Enrico Pollero che nel 2016 ha aderito a Forza Nuova e che in un comunicato stampa aveva invitato i cittadini a presenziare con: “Vittoria camerati….“. Con l’adesione e la presenza di aderenti a Casa Pound provenienti dalle province di Genova e Savona, molti cittadini savonesi che non hanno mai nascosto  di tifare per l’estrema destra. Spagnoletti in prima fila, nel momento di scoprire la lapide senza la benedizione del parroco (“..Ho fatto presente che a quell’ora avevo un impegno inderogabile e nessuno si è più fatto vivo….“), acconto al sindaco Pino Niccoli (FI) e al capogruppo in Regione Angelo Vaccarezza, mentre a titolo personale ha presenziato l’assessore Sonia Viale, Lega, ex sottosegretario di Stato. Per una mattinata il centro di Noli si è trovato militarizzato nel timore di incidenti. Oltre una quarantina di uomini in divisa, alcuni in tenuta antisommossa, oltre a quelli di borghese, una sessantina i cittadini presenti di cui 8 nolesi. Ad un certo punto dopo l’introduzione del sindaco, un intervento di Vaccarezza, era pronto a parlare Spagnoletti ma Niccoli, dopo un breve confabulo, ha chiuso la cerimonia e ringraziato tutti.

Nella veste  di organizzatore e custode di Harambee Savona è impegnato, dichiara al Secolo XIX: “A dare vita ad un contenitore aperto rivolto alla società civile e alle nuove figure sociali nate dalla crisi. Come i giovani, le donne e tutte le competenze libere di Savona  per costruire il progetto della nuova identità”. E aggiunge: ” Contenuti programmatici che dovranno accompagnare la qualità  dell’opposizione del Pd alla giunta Caprioglio e che dovranno contribuire a rinnovare i gruppi dirigenti dem”. Ignoriamo se il prodigo e prolifico ex sindacalista (Quando scriveva su trucioli savonesi lunghissimi servizi, con la sua esperienza e conoscenza del passato, del quadro economico locale, da memoria storica e nostalgico del suo ruolo, ricordava che ‘erano almeno sei, sette mila i suoi lettori affezionati’), ignoriamo, appunto, se sia sempre il compagno di vita dell’assessore Maria Zunato con deleghe record, seconda solo a Piero Santi, a Sviluppo Economico e Attività Produttive (Industria, Artigianato, Commercio), Politiche attive del Lavoro, Demanio,  Progetti per l’Innovazione,  Azioni per la Smart City e per l’Agenda Digitale, Personale.

Savona sms La Rocca riunione di abitanti indetta da comune e ata della zona interessata al nuovo sistema di raccolta differenziata per informare la popolazione: Sara Vaggi, Luca Pesce e l’assessore Costantino (archivio Il Secolo XIX)

LA LETTERA DELL’ING. PESCE A SAVONA NEWS – Io sottoscritto Ing. Luca Pesce ho letto con estremo stupore la ‘Lettera al Direttore inviata da Bruno Spagnoletti’ pubblicata in data 28/03 u.s. su savonanews dal titolo ‘Il dramma dell’ATA e il fantasma di Luca Pesce che si aggira nel palazzo’ a firma di tale sig. Bruno Spagnoletti, che riporta dati ed informazioni sulla mia persona.

Se è vero che io possieda ‘un’empatia, una signorilità di carattere, una gentilezza ed una disponibilità all’ascolto davvero senza limiti’ così come indicato nella suddetta lettera, è altrettanto vero però che tale empatia, signorilità e gentilezza all’ascolto abbia, comunque, un limite e ceda il passo di fronte a gratuite affermazioni – anche sulle mie capacità non solo etiche e sulle mie professionalità – specie se del tutto ingiustificate (come quelle contenute nella lettera in questione), approfittando al contempo della cassa di risonanza derivante dalla pubblicazione su un noto sito su faccende savonesi.

Tale lettera è infatti gravemente offensiva e lesiva del mio onore e del mio decoro, in quanto riportante precise affermazioni ed accuse in ordine alla mia presunta personale responsabilità sulla situazione economico ed imprenditoriale di ATA, che sono assolutamente contrarie a verità e che, per di più, vengono riportate in maniera non corretta e non continente, e tali così da indurre in errore il lettore, anche a fronte dal testo volutamente lezioso e contorto. Le informazioni sul mio curriculum, di cui anzi ne rivendico con un certo orgoglio anche la verità e che forse chi mi dileggia non può vantare, non possono certo essere prova di nulla.

I numeri invece dicono che i bilanci di ATA ante 2016 hanno avuto per diversi anni risultati positivi, con forte crescita del fatturato e dell’occupazione. Inoltre, il richiamo alla Nota della Corte dei Conti è del tutto inconferente e non vero, in quanto nella suddetta Nota della Corte dei Conti (che — guarda caso — non è riportata nella lettera in questione) si legge espressamente che le irregolarità riscontrate siano riferibili al Comune di Savona, senza alcun diretto addebito a mio carico. Peraltro, respingo con forza al mittente l’ulteriore considerazione che tale sig. Spagnoletti ha espresso sulle mie qualità personali ed etiche, tanto da arrivare a suggerire le mie dimissioni (‘Ed è altrettanto ovvio, che etica e responsabilità manageriale, avrebbero preteso che, al cambio dell’Amministrazione, avesse rassegnato le sue dimissioni in compagnia dell’ex presidente Sara Vaggi: così non è stato e non è avvenuto!’), che è particolarmente odiosa oltre che pregiudizievole, benchè tipica e conforme al cliche di chi — in assenza di valide argomentazioni — si lascia andare ad attacchi sulle qualità personali ed etiche del contraddittore, puntando verosimilmente sulla sola carica emotiva che detti attacchi possano provocare.

In particolare, tale lettera utilizza in maniera indebita il subdolo espediente del c.d. ‘sottinteso sapiente’ (in cui è da ravvisarsi, in sostanza, altrettanta forma di offesa indiretta) mediante l’uso di determinate espressioni nella consapevolezza che il pubblico dei lettori le intenderà o in maniera diversa o addirittura contraria al loro significato letterale, ma, comunque, sempre in senso fortemente più sfavorevole – se non apertamente offensivo – nei confronti del destinatario. Per i suesposti motivi, oltre ad invitare il Direttore a valutare con maggiore attenzione le lettere inviate da qualsivoglia quisque de populo e sottoposte alla Sua attenzione sia sotto il profilo del contenuto che dei titoli dell’estensore, comunico fin d’ora che agirò in tutte le opportune sedi —nessuna esclusa — per la tutela dei miei interessi e diritti in relazione alle affermazioni offensive e diffamatorie riportate nella lettera in questione.

LETTERA RIMOSSA: RESTA SOLO IL TITOLO

E SUL SITO LIBERO 24 x 7 POCHE RIGHE

….Recitava il Comunicato di “föra,o foeura, di ball” per dirla nella versione Bossi o Massimo AreccoIl consiglio di amministrazione di Ata spa comunica che, nel perseguimento dell’annunciato …

STRALCI DI UN ARTICOLO DI SPAGNOLETTI SU TRUCIOLI SAVONESI

TITOLO: A SAVONA COMMEDIA DEGLI EQUIVOCI O DEGLI ORRORI

…..La si giri come si vuole, ma l’elemento di continuità nella gestione ATA, è rappresentato dal Direttore Generale Ing. Luca Pesce in carica dal 2010; un Dirigente nominato dalla Giunta Berruti e riconfermato dalla Giunta Caprioglio (i maligni dicono dopo riconversione sulla via di Damasco da PD e dintorni a Forza Italia e dintorni; riposizionamenti che, a volte, possono succedere, ma anche no). Oneri e Onori ricadono, quindi, su Chi ha avuto ed ha le maggiori responsabilità manageriali nella gestione dell’Azienda!….

….I DUE CAPI….. VICINI A LUCA PESCE

Il pasticcio della mancata chiusura (pur già pagata dal Comune) del Centro di stoccaggio dei rifiuti di Cima Montà dimesso nel lontano 2007 e ancora da bonificare è un “giallo” ancora avvolto dal mistero! Oltre 1,5 milioni di euro già liquidati e si dice che servirebbero altri 600 mila euro per completare l’operazione; con il rischio di pesanti ricadute sulla Tari (Tassa sui rifiuti e i servizi di igiene) che andrebbe a colpire i savonesi, dopo i sacrifici già imposti con il Piano Decennale di Riequilibrio dei Conti del Comune.

Ma il pasticciaccio brutto di Cima Montà è anche un intrigo politicamente rilevante; un ginepraio che potrebbe richiamare diverse responsabilità di Comune e Provincia e potrebbe coinvolgere forze politiche sia del Centro Sinistra, sia del Centro Destra. Ed è di qualche giorno fa la notizia di un possibile nuovo scandalo che – se confermato – darebbe il colpo di grazia ad un Gruppo Dirigente assai chiacchierato. Non spetta a me emettere sentenze, ma l’intrico (se comprovato) della Cooperativa N&D di Vado Ligure e gli strani intrecci che potrebbero essere provati, griderebbero vendetta  e confermerebbero una gestione quanto meno opaca dell’Azienda pubblica! ….

:….Sono sempre stato contro – da garantista convinto – al teorema di Mani Pulite e di Tangentopoli “non poteva non sapere”, cosi come mi fa sorridere l’adagio ponentino “a mia insaputa”! Epperò l’affaire della Cooperativa Sociale N&R (nonostante le smentite di un Comunicato) è quanto meno strano e discutibile, sia rispetto alle vigenti leggi, sia alla giurisprudenza giuslavorista, sia ai comportamenti etici di correttezza e trasparenza.

Il Comunicato di smentita più che giustificare, getta nuove ombre su una Cooperativa che avrebbe dovuto “offrire occasioni di lavoro a Persone svantaggiate” (Sic!). I due Responsabili della Cooperativa non sono due netturbini qualunque (anzi mi si dice che non hanno mai preso in mano una scopa e tantomeno l’abbiano mai usata), ma due figure apicali (addirittura Capo del Personale e Responsabile dei Cantieri esterni) molto vicine al Direttore Luca Pesce.

E QUEL PASSO RISERVATO A FC RICICLAGGI

Il resto che non va è noto: alto debito con FC Riciclaggi che per la sua posizione di forza “fa e disfa a suo piacimento”, ingombranti ovunque con la stazione ecologica mobile continuamente piena ( per cui molti pezzi restano a terra), difficoltà ad avere un aiuto dai vigili per auto in divieto di sosta previsti sia per i lavaggi il giovedì sera sia qualche volta la mattino per la spazzatrice, etc. etc. E, qui mi fermo per il momento e per carità di Patria. Ora non ci sono più alibi né scusanti ed è venuto il momento in cui Ognuno si deve prendere le sue responsabilità: Azienda, Direttore, Consiglio di Amministrazione, Sindaco, Vice Sindaco, Assessori all’Ambiente e alle Partecipate, Giunta e Consiglio Comunale.

Sul terzo socio meglio stendere un velo pietoso, se è vero – come raccontano cronache e tribunali locali – che si tratterebbe di Leonardo Paradiso, detto “Provolino”, con una Fedina Penale pulitissima e bianca come la droga; insomma, un terzo socio dedito alle buone opere e ai Ragazzi in difficoltà, con una vita spesa a dare lavoro ai Giovani! Mamma mia! Ma torniamo al dunque!

La realtà strategica, produttiva, occupazionale dell’ATA, è sotto gli occhi di Tutti e traccia una “impresa a rischio”, con gravissime problematiche di equilibrio di gestione, nonostante un ottimo portafoglio clienti, un indebitamento da “libri” in Tribunale e un futuro assai in bilico! Eppure è una delle ultime Aziende Pubbliche che possono e meritano di essere salvate, risanate e rilanciate; è una sfida complicata, ma che sarebbe bene tentare di sperimentare e vincere per il bene della Città e dei suoi lavoratori. Ciò che non è più ammissibile è la continuazione suicida di una gestione dirigistica e accentratrice di quasi tutti i poteri nelle mani di un solo Dirigente con la connaturata apatia del lavoro in Team e il decentramento delle funzioni persino in termini di relazioni industriali, rapporti sindacali e gestione contrattuale delle risorse umane.

Molti lavoratori mi hanno scritto e molti interlocutori mi hanno socializzato fatti e misfatti avvenuti all’interno dell’Azienda negli ultimi anni! A parte le vicende spassose e surreali di Carnevalate in costume in linea con i Poteri Assoluti di Cesare e Cleopatra (ma come si fa? Commedia degli errori o Tragedia degli orrori?), il quadro che emerge è tanto critico da porre più di una domanda per un’Impresa – potenzialmente sana – che sta per essere condotta al Capolinea della disfatta, del fallimento e della liquidazione di business, portafoglio ordini, tecnologie, competenze, know how, risorse umane e occupazionali….

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