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Il record italiano del monsignore: G.B Gandolfo, curriculum di 7 pagine, da Albenga al Vaticano andata e ritorno

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Il record italiano di un monsignor, G.B Gandolfo: curriculum di 7 pagine, da Albenga al Vaticano andata e ritorno.  Ha 76 anni. Origini nella piccola Conio di Borgomaro (Im), il Seminario Vescovile, ordinazione sacerdotale, dottorato in Teologia Pastorale (specializzazione dell’Arte). Parroco a Cesio, a Leca d’Albenga. Insegnante alla media ‘Sauro’ di Imperia, docente al liceo ‘De Amicis’. Giornalista pubblicista. Canonico della Cattedrale ‘S.Michele’. In campo nazionale riordina e rinnova il Centro Sportivo Italiano. L’arcivescovo di Trento lo sceglie per i Censori Teologi degli scritti del Servo di Dio Alcide De Gasperi. Rettore del Seminario. Referente del Grande Giubileo 2000. Eletto alla presidenza per la preparazione del Sinodo. Presidente interventi esecutivi per il Terzo Mondo. Consulente dell’Unione Cattolica Artisti Italiani e della Consulta nazionale per le Aggregazioni Laicali.  Autore di libri e pubblicazioni. Convegni e riunioni scientifiche. 

Una collezione, seppur parziale, di primati che si possono leggere nel curriculum vitae fermatosi al 20 febbraio 20o3. Una vita intensa, di viaggi, settimanali o quasi, quelli da Roma ad Albenga e viceversa. Saltuari ritorni alla terra di origine, presenza a qualche funerale di confratelli, a qualche festa patronale. Gli incarichi romani che maggiormente lo coinvolgevano, ‘narrano’ di una persona colta, affabile, prestante, a proprio agio nel mondo degli artisti, del set che non disdegna le passerelle, i benefici della notorietà, i salotti. Nella sua ‘Liguria’ don Giovanni Battista Gandolfo (nella foto a sn) ha avuto scarsa risonanza mediatica nonostante possa essere considerato una ‘star‘ tra i 176 sacerdoti della diocesi di Albenga – Imperia (dati ufficiali del 2012) e i 27 diaconi. Le religiose donne, nello stesso anno, erano 331, 61 gli uomini su una popolazione diocesana di 168 mila abitanti. 77 le parrocchie in provincia di Savona,  86 in quella di Imperia.

Chissà se con la revisione della Province, con l’avvento innovatore di Papa Francesco si procederà ad un riordino adeguato ai tempi delle diocesi. La sola Provincia di Savona è interessata da ben quattro sedi Diocesane: Albenga-Imperia, Savona-Noli, Mondovì (6 Comuni), Acqui Terme (15 Comuni).  Una ‘distribuzione’ anacronistica. Sarà pur vero che comporterebbe per la chiesa problematiche non indifferenti, ma anche su questo fronte il Papa dovrà essere rinnovatore a breve e lungo lungo termine.

Il ritorno al tempo pieno, libero delle incombenze vaticane e romane, riconsegnano il ‘personaggio’ Gandolfo alle attività più ‘casalinghe’ della sua diocesi. Ad iniziare dalla ripresa della pubblicazione della Rivista Diocesana, fondata il 19 dicembre 1950  e della quale è direttore responsabile ;  redattore il  canonico Tiziano Gubetta. Abbonamento 25 euro, si è fermata a giugno 2011. Ci sarà pure un problema di costi, ma è pur sempre motivo di trasparenza ed utile informazione. Un faro ufficiale sull’attività della Curia, del vescovo, dei vari organismi interni. Tra i revisori dei Conti figura, ad esempio, l’ingauno dr. Alberto Morana, reverendo diacono, direttore del Banco Popolare (ex Novara), volontario della Croce Rossa di Ceriale.

Sarebbe spalancare le finestre al mondo, spezzare la tradizione di riservatezza. Si pensi alle proprietà immobiliari e terriere della Curia, della parrocchie, degli Ordini religiosi. La chiesa, bisogna darne atto, aiuta gli ultimi per mano della Caritas. Ci sono sacerdoti che, in silenzio, ricorrono al proprio portafogli verso singoli bisognosi. Si racconta che lo stesso monsignor Oliveri, pressato persino nel suo ufficio e non disponendo di liquidi, abbia messo qualche volta mano al libretto degli assegni. A fronte di questi aspetti, esistono altrettante meno note e spesso improduttive (o scarsamente tali) realtà immobiliari disseminate in città e nell’entroterra. Interi stabili o singoli alloggi. O ancora aree edificabili non opportunamente sfruttate. Si tratta di lasciti, donazioni, eredità testamentarie di sacerdoti e fedeli.

A proposito, da tempo non si ha più notizia – e sarebbe invece utile alla causa – di ‘legati’ a parrocchie. Prevale la privacy? anzichè il valore aggiunto della promozione col buon esempio. Del resto è sotto gli occhi  di tutti – o perlomeno dei cittadini informati – che  i pochi immobili scampati alla speculazione e agli affaristi, con le immancabili eccezioni, appartengono alla chiesa o istituti religiosi. In pochi casi, finora, divorati da operazioni immobiliari più o meno limpide.

Parlavamo di disagio negli ambienti diocesani. C’è già Il Secolo XIX che svolgendo il suo lavoro, ha raccontato negli ultimi anni fatti e misfatti, nel bene e nel male. Questi ultimi hanno fatto soprattutto rumore, è nella logica dell’informazione di massa. A fronte di questo si può aggiungere che è solo una parte, forse minore, di quanto accade nel ‘mondo clericale e dintorni’  finisce in pasto ai mass media.

Vogliamo solo citare due esempi significativi. E’ stata seguito, con molto interesse la penosa vicenda di don ‘Lu’ (centinaia di articoli), l’ex parroco alassino condannato in via definitiva in Cassazione per abusi su una bimba che frequentava la parrocchia. Quando si trattò di amministrare il Sacramento della Cresima (Vescovo o vicario), monsignor Oliveri ufficialmente era ‘impedito’, il suo delegato (Giorgio Brancaleoni benvoluto nella sua Alassio e non solo) non era entusiasta a togliere le ‘castagne dal fuoco’. Alla fine, in via eccezionale, è toccato insolitamente al parroco don Angelo De Canis, a sua volta monsignore e per lui era la ‘prima volta’. Un altro caso è quello del sacerdote incardinato in diocesi che in quel di Napoli è finito agli arresti domiciliari per asseriti furti di libri di grande valore storico; nell’inchiesta è coinvolto pure un esponente nazionale di Forza Italia, in odore di mafia. Ora trascorre la ‘detenzione’ in un santuario, già convento della piana ingauna.

Luciano Corrado 

 


Ceriale, il collezionista di coltelli tascabili

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E’ un giovane esercente di Ceriale, Andrea Calcagno, il più giovane collezionista di coltelli tascabili multiuso della Liguria. Diciamo subito che è un giovane pacifico e senza grilli in testa. Coadiuva col papà nella gestione del bar, pasticceria, gelateria Bacicin, in centro città. Un nome che riporta alla memoria  personaggi popolari. Ceriale per secoli paese agricolo, di pescatori immigrati e pastori della transumanza invernale. Oggi alla ricerca di visibilità e turismo.   

La particolarità dell’hobby di Andrea non è quella di esibire arnesi simbolo di difesa e a volte pericolo, a secondo dell’uso, ma soprattutto utili. Da utilizzare a tavola, in gita, durante lo svago o un lavoro. Un solo coltello capace di soddisfare molteplici esigenze. In questo caso si potrebbe dire che si unisce il dilettevole all’utile.  Se c’è qualche appassionato chieda consigli o meglio faccia una visita al Bacicin ne vale la pena e non si resterà delusi.

Ceriale, la maledizione di San Rocco. Quei 4 sequestri di ville agricole e terreni

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La ‘signora’ Rai Liguria non aveva spazio e tempo da ‘esibire’ i danni del Rio San Rocco, intervistare il direttore dell’Ufficio Postale, i titolari di bar, negozi, pasticceria, garage. Mamma Rai del resto era assente anche alla tradizionale festa di San Rocco (16 agosto), con migliaia di persone, la spettacolare processione, sfilata di artistici crocifissi. Le bancarelle e quest’anno il record di presenze di ‘ambulanti abusivi’ (34, alcuni offrivano, pare, polverina particolare e ‘Rolex’). All’ingresso della chiesa pure due ‘mendicanti’ professionisti di un clan. Trucioli.it, continua a rinviare il reportage fotografico (ci scusiamo), spiegheremo i motivi. Intanto l’ultima ‘vendetta’ di Rio S. Rocco. L’uomo dimentica, la natura no. Danni pure allo stadio cittadino, partite fuori casa.

Il torrente è esondato, non è la prima volta. Non solo, poco clamore hanno suscitato i circa 160 mila mc. d’acqua  sui 4 ettari edificati della T 1, con box  pieni d’acqua, prima del deflusso un metro oltre la soletta. A Ceriale, come pochi o tanti avevano previsto,  stanno venendo i nodi al pettine. Non può essere motivo di soddisfazione. Semmai di riflessione. Chi, per decenni, ha scritto ed indispettito i ‘potenti’  di turno, non può dimenticare chilometri di inchiostro prima sui giornali e da ultimo sul web affinché si arrestasse il dissennato consumo di territorio. Distruggendo, tra l’altro, la prima risorsa di madre natura: l’agricoltura e il grande ‘serbatoio’ naturale dell’acqua di falda,  messa a ko da infiltrazioni saline. E batteri.

Lo abbiamo già scritto e speriamo di non annoiare. I nemici non ci interessano. Non siamo stati ascoltati, eravamo una piccola minoranza. Ora si fa  la conta dei danni , le immancabili polemiche, le interrogazioni consiliari che non spaventano. La maggioranza è solidissima. I burattinai sono scaltri. Forse un domani in presenza – speriamo mai – di qualche tragedia più clamorosa leggeremo i titoloni (frana di Andora è l’ultimissimo esempio, ma solo in ordine di tempo). Senza disastri e senza morti nel Bel Paese e nella Regione più cementificata d’Italia (dati Istat) il ‘sistema cricca &affari&politica&massoneriaformaggiara’, impunità ed illegalità diffuse non vengono scalfiti.

Aspetteremo la dichiarazione dello’ stato di emergenza’ da parte del governo, le decisioni della Regione con l’immancabile Partito del cemento’, la possibilità di accedere ad eventuali contributi per  danni.  In effetti, anche questa volta, tutto sommato rispetto ad altre località, Ceriale può consolarsi, tirare un piccolo sospiro di sollievo. A ribellarsi è stato soprattutto il Rio che gli anziani cerialesi ripetono: “si ripiglia il suo letto naturale”.  L’esondazione, infatti, avviene in curva, nelle vicinanze del Residence Oliveto, tanto per dare un’idea.

In altre circostanze, quando diluviava ed in poche ore si concentrano le piogge di giorni, allora l’effetto-esondazione è  stato immediato. Questa volta le precipitazioni sono state meno copiose, ma per più giorni. Quando a monte le aree ancora ricoperte di terra non assorbono più acqua, la massa d’acqua si rovescia impetuosa a valle. Il ‘rio’ da via Romana, in prossimità della vecchia chiesa di S. Rocco,  si è diviso in due tronconi.  Infilandosi in via Venezia, verso la colonia Veronese, in piazza Marconi e straripato sulla passeggiata.

I più previdenti già durante la notte erano rimasti svegli facendo uso di sacchi di sabbia e tavolate per proteggere i negozi, i locali, i box. I più colpiti sono stati l’Ufficio Postale (doppio ingresso di acqua), un bar, 2 negozi, una pasticceria, diversi garage. Decine di quintali di melma rossastra hanno invaso locali, strade, parcheggi, giardini di un’area assai estesa.

Da Rai Regione abbiamo appreso che in meno di 4 giorni è caduta la pioggia di 4 mesi.  Ed il martoriato territorio non sopporta più nulla. Si sostiene addirittura che un’emergenza simile (quantità d’acqua) non si avvera dal 1870. Può darsi che la memoria ci tradisca, ma non sembra propria la prima alluvione che nella pianura ingauna provoca esondazioni. Quando il Centa straripava si andava in barca in mezza Albenga. Nei giorni scorsi è stata colpita e danneggiata la zona a monte dei Fortini. Hanno ceduto gli argini del Carenda, allagati San Giorgio, Prato del Vescovo, Protogrande di Campochiesa. Anche in questo caso nulla di nuovo, un déjà vu.

Cosa è cambiato negli ultimi due secoli a Ceriale ? A monte migliaia e miglia di ettari di terreno, un tempo coltivati, sono stati ricoperti di cemento ed asfalto. Non c’è più l’effetto spugna. A valle gli scarichi sono stati ‘rimpiccioliti, deviati, ‘tombinati’, incanalati in condotte forzate, assolutamente inadeguate. Non si è intervenuti con un programma di opere nel sottosuolo  che tenga conto del cambiamento idrogeologico e residenziale.

Che dire della ‘bomba d’acqua‘ imprigionata nei box-garage della T1 (complesso Nucera) ? Una enorme vasca che ha continuato a far da polmone, raccogliere acqua a Nord dell’Aurelia. Ad un certo punto la saturazione crea un imbuto- tappo con allagamenti a Sud di via Romana. Un’isola ricoperta di mezzo metro d’acqua – dove più e dove meno –  che ha interessato alcune decine di proprietà, in parte agricole, in parte residenziale. La gente pare rassegnata. Ha qualcosa da nascondere, temere?

CHI SI RIVEDE ? VILLE AL POSTO DI CASE AGRICOLE

Abbiamo letto che la Procura della Repubblica ha posto sotto sequestro due edifici e due terreni dove tutto era pronto per portare a buon fine altre presunte operazioni illecite. Vale a dire realizzare ville, anzichè case agricole come impone lo strumento urbanistico vigente.  Si è scritto che nei guai sono finiti il geometra Giuseppe Repetto (tra i primi ad essersi cancellato dopo aver ricevuto la news letter di trucioli.it), già attivo assessore comunale  ai tempi delle giunte capeggiate da Piero Revetria, chiamato a reggere le sorti della giunta Provinciale con ‘motu proprio’ del presidente Angelo Vaccarezza.  Il secondo nome, non nuovo ad inchieste giudiziarie, quello  di Giuseppa Parrinello, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune fino al 2010.

La vicenda più clamorosa era stata la vicenda del super villa abitata dall’arch. Andrea Nucera. Dopo un lungo braccio di ferro (con la moglie si era asserragliato all’arrivo della polizia giudiziaria)  ha perso anche quella proprietà destinata, a quanto pare, a finire nella disponibilità del Comune come prevede la legge.

Ora a tentare il ‘colpo di fortuna’ è stato un Sciglitano (nome non inedito) che ha realizzato un bel villone, diviso in due, sulla prima collina di via Pietrafraccia.  E ancora, due terreni nella zona del cimitero ad opera di altri proprietari. Qui l’intevento della Forestale è stato  preventivo.

Che dire,  avranno visto girando la nostra provincia che sono ‘fiorite’ ville agricole in quel di Verzi, a Loano (si parla già di un oculato colpo di spugna col nuovo piano regolatore), e senza andare lontano nelle zone di Villanova, Garlenda, ma l’elenco potrebbe continuare. Pare che rischiare, a lungo andare, convenga. Visto che ai titolari, i cui maggiori oneri derivano non dalle demolizioni ma soprattutto le cause  penali davanti ai giudici, qualche volta al Tar,l Consiglio di Stato. Poi ci sono le parcelle di geometri, architetti, ingegneri, direttori dei lavori. La perseveranza paga, basta ricorrere alla memoria storica, all’archivio stampa. E domandarsi: come è andata a finire.

L.C.

 

Noli mala gestione o preveggenti ? Mentre ad Andora il Procuratore…

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La Del. di Giunta N. 157 del 06/11/2013 (nove giorni prima???) affida un ulteriore incarico all’Avv. Mauro Vallerga…(e giù con denari del nostro bilancio… oltre 50 mila euro erogati al professionista nel 2013) per proporre appello contro la sentenza n. 1042/2012 del Tribunale di Savona, esecutiva il 23/02/2013, con tanto di atto di precetto inviato dall’Avv. Luca Battaglieri (controparte) in data 15/11/2013, prot.13413. Preveggenza oppure errori di datazione?.

Si tratta comunque di un’altra lite persa, questa volta nei confronti del titolare della Residenza Protetta “La Quiete” di Spotorno. Costo: € 21.022,25 oltre interessi legali e spese varie per un totale di € 2.550,00. Pare che il contenzioso sia nato a causa di una mala gestione inerente il perdurare dell’ospite “parcheggiata” nella struttura protetta di Spotorno da parte della Segretaria Capo, Direttore Generale Dott.ssa Anna Nerelli firmataria della richiesta, mai seriamente attivatasi in seguito per il rientro a Noli. La causa è stata discussa dall’Avv. Vallerga. La signora residente a Noli, era stata inviata a Spotorno perchè, al momento della richiesta di ospitalità nella residenza di Villa Rosa, non c’erano posti disponibili. Sembra anche che non sia stato accettata una transazione favorevole offerta al Comune e che avrebbe fatto risparmiare, di conseguenza, a noi tutti cittadini contribuenti una somma ragguardevole sulla totalità degli oneri che oggi invece deve affrontare, ricorso compreso. Complimenti! Avanti con l’arroganza di sempre, dimostrando di non volere dialogare con i propri cittadini, sperperando i soldi di tutti noi.

LA SPIAGGIA PERDUTA

Correva l’anno 2010, quando un giorno, tornando da Savona, ho notato che sull’area in concessione della Nautica Spotornoli, un mezzo meccanico iniziava a smantellare i binari della gru usata per alaggio delle imbarcazioni e la parte di molo in cemento costruito sul mare. Ho da subito intuito che si stava commettendo un grosso errore, ragion per cui sono immediatamente salito in Comune per sapere e capire meglio. Si trattava di opere abusive, come forse altre su quella stessa concessione demaniale e quindi da essere demolite con tanto di doverosa ordinanza. Preso atto che l’ordinanza deve essere rispettata, ho tuttavia dichiarato la mia convinzione che con la totale esecuzione della stessa, tutta la zona di arenile, dai Bagni Nereo alla discarica della Serra di Spotorno, avrebbe subito delle conseguenze negative, cioè l’erosione, per effetto delle mareggiate. Con la demolizione del molo in cemento costruito sul mare, si veniva, di fatto, ad eliminare l’unico manufatto idoneo a contenere l’arenile a ponente, a difendere quello di levante, entrambi consolidati da tempo. Già da oltre due anni si sono scoperti scogli sulla battigia tra gli ex Bagni Nereo e la Lega Navale, prova certa dell’effetto erosione.

Ora sappiamo che un’ordinanza, volendo e motivandola, può essere impugnata al TAR, in questo caso per il bene pubblico, come vedremo più avanti. Le poche pietre rimaste sulla battigia residui del molo demolito, non sono risultate, nei fatti, sufficienti a contenere la profondità di materiale dell’arenile che è stato visibilmente, irrimediabilmente eroso, riversando in mare sull’area della poseidonia la sabbia, lasciando inoltre dissotterrato il pietrame su tutta la zona , precedentemente coperto dalla stessa. Vedere per credere.

I fatti sono incontestabili: l’ultima mareggiata del 2013, la terza dal 2011, ha ancor più profondamente inciso sulla debolezza prodotta sul sito a seguito della demolizione del molo in cemento sul mare, aggravando in maniera irreversibile la staticità dello stesso, causando ingentissimi danni ai manufatti lasciando, ad esempio, la zona occupata dalla Lega Navale come quella che ha subito un terremoto. Se non saranno presi in seria considerazione interventi immediati, già dalla prossima mareggiata il mare si avvicinerà ancor più a lambire il muro dell’Aurelia come una volta, ritornando ad occupare il suo nido naturale che i meno giovani ricordano, distruggendo le strutture balneari esistenti. Per i responsabili regionali preposti alla difesa del SIC, coloro che hanno impedito a suo tempo l’impatto ambientale con la conseguente distruzione della poseidonia bocciando la proposta portuale (da me condivisa, a salvaguardia del SIC), non sarebbe auspicabile un incisivo intervento atto ad impedire la pressochè totale distruzione del sito, (spiaggia/poseidonia) in attesa di un qualificante progetto di utilizzo a favore di un turismo sportivo/nautico/spiaggie, sollecitando da subito questi “SORDI-CIECHI-MUTI” attuali amministratori locali senza idee in proposito da anni? Oppure l’idea esisteva…: creare la devastazione dell’arenile, renderlo inutilizzabile, sperando di far ricredere la Regione ormai indirizzata a cancellare definitivamente la struttura portuale, nel rispetto delle leggi che regolano i SIC.

Tutto ciò premesso, ancora una volta, intendo portare all’attenzione dell’opinione pubblica il comportamento, la mala gestione dell’amministrazione comunale. La mia visita in Comune con relativa previsione di ciò che sarebbe successo avrebbe dovuto far meditare le “menti” conduttrici (ir)responsabili, se non altro per intervenire presso le autorità interessate, Procura della Repubblica e Capitaneria di Porto per chiedere e concordare con loro una logica quanto, a mio avviso, possibile soluzione. Quale? Quella di demolire gru, binari, interdire l’uso del molo per qualsiasi attività di utilizzo alla Società SANAL, cintarla, ma lasciare lo stesso come unico baluardo a difesa degli arenile, sequestrarlo. Una specie di accordo di programma in urgenza da concordare, in attesa del necessario progetto urbanistico di utilizzo della costa tra la discarica Nereo ed il Rio Torbora/Crovetto.

Così come penso sia stata evitata la demolizione delle passerelle (abusive?)sul rio Torbora per permettere il passaggio tra gli arenili confinanti delle due cittadine. Non credo proprio che una tale richiesta che personalmente ritengo “sensata”, formulata da parte dell’amministrazione comunale, dal suo Sindaco, potesse essere disattesa sia da parte della Procura che della Capitaneria, in particolare quest’ultima, sempre dimostratasi sensibile a “corrette – fattibili” soluzioni alternative. Al mio affezionato lettore nolese lascio l’ingrato compito di valutare il costo finanziario oltre che di immagine di questo ulteriore disastro annunciato, questa volta ancor più condannabile perchè, opinione mia, credo fermamente poteva essere evitato. Trattasi o no di migliaia di euro? Come sempre, il tutto i svolge con il complice(?) silenzio della minoranza consiliare; invece di usare il doveroso controllo sugli atti compiuti, si attiva solo nel formulare gli auguri di buone feste nella mezza pagina a lei riservata nel notiziario comunale. Contrariamente ad entrambi, c’è “chi vede, chi sente, chi parla/scrive”. La vergogna non passa solo attraverso i tribunali.

FATTI, NON PAROLE

Cosa penserebbe l’opinione pubblica se il Comune ordinasse di demolire un muraglione costruito abusivamente da un privato per proteggere una sua costruzione anch’essa abusiva, ma che di fatto impedisce lo smottamento di un terreno franoso di proprietà comunale/demaniale? Preferisco, come mia abitudine, a dimostrazione di quanto sopra asserito, portare ad esempio l’assolutamente doveroso e condivisibile intervento attuato dello stesso Sindaco Repetto contro l’ordinanza emanata dalla Provincia: la demolizione di Piazza Aldo Moro, da sempre abusiva. L’azione concordata con l’ente superiore ha di fatto sospeso l’esecuzione della stessa ordinanza, proponendo e concertando a livello tecnico una specie di accordo di programma, con un progetto di messa in sicurezza del rio Buongiardino e la relativa futura esecuzione di opere atte a giustificare la sospensione dell’esecutività dell’ordinanza. Stesso principio, ma disparità di trattamento tra due ordinanze a mio avviso. E allora mi domando: la salvaguardia sul territorio delle strutture pubbliche utili e necessarie deve essere esercitata in qualsiasi momento ed in tutti i casi con l’esercizio del BUONSENSO? Certo che sì! Ed allora viene da chiedersi ancora: perchè non si è agito di conseguenza?.

CROLLI e FRANE

Tra i diversi telegiornali che da subito hanno riportato “dichiarazioni” del Procuratore della Repubblica di Savona Dott. Francantonio Granero a seguito della ricognizione fatta dallo stesso in elicottero sul disastro ferroviario di Andora, mi sono annotato quella del Tg la7 delle ore 1400 del 18 gennaio: “Non è opera del fato, ma è opera dell’uomo”. Da subito poi sono stati messi i sigilli in Comune per conoscere se “le licenze avessero le carte in regola”. La doverosa quanto tempestiva iniziativa della Magistratura alla ricerca di eventuali responsabiltà penali è stata apprezzata anche se fa capolino la “prescrizione“. Dipende dai reati contestati e dalle date in cui sono avvenuti.

Contrariamente a quello che è successo in quel di Noli su Via Belvedere con la perdurante ordinanza di sgombero delle abitazioni, pur essendo il capo d’imputazione lo stesso, sostanziale è comunque la differenza, come da sentenza della Cassazione confermata ultimamente, da me ricordata sul numero scorso di Trucioli.it. Viene però spontanea una domanda sempre su Noli: visto che anche qui non si tratta di “fato”, quale tipo di uomo è colui che ha reso possibile quel che è successo? Bisogna individuarlo in quello delle istituzioni preposte al controllo (leggere le perizie ordinate dalla Magistratura) che concede la licenza pur in mancanza di documentazione obbligatoria per legge, oppure in colui che risulterebbe “avido e superficiale“, o in entrambi i casi? Questo si domanda ancor più oggi l’opinione pubblica che conosce… il fatto, ancora irrisolto dopo quattro anni, leggendo Trucioli.it.

Carlo Gambetta

Noli, i danni causati alla Direzione dei Bagni della Lega Navale dalle ultime mareggiate del 2013


La suorina ha vinto il premio Scajola 2014

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Chissà come avrebbe commentato “A  Sua insaputa” lo storico Bellamigo di Loano. Certo è che un ‘premio’ all’humor bisogna assegnarlo all’ottimo Gramellini. Sulla prima pagina de La Stampa, di sabato 18 gennaio, ha regalato ai lettori un fuor di metafora. Infatti ha fatto il giro di tutti i canali televisivi italiani e non, giornali e web, la notizia della suorina di Rieti che in monastero ha scoperto essere al nono mese di gravidanza.  La Madre superiore:  ”Proprio non capisco tutto questo interesse…”. Il vice direttore del prestigioso quotidiano di ‘casa Agnelli’ ha così attribuito ‘motu proprio’ il premio Scajola 2014 alla giovane religiosa. In effetti un evento raro in convento. Nel savonese non c’è traccia di fatti analoghi negli ultimi decenni. Semmai qualche storia d’amore come accadde ad Albenga ad una suora dell’asilo al centro di un amore proibito con un benestante albenganese. Dovette lasciare l’asilo e l’Ordine, vive dimenticata in città. 

 

 

Andora, parola di sindaco: “Ora tremeranno le cricche”

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A chi non l’ha letto consigliamo di procurarsi la copia. La Stampa, martedi 21 gennaio, pagina 8 cronaca nazionale: “L’Italia tra fango e cemento” titola il dossier con “La terrazza è crollata sul treno per risparmiare 30 mila euro. Indagato il progettista. Nelle carte del Comune di Andora manca l’autorizzazione a costruire”. Il sindaco Franco Floris, re delle presenze a Imperia Tv, non si tira indietro con l’inviat0 speciale del giornale: “ Finalmente la Procura alzerà il velo su una trentina di persone, tra costruttori, progettisti e funzionari pubblici che facevano di tutto e senza regole…ora guarderanno le vecchie lottizzazioni e tremeranno le cricche”. Micidiale, da sottoscrivere?

 

Più esplicito di così ! Con Andora in primo piano nazionale su televisioni, giornali, web, non ci è ancora capitato di leggere o ascoltare l’elenco di chi ha governato la cittadina dal 1960 ad oggi (unica nel ponente ligure dove i parcheggi sono tutti gratis, a Genova il Comune è arrivato a quota 2,50 l’ora e 15 € di penalità a chi sgarra anche di due minuti, ad Albenga solo un euro l’ora).  Anni 1960-1975:  dr.Walter Momigliano; avv. Francesco Bruno 1975-2004; geom. Pierluigi Pesenti  2004 – 2009;  Franco Floris in carica (nella foto) e al suo ultimo mandato con scadenza a fine maggio.

Momigliano è l’unico a non essere più in vita. Era una persona agiata, abitava a Torino e apparteneva alla Comunità ebraica. La sua epoca di sindaco l’abbiamo seguita da cronisti. Il suo principale avversario, almeno dichiarato, era stato il dr. Arrigo Molinari, già noto questore, che aveva sposato una Pallavicino, ceppo di esattori in Liguria, grossa proprietà sul mare di Andora, albergo, camping e non solo.  Non sembra il caso di ricostruire le sorti di Molinari e dei Pallavicino.

L’avvocato Francesco Bruno per 20 anni sindaco di Andora

Primo cittadino per 20 anni Francesco Bruno – esponente Dc di primo piano, già segretario provinciale,  con qualche grana giudiziaria risoltasi positivamente nell’ambito del suo ruolo di pubblico amministratore. E’ stato al centro di alcune inchieste ed indagini, sia in tema edilizio, sia ambientale. Il professionista è uscito ‘immacolato’ e può fregiarsi di essere stato componente del Consiglio giudiziario della Corte d’appello di Genova. E’ diventato cittadino benestante, si era ‘favoleggiato’ per via della villa di famiglia. E’ stato tra gli avvocati civilisti che hanno seguito controversie, per danni, per conto della Curia Vescovile di Albenga-Imperia.

Ad Andora, non è un mistero, è stato assai attiva una loggia massonica. Tra gli affiliati alcune erano persone che non si sono arricchite nei ruoli e nelle attività svolte. C’è chi ha scelto il ‘sonno’, chi emigrato in altra ‘loggia’ e chi è rimasto attivo. Non sappiamo se l’informatissimo sindaco Floris abbia notizie utili in questa direzione, anche alla luce delle recenti affermazioni di un pentito di mafia in quel di Ventimiglia.  Ha testimoniato di collaborazione tra ‘ndrangheta e massoneria. Testuale da interrogatorio: “….insospettabili di cui la ndrangheta si serve per mantenere i rapporti  con le istituzioni, con la massoneria, imprenditori, direttori di banca che garantiscono la copertura….alle imprese amiche…”.

Poi i 9 anni da sindaco del geometra Pier Luigi Pesenti,  (nella foto ) già tecnico del Comune, un ruolo di assessore  in Provincia (e per un anno presidente a seguito dell’arresto di Domenico Abrate nell’ambito dello scandalo Teardo). Oggi coadiutore dei figli in un’agenzia immobiliare. Fa parte del locale Lions di cui è tra i soci fondatori. Non da oggi, leggendo le cronache, Pesenti pareva nel mirino di Floris. Tra i due si può ricordare il ‘dimissionamento‘ dell’artigiano vice da parte del geometra sindaco.

Al telefono Pesenti  commenta: “Non sono diventato ricco, a differenza di altri fortunati, possono verificare; sono orgoglioso, ma non invidioso. Ho letto con stupore ed interesse le dichiarazioni del sindaco Floris, se sa da chi è composta la cricca andorese sarebbe dovuto andare dalla Procura della Repubblica. E’ un suo dovere, io non tremo, attendo sereno le rivelazioni di cui pare sia a conoscenza, anche a proposito di vecchie lottizzazioni che fanno tremare, secondo le sue parole. A meno che non siamo a Scherzi a parte“.

C’è poco da scherzare, l’invito del sindaco alla Procura è stato esplicito, parla di ‘vecchie lottizzazioni‘. Chiediamo a Pesenti si ritiene di far parte di quella “trentina di persone tra costruttori, professionisti e funzionari pubblici che facevano tutto (edilizia ed altro….) senza regole” ?  Pesenti: ” Se lo dice lui ! (Non fa nomi ndr). A fine del mio mandato, nel 2003-2004, abbiamo approvato in consiglio comunale una variante, a seguito di un contenzioso tra privati e Soprintendenza, che riduceva drasticamente le cubature proprio nella zona a mare di Capo Mele. Chi si oppose anche in consiglio ? Spero ci siano i verbali. Fu proprio il signor Floris, era il periodo in cui gli tolsi le deleghe. Ricordo questo particolare  a titolo di cronaca,  visto che ha indossato i panni di sindaco giustiziere “.

Sul fronte della trasparenza è doveroso parlare di un episodio che approfondiremo sul prossimo numero. Il 27 agosto 2013 abbiamo chiesto per iscritto, al Comune di Andora, alcuni dati a proposito di articoli di giornale polemici su parcelle e consulenze, spese legali in particolare, compresa la causa intentata (e ‘vinta’) dal sindaco Floris al Secolo XIX per asserita diffamazione. Puntualmente abbiamo ricevuto conferma che il materiale ci sarebbe stato inviato quanto prima a dimostrazione della trasparenza praticata nell’amministrare il Comune di Andora. Il tempo evidentemente si è fermato. Non abbiamo ricevuto nulla. Da giornalisti a chi dobbiamo dire grazie?

L.Cor. 

ANDORA EDILIZIA IN PRIMO PIANO: ACCADE DA ANNI

 

La lettera (1) / Savona corruzione in sala parto & corporazioni. E…60 mila € della Fondazione De Mari al Festival

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Silenzio necrofilo dei consiglieri comunali sui casi di corruzione a Savona; e questo riguarda anche i grillini locali che quando hanno finito di strepitare sui partiti, per Costituzione le uniche e necessitate associazioni possibili, compresi loro, rimangono a corto di argomenti. Perché? Perché parlare delle corporazioni dei medici, dei magistrati, dei provveditori della scuola? La litania è sempre la stessa: si rischia di perdere voti…, e infatti li perderanno, pedestri e opportunisti come tutti gli altri. Solo più arroganti e presuntuosi.

 

Quanto ai veleni nel distretto di ostetricia invece di fare un mea culpa generale, perché delle transazioni di denaro pare che ci siano sempre state da parte di levatrici “infedeli”, (Vox populi, vox Dei), gli unici a non saperlo eravamo io, Fausto Benvenuto, che non ho potuto  partorire per condizione di genere, il primario Garzarelli, che probabilmente viveva ignaro sotto una campana di vetro, e il consigliere Lia Minetti che, naturalmente, minimizza.

Criticare è facile e umanamente stressante. Tuttavia, se fossi al posto del primario e del direttore sanitario, non mi preoccuperei dell’immagine, ma della sostanza.

Il succo del discorso infatti è che questo lassismo, questo minimalismo anche verbale, favorisce il brodo di coltura della corruzione, perché di questo si tratta.

E la corruzione è peggio del peccato.

Per gli obiettori di coscienza cattolici ricordo che se faranno chiarezza non saranno figli di Maria, ma, certamente, figli degni di Gesù.

FAUSTO BENVENUTO -Consigliere comunale F.I. – Savona

 

PROTEZIONE SOCIALE A SAVONA: LA GIUNTA BERRUTI SENZA SPINA DORSALE

L’Italia e quindi le sue cento città, compresa Savona, insieme alla Democrazia Ellenica, sono le uniche realtà occidentali ed industriali dove vige un libero mercato poco competitivo, ma quasi selvaggio per la mancanza di un sussidio universale di disoccupazione che tuteli tutti i cittadini.

Per fare alcuni esempi, in Belgio il sussidio di disoccupazione è di 1.100 euro circa, tramite collocamento al lavoro, senza distinzione tra datori di lavoro, operai o impiegati pubblici, cioè senza condizione di attività.

In Francia, dal primo gennaio 2012, le prestazioni economiche alle famiglie con prole che risultano senza attività lavorativa ammontano, secondo il loro modello di calcolo, la BMAF, a 399 euro.

L’assegnazione speciale per figlio gravemente disabile è di 42 euro giornalieri, cioè di 1260 euro al mese.

Tornando a Savona, sul versante degli ammortizzatori è quindi urgente una grande riforma dell’Assistenza Pubblica, poiché, stante che gli apprendisti stregoni della politica nostrana pensano di rilanciare la crescita e di creare posti di lavoro come se fossero imprenditori, la cruda realtà è che in cinque anni la disoccupazione giovanile è balzata al 41% e le ore di cassa integrazione, per i fortunati che ne godono, è aumentata localmente del 586%.

E’ quindi da tre anni che ripeto quanto sia decisivo alzare le contribuzioni comunali di 3 milioni per garantire un regime di benefici sociali che metta fine a soluzioni attenuanti e palliative, pregiudicando spese secondarie come le piste ciclabili.

Lo ripeto come una Cassandra che predica nel deserto politico e morale di questa giunta senza spina dorsale.

FAUSTO BENVENUTO (VICE PRESIDENTE PROMOZIONE SOCIALE)

WELFARE PER GARANTITI  E 60 MILA EURO DELLA FONDAZIONE DE MARI AL FESTIVAL  

Come Vice Presidente Promozione Sociale di Savona e responsabile Welfare del PdL provinciale, sono turbato e chiedo perdono ai disoccupati che sono stati indotti alla depressione di gesti disperati e suicidi, a causa di uno Stato Sociale che, dettato dall’Art. 38 della Costituzione, dovrebbe assicurare “il mantenimento per disoccupazione involontaria”, articolo parzialmente disatteso dallo Stato centrale, dalle Regioni e dai Comuni interessati.

Ieri, nell’ambito del consiglio comunale savonese, ascoltavo con mestizia infinita le aride e noiose variazioni tecniche di Bilancio per voci secondarie ed eteree come i 7.000 euro per i “Giovani protagonisti e consapevoli”, decreto Regionale; il trasferimento della Fondazione De Mari (€ 60.000) per l’ennesimo Festival; l’aumento di attività culturali imprecisate da 961.000 a 1.096.000 euro. L’aumento della beneficenza pubblica da 1.337.000 euro a 1.461.000.

Beneficenza (proprio così).

I diritti obbligati e collettivi del Welfare trasformati in assistenza parziale e beneficenza.

Mentre i contribuenti più fragili sono massacrati da inique e nefaste tasse indirette per il fabbisogno sempre più alto dell’alta burocrazia e delle pensioni retributive sopra i 4.000 euro, e a fronte di un comune che non rimanda la Tares, cercherò con tutte le mie forze di eseguire la mia missione: combattere questo sistema beatamente alienante e barbarico di protettori e opere pie.

FAUSTO BENVENUTO   (Consigliere comunale PdL – Savona)

 

AGLI OPERAI MORTI DI MESOTELIOMA

Nella mia vita privata ho avuto la fortuna di conoscere molti uomini che non hanno mai rubato e che hanno sempre detestato la corruzione.

Uno di questi si chiamava Enrico, ed era il vanto e la fede di mia madre.

Mio padre era un ligure parco, utopico nei pensieri, ma con profondo senso della misura.

Nato nel 1935, negli anni ’50, dopo 7 anni di duro apprendistato era diventato un provetto saldatore, eppoi un tubista specializzato, lavoro che gli diede la libertà di scegliere e di viaggiare in Italia ed in trasferta con le migliori maestranze italiane.

E’ morto in questi giorni, 14 anni fa, di mesotelioma pleurico una malattia professionale che, purtroppo, ha già falciato molte vite in Liguria.

Un tumore che ti divora senza scampo, in 6 mesi, per consunzione, per fame. Quando il suo orologio si avvicinò al gomito, ormai incapace di reggersi in piedi e di mangiare una briciola di pane, esalò l’ultimo respiro.

A 64 anni, dopo due anni di pensione, era un uomo arrivato, arrivato sull’isola solitaria della morte, senza lamenti, senza rimpianti, nella luce acerba di una livida alba, alle 3 e quarantacinque minuti.

Conosceva bene il suo Paese, l’insicurezza del lavoro, e sul lavoro!

Come tanti operai, specialisti e non, non ha mai voluto e avuto privilegi, non ha mai guadagnato più di 2.500 euro, ne ha ottenuto cavalierati, titoli maestri o medaglie civili.

Questa lettera non è dedicata a Enrico Benvenuto, che abita nel mio cuore, ma agli uomini abusati e raggirati, morti di mesotelioma, a Casale, a Taranto, a Broni.

Vite recise di impiegati e maestranze, che non avevano la responsabilità di decidere. Di decidere in fretta, in tutta onestà, la pericolosità fatale dell’amianto.

Ora riposino in pace.

FAUSTO BENVENUTO         

 

 

Savona la lista civica di Nat Russo. Dagli Ostinati, a Forza Italia, ai 5 Stelle ?

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Dal dopoguerra ad oggi, a Savona, la sinistra ha governato 64 anni tondi. La destra dal 1994 al ’98, con Francesco Gervasio, sindaco massone galantuomo nella città delle ‘logge’. Per un anno, dal 2005 al 2006, è stato ‘reggente’ Francesco Lirosi,  già sindacalista Carisa. A quattro mesi dal rinnovo del ‘parlamentino locale’ c’è chi ‘sogna’ una grande coalizione civica di centro destra e coinvolgere  il Movimento 5 stelle. Abbiamo contattato sei ‘politologi’, di diversa estrazione sociale e culturale. Tutti, concordi, hanno escluso questa eventualità.  Da un mese è sceso in campo con grande impegno ‘civicness’ che fa capo a Nat Russo (nulla a che fare con la famiglia di politici ed avvocati) attraverso l’omonimo blog informativo. L’obiettivo che si sussurra è creare un’alternanza alla sinistra con tutte le opposizioni. “Dall’esperienza degli Ostinati – annuncia Russo – nasce un nuovo movimento politico, aderisci alla lista civica”.

Nat Russo promotore di una lista civica nella foto del blog civicness

Tra i primi a non ritenere  realizzabile e soprattutto vincente una ‘grande alleanza di centro destra’ c’è l’Udc che, a Vado Ligure, ha già dato un segnale preciso di patto con il Pd. “A Savona – osserva il politilogo centrista –  il centro destra non esiste, se non in teoria sulla carta.  Non ci sono speranze. Il terreno si deve coltivare nel tempo, i gruppi  di coesione non si creano nell’arco di pochi mesi. Quelli che si vedono in giro sono i soliti cespugli, fuoco di paglia, al di là dell’entusiasmo e della buona volontà. Per vincere ci vuole una squadra  affiatata”.

Un politologo di area Pd osserva: ” Non ci capisce ancora da che parte vogliono stare i sostenitori di Nat Russo, per ora restano aderenti. La lista di nomi spazia dall’estrema sinistra, alla sinistra, al centro, qualche ex destra, un teologo socio onorario del Rotary. Io penso che in parecchi non sapiano se sono a destra o a sinistra. Inutile girare attorno, il tentativo di raggruppare persone di diversa estrazione sociale e culturale, è già stato fatto in passato anche a Savona. Addirittura con il sostegno aperto della locale redazione de La Stampa che in pochi mesi ha ‘promozionato’ con molti articoli, resoconti di adesioni, di programmi, di annunci e illusioni. Tutti dovremmo sapere come è andata a finire. Un flop nonostante la presenza di personaggi  noti nel mondo delle professioni, del commercio, dell’artigianato, della società civile”.  Ci riprovano altri sotto altre vesti?

Il terzo  politologo di area socialista: “Ho seguito inizialmente, da osservatore, questo gruppo che si riconosceva, in parte, negli Ostinati, conosco gente perbene, colta, preparata, dove si è ritrovato pure qualche (ex) grillino. La condivisione di scelte e strategie è stata breve, si sono dapprima spaccati, si sono ritrovati con la ‘mente pensante’ Nat Russo,  insegnante; a loro volta si sono divisi. Tra l’altro, sono stati i veri artefici dell’indagine promossa dalla Procura della Repubblica a proposito della Piscina della Rari Nantes,  dei rapporti tra Palazzo Sisto e la Società Biancorossa. Avevano trovato un punto di appoggio in Cristian Abbondanza, il tenace ed informatissimo blogger genovese della Casa della Legalità.  Dopo una delusione iniziale, dovuta ad un incontro con l’allora capo redazione del Secolo XIX, Cladio Caviglia, il giornale a fine ottobre  aveva dato molto spazio alla vicenda, conseguente all’esposto della stessa Casa della Legalità. Siamo in attesa e curiosi dell’epilogo, almeno nella fase  istruttoria”.

L’assessore Luca Martino aveva tuonato dalle stesse colonne: “Assurdo colpire una società benemerita.  Campagna d’odio, sono disguastato”. In questi ultimi giorni Il Secolo XIX- Genova ha dato conto dell’inchiesta ‘spese  pazze in Regione’ del gruppo Idv ed  è emerso che l’assessore (a Savona)  Elisa di Padova (Cultura, politiche giovani, eventi, Università, Ced) in un interrogatorio disposto dalla Procura della Repubblica di Savona ha ammesso di aver ricevuto un piccolo ‘aiuto’ dall’allora presidente  Pesce (poi fallito) del Savona Calcio.

Un quarto interpellato di area già Pdl afferma: ”  Nel 2010 si era pensato ad un terzo polo per Savona.  Ripartire dalle persone che hanno certificato con il loro impegno e la loro dedizione  a dare un contributo alla città di Savona, costruendo insieme progetti concreti  e non soggiacenti ai soliti gruppi di interessi.  Allora riscuoteva consensi  Federico Delfino. Il forte disagio nella conduzione del Pdl c’era ed è continuato soprattutto con lo strapotere di Vaccarezza. Doveva essere l’avvio di un terremo e di una sfida, invece  siamo arrivati al nulla di fatto. Mentre sull’altro fronte, quello di sinistra, possono contare sul potere effettivo: dalle banche alle cooperative, al sindacato, alla Confindustria locale. Se pensiamo che a Savona per il Pdl-Forza Italia si era autocandidato sindaco Vaccarezza, che si è riproposto ad Albenga, da 26 anni politico-amministratore di professione, vuole dire che il rinnovamento del centro destra è rimasto in soffitta, purtroppo”.

A proposito, gli organi di informazione hanno scritto che è stato condannato a 4 anni di reclusione Raffale (Lele) Uzzato per la truffa milionaria quando era presidente dell’Inter Club. 35 le parti offese per  2 milioni e mezzo di risparmi andati in fumo.  Uzzato ha scritto un’interessante lettera-autodifesa che il Secolo  XIX ha riportato e merita di essere letta.  Sarebbe utile sapere – perchè la storia sarebbe ancora più ‘misteriosa’ – se si tratta di un omonimo o meno del Raffaele Uzzato che risultava ufficialmente iscritto al Pdl di Savona, insieme ad Andreas e Lucrezia Uzzato.  Il numero di adesione di  Raffaele era 4801887.  E chi sono i ‘piemontesi’ che il condannato tira in ballo nella lettera?

 

1 ) Un articolo di Nat Russo su civicness: Sindaco Berruti di qualcosa di renziano !

L’ALBO PRETORIO VA RIFATTO

di Nat Russo

L’Albo Pretorio del Comune di Savona, lo specchio virtuoso della nostra democrazia comunale, ha qualche serio difettuccio. Per esempio: permette che si posti una determina con una discrepanza di anni tra la sua emanazione e la sua pubblicazione, priva degli allegati, senza una data corretta, o addirittura doppia ma con due numeri di registro diversi.

Un Albo Pretorio On line dovrebbe essere un software vidimato da un organo di controllo, visto che le delibere pubblicate non si possono ritirare.

Ma vi è anche un aspetto politico: tra quanto deciso politicamente e quanto applicato operativamente ci deve essere una stretta connessione. Il cittadino deve sapere chi ha pensato cosa e chi lo ha attuato come. Per questo sarebbe interessante che nell’albo ci fosse esplicita traccia del collegamento tra determina e delibera. Non è un cavillo da azzeccagarbugli. Vi sono esempi in cui la volontà di una delibera è stata travisata in una determina. Oppure vi sono determine che sembrano partire motu proprio dai dirigenti, e di cui gli assessori o i consiglieri dicono di non saperne nulla.

Sarà così? Basta questo piccolo accorgimento ed anche questo problema è risolto.

2) Soddisfatti e rimborsati

SODDISFATTI O RIMBORSATI?

Di Nat Russo

Quello che succede nel Consiglio Comunale di Savona sfugge all’umana comprensione. Sembrava che ci si fosse trovati di fronte ad un atto di insubordinazione politica fuori dalla grazia di Dio quando due consiglieri di maggioranza, dati alla mano, hanno posto ad un assessore una serie di contestazioni (che la diplomazia politica ama chiamare interpellanze) sui conti pregressi e sulle modalità di gestione delle piscine comunali. Dire che la risposta dell’assessore è stata evasiva e che la disattenzione in aula era palese equivale ad essere malati di inguaribile ottimismo pernicioso. Ed infatti la ferma risposta del consigliere è stata di essere insoddisfatto. I pochissimi cittadini presenti hanno pensato: chissà che seguito da thriller.

Nulla di tutto ciò. Il consigliere, pochi minuti dopo, ha mutato la maschera facciale in un disteso sorriso ed ha posto delle decisive proposte di modifica di una determina in discussione sulla tassatività di non addobbare con delle tendine i futuri dehors della Darsena. Prontamente accettate. Che vittoria gloriosa.

Presenterà una nuova decisiva interpellanza sulle piscine la prossima volta, hanno pensato i meno cinici. Macché il suo spazio mediatico se l’era già guadagnato, non farà più niente, hanno pensato i più. Indovinate voi chi aveva ragione?

Esiste una legge sulla customer satisfaction politica equivalente a quella del commercio: soddisfatti o rimborsati? Esiste un diritto al recesso del consigliere votato da parte dell’elettore tradito? Purtroppo ancora no.

3) NE’ SPARTA NE METROPOLIS

NÉ SPARTA NÉ METROPOLIS

Di Nat Russo

Uno dei problemi più gravi che affligge il Comune di Savona è una perniciosa commistione tra government e governance. Chi amministra pro tempore la cosa comune con compiti di indirizzo (essendo stato legittimato dagli elettori) e chi lo fa longo temporecon compiti esecutivi (essendo stato legittimato dalla vincita di un concorso) dovrebbero essere due facce distinte ma della stessa medaglia di buon conio: la pratica del buon governo.

Cosa succede invece spesso?

  • Ora sono due facce contrapposte in una continua lotta di prevaricazione l’una sull’altra che porta all’immobilismo.
  • Ora sono due facce sintoniche all’avvallo comune della malagestio.

Come rompere questo circolo facendolo diventare virtuoso?

Introducendo un elemento terzo: il controllo dei cittadini, favorito dall’accessibilità costante all’informazione del loro operato. Una semplice prassi di trasparenza oggi resa assai facile da internet consiste nella pubblicazione permanente in libera consultazione sul sito del Comune non solo delle delibere politiche di giunta e di consiglio (cioè le decisioni politiche assunte ufficialmente), che sono la testa del provvedimento, ma anche le determine dirigenziali (cioè i documenti tecnico-finanziari attuativi di una delibera) che di quel provvedimento sono le gambe. Oggi esse sono presenti per un tempo limitatonell’albo pretorio on-line.

Cosa si scopre talvolta con sorpresa (ma dopo una certa fatica per la ricerca della documentazione)?
Che la testa/delibera e le gambe/determina non appartenevano curiosamente, allo stesso animale.

Di qui l’esigenza di una sistematica pubblicazione permanente e correlata di ogni atto deliberativo ad ogni atto esecutivo, rendendola all’istante pienamente legittima e coerente, non solo giuridicamente (come è oggi), ma anche eticamente.

Non ci piace né la Sparta di un oligarchico potere dittatoriale né la Metropolis di un incontrollabile flusso burocratico di informazioni, dove per ogni bit in rete, c’è sempre il sospetto del frusciare dei soldi pubblici nelle tasche sbagliate di qualcuno.

Vogliamo Savona, la città che ha inventato il prodotto che rende le mani pulite.

MARTEDI 28 Gennaio 2014


Forza Claudio ! Viaggio shock e vip ad Alassio

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“Sono vittima del fuoco amico, colpito alle spalle da chi prima mi blandiva“. L’ex ministro Claudio Scajola si sfoga dopo la richiesta del Pm a tre anni di reclusione per la casa con vista Colosseo. Tra il 27 e 31 gennaio la sentenza. E a Imperia lo attendono altri appuntamenti giudiziari:  riciclaggio, lavori a Villa Giannina, ricettazione, finanziamento illecito ai partiti, abuso edilizio.  A Savona, invece, la Procura indaga per la storia dell’anfora romana. Ma anche prosciolto in istruttoria per lo scandalo del maxi porto imperiese. Almeno ad Alassio può contare su sostenitori fedeli, pur tra qualche distinguo della serie shock  e vip.

 

Iniziamo dagli ‘ultimi’, quelli meno conosciuti. Chi non ricorda la serata elettorale (politiche 2008) all’hotel Aida ! L’abbraccio, la foto ricordo con Gennaro Esposito, popolare commerciante, meridionale verace, qualche problemino da dimenticatoio con la giustizia (cosucce) e Maurizio, uno dei due figli che gestisce un’affermata agenzia immobiliare.

E’ stata sufficiente quella presenza, quell’incontro, per scoprire le qualità e la meritocrazia del giovane? Claudio, da navigato politico , scelto  quale neo organizzatore nazionale di Forza Italia (prima edizione), poi ministro dell’Interno – superministero che fu del galantuomo suo testimone di nozze, Paolo Emilio Taviani  che per la cronaca in un incontro a Loano, presenti i fedelissimi, ripudiò l’ex pupillo -. Scajola, ministro (di peso) dell’Economia.

Succede che danno la ‘colpa’ (o il merito) al suo colonnello di Savona, Angelo Vaccarezza, di aver imposto proprio Maurizio  Esposito nella ristretta cerchia della società di gestione AVA Spa, aeroporto internazionale Clemente Panero. Una cenerentola in Italia, con un nome blasonato, da anni con bilanci in rosso e ripianamento delle perdite: l’81,62% in mano pubblica (enti locali della province di Savona e Imperia), il 18,38% di privati.  7 dipendenti di cui 3 impiegati, 4 addetti al piazzale e rifornimento velivoli. Società costituita il 29 settembre 1988 e di cui abbiamo già raccontato su questo blog oltre 800 articoli ora celebrativi, ora funerari. E soprattutto, da non perdere, la serie di ‘nuovi piani industriali‘. Al punto che in occasione del prossimo bilancio, anticipato, una ‘volpe’, ottimo amministratore delle sue aziende, l’ingegner Camillo Enrile, si chiede: “Ricapitalizzare, con 400 mila euro, per ripianare o per sviluppare ?“.

Attenzione, dietro l’angolo il presidente ha fatto sapere, via giornali: “Ad aprile iniziano i voli Villanova – Roma con la Cityline Swiss...”. Nell’ultimo anno (2013) l’aviazione privata ha avuto un calo del 12 %. Che nostalgia quando l’Alitalia poteva volare a spese dei cittadini-contribuenti (gabbati migliaia di titolari di azioni e creditori) sul cielo della piana e il ‘nostro ministro’  imperiese tornare a casa e ripartire per la capitale con Falcon 900 della fotta di Stato. Accolto e riverito, ospitato sull’auto blu, con l’utile scorta. Pattuglie di carabinieri agli incroci. L’arrivo del ministro col cielo ispezionato ora da un elicottero della Forestale, ora dei carabinieri, ora della Polizia. Quelli erano tempi ? Altro che Taviani ’boss’ quasi in gran segreto trascorrere, con la famiglia, le ferie all’albergo delle Corriere (ora ex) di Bardineto, oppure al Redentore (pure ex) di Monesi !

Maurizio Esposito, chiamato dalla Provincia di Savona, a dare il suo contributo di capacità imprenditoriale, insieme al vice presidente Franco Zino (ex presidente della rilanciatissima Confesercenti provinciale, ma un tempo con problemi di bilancio). Con loro il meno noto Giovanni Danio. Presidente ed amministratore delegato Alessandro Pasqualini. Un tecnico.

Da un paio di mesi è ripresa la ‘rumba’ o la ‘samba’ degli annunci all’insegna dell’ottimismo. Non accade mai casualmente.

Conclusione: di fronte ad una fotocronaca tanto eloquente, pare più saggio sostenere che gli Esposito non avevano come sponsor   soltanto Vaccarezza, semmai una corazzata di truppe scajolane.

La controprova? Qualcuno potrà trarre conclusioni tra il serio ed il faceto, eppure quella stessa sera l’onore della stretta di mano è toccato ad un altro alassino di maggiore caratura e popolarità. Ecco l’incontro, il sorriso, parole di stima e incoraggiamento tra ‘u ministru‘ e Gianpaolo Fracchia. Fede Dc, Udc e dintorni. Alle spalle cariche amministrative, politiche, persino regionali. Un volto ‘amico’ in Riviera, infaticabile operatore balneare, propugnatore della solidarietà attraverso cooperative di gestione di stabilimenti balneari e chioschi bar. Altruista, a volte benefattore. C’è chi sostiene non abbia esitato a dare il suo contributo fattivo in occasione della campagna elettorale ‘Vaccarezza presidente’. Ha scomodato un calibro multimilionario di nome Vito Bonsignore (leggi il ritratto scritto da La Stampa). Tutto nero su bianco, con tanto di manifesti, vedi a fondo pagina.

Bonsignore che fu amico di quel Fiorani banchiere valcunico. Ebbe l’idea di sfruttare l’occasione di acquisto dell’area di Ceriale, fronte mare (54 mila mq, già agricoli) diventata famosa col nome di ‘T 1 Nucera’.  Per caso non ha portato fortuna, causa l’intervento della Procura della Repubblica di Savona. Ora è tutto sotto sequestro ed il suo ‘patron’ architetto latitante all’estero, dopo aver gridato e scritto dei tanti torti, ingiustizie e persecuzioni. Essersi rivolto, con un pepato esposto, al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ad Alassio, corre voce, che si stia incrementando la comunità savonese al suo seguito in quel di Dubai. Si fanno nomi e cognomi. Sarà vero ? Nuceriani di fede e di fatto, solidali e sodali nella disgrazia.

Sarà pure un caso, quello di Gianpaolo Fracchia. Intanto grazie alle indiscusse capacità di uomo d’affari è stat0 chiamato, sempre dal rag. Vaccarezza, a rappresentare l’Istituzione Provincia nel consiglio della Fondazione De Mari-Carisa, la cassaforte della Carisa.  Fondazione, si blatera, di ‘ispirazione’ sinistrorsa, ma ‘coagulo’ della casa comune affari-politica-beneficenza. Badate che alla ‘corte di Vaccarezza‘ è stato chiamato in giunta solo lo scarso anno l’ex democristiano pio Piero Revetria, considerato tra i padri putativi proprio della ‘T1 Nucera‘, prima da sindaco, da assessore all’Urbanistica. Indagato, con reati pesantucci, innocente fino a prova contraria, ha ricevuto la promozione manco a dirlo per ‘meriti speciali‘. Questo si chiama, per chi non lo sapesse, rinnovamento della politica e della nuova Forza Italia 2014.

E come se non bastasse, non ci fossero in giro abbastanza guastafeste,  Gianemanuele Fracchia, figlio, al quale facevano capo ufficialmente le gestioni delle spiagge pubbliche alassine; voci lo volevano incoronato alla presidenza  della Marina di Alassio, al posto di Sergio Gaibisso che ha lasciato il posto libero  per colpa di ‘sorella morte’.

Fracchia padre e figlio tuttora indagati  e innocenti fino a prova contraria, nell’ambito della ‘vicenda spiagge‘, interrogati lo stesso giorno, apparentemente due posizioni diverse. L’inchiesta pare rimasta al palo. Non sappiamo se gli accusati abbiano sollecitato l’ufficio del pubblico ministero a tirare le somme, per non rimanere a bagno maria. Bisogna dare atto che essere ‘avvisati di reato’, in casa Pdl-Forza Italia, non impedisce di ricoprire cariche pubbliche: Fondazioni bancarie, municipalizzate, giunte comunali e provinciale.

Bisogna aggiungere che il ‘faro’ Scajola  illumina. Ci sono paio di episodi significativi. Il docile ‘fratello’ Luigi Sappa, già sindaco di Imperia, ora presidente della Provincia, interrogato nell’inchiesta sul porto di Imperia ammise di aver incontrato il maggiore imputato dello scandalo Gaetano Bellavista Caltagirone  al ministero dello Sviluppo Economico (Scajola), presenti l’allora assessore (al porto) Luca Lanteri, il senatore Raffaele Lauro di Sorrento, ex prefetto, in carica dal 2008  ed un generale dei servizi segreti che, secondo alcuni, avrebbe fatto qualche visita di ricognizione ai porti di Imperia e Loano (Ligresti). Mistero.

E chi ha ospitato  il ‘povero Scajola‘ nella sua ristrutturata casa del Colosseo, al punto da citarli come testimoni al processo ?  L’ex parlamentare forzista Massimo Maria Berruti  ed il deputato Ignazio Abrigagno, già capo  della sua segreteria politica. Il primo, ex capitano della Finanza (polizia valutaria) a Milano, diventato  manger Fininvest, indagato ed arrestato, condannato. Il secondo, avvocato di Marsala, ha affrontato qualche peripezia, nulla di grave a quanto si sa.

Se i galantuomini vanno bene per il ‘perseguitato’ Scajola, perché dovremmo strapparci le vesti di fronte all’amico sindaco Canepa che preferirebbe l’indagato (sarà assolto !) Gianemanuele ad un Fabio Lucchini che si permette di ‘sbertacciare’, coram populi,  il potente Vaccarezza rivelendo : “Mi ha offerto l’incarico di presidente alla Marina di Alassio, ma sono fiero di aver detto di no. Non rientrerò nel registro  di coloro che ringraziano o ringrazieranno Vaccarezza” (leggi Il Secolo XIX, pagina 24 del 12 gennaio 2014). Il buon Fabio se ne pentirà. Bastava chiedere informazioni a Palazzo Doria dove vige il vaccarezziano ‘epitaffio‘ : Chi non è con me è contro di me.

Belfagor

La serata degli amici e sostenitori all’Hotel Aida di Alassio: l’abbraccio e la stretta di mano Scjaola con Gennaro e Maurizio Esposito

Una stretta di mano a riconfermare la stima reciproca, Claudio Scajola e Gianpaolo Fracchia all’Hotel Aida nel 2008

Gli amici veri si riconoscono nel momento del bisogno

Un augurio per Albenga ? Otto domande a Mauro Zunino: ‘Largo ai giovani con esperienza e via la spazzatura dei ricattatori’

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‘Albenga ha bisogno di giovani e ne vedo affacciarsi di meritevoli, di una saggia scuola, di esperienze maturate respirando l’aria dei personaggi che hanno dedicato , con passione e tenacia, il loro tempo libero dal lavoro per portare un contributo alla loro collettività, spesso lasciando da parte il colore politico a favore del fine comune…Comunque fuori la “spazzatura” costituita  dai ricattatori politici, i giocatori di poker politico, gli intrallazzatori”. E’ la prima puntata-intervista del viaggio di trucioli.it tra alcune personalità albenganesi che hanno dimostrato, nella vita pubblica e nel lavoro, meritocrazia, dedizione, il buon esempio del fare.

1) E’ iniziata, con fragore, tra tuoni, lampi e fulmini, la pretattica per la formazione delle liste e la scelta del candito a sindaco di Albenga. Di cosa non hanno assolutamente bisogno la città, la sua economia, le fasce più deboli, ma anche le più produttive?

 Non hanno certamente bisogno di una amministrazione che non lavori serenamente nell’interesse della collettività. Lo affermo per esperienza personale: nei momenti di maggiore serenità, certamente quelli iniziali,  furono iniziati e portati a buon fine arginatura del Centa (in questi giorni il Commissario era più sereno di alcuni suoi “colleghi” Sindaci)  e messa in sicurezza della Città; un ospedale su suolo pubblico; la videosorveglianza nella quale pochi credevano; le rotatorie, l’accordo sul depuratore poi stravolto; il recupero del centro storico; le basi per l’Università d’Agraria; il recupero dell’area archeologica di Campolao; il recupero dell’ Ester Siccardi e principalmente di Palazzo degli Oddi con la sua variazione di destinazione d’uso; 12 nuove aule in appendice alle scuole Paccini, case albergo a Campochiesa; un incremento dei servizi sociali etc.      Nel periodo dell’amministrare sereno si è prodotto molto e portato a buon fine, altro è stato progettato ed impostata la cantierizzazione, ma tutto nel percorso sereno ove le battaglie politiche si tenevano esclusivamente nei luoghi  deputati, come in sede di consiglio o nelle sedi dei partiti, ed avevano lasciato spazio alle opere gestite con criteri di imprenditorialità e al buon senso.

Al momento che le tensioni, per brame politiche, nonché personalismi ed arrivismo immotivato, sono iniziate in sede di riunioni di maggioranza, si è innescato quel percorso durante il quale un amministratore, pur dedicandosi a tempo pieno, passa più tempo a pararsi dagli attacchi e conseguenti danni per la collettività che a lavorare.

Albenga ha bisogno di giovani e ne vedo affacciarsi di meritevoli, di una saggia scuola, di esperienze maturate respirando l’aria dei personaggi che hanno dedicato , con passione e tenacia, il loro tempo libero dal lavoro per portare un contributo alla loro collettività, spesso lasciando da parte il colore politico a favore del fine comune…

 2) Quali sono le tre priorità di Albenga ? Il rinnovo della classe politica e passo indietro di personaggi ormai ‘veterani’ di palazzo civico.

Non credo in un rinnovo completo della classe politica, ma ne  auspico percentualmente il ricambio di almeno un 50%. Comunque fuori la “spazzatura” costituita  dai ricattatori politici, i giocatori di poker politico, gli intrallazzatori;  si, invece, ad esponenti di partito che creino una maggiore coagulazione con i vertici nazionali. Prima di tutto la ragione di Stato, scavalcare gli interessi personali di pochi  per completare il raddoppio ferroviario, quindi la sicurezza, la sanità, il depuratore, nuovi arginamenti per rii e fossati, polo scolastico, recupero degli immobili del centro storico, principalmente il quotidiano della manutenzione alla quale si dovrebbe prestare una maggiore dedizione anche se meno appariscente ma, quando occorre, valutata come indispensabile.

 3) L’esperienza di sindaco, cosa ti ha insegnato, quale consiglio si può dare a chi sarà chiamato al ruolo di primo cittadino ? Dovrebbe essere al di sopra delle parti, il sindaco di tutti o quasi. Nella pratica realtà questo non avviene mai perchè?

 Non solo al di sopra delle parti, ma con una squadra scelta personalmente seppur condivisa con le forze politiche, basata sull’esperienza per singole competenze, con un Consiglio politicamente determinato, tuttavia consapevole delle necessità della collettività. Battagliero, ma non per sradicare un’amministrazione, quanto per stuzzicarla, controllare e condividere linee programmatiche ed interventi, soffiare “su collo”, ma collaborare. Non avviene a causa degli interessi di parte e spesso veri e propri  ricatti, attuati da personaggi discutibili, la cui unica scelta per ottenere fini mirati è quella di candidarsi e raccogliere voti nelle forme meno corrette (e purtroppo spesso essere eletti, la grande delusione della democrazia).

Ritengo, per esperienza vissuta, che la figura del Direttore Generale, scelto dal Sindaco che ne è responsabile, sia particolarmente importante come la è in tutte le società. Un Sindaco non è un tuttologo, può avere competenza e preparazione in alcuni campi, ma deve poter essere assistito da persone della cui competenza e professionalità si fidi.

4)  Il futuro sindaco di Albenga dovrebbe essere scelto nell’ambito dei partiti tradizionali o tra la società civile, sganciato dalle logiche del partitismo. Meglio se rappresenta un trait-union tra le due entità?  

 Tra la società civile, persone che abbiano già dimostrato le loro capacità: principalmente trasparenza, gente del territorio, possibilmente cresciuta sul territorio, meglio  se nel percorso di vita più duro ed  impegnativo, conoscitore dei problemi sociali, attivando verso gli altri quei percorsi che avrebbe voluto trovare sul suo cammino di lavoro e vita  che hanno contribuito a fargli raggiungere risultati. Una persona alla quale quando si stringe la mano si sente determinazione, fermezza, ma anche sensibilità. Ciò non toglie che possa avere una militanza politica: non credo che coloro che hanno svolto mansioni politiche siano tutti da rottamare, pur se la cronaca quotidiana porti a pensare di poter generalizzare. Sarebbe un grande sbaglio, che allontana i migliori dalla Cosa Pubblica, temendo essi di essere confusi con gli intrallazzatori, e lasciando quindi spazio a chi invece….intende intrallazzare!

5) E’ più saggio e foriero di concretezza segliere nel mondo dei giovani, oppure è una garanzia privilegiare l’esperienza di chi ha alle spalle anni di consiglio comunale, di giunta o persino di sindaco ?

 Giovani trentenni o quarantenni che crescano e raggiungano completa autonomia ed esperienza; assistiti, nel percorso,  da personalità che abbiano dato segno di competenza, passione ed interesse per il bene della collettività. Da scartare c’è molto. Cerchiamo il meglio anche da coloro che in “buona fede” hanno fatto cadere una amministrazione e che poi si sono resi conto d’aver compiuto uno sbaglio trascinati dalle mele più marce.  Ma esaminiamoli attentamente, non basta aver chiesto scusa.

6) L’elettorato albenganese è composto per il 3 per cento da indigeni, l’87 per cento da nuclei meridionali. Il mondo agricolo nel Dopoguerra votava Dc, ma anche esponenti del Pci come Emidio e Angelo Viveri. Nel 2010 è stata la volta di un sindaco leghista e del centro destra. Albenga è una città fondamentalmente di destra, come altre cittadine del ponente ligure, raccaforte di conservatori e moderati, clericali, dove tuttavia vinse il sì per aborto e divorzio.

 Albenga ha sempre, politicamente, anticipato gli accadimenti nazionali. La nostra storia politica è ben nota, nel tempo  è  stata  prevalente  la considerazione degli  interessi della collettività, per i momenti più delicati scaturiti in  ribaltamenti è sufficiente guardare da quali personaggi è partita prima la paralisi quindi la caduta di una amministrazione. Se ne potrebbe trarne la considerazione che uno sbarramento iniziale con delle primarie anche per i Consiglieri e premi in percentuali più consistenti per chi va a governare potrebbero limitare questi danni.

7) Albenga detiene un zoccolo duro di politici affaristi il cui obiettivo è soprattutto il potere ed il tornaconto personale ? Cosa pensi dei voltagabbana che tradiscono il gruppo o la maggioranza in cui sono stati eletti, anziché rassegnare le dimissioni e rimettersi in gioco attraverso le elezioni? 

Il disinteresse per la politica di una grossa percentuale della collettività, e spesso dei “migliori” come ho prima affermato, unita alla cosiddetta maggioranza silenziosa, lascia spazio a coloro dei quali mi si chiede il parere. Presumo che  conseguenza anche della scarsa affluenza alle urne sia dovuta al panorama che si propone.  Rare le eccezioni come, mi si perdonerà la presunzione, la candidatura mia e del movimento politico di supporto che nel 2001 portarono un incremento  di votanti. Un segno ?   bisognerebbe che tutti i cittadini contribuissero al ricambio e non lo subissero; per tale ragione sarei favorevole a delle primarie anche per i Consiglieri.

 8) E’ una città matura per una svolta o rivedremo, anche per colpa degli elettori, le solite facce e attori ? Le solite danze?

 Onestamente non lo so…………………..auguro tutto il bene possibile alla nostra città, di conseguenza mi auspico che i nostri concittadini riflettano e vadano al  voto seriamente, lasciando la protesta fuori dai seggi. Auspico che la prossima amministrazione possa operare con un forte consenso proveniente da segnali chiari che non sorgano o siano residui tra l’astensionismo o il voto di protesta, ma frutto di una indicazione ponderata e costruttiva, fondamentalmente in buona fede, scevra da ogni pressione.

 

Alassio ‘giallo Berrino’, dopo 40 anni ecco l’ultima sentenza. I Mombelli innocenti, ma calunniati senza dolo dal pittore sotto choc

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Il ‘giallo Berrino’ 40 anni dopo. I fratelli Vincenzo ed Ezio Mombelli che avevano chiesto a Mario e Giorgio Berrino un miliardo e mezzo di danni, sono stati condannati (15 gennaio scorso) a rifondere le spese di lite (5.370,00€) a Marina Berrino e Karin Zajewski.  Spese compensate, invece, sempre per i Mombelli, nei confronti di Rosalba Benvenuto, Luisella Berrino, Angela Berrino. La sentenza è della Corte d’Appello di Genova ‘investita’ dalla Corte di Cassazione. La controversia civile era iniziata il 10 luglio 1984 con atto di citazione  dell’avv. Isidoro Bellando (poi deceduto) al tribunale di Savona per conto dei due fratelli che, in sede penale, furono scagionati dall’accusa di Mario Berrino di aver fatto parte dei sequestratori e liberato dopo un ‘riscatto’ di 300 milioni di lire. Lo stesso Berrino (non più in vita) si era costituito parte civile chiedendo ai Mombelli il rimborso, i danni morali e le spese. FOTOSERVIZIO SILVIO FASANO

Ezio Mombelli

Una storia rompicapo, intricata, dimenticata dalle vecchie generazioni, probabilmente sconosciuta ai giovani.  Ora arrivata al suo definitivo epilogo giudiziario. E la verità giudiziaria non è necessariamente quella reale, ma è la sostanza dello Stato di diritto.

Vincenzo Mombelli

L’aspetto penale è stato scritto e rivelato in buona parte. Restava in piedi il contenzioso civile della richiesta dei danni avanzata da Vincenzo ed Ezio Mombelli. Il loro legale nelle prime righe della citazione scriveva:  “ La Stampa Sera di martedì 9 luglio 1974, a piena prima pagina, dava ampia e particolareggiata notizia del ‘rapimento del pittore Berrino Mario‘ che avrebbe avuto luogo poche ore prima dell’uscita del giornale. Vi figuravano – riportati e ripresi dai quotidiani nazionali dei giorni successivi – l’anticipato resoconto ed il programma dello svolgimento del ‘sequestro in corso’ fino alla auto liberazione in pieno giorno – ore 13,15 – di venerdì 12 luglio. La gestione del sequestro è durata tre giorni“.

LA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI SAVONA -   E’ toccato alla seconda sezione della Corte d’appello di Genova ( (presidente Massimo D’Arienzo, relatore Rossella Atzeni, a latere Marcello Castiglione) motivare le ragioni finali, dopo vari gradi di giudizio, in fatto e diritto. I fratelli Mombelli furono arrestati  il 16 luglio 1974 e rimasero in carcere fino alla vigilia di Natale, dopo essere stati incolpati da Mario Berrino quali autori del sequestro. I giudici rimarcano che Berrino  ribadì le accuse  anche nell’ambito di  deposizioni testimoniali, lettere ai giudici e agli inquirenti. I Mombelli, invece,  replicavano che si trattava di una denuncia calunniosa, pur sapendoli innocenti come ha dimostrato la sentenza del giudice istruttore  del tribunale di Savona (Michele Del Gaudio) del 27 febbraio 1982 con il non luogo a procedere ‘perché il fatto non sussiste’. In secondo grado la Sezione Istruttoria della Corte d’Appello di Genova (28 luglio 1982) sentenziava non doversi procedere “per non aver commesso il fatto“.  Due conclusiosi diverse, ma la sostanza (innocenza) era conclamata.

Mario Berrino

Il tribunale civile di Savona, sulla base  delle produzioni documentali, aveva poi respinto le richieste di risarcimento danni dei Mombelli “perchè infondate”, respingeva la domanda di Mario Berrino  di condannare i fratelli “perchè infondata“, compensava integralmente le spese di giudizio tra le parti.

LA SENTENZA DELLA CORTE D’APPELLO - I Mombelli hanno proposto appello e nel 2008 i giudici di Genova  dichiaravano l’estinzione del giudizio e compensavano le spese tra tutte le parti in causa.  La Corte riteneva  che si fosse verificata l’estinzione del processo essendo scaduti i termini (sei mesi) dalla comunicazione  del decesso di Giorgio Berrino (citato nel giudizio civile di richiesta danni col fratello Mario) , avvenuta con la comparsa di costituzione  del suo difensore in data 5 novembre 2003.

IL RICORSO IN CASSAZIONE -  E’ scaturito un nuovo ricorso dei Mombelli  alla Corte di Cassazione che veniva accolto, con rinvio alla Corte d’Appello di Genova in diversa composizione.  La Cassazione, nel 2011,  rilevava che la morte di Giorgio Berrino era avvenuta nel corso del processo di primo grado e non era stata comunicata ai Mombelli, nè dichiarata dal suo procuratore, di conseguenza doveva ritenersi valida la notifica di impugnazione. I Mombelli non ebbero notizia del decesso. La stessa Cassazione osservava che il difensore di Giorgio Berrino si era costituito il 5 novembre 2003 senza un mandato che lo legittimasse visto che il suo assistito  era già deceduto.   Il processo, dunque, non poteva ritenersi estinto.

LE LAGNANZE DEI MOMBELLI - Per la difesa dei Mombelli esisteva un nesso di causa tra le accuse di Mario Berrino e i danni patiti. Vale a dire se non li avesse riconosciuti autori del sequestro di persona non sarebbero stati coinvolti nel procedimento penale. Non solo, il legale dei Mombelli  ha sostenuto la sussistenza di un illecito penale, mentre il tribunale di Savona aveva sentenziato solo sull’illecito civile ai fini risarcitori. E ancora: “Il tribunale di Savona avrebbe omesso l’autonoma valutazione  del materiale probatorio documentale prodotto dai Mombelli e non contestato”.  Infine c’era l’aspetto diffamatorio a mezzo stampa del Berrino anche dopo la definizione del procedimento penale, ma i Mombelli – tesi dei difensori del pittore e dei famigliari eredi –  ”non hanno mai chiesto il risarcimenti dei danni”.

Luisella Berrino

L’ULTIMO RESPONSO DELLA CORTE D’APPELLO - Il collegio presieduto da D’Arienzo ritiene  che il tribunale di Savona “abbia correttamente ritenuto insussistente il nesso causale tra la condotta del Berrino e i danni lamentati dai Mombelli, alla luce della giurisprudenza della stessa Cassazione”.  I giudici rilevano che il rapimento avvenne all’una di notte del 9 luglio ’74. Gli inquirenti (carabinieri e polizia) indagarono, fecero controlli, perquisizioni, intercettazioni telefoniche, in particolare sulle utenze della famiglia del rapito nonché del geometra Angelo D’Amato  di Alassio (morirà successivamente). A lui i rapitori ‘avevano chiesto telefonicamente di fungere da intermediario”.

Il 13 luglio, tre giorni dopo il rapimento, Mario Berrino si presentava ai carabinieri di Alassio (allora al comando del tenente Massimo Cetola che ‘sposò’ la tesi del falso sequestro)  riferendo di essere riuscito a sfuggire ai rapitori, dopo averlo sequestrato nel giardino della sua villa sotto la minaccia di una pistola ed incappucciato; lo avevano condotto a bordo  di un’autovettura 600 Fiat priva di sedile, su un percorso accidentato e dopo una breve sosta condurlo a piedi in uno spiazzo erboso nei pressi di una casa color rosa, dove venne legato ad un albero; in seguito  spostato nella casa e bloccato con catena ad un pilastro.

Sempre dalle carte processuali dei giudici d’appello: ” Berrino precisava che i carcerieri erano due fratelli, di cui il maggiore dell’età apparente di 30-35 anni, dall’accento torinese, corporatura esile, altezza m.1,60, occhi grigi, naso aquilino, colorito olivastro, occhi infossati, con una vera all’anulare della mano sinistra”. I carabinieri interrogarono Angelo D’Amato che confermava il contatto telefonico ad opera di uno sconosciuto che gli aveva chiesto di avvertire la famiglia Berrino sulle buone condizioni di salute del congiunto e un messaggio da consegnare loro che avrebbero trovato in una località di Ceriale (Peagna?ndr). Il geometra seguì le istruzioni ma non trovò nulla, se non un individuo vestito con pantaloni neri, camicia bianca.  Il messaggio fu poi recapitato e fatto trovare in un altro luogo dopo una seconda telefonata. Si chiedeva per liberazione dell’ostaggio 300 milioni  da depositare in una borsa presso la cappello del cimitero di Megli (a 2 km da Recco).  Cosa che D’Amato fece “in compagnia del figlio(un errore, si trattava del fratello ndr)  di Berrino e dell’avvocato Raimondo Ricci, legale del rapito”.

Marina Berrino

In sede di ricognizione di persona  Berrino riconosceva quali carcerieri Ezio Mombelli di 32 anni e il fratello Vincenzo di anni 21 “. Oggi sono anziani. Il primo  è sposato, padre di un figlio, un’esistenza più che dignitosa, passione per la caccia e la campagna. Vincenzo trascorre, ad Albenga, una vecchia di stenti e frustrazioni. Consuma pasti al Trincheri, ma avrebbe bisogno di aiuto ed assistenza. Chi si ricorda del loro dramma?

I giudici rimarcano che anche D’Amato riconobbe Vincenzo Mombelli quale l’individuo con pantaloni neri e camicia bianca (notato a Ceriale), il giovane allora faceva il cameriere, il fratello aveva gestito  una trattoria. Il teste chiariva tuttavia che sui giornali aveva visto in precedenza le foto dei sequestratori.  Berrino riconobbe un passamontagna  trovato sull’auto di Ezio Mombelli.

I due fratelli  sostenevano che  alcuni oggetti trovati sulle loro auto (plaid, materassino, ecc.)  appartenevano in realtà a Nomberto Laurentani (gestore della trattoria Da Ezio) e ai suoi nipoti Gennaro Coppetto e Giovanni Fida.  Ci fu una perizia fonica, non diede risultati. Anche questi tre furono arrestati, ma scarcerati per insufficienza di elementi  a loro carico.  Stessa motivazione per la scarcerazione dei Mombelli.  Contro la sentenza del giudice istruttore di Savona fece appello il procuratore della Repubblica e la Sezione Istruttoria  della Corte d’Appello di Genova il 27 febbraio 1982 proscioglieva i Mombelli ed i coimputati per “non aver commesso il fatto”. La stessa sezione riteneva di non condividere l’opinione del giudice di Savona sulla necessità di sollecitare l’avvio dell’azione penale  contro Mario Berrino per ‘simulazione di reato, calunnia e falsa testimonianza”.

Perchè Berrino non andava processato per questi reati ? Si tenga conto che tra i primi interrogatori a cui fu sottoposto le cronache citarono quello davanti al giudice istruttore Vincenzo Ferro. Un ‘incontro’ drammatico al termine del quale il giudice avrebbe contestato la ‘simulazione’, disposto il ‘fermo’ ; il pittore con mossa fulminea pare volesse gettarsi dalla finestra del terzo piano del vecchio palazzo di giustizia. Si parlò di una telefonata al giudice Ferro dell’allora procuratore  generale della Repubblica.  I giudici della seconda sezione scrivono che “ la sezione istruttoria della Corte aveva correttamente ritenuto che la labilità delle prove non fossero tali da escludere anche la sussistenza del reato di sequestro, quali l’accertata scomparsa del rapito, il ritrovamento degli oggetti descritti nei luoghi del rapimento, l’effettiva consegna della borsa con denaro (anticipato alla famiglia dall’allora Banca Galleani ndr); il ritrovamento di banconote in giro per l’Italia…ma è fuori dubbio che la perizia fonica non aveva consentito di identificare nei due fratelli i colpevoli…esistono nei loro confronti carenze probatorie atte ad escludere la responsabilità nel sequestro“.

Rosalba Benvenuto vedova di Mario Berrino

LE CONTRADDIZIONI DI MARIO BERRINO – La Corte d’Appello rileva le ‘dichiarazioni contradditorie di Berrino. Ha citato il passamontagna, ma è emerso che le maglie non erano così larghe da permettere di vedere come lui ha sostenuto.  Ha taciuto che conosceva Ezio Mombelli. Lui, pittore, come rilevò il giudice Ferro, fornì una descrizione che non corrispondeva alle fattezze dei due Mombelli, ad esempio il colore degli occhi.  “Da qui la corretta  esclusione di ogni responsabilità della sezione istruttoria della Corte d’appello”.

Perchè Berrino non doveva essere riconosciuto colpevole di calunnia? La Corte scrive: ” Alla luce della giurisprudenza che richiede la sussistenza del dolo della calunnia nell’azione di risarcimento del danno….la Sezione Istruttoria della Corte d’Appello ha dato atto di uno stato di stress e di choc psichico evidente del Berrino, riconosciuto anche dal procuratore generale e conseguente trauma del rapimento…..L’evidente turbamento psicologico e di ragionevole suggestione patita dal Berrino a causa del rapimento… considerato che sul riconoscimento di Ezio Mombelli avevano potuto giocare diverse coincidenza fattuali e cioè che proprio Ezio Mombelli si recò spontaneamente sul luogo del sequestro con un’auto simile a quella usata per il rapimento….in realtà non poteva essere la stessa in quanto lui possedeva una Fiat 500 ” …e non una Fiat 600 utilizzata dai rapitori.”

Infine i giudici di Genova ricordano che inquirenti e pubblico ministero non fondarono le indagini ed il mandato d’arresto sulla base delle sole dichiarazioni di Berrino,  ma considerarono tutti gli elementi che all’epoca apparivano gravi precisi indizi e concordanti alla luce dei riscontri. Tra essi il riconoscimento di Ezio Mombelli da parte del geometra D’Amato che lo trovò nei pressi di Ceriale. Inoltre “non è risultata provata la specifica volontà del Berrino di accusare i Mombelli di sequestro di persona, pur nella consapevolezza della loro innocenza”.

Karin Zajewski vedovo di Giorgio Berrino

I Mombelli dovranno infine rifondere le spese di giudizio  a Karin Zajewski, vedova di Giorgio Berrino (fu eletta miss Muretto al termine di una giornata di polemiche, infatti la proclamazione ufficiale di un’altra candidata venne annullata perché si trattava di una minorenne). La donna, un’avvenenza giovanile che non passava inosservata, vive ad Alassio.   Stessa cosa per Marina Berrino in quanto i Mombelli “nelle conclusioni formulate (dal difensore ndr) “non hanno mai chiesto la condanna delle due donne, quali eredi di Giorgio Berrino.

Si conclude così uno  dei capitoli più bui  e oscuri della storia di Alassio dell’ultimo mezzo secolo.  La personalità di Berrino, il suo protagonismo l’hann0 proiettato spesso sotto i riflettori di giornali, tivù, manifestazioni pubbliche fino agli ultimi giorni della sua vita. Ad Alassio pare si fosse spogliato di tutte le proprietà, trasferendo a Montecarlo i suoi interessi. La Città del Muretto ha continuato ad amarlo, rispettarlo, osannarlo. Ben altra sorte è toccata agli innocenti Ezio e Vincenzo Mombelli, sbattuti 5 mesi in carcere, sulle prime pagine e nei primi titoli della Rai, poi perfettamente dimenticati dai cronisti e dalla cosiddetta società civile. I genitori morti di crepacuore.. Prima di loro il ‘giallo Berrino‘ aveva assistito ad un suicidio e tre decessi ‘strani’ tra i testimoni. Si era suicidato anche il giornalista pubblicista Ernani Iezzi, corrispondente de La Gazzetta del Popolo e di un’agenzia di stampa nazionale; aveva convissuto e combattuto con  Vania Mombelli, la sorella. In uno studio legale della Riviera è custodito un ‘patto segreto‘ stipulato tra il giornalista Iezzi e il ‘papa del Muretto‘ che ha pure scritto (tre edizioni) il volume “Mario Berrino”: 125 pagine, copertina gialla, 13 pagine dedicate al rapimento, alla sua verità.

LE ULTIME RIGHE

Le ultime righe di Mario Berrino: “...Ma per ora attendo al Mulino, al mio vecchio e caro Mulino: come un vecchio leone ferito, materialmente e moralmente, non ho più tanta voglia, nè forza di lottare. Non ne vale la pena, tutto sommato. Attendo solo quella giustizia che mi spetta, ch’è mia e intanto resto lassù a leccarmi le innumerevoli ferite, grandi e piccole, lontane e recenti; me le sto leccando con molta amarezza e girandomi intorno mi accorgo, mio malgrado, che tutti in casa mia e nelle abitazioni dei miei fratelli stanno facendo la stessa cosa.  Il mondo cambia, ed è vero, ma dove se ne sta andando ? “

 Luciano Corrado  

 LEGGI LA SENTENZA INTEGRALE DEL 15 GENNAIO 2013 DELLA CORTE D’APPELLO DI GENOVA

 

Noli, errata corrige

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Giovedì 23 gennaio 2014 mi trovavo nel Palazzo e, con grande sorpresa, ma altrettanto plauso, sono venuto a conoscenza che si sono attivati contatti Comune/Regione per cercare di rimediare e quindi risolvere la criticità sul litorale Bagni Nereo – Nautica Spotornoli. Come? Semplice: ricostruire (in tutta fretta) quel MOLO fatto demolire nel 2010. Probabilmente la richiesta di aiuto da parte dei concessionari balneari, Lega Navale in primis, ha ottenuto la dovuta attenzione.

 

Vorrei precisare che il mio articolo scritto sull’argomento giovedì della settimana scorsa (vedi), era ormai alla stampa, per cui oggi è doveroso da parte mia “correggere l’errore” nel continuare a ritenere “ciechi, sordi, muti” gli attuali cervelli trainanti le male sorti urbanistiche della nostra cittadina. Allo stato dei fatti, con il senno del poi…, tale valutazione ha da essere ritenuta valida solo per questa occasione; ciò non sminuisce la gravità del fatto in sè e che conferma, anzi, li rende ancor più colpevoli di inerzia passiva, quella assunta già dall’inizio delle procedure non intraprese a seguito dell’ordinanza di demolizione. A palese dimostrazione di incapacità gestionale, equivalente a non saper vedere lontano, conoscere la modestia dell’ascolto, avere la capacità di dialogo con le controparti.

Sono venuto a conoscenza, tra l’altro, che la Regione, a proposito di demolizione del molo, da subito aveva espresso, in sintesi, “PARERE NEGATIVO” al principio stesso. Ciò stà significare che non solo “uno che vede, che parla/scrive”, modestamente conoscitore del territorio, delle regole che lo rendono sicuro, se ben gestito, avvertiva del pericolo certo, ma anche l’ente superiore di controllo e di indirizzo aveva visto….lungo.

Certo, come affermato la settimana scorsa, trovando un ragionevole, sensato accordo con Procura e Capitaneria onde evitare quel peggio a cui oggi si cerca di rimediare. Rimediare si, ma con quali oneri finanziari? Di certo a carico dei concessionari privati, ma non solo… I tempi per viaggi, impegni/incontri del personale tra tutti gli enti pubblici coinvolti per rilasciare una pur (forse) temporanea autorizzazione sono a carico del solito “pantalone”. Chi è che deve essere “corretto” perchè ha sbagliato, e quindi ….”cancellato”? Semplice domanda, con risposta che vale solo un cent. La mia “errata corrige” odierna conferma il fatto che abbiamo (io per il primo, ingenuamente, in buona fede) consegnato il nostro borsellino in mani sbagliate. Gli eredi di “Noli che cambia”, di coloro che si sono dimostrati come i prestanome dei conduttori immobiliari venuti da fuori, conoscono, sanno come accettare il “testimone”? Un “testimone” passato maldestramente nella corsa alla speculazione urbanistica (area ferroviaria – fabbrica refrattari), tra le “mani sulla città” dei due ultimi Sindaci, ma caduto nel fango dell’immagine, facendo perdere a Noli un’occasione più unica che rara: la funzionalità dell’ospitalità nella corsa al benessere collettivo.

Meditiamo, gente… meditiamo: da cittadini consapevoli dovremmo valutare attentamente il periodo 1995 – 2014, quale progresso, quali benefici ciascuno di noi ha ottenuto (escluso quelli clientelari, il PEGGIO dell’educazione civica/amministrativa) per guidare in maniera corretta quel segno sulla scheda elettorale che indica a chi vuoi concedere la fiducia, in quali mani vuoi consegnare il contenuto del tuo borsellino. Altri nodi stanno venendo al pettine di questa fine legislatura Rossello – Penner – Repetto (con la sua firma).

Ho motivo di credere, ho la netta sensazione che non sia finita. Intravedendo da parte mia la luce della fine del tunnel disastrato di Via Belvedere 18, (quanti sono a conoscenza che si sta istruendo un processo civile per il risarcimento danni di questo edificio con un’ultima perizia da depositare entro metà aprile?) dal quale bisogna uscirne in qualche modo, occorre cercare di essere esaustivi. Se tutto ciò che è stato scritto nelle due perizie effettuate sino ad oggi su questa vicenda, sia quella per parte della Procura (solo i PM indicano nella richiesta di archiviazione penale il Comune di Noli parte lesa), sia per quella depositata a suo tempo presso il Tribunale civile, e che al contrario individua il Comune “….responsabile in misura minore”, con entrambi le due perizie già acquisite dal Giudice monocratico che dovrà avvalorare l’entità del danno e le percentuali di responsabilità, ho l’impressione di essere di fronte ad una salita che sarà molto dura per il Comune.
Con quali onerosissime conseguenze finanziarie per noi tutti? Sarà sufficiente la copertura assicurativa?

Ma su tutta questa disastrosa vicenda, sarà più realistico tornare a parlarne a Marzo, quando l’ultima definitiva perizia verrà depositata; allora si potrà conoscere l’entità del danno , le eventuali percentuali di responsabilità attribuibili agli aventi causa. Si farà definitiva chiarezza sulle bugie raccontate sui privati che hanno impedito, secondo il Sindaco che queste affermazioni ha diffuso in maniera spregiudicata e che moltissima gente ha fatto sue. Questa volta si tratta specificatamente di una lettera che forse lui, l’AUTORITA’, la prima in ordine gerarchico che deve essere messa a conoscenza pensiamo…..non abbia mai letto…? Chi ci crede? Chi si ricrede? Trattasi di una lettera del 16 ottobre 2009 nella quale il Comune prende atto della perizia giurata che attesta: “la stabilità del versante, le condizioni di stabilità statico strutturali dei luoghi sia dell’area di cantiere, sia di quella situata a monte dello scavo,che non vi sono fenomeni di dissesto in atto dovuti all’esecuzione delle opere per la realizzazione delle autorimesse di cui all’oggetto” per cui revoca l’avvio di procedimento che blocca il cantiere . Attenzione…. (Sindaco, l’ha letta…?) …: “Si precisa tuttavia che permane invece il divieto a riprendere i lavori di scavo e INFILTRAGGIO tiranti nell’areale sottoposto a vincolo idrogeologico ubicato a monte del sedime della autorimessa interrata, fino all’ottenimento di nulla-osta in sanatoria da parte della Comunità Montana”. Più chiaro di così….oltre che il consenso , il patrocino all’abusivismo, cosa buona ed utile, corretta sopratutto per un “numero uno”…

Possiamo ripetere: LA VERGOGNA NON PASSA SOLO ATTRAVERSO I TRIBUNALI?

Carlo Gambetta

Rivisto annuncia “Schneck sfidante di Cangiano” e la sfida dei ‘fratelli muratori’

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Fa irruzione sulla scena ingauna un articolo di Rivisto, a firma del giornalista Daniele La Corte. L’annuncio che lo sfidante dell’avv. Giorgio Cangiano sarà un pezzo da ’90 nella realtà albenganese: l’architetto Roberto Schneck, uno dei pochi in Riviera a non aver mai nascosto la sua ‘fede’ massonica. Di lui scrisse L’Espresso spiegando la emigrazione in Costa Azzurra. L’ex vice sindaco di Rosy Guarnieri, promosso assessore nella giunta provinciale del presidente Vaccarezza, ha sposato una Berruti di Savona, cugina del più noto sindaco. Tra gli interrogativi: sarà un confronto duro anche per le 5 logge massoniche della zona, con Piazza del Gesù e Palazzo Giustiniani. In passato se le sono suonate di santa ragione, creando persino tensioni e crisi di giunta per interposte persone. Entrambi i candidati vedono schierati fratelli in attività e in sonno. Come accadeva per la zarina verde.

-Leggi il numero integrale di Rivisto -

Forza Monesi ! con 10 mila firme. La ‘visita’ di Truzzi (Assoutenti), Schneck (assessore), Baucia (presidente). E …il decano Elisio

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Festeggiare i 60 anni (1954-2014)  della nascita di ‘Monesi turistica e sciistica‘ sottoscrivendo un manifesto di impegni e scadenze: rivolti ai Comuni, alle Province di Imperia e Cuneo, alle Camere di Commercio, alla Regione Liguria e Piemonte, ai parlamentari regionali, ai ministri dell’Economia e dell’Ambiente, alle Fondazioni bancarie .  Per onorare, con la mobilitazione dei frequentatori e degli ‘Amici di Monesi’ , l’intuizione dei ‘fondatori’ (la famiglia Galleani) e quanti si sono prodigati nei decenni.  In parte un ‘riconoscimento alla memoria‘, un grazie ai pionieri. E’ una ‘dichiarazione di guerra’  mediatica (non di sterile protesta) affinché la Liguria e quest’angolo magico del ponente ligure, delle sue Alpi, possano tornare a locomotiva economica. Uniti nel comune denominatore: Monesi può essere una ‘miniera’, un bancomat, una risorsa ambientale e produttiva.  

Sono tanti gli imperiesi, savonesi, genovesi, cuneesi e non solo, che hanno apprezzato, apprezzano, il piccolo, ‘mancato Sestriere’. Monesi dove ‘si scia da re‘ , riporta un simpatico stemma. E’ suonata l’ora della riscossa per rimediare alla lunga insipienza umana, alla politica (e a chi l’ha rappresentata) che si è dimostrata incapace di decidere, di pensare al futuro pur rimanendo con i piedi a terra. Mettiamo una pietosa pietra tombale sul passato.  Sulla defunta società pubblica ( Provincia, comuni, ex Comunità Montane), Alpi Sviluppo Turismo Srl, costituita nel 2002. Per decoro omettiamo  i nomi di presidenti, amministratori, dei bilanci ‘bruciati’. Affidiamoci invece alle capacità, al decisionismo, di chi sa ‘fare’ e guardare avanti. Non risparmiamo nei bonus ai manager pubblici e privati che portano a casa risultati. Congediamoci da chi vende fumo e poco arrosto.

Sarà pur vero che siamo l’Italia cenerentola, fanalino di coda in molti settori. Che per un pugno di posti di lavoro si protesta e si bloccano le strade, mentre l’agonia di Monesi si è consumata nell’indifferenza, tra proclami, articoli di giornale, ‘blà- blà’, qualche servizio della Rai Liguria, annunci on divaghi e spesso illusionisti. Nessuna manifestazione di piazza dei sindaci, dei cittadini della vallata, nè blocco di strade strategiche (Colle di Nava).

I ‘Monesi resistenti’ non devono essere più lasciati a combattere, urge un forte sostegno dell’opinione pubblica. Si stanno  rimboccando le maniche per  la Monesi-resurrezione. E vedremo oltre chi sono i principali protagonisti che non hanno bisogno di passerelle. Attendono che Monesi riceva quanto merita nell’interesse dell’alta Valle Arroscia e della Liguria, del basso cuneese. Cioè posti di lavoro per i giovani, valorizzazione dell’artigianato e del turismo dell’ospitalità, della ristorazione, del turismo outdoor.

I DATI STATISTICI DEGLI ESPERTI - Negli studi propedeutici alla nuova seggiovia, gli esperti pagati per pilotare le scelte indicavano in 6.480 persone (sic!) i possibili arrivi annui, fino ad un massimo  di 11.700 nel caso la seggiovia potesse funzionare 12 mesi all’anno. Quale attrazione, ovviamente.  Erano stati persino stimati,  nero su bianco, i ricavi indiretti per alberghi e ristoranti della zona: 218.500 € nel periodo più ‘corto’, 305.935€ in quello annuale.  I ricavi netti, sempre degli impianti, erano valutati in  164 mila € fino ad un massimo di 191 mila solo col funzionamento invernale.  E  con 360 giorni di esercizio la stima parlava di una perdita del 3 per cento.

Un raffronto è doveroso per non dimenticare. La società “Alpi Liguri“, posta forzatamente in liquidazione,  ha gestito la seggiovia nel 2009 e 2010. Ha segnato un passivo ingente.  La ‘Coop Monesi 3000′  chiamata a subentrare è finita a sua volta in rosso.  Eppure era arrivato in aiuto un personaggio di spicco di Imperia imprenditoriale,  Marino Arimondi, esponente del Pdl, socio della benemerita scuola di scii. Sembra in dirittura d’arrivo il sospirato secondo tronco della seggiovia, accorciata nel primo progetto per mancanza di soldi. In una Provincia -certo non l’unica – che ha ‘bruciato’ tra sprechi e prebende politiche, prima miliardi di lire, poi milioni di Euro. Ma per la piccola Monesi (senza elettori diretti) non si trovavano disponibilità nei bilanci.  Si preferiva, tanto per citare alcune perle, imbottire la Provincia di dirigenti e funzionari, gonfiare i consigli di amministrazione, sullo falsariga di “Sicilia docet‘. E’ questo il patrimonio, lasciato a Monesi,  dagli amici che più amici non si può del dotto e devoto Claudio Scajola? Alcuni l’hanno lasciato vedendolo in disgrazia, nessuno è stato cacciato.

I BUROCRATI ANIMALISTI – Senza estremismi e settarismi, bisogna vincere e convincere delle buone ragioni del traino turistico di Monesi.  I primi ostacoli da superare e che non costano nulla? Lungo il cammino della ‘nuova Monesi‘ ci sono cavilli paradossali. Ci riferiamo ai ‘burocrati  dei divieti’. Del tipo: no alla seggiovia aperta tutto l’anno, come accadeva al ‘vecchio impianto del Redentore‘, smantellato. Il nuovo può funzionare solo nelle stagioni in cui non si mette a repentaglio (non la sopravvivenza) il ‘benessere’ del gallo forcellonelle sue arene di canto’. O ancora, la coturnace delle Alpi (famiglia dei Galliformes), la nidificazione dell’aquila reale.  Onori ai difensori di questa fauna, poco famigliare agli indigeni del terzo secolo. E’ evidente, tuttavia, lo stravolgimento dei valori, delle priorità, delle comparazioni socio-economico-ambientali. Il fagiano può ‘negarci’ non lo sviluppo cementizio  e in passato ci sono stati i propugnatori,  bensì una sana crescita della società civile. Colpa di zelanti funzionari pubblici e dei loro ‘datori di lavoro’  (partiti) ai quali interessano ben altri ‘favori’ ?

TERRENI INCOLTI E ABBANDONATI – Non sappiamo dove vivono e come vivono i ‘nostri’ burocrati regionali e ministeriali, non conosciamo le loro dichiarazioni  dei redditi, l’evolversi – se c’è stato – di proprietà e di tenore di vita, se siano o meno vegetariani. A Monesi e in Valle d’Arroscia non ci sono dubbi matematici, statistici, sul generale impoverimento, arretratezza, fuga demografica, abbandono immobiliare, assenza di mercato per ‘aree verdi’ (non quelle pubbliche degli standard  urbanistici). Abbandonati i prati dove si falciava il fieno, le tipiche fasce destinate al grano, all’avena, alle patate, alle rape.  Abbandonati i boschi di castagne, di larici.  Valore stracciato. Per fortuna è rimasto attivo un figlio d’arte, Roberto Saldo, contitolare della più antica ditta di ‘taglialegna’ (artigiano) della provincia di Imperia. Un’eccezione che non fa la regola. Anche il ‘re pastore’ della Liguria, Aldo Lo Manto, siciliano di Albenga, 1500 capi, tra pecore brigasche, capre, mucche, qualche cavallo, lo scorso anno ha acquistato da un’anziana vedova alcuni ettari di bosco e terreni da pascolo nel territorio di Mendatica. Obiettivo: costruire una casetta per l’estate nella malga.

Elisa Lanteri titolare del bar Vittoria

Non siamo alle prese di un sermone, alle pretese di sette o di lobby.  E’ pacifico che Monesi ha le carte in regola di madre natura per riprendersi quanto  è stato negato. Gli uomini e le donne di buona volontà hanno bisogno di sostegno solidale che non siano pacche sulle spalle, la frequentazione (certo importante) della ‘stazione sciistica‘, varcare la soglia dell’unico albergo-ristorante-alimentari di Monica Arnaldi (in collaborazione col marito Giuliano). E dell’altrettanto solitaria e longeva presenza del bar-tavola calda Vittoria di Elisa Lanteri, che ci avvale del prezioso aiuto di ‘cuoca’ dell’impagabile mamma: una vita di lavoro, sacrifici, rinunce. Lei che è nata e cresciuta nell’opulenta Sanremo. La seconda figlia, Federica, vive a Garessio, è consigliere comunale di opposizione a Briga Alta. Mancato sindaco.

Il geom. Francesco Meoli direttore della Scuola Sci Monesi, allenatore federale

Poi  c’è Monesi Young, la prima associazione provinciale ad aver preso coscienza del ‘peccato mortale‘ della ‘morte’ di Monesi. In origine era sorta e risorta la Scuola Sci Monesi, fondata nel 1954, di cui è direttore il giovane geometra Francesco Meoli, vice direttore Vincenzo Piccinini.  Scuola con ‘testimoni’ benemeriti e memorie storiche: Michele Secchi, maestro e istruttore dal 1990, dal ’98 anche di snowboard.  Risale al 1999 la ‘militanza’  dei veterani Walter Gandolfo (titolare dell’albergo-ristorante da Settimia di San Bernardo di Mendatica),  Cristina Gavi e Enrico Piccinini. .

Con la loro esperienza, spesso fuori dai confini liguri, maestri ed istruttori federali, sono testimoni di pregi e difetti delle piste, della qualità della neve, degli apprezzamenti, consigli e critiche dei pendolari sciatori. Monesi, una virgola nel panorama delle località di montagna dove si praticano sport invernali.

A Monesi ’ diseredata’  si possono incontrare personaggi straordinari nella metamorfosi esistenziale.  C’è Elisio Pastorelli, classe 1939, nato e cresciuto a Briga Alta, da sempre in simbiosi con Monesi di Triora e Monesi di Mendatica. Fa tenerezza vederlo affaciendato a servire i ‘clienti’, alla cassa nel negozio  di noleggio scii “La Mela Verde”, tra i primi locali sorti in anni d’oro. Un’iniziativa del socio a Monesi’ dei Galleani: Armando Lanteri per anni anima dello sviluppo, soprattutto edilizio, morto tragicamente in un incidente sul lavoro.  Armando  che si trovò al centro di una clamorosa e singolare truffa. Conobbe un ‘gentiluomo’ che con perfetta parlantina si presentò  in talare da vescovo, anello e pettorale d’oro. Attraverso un’abile regia e tanto di autista, riuscì a far credere che, grazie ai rapporti in Vaticano, poteva sbloccare contributi pubblici e finanziamenti bancari per l’ambizioso progetto di espansione di cui Armando Lanteri era tenace propugnatore. Un bel giorno si accorse della grande truffa (200 milioni, fine anni ’70), si rivolse ai carabinieri, ad un legale. Ha perso tutto.

Nei locali che ospitano la Mela Verde (all’esordio c’era un grande ristorante, bar, sale) venne aperta la ’boutique’ destinata a sciatori invernali e ai villeggianti estivi.  Iniziativa della stessa famiglia Lanteri: la moglie, poi la figlia Marinella; l’altro figlio, più giovane, è vigile urbano ad Ormea.

Elisio Pastorelli memoria storica e tuttofare di Monesi

Terzo secolo: Monesi e Elisio  Pastorelli, il ‘volto’ più popolare, tuttofare,  anima e corpo  dedicati a quella che considera  la sua creatura.  Prima di lui e con lui c’era stato un altro eccezionale testimone dei tempi, Guido Lanteri, più volte sindaco di Briga Alta, un ‘missino vero‘ che aveva incontrato Giorgio Almirante.  Guido già gestore, con la moglie e due zie, dell’albergo Redentore (proprietà Galleani, ora in abbandono, acquistato dall’imprenditore Bianchi e dalla figlia vedova Cozzi). Guido, montanaro burbe, parsimonioso, ma integro ed idealista,  ha lasciato un incolmabile vuoto.

Il suo ‘comune’ , una manciata di residenti, per l’anagrafe 33, rimasti 6 nel periodo invernale, è lacerato da miserabili personalismi. Fu uno dei casi guinnes in Italia (Rai UNO): la presentazione di tre liste. In consiglio comunale due congiunti del primo cittadino Mario Zintilini. Il sindaco, con moglie e figlia, unici abitanti fissi della frazione Upega (con una concittadina ottantenne che rifiuta di seguire il figlio in Riviera). Nel terzetto di giunta l’assessore è Terenzio Toscano, insegnante in pensione a Ortovero, erede con il fratello Enrico di quasi due milioni di ettari di montagna e pascolo, dove si trovano i  330 ettari dati per 40 anni in concessione alla Provincia di Imperia e che ospitano seggiovia e la superficie sciabile.

I FRATELLI PIU’ TERRIERI DELLA LIGURIA – I fratelli Toscano, scapoli, senza eredi diretti, vengono considerati, più a torto che a ragione da cittadini disinformati,  corresponsabili del declino di Monesi essendo di fatto gli unici proprietari delle aree che ricadono nella giurisdizione dei Comuni di Triora (IM) e Briga Alta (CN). I Toscano che si sono opposti con fermezza al piano regolatore che prevedeva (l’impresa Feltri di Savona) la costruzione di altri palazzi, oltre a quelli esistenti. I Toscano che hanno resistito –  ricorrendo a legali e cause – alla minaccia di esproprio per interesse pubblico.  Che si sono trovati a combattere  contro un manipolo di affaristi imperiesi, appartenenti a forze politiche di governo e  frange massoniche.   Prima scottati dall’esperienza Galleani, poi nelle mire di confraternite. Hanno finito per assumere un atteggiamento di estrema difesa, oltranzista, forse controproducente. Il loro nome, la figura del loro papà emigrante che ha fatto fortuna in Perù, rischiano però di essere dimenticati dalla storia. Pare non siano entusiasti di dare vita alla Fondazione Toscano. A Piaggia si sussurra che i due fratelli abbiano fatto testamento da un notaio indicando la ‘fortunata‘ ereditiera.

Furio Truzzi, presidente Assoutenti, conversa al bar Vittoria

In conclusione, a Monesi non poteva mancare anche l’incursione di un paparazzo. Non si tratta di un repoter alla ricerca di divi e scoop da gossip. Il fotografo  sì mimetizzato tra la folla (almeno un migliaio di persone nel penultimo sabato di gennaio) e per trucioli.it ha scattato decine di istantanee. Numerosi i volti ‘noti’, impossibile dare spazio a tutti. Scegliamo a caso. C’era il presidente nazionale di Assoutenti, il genovese Furio Truzzi, fedele ospite della Rai e di altre televisioni locali, reduce dalla prima assemblea di Diano Marina per l’emergenza ‘frane e pendolari‘ dei treni. C’era un amico di Monesi, Roberto Schneck, architetto, già vice sindaco di Albenga, assessore di spicco nell’Amministrazione provinciale di Savona. Indicato come futuro candidato sindaco della sua città. I ‘fratelli muratori‘ lo segnalano or qua, or la. Mercoledì pomeriggio, alle 18, si faceva intervistare, sotto la pioggia, dal cameramen, sulla piazzola di sosta del casello autostradale di Pietra Ligure.

C’era Mario Baucia, già insegnante liceale, esperienza da vice parroco di Borghetto S. Spirito, abbandonata la talare, è stato assessore all’urbanistica del Comune di Ceriale;  chiamato alla presidenza del maggiore Consorzio pubblico della depurazione del ponente savonese.  Altri meriterebbero la citazione. Ci perdoneranno?

Luciano Corrado

Mario Baucia al banco del bar Vittoria di Monesi

 

L’arch. Roberto Schneck alle prese con gli scarponi da scii al bar Vittoria

Il cellulare non da tregua a Roberto Schneck

Roberto Schneck al sole e alle neve di Monesi

Sulle nevi di Monesi il relax dopo le piste da scii è un partita a carte seduti a tavolo

Sul terrazzo del bar Vittoria il sole abbronza Truzzi e gli amici

Ormai alle spalle l’assemblea a Diano Marina con sindaci e rappresentanti degli utenti dopo l’interruzione ferroviaria di Andora

  

Albenga, quanto ci mancherai carissimo Luigi ( Costa )!

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Luigi Costa: un uomo silenzioso, un uomo che non amava le prime pagine, le cariche, la politica….ALLA FAMIGLIA COSTA, ALL’AMICO DI LUNGA DATA AVVOCATO COSIMO COSTA, BENEMERITO ALBENGANESE E IMPECCABILE GENTILUOMO LE CONDOGLIANZE DI TRUCIOLI.IT. GRAZIE PER IL VOSTRO ESEMPIO DISINTERESSATO. Molta amarezza ed interrogativi sono emersi sui soccorsi. Prima nell’abitazione di Luigi, poi al ‘pronto soccorso’ depotenziato del nuovo ospedale. Forse polemiche inutili e la constatazione che non bisogna ‘aspettare il morto’ che fa ‘scalpore’ per affrontare con titoloni tematiche prioritarie quali quelle della salute dei cittadini, ricchi e poveri, noti o sconosciuti. A tutti  diamo un consiglio poco diffuso. Nelle urgenze sanitarie mettetersi subito in contatto telefonico col 118. Una ‘guida’ sicura, dove a tutela di tutti, vengono registrate le conservazioni.

Luigi Costa, a Loano, alla serata inaugurale del Rotary Club Albenga ad aprile 2013 con il Governatore del Distretto, Lorenzo Mazzola

Stanotte è mancato un uomo.
Un uomo giusto, in tutti i sensi.
Un uomo silenzioso, un uomo che non amava le prime pagine, le cariche, la politica.
Un uomo che amava Albenga, amava il volontariato, amava la sua bella famiglia, amava il suo lavoro.
Un uomo che avresti voler avuto come figlio, nipote, fratello, amico.
Un uomo che credeva in Dio e nella sua misericordia, dalle poche parole misurate, sempre discreto, sempre un passo indietro.
Un uomo che amava la musica, la bella musica, amava soprattutto l’organo Serassi della Cattedrale, quasi fosse un figlio, un quarto figlio.
Un uomo che sarebbe stato un ottimo amministratore, sarebbe stato un vero sindaco della città, perchè in lui abbondava il buon senso e la giustizia.
Un uomo che amava la cultura, il suo vivere tra la gente,il suo vestito da scout, il suo impeccabile papillon, la sua classica bicicletta.
Un vero ingauno, un vero uomo nato nel millenovecentosessanta.
 Il suo nome? Luigi Costa!
Gerry Delfino, 27 gennaio 2014

Loano, la serata inaugurale con un felicissimo Luigi Costa al tavolo della presidenza del neo Rotary

Aprile 20013 nei locali della Marina di Loano torta inaugurale del Rotary Club Albenga

 


Albenga: Comune, vescovo, parroco. Al Consiglio di Stato la lite per 278 mila €

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Nuova tappa nel contenzioso tra il Comune di Albenga, il vescovo ( rappresentante legale dell’Opera Diocesana San Raffaele) e il parroco di San Michele Arcangelo.  In ballo 278 mila euro (di cui 159 versati) per il pagamento di contributi concessori dell permesso a costruire il polo scolastico Diocesano ‘Redemptor Mater’. Il Tar Liguria, come era stato reso noto dai mass media,  nel marzo scorso aveva respinto il ricorso di monsignor Mario Oliveri e di mons. Umberto Busso, assistiti dall’avv. Francesco Bruno.  Il 21 novembre 2013 si sono appellati al Consiglio di Stato, con il prof. Lorenzo Acquarone. Il Comune, ora amministrato dal commissario prefettizio, dr. Giuseppe Montella,  su indicazione specifica del dirigente comunale competente,  ha deliberato di costituirsi in giudizio (Leggi delibera).  

Una vicenda quasi dimenticata dal susseguirsi di fatti ed eventi sulla scena politico-amministrativa ingauna. Nell’aprile 2009 la controversia Comune-Diocesi aveva raggiunto toni ‘acuti’.  Il Secolo XIX del 12 aprile 2009 titolava: ‘Polo scolastico, accuse al vetriolo. Intervento di Volontè (Udc).  Bertolotto spara ad alzo zero. Tabbò risponde per le rime’.

Luca Rebagliati, con la consueta precisione da cronista,  ricostruiva la storia  degli oneri di urbanizzazione richiesti dal Comune per il nuovo polo educativo diocesano.  Si parlava, inoltre, di una proposta di convenzione che il Comune avrebbe avanzato alla Curia: riservare cinque dei 400 posti disponibili ad altrettanti bambini o ragazzi meritevoli per capacità ed impegno, ma con situazioni famigliari che non consentirebbero di studiare. Proposta che è stata rifiutata.

Chi non aveva dubbi, schierandosi con il vescovo, era stato  l’ex presidente della Provincia. Marco Bertolotto, ex Dc a Ceriale, passato al Pd poi lasciato per approdare con le truppe scajolane. Il super primario del Santa Corona dichiarò: “ La scuola paritaria svolge una funzione pubblica, quindi non è giusto che il Comune incassi gli oneri di urbanizzazione; il vero problema è che la civica amministrazione albenganese, nonostante l’amministrazione provinciale da me presieduta avesse trovato le risorse economiche,  non crede nella realizzazione  di un polo educativo pubblico ad Albenga e quindi ostacola lo sviluppo di un moderno polo alternativo”.

Il sindaco Antonello Tabbò (ex Dc, quindi Pd) replicava: ” E’ una cosa talmente assurda che è difficile commentarla.  Non mi sono sconosciuti i motivi della polemica dell’ex presidente della Provincia. Abbiamo ottenuto che il piano di valorizzazione delle caserme preveda alla Turinetto il polo scolastico, il bando è stato epletato e c’è un vincitore”.

Aveva sparato a zero contro le decisione del Comune e della giunta Tabbo, anche l’economo della Diocesi, don Tonino Suetta (da pochi giorni è stata annunciata la sua nomina a vescovo della diocesi di Ventimiglia) che definiva ‘caparbia l’insistenza del Comune di Albenga’. Anche il dr. Angelo Barbero – allora An, già votatissimo consigliere regionale e comunale –  parlò di ‘bieca  operazione di bilancio per dare un contentino  alla componente anticlericale della giunta e a qualche consigliere che sostiene l’amministrazione Tabbò, interpretando a proprio uso una normativa assai chiara”.

Tullio Ghiglione, per la maggioranza, rispondeva: “Don Suetta dimentica molto in fretta che il Comune ha approvato una variante che sbilancia fortemente gli equilibri urbanistici della zona ed del prossimo Puc proprio per consentire la costruzione della scuola diocesana.  Gli oneri sono dovuti per legge, visto che quella scuola offre servizi a pagamento e non a scopo sociale e che non supplisce a mancanza  di offerta pubblica, ad Albenga le scuole ci sono”.

Sta di fatto che nel giugno 2009 è stato notificato il ricorso al Tar del vescovo e della parrocchia. Si chiedeva l’annullamento della richiesta del Comune per il pagamento di 277.598,48€ di contributi concessori per il ritiro del permesso a costruire… oltre alla condanna del Comune di Albenga alla restituzione di 158.799,24 – pari al 50% della somma richiesta – versati  il 6 marzo 2009…”. Il Tar il 10 gennaio 2013, sezione prima, respingeva il ricorso contro il Comune. Il 21 novembre scorso nuovo capitolo della controversia.   Mons. Mario Oliveri e  don Umberto Busso, provvedevano a far notificare  il ricorso in appello al Consiglio di Stato. E il 21 gennaio scorso, il Commissario prefettizio, assunti i poteri della giunta comunale dopo le dimissioni del sindaco Rosy Guarnieri e lo scioglimento del consiglio, ha deliberato di comparire in giudizio a tutela degli interessi della comunità cittadina.

Albenga verso le elezioni / Intervista a Gerry il ‘libraio’: ‘Dove finiscono i nostri soldi. I danni dei supermercati e banca San Paolo’

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“Troppi interessi, troppi facinorosi a Palazzo, nel sottobosco, come viscidi vermi ( quanti nomi potrei scrivere qui…..!). Il futuro sindaco di Albenga deve farsi in testa una lista di priorità in tutti i campi non solo edilizia, clientelismo, fama”… Secondo puntata del viaggio di trucioli.it (blog senza scopo di lucro e di solo volontariato) dopo quella dedicata all’ex sindaco-imprenditore Maurio Zunino (leggi…) tra le personalità di Albenga in vista del prossimo rinnovo del parlamentino locale. Gerry Delfino, già presidente dei librai della Liguria, già assessore comunale, senza essere estremista appartiene a quella schiera di cittadini che ha sempre sostenuto che c’è bisogno di politica, di amministratori pubblici che decidano, trasparenti e fuori dai giochi di affari, interessi e potere per il potere personale, famigliare, di gruppo, di casta. Via da Albenga i parassiti. Ben venga un sindaco giovane con ideali sani.

Albenga, Gerry Delfino, già assessore ed ex presidente del librai della Liguria, intervistato da trucioli.it

Che tristezza leggere i giornali di questi giorni! Galli e galline impazziti, pronti alla carega, al potere, alla becera.

Albenga soffre, tanto e non ha bisogno di parole, parole, parole, ma fatti, solo esclusivamente fatti. Ha bisogno non di studi economici e convegni, ma solo di una rilettura degli ultimi decenni per capire , con buon senso e saggezza, cosa serve realmente e di cosa se ne può fare a meno.

Serve capire che la realtà è quella che è , non quella patinata delle riviste e della tv.

Non servono illusioni, sogni, ma dura, seria, precisa, testarda realtà. Sia per le fasce deboli sia per l’economia locale.

L’errore stratosferico è stato quello (sia di sinistra come di destra o di centro) ed è quello di illudere la gente che Albenga è una grande città, che merita non un discount, ma tanti discount, tanti grandi magazzini, grandi marche, grandi firme, tanti luccichii di supermercati. Ma nessuno ha mai pensato che tutti i soldi portati in questi paradisi della spesa, appartenenti a gruppi lontani, addirittura stanieri (a parte il poco reddito dato al personale, quasi sempre sottopagato, sfruttato e quasi quasi neanche locale)tutto , tutto il malloppo non rimane in città, ma vola via verso altri lidi, dove sarà investito alle spalle dei poveri ingauni, che non avranno nessuno, dico nessuno, vantaggio, per non parlare delle decine e decine di banche che succhiano soldi, senza mai investire in città ( un esempio per tutti una delle banche più radicate da moltissimo tempo ad Albenga: ovvero l’Istituto San Paolo quanto ha fatto per il territorio, cosa ha realizzato per gli ingauni, la sua fondazione emanatrice di cultura non poteva e non potrebbe finanziare il nuovo Museo???????

Un tempo il commercio era in mano a famiglie locali, che rinvestivano i guadagni in zona, portando crescita di benessere, posti di lavoro, specie artigiano.

 2) Quali sono le tre priorità di Albenga ? Ad iniziare dal rinnovo della classe politica, passo indietro di personaggi ormai ‘veterani’ di palazzo civico.

Le priorità di Albenga sono la saggezza, il buon senso e l’onestà. Quando un uomo o una donna , umilmente, avrà appreso il buon uso di queste tre cose , sarà pronto/a a governare la città e non solo.

Via i parolai, gli scaldapoltrone, i presuntuosi, i presenzialisti, i visi noti, le vecchie volpi, che poi volpi non sono, ma solo bestie becere, che hanno dimostrato la nullità dei loro intenti, se non il solo interesse personale. Posti, mariti, mogli, parenti, amanti, soldi, solo avidità di soldi, il credersi di essere furbi e ridere degli altri, delle disgrazie altrui. Volti nuovi, con tanta speranza nei giovani lavoratori, pieni di entusiasmo e di voglia di essere veri albenganesi. Non mi vengano a dire i nostri scimmiottatori di politica locale che serve molta esperienza, che serve sapere i meccanismi del potere. Non è vero e lo dimostrano loro stessi col loro agire e i cosiddetti politici con molti anni sulle spalle che figuracce hanno fatto e continueranno a fare di fronte agli italiani e al mondo intero, molte volte senza neanche rendersene conto, persi nella loro onnipotenza

 3) L’esperienza di assessore, cosa ti ha insegnato? Quale consiglio si può dare a chi sarà chiamato al ruolo di primo cittadino ?Dovrebbe essere al di sopra delle parti, il sindaco di tutti o quasi. Nella pratica realtà questo non avviene mai perchè?

La mia esperienza non è stata entusiasmante perché ho dovuto confrontarmi troppo spesso con la mancanza di cultura, in tutti i campi, purtroppo. Prima venivano tutte le altre cose, tutto aveva una precedenza, dal cambio delle lampadine in città ai fuochi d’artificio. Ripeto il primo cittadino, oltre l’umiltà, deve essere saggio, aver buon senso ed onesto. Non solo il Sindaco, ma tutta la giunta e i consiglieri, far in modo che funzioni onestamente tutto l’apparato comunale. Il Sindaco, deve ben governare Albenga , ma per ben governare deve far in modo che , prima di tutto, il suo personale , nella sua interezza, sia all’altezza del lavoro che deve svolgere, cosa che ora non è. Deve farsi in testa una lista di priorità in tutti i campi non solo edilizia, clientelismo, fama. Troppi interessi, troppi facinorosi a Palazzo, nel sottobosco, come viscidi vermi ( quanti nomi potrei scrivere qui…..!)

 4)  Il futuro sindaco di Albenga dovrebbe essere scelto nell’ambito dei partiti tradizionali o tra la società civile, sganciato dalle logiche del partitismo. Meglio se rappresenta un trait-union tra le due entità? 

Non serve per una piccola realtà come è la nostra Albenga voler strafare e copiare grandi apparati. Ripeto un buon gruppo affiatato, fuori dalle beghe di partito, fuori dai falsi poteri, dagli appetiti economici, un gruppo che veramente ami Albenga, può fare meraviglie e le persone ci sono. Basta buttare nei bidoni della spazzatura gli intrallazzatori, le cricche sia laiche che affiancate alle religioni.  Non servono i  partiti per la città, serve l’amore per essa e il benessere di tutti i suoi abitanti, eliminando i parassiti e gli assistenzialismi sfitici.

  5) E’ più saggio e foriero di concretezza scegliere nel mondo dei giovani, oppure è una garanzia privilegiare l’esperienza di chi ha alle spalle anni di consiglio comunale, di giunta o persino di sindaco ?

Ho già risposto a questa domanda, ma aggiungo  che l’esperienza in questo campo non serve dati i risultati che abbiamo davanti agli occhi. Ben venga un giovane , che abbia degli ideali sani e condivisi da tutti

 6) L’elettorato albenganese è composto per il 3 per cento da indigeni, l’87 per cento da nuclei meridionali. Il mondo agricolo nel Dopoguerra votava Dc, ma anche esponenti del Pci come Emidio e Angelo Viveri. Nel 2010 è stata la volta di un sindaco leghista e del centro destra. Albenga è una città fondamentalmente di destra, come altre cittadine del ponente ligure, raccaforte di conservatori e moderati, clericali, dove tuttavia vinse il sì per aborto e divorzio. C’è spazio per i partiti ‘cespuglio’. I Movimento a 5 Stelle era stato il primo partito alle ultime politiche. Resisterà?

L’elettorato albenganese è molto variegato, molto incerto, a volte lo vedo spaesato. Penso che giudicano la persona, vanno dietro a qualcuno. Destra o sinistra a me non interessa , non ho mai avuto tessere in tasca, quello che mi fanno rabbia sono le forze occulte di qualsiasi parte esse siano.   L’ESSERE VIGLIACCHI NON E’ DELL’UOMO GIUSTO . FIN DA QUANDO HO VOTATO LA PRIMA VOLTA, NON MI SONO LASCIATO INFLUENZARE DAI PARTITI, MA HO VOTATO VOLUTAMENTE LA PERSONA CHE IN QUEL MOMENTO PENSAVO PIU’ RETTA

 7) Albenga detiene un zoccolo duro di politici affaristi il cui obiettivo è soprattutto il potere ed il tornaconto personale ? Cosa pensi dei voltagabbana che tradiscono il gruppo o la maggioranza in cui sono stati eletti, anziché rassegnare le dimissioni e rimettersi in gioco attraverso libere elezioni? 

 Son questi uomini veri o burattini che si vendono per un piatto di lenticchie? Che lungo elenco, non mi ci far pensare…

8) E’ una città matura per una svolta  ed il rinnovamento o rivedremo, anche per colpa degli elettori, le solite facce e attori ? Le solite danze?

Spero, spero ardentemente che qualcosa si smuova, ma leggendo i giornali locali, mi sembra la solita brodaglia, per ora.

 

Savona, la giunta Berruti con vista sul mare e Franco Fresia ottimo costruttore cerialese

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 Quando arrivai a Savona nel 2006, in qualità di direttore culturale a Villa Cambiaso, osservando i casermoni della periferia che deturpavano il selciato del lungo Letimbro, fu per me una sorpresa scoprire, a detta degli abitanti della zona, che gli spazi verdi della città erano, senza indugio, minori rispetto a Genova, città metropolitana conosciuta in tutta Italia per la rovinosa speculazione edilizia che aveva aggredito le aspre colline, quasi fino alla calva sommità dei Righi.

In effetti, nemmeno le famigerate banlieue, che visitai nel 2003 nei dintorni di Parigi, avevano, rispetto a Via Torino, una prospettiva con stili architettonici così diversi e sgradevoli e un tasso di speculazione così scabroso.

Per non parlare delle famose variabili savonesi dei due piani in più, forse per politici partitocratici da sistemare e normatori compiacenti addetti alla prostituzione urbanistica legalizzata.

Tutti sanno che i fabbricanti e i sovraintendenti più egoisti hanno portato al grigiore architettonico Savona e l’Italia intera, soprattutto le zone suburbane.

Così che troviamo, citando Goethe, vestigia di una magnificenza e di un degrado tali che superano, l’uno e l’altra, la nostra più fervida immaginazione.

Il sindaco Federico Berruti, nella sua girandola di inutili interviste, poiché uomo privo di parola data, aveva affermato nel 2011 che nella nostra città non era necessario costruire ulteriore edilizia residenziale.

Invece adesso questa giunta interessosa, che non ha mai avuto la spina dorsale per dire dei no netti, debole con i forti, offende l’intelligenza dei cittadini savonesi, come ha ben osservato il capocronista di un giornale locale.

Franco Fresia impresario edile ed ex presidente Rari Nantes

Diminuendo cioè, con furberia plateale, le volumetrie del piano regolatore laddove non sussistono più, a causa della depressione economica, interessi urbanistici; al contrario si appresta a concedere al costruttore cerialese Franco Fresia, nel distretto degli ex cantieri Solimano, l’edificabilità a 40 metri dal mare, sull’arenile, di 3.500 mq. di superficie, ma è addirittura in corso una ripugnante trattativa per raddoppiarli.

Al posto di restituire un po’ di spiaggia ai residenti e ai turisti curando l’interesse generale, e alla maniera dei francesi, si continuano a costruire nuove case (e seconde case), saccheggiando per sempre il nostro lungomare.

 FAUSTO BENVENUTO

(Consigliere comunale PdL – Savona)


Il commercialista / Casa al Colosseo di Scajola e le prescrizioni a sinistra

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Il centrodestra si lamenta sempre che la Giustizia non funziona ed invece a Scajola i processi li hanno fatti dandogli così la possibilità di dimostrare la sua innocenza , come è avvenuto per la casa al Colosseo e per il porto di Imperia . In entrambi i casi per Scajola dopo soli tre anni dall’accusa si è tenuto il processo. Invece a molti uomini della sinistra questa possibilità non è stata data.

Per esempio all’ex sindaco PCI di Sesto S. Giovanni ed ex presidente della provincia lombarda ed ex braccio destro dell’allora segretario del partito Bersani, l’attività processuale – dopo 20 anni dai fatti – non si è conclusa per cui i reati si sono prescritti e quindi non si saprà mai se Penati sia responsabile o meno della grande speculazione edilizia sui terreni Falk e Marelli. E’ accaduto anche per l’acquisto della partecipazione azionaria della società autostrade da parte della provincia guidata da Penati per cui, essendo il reato finito in prescrizione, egli non potrà provare che non è vero quanto sostenuto dall’accusa e cioè che il prezzo pagato era il doppio del valore corrente. Inoltre che non c’è stato alcun finanziamento illecito al suo partito – da parte di alcuni noti “uomini di affari” lombardi – a favore della fondazione da lui guidata FARE METROLI .

Sempre in tema di prescrizioni ricordo che Vendola ( presidente della giunta pugliese ed indiscusso leader di SEL ) è stato processato per aver fatto pressioni per la nomina di un primario, ma poi assolto dal magistrato . Il processo però dovrà essere rifatto perché la Procura ha accertato che il giudice unico che l’aveva assolto, era “intimo” (cena) con la sorella dell’imputato. Il processo non è stato più rifatto e pertanto facilmente il reato cadrà in prescrizione e così il buon Vendola non potrà dimostrare la propria innocenza.

Evidenzio che il bravo Vendola, seppur sotto processo, si è ben guardato da rassegnare le dimissioni . Non si è dimesso, io credo, per la sua grande sensibilità politica ma anche perché i giornali e TV non parlano del processo Vendola, mentre la De Girolamo ( che non è né sotto processo, né indagata ) il processo l’ha subito dai giornalisti benpensanti e nei vari talk show televisivi che hanno per due mesi divulgato, con dovizia di particolari, tutte le registrazioni private. Sulla situazione di Vendola neanche un cenno !

Quindi a protestare sul malfunzionamento della Giustizia non dovrebbe essere il centro destra bensì la sinistra che, a causa delle prescrizioni, non ha potuto dimostrare l’innocenza di molti suoi importanti dirigenti.

A proposito di prescrizioni ricordo che in Italia ce ne sono 180.000 all’anno e così, facendo i conti da quando Penati è stato inquisito, di prescrizioni ce ne sono state 3.600.000 ! Mi domando: l’Italia è sempre la ” culla del diritto ” ?


Luciano Locci

Don Suetta vescovo, Il Secolo XIX aveva scritto (2011) : ‘Radicato nel centro destra..’.

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Don Tonino Suetta è il sesto vescovo, dal ’900 in poi, nato e cresciuto nella diocesi di Albenga-Imperia. E’ stato preceduto da Chiappe (Onzo), Allegro (Costa Bacelega), Castellano (Oneglia), Fenocchio (Molini di Prelà), Panizza (Balestrino), unico vivente.  Con Suetta, tre imperiesi e tre savonesi. L’ultima ‘promozione’ non ha colto di sorpresa gli ambienti ecclesiastici locali e un certo entourage. Ma c’è una giornalista, Antonella Granero, che dalle colonne del Secolo XIX, il 17 giugno 2011 (leggi sotto), pronosticava per Suetta ‘altre promozioni’.  Articolo da incorniciare e si fanno nomi precisi: il cardinale Tarcisio Bertone, Claudio Scajola, il potente Marco Simeon e una ‘stella splendente’ , la cooperativa Il Cammino fondata nel 1994 a Sanremo. Nel 2011  fatturava 5 milioni all’anno, con diramazioni nel savonese. Porte spalancate in tutti gli enti pubblici del ponente e gestione di spiagge. Don Tonino, conosciuto anche da papa Francesco? Non pare.

Loano, la ‘vecchia casa’, trasformata in gioiello dall’imprenditore Giacomo Ghigliazza dove è cresciuto don Suetta, neo vescovo

Ci saremmo aspettati maggiori approfondimenti alla notizia che Don Tonino Suetta, originario di Loano , era stato ‘elevato’ al seggio vescovile. La casa di famiglia fu acquistata da Giacomo Ghigliazza, big dell’imprenditoria edile e di appalti stradali della Riviera, trasformata in un mirabile gioiello architettonico all’ingresso di levante, tra l’Aurelia e la Ferrovia.

I mass media, come capita con sempre più frequenza, si sono limitati a fare da ‘notai’, riscrivere il curriculum del sacerdote, le tappe di vita e la carriera.

Lontani anni luce dall’esempio di professionalità e giornalismo che scava, di cui fa testimonianza l’articolo scritto da Antonella Granero, figlia del procuratore della Repubblica di Savona, prima in servizio al ministero di Grazia e Giustizia, poi a Trento e ritorno a Palazzo di giustizia nella Città della Torretta dove aveva lavorato nella vecchia pretura e nel palazzo Santa Chiara.  La figlia, giornalista, vice capo servizio, ha lasciato la redazione per entrare nello staff dell’Ente Porto.

Il titolo del pezzo era eloquente: “L’irresistibile ascesa di don Suetta“. Occhiello: “E’ stato il fondatore della coop Il Cammino, con solide entrature in Vaticano e nella politica“. Catenaccio: “Il Sacerdote, economo della diocesi, diventa anche rettore del Seminario”.

Nel dicembre 2009, ancora un titolo del Secolo XIX a firma della corrispondente Silvia Andreetto annunciava: ” Borgio addio, don Suetta economo della diocesi a tempo pieno”.

Torniamo a passi salienti del servizio della collega Granero: “… Non conosce inciampi la scalata del sacerdote…: è il braccio destro e operativo del vescovo Mario Oliveri e l’autotentico ‘uomo forte’ della diocesi. E’ lui uno dei sicuri astri nascenti della Chiesa Ligure. Carisma pastorale, molto amato dai suoi ragazzi, l’identikit  del sacerdote è completo da sicure capacità imprenditoriali….da solide entrature in Vaticano….solido radicamento nell’area politica del centro destra. Difficile  non pronosticare per lui altre promozioni”.

E più avanti altre notizie : “Non è un caso se, nemmeno due mesi fa, i 17 anni della cooperativa sociale Il Cammino di Sanremo – un’autentica potenza nel settore pulizia, raccolta rifiuti e verde di cui  Suetta è stato fondatore e sino a non molto tempo fa presidente – sono stati festeggiati con la partecipazione del Segretario di Stato Tarcisio Bertone (ora ex ndr), dell’ex ministro Claudio Scajola, patron politico del ponente ligure e nume tutelare della cooperativa  sin dalle sue origini.”. A seguire una superpotenza, citata pure in editoriali di quotidiani e settimanali nazionali di grande prestigio:  “Marco Simeon, consigliere di amministrazione Rai – all’epoca ndr – , ex uomo di fiducia di Cesare Geronzi, ambasciatore del Vaticano nel mondo della politica e della finanza, vicino a Sodano, Bagnasco, Bertone…”.

Oggi, con l’arrivo e la svolta di papa Francesco,  il pupillo Simeon finito forse in disgrazia e ‘autotrasferitosi’ negli Stati Uniti. Sarebbe interessante intervistare il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, autore di un editoriale di quasi due pagine, scritto poco più di due anni or sono. Poneva alcuni interrogativi sul giovane rampante imperiese, figlio di un benzinaio e di….

Don Suetta che ci era stato raccontato (speriamo si rifacciano vivi) da due giovani di origine napoletana, suoi ‘assistiti’ negli anni di apostolato a Borgio Verezzi. Uno di loro pare viva ad Albenga, non è solo. Soprattutto per conoscere, attraverso testimonianze dirette, il don Suetta uomo e casalingo, educatore, benefattore, imprenditore.

Sfogliando l’album della rassegna stampa, purtroppo dimenticata dai nostri media provinciali, troviamo: ‘Niente cresima a chi non frequenta il catechiscmo.  Il parroco di Borgio, don Suetta, spiega perchè ha rifiutato il Sacramento a due ragazzine: Non è stata una punizione. Non è un grande sacrificio rinunciare ad un’ora di tempo libero alla settimana”. L’articolo è del 27 aprile 2000, firmato dall’allora collaboratrice Teresa Bergamasco (oggi presidente di Tecnocivis).

Tra i tanti ‘ritagli’ spicca ancora un titolo de La Stampa: “Box sotto il campo parrocchiale di Borgio. La chiesa ha venduto per 300 mila euro ai privati una parte dell’area dell’oratorio. L’iniziativa del parroco don Suetta”. Il servizio firmato da Marina Beltrame consorte dello storico corrispondente Augusto Rembado nipote prediletto del compianto don Luigi Rembado.

Nell’aprile 2009 Il Secolo XIX: “Polo scolastico di Albenga, accuse al vetriolo. Don Suetta, economo della diocesi, sulle barricate”. La firma è di Luca Rebagliati.

Infine, nel dicembre 2009, don Suetta si racconta a Silvia Andreetto: ” A Borgio sono arrivato 12 anni fa, nel 1997. prima ero stato vice parroco a Oneglia, poi a Caravonica….A Borgio abbiamo lavorato bene, con il supporto indispensabile di  don Giuseppe Puglisi…I parrocchiani sono stati molto attivi e tutti insieme  è stato possibile realizzare la casa dell’Emanuele, progetto encomiabile che da aiuto ai minorenni rimasti senza famiglia. La Parrocchia ha voluto costruire un’occasione di carità permemente affidata a volontari che si alternano nei vari servizi, in sinergia con personale qualificato ed esperto negli aspetti educativi e pedagogici”.

Don Suetta, direttore dell’ufficio amministrativo della diocesi, per decenni ‘feudo’ di monsignor Fiorenzo Gerini, imbattibile primato: da 65 anni parroco a Peagna. Don Suetta protagonista dell’accordo firmato tra l’Ordine Agostiniano per la gestione dell’ex convento  di Loano da parte della Caritas diocesana.  Con Centro di ascolto, orientamento di persone in difficoltà, distribuzione di pacchi alimentari,  animazione e formazione di volontari. Convenzione sottoscritta il 28 marzo 2008 e responsabilità amministrativa affidata a don Suetta. Tra gli aspetti ‘significativi’ la trasformazione di un impagabile orto-fruttetto-seminativo attiguo al convento, circondato da mura, in parcheggio dato in affitto. Uno stravolgimento mortificante e diseducativo, aggiungiamo noi, che caratterizza la cultura di monetizzare ogni angolo verde delle nostre città soffocate da cemento, asfalto, gas di scarico di auto e moto.

Un cattivo esempio che soprattutto i politici di centro destra, con poche eccezioni, offrono da decenni ad un elettorato assai più attento al tornaconto personale che al bene comune. La corsa al materialismo, all’arricchimento, all’edonismo come modello di vita, ad iniziare dai giovani, da molte famiglie e che una certa chiesa – calpestando il Vangelo – ha di fatto favorito, quantomeno contribuito o omesso a disincentivare. Anzi, in qualche caso offrendo il volto peggiore dell’affarismo, della connivenza, oppure voltarsi dall’altra parte.

L.C. 

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